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NONA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume, sesto della serie nona, raccoglie il materiale relativo al periodo della guerra di Grecia, dall'indomani dell'attacco italiano (29 ottobre 1940) al giorno dell'armistizio di Salonicco (23 aprile 1941). La vicenda del conflitto italo-greco domina tutta la documentazione qui raccolta per le conseguenze politiche e milita-ri che l'insuccesso dell'a;ggressione itaHana determinò. Vi si trova anzitutto la conferma, nel verbale della riunione tenuta da Mussolini con i capi militari 1'11 novembre, di quale fosse U retroscena su cui si ba;sava l'ultimatum italiano alla Grecia; e tale verbale risulta in alcuni punti diverso dal:la versione finora circolante. Sono stati ugualmente inseriti tutti gli altri documenti del fascicolo «Conflitto italo-greco », anche se di minore importanza, al fine di mettere a disposizione del 'lettore ogni elemento utile per una appropriata valutazione di questo episodio-chiave della politica italiana durante la seconda guerra mondiale. A partire da esso infatti si verificò la totale subordinazione di ogni iniziativa italiana alla politica tedesca, documentata, nel materia,le qui pubblicato, dal fatto che quasi o,gni telegramma di istruzioni è spedito dopo « consultazione » con il governo tedesco, ma anche dalla circostanza che rimangono a volte senza risposta richieste di istruzioni e di orientamento provenienti dalle ,rappresentanze all'estero. Si esaurisce in questo modo la trattativa con l'Unione Sovietica, iniziata al principio dell'estate 1940: le ultime risposte italiane del gennaio 1941 vengono dettate, perfino nella loro formulazione letterale, dal governo tedesco. Lo stesso a;ccade per i ,rapporti dell'Italia con i paesi amici dell'area danubiano-balcanica, dove è frequente il caso del silenzio del Ministero degli Esteri di fronte alle richieste di istruzioni inviate da quelle Legazioni; e per le delicate relazioni con la Jugoslavia e con i nazionalisti croati di Ante Pavelié. Né la situazione muta nei rapporti con il Giappone, che in questo periodo si incentrano sul problema del rkonoscimento del governo cinese di Wang Ching-Wei: l'atteggiamento italiano, peraltro annunziato pubblicamente da tempo, resta bloccato dalle incertezze tedesche, senza che ciò dia nemmeno luogo ad un chiarimento con l'alleato. L'effetto della sconfitta in Grecia non manca di proiettare le sue conseguenze pure nei rapporti con la Spagna, dove Franco, che già aveva resistito alle pressioni tedesche, non esita, incontmndosi con Mussolini a Bordighera 1'11 febbraio 1941 (nel loro primo ed unico colloquio diretto), a negare il concorso della Spagna nel conflitto, senza farsi sfiorare da alcuno scrupolo di riconoscenza. E l'eco delle sconfitte anche africane toglie del tutto la possibilità all'Italia di inserirsi nel rapporto franco-tedesco, contribuendo anzi a determinare speranze di risollevamento in Francia e soprattutto nelle colonie. Anche l'unico settore in cui la politica italiana dimostrava un certo dinamismo, quello del Vicino Oriente (Palestina-Iraq) con l'incoraggiamento alla rivolta anti-inglese, subisce le conseguenze della perdita di credibilità risultante dalla debolezza mhlitare dell'Italia.

2. Su tutti gli argomenti menzionati, ed ovviamente in primo luogo sui rapporti con la Germania, la documentazione è stata inserita con notevole larghezza, come nei precedenti volumi di questa serie. Ma sono stati pubblicati anche i molti dispacci provenienti dall'Ambasciata a Washington, nonostante che non siano mai stati oggetto di considerazione nei centri decisionali del Ministero degli Esteri e del Governo, a testimonianza del fatto che l'aver completamente trascurato nelle valutazioni politiche la progressiva evoluzione dell'atteggiamento degli Stati Uniti, dopo la terza rielezione del presidente Roosevelt., non dipese da mancanza di informazioni. I telegrammi dell'ambasciatore Colonna erano precisi, circostanziati ed univoci.

La documentazione relativa al periodo di questo volume non presenta sostanziali lacune. Per quanto la parte più rilevante di essa abbia subito le vicende veriftcatesi dopo il 25 luglio 1943, passando attraverso occultamenti, dispersioni in più luoghi, prelevamenti da parte tedesca, e abbia poi risentito dei danni assai gravi causati dall'umidità delle cantine di Palazzo Lancellotti, sono pochissimi i documenti ora illeggibili e quelli effettivamente mancanti. L'opera di riordinamento e di restauro per l'intero Archivio del Gabinetto del Ministro dal 1923 al 1943, Lniziata da cinque anni ed ormai giunta quasi al termine, ha dll!to i suoi frutti e consente anche di accertare quel che è andato distrutto ·e quel che risulta mancante. Le due sole lacune apprezzabili, nel materiale di questo volume, si riferiscono ai verbali dei colloqui avuti da Mussolini e Ciano con Antonescu e Sturdza, in visita a Roma il 14 e 15 novembre 1940 e a quelli relativi ai colloqui di Mussolini e Ciano con Matsuoka che, nel suo giro e'Ul'opeo, fu nella capitale italiana il l o e 2 aprile 1941. In entrambi i casi tuttavia non v'è traccia di essi nell'Archivio del Gabinetto né in quello degli Affari Politici e risulta assai probabile l'ipotesi che non sia stato steso alcun vevbale, forse per l'identica ragione che le due visite avvennero in giorni patricolarmente <<caldi» a Roma, la prima per la sconfitta in Grecia, la seconda per l'imminente inizio dell'attacco alla Jugoslavia, e che in esse non si discusse nulla degno di nota. Almeno per la visita di Antonescu, c'è conferma di ciò nel Diario di Ciano, che registra le impressioni del Ministro sui due romeni, senza indicare, come sempre faceva, che dei colloqui aveva steso un ve·rbale a parte.

Nel secondo caso invece questa conferma manca perché Ciano, mobilitato al fronte con gli altri ministri il 24 gennaio 1941, sospese poco dopo le sue annotazioni per riprenderle solo dopo il 24 aprile 1941, quando tornò umcialmente in sede. Per questo motivo a partire dal 27 gennaio 1941 i documenti in arrivo non sono più indirizzati come d'uso al Ministro, bensì al Ministero per far notare l'assenza del titolare. mentre quelli in partenza nel medesimo periodo sono firmati dal capo di Gabinetto Anfuso, dai direttori generali, a volte dallo stesso Mussolini e in qualche caso anche da Ciano, poiché ogni tanto tornava a Roma

o esaminava le pratiche e firmava a Bari i dispacci che gli venivano preparati dal Gabinetto e dagli altri uffici.

3. I documenti pubblicati provengono dai seguenti fondi dell'Arehivio Storico del Ministero degli Affari Esteri: a) Archivio del Gabinetto del Ministro, sia della sezione ordinaria che di qruella segreta; b) Archivio segreto dell'Umcio di Coordinamento del Gabinetto; c) Archivio dell'Umcio Armistizio-Pace del Gabinetto; d) Archivio degli Affari Politici; e) Archivio degli Affari Commerciali (che è però assai povero); f) Raccolta dei telegrammi della serie ordinaria (R.

e P.R.) e della serie segreta (s.N.D.). L'Archivio deH'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito -il cui direttore, generale Pierluigi Bertinaria, ringrazio per la collaborazione prestata -ha fornito in copie dattHosc·ritte alcuni verbali di incontri di natura politico-militare, e si è indicata ogni volta in nota la loro provenienza.

4. Una parte di tutto questo materiale aveva visto la luce precedentemente nelle seguenti pubblicazioni non ufficiali:

-Hitler e Mussolini: Lettere e documenti, a cura di V. Zincone, Milano, Rizzoli, 1946;

-L'Europa verso la catastrofe: 184 colloqui... verbalizzati da Galeazzo Ciano,

Verona, Mondadori, 1948;

nelle memorie di RENATO BovA ScoPPA: Colloqui con due dittatori, Roma, Nicola Ruffolo, 1949; inoltre nello studio di MARIO ToscANO: Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, Firenze, Sansoni. 1953; e nei due volumi dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito: La Campagna di Grecia, a cura di M. Montanari, Roma, 1980.

Di ciò si è data indicazione nelle note, facendo risaltare, quando esistevano, le differenze con gli originali qui utilizzati, mentre sono state trascurate altre pubblicazioni minori, e i molti studi che hanno ·riportato brani dei documenti ora pubblicati in questo volume. Nessun riferimento è stato fatto ai paralleli documenti tedeschi (Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Series D, vol. XI e XII), salvo che nel caso di rinvio ad essi per qualche specifico documento che non giovava ripubblicare, essendo tale raccolta ben nota come pure nota è la sua complementarietà con quella italiana per molti argomenti.

5. Nella preparazione di questo volume sono stato validamente aiutato per la ricerca del materiale dalla dott.ssa Micae.la Di Gennaro e dal dott. Andrea Edoardo Visone, al quale si deve anche la preparazione dei documenti per la stampa, la redazione dell'indice-sommario e della tavola metodica. La dott.ssa Emma Ghisalberti ha poi rivisto il dattiloscritto. La compilazione dell'indice dei nomi è stata opera della dott.ssa Luana Micheli e la cor·rezione delle bozze è stata effettuata dalla dott.ssa Anna Sforza, dalla sig.ra Fiorella Giordano e dalla dott.ssa Carla Moscati. A tutti il mio più sentito e cordiale ringraziamento.

Nel licenziare questo volume non posso mancare di menzionare il prof. Mario Toscano, sotto la cui guida il lavoro era stato iniziato. Pur a distanza di tanto tempo dalla sua scomparsa, il ricordo della sua figura e della sua operosità è vivo nella Commissione, di cui fu presidente, e continua a dare un impulso ideale alla sua attività.

PIETRO PASTORELLI


DOCUMENTI
1

1

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. U. 5498/563 R. Sofia, 29 ottobre 1940, ore 1,50 (per. ore 13,45 del 30).

Nel pomeriggio questo Ministro di Turchia si è recato dal Ministro degli Affari Esteri ed a nome suo Governo gli ha detto: l") discorso della Corona pronunciato ieri da Re Boris ha fatto in Turchia buona impressione;

2") Esso viene interpretato ad Angora come affermazione che Bulgaria non intende modificare 'politica neutralità fino a;d oggi seguita. Ma su tale punto Governo turco che è propenso a perseguire politka di pa;ce vorrebbe essere sicuro di tale interpretazione.

Al punto due Ministro degli Affari Esteri ha risposto affermativamente ponendo in rmevo come circa situazione di pace Bulgaria e Turchia siano legate.

Ministro turco allora ha ripetuto essere appunto sicuro intendimento del Governo di Angora di mantenere la pace.

Al signor Popoff che mi ha detto quanto sopra, ho chiesto esplecitamente se egli avesse veramente l'impressione che Turchia quando parla di pace intenda «pace con tutti» e non già soltanto pace tra la Bulgaria e la Turchia. Egli mi ha risposto affermativamente aggiungendo che dopo il colloquio di oggi, è sua convinzione che la Turchia non si muoverà ed è divenuta ancora più riservata.

2

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5460/673 R. Tokio 29 ottobre 1940, ore 5.50 (per. ore 19.10).

Mio telegramma n. 647 (1). Questo Ministro degli Affari Esteri ha potmto finalmente concordare con i suoi colleghi deUa Guerra e della Marina un progetto di memorandum ,relativo al funzi:onamento del<le commissioni tecniche contemplate dall'art. 4 del Patto 'l'ripartito che ha presentato a questo mio collega Germania e a me. Ne comunico testo con telegramma avente numero successivo (2). Data speciale situazione che esercito e marina hanno nella

l

struttura di questo paese e piena autonomia di cui sono gelosissimi si è dovuto superare loro resistenza ad accettare una formale istituzione di una commissione politica presieduta dal Ministro degli Affari Esteri che avrebbe assunto importanza preponderante. Ditncoltà è stata girata salvando sostanza della cosa colla formula di cui seconda parte articolo quattro. Prego volermi autorizzare possibile urgenza firma documenti. {l)

(l) -T.s.n.d. 5143/647 R. del 14 ottobre, ore 7.55, non pubblicato: riferiva tra l'altro, che 11 vice ministro giapponese si era riservato di trasmettere agli ambasciatori italiano e tedesco un progetto completo da sottoporre al rispettivi governi relativo al funzionamento pratico delle commissioni tecniche contemplate dal Patto Tripartlto. (2) -Vedi D. 3.
3

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N D. 5457/674 R. Tok'io, 29 ottobre 1940, ore 9,30 (per. ore 19,30).

Mio telegramma n. 673. (2)

Ecco testo progetto punti più importanti:

« Governi Italia Germania e Giappone hanno raggiunto intesa relativa commissioni tecniche miste prevista articolo 4 Patto Tripartito concluso a Berlino 27 settembre u.s. (3) nei seguenti termini.

l") Sarà costituita una Commissione militare mista ed una Commissione economica mista indipendentemente in ognuna delle tre città Roma, Berlino, Tokio.

2") Ciascuna delle Commissioni, militare ed economica, sarà composta di membri permanenti nominati rispettivamente dai Governi delle tre Potenze. I Governi delle tre Potenze potranno ove necessario nominare membri temporanei o esperti che parteciperanno alle deliberazioni delle Commissioni.

Un certo numero di segretari sarà nominato rispettivamente dai Governi tre Potenze per ciascuna Commissione.

È convenuto che in linea di mass:ma un determinato argomento sul quale dovrà decidersi sarà sottoposto alle Commissioni costituite in un Paese diverso da quello dal quale parte proposta. Tuttavia le tre Potenze previo mutuo accordo potranno stabilire secondo meglio ritengono a quale Commissione argomento dovrà essere sottoposto.

4") Commissioni delibereranno sugli argomenti loro sottoposti e formuleranno deUe raccomandazioni che verranno comunicate ai tre Governi e diverranno definitive dopo approvazione di questi.

Rimane inteso che raccomandazioni, in quanto concerne aspetto politico, saranno avocate al Ministro degli Affari Esteri ed alle rappresentanze diplomatiche accreditate presso rispettivi governi.

5") Governi tre Potenze si comunicheranno reciprocamente nome dei membri permanenti delle Commissioni rispettivamente da essi nominati e ciascuna Commissione sarà conside·rata come costituita non appena ultimata tale procedura.

Carica di Presidente di ciascuna Commissione sarà assunta, in principio, da un membro nominato dal paese nel quale la Commissione stessa è costituita».

Documento dovrà essere firmato a Tokio da Ministro Affari Esteri due Ambasciatori d'Italia e Germania.

(l) -Per la risposta vedi D. 36. (2) -Vedi D. 2. (3) -Vedi serle IX, vol. V, D. 6411.
4

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. S. N. D. 34112/535 P.R. Roma, 29 ottobre 1940, ore 12,30.

Personale per Lequio.

Vostro telegramma n. 565 (1).

Dite a Serrano Sufier che sarei lieto di vede'flo al più presto, ma che debbo recarmi in questi giorni in Albania e subito dopo nei Sudeti per incentrarmi con Ribbentrop.

Non mi sarà quindi consentito attuare l'incontro proposto che dopo la prima settimana di novembre e mi riservo di fargli conoscere tra alcuni ginrni la possibile data del nostro colloquio.

5

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5455/574 R. Madrid, 29 ottobre 1940, ore 15 (per. ore 19).

Mio telegramma n. 565 del 27 corrente (1). Ministro Serrano Sufier mi ha detto stamane che qualora Voi, per varie ragioni, accettaste incontro da lui proposto, egli preferirebbe, allo scopo mantenere assoluto incognito, Palma di Majorca da dove in pochi minuti Voi potreste recarvi con lui Formentor in albergo isolato. LncaUtà frontie·ra italiana proposta con telegramma numero surriferito l'obbligherebbe invece attraversare Francia e perdere così incognito che egli riterrebbe indispensabile.

Qualora tale soluzione non fosse di Vostro gradimento egli resta in attesa che Voi, Eccellenza, gli indichiate qualsiasi altra località che offra medesimi vantaggi di sicurezza ·e segretezza di Fermentar.

-Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

(l) Vedi Serie IX, vol. V, D. 794.

6

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. Argirocastro, 29 ottobre 1940, ore 18.

L'avanzata delle nostre truppe dal mare al Pindo raggiunge una profondità da dieci a quindici kilometri. La diJesa greca si è specialmente manifestata in notevoli interruzioni stradali. Il rapido ripiegamento delle forze avversarie dalla fascia di frontie~a deve attribuirsi alla sapiente organizzazione della operazione, al carattere di entusiastica e rapida decisione dell'attacco ed alla contemporaneità dell'azione su tutte le direttrici con forma avvolgente sotto ininterrotta pioggia battente.

I soldati delle divisioni Ferrara e Centauro che ho visto in marcia oltre la frontiera albanese mi hanno pregato di far sapere al Duce con quale slancio essi hanno obbedito e obbediranno ai suoi ordini di andare avanti a qualunque costo.

7

L'ISPETTORE DEL PARTITO NAZIONALE FASCISTA IN ALBANIA, PARINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 5458/1046 R. Tirana, 29 ottobre 1940, ore 20 (per. ore 23).

Informo che 'truppe in movimento nel settore meridionale hanno occupato li centro di Matijati. Inoltre esse sono attestate sul fiume Halamas. La ritirata dei reparti greci anche nei settori vicini sembra esser in corso (1).

8

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5465/476 R. Mosca, 29 ottobre 1940, ore 20,50 (per. ore 3 del 30).

Nuovo ambasciatore del Giappone Tatekawa ha presentato ieri credenziali ed è venuto oggi fare prima visita. Mi ha detto non possedere alcuna espedenza, che egli contava sulla assistenza e sui consigli del collega italiano. L'ho assicurato della mia più cordiale collaborazione. Egli ha visto Molotov settimana scorsa ma si è trattato di semplice visita protocollare. Ha chiesto nuova udienza per inizio conversazioni politiche (2). Sue istruzioni sono di proporre patto di non aggressione sul modello di quello tedesco-sovietico dell'agosto 1939, dopo di che sarebbe possibile esaminare possibilità accordo di più vasta portata.

(l) -Un'annotazione marginale dice: «Visto dal Duce». (2) -Vedi D. 25.
9

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5475/477-478 R. Belgrado, 30 ottobre 1940, ore 1,50 (per. ore 6,20).

In conversazione odierna questo Ministro degli Affari Esteri mi ha esplicitamente confermato che il Governo jugoslavo -mentre è rammaricato da conflitto fra i due Paesi con cui ha amichevoli relazioni -intende rimanere estraneo conflitto stesso.

Ministro appariva notevolmente perplesso e ansioso per atteggiamento [dell'URSSl sino qui estremamente riservato. Ha accennato ai dubbi circa esistenza -che non escludeva affatto -di particolare accordo militare tra Grecia e Turchia. Temeva che eventuale parteci:pazione conflitto Turchia e conseguente entrata in guerra Bulgaria abbia provocato estensione generale conflitto nei Balcani. In ultima analisi [considera] come maggiore e pericolosa incognita di tutta la situazione atteggiamento U.R.S.S. Ministro ha evitato di precisare esatte ragioni per cui temeva che Jugoslavia possa essere coinvolta, nell'ipotesi allargamento operazioni in un settore che certo circonda, ma non comprende questo Paese e si è mantenuto in argomento genera.le del pericolo rappresentato per tutti da eventuale estensione conflitto. Ha tuttavia fatto un accenno riservato e cioè che in tal caso Italia e Germania sarebbero costrette ad agire congiuntamente inviando grandi forze nel settore. Ministro degli Affari Esteri mi ha detto infine che ieri Ministro d'Inghilterra gli aveva domandato di essere informato atteggiamento Governo jugoslavo di fronte conflitto italagreco e che egli .g'li aveva esattamente reso noto tale atteggia;mento. Dal canto suo Ministro predetto gli ha dichiarato che Inghi·lterra essendo impegnata sua garanzia darà Grecia assistenza militare.

Nella situazione attuale ritengo che possano essere registrati punti seguenti: -Ogni dato indica che questo Paese non si muoverà se suo territorio non sia direttamente minacciato.

-Gruppo predetto fa ogni sforzo per includere in tale minaccia eventuali domande Italia e Germania per .passaggio truppe in territorio jugoslavo. Mi risulta che in tale punto vi è stata accesa discussione nel ConsLglio dei Ministri. È da nota·re un diffuso convincimento in molta parte del Governo

che in tale caso occorrerebbe resis,tere. Accenno fatto da Ministro Affari Esteri circa eventuale azione forze armate dell'Asse in questo settore rientra evidentemente in tal caso.

-Vi è una innegabile effervescenza a noi contraria in molti strati popolazione, fomentata da gruppo ·predetto, suggerita da propaganda britannica e da tutti gli eJementi a noi ostili.

-Nella nota situazione interna caratterizzata da debolezza Governo, e specialmente del suo Capo, non è da escludere che elementi militari si valgano particolare stato d'animo popolazione per ritentare di imporsi. Benché manchino sino ad ora elementi precisi di conferma, ipotesi Ministero militare è già stata formulata e viene oggi ripetuta alcuni caratteristici ambienti.

(477) Mio telegramma n. 466 in data di ieri 0).

(478) Alcuni accenni e impressione generale conve.rsazione confermato notizie da altra fonte sicura che Consiglio dei Ministri, nonostante smentite in proposito, è stato realmente riunito ieri mattina d'urgenza, mentre Principe Reggente consultava i principali consiglieri. Noto gruppo che fa capo Ministro della Guerra ha tentato ancora una volta, senza riuscire, prendere il sopravvento e Io stesso Clcar Marcovich, pure con cautissimi accenni lo ha lasciato intendere in modo non dubbio.

(l) Non pubblicato.

10

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5507/681 R. Tokio, 30 ottobre 1940, ore 6,30 (per. ore 16,30).

Mio teleg·ramma 678. (l)

Mi risulta che nel Consiglio dei Ministri riunito ieri si è fatto parola anche del conflitto italo-greco riconoscendosi opportunità attendere precise comunicazioni e notizie prima prendere posizione. Mi risulta anche che Ministro di Grecia ha avuto istruzioni di comunicare a questo Ministero degli Affari Esteri testo nostro ultimatum e risposta Governo greco.

Dato che mi sembra di notare in questi ambienti ufficiali una certa perplessità nel considerare situazione nei confronti Patto Tripartito e aspettativa nostre comunicazioni a proposito convegno di Firenze (2) e attuale sviluppo situazione Balcani, mi occorre sapere urgentemente per mia norma se qualche comunicazione sia stata fatta in questi giorni a codesto Ambasciatore del Giappone (3).

11

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5503/343 R. Ankara, 30 ottobre 1940, ore 11,29 (per. ore 21).

Mio telegramma 341 (4).

Notizia diffusasi ieri che Von Papen sarebbe partito oggi per la Germania accompagnato dal cognato di Ribbentrop, Signor Jenke, ha provocato un vero allarme in questi circoli governativi.

Saracoglu ha voluto vedere Von Papen nel pomeriggio e gli ha manifestato sua apprensione per il fatto che il cerchio minaccioso si stringe sempre più intorno aHa Turchia. Von Papen lo avrebbe tranquillizzato facendogli notare che l'azione italiana contro la Grecia mira solo all'Inghilterra e che Turchia non ha nulla da temere se rimane neutrale.

Al ricevimento ieri sera Von Papen è stato oggetto di particolare attenzione da parte del Capo del Governo e del Ministro degli Affari Esteri che hanno avuto lunghi colloqui con lui. Allo stesso ricevimento Presidente della Repubblica e Ministro Affari Esteri mi hanno salutato ed hanno discorso con me con molta cordialità, ma hanno evitato qualunque argomento e accenno di carattere politico.

(l) -T. 5459/678 R. del 29 ottobre, ore 8,02, non pubblicato: riferiva circa l commenti favorevoli all'Italia della stampa giapponese riguardo al conflitto con la Grecia. (2) -Vedi serie IX, vol. V, D. 807. (3) -Anfuso rispose il 3 novembre con t. 34617/379 P.R. quanto segue: «È stata data a questoAmbasciatore del Giappone preventiva notizia degli opportuni elementi di informazione e di giudizio sulla situazione italo-greca ». (4) -T. 5505/341 R. del 29 ottobre, non pubblicato: riferiva circa le celebrazioni del 17• anniversario della repubblica turca e la partenza di von Papen per la Germania.
12

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5523/344 R. Ankara, 30 ottobre 1940, ore 13,30 (per. ore 20,46 del 31).

Mio telegramma 343 (1).

Sempre durante ricevimento iersera Segretario Generale aggiunto questo Ministero Affari Esteri ha cercato il Consigliere Stroeruwitz e lo ha a lungo intrattenuto attuale situazione balcanica. Traspariva in lui viva ansietà conoscere quale sorte Asse intendesse riservare alla Turchia nel'l'ordine nuovo. Ha riconosciuto che l'Italia e Germania lottano per l'organizzazione di un mondo migliore ma, ha soggiunto: «chi può garantire che a un dato momento non ci vengano presentate richieste ana,loghe a quelle rivolte alla Grecia? ». All'oscuro dei piani dell'Asse, non rimane alla Turchia, secondo il Signor Seyman, che affidarsi al suo fatalismo e prepararsi per ogni eventualità.

Da questa come da tutte le altre conversazioni intrecciate iersera si può desumere:

l) che la Turchia si asterrà dal prendere ogni iniziativa di effettivo aiuto alla Grecia nell'attuale conflitto e finché resta localizzato;

2) che ciò che più si teme è entrata in scena Bulgaria, sostenuta a sua volta dalla Germania. Se si avverasse questa eventualità non è da esC'ludere che la Turchia sentendosi direttamente· minacciata e lesa compia l'atto disperato di atlìdarsi alla fortuna colle armi.

13.

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5508/306 R. Teheran, 30 ottobre 1940, ore 14,20 (per. ore 2,05 del 31).

Gabbrielli telegrafa quanto segue con riferimento al vostro n. 187 (1):

«115. -Non può dirsi che anche a Bagdad dichiarazione tedesca ai Paesi arabi trasmessa dalla radio Berlino e riprodotta dalla nostra radio Bari abbia accontentato questi ambienti politici e giornalistici che la considerano troppo vaga e con espressione troppo generica.

Opinione pubblica locale attraverso principali commenti quotidiani arabi, che ho trasmesso a parte a codesto Ministero, rimane tuttavia in speranzosa attesa che possa .reatlizzarsi indipendenza auspicata dall'Asse.

Ho saputo che Primo Ministro gradirebbe potesse venire fatta al Governo iracheno una comunicazione ufficiale del comunicato suddetto».

14.

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 34782/580 P. R. Madrid, 30 ottobre 1940, ore 21,05 (per. ore 1,50 del 31).

Vostro telegramma n. 535 del 29 corrente (2).

Ministro Serrano Sufier Vi ringrazia Eccellenza, per Vostra così cortese risposta. Egli rimane in attesa che Voi fissiate data nonché località incontro qualora non foste d'accordo su Formentor nelle Baleari (3).

15.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5518/906 R. Washington, 30 ottobre 1940, ore 21,36 (per. ore 10,30 del 31).

In questa ultima settimana concordemente si é andata qui ravvivando campagna, già da tempo in a•tto, contro queste Rappresentanze tedesche e contro stessa Ambasciata di Germania accusate di tenebrose manovre, dirette a sovvertire ordinamenti democratici S.U.A., nonché di attività spionlstiche e sabotatrici della preparazione spirituale e materiale del Paese. Si direbbe che con

tale campagna, condotta dalla stampa e dal Comitato d'Inchiesta Pal'llamentare sulle così dette attività non americane, (e a cui non sono stati estranei neppure organi del Governo Federale), si voglia preparare un qualche colpo di scena che questo Incaricato d'Affari tedesco non mi escludeva potesse anche giungere a rottura dei rapporti diplomatici fra i due Peasi.

Poiché non appare chiaro quali vantaggi S.U.A. potrebbero ritrarre da simHe rottura dei rapporti che verrebbe a togliere a Washington important:. posti osservazione di cui Londra non manca certamente di servirsi e di trarre buon partito, una spiegazione potrebbe essere che S.U.A. sperino poter così costringere molte repubbliche America Latina a seguire -loro esempio mettendo così termine alla pretesa, e tanto temuta, interferenza e ingerenza tedesca.

A tale riguardo aggiungo che questo Incaricato d'Affari di Hitler mi ha detto che, secondo segnalazioni delle rappresentanze tedesche nell'America Latina, S.U.A. svolgerebbero colà intenso lavorio esercitando in qualche caso anche viva pressione, per indurre quei Governi a reprimere sotto pretesto delle così dette quinte colonne ogni attività dei Paesi totalitari.

(l) Vedi D. 11.

(l) -Con t.s.n.d. 303/187 R. del 24 ottobre. ore 24, non pubblicato, Buti aveva comunicato a Gabbrielli che a conclusione della visita a Berlino del segretario particolare del Muftl il governo tedesco, prevla intesa con quello Italiano. aveva redatto una dichiarazione rivolta al paesi arabi da trasmetterai In arabo dalla radio tedesca e che tale dichiarazione era stata effettivamente trasmessa dalla Radio tedesca 11 22 ottobre e ripetuta da Radio Bari 11 23. Vedi serle IX, vol. V, DD. 664, 688 e 748. (2) -Vedi D. 4. (3) -Vedi D. 5.
16

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5566/0132 R. Madrid, 30 ottobre 1940 (per. il 2 novembre).

Ministro Serrano Sufier mi ha stamane espresso felicitazioni per tempestiva azione intrapresa dall'Italia in Grecia. Ancora una volta Inghilterra, ha osservato il Ministro, ha perduto occasione per prendere iniziative e qua:lora non reagisca subito con sbarco Creta sua situazione sarà definitivamente compromessa.

Ministro Serrano ritiene tuttavia che occupazione Grecia potrà avere qualche ripercussione in Turchia, cui neutralità ha ragione di dubitare, et in Marocco.

A quest'ultimo proposito egli mi ha nuovamente fatto allusioni, come già suo predecessore, a pericoli che esisterebbero in Marocco, dei quali, egli ha detto, Germania non si dà perfettamente conto. Truppe francesi colà di guarnigione sono tutt'altro che favorevoU governo Vichy e d'altra parte elementi arabi ostili Francia non attendono che momento opportuno per ribellarsi.

17

IL MINISTRO A PANAMA, SILENZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 5897/032 R. Panama, 30 ottobre 1940 (per. il 15 novembre).

A meno che non esistano scambi di lettere segreti, il trattato di amicizia e cooperazione tra Panama e Stati Uniti, del 1936, ratificato nel 1939, non fa obbligo alla repubblica di Panama di entrare in guerra nel caso che gli Stati Uniti vi entrassero o venissero coinvolti in un conflitto, e fa solo menzione in caso di emergenza, di consultazioni per discutere la difesa dei comuni interessi.

L'articolo X del trattato che parla appunto del caso di guerra si esprime così: «En caso de conflagraciòn internaeional e de existencia de cualquiera amenaza de agresiòn en que peligre la seguridad de la Republica de Panamà

o de la neutralidad del Canal de Panamà, los Gobiernos de la Republica de Panamà y de los Estados Unidos de America tomaran las medidas de prevenciòn y defenza que consideran necesarias para la proteccion de sus intereses comunes. Las medidas que parezca esencial tornar a uno de los Gobiernos en guarda de dichos intereses y que afecten el territorio bajo la jurisdicion del otro Gobierno seràn objetos de consulta entre Ios dos Gobiernos ».

Basandosi sul trattato stesso questo presidente Arias si sarebbe ultimamente espresso ed a varie riprese, a favore della neutralità di Panamà, anche in caso di conflitto armato in cui prendessero parte gli Stati Uniti.

Benché io sia del parere che in caso di guerra la repubblica nord americana, per la sicurezza del Canale e per l'esempio alle repubbliche vicine, saprebbe costringere, in un modo o nell'altro, questa piccola repubblica a seguire il suo esempio -ho voluto tuttavia opportunamente sondare l'opinione di questa Cancelleria in merito.

Avendo avuto occasione di vedere il Sottosegretario agli Esteri, Signor Arango che si è sempre dimostrato nostro amico, ho avuto da lui la conferma di quanto sopra ed anzi egli ha aggiunto che in caso di guerra «Panamà può facilmente conservare la sua neutralità ove lasci libera azione agli Stati Uniti per la difesa dei Canale».

Da parte mia ho fatto presente all'Arango in ogni caso la situazione di Panamà è molto consimile a quella dell'Egitto che nell'attuale conflitto e avendo su proprio territorio un importante Canale, quale quello di Suez, e benché il paese sia occupato interamente dalle truppe britanniche, non ha ancora dichiarato guerra all'Italia.

II paragone sembra [aver] sortito un effetto, tanto che questo collega tedesco, senza sapere che io suggerii all'Arango l'esempio egiziano, mi ha riferito che da qualche giorno nella Cancelleria panamense si parla appunto di ciò, come di possibile tesi per sostenere la neutralità di Panamà nell'eventualità che gli Stati Uniti entrino in guerra contro le Potenze dell'Asse.

18

IL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Madrid, 30 ottobre 1940 (1).

Quiero daros cuenta de algunos extremos de mi entravista en Hendaye con el FUhrer del pueblo aleman, acerca del contenido de la cual estais informado.

lO

Con ello Os hago participe de lo que también comunico por carta personal y secreta al proprio Flihrer, conforme a lo que convinimos en nuestra entrevista.

Con Ia idea de eliminar todo peligro de disidencia en el Ejército francés de Africa y de asegurar la fidelidad del mismo, bastante dudosa.,, a la direcci6n emprendida por el Mariscal Pétain, pareci6 en la entrevista de Hendaye que no convenia expresar con precisi6n en el pacto cuales eran las reivindkaciones territoriales de Espafia, que comprenden el Oranesado y el Marruecos francés. Se buscaba con esto el que no pudiera despertarse ningun recelo entre los militares y funcionarios de Africa francesa, que escucharian mejor las invitaciones de Inglaterra si sabian ya existente un pacto que establecia la entrega de territorios por ellos gobernados y ocupados.

Pero esta consLderacion de orden tactico, que busca la inclusi6n de Francia con todas sus 'coionias en el mismo frente nuestro, no debe sLgnificar el sacrificio de ,lo que son derechos espafioles, que pertenecen al orden natura! de la geografia, como Vos, con Vuestro espiritu de comprensi6n, manifestasteis a Serrano Sufier en su ultima visita a Roma (1).

Como Espafia no quiere ser un obstaculo para que el Eje sume a su politica la colaboraci6n que se busca de Francia y la seguri:dad de sus colonias no podran convertirse en piezas en manos del enemLgo, admiti que el Facto se firmase sin expresa delimitaci6n de territorios a que Espafia aspira, si bien me reservé el hacer presente ante el Flihrer en carta secreta lo que son reivindicaciones justas y esperadas para mi pueblo.

Al haceros a Vos, Duce, participe en esta declaraci6n de lo que estimo justicia que nos es debida, no cumplo sino con un deber de lealtad y con un sincero sentimiento de amistad, de esa amistad nacida en los momentos angustiosos y dificiles en que yo con mis camaradas y soldados iniciaba el Movimiento que iba a darle a Espafia la presente libertad en su politica internacional, y recibia la colaboraci6n de Italia y de Alemania.

ALLEGATO

TRADUZIONE

Desidero darVi conto di alcuni estremi della mia intervista ad Hendaye con il Fiihrer del Popolo Germanico, circa il contenuto della quale siete già informato. Con ciò Vi faccio partecipe di quanto comunico anche con lettera personale e segreta allo stesso Fi.ihrer, secondo quanto abbiamo convenuto nella nostra intervista.

Con l'idea di eliminare ogni pericolo di dissidenza nell'esercito francese d'Africa e di assicurare la fedeltà piuttosto dubbiosa di esso all'indirizzo assunto dal Maresciallo Pétain, parve nell'intervista di Hendaye che non convenisse esprimere con precisione nel patto quali erano le rivendicazioni territoriali della Spagna, che comprendono l'Oranese ed il Marocco Francese. Si cercava con ciò che non potesse svegliarsi alcuna gelosia fra i militari ed i funzionari dell'Africa Francese, che ascolterebbero meglio gli inviti dell'Inghilterra se sapessero già esistente un patto che stabilisce la consegna dei territori da essi governati ed occupati.

Ma questa considerazione d'ordine tattico, che mira all'inclusione della Francia con tutte le sue colonie nello stesso fronte nostro non deve significare il sacrificio di quelli che sono i diritti spagnoli, che appartengono all'ordine naturale della geografia

come Voi con il Vostro spirito di comprensione, manifestaste a Serrano Sufier nella sua ultima visita a Roma.

Dato che la Spagna non vuole essere un ostacolo a che l'Asse assicuri alla sua politica la collaborazione che si cerca dalla Francia e la sicurezza che le colonie di questa non possano convertirsi in elementi in mano del nemico, ammisi che il Patto si firmasse senza espressa delimitazione dei territori ai quali la Spagna aspira, ma mi riservai di far presente al Ftihrer in lettera segreta quelle che sono le rivendicazioni giuste e attese dal mio popolo.

Nel farVi, Duce, partecipe di questa dichiarazione di ciò che stimo giustizia dovutaci, non faccio se non compiere un dovere di lealtà e con un sincero sentimento di amicizia, dl questa amicizia nata nei momenti angustiasi e difficili nei quali io con i miei camerati ed i miei soldati iniziavo il Movimento che si avviava a dare alla Spagna la presente libertà nella sua politica internazionale, e ricevevo la collaborazione dell'Italia e della Germania.

(l) L'ambasciatore d! Spagna a Roma consegnò !l pl!co contenente questa lettera e quella di Serrano Sufler (vedi D. 21) al capo di gabinetto del Ministro degli Esteri !l 3 novembre 1940.

(l) Vedi serie IX, vol. V, D. 660.

19

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S.N. Roma, 31 ottobre 1940.

Secondo le istruzioni di V. E. ho ricevuto il Segretario del Mufti Tewfik al-Shakir, proveniente da Berlino. Egli mi ha letto ed illustrato il seguente Appunto:

<<n Ragioni che consigliano una cooperazione tra l'Italia e i Paesi Arabi:

a) vicinanza nel Mediterraneo, dove l'Inghilterra è straniera. Mediter

raneo: spazio per i popoli mediterranei;

b) nemici comuni: Inghilterra, Francia, Turchia, ebraismo internazionale (Palestina), comunismo;

c) l'Italia e noi avremo maggior vantaggio da una cooperazione che da

altri procedimenti sorpassati;

d) le possibilità di una cooperazione emcace con l'Italia essendo più

grandi di quelle con altri Paesi, importa di valorizzarle. La questione della Tri

politania è stata condotta finora dal Duce a buoni risultati; altri miglioramenti

potrebbero seguire;

e) dopo questa guerra la flotta italiana in Mediterraneo sarà la più forte, e i Paesi Arabi non possedendo flotta sono collaboratori naturali dell'Italia, poiché vi sarà assenza di concorrenza marittima e vi saranno interessi complementari;

f) economicamente l'Italia e i Paesi Arabi hanno prodotti diversi che soddisferanno i reciproci mercati.

II) Importanza dei popoli arabi:

a) per il numero: 50-70 milioni; potere morale nel mondo musulmano;

b) come valore di equilibrio: forza che fa pendere la bilancia se si porta dall'uno all'altro piatto; c) Stati mediterranei che sbarrano il cammino alla Russia (che ci fa la corte) e controbilanciano i turchi.

III> La fortuna dell'Italia di avere i Paesi Arabi dalla sua parte ha origine soprattutto dalla questione palestinese:

A> L'Inghilterra ha fatto di tutto per accattivarsi gli arabi, ma non è riuscita a causa della questione palestinese. Essa aveva questa palla al piede. Era obbligata di non guastarsi con gli ebrei padroni della Finanza inglese e soprattutto americana. Per accattivarsi la simpatia degli ebrei d'America nella sua guerra contro l'Asse, e non avendo libertà di scelta. trattandosi per essa di una questione vitale, ha optato per gli ebrei contro gli arabi.

Questa politica l'ha spinta anche a gettare i turchi contro gli arabi, facendo una poUtica turcofila, equHibrando anche arabi e turchi, politica che doveva condurre alla cessione di Alessandretta e di Antiochia ai turchi.

La questione della Palestina ha condotto all'unità sentimentale araba contro l'Inghilterra, ed ha accelerato la formazione dello spirito nazionale a mezzo dell'odio comune contro l'Inghilterra.

È interesse deU'Italia di aiutare la Palestina nella ripresa della rivoluzione armata per liberare questo territorio come pure la Transgiordania dal giogo inglese ed ebreo.

Posso citare due vantaggi militari e politici di una ribellione in Palestina e Transgioroania:

a) questo movimento aiuterebbe l'Italia ad assicurarsi la neutralità degli arabi in Egitto e altrove, neutralizzando i disegni dell'Inghilterra per spingere questi Paesi contro l'Italia;

b) la ribellione avrà per conseguenza la separazione dell'Inghilterra dalla Turchia, data la neutralità dei Paesi arabi, problema che potrebbe far riflettere i turchi a cambiare la loro politica contro l'Asse e a riprendere con questa migliori raworti.

B) Qualità degli aiuti da accordare alla Palestina: danari, armi, munizioni, armi automatiche, cooperazione dell'aviazione, facilitazioni di un punto d'appoggio segreto in Siria, liberazione di Izzet, etc.

IV) La questione siriana: a) l'Inghilterra tenta di distrarre i Paesi arabi dalla questione palestinese mettendo in primo piano la questione siriana: vuole così neutralizzare le antipatie arabe contro gli inglesi con delle antipatie simili contro l'Italia e l'Asse;

b) per rimediarvì: proponiamo la normalizzazione della situazione in Siria, abolendo il più presto possibile l'attuale Direttorio, e introducendo il Governo nazionale abolito come misura straordinaria di guerra contro l'Asse. Si tratta di prevenire l'Inghilterra che prepara qualche cosa, e di agire presto per sventare i suoi progetti con progetti migliori che procurino all'Italia l'appoggio entusiasta della popolazione siriana: palliativi e mezze misure sono inefficaci. Conosciamo la perfida Albione, conosciamo che è ipocrita, ma per i suoi interessi essa si è fatta campione della indi'pendenza siriana per neutralizzare ogni azione in Palestina, poiché la Siria è un buon punto di appoggio contro l'Inghilterra, la Palestina e la Transgiordania: i francesi cooperando con l'Inghilterra al principio della guerra fermarono la ribellione in Palestina.

Se la Francia propone il rinvio della questione siriana sino alla conclusione della pace, le si può rispondere che essa si trova in Siria per semplice mandato della Società delle Nazioni; questa non esistendo più il mandato è nullo e non avvenuto.

Bisogna pure accelerare la ribellione in Palestina per prevenire ogni altra mossa da parte dell'Inghilterra, poiché è il primo movimento che neutralizzerà e perfino farà abortire il tentativo di qualche altro movimento anglofilo.

V) Vantaggi di una cooperazione.

La cooperazione avrà effetti materiali e culturali per l'Italia; trattati segreti sarebbero possibili fra essa e i Paesi Arabi: Iraq, Siria, Palestina e Transgiordania. In questo modo l'Italia trarrà profitto da quest'azione, avrà le simpatie dei Paesi arabi e disarmerà l'Inghilterra e la Francia che vuole monopolizzare tutto in Siria.

L'Italia ne trarrà anche grandi vantaggi economici e culturali. La politica araba sarà così condotta in conformità di quella dell'Asse, pur sotto l'apparenza di una neutralità assoluta.

Conclusione.

Noi speriamo che l'Asse andrà più lontano dell'insufficiente dichiarazione di Berlino, dichiarazione che tuttavia apre la porta ad altri passi più energici. A Berlino mi è stato detto che il Governo tedesco sarebbe d'accordo in tutto quello che l'Italia propone di fare, poiché l'accordo è completo fra i due Paesi dell'Asse».

Riferendosi particolarmente a quanto detto al paragrafo III-B) dell'Appunto sopra trascritto (aiuti da accordare alla Palestina) il Signor Tewfik al-Shakir ha insistito sulla possibilità di riprendere ed allargare la rivoluzione in Palestina e in Transgiordania.

L'estensione del movimento rivoluzionario -ha aggiunto -è una quistione

che dipende dalla misura degli aiuti. specie in armi, che gli arabi potranno

ricevere.

Ha detto che in Germania (Amburgo) si trovano, di proprietà dei ribelli

palestinesi, cinque milioni di cartucce, 50 mitragliatrici, 500 rivoltelle, 200 pistole

automatiche a 20 colpi e 1.000 fucili. Di tale fornitura è al corrente il Ministro

Grobba, già Ministro di Germania a Bagdad.

Desidererebbe -e la Germania sarebbe d'accordo -che si trovasse modo

di far pervenire queste armi, e specie 'le munizioni, ai nazionalisti arabi, via

Siria.

Gli sarebbe gradito ricevere anche armi italiane (fucili, munizioni e bombe

a mano).

Circa il modo di inviare Ie armi, ha accennato -previi accordi da pren

dere -alla possibilità di trasporto a mezzo di sommergtbili italiani che potrebbero sbarcarle clandestinamente sulle coste della Siria, dove sarebbero degli agenti arabi a riceverle.

Ha suggerito l'invio di un esperto militare a Bagdad, competente in materia aeronautica, al quale potrebbero essere fornite indicazioni utili sulle località da bombardare. Ha detto che nel 1936 la ribellione palestinese, che pure ha raggiunto notevoli proporzioni, è stata sostenuta a mezzo di soli 800 soldati regolari, suddivisi in 40-50 bande, che erano aiutati da tutta la popolazione. Essi disponevano di 20-25 mila fucili tedeschi, ma mancano le munizioni, che ha chiesto innanzi e prima di tutto. Queste cifre sono -ha poi osservato la prova di quello che gli arabi, anche con scarsi mezzi, possono fare.

20

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5517/124 R. Roma, 31 ottobre 1940 (per. il 31).

Con telegramma n. 40 del 18 giugno corrente anno (1), riferii sui passi svolti dal Pontefice presso i governi inglese e francese, allo scopo di risparmiare Roma dai bombardamenti aerei.

Sono stato ora confidenzialmente informato (2) che il governo inglese ha fatto sapere al Santo Padre di non potere più mantenere la promessa a suo tempo fatta -sia pure condizionata -in conseguenza della partecipazione italiana alle azioni aeree su Londra.

21

IL MINISTRO DEGLI ESTERI SPAGNOLO, SERRANO SUER, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Madrid, 31 ottobre 1940 (3).

La adjunta carta para el Duce (la carta es de Franco) (4) me releva de escribirte ahora mas extenso. El tema a que se refiere y el nuevo sesgo de la politka del Eje en relaciòn con Francia constituyen el principal deseo de mi conversaciòn contigo que, aun con menos oportunidad, celebraremos en cuanto posible sea. Nuestra lealtad nos obliga a pasar por cuanto sea bueno para ayudar a terminar la guerra, pero no a ser sacrificados en obsequio de los enemigos de siempre.

Con mis mejores deseos para vuestras operaciones militares de boy (y mi] respetuosa amistad para el Duce, recibe un abrazo de tu buen amigo y camarada.

ALLEGATO

TRADUZIONE

La unita lettera per il Duce (la lettera è di Franco) mi dispensa dallo scriverti ora più esattamente. Il tema a cui essa si riferisce e il nuovo orientamento della politica dell'Asse relativamente alla Francia costituiscono il principale motivo del mio desiderio di una conversazione con te, che terremo alla prima occasione possibile.

La nostra lealtà ci obbliga ad adattarci a quanto possa essere utile per aiutare a terminare la guerra, ma non ad essere sacrificati in favore dei nemici di sempre. Con i miei migliori auguri per le Vostre attuali operazioni militari e la mia rispettosa ::~micizia per il Duce, ricevi un abbraccio dal tuo buon amico e camerata.

(l) -Vedi serie IX, vol. V, D. 51. Si veda anche, lvi, il D. 61. (2) -La legazione a Berna aveva già segnalato con t.s.n.d. per corriere 5535/0111 R. del 29 ottobre la notizia secondo cui il presidente Roosevelt aveva fatto presente al Pontefice, tramite l'ambasciata degli Stati Uniti, l'opportunità di allontanarsi da Roma contro la quale erano previste azioni aeree. (3) -Circa la data d'arrivo, vedi D. 18, nota l. (4) -Vedi D. 18.
22

IL MINISTRO A HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GlANO

R. 1197/433. Helsinki, 31 ottobre 1940 (per. il 14 novembre).

Con i miei telegrammi nn. 251 e 252 del 27 corrente (l) ho cercato di riassumere alcune sensazioni sulla situazione generale in questo paese, quali esse mi risultavano da una mia lunga conversazione con questo Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri.

Mi riprometto col presente rapporto di esaminare più dettagliatamente quanto per, ragioni di brevità, ho riassunto con le comunicazioni predette.

Questioni già risolte con i Soviet. Nel colloquio di cui trattasi per giustificare la sensazione di calma e di fiducia del Governo finlandese, il mio interlocutore ha cominciato con l'esaminare le questioni nelle quali si è giunti con

Soviets ad una conclusione.

Esse sono, com'è noto, le seguenti:

l) La questione commerciale. Dal trattato di commercio che porta la data del 28 giugno sino ad oggi i rapporti commerciali fra i due Paesi sono andati sempre più chiarendosi e stabilizzandosi. Come ho riferito con mio telespresso n. 886/323 (2) mentre dalla Russia sono cominciati a perveniTe qui i primi quantitativi di cereali promessi, da parte finlandese si sono perfezionati i contratti per le forniture di rimorchiatori e chiatte previsti dall'accordo.

2) La questione della demilitarizzazione delle isole Aland. Anche tale delicata e spinosa questione è stata ormai definitivamente superata come ho già riferito. Il Ministro Voionmaa non mi ha nascosto che, proprio in questi

g10rni, delle frizioni si sono prodotte fra il console sovietico a Mariehamn e quelle autorità militari, le quali interpretando un pò rigidamente le consegne non hanno consentito all'Agente russo certi sopraluoghi cui egli si riteneva autorizzato. Ma tale piccolo incidente ha avuto un modesto seguito ed è stato pacificamente risolto.

3) La questione del traffico ferroviario russo per Hango. Era com'è noto la questione la più scottante e tuttavia essa può considerarsi giuridicamente superata. Anche su tale terreno il mio interlocutore mi ha rivelato qualche difficoltà d'ordine pratico, dovuta, ad esempio, all'impiego da parte russa di materiale ferroviario scadente con conseguenti ritardi nei passaggi dei treni, ritardi che comportano notevoli complicazioni per il traffico ordinario finlandese. Ma neanche questa viene considerata materia che possa dar luogo a gravi dissensi. Maggiore preoccupazione provoca nelle autorità militari la constatazione del numerosissimo materiale bellico che coi predetti treni si avvia quotidianamente verso Rango, che preparerebbesi quindi a divenire una base militare di primo ordine, i cui mezzi bellici non è detto che non possano essere un giorno rivolti invece che verso il mare, verso la terra ferma.

Ma lo Stato Maggiore finlandese non considererebbe tale ipotesi come una assoluta sorpresa e si può dire che per quanto sia nelle sue possibilità, si terrebbe pronto a fronteggiare anche tale pericolo.

Questioni da risolvere. Vengono poi le questioni tuttora aperte con i Soviet. Esso sono. come ho telegrafato:

l) questione del rimborso di tutti i danni riscontrati dai russi sui territori loro ceduti e che, per un'interpretazione eccezionalmente rigida di una clausola del trattato di pace, il governo sovietico pretende siano pagati interamente. Il Ministro Voionmaa mi ha detto essere incredibile la <~ pignolaggine » con la quale i delegati moscoviti hanno proceduto nelle commissioni a ciò designate alla verifica di tali danni, ispezionando ad una ad una le fabbriche, i magazzini ed i depositi con gli inventari alla mano e reclamando per ricevere ogni attrezzatura, ogni ammobiliamento, ogni arredamento.

Dopo settimane e settimane di lavoro a base di pretese russe e di accondiscendenza finlandense si è giunti a sistemare quasi l'ottanta per cento delle richieste e rimane solo da intendersi sul rimanente.

Ciò verrà a costare allo Stato finlandese una somma ben considerevole

per questo modesto bilancio e qui non si esclude l'ipotesi che tale procedura

sovietica vessatoria nasconda il lontano fine di aumentare il disagio economico

di questo paese per poter più facilmente procedere alla sua bolscevizzazione.

2) La questione delle miniere di Petzamo. Come ebbi a riferire a suo tempo (mio telegramma n. 170 del 4 luglio 1940-XV!Il) (l) le importanti miniere di nickel di Petzamo erano gestite da una società inglese sotto veste finlandese. Viceversa attualmente la futura produzione di nickel dovrà dalla Finlandia essere ceduta per il 60% circa alla Germania e per il 40% alla Russia. In questi ambienti dirigenti non si sa ancora chiaramente come si potrà

procedere per disfarsi dagli impegni verso la società inglese ma poiché «majora premunt » si considera tale questione come secondaria.

Situazione interna. Prima di concludere il colloquio col Ministro Vojonmaa gli ho chiesto una sincera parola sulle condiizoni interne del paese che in queste ultime settimane lasciano intravvedere sintomi preoccupanti.

Il mio interlocutore parlandomi con grande franchezza ma pregandomi di far uso quanto mai riservato delle sue comunicazioni non mi ha taciuto che il Governo si trova di fronte a problemi assai gravi. Essi sono:

l) crisi finanziaria date le enormi esigenze del bilancio specie per le eccezionali spese militari, quelle per la ricostruzione dei territori e quelle per la sistemazione dei careliani trasmigrati dalle provincie occupate;

2) crisi economica per la nota chiusura di molti mercati e l'impossibilità di collocare la produzione locale;

3) difficoltà di approvvigionamenti che ha costretto al rigoroso tesseramento anche dei generi di prima necessità come il pane, il burro, il caffè, lo zucchero, il latte, il sapone, la carne, ecc.

Sono quindi inevitabili i motivi di scontento che potrebbero produrre nel paese ripercussioni spiacevoli. Sebbene non si siano più ripetute le dimostrazioni ostili nelle strade, come due mesi fa, un certo sordo malcontento serpeggia fatalmente nelle masse e si rivela con l'apparizione dei giornalucoli, ed il costituirsi di gruppi, sottogruppi e sottopartiti politici in cerca di programmi di rinnovamento e di ricostruzione. Il Governo ha finora bene in mano la situazione e con misure energiche anche se coperte ha stroncato tutti i tentativi di sedizione.

Dal canto suo questa Legazione di Russia si è in questi ultimi tempi dimostrata meno attiva nel seminar zizzania, specie da quando è tornato a Mosca per non più rientrare il locale corrispondente dell'agenzia «Tass » il quale rappresentava nella Legazione un elemento estremista di fronte all'attegiamento meno spinto del Capo missione.

La situazione rimane tuttavia seria e si profila all'orizzonte il timore di una svalutazione del marco che provocherebbe senza dubbio ripercussioni di larga portata.

Resta pertanto difficile ancora una volta far previsioni per l'avvenire. Tutto è affidato alle intenzioni del potente vicino, evidentemente influenzato da fattori di carattere generale.

(l) -Vedi serle IX. vol. V. D. 797. (2) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

23

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5564/914 R. Washington, 1" novembre 1940, ore 18,16 (per. ore 5,30 del 2).

Malgrado ripetute dichiarazioni del Presidente Roosevelt, del candidato repubblicano Wilkie e dei loro fautori circa la non partecipazione degli S.U.A.

nel presente conflitto, quale sarà in realtà per essere deciso orientamento degli S.U.A., potrà percepirsi più chiaramente soltanto dopo le elezioni presidenziali quando terreno sarà sgombro da preoccupazioni elettorali e non occorrerà più discernere fra quanto viene fatto e detto in funzione della campagna elettorale e quanto rappresenta effettivamente pensiero e precise direttive del Governo.

Comunque, e malgrado sia diffusa opinione che rielezione Roosevelt significhi entrata in guerra degli S.U.A. a fianco dell'Inghilterra a breve scadenza (argomento sul quale vanno appunto battendo suoi oppositori) è da ritenersi che, qualora rieletto, si limiterà almeno in un prossimo futuro ad accelerare i tempi della politica dei massimi aiuti all'Inghilterra compatibile per altro con le esigenze del riarmo americano. Il che non esclude che il Presidente finirà col gettare sulla bilancia tutto il peso della partecipazione degli S.U.A. qualora resistenza britannica dovesse protrarsi ed egli fosse convinto che tale più diretto intervento nel conflitto varrebbe a deciderne le sorti in favore dell'Inghilterra.

Se invece Willkie riuscisse eletto sembra possa anticiparsi che egli farà ogni sforzo per evitare diretta partecipazione alla guerra degli S.U.A. pur continuando nella politica riarmo e degli aiuti all'Inghilterra che, oltre tutto, si risolvono in un buon affare per grande industria americana fra cui si annoverano [suoi] principali sostenitori.

24

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5571/350-351 R. Ankara, 1° novembre 1940, ore 20,15 (per. ore 6,15 del 2).

7 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

A proposito delle relazioni con gli Stati vicini e lontani ha detto esse seguono corso normale e si è soffermato a lungo sui rapporti con U.R.S.S. che ha definito fiduciosi; <<le relazioni turco-sovietiche che hanno un passato di 20 anni, hanno conosciuto qualche ditncoltà non imputabile ad alcuna delle due parti, sono ritornate alla loro tradizione di amicizia». Queste relazioni costituiscono nelle vicissitudini della politica mondiale un ponte che basta da solo, «i nostri due paesi sono d'avviso di perpetuarlo indipendentemente da ogni altra influenza».

Termina con una dichiarazione di fedeltà all'amicizia e alleanza inglese specificando che «nel momento in cui l'Inghilterra si trova in ditncile condizione impegnata in una eroica lotta » si fa un dovere di proclamare che i vincoli di alleanza i quali uniscono Turchia e Inghilterra sono solidi e infrangibili».

I membri del Corpo Diplomatico presenti all'assemblea hanno riportato in genere l'impressione che il discorso rappresenti una virata di bordo anche più netta verso l'Inghilterra; soprattutto per l'allusione fatta all'esame della situazione che Turchia e Inghilterra starebbero compiendo di concerto dopo lo scoppio del conflitto italo-greco.

A me sembra che la sola nuova e innegabile affermazione del discorso odierno è quella con cui Ismet Inonu esclude categorimente qualunque utilizzazione del territorio e dello spazio marittimo ed aereo turco da parte dei belligeranti « gli uni contro gli altri» fino a quando la Turchia resterà fuori dal conflitto. L'esame della situazione che sta compiendo con l'alleata Inghilterra mi sembra si riferisca più che altro ad eventuali future complicazioni come que1le che potrebbero sorgere da un intervento della Bulgaria o dalla tanto temuta occupazione della Siria. Altra affermazione che merita particolare rilievo è quella in cui ha specificato che il confitto è entrato nella zona di sicurezza tudca. La 'lunga tirata sui rapporti turco-sovietici dà a tutto il discorso il suo vero colore.

(350) Ho assistito alla seduta odierna della grande Assemblea Nazionale in cui Presidente della Repubblica ha tenuto suo annunciato discorso. Testo dichiarazione Presidente concernente politica estera, tradotto in francese, era stato distribuito nella tribuna del Corpo Diplomatico. Da esso estraggo seguenti elementi. Ismet Pascià Inonu ha dichiarato dall'ultima sessione parlamentare nessun cambiamento è avvenuto nella politica estera del Governo della Repubblica ed ha ribadito che questa si basa sino ad ora sul mantenimento dell'indipendenza e della integrità territoriale; da essa esula ogni idea ambiziosa; i paesi che non hanno intenzione attaccare Turchia o attentare sua sicurezza e interessi vitali con essa connessi non possono adombrarsi né biasimare Turchia di volere salvaguardare diritti. Quindi ha con forza affermato che atteggiamento non belligerante esclude « via ordinaria » alcuna « utilizzazione da parte belligeranti dei territori turchi e bassi navali e aeree » e continuerà ad escluderle in modo categorico ed assoluto fintantoché Turchia non parteciperà alla guerra. A proposito conflitto itala-greco ha detto seguenti testuali parole: «All'interno della stessa nostra zona di sicurezza, di cui la tranquillità e la sicurezza sono per noi d'importanza primordiale, la nostra vicina e amica Grecia si vede oggi disgraziatamente trascinata alla guerra. Noi stiamo studiando, di concerto con la nostra alleata la Gran Bretagna, la situazione che ne deriva».

(151) Fin qui il discorso. L'Assemblea ha sottolineato con calorose manifestazioni la prima parte delle dichiarazioni concernenti la sicurezza del paese ed ha vivamente applaudito il lungo brano che concerne i rapporti con l'U.R.S.S., anche la parte che riguarda l'amicizia e l'alleanza con Inghilterra è stata sottolineata da applausi.

25

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5555/481 R. Mosca, 1" novembre 1940, ore 21,25 (per. ore 1,10 del 2).

Mio telegramma n. 476 (1). Ambasciatore del Giappone ha visto Molotov anvatieri e gli ha proposto coloqui per conclusione Patto di non aggressione. Secondo quanto mi è stato

riferito da fonte giapponese, Molotov non ha sollevato obiezioni di principio. Avrebbe però menzionato la necessità di accordarsi previamente circa questione concessioni giapponesi nel Nord Sakhalin, nei riguardi delle quali U.R.S.S. vorrebbe ottenere da Tokio certe rinunzie.

Ambasciatore del Giappone affetta per il momento scetticismo piuttosto marcato circa possibilità di giungere facilmente e rapidamente ad un accordo politico con questo paese.

(l) Vedi D. 8.

26

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5559/484 R. Belgrado, t• novembre 1940, ore 22,30 (per. ore 4,50 del 2).

L'odierno comunicato circa atteggiamento della Jugoslavia in relazione al conflitto italo-greco, mi è stato annunziato nel momento in cui era diramato da questo Ministro Aggiunto per Affari Esteri, il quale ha accennato che il comunicato stesso avrebbe riprodotto comunicazione già fattaci. Non appena in possesso testo comunicato ho fatto osservare al Ministro predetto che ultime due frasi non riproducono esattamente dichiarazioni che mi erano state fatte e di cui ai miei telegrammi n. 471 (l) e 477 (2), mentre la formulazione delle stesse f,rasl può dar luogo a diversa interpretazione ed a impressione di riserve nei nostri riguardi. Smilianic ha subito ricordato comunicazioni fatte in proposito in questi giorni da Governo jugoslavo tramite Hristic (3), ed ha infine accennato che la redazione del comunicato era stata influenzata da preoccupazioni di carattere interno.

27

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

T. S. N. D. 5554/1062 R. Tirana, 1" novembre 1940, ore 24 (per. ore 1,55 del 2).

Precedenza assoluta. Decifrate Voi stesso.

Forte colonna greca ha oggi attaccato nostre truppe frontiera Capestiza (Coritza) penetrando in territorio albanese di qualche chilometro. Attacco contenuto. Aviazione agirà domani ,potentemente su truppe greche

concentrate in quella regione. Mi reco subito a Coritza. Per ordine del Ministro (l) anche quelle notizie da me inviate per sua conoscenza dovranno essere trasmesse al più presto al Duce.

(l) -T. 5436/471 R. del 29 ottobre, non pubbl!cato, relativo all'atteggiamento della Jugoslavia circa il conflitto itala-greco. (2) -Cfr. n. 9. (3) -Vedi serle IX, vol. V, D. 804.
28

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5611/0113 R. Berna, 1" novembre 1940 (per. il 4).

Mi riferisco al mio telegramma per corriere n. 0107 in data 24 ottobre (2).

Lo stesso Comandante West di cui al telegramma surriferito -addetto aeronautico presso questa Legazione di Gran Bretagna -ha affermato che, non appena avranno avuto luogo le elezioni presidenziali in America, la Royal Air Force inizierà bombardamenti in grande stile su Roma e ciò come rappres~glia per la partecipazione degli aviatori italiani ai bombardamenti tedeschi di Londra. «Non vi è nessuna ragione --egli ha detto -di rispetta·re San Pietro se San Paolo viene attaccato».

Tali bombardamenti avrebbero inizio soltanto dopo le elezioni negli Stati Uniti per timore di reazione negli ambienti cattolici americani e di conseguenti ripercussioni sulle elezioni stesse.

Ho avuto notizia delle suddette affermazioni del Comandante West da fonte che considero assolutamente sicura.

29

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5572/1066 R. Tirana, 2 novembre 1940, ore 19 (per. ore 23,05).

Precedenza assoluta.

Riferimento mio telegramma 1062 (3).

Comunico urgenza situazione militare teleg'rafata stanotte da Eccellenza Visconti Frasca: «Divisione Julia raggiunto in mattinata displuvia'le Smolica. Divisioni Ferrara e Centauro hanno completato schieramento per attacco posizioni circostanti nodo stradale Kalibaki. Aereo nemico ha bombardato nostr1 elementi che difendevano interruzione ponte colpendo rotabile Kalibaki. Settore Corciano nemico particolarmente attivo con azioni artiglieria ed element1 fanteria che hanno. effettuato leggera infiltrazione entro zona sicurezza raggiungendo di sorpresa Treni località a nord Bilishiti ».

(l) -Ciano era in Albania. (2) -Non rinvenuto. (3) -Vedi D. 27.
30

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5592/353-354 R. Ankara, 2 novembre 1940, ore 19,15 (per. ore 15 del 3).

Secondo l'incaricato d'affari della Germania, che è venuto a scambiare opinioni con me subito dopo la cerimonia, Presidente della Repubblica avrebbe accentuato più del previsto la tendenza anglofila della politica turca. È evidente, per il Signor Kroll, che la Turchia si opporrà strenuamente ad essere tr.ascinata in conflitto a meno che non sia presa direttamente di mira. Ma l'affermazione del Presidente che il conflitto è già entrato nella vera e propria sfera della Turchia, e quella che i vincoli di amicizia e di alleanza con l'Inghilterra sono solidi ed infrangibili, gH sembra un troppo forte contrappeso all'altra affermazione che la Turchia non permetterà l'utilizzazione del suo territorio e del suo spazio aereo e marittimo a nessuno dei belligeranti. Il Signor Kroll mi ha fatto anzi osservare che quest'ultima affermazione, così categorica, vale per tutti e può essere stata fatta non solo per smentire voci già sparsesi di concessioni di basi aH'Inghilterra, ma per prevenire anche eventuali ,richieste dell'Asse.

Subito dopo si è annunziato H Ministro di Svizzera signor Lardy. Le opinioni di quest'ultimo presentano un certo interesse perchè egli mantiene frequente connessione con questa Rapresentanza inglese. Secondo il Ministro Lardy le dichiarazioni del Presidente della Repubblica sulla politica estera, invero molto inorganiche, non sono uscite dalla sua mente, ma sono state composte e riaggiustate pezzo pe,r pezzo e sono frutto di animate discussioni e di compromessi intervenuti anche col Capo di Stato Maggiore Wavell, fino a ieri presente in Turchia. Per non confessare che neanche con l'entrata in guerra della Grecia la Turchia intende applicare 11 Trattato di alleanza che fu già tripartito, si

sarebbe convenuto fra l'Inghilterra, Grecia e Turchia di affidare a quest'ultima il compito, attribuitole soltanto teoricamente, di tenere a bada la Bulgaria permettendo così alle forze anglo-greche di dedicarsi esclusivamente alla guerra contro l'Italia. L'inadempienza della Turchia è dunque evidente per 11 Signor Lardy, e le dichiarazioni presidenziali circa l'inviolabilità del territorio e dello spazio aereo e marittimo della Turchia, fatte nel momento in cui il conflitto investe i Balcani, appunto per la concessione di basi greche all'Inghilterra, è significativo e non può essere di gusto dell'Ambasciatore d'Inghilterra, che desidera attenuarne la portata. Egli ha aggiunto poi che la dichiarazione di fedeltà all'amicizia ed all'alleanza inglese è peraltro -sempre secondo l'opinione del Ministro di Svizzera -redatta in tale forma da poter eventualmente compromettere la Turchia. Essa contrasta evidentemente con lo spirito di tutto il resto del discorso che da una parte vuole dare al Paese la sensazione che la Turchia rimane anche oggi fuori del conflitto, e dall'altra parte vuole accennare all'assoluta dipendenza della Turchia dall'atteggiamento e dalle disposizioni ed intenzioni della Russia.

Questa sera viene a vedermi il Ministro di Bulgaria (1).

(353) Stimo utile riassumere a V. E. le principali impressioni riportate in questi circoli diplomatici circa discorso del Presidente della Repubblica (1). Secondo il Ministro d'Ungheria il discorso è quasi una diana di guerra nel fissare posizione e destino della Turchia accanto a quello dell'Inghilterra.

(354) Stamane è venuto a vedermi l'Ambasciatore sovietico. Egli mi ha chiesto le mie impressioni soffermandosi pure sulla riaffermata solidarietà con l'Inghilterra. Gli ho detto ironicamente che il Bresidente aveva voluto forse dare la sensazione che la Turchia è tanto fedele alle sue amicizie ed alleanze quanto meno è disposta a sacrificarsi per esse. Gli ho a mia volta domandato se ci fossero fatti nuovi tali da autorizzare il Presidente a parlare con tanta fiducia dei rapporti turco-sovietici «ritornati alla normale tradizione di amicizia~. Mi ha risposto che non sa se il Presidente Ismet Inonu sia al corrente di cosa che egli ignora, ma per quanto gli risulta nulla di nuovo è intervenuto fra la Russia e la Turchia dal discorso di Molotov del 1 • agosto u.s. (2).

(l) -Vedi D. 24. (2) -Vedi serle IX, vol. V, D. 343.
31

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. S. N. D. 34551/200 P. R. Roma, 2 novembre 1940, ore 22.

Secondo informazioni che ci giungono da varie fonti rappresentanti politici del Governo sovietico si sarebbero incontrati con codesto rappresentante diplomatico di Grecia, al quale, sia pure verbalmente, alcuni di essi avrebbero augurato una piena vittoria.

Pregovi controllare e riferire (2).

32

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5579/1066/4 R. Argirocastro, 3 novembre 1940, ore 4 (per. ore 6,20).

Forze greche penetrate nel'la zona di sicurezza alla frontiera di Coritza sono state contenute. Popolazione da me visitata stamane si mantiene tranquilla e fiduciosa. Aerei nemici hanno bombardato due volte perilferia Coritza che non dispone ancora di mezzi di difesa contraerea.

Comandante Superiore truppe gradirebbe che aviazione anche da basi italiane battesse intensivamente obiettivi p!ù prossimi nostre colonne operanti specie nel Corciano.

Nostre forze nell'Epiro procedono in direzione Janina superando forti resistenze. Reparti da me visitati oggi sebbene tormentati per più giorni da cattivo tempo avevano morale altissimo.

Potrebbe essere utile invio a Coritza di qualche unità dall'Italia per via

aerea.

Si sta provvedendo alla organizzazione civile dei territori occupati.

(l) -Vedi D. 35. (2) -Per la risposta di Rosso vedi D. 37.
33

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5594/688 R. Tokio, 3 novembre 1940, ore 8,35 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 666 (1). Su vive insistenze di Matsuoka Ambasciatore di Germania ha consentito a mettergli per iscritto con documento confidenziale e dei tutto informale, senza intestazione né firma chiarimento già verbalmente fornito sopra precise istruzioni di Berlino a proposito adesioni chieste a Patto Tripartito. Testo di tale documento è il seguente: «Un attacco di terzi Stati contro Ungheria trule che mettesse in applicazione articolo 3 del Patto è fuori questione. Un attacco da parte Romania è praticamente impossibile essendo Romania posta sotto la comune garanzia delle Potenze Asse. Un attacco da parte Jugoslavia è ugualmente impossibil-e in tali circostanze politiche. Finalmente, in virtù dello stesso articolo 5 del Patto non vi è ragione di prendere in considerazione un attacco da parte dell'U.R.S.S.».

Essendomi stato tale testo confidenzialmente comunicato, prego di non

(dico non) farne parola con Berlino.

34

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5590/689 R. Tokio, 3 novembre 1940, ore 8,35 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 669 (2). Questo mio collega di Germania ha avuto istruzioni di chiedere forma,lmente a questo Governo l'invio all'Ambasciatore del Giappone a Berlino dei pieni poteri necessari per la firma del protocollo adesione Slovacchia e Romania al Patto Tripartito. Pieni poteri saranno telegrafati fra oggi e domani. Quanto all'adesione della Bulgaria, che nelle presenti circostanze costituisce l'argomento più complesso, da Berlino si sono riservate particolad ulteriori istruzioni.

(l) -Vedi serie IX, vol. V, D. 767. (2) -T. s.n.d. 5306/669 R. del 23 ottobre, ore 10,50, non pubblicato: confermava che i pienipoteri per la firma del protocollo di adesione dell'Ungheria al Patto Tripartito erano già stati inviati all'ambasciatore del Giappone a Berlino e che quelli relativi all'adesione della Romania, Bulgaria e Slovacchia sarebbero stati telegrafati succesivamente.
35

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5613/358 R. Ankara, 3 novembre 1940, ore 21,22 (per. ore 6,25 del 4).

Mio telegramma n. 354 (1).

Ministro di Bulgaria ritiene che assume speciale significato la riaffermazione dell'amicizia ed alleanza inglese nei momento in cui Presidente della Repubblica considera conflitto entrato nella zona di sicurezza turca. Anche la frase del discorso relativa esame situazione che Turchia sta compiendo con alleata Inghilterra gli sembra importante e, secondo quanto mi ha detto, essa sott'intende che alla Turchia è per ora affidato incarico tener a bada la Bulgaria. Al riguardo, secondo Kiroff, si potrebbe affermare che la Bulgaria immobilizza Turchia sulla frontiera T,racia e rende così un servizio all'Asse. Per Kiroff parte più inattesa del discorso di Ismet Inonu è quella che riguarda i rapporti con U.R.S.S. Dalle parole del Presidente si dovrebbe desumere che è ~ntervenuto un fatto nuovo che ha ricondotto tali rapporti sulla linea di una fiduciosa amicizia. Se ciò fosse vero situazione Turchia andrebbe riconsiderata con ogni attenzione. Ma egli non crede che ciò sia vero ed è piuttosto portato a ritenere che il Presidente ha obiettivato un suo desiderio.

36

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 34619/378 P.R. Roma, 3 novembre 1940, ore 22,45.

Vostro 673 e seguenti (2). Nuove proposte giapponesi circa organizzazione Commissioni tecniche previste dall'art. 4 de'l Patto si discostano notevolmente da proposte originarie. Esaminata questione col Governo tedesco, si è giunti alla conclusione che esse presentano gravi difficoltà attuazione che ne sconsigliano adozione.

Nostro punto di vista è che convenga organizzare a Roma, Berlino e Tokio tre Commissioni principali, sotto Presidenza rispettivi Ministri Esteri e unicamente composte da rappresentanti Ministeri Esteri. Commissione principale a Tokio sarebbe cioè composta da Ministro Affari Esteri e Ambasciatori d'Italia e Germania. Analogamente la Commissione europea, che dovrebbe riunirsi alternativamente a Roma e a Berlino. Le Sottocommissioni militari ed economiche si riunirebbero soltanto per ordine della Commissione principale, cui dovrebbero sottoporre le loro proposte. Le prime dovrebbero essere composte da rappresentanti dei Dicasteri Militari e dagli Addetti militari. Le seconde da quelli

dei Dicasteri economici interessati e dagli Addetti Commerciali. In ambedue dovrebbero figurare anche rappresentanti del M~ni:stero degli Esteri.

Tanto noi, quanto i tedeschi concordiamo su queste linee.

Fate presente costì quanto precede, d'accordo con codesto Ambasciatore di Germania, che riceverà istruzioni analoghe. Sottolineate che Patto Tripartito è accordo soprattutto politico, cui esecuzione e attuazione, debbono di conseguenza, a nostro avviso, cadere esclusivamente nella sfera dei competenti organi politici, cioé dei rispettivi Ministri degli Esteri.

(l) -Vedi D. 30. (2) -Vedi DD. 2 e 3.
37

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 5601/485 R. Mosca, 3 novembre 1940, ore 22,53 (per. ore 2,15 del 4).

Vostro 200 (1). NeHa forma in cui sono state riferite a codesto Ministero Affari Esteri informazioni segnalate wppaiono per lo meno inesatte.

A me risulta soltanto in modo sicuro che 30 ottobre questo Ministro di Grecia si è recato dal Vice Commissario Vischinsky, suppongo per illustrare posizione greca di fronte all'Italia. Non posso escludere e sono anzi propenso ad ammettere che in quella occasione Vischinsky abbia detto al suo interlocutore qualche parola generica di simpatia. Non mi consta però che parlando suoi colleghi stranieri dopo tale colloquio Ministro di Grecia abbia mai accennato ad «auguri di piena vittoria» che gli siano stati espressi dal Vice Commissario, Miyazaki non avrebbe mancato di farlo qualora rappresentante Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri avesse manifestato così apertamente simpatia per causa greca.

Non vedo d'altra parte quali altri «rappresentanti politica estera sovietici)) Ministro di Grecia possa aver incontrato all'infuori di qualche funzionario subalterno del Commissariato del Popolo Affari Esteri ed ho fondati motivi di escludere che questi si sia azzardato a fare qualsiasi dichiarazione di significato politico a favore della Grecia.

Secondo mie informazioni oltre Vice Commissario Ministro di Grecia avrebbe visto in questi giorni Ambasciatori d'Inghilterra e Turchia e Ministro di Jugoslavia. Farò comunque nuove indagini e riferirò eventuali risultati.

Attitudine di questo Governo di fronte conflitto italo-greco può per il momento coscienziosamente [definirsi] come posizione di attesa. Comportamento della stampa rispetto formale neutralità ed obiettivi. Non mi risulta che dirigenti abbiano finora manifestato simpatia patriottica ad altra parte. Debbo però supporre che uomini del Kremlino vedrebbero con soddisfazione il sorgere

di complicazioni Balcani coinvolgenti Turchia e che pertanto essi auspichino tenace resistenza greca che potrebbe facilitare loro tattica consistente nello :truttare ogni situazione al momento favorevole. Mi riferisco al riguardo al mio telegramma n. 477 del 30 ottobre (1).

(l) Vedi D. 31.

38

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, (2) AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. PER TELESCR. 5618/1075 R. Tirana, 4 novembre 1940, ore 13,45.

Nel Corciano nessun avvenimento importante. In Epiro le nostre colonne hanno fatto lievi progressi avendo urtato contro apprestamenti difensivi già sottoposti al martellamento delle artiglierie. Per assicuare il rapido sviluppo dell'azione è indispensabile e urgente: far dare alle truppe operanti un più potente appoggio dell'arma aerea; fare destinare al comando delle truppe con funzioni di collegamento un ufficiale superiore di Stato Maggiore R. Aeronautica; aumentare i mezzi radiofonici a disposizione dell'aeronautica e dell'esercito. La popolazione epirota di Delvinachi da me visitata stama:ne ha espresso senza riserve i suoi sentimenti di fedeltà al Re Imperatore al Duce e la sua ammirazione per le nostre truppe valorose. Ho fatto distribuire subito ai poveri viveri e sussidi in denaro. Il Vescovo ortodosso ed il sindaco di quell'abitato hanno chiesto ed ottenuto di pa,rlare dalla stazione Radio di Argirocastro per assicurare i greci del magnifico comportamento degli italiani nelle terre occupate.

39

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5631/487 R. Mosca, 4 novembre 1940, ore 16,26 (per. ore 22,15).

Richiamo attenzione su odierno telegramma stampa 38 che riproduce risposta sovietica alla protesta inglese per nuova organizzazione Commissione internazionale del Danubio.

Meritano speciale rilievo seguenti punti: l) Governo dell'U.R.S.S. contesta accusa di violazione neutralità accusando a sua volta Inghilterra di avere ingiustamente voluto nel passato esclusione

U.R.S.S. dalle vecchie commissioni;

2) Governo dell'U.R.S.S. giustifica partecipazione dell'Italia in quanto che «paese intimamente legato con Danubio e che sfrutta Danubio come canale per scambio merci »;

3) Viene messa in luce con ragioni geografiche illogicità pretese britanniche partecipare controllo Danubio.

(l) -T. r. 5474/477 R. delle ore 1.02, non pubblicato: riferiva circa il probabile atteggiamento del governo sovietico in caso di complicazioni nei Balcani con intervento della Turchia. (2) -Jacomoni si trovava ad Argirocastro, ma il telegramma è trasmesso da T!rana.
40

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5633/488 R. Mosca, 4 novembre 1940, ore 19,32 (per. ore 0,25 d el 5). Miei telegrammi 485 e 487 (1).

Vengo informato che Ambasciatore di Germania ha veduto Vice Commissario Vi:shinsky subito dopo visita fatta a quest'ultimo dal Ministro di Grecia. Più recentemente poi ha avuto colloquio con Molotov. Nessuno dei due gli ha fatto minimo accenno al conftitto italo-greco. Anche Ambasciatore di Germania sembra escludere che questi uomini di Governo possano essersi apertamente pronunciati a favore della Grecia.

Collega tedesco si mostra molto soddisfatto odierno comunicato circa risposta sovietica all'Inghilterra per Commissione Danubio. Quanto a notizie divulgate dalla radio turca a proposito pretese gravi difficoltà che ostacolerebbero lavori di Bucarest Ambasciatore di Germania ritiene trattarsi della proposta sovietica mirante alla creazione di una Sottocommissione sovietico-romena avente competenza di prima istanza per problema del Danubio marittimo. Egli crede che Germania respingerà proposta ma attribuisce seria importanza a tale divergenza. Comunque sue istruzioni sono di non occuparsene.

41

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N, D. PER CORRIERE 5617/125 R. Roma, 4 novembre 1940 (per. il 4).

Sono stato oggi chiamato alla Segreteria di Stato -il Cardinale Maglione essendosi recato per la giornata a Casoria -da Mons. Tardini, il quale mi ha comunicato che il Santo Padre aveva oggi ricevuto da Atene il seguente telegramma:

«En notre qualité de chefs spirituels des ftdèles catholiques nous recourons avec confiance filiale à votre coeur angoissé et paternellement compatissant

pour solliciter Votre Auguste intervention auprès du Gouvernement italien afin que les bombardements aériennes soient épargnés aussi à Athènes comme à Rome ces deux mères de la civilisation ».

Dei due firmatari il primo è l'Arcivescovo di rito latino, il secondo è l'Ordinario di rito greco.

Monsignor Tardini era stato incaricato dal Santo Padre di dare comunicazione del telegramma di cui sopra sia a me, sia al Ministro inglese presso la Santa Sede.

Ho creduto profittare dell'occasione per domandare a Mons. Tardini cosa ci fosse di vero nella voce corsa nei giorni scorsi e da me riferita con telegramma n. 124 (l) che cioè il Governo di Sua Maestà Britannica avrebbe notificato al Vaticano di non potere più mantenere :l'impegno già assunto di non bombardare Roma.

Monsignor Tardini mi ha senz'altro smentito la voce confermando che la situazione in materia rimane esattamente quale era e cioè che, avendo il Santo Padre domandato sin dall'inizio delle ostilità al Governo francese da una parte e a quello inglese dall'altra di astenersi dal bombardare Roma, mentre il Governo francese aveva subito dato le più precise assicurazioni, il Governo inglese aveva risposto invece che si impegnava bensì a non bombardare la Città del Vaticano, ma che quanto ai bombardamenti del resto di Roma avrebbe fatto dipendere la propria azione dal come si sarebbe comportato il Governo italiano (evidentemente nei riguardi di Londra).

Monsignor Tardini ha aggiunto, per la storia, che il Santo Padre non si era tenuto pa-go della risposta avuta dal Governo britannico ma, sia attraverso il Delegato Apostolico a Londra, sia attraverso il Ministro inglese a Roma, aveva fatto presente:

1•) Essere materialmente impossibile, date le condizioni in cui avvengono i bombardamenti, distinguere da grandi altezze la Città del Vaticano dal resto di Roma;

2") Egli, avendo rivolto il Suo appello nella qualità di Vescovo di Roma, non potere distinguere fra parrocchiani dell'una sponda del Tevere e parrocchiani deH'altra;

3") Anche nella città di Roma esistere una quantità di Chiese e di Istituti di diretta appartenenza Pontificia suscettibili di essere danneggiati da un qualunque bombardamento della città;

4•) Roma essere così ricca di monumenti storici che chiunque li avesse bombardati sarebbe passato alla storia come autore di atti deHa più grande barbarie.

Nonostante queste argomentazioni, tuttavia, il Governo i:nglese non ha mai dato ai Vaticano alcuna assicurazione precisa, e la situazione rimane ancora adesso nei termini di cui sopra senza che nessuna nuova notifica sia pervenuta al Vaticano da Londra.

(l) Vedi DD. 37 e 39.

(l) Vedi D. 20.

42

COLLOQUIO TRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

Schonhof, 4 novembre 1940.

VERBALE.

Il Ministro von Ribbentrop ha atteso a parlarmi delle questioni in corso l'ultim'ora prima della mia partenza. Fino a quel momento egli diceva di aspettare una telefonata di Hitler dalla quale sarebbe dipeso se egli fosse tornato a Berlino ed io a Roma, oppure se invece insieme ci fossimo recati a Vienna per un incontro con Serrano Sufier. Ad un certo punto aveva anche fatto cenno ad un incontro con Laval. Poi, due ore prima della partenza, Ribbentrop mi ha comunicato che l'incontro con Serrano Sufier non era stato possibile definire in così breve tempo e che quindi doveva venire rinviato. Gli ho aUora fatto cenno al desiderio espresso da Serrano di incontrarsi con me (2). Ribbentrop ha manifestato interesse per un tale eventuale incontro e gradirà conoscerne i risulta ti.

Ribbentrop ha quindi sottoposto alla firma il Protocollo Segreto per l'entrata della Spa,gna nel'l'alleanza itala-germanica e nel Patto tripartito di Berlino, Protocollo già da lui presentato nella riunione di Firenze (3). Al momento della firma ho chiesto ed ottenuto una modifica dell'art. 5, che mi riservo di illustrare verbalmente al Duce. A Serrano il documento verrà mandato per via aerea, onde anche il rappresentante spagnolo vi apponga la firma. Ribbentrop mi ha quindi parlato del programma di azione diplomatica che intende svolgere nel corso delle prossime settimane. Ha tenuto a sottolineare che tale vasto programma non deve venire considerato come esclusivamente diretto contro l'Inghilterra. Nei riguardi dell'Inghilterra la guerra è già 'VIinta: si tratta di arrivare ad una rapida conclusione. Il programma ha piuttosto un carattere antiamericano. Presentando di fronte all'America un blocco continentale europeo unito e totalitario, affiancando questo blocco col Giappone e con altre Potenze asiatiche che alla fine si schiereranno con noi, si renderà H Governo americano estremamente cauto nei confronti di un intervento nella lotta.

Il primo problema, nell'ordine del tempo e dell'importanza, è quello che riguarda i rapporti della Russia con l'Asse e col Giappone. Per quanto l'azione in tal senso sia appena agU 1nizi, il Ministro Ribbentrop ritiene possibile, dopo la visita di Molotov a Berlino che avrà luogo 1'11 corrente (4), negoziare un accordo tra le Potenze del Tripartito e la Russia. Durante i negoziati egli si terrà in stretto contatto col Governo italiano e col Governo giapponese. Escluso di poter raggiungere con la Russia un accordo di carattere militare, Ribbentrop ritiene che dovrebbe farsi un Patto politico-,economico basato principalmente sul reciproco riconoscimento della situazione territoriale, sull'impegno di eia

scuna parte a non prestare mai aiuto ai nemici dell'altra parte ed infine su una clausola ampia di collaborazione ed amicizia. A questo patto dovrebbero essere aggiunti due Protocolli Segreti. Il primo dei Protocolli Segreti dovrebbe fissare le zone di espansione di ciascuna delle Potenze interessate: il dinamismo giapponese indirizzato verso il sud, e quindi evitati i contrasti mancesi-siberiani; il dinamismo russo verso sud, a carattere antibritannico e cercando di salvaguardare per quanto possibile la posizione dell'Afganistan e della Persia; il dinamismo italiano verso l'Africa mediterranea e il Mar Rosso; il dinamismo germanico verso l'Afrka equatoriale. Ribbentrop ha sottolineato che non faceva menzione dei Balcani: ciò a ragion veduta, poiché egli non lintende parlare dei problemi balcanici con la Russia considerandoli invece come questione interna delle due Potenze dell'Asse. Il secondo Protocollo Segreto dovrebbe rLguardare la posizione della Russia nei confronti dei Dardanelli e del Mar Nero. Ribbentrop ritiene che bisognerebbe praticamente giungere all'abolizione delle Convenzioni di Montreux e dare alla Russia due cose: l. una dichiarazione che il Mar Nero

è considerato quale mare 'interno russo; 2. il Libero traffico dei Dardanelli. In tal modo Ribbentrop ritiene che si potrebbe evitare ogni tentativo russo di venirsi a stabilire territorialmente e mi1itarmente sui Dardanelld medesimi, cosa di fronte alla quale le Potenze de'll'Asse non potrebbero rimanere indLfferenti. In cambio del libero traffico nei Dardanelli ·le quattro Potenze del futuro accordo si impegnerebbero a dare alla Turchia la garanzia del mantenimento dello status qua territoriale. Ribbentrop sottolinea che anche per quanto concerne l'Italia il libero traffico attraverso i Dardanelli concesso alla Russia non deve destare preoccupa~ioni, innanzi tutto perché la Russia non è e non sarà mai una Potenza marittima, e in secondo luogo perché l'Italia alla fine della guerra avrà una posizione talmente predominante nel Mediterraneo da poter facilmente controlla,re questo mare.

Una volta stipulato un tale accordo con la Russia, Ribbentrop s:l proporrebbe di svolgere un'azione sulla Turchia onde determinarne un avvicinamento all'Asse. Von Papen, che era presente a Schi:inhof, assicura R.ibbentrop che lo sganciamento della Turchia dall'Inghilterra è un evento possibile. Anche il recente atteggiamento assunto dalla Turchia nei confronti della vertenza italogreca, prova che i legami della Turchia coi suoi allea1Ji sono sempre più !abili. Eventualmente Ribbentrop penserebbe di offrire anche ai turchi una lieve correzione nei confronti della frontiera bulgara, compensando la Bulgaria con Io sbocco ai mare a spese della Grecia. Questo il programma politico che Ribbentrop intende svolgere nelle prossime settimane. Gradirebbe conoscere in merito il parere del Duce.

Per quanto concerne le relazioni italo-russe, Ribbentrop è d'accordo sull'opportunità di qua'lche gesto che valga a rendere più cordiali le relazioni fra i due Stati, ma nell'attesa della stipulazione del Patto a Quattro. egli prega di soprassedere ad ogni iniziativa di accordi bilaterali.

Ho parlato anche a Ribbentrop dell'atteggiamento provocatorio dei francesi a Nizza ed a Tunisi. Egli ha ripetuto le parole del Fiihrer circa quanto dovrà essere dato dalla Francia all'Italia e mi ha detto che nei prossimi giorni in un probabile incontro con Lavai «metterà molta acqua nel suo vino».

Ribbentrop ha espresso il desiderio di mantenere frequenti contatti nelle prossime settimane ·e durante i negoziati con ·la Russia. A suo avviso e salvo novità, il Patto di Mosca potrebbe essere firmato tra la fine di novembre ed i primi di dicembre.

(l) -Ed. con qualche variante ed un'omissione G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, Milano, Mondadorl, 1948, pp. 608-611. (2) -Vedi serle IX, vol. V, D. 794. (3) -Vedi serle IX, vol. V, D. 807. (4) -Vedi D. 91.
43

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5710/0170 R. Bucarest, 4 novembre 1940 (per. l'8).

Telegramma di V. E. n. 455 e miei telegrammi n. 715 e 721 (1).

Il Ministro della Giustizia, Mihail Antonescu, che è il collaboratore e l'amico più intimo de·l Presidente del Consiglio e che tratta per suo incarico le principali questioni d'ordine generale, mi ha nuovamente confermato oggi che il Generale, in occasione della sua imminente visita a Roma, intende proporre l'invio in Romania di missioni militari italiane per la Marina, per l'Aviazione e per le truppe alpine.

Si tratta precisamente di missioni e di specialità per le quale si presentavano per noi maggiori possibilità e per le quali sono venuto svolgendo l'azione prescrittami da V. E.

La missione per le truppe alpine può infatti anche prestarsi senz'altro all'invio di unità di alpini e di artiglieria alpina col carattere di «reparti di istruzione». La missione di aviazione, partendo dagli istruttori già presenti in Romania, può estendere sensibilmente la nostra influenza in tale campo, senza escludere anche qui l'invio di reparti organici.

La missione di marina infine, per la quale finora almeno da parte tedesca non sono state prese o almeno concretate iniziative, se appare politicamente più delicata data la situazione dei porti romeni nei confronti dell'U.R.S.S., ci assicurerebbe peraltro, con l'assumerci l'organizzazione della marina romena e con la presenza della nostra uniforme a Costanza e a Galatz vantaggi indiscutibili sia ai fini della nostra posizione nel Medirerraneo Orientale e nel Mar Nero che ai fini del nostro prestigio militare nell'ambito dell'Asse.

E ciò senza contare i servizi pratici che in ogni eventualità potrebbero rendere i nostri ufficiali di marina una volta installati nei porti romeni del Mar Nero.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 5648/EREB R. Berlino, 5 novembre 1940, ore 14,40.

Questo Ministero degli Affari Esteri mi prega manifestare la sua soddisfazione per il rapporto redatto dalla Commissione Mista italo-tedesca (2). Da

tale rapporto, esauriente e basato su dati di fatto, risulta che la responsabilità dei lamentati incidenti è più da parte ungherese che da parte romena.

Non lo si ritiene però adatto ad essere sen'altro trasmesso ai Governi ungherese e romeno, poiché contiene Informazioni riservate ed espressioni che potrebbero urtare la suscettibilità di tali Governi. Non si ritiene inoltre opportuno trasmettere gli allegati nei quali sono indicati gli incidenti che stanno a documentazione del rapporto stesso, per evitare polemiche e discussioni in proposito.

A conclusione del rapporto la Commissione ha fatto delle proposte su cu1 questo Governo non ha ancora preso delle decisioni.

Il predetto Ministero prega di voler inviare d'urgenza, per un giorno o due, il Ministro Rogeri di Villanova a Berlino, perché possa con il Collega tedesco procedere ad una nuova redazione del rapporto adatta ad essere rimesso ai Governi ungherese e romeno.

Si gradirebbe che il Minisro Rogeri di Villanova fosse anche autorizzato a concordare con questo Governo le proposte da presentare a Bucarest e Budapest per evitare il ripetersi degli incidenti in questione.

Prego voler comunicare data arrivo Berlino Rogeri di Villanova (1).

(l) -Vedi serie IX. vol. V, DD. 694, 741 e 750. (2) -Vedi serie IX, vol. V, DD. 717 e 729.
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L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5652/599 R. Madrid, 5 novembre 1940, ore 20,15 (per. ore 1 del 6).

Precedenza assoluta.

Serrano Sufier mi ha stamane parlato lungamente della nuova situazione di Tangeri. Egli mi ha detto che decisione da lui tenuta segretissima, è stata presa in seguito ad un passo fatto una settimana fa da Consoli Francia e Inghilterra che individualmente avevano richiesto alla Spagna aumento forze da oggi con invio aviazione e truppe francesi e questo per «meglio assicurare neutralità zona internazionale».

Al riguardo Serrano Sufier osservava come non gli fosse possibile spiegarsi chiaramente accordo tra Francia e Inghilterra specialmente dopo 'i colloqui Tours. Sua immediata risposta fu decreto corso forzoso peseta (mio telespresso 7227/2128) (2) ed aumento forze zona con artiglieria ed aviazione spagnola. Inoltre poiché gli constava in modo sicuro che i Consoli Olanda e Belgio, con loro continui intrighi, cercavano di stabilire in Tangeri una specie di torbida situazione «parlamentare» sfruttando Comitato Internazionale, egli aveva persuaso Caudillo a chiavire parzialmente situazione Tangeri. Unica protesta giuntagli finora è quella della Francia di cui egli non ha tenuto alcun conto.

Concludendo, Serrano Sufier mi ha detto che, come ha recentemente fatto

circa colloquio Hendaye (mio telegramma n. 584) (l) egli vi invierà, Eccellenza, esauriente lettera in proposito, a meno che vi fosse possibile dargli incontro da lui sollecitato prima della data da Voi fissata (vostro telegramma n. 535) {2).

(l) -Buti rispose Il 6 novembre (t. per telescr. 34927/1355 P. R. delle ore 22,30) quanto segue: «Rogeri accompagnato da Plgnatti sarà costì venerdì otto». (2) -Non rintracciato.
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L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5670/698 R. Tokio, 6 novembre 1940, ore 7,12 (per. ore 16,15).

Mio telegramma n. 689 (3).

Nella sua riunione ieri Consiglio dei Ministri ha esaminato questione adesione Bulgaria patto tripartito in relazione situazione balcanica ultimamente determinatasi. Autorizzato Ministero degli Affari Esteri a dare ad Ambasciatore del Giappone domani nel pomeriggio poteri per firmare protocollo relativo contro precisi chiarimenti circa le conseguenze che avrà per il Giappone nelle presenti circostanze adesione Governo di Sofia. Matsuoka ha chiesto poi neLla stessa riunione analoga autorizzazione per eventuale adesione della Jugoslavia. Ambasciatore del Giappone dovrà firmare protocolli delle varie adesioni al patto colla formula «ad referendum» per le ragioni accennate nel mio telegramma

n. 665 (4). È stato convenuto che nella comunicazione alla stampa a firma avvenuta si ometterà di menzionare tale formula. Nelle pubblicazioni ufficiali documenti verranno pubblicati soltanto dopo che successiva approvazione Consiglio privato consentirà soppressione formula stessa (5).

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5657/1922 R. Berlino, 6 novembre 1940, ore 9,45.

Il sottosegretario Gaus mi ha pregato di fornirgJli di tutta urgenza il testo italiano ufficiale dei protocolli di adesione dell'Ungheria, della Romania e deHa Slovacchia al Patto Tripartito.

Ho provveduto alla compilazione di tale testo, traducendolo dal testo tedesco, e con la riserva dell'approvazione di V. E. l'ho comunicato a Gaus.

Qui di seguito trascrivo per controllo il testo tedesco e H testo italiano per quanto si riferisce all'Ungheria; per quanto concerne ·la Romania e la Slovacchia occorre soltanto sostituire nel testo 11 nome del Paese aderente.

8 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

Il sottosegretario Gaus prega di voler far pervenire, a mezzo della nostra Ambasciata in Tokio, il testo italiano al Governo giapponese.

Si prevede qui che la firma potrà aver luogo verso la metà del mese corrente.

Sarò grato per un cenno di assicurazione circa la trasmissione a Tokio e circa l'approvazione o le eventuali modifiche da apportare al testo italiano.

TESTO TEDESCO:

«Entwurf eines Protokolls ueber den Beitritt Ungarns zum Dreimaechtepakt.

PROTOKOLL

Die Regierungen von Deutschland, Italien und Japan einerseits

und

Die Regierung von Ungarn anderseits stellen durch ihre unterzeichneten Bevollmaechtigten folgendes fest:

Artikel l

Ungarn tritt dem am 27 September 1940 in Berlin unterzeichneten Dreimaechtepakt zwischen Deutschland, Italien und Japan bei.

Artikei 2

Sofern die im Artikel 4 des Dreimaechtepakts vorgesehenen gemeinsamen technischen Kommissionen Fragen behandeln, die die Interessen Ungarns beruehr werden zu den Beratungen der Kommissionen auch Vertreter Ungarns hinzugezogen werden.

Artikel 3

Der Wortlaut des Dreimaechtepakts ist diesem Protokoll als Anlage beigefuegt.

Das vorliegende Protokoll ist in deutscher, Italienischer, japanischer und ungarischer Sprache abgefasst, wobei jeder Text als Urschrift gi'lt. Es tritt am Tage der Unterzeichnung in Kraft.

Zu Urkund dessen haben die Unterzeichneten, von ihren Regierungen gehoerig bevollmaechtigt, dieses Protokoll unterzeichnet und mit ihren Siegeln versehen.

So geschehen in vierfacher Ausfertigung in Berlin am ... november 1940 im Jahre der faschistischen Aera, entsprechend dem ... ten Tage des ... Monats des 15. Jahres der Aera Syowa ».

TESTO ITALIANO

«Progetto di protocollo relativo all'adesione dell'Ungheria al Patto tripartito.

PROTOCOLLO

I Governi dell'Italia, della Germania e del Giappone da una parte

e

il Governo ungherese dall'altra concordano per il tramite dei sottoscritti loro Plenipotenziart quanto segue:

Articolo l

L'Ungheria aderisce al Patto Tripartito firmato il 27 settembre 1940 a Berlino tra l'Italia, la Germania ed il Giappone.

Articolo 2

Qualora le Commissioni Tecniche Miste previste dall'art. 4 del Patto Tripartito trattino questioni riguardanti l'Ungheria, verranno chiamati a partecipare alle discussioni delle Commissioni anche rappresentanti dell'Ungheria.

Articolo 3

H testo del Patto Tripartito è unito in allegato al presente Protocollo.

Il presente protocollo è redatto in lingua italiana, tedesca, giapponese ed ungherese, ognuno dei tre testi facendo ugualmente fede. Il Protocollo entra in vigore dal giorno della sua firma.

In fede di che i sottoscritti, debitamente autorizzati dai rispettivi Governi, hanno firmato il presente Protocollo e vi hanno apposto i loro sigilli.

Compilato in quadruplice esemplare in Berlino il ... novembre 1940, nell'anno XIX dell'Era Fascista, corrispondente al ... giorno del ... mese del XV anno del-l'Era Syowa ».

(l) -Non pubblicato. Per le comunicazioni circa l colloqui dl Hendaye. vedi D. 18. (2) -Vedi D. 4. Il presente documento reca 11 visto dl Mussollnl. (3) -Vedi D. 34. (4) -Vedi serle IX, vol. V, D. 766. (5) -Rltrasmesso a Berlino con t. s.n.d. per corriere aereo 35084 P.R. dell'8 novembre, ore 7.
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IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5660/1085 R. Tirana, 6 novembre 1940, ore 13,15 (per. ore 13,55).

Precedenza assoluta.

Pressione greca nel Corciano continua, me è sempre contenuta. Posizione resistenza non intaccata.

Nell'Epiro nostre colonne, che hanno ieri ottenuto qualche successo proseguono l'azione. Eccellenza Benini ha preso contatto con Comandante Superiore truppe. Eccellenza Soddu sta visitando zona operazioni (1).

(l) Questo telegramma è sottolineato e vlstato da Mussollnl.

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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 35440/496 P. R. Belgrado, 6 novembre 1940, ore 17,15 (per. ore 21,55).

Miei telegrammi 492 e 493 in data di ieri 0).

Comunicato di questo Governo su bombardamenti Bitolj è pubblicato dai giornali senza commenti a parte corrispondenza da Berlino sul Vreme di cui al fono-bollettino odierno.

Nella popolazione continuano tuttavia lentamente ed insistentemente ad essere diffuse voci (che trovano anche troppo facile credito) che apparecchi fossero italiani. Autorità competenti pur mantenendosi in generale riserbate in attesa conclusione inchiesta hanno tuttavia indicato a persona di fiducia che «primi dati sono contraddittori».

R. Addetto Militare riferisce che antecedentemente bombardamento Bitolj Capo Ulficio informazioni questo Stato Maggiore gli aveva preannunziato nota circa violazioni frontiere senza conseguenze che sarebbero state compiute nei giorni precedenti da nostri aerei in quella zona. Nota non è ancora pervenuta né di ciò mi è stato fatto alcun cenno da questo Ministero degli Affari Esteri.

R. Addetto Militare non esclude che si voglia tentare di includere ora nell'inchiesta anche tali pretesi sconfinamenti. È da rilevare infine che comunicato di questo Governo parla di tre sorvoli del territorio jugoslavo da parte di aerei stranieri mentre Reggente R. Consolato in Bitolj ha confermato che città è stata bombardata due volte.

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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5632/498 R. Belgrado, 6 novembre 1940, ore 23,40.

Improvvisa sostituzione del Ministro della Guerra Nedié viene interpretata come sconfitta partito militare serbo intransigente che profittando bombardamento Bitolj aveva tentato ancora una volta di prendere sopravvento nel Governo.

Secondo notizia attendibile Nedié avrebbe voluto stamane far proclamare mobilitazione generale e Ministero Militare. Sua ostilità verso l'Italia era ben nota. Caduta Nedié segna anche punto vantaggio Macek e partito croato dei contadini che specie negli ultimi tempi lo aveva ostinatamente osteggiato.

Successore Peter Pasié è Generale settantenne a riposo da oltre dieci anni. Già Ministro della Guerra Ministro a Bruxelles e Capo di Stato Maggiore Generale. Personalità già di primo piano non aveva svolto negli ultimi anni attività politica di sorta.

(l) Con t. per telefono 5647/492 R. e con t. per telefono 35282/493 P.R. non pubblicati, entrambi del 5 novembre, Mameli aveva riferito circa il bombardamento effettuato su Blto!J da apparecchi non identificati, probabilmente greci.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 11900. Berlino, 6 novembre 1940 (per. il 12).

Fono-bollettino odierno n. 305 di questa Ambasciata (1).

Per ovviare almeno per quanto riguarda la stampa interna agli inconvenienti derivanti dal doppio sistema degli uffici competenti tedeschi (Ufficio Stampa del Governo, diretto dal segretario di Stato dr. Dietrich, e Ufficio Stampa del Ministero degli Esteri, diretto dal ministro plenipotenziario dr. Schmidt), il dottor Dietrich ha disposto in via perentoria, a quanto si ritiene con l'espresso consenso del Fuehrer, che le istruzioni alla stampa tedesca vengano concordate giornalmente in una riunione presieduta dallo stesso Dietrich, o dal suo rappresentante, a cui intervengono, oltre allo Schmidt, il prof. Boemer, e il dr. Fritzsche, rispettivamente capo della stampa estera e capo della stampa interna dell'Ufficio stampa del Governo del Relch, che è inquadrato nel Ministero della Propaganda.

Tali istruzioni sono, per i giornalisti tedeschi, impegnative. Altre istruzioni che venissero date dai singoli uffici vanno considerate ispirazioni e suggerimenti. Ogni mattina viene fissata per i giornalisti una << tagesparole ~. cioè un ordine del giorno, i cui punti coincidono sostanzialmente con quelli che inoltra quotidianamente a codesto R. Ministero l'apposito incaricato speciale per le questioni di stampa presso questa Ambasciata, dr. Cuturi.

In ogni modo gli originali della « tagesparole ~ vengono cortesemente forniti all'Addetto stampa di questa Ambasciata, in via riservata, e se ne trasmettono qui uniti i primi esemplari.

Si ha l'onore di richiamare l'attenzione, fra essi, all'ordine del giorno in data 5 novembre. Esso ammonisce la stampa tedesca «contro la tendenza a perdersi troppo in costruzioni speculative sopra la futura conformazione dell'Europa o del mondo, di là dalla dura realtà della lotta quotidiana~. Tale tendenza è qualificata «sterile all'interno e inopportuna nell'efficacia verso l'estero~. I giornalisti tedeschi non devono quindi tanto occuparsi del nuovo ordine mondiale, quanto tener presente che «il popolo germanico si trova in una lotta per la vita o per ·la morte, impostagli dall'Inghilterra ». Si aggiunge che « noi combattiamo in prima linea non per un nuovo ordine d'Europa, ma per la difesa e la garanzia dei nostri interessi vitali~. Non si deve poi mai trascurare che «questa lotta per i diritti vitali dei popoli giovani in Europa non è condotta soltanto dalla Germania nazista e solo sotto la sua unica guida, ma fianco a fianco con l'Italia fascista, che in tale relazione va quindi sempre rammentata».

Quanto sopra si ritiene particolarmente interessante perchè, dato il continuo contatto del dr. Dietrich con il Fuehrer, si può ben presumere rispecchi il suo pensiero. A tali concetti si è subito richiamato l'articolo del Voelkischer Beobachter, riassunto nel fonobollettino stampa in riferimento.

(l) Non pubblicato.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 12013/2770. Berlino, 6 novembre 1940 (per. il 15).

Il rilievo davvero eccezionale con cui la stampa germanica ha riportato l'intervista di Bonnet può ispirare alcune considerazioni sul'atteggiamento presente dell'opinione pubblica tedesca, e in primo luogo delle sfere dirigenti del Relch, nei riguardi della Francia sconfitta. Non la si stima, non si ha per lei alcuna vera considerazione, ma si registrano attentamente le voci favorevoli alla Germania che ne partono, ultima quella di Georges Clauden un amico di Charles Maurras, il quale si è pronunciato apertamente per la collaborazione con il nemico di ieri.

Non occorre riferirsi ai compiaciuti commenti dopo l'incontro tra il Fuehrer e il maresciallo Pétain, ma è soprattutto interessante indagare se questo spirito di suiD.ciente benevolenza, o di benevola suiD.cienza, che sembra aleggiare nei riguardi della Francia, sia frutto di opportunismo contingente (allettamento all'Inghilterra perchè ceda le armi e si aiD.di alla generosità tedesca, desiderio di apparire umani all'America etc.) o non risponda piuttosto a un più intimo sentimento.

Si può ricordare, propendendo per la seconda ipotesi, che la potenza francese non esiste più, per la Germania, dal 7 marzo 1936, dal giorni cioè in cui le truppe tedesche rioccuparono la Renania e per ventiquattro ore si rimase a fiato sospeso, a Berlino, attendendo se Parigi lanciasse l'ordine di mobilitazione generale. Parigi incassò il colpo, altri continuò a incassare da allora ininterrottamente, mentre a Berlino François-Poncet ripeteva vaghi tentativi d'intesa, mal servito dalle vicende interne del suo Paese. L'intesa era, innegabilmente, nei propositi del Fuehrer. Venivano in Germania gli ex-combattenti francesi, con i loro berretti baschi e una malinconica diiD.denza verso il Terzo Reich, l'attuale ambasciatore Abetz ripeteva verso la Francia la politica della mano sinistra di Ribbentrop, l'anglofilo deluso, nell'inverno precedente la guerra i cavalieri di Saumur, nella Deutschlandhalle, venivano applauditi da centinaia di migliaia di cittadini berlinesi.

La buona «stimmung » verso la Francia c'era, anche a prescindere dagli episodi diplomatici, che non è il caso qui di ricordare. Bisogna dire, piuttosto, come tale atteggiamento irraggiasse direttamente dalla personalità di Hitler, e rammentarsi dei suoi numerosi accenni al « pollu », nei primi discorsi di guerra. Soltanto in un secondo tempo la collera del Fuehrer si sferrò contemporaneamente all'impeto delle sue divisioni corazzate. Quando tramontò la speranza d'una pace separata, e si ammainarono dalla linea Sigfrido i trasparenti con gli appelli concilianti inalberati verso la Maginot. Quando tremende visioni di bombardamenti seguirono, nel cinegiornale tedesco, i quadri dei soldati francesi che danzavano, sulla riva del Reno, al suono della radio germanica: quadri forse truccati, ma che dimostravano appunto come non si intendesse, a Berlino, aizzare all'odio contro il nemico occidentale.

Ora, la rapidità dell'azione con cui è stata debellata la Francia, ha avuto tipici effetti dall'una parte come dall'altra. In Francia, si è rimasti storditi, ci si rialza fiacchi dalla formidabile botta, senza rendersi ancora completamente conto di tutte le conseguenze. In Germania, non si risente affatto lo sforzo dell'assalto con cui si è messo a terra l'avversario e, date anche le poche perdite subite, non si ha rancore verso di esso e ci si mostra molto, molto disposti a dimenticare.

Ciò torna tanto più facile in quanto si distingue nettamente fra le conseguenze materiali del conflitto franco-tedesco e i rapporti generali fra i due popoli. Per quanto riguarda le prime, si pensa molto semplicemente che la Francia ha perduto in pieno, e dovrà pagare in pieno: «gruendlich ». Per i secondi, invece, si troverebbe semplice che i francesi si affidassero cordialmente ai tedeschi, e quasi fossero loro grati della lezione ricevuta.

Si ha l'impressione che questo sia il proposito del Fuehrer. Tenacissimo nelle grandi linee della sua politica, egli voleva arrivare a staccar la Francia dall'Inghilterra e, non riuscitovi in pace, vi è riuscito con la guerra e in guerra. Ora vuole attirare la Francia verso la Germania, sa le resistenze che trova al di là, ma non desiste. Con questo fine attraverso una serie di gesti e una direttiva generale sul contegno che i tedeschi devono avere in Francia, prosegue la sua azione.

Il maresciallo Pétain è stato accolto con gli onori delle armi, al passaggio nella Francia occupata e nella stazione di provincia dove è avvenuto l'incontro. Si è voluto ornare di tappeti e di fiori la piccola stazione, mandando a requisirli nelle città vicine. Si è aderito al desiderio di Pétain di abitare non quale ospite dei tedeschi, ma nel palazzetto della Prefettura, lo si è accompagnato a visitare, come aveva chiesto, un campo di prigionieri francesi (dove non è stato ricevuto, d'altra parte, con eccessivo entusiasmo).

A Berlino, il capo dei combattenti francesi, il cieco di guerra Scapini, circolava recentemente nella sua uniforme, accompagnato dalla consorte, senza nessuna scorta evidente di ufficiali tedeschi, e senza che il suo passaggio sollevasse H minimo mormorio.

Andare a Parigi è l'aspirazione di ogni ufficiale e di ogni funzionario. Al ritorno, egli racconta come al ristorante della Tour d'Argent abbia incontrato il maresciallo Goering e bevuto il migliore cognac della sua vita, e come le ragazze francesi siano molto, molto carine ed espansive, ma come lo spumante costi parecchio. Non ricorre mai, nei suoi discorsi, la minima allusione alla guerra con la Francia, come se fosse un episodio ormai tanto lontano.

Questi frammenti di osservazioni non richiedono una conclusione. Ma un corollario, se mai, sull'atteggiamento della controparte. Fritz Stein, corrispondente per molti anni a Parigi di giornali tedeschi, racconta le impressioni d'un viaggio che vi ha compiuto ora (B. Z. am. Mittag del 22 ottobre). «Avevamo sempre creduto che i francesi fossero un popolo cortese, anche nella disgrazia. Errore. Si chiudono, anche fra loro, in un silenzio ostinato, in una resistenza passiva. Hanno il muso duro, brontolano. Pochi, incontrando un tedesco che conoscono da molti anni, vogliono parlare del presente, cercar di definire le cause della loro sconfitta. La maggior parte, o rifiutano di rendersi conto della situazione, scettici verso l'oggi e il domani, o aspettano il miracolo. La maggior parte si appagano di frasi vaghe, dietro cui non vi è alcuna riflessione e alcuna volontà. Sono stanchi, rassegnati, impotentemente in collera contro tutto e contro tutti, sognano la prosperità passata e l'aspirazione al ritorno della normalità non è che il desiderio, appunto, di credere che tutto sia stato un sogno, e che si possa un giorno ricominciare, dove si è rimasti il 2 settembre 1939 ».

Il giornalista non ha continuato, forse per ordine superiore, la serie dei suoi articoli. Ma tutti i tedeschi che hanno vista recentemente la Francia parlano, se pure non scrivono, nella stessa maniera.

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IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5684/801 R. Bucarest, 7 novembre 1940, ore 0,40 (per. ore 10,30).

Generale Antonescu mi ha pregato oggi di andare da lui e mi ha lungamente intrattenuto in termini appassionati e commossi sulla situazione dei romeni di Transilvania. Secondo quanto mi ha detto, autorità ungheresi avrebbero ricominciato in questi ultimi giorni espulsioni in massa di intellettuali romeni, violando così tregua richiesta dalle Potenze dell'Asse.

Prolungarsi di tale stato di cose, produce a suo dire, maggiori inconvenienti anche materiali alla Romania che nella difficile situazione economica interna è già costretta a provvedere a centinaia di migliaia di rifugiati dalla Bessarabia e dalla Bucovina, nonchè ai romeni respinti dalla Dobrugia, ma soprattutto ai non aderenti al nuovo regime; malgrado sua incondizionata adesione Asse e sua richiesta di alleanza, non ha ottenuto alcun migioramento per la sorte dei romeni passati dall'Ungheria; ciò porta gravi danni alla sua posizione politica nel Paese e scuote aspettativa e fiducia di questa pubblica opinione.

Generale è quindi passato a parlare della funzione della Romania in questo settore, quale antemurale Europa verso Russia sovietica e a tale punto ha altresì accennato eventualità concedere qualche rettifica di frontiera che migliorerebbe situazione militare della Moldavia e costituirebbe un successo politico per il Regime.

Antonescu ha concluso diffondendosi sulle relazioni itala-romene, sull'interesse vitale della Romania all'amicizia dell'Italia, grande Potenza balcanica, e sull'interesse dell'Italia ad appoggiarsi sul popolo romeno che è vicino dal punto di vista razza e per lingua, molto più prolifico e quindi destinato maggiore avvenire di quello ungherese. Generale Antonescu ha terminato pregandomi voler trasmettere al Duce e a V. E. suo più caldo appello in favore romeni di Transilvania.

Mi risulta che comunicazioni analoghe a quelle a me fatte Generale Antonescu ha fatto anche a questo Ministro Germania ed a Ministro Clodius che travasi di nuovo a Bucarest.

Per quanto in particolare si riferisce accenno circa eventualità rettifica di frontiera in Transilvania, tale idea, come ho rifer~to V. E. (1), è abbastanza diffusa in questi circoli legionari dove viene in qualche modo incoraggiata dagli elementi tedeschi loro vicini.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. S. N. D. 34981/553 P. R. Roma, 7 novembre 1940, ore 3.

Mio telegramma n. 535 (2).

Confermate a Serrano Sufier che sono molto lieto di incontrarmi con lui al più presto e che sono pronto a vederlo alla fine della corrente settimana. Non consentendomi i miei impegni di reca,rmi in Spagna -è tra l'altro imminente il viaggio di Antonescu in Italia (3) -gli sarei grato se egli venisse a Genova ove mi troverei venerdì o sabato prossimi.

Fate inoltre presente a Serrano che non è possibile -né sarebbe forse opportuno -mantenere il segreto su incontro del genere. Telegrafate subito risposta di Serrano, eventualmente data ed ora di arrivo a Genova, composizione seguito ed ogni altra utile notizia (4).

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5729/941 R. Washìngton, 7 novembre 1940, ore 21,06 (per. ore 11,30 dell'B). Risultato elezioni presidenziali. se ha confermato previsioni rielezione

Roosevelt, non rappresenta quel «voto di fiducia>> a carattere plebiscitario che Presidente aveva chiesto al popolo americano. Infatti, su basi dei risultati ormai completati, Willkie raccolto circa 22 milioni di voti contro 25 milioni raccolti da Roosevelt.

Sta comunque di fatto che Presidente assicuratosi per altri quattro anni assoluto controllo Paese che egli eserciterà con piena autonomia, non solo per il suo purtroppo carattere autoritario, per il prestigio personale di cui gode e per la sua innegabile abilità di manovra politica, ma anche perché elezioni totale Camera dei rappresentanti e quelle parziali Senato gli hanno assicurato ancora p!ù completo dominio Congresso.

Uomini politici due partiti, in dichiarazioni fatte immediatamente dopo conosciuto risultato votazioni, hanno tenuto insistere sulla necessità unità Paese nell'attuale situazione mondiale.

Segretario di Stato Hull in suo messaggio diramato ieri afferma che direttiva politica estera due partiti coincide e che quindi esiste già unità paese di fronte problemi internazionali, unità che va però preservata «per poter assicurare pace sicurezza e benessere popolo americano mediante attuazione di principi ideali e di misure pratiche».

Sgomberato ormai terreno da qualsiasi intralcio e preoccupazione di politica interna, nonché rimosse difficoltà economiche per enorme sviluppo avuto da industrie di guerra, Presidente è infatti [occupato] soltanto da problemi politica estera in funzione dei quali egli è deciso orientare esclusivamente vita paese.

Seria remora a sua libertà d'azione rappresentata da necessità coordinare sue mosse di politica estera con fasi progressiva mobilitazione delle risorse e dell'industria del paese nonché dalla circostanza che il riarmo degli S.U.A. e i contemporanei massimi aiuti all'Inghilterra, cui tale mobilitazione è diretta appaiono essere, quanto meno ancora per un certo periodo di tempo, inconciliabili, e talvolta in confiitto.

Alla conclusione che si dovesse ragionevolmente escludere che il Presidente potesse condurre il paese in guerra l'indomani sua rielezione (mio telegramma 914) (l) sono giunto tenendo appunto principalmente presenti tali gravi difficoltà.

È da prevedersi invece progressivo irrigidimento tanto nei riguardi dell'Asse quanto del Giappone con adozione successive misure dirette a rimuovere ogni ostacolo legislativo interno che possa frapporsi alla politica dei massimi aiuti all'Inghilterra (quale ad esempio legge sulla neutralità e legge Johnson) fino all'abbandono, senza minimo ritegno, anche delle ultime vestigie !egalitarie della neutralità. E ciò senza tema suscitare reazioni che anzi potrebbero eventualmente servire a giustificare davanti al paese un vera e propria belligeranza degli S.U.A.

(l) -Con rapporto o telespresso non rinvenuto. (2) -Vedi D. 4. (3) -Vedi D. 73 e nota 2 allo stesso. (4) -Per la risposta di Lequio vedi D. 59.
56

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5693/1089 R. Tirana, 7 novembre 1940, ore 22. (per. ore 1,10 dell'B).

Segreto per S. E. il Ministro.

Posizioni resistenza nel settore Coritza non intaccate. Colonne operanti in Epiro stanno quasi per superare forti apprestamenti difensivi del nemico. Eccellenza [Visconti ritiene] migliorata situazione, mentre emana provvedimenti

per risolvere situazione nel Corciano, e controlla azione Epiro che tende ormai ad esaurirsi.

Eccellenza Visconti pensa infatti di arrestare domani offensiva. Data situazione, Eccellenza Soddu concorda, e con questa decisione di Visconti farà precedere sua assunzione al comando che avverrà sabato. Popolazione si mantiene tranquilla e fiduciosa. Eccellenza Benini avrà informato l'E. V. dell'increscioso episodio di scarsa combattività del battaglione albanese Tomori sul fronte di Coritza. Debbo informare che tutti gli ufficiali, una parte del battaglione e 100 soldati sono però rimasti sulle posizioni eseguendo ordini. Notizia conosciuta nel paese ha provocato ind!gnazione.

Consiglio dei Ministri ha chiesto ieri sera d'essere ricevuto da me per recarmi viva dep'lorazione dell'episodio ed assicurarmi della fedeltà e collaborazione del popolo albanese desideroso di contribuire più fortemente alle operazioni in corso. Presidente del Consiglio Verlaci, addolorato per l'episodio, ha chiesto lui stesso di potersi recare al fronte con un raggruppamento volontari ai suoi ordini.

Segnalo atteggiamento suddetto come sintomo de'l Paese. Eccellenza Soddu pensa d'impiegare reparti Albania in copertura frontiera jugoslava. Ho messo a disposizione dell'Eccellenza Soddu la sentita e devota collaborazione di tutti e tutte le risorse del Paese Cl).

(l) Vedi D. 23.

57

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 12014/2771. Berlino, 7 novembre 1940 (per. il 15).

Mio telespr. n. 12013/2770 del 6 novembre u.s. (2).

La zona francese occupata dai tedeschi comprende 340.000 chilometri quadrati, con una popolazione di circa ventiquattro milioni di persone. Tale zona è sottoposta all'amministrazione militare germanica, divisa in due rami: stato maggiore militare, e stato maggiore amministrativo. Questo secondo si dedica particolarmente ai problemi civili dell'occupazione, e viene diretto, a Parigi, dal ministro dell'interno e dell'economia del Wuerttemberg, dr. Schmidt.

La direzione amministrativa comprende la città di Parigi e quattro settori provinciali, divisi a loro volta in Feldkommandanturen, che coincidono con i dipartimenti francesi, e ramificati fino agli arrondissements, cui sono preposti i kreiskommandanten tedeschi. Gli addetti germanici a tale amministrazione sono un migliaio, tra funzionari civili e ufficiali.

L'amministrazione francese continua a funzionare, sotto il controllo e anche la guida di quella militare tedesca. Il Governo di Vichy ha mandato a Parigi delegati speciali, per ogni singolo Ministero, i quali stanno continuamente a

contatto con le autorità tedesche, e sono sotto la direzione di un «delegato generale per la zona occupata». Lavai, come è noto, si reca ormai spesso a Parigi, e a sua disposizione è stato messo un palazzo, dove egli tiene un segretariato.

Nella zona occupata i tribunali francesi continuano a funzionare, per i reati comuni, mentre quelli che colpiscono in qualche modo interessi germanici sono di competenza dei tribunali militari tedeschi. Altrettanto vale per la gendarmeria, le ferrovie e i servizi pubblici in genere.

Quanto al contegno delle autorità francesi nella zona occupata, esso viene giudicato da parte tedesca corretto, ma ben contrastante con il dinamismo germanico. I francesi sono alquanto passivi, e tendono a scaricare quanto più possono sull'amministrazione militare tedesca ogni cura e ogni responsabilità.

Le spese che la Francia deve sopportare per la occupazione tedesca ammontano, come si sa, a venti milioni di marchi al giorno (un marco =venti franchi). Da parte germanica si fanno peraltro notare alcune prestazioni di non poca importanza: come il riattamento di ponti e strade, l'aiuto dato per far tornare alle loro residenze tre milioni di profughi e due milioni di smobilitati. A parecchi profughi è stata fornita la benzina sufficiente per il viaggio di ritorno.

Fra 'la serie di provvedimenti provvisori disposti dall'amministrazione militare per la Francia occupata sono i «clearing » con l'Olanda e con il Belgio, che hanno consentito di riattivare parzialmente gli scambi con tali paesi.

Anche nella zona occupata, come in quella non occupata, vige il razionamento. Le tessere sono le stesse, ma la situazione alimentare nella zona occupata è, a quanto assicurano coloro che hanno visitato recentemente le due zone, migliore che in quella soggetta al Governo di Vichy.

(l) -Questo telegramma è sottolineato e vtstato da Mussollni. (2) -Vedi D. 52.
58

IL MINISTRO DI FINLANDIA A ROMA, TALAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE 972. Roma, 7 novembre 1940 (per. il 13).

La Légation de Finlande présente ses compliments au Ministère Royal des Afl'aires Etrangères et a l'honneur de Lui communiquer, d'ordre de son Gouvernement, ce qui suit:

Le 27 juin 1940 le Gouvernement de l'U.R.S.S. avait fait savoir au Gouvernement finlandais son désir de renouveler le status des Iles d'Aland, réglé par la Convention relative à la non-fortification et à la neutralisation de ces iles, signée le 20 octobre 1921. Le Gouvernement finlandais consentit au désir du Gouvernement soviétique et entamait des négociations qui sont abouties le 11 octobre 1940 à la signature d'un accord entre la Finlande et l'U.R.S.S. pour la consolidation des bases de leur sécurité et de la paix dans la Mer Baltique (1).

Au cours des négociations le Gouvernement soviétique faisait savoir qu'il n'approuverait pas la proposition faite par le Gouvernement finlandais de ne

pas porter atteinte par le nouvel accord aux droits et obligations résultant pour la Finlande de la Convention précitée, faisant valoir que seul l'U.R.S.S. et la Suède étaient intéressées, à còté de la Finlande, des iles d'Aland. Le Gouvernement fl.nlandais acceptait le point de vue soviétique et l'article visant à telles obligations fut par conséquent omis dans le texte défl.nitif de l'accord.

Selon l'accord la Finlande s'engage à démilitariser les iles d'Aland à ne pas les fortifier ni à les remettre à la disposition des forces armées des Puissances étrangères. L'U.R.S.S. aura le droit d'établir dans les iles un consulat chargé, en sus des affaires consulaires ordinaires, de surveiHer l'application des stipulations concernant la démilitarisation et la non-fortifl.cation des iles.

(l) Vedi serie IX, vol. v, D. 718.

59

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5698/604 R. Madrid, 8 novembre 1940, ore 1,45 (per. ore 4,30).

Vostro 553 (1).

Serrano Sufier è spiacente non poter lasciare Madrid nella corrente settimana data delicata situazione Tangeri con Comitato Amministrazione Internazionale e violenta protesta francese.

Pertanto, qualora Voi, Eccellenza, non insisteste vederlo prima, egli proporrebbe incontro seconda quindicina corrente mese in località di Vostro gradimento concordando circa convenienza rendere pubblica la visita.

Quanto al convegno Duce -Caudillo egli riterrebbe opportuno avvenisse entro prossimo mese (2).

60

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 5723/1093 R. Tirana, 8 novembre 1940, ore 19,50 (per. ore 23,55).

Precedenza assoluta. Segreto per l'Eccellenza Ministro.

Nessun nuovo attacco del nemico nel Corciano dove stanno affluendo nostri rinforzi. Operazioni offensive in Epiro sospese temporaneamente. Pressione greca nell'alta valle della Vojussa contenuta. Eccellenza Soddu assumerà domani comando gruppo armate. ... (3) albanese sta provvedendo per assistenza alle truppe (4).

(l) -Vedi D. 54. (2) -Annotazione marginale di Ciano: «Sta bene». Il presente telegramma reca 11 visto di Mussollni. (3) -Parola non decifrata. (4) -Questo telegramma è sottolineato e vlstato da Mussollnl.
61

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, ALESSANDRINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 8 novembre 1940.

In una conversazione con il Signor Kawahara, Primo Segretario dell'Ambasciata del Giappone, ed in seguito ad un accenno da me fatto alle relazioni russo-giapponesi, sulla base dei recenti telegrammi da Mosca (1), il predetto signor Kawahara mi ha confidenzialmente detto che il nuovo Ambasciatore giapponese a Mosca, Signor Tatekawa, ha riferito a Tokio in senso molto più pessimistico di quanto non abbia parlato ai propri colleghi d'Italia e di Germania.

Molotov, mi ha detto il Kawahara, avrebbe, in sostanza, opposto un rifiuto alla richiesta giapponese per la conclusione di un patto nippo-sovietico analogo a quello tedesco-sovietico, «basando praticamente tale rifiuto sul fatto che quest'ultimo contiene clausole segrete che l'eventuale patto con il Giappone non potrebbe contenere».

62

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, BADOGLIO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 8 novembre 1940.

Ho esaminato il problema relativo alla nomina del generale di corpo d'armata Soddu a comandante superiore delle forze armate d'Albania con pieni poteri civili e militari in tutto il territorio del Regno d'Albania.

Osservo: l o la nomina del Comandante superiore delle forze armate d'Albania può essere fatta con semplice dispaccio di questo Comando supremo, diretto ai tre Ministeri militari e ai tre Stati Maggiori delle forze armate, nonché, per conoscenza, ai Comandanti superiori delle forze armate. 2° Per conferire i poteri civili e militari al Comandante superiore FF.AA. d'Albania in tutto il territorio del Regno d'Albania, premesso che con bando detti poteri sarebbero limitati alla zona attuale delle operazioni, dato che solo in detta zona il bando può avere vigore, prospetto le seguenti tre soluzioni:

Ja soluzione

Emanazione di un decreto luogotenenziale che dichiari in stato di guerra anche il rimanente territorio settentrionale del Regno, che si era voluto deli

beratamente escludere nella prima dichiarazione di stato di guerra; emanazione di un bando che determini zona delle operazioni il territorio dichiarato in stato di guerra col decreto suindicato.

Osservo che questa soluzione deve essere considerata sotto i:l punto di vista politico, dato che verrebbero dichiarati zone di guerra e zona delle operazioni i territori albanesi confinanti con la Jugoslavia, e sotto il punto di vista economico, dato che alle truppe dislocate in detti territori dovrebbe essere corrisposto il trattamento economico per intero.

Questa soluzione determinerebbe di fatto l'esautorizzazione integrale del luogotenente generale del Re.

2a soluzione

Emanazione di un decreto reale che nomini n generale di corpo d'armata Soddu Luogotenente generale del Re in sostituzione dell'attuale.

In tal modo i poteri civili di tutto il territorio albanese passerebbero nelle mani del generale Soddu, il quale contemporaneamente avrebbe anche quelli militari per la sua nomina a Comandante Superiore.

Però, è ovvio, questo provvedimento è molto appariscente e potrebbe forse essere sfruttato dalla propaganda nemica, la quale avrebbe giuoco per dedurne disordini interni in Albania.

3a soluzione

Emanazione di un decreto legge per stabilire che i bandi emanati a norma dell'art. 17 della legge di guerra hanno valore di legge in tutto n territorio del Regno d'Albania.

Contemporaneamente dovrebbe essere fatta dal Comandante supremo la delega per la facoltà di emanare bandi al Comandante superiore FF.AA. d'Albania.

Questa soluzione, senza prevederlo espressamente, verrebbe a togliere quasi integralmente ogni autorità civile al Luogotenente generale, e cioè sarebbe una sostituzione graduale dello stesso Luogotenente generale, ma meno appariscente di quella prospettata nella 2a soluzione.

(l) Vedi DD. 8 e 25.

63

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5798/0322 R. Budapest, 8 novembre 1940 (per. l'11).

Mio telegramma per corriere n. 0315 (1).

Ho visto il conte Michele Teleki di ritorno suo viaggio in Italia. Si è mostrato profondamente soddisfatto accoglienze ricevute e vivamente ammirato delle realizzazioni agrarie del Regime da lui visitate. Particolare impressione aveva destato in lui colloquio avuto col Duce ed in proposito mi ha confermato

le espressioni di simpatia avute dal Capo del Governo nei confronti Ungheria. Mi ha soggiunto che in ogni luogo d'Italia aveva avuto occasione di rendersi conto dei cordiali sentimenti esistenti nei riguardi Nazione magiara.

Circa i suoi colloqui con il Ministro e gli organi dell'Agricoltura egli mi ha detto essersi limitato all'esposto di quanto qui concretato nel campo agrario con Germania. Dalle sue parole mi è parso peraltro intendere che non si penserebbe per ora in Italia di applicare d'accordo con Ungheria analoghi provvedimenti. Conte Teleki ha infatti soggiunto che nessun accordo d'ordine tecnico era stato da lui affrontato e che conversazioni avute si erano limitate a una disamina generale dei problemi esistenti.

Mi ha altresì dichiarato tutta sua buona volontà per contribuire, in corso di esecuzione, a migliorare condizioni dei contingenti ungheresi previsti dal nostro ultimo accordo commerciale.

(l) T. rr. s.n.d. per corriere 34995/0315 P.R. del 30 ottobre, non pubblicato: riferiva circa un colloquio a Roma tra Teleki e Mussolini.

64

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. R. 2940/624. Rio de Janeiro, 8 novembre 1940 (per. il 19).

In relazione alle voci corse che il Cile avesse già praticamente ammesso il principio di affittare determinate basi navali all'America del Nord, e che il Brasile propendesse per una soluzione del genere, ho creduto approfittare di una udienza concessami dal Presidente della Repubblica, per parlargliene in maniera franca e leale, !asciandolo beninteso libero di rispondermi o di non rispondermi affatto.

Il Presidente, soppesando ogni parola, ha detto «non risultargll ~ che l'America avesse impostato col Brasile, in conversazioni diplomatiche, tale questione. Non escludeva che in occasione del viaggio del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito brasiliano a Washington, Generale Goes Monteiro, fossero state con lui iniziate aperture a tale proposito. <<Sebbene -aggiunse il Presidente tale argomento sfuggiva alla missione del Gen. Goes Monteiro ~. (Il detto Generale è sulla via del ritorno, e poiché ho rapporti molto intimi con lui, non mancherò di porgli precisi quesiti).

Il Presidente, dopo aver molto riflettuto, ha continuato con queste precise parole: «È chiaro che se basi navali debbono essere costruite, queste saranno costruite da noi>>.

Non ho creduto insistere ulteriormente, sebbene le parole del Presidente Vargas non smentiscano né affermino. Da esse, tuttavia, credo dover desumere che l'argomento ha già formato oggetto di esame.

Mi risulta, da buone fonti, esistere in Brasile una corrente, che fa capo al'l'Itamaraty, favorevole all'affitto a lunga data all'America del Nord di basi navali ed aeree. Ritengo che il Presidente della Repubblica, il quale sa di non aver nel Presidente Roosevelt un amico personale e sa altresì che gli Americani del nord non lo vedono con favore, non è molto propenso a mettersi in casa dei nemici dei suo regime, e cioè, a creare sulle coste del Brasile veri e propri nuclei di «infezione» democratica che, sotto veste militare, e sfuggendo perciò ad ogni controllo, potrebbero diventare focolai di propaganda.

È probabile perciò che egli piuttosto che cedere in atntto determinate basi, vagheggi il progetto di farsi finanziare dall'America del Nord, con l'obbligo di procedere aHa costruzione e attrezzamento di basi aereo-navali che sarebbero, in tempo di pace, presidiate dall'Armata brasiliana. Beninteso esse passerebbero automaticamente sotto il controllo della nazione egemonica su questo continente, cioè, dell'America del Nord, nel momento che una guerra dovesse coinvolgere Ie Repubbliche Sud Americane nel conflitto contro determinati nemici.

È mio dovere peraltro aggiungere che fonti giapponesi, di solito bene informate, ritengono che la cessione delle basi nel nord del Brasile, sarebbe già risoluta e che sarebbe stato, anzi, già firmato un protocollo al riguardo.

Il mio Collega di German~a è propenso a considerare l'informazione giapponese come esatta.

Egli ritiene che un recente e piuttosto misterioso credito di 25 milioni di dollari, aperto dalla Bank o! Import and Export a favore del Brasile (prestito nei cui riguardi i responsabili ambienti finanziari brasiliani non sanno dare spiegazioni convincenti) costituirebbe la contropartita, in campo monetario, della cessione delle basi.

Mie informazioni, invece, mi fanno piuttosto ritenere che tale ingente apertura di credito costituisca un mascherato finanziamento americano per il pagamento di materte prime brasiliane acquistate dalla Gran Bretagna. Tratterebbesi, in sostanza, di un finanziamento fatto alla Gran Bretagna, con evidente vantaggio del Brasile, che non si vede obbligato a concedere alla Gran Bretagna 'lunghi crediti pur di incentivare l'esportazione oggi in ristagno.

In conclusione ritengo (salvo a rettificare le mie impressioni se ulteriori informazioni a ciò mi inducessero), che il problema della cessione di basi navali ed aeree da parte del Brasile a favore dell'America del Nord, è certamente a'llo studio, ma non è ancora entrato in una fase ben definita trattandosi di questione su cui il Presidente Vargas non ha ancora preso le sue decisioni.

65.

L'INCARICATO D'AFFARI A HELSINKI, SEGANTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5782/265 R. Helsinki, 9 novembre 1940, ore 19 (per. ore 23,15).

Mi sono recato da questo Direttore Generale Affari Politici, Segretario Generale per gli Affari Esteri ad interim, in visita di cortesia, e per controllare alcune voci allarmistiche segnalate dal Ministro Bonarelli sui più recenti sviluppi nelle relazioni russo-finlandesi.

Egli smentisce nel modo più assoluto le voci secondo le quali l'U.R.S.S. avrebbe desiderato il ritiro delle truppe germaniche dislocate nella zona di Petsamo, intervenendo a tale fine presso il Governo finlandese o presso quello

9 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

tedesco. I propalatori di tali voci cercavano di accreditarle facendo notare come molte truppe tedesche si fossero recentemente dislocate verso il sud, e dando un significato politico al fatto che un ricevimento alla Legazione dell'U.R.S.S. per il 7 corrente è stato disdetto per indisposizione del Ministro, aggiungendo poi che la dilfidenza sovietica sarebbe originata dal fatto che la proporzione nella divisione del nichel delle miniere di Petsamo non sarebb& stata rispettata, a tutto vantaggio dei tedeschi. Il mio interlocutore mi ha confidenzialmente informato che in questi giorni l'U.R.S.S. avrebbe rinnovato le sue insistenze per sostituirsi alla società inglese che ha la concessione di quelle miniere per 99 anni: la Finlandia, vincolata da contratto, desidererebbe risolvere la questione a mezzo di trattative dirette fra la Società inglese ed il Governo dell'URSS. Sull'esito dei negoziati in corso si mostra il più grande ottimismo... (l) questioni aperte per il momento (telespresso questa Legazione n. 433 del 31 ottobre u.s.) (2). All'ottimismo del mio interlocutore si deve tuttavia contrapporre il sempre più crescente stato di panico degli ambienti commerciali che ritengono ora o poi inevitabile l'inflazione. Nonostante le misure adottate recentemente, ed il divieto di detenzione e di commercio di valuta straniera, le trattazioni alla borsa nera riguardano somme sempre maggiori ed il dollaro è richiesto ad oltre il doppio del corso ulficiale.

66

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. S. N. D. 35214/556 P. R. Roma, 9 novembre 1940, ore 24.

Vostro telegramma n. 604 (3).

PregoVi dire a Serrano che concordo con sua proposta. Incontro potrà aver luogo terza settimana corrente mese, subito dopo visita Antonescu. Riservomi comunque confermare data e località.

67

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5764/511-512 R. Belgrado, 9 novembre 1940, ore 24 (per. ore 4,05 del 10).

Monastir. Nella serata di ieri questo Governo ha diramato comunicato trasmesso anche a mezzo Stefani.

Stamane in conversazione per altro argomento questo Ministro aggiunto Affari Esteri pur riservandosi definitivi risultati inchiesta in corso mi ha chiaramente fatto comprendere che mentre altri dati finora raccolti sembrano caoticamente contraddittori «bombe trovate inesplose territorio jugoslavo risultano essere italiane». Ho osservato a Smilianic che in attesa conoscere risultanze precise e complete inchiesta dovevo limitarmi fargli rilevare che dato circa bombe, anche se fosse per risultare esatto non può essere in alcun modo considerato probante per nazionalità apparecchi crociati per queste ultime deposizioni testLmoni oculari sono precise .

.Console Skoplje e reggente Monastir continuano frattanto su mie istruzioni raccogliere ogni possibile dato in materia. Ritengo di rilevante interesse altra affermazione fatta da Smilianic che sarebbero state lanciate in territorio jugoslavo altre 100 bombe di cui 60 a Monastir e 40 in località vicine. È da notare che comunicato ufficiale jugoslavo aveva precisato invece 21 bombe su Monastir e che ciò potrebbe confermare intendimento del Governo jugoslavo abbinare precedente sorvolo (con caduta bombe senza conseguenze) di cui al telegramma sopra citato per creare confusione e cercare precedenti per Monastir.

Ha infine insistito sul fatto che Governo jugoslavo intende continuare trattare incidente in via diplomatica.

Giornali esteri avendo pubblicato che vi è stato un mio colloquio a proposito bombardamento Monastir con Presidente Consiglio Ministri jugoslavo, confermo ad ogni buon fine che non ho avuto conversazioni in materia oltre quella sopra riferita e che non ho avuto in questi giorni occasione conferire con Presidente Consigl:io Ministri.

(511). Mi riferisco al mio telegramma n. 496 in data 6 corrente (4). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha ieri informato note presentate da Governo jugoslavo a Roma Atene e Londra in relazione bombardamento

(l) -Gruppi indecifrati. (2) -Vedi D. 22. (3) -Vedi D. 59. (4) -Vedi D. 49.

(512). SmiUanic mi ha anche annunziato che Governo jugoslavo sarà in grado farmi conoscere risultati inchiesta entro breve termine, probabilmente domani oppure dopo domani.

68

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5818/0139 R. Madrid, 9 novembre 1940 (per. il 12).

Mio telegramma 604 (1).

Nel parlarmi della questione di Tangeri Serrano Sufier mi ha detto che alla protesta anche verbale, oltre che scritta, di questo Ambasciatore di Francia per il recente atto della Spagna che ha abolito Statuto internazionale quella

zona egli è stato obbligato mostrargH documento dal quale risulta che circa due mesi or sono Governo Vichy aveva offerto Tangeri alla Spagna purché garantisse Marocco francese e troncasse trattative con Asse.

(l) Vedi D. 59.

69

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. R. 11972/2742. Berlino, 9 novembre 1940 (per. il 13).

Il discorso pronunciato iersera da Hitler a Monaco va annoverato, piuttosto che nella serie dei grandi discorsi aventi portata internazionale, fra quelli tipici che il Fuehrer è solito fare parlando fra camerati. Anche stavolta egli li ha intrattenuti per più di un'ora, e si ha ragione di ritenere che soltanto un riassunto delle sue dichiarazioni sia stato diramato dall'agenzia ufficiale, non il loro testo completo.

Lo schema del discorso è tradizionale, partendo come in precedenti occasioni dalla rievocazione della lotta politica vittoriosamente sostenuta all'interno per dedurre la massima fiducia nella lotta che il nazismo ha ora affrontata contro i nemici esterni. Questa rievocazione della Germania prima e dopo la guerra mondiale, prima e dopo l'avvento del nazionalsocialismo, occupa circa tre quinti del discorso. Essa sfocia nella conclusione seguente: «Ero deciso a far ridiventare libera la Germania. Ho condotto la lotta tappa per tappa. Mi proponevo davvero di rimanere in pace». A questo punto riafferma con molta chiarezza le concezioni pol'itiche da cui era guidato allora: « Vo>levo stabilire strettissime relaz•ioni di amicizia con l'Inghilterra. Pensavo che le razze germaniche dovevano andare insieme. (È la prima volta, se ben si ricorda, che il Fuehrer definisce così schiettamente germanica anche la razza cui appartengono gli inglesi). Vo•levo gli stessi rapporti con l'Italia; pensavo inoltre al Giappone come a una potenza con i cui interessi i nostri possono correre paralleli. Per quanto s•i trattava deìl'Italia, questo tentativo è riuscito, grazie all'opera geniale dell'Uomo che ha fondato il Fascismo e che aveva dovuto sostenere nel suo paese le stesse lotte affrontate da noi nazionalsocialisti in Germania. Ciò è infine riuscito anche con U Giappone».

Hitler insiste quindi fortemente nel rincrescimento perché non si sono raggiunti gli stessi rapporti con l'Inghilterra. Non solo rievoca i passi concli.liativi compiuti anche nell'imminenza del conft:itto, ma aggiunge che il popolo tedesco non sentiva alcun odio contro l'Inghilterra, diversamente da essa. La propaganda inglese a·izzava contro la Germania. La guerra appariva inevitabile, era divenuta solo una questione di tempo. E allora, convintosi che i Britanni erano decisi a dichiarare la guerra alla Germania, Hitler ha sperato che ciò avvenisse mentre egli viveva. Questo concetto è tipico del Fuehrer. Si può ricordare a tale proposito il rapporto di Henderson del 20 settembre 1939, paragrafo 31. L'ambasciatore britannico cita un suo colloquio con Hitler. «Egli mi disse che non si fidava di Chamberlain, egli disse di preferire la guerra mentre aveva 50 anni, piuttosto che a 55 o 60. Egli aveva sempre cercato la possibilità dell'amicizia con l'Inghilterra e aveva creduto in tale possibilità... ».

Si può notare che nel discorso di ieri Hitler, pur attaccando più volte Churchill e compagni, soprattutto per la loro menzognera albagia, è meno violento che in precedenti discorsi. Il Fuehrer è in prima linea preoccupato di spiegare al suo popoio che questa guerra non è stata voluta dal nazionalsocialismo, ma imposta dall'Inghilterra, e di Infondere fiducia al suo popolo nella vittoria finale. Cita i sacrifici modesti di uomini e di materiale finora compiuti, e le immense riserve. Riafferma che «la Germania con il suo aneato sono oggi forti abbastanza per contrapporsi a ogni combinazione di questo mondo » e proclama che «non vi è alcuna coalizione di potenze la quale possa superare la nostra». (Il DNB ha più tardi fatto correggere il testo ufficiale inserendovi la parola «mi'l!itarmente » ).

Anche per quanto riguarda le dichiarazioni di Hitler circa la guerra aerea, van tenuti presente il momento e l'ambiente in cui egli le ha pronunciate. Dopo H disCO!rso, vi sono state a Monaco quattro ore di allarme aereo. Il Fuehrer ha imputato agli Inglesi tale sistema di guerra, cui essi hanno provocato la Germania. Ma, una volta incominciato, non si fa più macchina indietro.

Lo stesso spirito informa tutta la parte militare del discorso. Non fa profezie sulle azioni future, ma lascia ritenere che ci si trovi in una fase di attesa durante la quale ci si prepara a cimenti maggiori: «quando verrà nuovamente l'ora di impegnarci in grande, spero di giungere esattamente agli stessi risultati che ,abbiamo dietro a noi». Non vi saranno compromessi. Hitler ripete l'affermazione di altre volte: «Uno deve schiantarsi. E a nessun costo questo sarà la Germania ».

Il carattere interno del discorso non comportava ampi accenni di politica estera. È un discorso di guerra, e conformemente alle istruzioni fatte dare in questi giorni anche alla stampa (1), non vi si parla di ricostruzione o di ordine nuovo, ma di lotta e di vittoria. Si assicura soltanto, perentoriamente, che « se l'Inghilterra voleva disorganizzare l'Europa, la Germania e l'Italia la organizzeranno», paragonando così il compito costruttivo dell'Asse a quello disgregatore della Gran Bretagna. Né si accenna a patti con altre potenze, né sl considerano quelle vinte, se non nel quadro bellico. Tutto il discorso va giudicato in tale quadro, di cui si limita a riaffermare, senza indulgenze, le linee essenziali.

70

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. 12093/2792. Berlino, 9 novembre 1940 (per. il 16).

La nuova elezione del Presidente Roosevelt, per quanto generalmente prevista non ha mancato di provocare in Germania una notevole impressione.

Negli ambienti ufficiali l'annunc,io è stato accolto con ostentata freddezza ed indifferenza come di fronte ad un avvenimento già scontato, pur riconoscendosi che la decisione presa dal popolo americano il 4 novembre deve considerarsi «gravida di destino».

Tale atteggiamento è evidentemente dettato da considerazioni di carattere tattico ed opportunistico e contrasta sensibilmente con affermazioni raccolte negli ambienti anzidetti ftno alla vigilia delle elezioni nel senso che la mancata riconferma di Roosevelt avrebbe dovuto essere salutata come un grandissimo successo sopratutto perché avrebbe serv1to ad indicare all'Inghilterra una notevole modiftcazione dell'opinione pubblica americana in senso ad essa contrario.

All'indomani della rielezione gli ambienti ufficiali si sforzano a dare l'impressione che il pubblico tedesco abbia seguito la lotta elettorale in America con un interesse puramente sportivo «trattandosi di una questione di politica interna di un paese straniero» che non importava questa volta una battaglia fra due tendenze o fra due sistemi. Era semplicemente la lotta fra due uomini le cui concezioni politiche, come sarebbe apparso chiaro dalle più recenti manifestazioni dell'uno e dell'altro, non differivano sostanzialmente.

Se il nuovo Pres•idente seguirà una politica ispirata al principio «l'Europa agli europei » farà cosa saggia stabilendo l'unica premessa per una solida pace fra i due Continenti ed eliminerà ogni pericolo dato che la Germania per parte sua riconosce in pieno la validità del prindpio di Monroe «l'America agli americani >> e nulla tenterà per ostacolarne l'applicazione.

La responsabilità di una eventuale decisione contraria dovrà quindi ricadere unicamente sul popolo americano e sul Presidente che esso si è scelto.

Fra la massa del pubblico germanico l'elezione di Roosevelt secondo quanto mi risulta, sembra aver fatto una impressione piuttosto profonda e forse superiore a ·quella provocata da altri importanti avvenimenti dell'attuale periodo.

Roosevelt per la mentalità semplicistica dell'uomo della strada signiftca la certezza di un prossimo intervento americano a fianco della Gran Bretagna contro la Germania. E tale concezione facendo l'iaffiorare i tristi ricordi del 1917 e '18, induce non pochi a scorgere nuovi elementi di conferma nella analog·ia di talune situazioni fra la guerra attuale e quella passata.

Anche in ambienti meno suscettibili alla influenza di tali assurde concezioni la elezione di Roosevelt è stata appresa e commentata, se non con preoccupazione, almeno con disappunto alquanto sensibile.

Il ritorno di Roosevelt al potere, veriftcatosi all'indomani del mancato sbarco in Gran Bretagna ed alla vigilia del secondo inverno di guerra, viene considerato se non altro come conferma che la guerra è destinata a durare per molto tempo ancora ed a diventare gradualmente più dura.

Si tratta qui naturalmente di impressioni puramente momentanee di gruppi che, pur continuando a brontolare, proseguiranno nella loro attiva opera di preparazione industriale ed agricola del Paese finora feconda di così imponenti risultati.

(l) Vedi D. 51.

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RIUNIONE PRESSO IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, BADOGLIO, DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, CAVAGNARI, DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'AERONAUTICA, PRICOLO, DEL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, ROATTA, E DEL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GUERRA, SORICE (l)

VERBALE SEGRETO (2). Palazzo Venezia, 10 novembre 1940, ore 11.

DucE: Lo scopo di questa riunione è di fare H punto sulla situazione alba

nese dopo 14 giorn~ dall'inizio delle operazioni.

La prima constatazione che si deve fare è la seguente: che le cose non sono andate come si poteva pensare e come ci avevano fatto sperare e il dirigente politico Luogotenente Generale per l'Albania Jacomoni, e il Generale Visconti Prasca, Comandante le truppe in Albania.

Il piano di Visconti Prasca si basava su due elementi: l'uno di carattere militare (un certo numero di divisioni), l'altro di carattere politico (una rivolta che avrebbe dovuto scoppia.re a tergo delle truppe greche). Dubbi, rimanevano alcuni atti di sabotaggio che s1 potevano ritenere svolgibili dana quinta colonna.

Tutto ciò non è accaduto, anzi è accaduto esattamente il contrario. Mentre non vi è stato nessun segno di rivolta delle popolazioni della Ciamuria a tergo delle truppe greche, vi sono stati invece dei fenomeni molto gravi da parte di taluni reparti albanesi.

Da un rapporto del Generale Roatta, oltre a•i particolari sul comportamento del battaglione albanese Tomori, si apprendono altri dettagli: di un carabiniere sorpreso a tagliare i fili telefonici; casi di diserzione; distl"'ibuzione di volantini anti italiani, ecc. Quindi una situazione che è nettamente contraria a quella che ci è stata descritta, almeno in questo primo periodo.

Mancando questi elementi di carattere politico, si è visto subito che le forze di cui disponeva Visconti Prasca non erano sufficienti; non erano sufficienti le due divis~oni al confine Korciano; appena sumcienti le forze dislocate verso il mare.

Questo piano sarebbe riuscito se invece di avere delle colonne impiegate in un'avanzata che io chiamo «lenticolare », ci fossero state delle masse più compatte.

Otto giorni fa -per dare una prova dell'ottimismo che regnava negli ambienti albanesi -il Generale Ranza mi assicurava che per la sera di sabato Janina sarebbe stata presa (e quindi era inutile bombardarla) e, dopo, Prevesa, e di lì si sarebbe marciato senza perdere tempo in direzione di Atene.

'l1utto questo ottimismo è assolutamente infondato, e si è visto dagli avvenimenti che cosa hanno fatto i Grec1. Il loro piano era abbastanza bene con

gegnato. Minacciare dal Korciano il tergo del nostro schieramento; respingere la Julia e tentare di arrivare alla strada di arroccamento. Fatto questo Io Stato maggiore greco pensava che anche le truppe del litorale si sarebbero trovate in difiìcoltà. Fortunatamente questo dinamismo dell'esercito greco -a mio avviso -si è già esaurito, o sta esaurendosi, per mancanza di impulso proprio e perché abbiamo provveduto in questi giorni a rafforzare tutto il nostro dispositivo. Abbiamo portato sul fronte di Korcia le divisioni Venezia e Arezzo e ho ordinato di dirottare su Valona la divisione Bari. Le forze che sono attualmente a sud mi pare che siano sufiìcienti per tenere la situazione.

Si pone ora il problema di sapere che cosa si fa. Per quel che riguarda gli uomini io sono dell'avviso che bisogna !asciarli dove sono. Togliere il Comando a Visconti Frasca che ha peccato di ottimismo, a mio parere, sarebbe un errore, perché si consacrerebbe che le truppe italiane hanno avuto un insuccesso. Veramente un insuccesso non c'è stato perché i Greci hanno avanzato di cinque chilometri -diconsi cinque chilometri -verso il Korciano, ed hanno respinto la Julia, mentre noi abbiamo avanzato di 20-30 chilometri a cavallo del Kalamas. Abbiamo costituite, qui, teste di ponte che dobbiamo mantenere a qualsiasi costo per riprendere le operazioni in quel settore.

Escluso quindi il cambiamento delle persone si sono dovuti tuttavia organizzare i Comandi che apparivano in un primo tempo abbastanza confusi.

Per questo scopo si è mandato il Generale Soddu, che fin dai primi giorni si è appalesato l'uomo della situazione. Accanto a lui vi è il Nasci che, al fronte del Korcia, ha già detto «di qui nessuno mi muove».

Il Rossi che comanda in Ciamuria è anche a suo posto, per cui penso che questi sono degli uomini all'altezza dei loro compiti. Il problema che si pone oggi è quello della ripresa delle operazioni, che va determinato in ordine al «come» e al «quando». Non si può cominciare se non si è quasi sicuri di dare un colpo notevole all'esercito greco.

Penso che il programma che vi leggerò fra poco sia sufficiente per vedere che cosa si deve fare come inv:o di uomini. È chiaro che l'unico scacchiere dove si può operare è l'Ionico, mentre è da star fermi nel Pindo e nel Korciano. Si può pensare che ci sarà qualche giornata di freddo, ma non si può pensare che il freddo sia come quello che c'è già oggi sulle montagne della Macedonia.

(A questo punto il Duce dà lettura di una «Nota per lo Stato Maggiore Generale» allegata all'originale del presente verbale (1), soffermandosi ad illustrare talune direttive):

Lettera C) della «nota>>: «La nona Armata comprende, sul tratto di Korcia, le divisioni Piemonte, Arezzo, Parma, Venezia, le quali non devono essere spostate ecc.».

Chiarimento verbale del Duce:

Quindi le quattro divisioni si trovano in un clima abbastanza rigido. Faranno quello che si è fatto nella guerra mondiale, nella quale il fante stava

a 2000 metri e resisteva. Si tratta soltanto di dargli adeguati indumenti invernali, viveri di conforto, ecc. Il totale delle forze della ga Armata, calcolando anche la divisione alpina di riserva e la Julia e la Bari sul fronte del Pindo, raggiunge quindi il numero di 63 battaglioni.

Da adesso in poi la « Divisione » di linea sarà composta di tre reggimenti di tre battaglioni ciascuno, altrimenti la terminologia militare deve essere completamente cambiata.

È mia convinzione profonda che se la Julia avesse avuto un reggimento nel mezzo del suo schieramento, non avrebbe fatto quell'avanzata lineare che l'ha condotta a quel ripiegamento.

RoATTA: Le divisioni alpine bisognerebbe !asciarle nella loro attuale costituzione, perché...

DucE: Per le divisioni alpine, le celeri e quella corazzata è un'altra cosa. Mi riferisco alle divisioni di fanteria di linea.

BADOGLIO: Quindi nel settore centrale, con le divisioni Julia e Bari e con la Tridentina su due reggimenti, avremo un totale di nove battaglioni di alpini e nove di fanteria (1), più i tre reggimenti di bersaglieri non indivisionati che adesso sono sparsi in vari punti. Siccome sono su biciclette è bene !asciarli dove sono.

DucE: (seguita a leggere la «nota»). Lettera D): «Il compito della ga Armata è difensivo per tutto l'inverno, salvo il caso non prevedibile di una azione concomitante della Bulgaria».

Chiarimento verbale del Duce:

Fino a questo momento la Bulgaria non ha l'aria di volersi muovere, e resterà ferma fino a marzo, a meno che non intervenga una certa spinta da parte dei tedeschi, in accordo con la Russia (vedi viaggio di Molotov a Berlino) (2). Dicendo « comp:to difensivo per tutto l'inverno» non intendo dire di stare assolutamente fermi, ma limitare le azi.oni. a migliorare la situazione e riprendere quel poco di territorio che gli Albanesi, e non gli Italiani hanno perduto. Le operazioni a raggio strategico io le escludo per tutta la stagione invernale.

(Seguita a leggere la «nota »).

Lettera F): «Obiettivo della lP Armata: ripresa dell'offensiva, in quanto il clima, anche invernale lo consente. A tale scopo bisogna rafforzare la lP Armata con altre quattro divisioni più due di riserva. Totale dieci divisioni complete».

Chiarimento verbale del Duce:

Quindi io prevedo, per lo schiacciamento della Grecia -che voglio assolutamente ragg'ungere -cinque divisioni in più di quelle che la Grecia può

effettivamente mobilitare. Ciò risulta dalla monografia sulla Grecia, compilata a cura dello Stato Maggiore, che io ho attentamente letta. Pare che i dati siano stati indicati con tutta l'esattezza possibile.

RoATTA: Quei dati sono esatti. Tutte le notizie che si hanno confermano quella situazione, però la capacità di mobilitazione della Grecia, come numero di uomini, è molto superiore. Potrebbe darsi che con l'aiuto inglese il Comando greco potrebbe mettere insieme qualcosa di più.

DucE: Questo è molto importante perché rafforza la mia tesi «tempo». (Seguita a leggere la lettera F): << Questo approntamento di uomini e mezzi deve essere fatto bruciando le tappe, onde impedire che la Gran Bretagna dia alla Grecia un aiuto efficiente, e soprattutto per ragioni di prestigio. Tutte le divisioni devono essere in Albania pronte all'impiego non più tardi del 5 dicembre>>.

Chiarimento verbale del Duce:

Io intendo che l'esercito Italiano non resti 11ungo tempo sotto questa situazione morale di non essere riuscito a sfondare il sistema difensivo greco.

(Illustra, sulla base di dati relativi alla spedizione in Africa Orientale, come il periodo di tempo assegnato allo Stato Maggiore (5 dicembre prossimo) per l'arrivo delle nuove forze in Albania non sia troppo breve).

Se le divisioni dovessero essere ancora mobilitate si potrebbe ritenere insufficiente questo tempo; ma un prospetto che mi è stato mandato dal Ministero della Guerra in data 3 ottobre 1940, mi dice che ci sono pronte -al 70, 80% degli organici di guerra -tredici divisioni di fanteria.

Se sono esatte queste notizie che mi sono state fomite, io ho in Italia, approntate, ben 13 divisioni di fanteria, delle quali ne chiedo solo sei, più tre di riserva.

Ora io dico: se nel 1935 abbiamo potuto portare in Lìbia, in Eritrea ed in Somalia gli effettivi di 12 divisioni, in due mesi, é veramente impossibile di portare gli effettivi di sei divisioni in Albania, in venticinque giorni?

Ciò tanto più in quanto concorrono oggi tre nuovi fatti: la brevità del tragitto (si va dalla Puglia in Albania in una notte); la maggiore esperienza che noi dovremmo avere in materia di trasporti; la disponibilità di una flotta aerea che naturalmente non può sostituire il traffico marittimo se non in misura modesta ma tuttavia sensibile.

Una divisione aerea effettuando 15 viaggi al mese, potrebbe trasportare

45.000 uomini, e portare anche taluni cannoni.

Nella ipotesi più modesta del trasporto di soli 1000 uomini al giorno, la flotta aerea dispenserà la marittima del trasporto di 15.000 uomini, ciò che significa disimpegnare per 'lo meno dieci piroscafi.

RoATTA: Il trasporto degli uomini non ci dà fastidio, perché sulle navi. sulle quali mettiamo materiali ed autocarri, imbarchiamo gli uomini in coperta. Il problema da risolvere si riferisce al trasporto dei quadrupedi, dei materiali e degli autocarri.

DucE: (seguita a legge-re la «nota»). «Flotta aerea di trasporto: ... Si utilizzeranno i trasporti aerei:

b) per trasportare Carabinieri e Guardie di Finanza con una cadenza di 50-100 al giorno».

Chiarimenti verbali del Duce:

Serviranno per presidiare l'Albania settentrionale e per fronteggiare il pericolo di infiltrazione di bande degli emissari di Zogu. Per questo è necessario che ci siano motte guardie di Finanza, cercando di eliminare -secondo i casi e le circostanze -i carabinieri albanesi.

(Seguita a leggere la «nota»).

«Azione militare aerea: Durante questo periodo di approntamento le due squadre aeree -rafforzate -continueranno a bombardare la Grecia ed a proteggere l'Albania».

Chiarimenti verbali del Duce:

Perché non bisogna sottoporre ad usura eccessiva gli uomini ed i mezzi. Bisogna proteggere l'Albania, ed insisto su questo punto, 'perché non vi è dubbio che il morale degli Albanesi è scosso. Lo stesso Verlaci ha detto: «Mi aspettavo che una grande potenza come la vostra agisse come la folgore».

Io mi sono documentato, e bisogna rammentare che la campagna di Norvegia iniziata nell'aprile è finita nel giugno. Vi sono delle condizioni di fatto che tale guerra lampo assolutamente impediscono.

È sorto ,invece uno stato d'animo che Visconti Prasca e Jacomoni avevano diffuso col loro ottimismo, e che si era diffuso nel mondo attraverso le corrispondenze dei giornali. I giornalisti sentendo: domani saremo a Janina, quindi a Prevesa ecc., ispirano a queste previsioni le loro corrispondenze.

In questo periodo di sosta occorre che l'aviazione faccia quello che non possono fare gli altri.

(Seguita a leggere la «nota »)

«Questi bombardamenti incessanti dovranno:

a) dimostrare alle popolazioni greche che il concorso dell'aviazione inglese è insumciente o nullo;

b) disorganizzare la vita civile della Grecia, seminando il panico dovunque».

Chiarimenti verbali del Duce:

Quindi voi dovete scegliere -chilometro quadrato per chilometro quadrato -la Grecia da bombardare. Tutta la Grecia, comprese le isole -ha una superficie di 130.000 chilometri quadrati, dei quali la parte arabile dalle bombe non supera i 50.000 chilometri quadrati. Tutti i centri urbani superiori ai 10.000 abitanti devono essere distrutti e rasi al suolo. È questo un ordine tassativo. Naturalmente oltre questi centri ci devono essere anche gli obiettivi militari; bisogna far vedere che l'aiuto aereo inglese non esiste, oppure che esso è in proporzioni tali da non poter impedire questa sistematica distruzione dei centri urbani della Grecia. Sarà la seconda volta che ciò accade nella storia, perché alla prima ci pensò Roma Cl).

Adesso, prima di dare la parola al Maresciallo Badoglio, accennerò alla situazione politica che non potrebbe essere più favorevole per le nostre operazioni in Grecia.

1) La Jugoslavia non si muove, ed ha sacrificato il ministro della guerra (2) alle esigenze dello Stato Maggiore germanico. Non escludo che già adesso le truppe tedesche attraversino la Jugoslavia.

2) La Bulgaria è una spina nel fianco dei greci.

3) La Russia non si muove, e si avvicina a Berlino. Questo è il primo atto di una intesa che deve aggregare all'Asse anche la Russia; è escluso che essa entri nell'accordo tripartito, ma non è escluso che intervenga una intesa tra questo e la Russia.

4) La situazione dell'Inghilterra non è brillante se ieri Churchill si è appena limitato a constatare che sono ancora vivi. Con questo non voglio dire che l'Inghilterra sia in ginocchio; resisterà ancora e ci darà del filo da torcere. Comunque deve soprattutto pensare a difendere la metropoli e l'Egitto.

Io credo che i Greci siano in una fase di delusione: fra l'altro essi hanno chiesto 20 milioni di sterline, e se ne sono visti offrire soltanto cinque con gli interessi.

Concludendo io credo che l'iniziati,·a greca contro di noi sia esaurita o stia esaurendosi, e, in ogni caso, non rappresenti più un pericolo da tenere in conside·razione esagerata, per le ragioni che ho esposto in questo momento. È necessario riprendere l'azione, e con un obiettivo che, in un primo momento, dovrebbe limitarsi alla linea Prevesa-Arta. Ma questa operazione che deve dimostrare che noi siamo gli arbitri della situazione -deve farsi, perché non posso tollerare che nel mondo si diffonda la convinzione che non siamo stati capaci di battere i Greci.

BADOGLIO: Permettete -Duce -di dirvi qualche cosa che si è svolta prima della preparazione che stiamo facendo adesso. Ho riletto tutto il diario: il 14 ottobre ci avete riuniti qui -me e Roatta -ed avete posto il problema di quante truppe erano necessarie per attaccare la Grecia. Roatta, in base agli studi fatti dallo Stato Maggiore, dichiarò che accorrevano 20 divisioni.

Si trattava quindi dell'invio di altre 10 divisioni, e si era parlato anche di un Comando Superiore e di un altro Comando di Armata da mandare.

Il giorno 15 ottobre ci avete riuniti qui nuovamente (3). Erano presenti anche: il Conte Ciano, il Generale Soddu, il Luogotenente Jacomoni ed il Generale Visconti Frasca. In seguito agli esposti fatti sia dal Conte Ciano

che dal Luogotenente Jacomoni e dal Generale Visconti Prasca, voi prendeste la decisione di attaccare il 26 ottobre, data che -come è noto -venne poi portata al 28 ottobre.

Abbiamo cercato di fare nel miglior modo tutto ciò che si poteva fare in quel lasso di tempo.

Ho fatto questa esposizione per dimostrare che tanto lo Stato Maggiore Generale quanto lo Stato Maggiore del R. Esercito non sono entrati in questa organizzazione che si è svolta in modo nettamente contrario a tutto il nostro sistema, che si impernia sul principio di prepararsi prima bene e poi osare.

Detto questo vengo alla parte sostanziale. Giustamente voi dite di voler le divisioni su tre reggimenti. Io sono stato l'oppositore fierissimo della divisione su due.

Noi dobbiamo quindi mandare otto reggimenti di fanteria che dobbiamo togliere da altre divisioni, -e per gli otto reggimenti di artiglieria -otto gruppi di artiglieria, per portare le divisioni alla formazione ternaria. Di più si formano i Corpi d'Armata e si formano le Armate.

Ora bisogna pensare che i Greci utilizzeranno questo tempo per lavori di fortificazione, per i quali hanno dimostrato una certa abilità. Dopo di che si dovranno attaccare queste posizioni. Dato che non sempre l'aviazione può concorrere, bisogna inviare cinque reggimenti di artiglieria di Corpo d'Armata e due reggimenti di artiglieria d'Armata. Queste forze sono in più delle sei divisioni delle quali ci avete parlato.

È vero che noi nel 1935 abbiamo mandato molta roba in Africa, e che il viaggio era lungo, ma allora disponevamo di un naviglio molto superiore all'attuale. Io ho fatto il viaggio col Conte Biancamano che ha imbarcato migliaia di uomini, e poi tanto Massaua che Mogadiscio si prestavano molto di più dell'infelicissimo porto di Durazzo.

Quindi io vorrei fare una riunione con la Marina e lo Stato Maggiore dell'Esercito per prendere minutamente in esame: truppe e mezzi da trasportare, disponibilità di piroscafi, possibilità di scarico, tanto a Valona che a Durazzo (noto per incidente che quest'oggi, date le condizioni del mare, non si è potuto mandare niente) e poi venire a proporre a voi --Duce -l'esatto termine che ci occorre per attaccare la Grecia.

Non bisogna che pensiamo solo al trasporto di queste truppe, ma anche all'attrezzamento logistico, perché, altrimenti, le nostre truppe fanno uno sbalzo e poi si fermano.

Quando penso all'affare greco mi sento salire le fiamme in faccia.

Noi in due giorni possiamo fare questo studio e saremo in grado di dirvi

finito il trasporto -per quale giorno saremo pronti.

Debbo aggiungere che dietro queste forze ci dovrà essere tutta una attrezzatura ospedaliera, e che i servizi generali li metteremo a immediata portata delle truppe. Quando avremo fatto questo studio minuto e preciso, animati dallo stesso vostro desiderio, voi potete darci l'ordine di attaccare.

RoATTA: Non so se sia possibile quello che dico, ma se noi potessimo usufruire delle ferrovie jugoslave per parte dei trasporti che ci occorrono, ne avremmo un enorme vantaggio. Naturalmente questi trasporti verrebbero fatti con tutta la necessaria circospezione. (Sottopone al Duce una carta illustrativa delle linee per l'applicazione della proposta).

DucE: Una proposta del genere presenta due inconvenienti: l) se la proposta viene respinta, si resta per lo meno male, e si crea uno stato di disagio nei confronti della Jugoslavia; 2) se la proposta viene accettata, l'inconveniente può risultare maggiore, perché si crea una nostra situazione di riconoscenza verso quello Stato, che al momento attuale è meglio non determinare. Tuttavia io tenterei.

BADOGLIO: Le truppe germaniche attraversano la Jugoslavia...

DucE: In questo caso anche noi potremo farlo, perché ciò sarebbe il segno che ,la Jugoslavia ha scelto l'Asse. In questo caso possiamo chiedere anche il trasporto di truppe. Ripeto, si può tentare in via ufficiosa, anche se vi fossero 10 probabilità su 100. Bisognerà chiedere attraverso il Ministero degli Esteri, se le truppe germaniche :nanno attraversato la Jugoslavia. In questo caso le probabilità salgono a 50-60.

Tutto ciò bisogna farlo con molta delicatezza anche per non offendere la loro .suscettibilità. I trasporti dovranno essere mascherati anche dal punto di vista della popolazione.

Come stiamo a naviglio da traffico?

Le 'famose «navi regioni>> dove sono?

CAVAGNARI: Le navi regioni sono adoperate per i trasporti in Africa settentrionale, perché non hanno la poss~bilità di attraccare nel porto di Durazzo. In questo porto più di 2 o 3 piroscafi non possono sostare, ed anche questi vengono a trovarsi in posizione pericolosa.

DucE: Ad ogni modo Benini mi dice che la capacità di scarico è stata portata a 3-4000 tonnellate quotidiane.

ROATTA: 65.000 al mese.

DucE: E il porto di Valona?

CAVAGNARI: La difficoltà è per lo sgombero dalle congestioni a terra, perché vi è una sola strada di afflusso.

ROATTA: Ad esempio la divisione Bari, dal 30 ottobre, non ha ancora ultimato lo sbarco adesso. Le truppe sono andate avanti. A Valona occorrono, per le operazioni di sbarco di automezzi ed altro, 8-10 giorni; se trattasi di sbarcare quadrupedi occorrono 4-5 giorni.

La capacità di scarico di automezzi è poca. La questione piroscafi non ha una grande importanza perché essi sono esuberanti rispetto alla capacità di scarico dei porti albanesi. Ripeto: il trasporto degli uomini non ci dà alcun pensiero, mentre quelli che costituiscono gravi preoccupazioni sono soprattutto i trasporti delle unità di montagna. Ogni divisione su tre reggimenti ha 3.000 quadrupedi. La divisione a~pina con la forza attuale ha 5.900 quadrupedi; i piroscafi ne portano 450-500 l'uno, e lo sbarco è fatto un po' per volta.

Permettendoci di portare laggiù l'attrezzamento automobilistico, ci si consentirebbe di sostituire le ferrovie. Abbiamo una produzione di automezzi di

1.200 circa, e quindi non mandando più niente in Africa Settentrionale, in Albania si potrebbero organizzare trasporti automobilistici.

DucE: I 1.200 automezzi che si producono li mandiamo in Albania man mano che arrivano?

RoATTA: Quelli dei Corpi sono 2.000. Alla fine verremo ad avere 8-10.000 automezzi, ma credo -volendo essere nella realtà -che non si possa fare molto per accelerare i tempi.

DucE: Tuttavia bisogna fare tutto il possibile, perché il tempo lavora contro di noi.

RoATTA: La partenza delle divisioni non ci dà pensiero. Vorremmo sapere quale deve essere la successione.

DucE: Questo è da esamina·re sulla base degli elementi tecnici. Prima l'una o l'ailtra non ha importanza.

RoATTA: Per fare fronte al programma totale, e mantenere le altre divisioni con una forza decente, noi abbiamo calcolato di richiamare 100.000 uomini circa. Non converrà richiamare la gente che abbiamo già mandata a casa da qualche giorno.

DucE: Certo. Si chiamano uomini di altre classi. Del resto 100.000 uomini non disturbano H Paese; e poi ci saranno di quelli che desidereranno di essere richiamati.

RoATTA: Vi è molta gente che lo desidera (1).

BADOGLIO: Allora io riunirei i Capi di Stato Maggiore e prepareremo uno studio coscenzioso.

DucE: Va bene. Appena pronte le conclusioni -lunedì o martedì -mi avvertirete. La riunione ha termine alle ore 12,30.

(l) -Ed. in STATO MAGGIORE DELL'ESERCITo -UFFICIO STORICO. La Campagna di Grecia, tomo II: Documenti, Roma, 1980, pp. 310-318 con le varianti che saranno a suo luogo indicate. (2) -Il presente resoconto stenografico fu redatto dal tenente colonnello addetto al Comando Supremo O. A. Trombett!, e approvato da Mussol!ni 1'11 novembre alle 18, come avverte un'annotazione in calce al documento.

(l) Non pubbllcata. È edita in La campagna di Grecia, cit., tomo II, pp. 319-320.

(l) -Nel testo edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito è scritto a questo punto: «avremo un totale di 11 battaglioni di alpini e 6 di fanteria>>. (2) -Vedi D. 92 (l) -Il testo di questo capoverso edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore risulta notevolmente amputato. Esso dice Infatti: «Quindi voi dovete scegliere -chilometro quadrato per chilometro quadrato -la Grecia da bombardare. Bisogna fare vedere che l'aiuto aereo inglese non esiste, oppure che esso è in proporzioni tali da non poter impedire questa sistematica distruzione». (2) -Vedi D. 50. (3) -Vedi serie IX, vol. V, D. 728.
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L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5780/490 R. Mosca, 10 novembre 1940, ore 16 (per. ore 22).

Sulla preparazione del viaggio di Molotov a Bevlino mio coll.lega tedesco ha mantenuto anche con me segreto più assoluto. Ambasciatore di Germania ha giustificato stamane tale attitudine informandomi che Ribbentrop aveva dato a Ambasciatore di Germania istruzioni categoriche al riguardo perché intendeva tener egli stesso direttamente al corrente V. E. e consultarvi anche

circa data incontro. Molotov parte questo pometriggio accompagnato da seguito di 65 persone fra cui Vice Commissario Affari Esteri Dekanosof, primo Vice Commissario dell'Interno, Commissario Metallurgica ferrosa, 2 alti funzionari dell'industria aeronautica nonché 55 funzionari e tecnici di diversi commissariati. Ambasciatore di Germania parte con lo stesso treno accompagnato da Ministro Schnurre e Consigliere Commerciale. Merita speciale r1lievo presenza nel seguito di Molotov del Commissario metallurgica ferrosa Tavosiano già commissario industria navale il quale risiedette nel tempo molti anni in Germania in collegamento con industria Krupp. Numero considerevole di rappresentanti e tecnici fanno prevedere che scambi commerciali tedesco-sovietici avranno larga parte nelle discussioni di Berlino.

(l) Questa frase non figura nel testo edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. PER TELEFONO 35375/535 P. R. Roma, 10 novembre 1940, ore 20.

Lasciando tutta l'inizlativa ad Antonescu, fate presente costì che se a causa della recente dolorosa catastrofe sismica si volesse rinviare progettato viaggio (l) ad altra data, la cosa incontrerebbe qui la più naturale comprensione.

Esprimete al Conducator le più vive condoglianze a nome del Governo Fascista e mie personali. Telefonate con la mass:ma urgenza (2).

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. U. 35339/40 P. R. Roma, 10 novembre 1940, ore 23.

Questa Legazione dell'Iraq con Nota in data 10 corrente (3) ha chiesto, su istruzioni del suo Governo, che il Governo italiano le comunichi ufficial

mente il testo del comun~cato-radio relativo ai Paesi Arabi, di cui al mio telegramma trasmessoVi, via Teheran, in data 24 ottobre u.s. 0).

Com'è noto, comunicato radio-Bari, riproducente comunicato radio-Berlino, faceva seguito ad altre ripetute dichiarazioni radio italiana di analogo contenuto.

Prima di rispondere a questa Legazione dell'Iraq, sarebbe interessante conoscere le Vostre osservazioni in proposito (2).

(l) -Vedi serle IX, vol. V, DD. 680, 701 e 750. (2) -Ghigi rispose con t. 35881/s.n. P.R. dell'll novembre, ore 19,20, quanto segue: «A seguito mia comunicazione telefonica di questa mattina, comunico partenza generale Antonescu e del ministro Sturdza domani sera giungendo Roma giovedì mattina. Non ho poi mancato esprimere condoglianze del governo fascista e di V. E. al Conducator che vivamente ringrazia». Dei colloqui Mussolinl-Antonescu e Ciano-Sturdza, dei quali non si sono rinvenuti i verbali in ASMAE, vi è un brevissimo sunto in G. CIANO, Diario, cit., alla data del 14 novembre. (3) -Il testo della nota era il seguente: <<La délégatlon Royale d'Irak présente ses complimenta au Ministère Royal des Affaires Etrangères et a l'honneur de porter à sa connaissance que le Poste de Radio italien a émis une communication officlelle concernant le destin des Pays arabes et l'attitude des Puissances de l'Axe envers eux. Sur instructions du Gouvernement Royal d'Irak cette Légation prle le Minlstère Royal des Affalres Etrangères de blen vouloir lui remettre un mémorandum contentant le texte offlciel de la communication en question. La Légatlon Royale d'Irak saislt cette occasion pour rcnouveler au Mlnistère Royal des Affalres Etrangères !es assurances de sa haute considération >>.
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IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 53109. Tirana, 10 novembre 1940.

Le cordiali relazioni tra l'Eccellenza Soddu e me sono state, sin dal primo momento, impostate in modo da facHitare il lavoro ad entrambi, ma più specialmente a lui.

Te ne informo anche per espresso desiderio di Soddu, che tiene moltissimo a dar& ila sensazione di vo'ler servire Te personalmente con assoluta devozione, sicuro che Tu non vorrai fargli mancare il necessario appoggio.

Egli è convinto che la guerra contro la Grecia era indilazionabile.

Da molti indizi apparsi nel corso delle operazioni e da notizie raccolte dal S.l.M., prima del 28 ottobre, è infatti risultato che la preparazione greca stava assumendo carattere offensivo. Non era quindi da escludere che i greci, acciecati dagli inglesi, tentassero una avventura quando le scarse nostre forze in Albania si fossero ritirate negli alloggiamenti invernali.

A giudizio anche dell'Eccellenza Soddu le deficienze della nostra preparazione militare e gli errori commessi nel corso delle operazioni iniziali sono rimedia bili.

Essenziale è che d'ora innanzi la macchina militare funzioni regolarmente.

Come è sempre avvenuto, il nostro Stato Maggiore ha bisogno di trovarsi di fronte a situazioni difficili per aguzzare il cervello e fare appello a tutte le risorse di cui dispone. Infatti, solo dopo gli incresciosi avvenimenti degli scorsi giorni si è trovato che il piano operativo di Visconti era difettoso, sono stati qui inviati ufficiali della R. Aeronautica col compito di provvedere d'urgenza alla sistemazione dei campi di aviazione, e si è trovato il modo di far giungere in Albania, nello spazio di poche ore, alcuni dei mezzi richiesti invano da 25 giorni.

Ma tutte queste inutili discussioni non offuscano la sicura fede nella vittoria. La nostra situazione militare è oggi molto migliorata. Le truppe, che hanno dato prova di grande valore, mantengono morale altissimo.

10 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

Nel territorio occupato le locali popolazioni collaborano entusiasticamente e con fede con le nostre autorità. Nei maggiori centri abitati sono già in funzione gli organi della poUzia e del Fascio. Gli albanesi si mantengono tranquilli e contano sulla nostra vittoria (1).

(l) -Vedi D. 13, nota. (2) -Per la risposta di Gabrielli vedi D. 97.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 5796/1979 R. Berlino, 11 novembre 1940, ore 13,10.

Rogeri mi prega comunicare V. E. quanto segue:

Auswiirtiges Amt propone di inviare urgenza a proprie Legazioni Budapest e Bucarest seguente telegramma:

«Questo Ufficio ha esaminato rapporto finale Commissione italo-tedesca inchiesta inviata a suo tempo in Transilvania. In considerazione constatazioni da essa fatte invito V. E. e Vostro collega italiano (che riceverà analoghe istruzioni) comunicare codesto Governo, a titolo raccomandazione delle Potenze dell'Asse ai Governi ungherese e romeno quanto segue:

l) Due parti debbono immediatamente astenersi da atti di violenza e da espulsioni nonché dal prendere qualsiasi misura diretta od indiretta che possa avere come conseguenza emigrazione persone aventi diritto opzione.

2) Le rispettive campagne di stampa e di radio debbono immediatamente cessare.

3) Trattative dirette fra Ungheria e Romania, iniziatesi 14 settembre:

u.s. e tuttora interrotte, per regolamento varie questioni fissazione linea confine, economiche, di traffico, ecc., debbono essere senz'altro riprese. A tale riguardo si raccomanda ad entrambe le parti di tenere possibilmente nel debito conto attuale stato catastale proprietà di confine nella fissazione della linea definitiva di frontiera.

4) Pari passo coi negoziati di cui al numero 3 sono da iniziarsi trattative per la conclusione di un accordo ungaro-romeno sul trattamento delle rispettive minoranze etniche.

5) Sarà costituita e tenuta pronta una Commissione italo-tedesca allo scopo di evitare e procedere ad inchiesta ulteriori espulsioni ed atti di violenza fino ad entrata in vigore del suddetto accordo per le minoranze. Il carattere

e la composiziOne di tale Commissione fanno tuttora oggetto di scambi di vedute tra il R. Governo e quello del Reich. Un sunto del rapporto finale della Commissione ad uso di codesto Governo sarà trasmesso a V. E. a volta di corriere.

Si comunica a V. E. per sua informazione che R. Governo e quello del Reich si astengono dall'includere nelle proposte per la soluzione delle questioni di cui ai numeri 3 e 4 un intervento diretto delle Potenze dell'Asse in consLderazione di quanto è disposto al n. 7 del testo del Lodo Arbitrale di Vienna. Rogeri » (1).

(l) Copia della presente lettera fu trasmessa lo stesso 10 novembre da Ciano a Mussollnl, che raveva richiesta per mostrarla a Badoglio, con il secondo capoverso cosi modificato: "Te ne informo anche per espr~sso desiderio di Soddu, che tiene moltissimo a dare la sensazione di voler servire con assoluta devozione, sicuro che anche tu non vorrai fargli mancare il necessario appoggio».

77

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. S. N. D. 35394/560 P. R. Roma, 11 novembre 1940, ore 20.

Vostro telegramma n. 599 (2).

Atteggiamento italiano è stato chiaramente espresso nei comunicati stampa e in particolare nella Nota pubblicata dall'« ARO!» del 6 corrente (3), in conformità degli stretti vincoli di amicizia che esistono tra l'Italia e la Spagna. Atteggiamento favorevole italiano è anche basato sulla convinzione che Ja definitiva sistemazione della Zona dovrà tenere nel debito conto gli interessi dell'Italia amica e particolarmente garantire la libertà di passaggio tra l'Atlantico e il Mediterraneo che è necessità vitale per noi (4).

Lascerete a Serrano Sufier un appunto scritto in questo senso.

78

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5812/518 R. Belgrado, 11 novembre 1940, ore 22 (per. ore 3 del 12).

Mi riferisco mio telegramma n. 511 9 corrente (5).

Stamane questo Ministro Affari Esteri Aggiunto mi ha verbalmente dato comunicazione nota trasmessa a Legazione Jugoslavia in Italia per essere presentata R. Governo circa bombardamento Bitolj.

A.R.O.I. circa l'appartenenza di Tangeri allo spazio vitale della Spagna.

Ho preso atto comunicazione evitando naturalmente impegnare discussione su conclusione inchiesta jugoslava ma formulando ogni riserva circa eventuali istruzioni che fossi per ricevere in relazione risposta che R. Governo riterrà dare aaa nota e 1imitandomi confermare riserve anche sui punti che in precedenti conversazioni tenute ad iniziativa jugoslava avevo già dovuto contestare.

Durante conversazione Smilanic ha menzionato che mentre comunicato apparso nostra stampa 7 corr. afferma che nostra aviazione ha bombardato Florina stesso giorno in cui avvenne bombardamento Bitolj dai dati in possesso Governo jugoslavo risulta che in tale giorno nostre forze aree non (dico non) hanno bombardato Florina.

A mia richiesta se tale particolare fosse stato incluso nella nota mi ha risposto negativamente, Governo jugoslavo intendendo limitarsi a dati raccolti sul suo territorio.

A mia richiesta come conciliasse cenno due volte fattomi in precedente conversazione circa «dati contradittori » e risultanze inchiesta, ha risposto che aveva alluso a prime informazioni estranee conclusione inchiesta cui Governo jugoslavo deve attenersi.

Ho fatto rilevare debolezza argomento. In tutta la conversazione che ha sempre mantenuto nel tono più amichevole e cordiale Ministro aggiunto ha insistito marcatamente sul fatto che impressione bombardamento Bitolj ha avuto ripercussioni profonde in questa opinione pubblica ma che Governo jugoslavo intende controllarla del pari che la stampa per evitare ogni allargamento incidente e condurre su di esso amichevoli trattative in via diplomatica con R. Governo.

Con prossimo corriere invio tutti i dati che è stato da parte nostra possibile raccogliere in relazione bombardamento.

79.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, E AL CONSOLE GENERALE A TANGERI, MARIO BADOGLIO

T. 35397 P. R. Roma, 11 novembre 1940, ore 22,30.

(Solo per Tangeri) Il R. Ambasciatore a Madrid telegrafa in data 9 corrente quanto segue:

«Serrano mi ha detto che in ambienti collettività italiana di Tangeri si critica apertamente e violentemente recente atto Spagna che abolisce statuto internazionale.

Nel farmi notare che stampa ufficiale italiana ha invece avuto parole altamente Iaudative al riguardo, Serrano conclude trattarsi di pochi commercianti che temono senza alcun motivo per loro Aziende. Tuttavia sarebbe bene che tali manifestazioni cessassero sopra tutto in relazione ostile atteggiamento Francia e Inghilterra». (T. 5767/611).

(Solo per Madrid) Nel trasmettere al R. Console Generale a Tangeri vostro telegramma 611 ho aggiunto quanto segue:

(Per tutti) «Provvedete a che codesta collettività italiana uniformi disciplinatamente suo atteggiamento a quello adottato da Governo fascista che risulta da altro mio telegramma in data odierna» (1).

(l) -Con successivo telegramma delle ore 22,15 (t. per telescr. 5806/1987 R.) Zamboni comunicava ancora, da parte di Rogeri, che Il ministero degli Esteri germanico aveva aggiunto al telegramma diretto alle sue rappresentanze a Budapest e Bucarest la seguente frase: «La Commissione si è dedicata con la massima obiettività ed Il maggior zelo al compito affidatole. Il governo del Reich, d'accordo col R. Governo, approva pienamente il lavoro da essa compiuto». (2) -Vedi D. 45. (3) -Con t. 35403 dell'll novembre, ore 8, Buti aveva comunicato a Lequio la nota della (4) -Comunicazione di queRto telegramma fu data a Berlino con t. 35400/1372 P.R. del 12 novembre, ore 9 .. (5) -Vedi D. 67.
80

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 12135/2802. Berlino, 11 novembre 1940 (2).

Da più parti si raccolgono informazioni che sembrano confermare come presso l'Alto Comando germanico si stiano attivamente approntando i piani per una campagna contro l'Inghilterra da iniziarsi nella ventura primavera.

Notizie dal litora'le franco-belga riportano di continue esercitazioni di sbarco che hanno luogo per parte di piccole e medie unità dell'esercito tedesco in collaborazione con la Marina e l'Aeronautica.

Da fonte sicura apprendo altresì che una grande ditta metallurgica ha ricevuto in questi giorni l'ordine di preparare ed aver pronti per 'la fine del marzo p.v. un numero molto ingente di grandi fusti per benzina i quali mediante speciali dispositivi verrebbero riuniti in zattere per il trasporto di truppe sulla Manica.

81

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. Tirana, 11 novembre 1940.

Ho scritto ieri al Ministro che i rapporti fra Soddu e me sono i migliori (3) e che Soddu si attende appoggio dal Ministro.

A questo riguardo ti pregherei di esaminare la possibilità che da parte del Ministro o tua mi pervenisse una parola di soddisfazione del Ministro per l'atteggiamento di Soddu e in genere qualche segno di incoraggiamento a contare sull'appoggio del Ministro.

La situazione è in continuo miglioramento (4).

Seguo col più vivo interesse l'attività di Soddu al quale vorrai far pervenire il mio saluto».

(l) -Vedi D. 77. (2) -Manca l'indicazione del giorno d'arrivo. (3) -Vedi D. 75. (4) -Ciano preparò per Jacomoni la seguente lettera che non risulta sia stata spedita: «Sono lieto di apprendere che vi è tra te e Soddu la migliore collaborazione e sono sicuro che ciò servirà efficacemente al raggiungimento dei comuni obiettivi.
82

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5835/615 R. Madrid, 12 novembre 1940, ore 15,05 (per. ore 20,15).

Vostro 556 (1).

Serrano ringrazia per l'amichevole comprensione con cui Voi, Eccellenza, avete voluto accogliere il suo desiderio di rinviare di qualche giorno l'incontro.

Egli Vi chiederebbe di considerare 11 giorno 23 corrente e Genova quali data e località del convegno.

83

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5845/826 R. Bucarest, 12 novembre 1940, ore 18,40 (per. ore 7 del 13).

Tanto questo Ministro degli Affari Esteri, quanto questo mio collega tedesco mi hanno informato che adesione Romania a Patto Tripartito avrà luogo 18 corrente.

Atto relativo sarà firmato a Bevlino dal Ministro di Romania o da Vale

rio Pop.

Contemporaneamente avrà luogo a Bucarest una cerimonia con intervento

dei rappresentanti Potenze dell'Asse.

84

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5836/617 R. Madrid, 12 novembre 1940, ore 20,55 (per. ore 22,45).

Ministro Serrano Sufier mi ha chiamato d'urgenza al Ministero degli Affari

Esteri per confermarmi notizia di cui al mio telegramma odierno n. 616 (2).

Dato che il convegno avverrà il giorno 18 corrente (e non il giorno 20),

egli prega di non tener conto della sua richiesta di cui al mio telegramma

di oggi n. 615 (3).

Mi ha pregato inoltre farVi presente assoluta necessità per la Spagna che

la notizia rimanga per ora segreta.

(l) -Vedi D. 66. (2) -Non pubblicato. Con questo telegramma Lequio informava che i protocolll di Hendaye erano stati r!sped!tl a Berlino con la firma del ministro degli Esteri spagnolo, e che Hitler aveva invitato Serrano Sufier a Berchtesgaden per il giorno 20. (3) -Vedi D. 82.
85

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI

T. PER TELESCR. 35659/1382 P. R. Roma, 12 novembre 1940, ore 22,15

Vostri telegrammi n. 1979 e 1987, dell'll corrente (1).

Ho comunicato a Bucarest e Budapest i telegrammi surriferiti (2) e ho date istruzioni perché d'accordo con collega tedesco facciano le comunicazioni e raccomandazioni di cui si tratta.

86

IL DIRETTORE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S. N. D. 315/43 R. Roma, 12 novembre 1940, ore ... (3).

Vostro telegramma 104 (4).

Questa Ambasciata di Germania prega far conoscere codesta R. Legazione che Governo tedesco, dopo nota comunicazione radio emessa da Berlino e dopo consegna del testo di detta comunicazione da parte di Von Papen al Ministro della Giustizia iracheno durante suo soggiorno Ankara, ritiene possano essere continuati l contatti fra voi e codesto Primo Ministro al fini della ripresa dei rapporti diplomat!ici fra la Germania e l'Iraq.

Potete regolarvi in conseguenza telegrafando appena possibile (5).

87

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5864/715 R. Tokio, 13 novembre 1940, ore 9 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 698 (6). A proposito dei chiarimenti richiesti questo Consiglio dei M~nistri circa presente situazione Balcani nei riguardi particolarmente adesione Bulgaria Patto tripartito, questo Ambasciatore di Germania ha comunicato oggi Matsuoka, in seguito alle istruzioni avute da Von Ribbentrop:

1° -che con Bulgaria sono in corso negoziati che, si ritiene a BerUno, saranno conclusi prossimamente e favorevoli;

2° -che situazione in Grecia è destinata rimanere circoscritta e che comunque essa non può concernere Giappone ma Potenze Asse;

3° -che presenza truppe tedesche in Romania garantisce sumcientemente situazione Balcani. Matsuoka si è dichiarato persuaso e soddisfatto.

(l) -Vedi D. 76 e nota 7, p. 69. (2) -Con t. 35669 P.R. del 13 novembre, ore 16. (3) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (4) -Vedi Serle IX, vol. V, D. 772. (5) -Il 5 dlcemrbe 1940 faceva seguito a questo il seguente telegramma (38353/58): «Governo tedesco chiede conoscere esito vostri contatti con Primo Ministro lracheno circa ripresa rapporti diplomatici tra Germania e Iraq». (6) -Vedi D. 46.
88

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S. N. D. 35731/45 P. R. Roma, 13 novembre 1940, ore 23.

Proveniente da Berlino è qui giunto il Segretario del Mutfi Tewfick al Shakir.

Ha avuto dei contatti con questo R. Ministero (1).

Ha illustrato i vantaggi della cooperazione fra l'Italia ed i Paesi Arabi, cooperazione che, nella sua mente, presuppone la piena indipendenza di questi ultimi.

Ha chiesto: a) per la Palestina aiuti in denaro, armi e munizioni e la cooperazione dell'aviazione; b) per la Siria l'eliminaz· o ne delle Autorità francesi mandatarie e la costituzione di un Governo nazionale indipendente. In sostanza le idee esposte non differiscono da quelle già espresse da lui stesso a Berlino né da quelle del Mufti da Voi riferite. Egli ha in particolare insistito circa il rifornimento in armi (specialmente munizioni) e la richiesta della cooperazione dell'aviazione, da attuarsi possibilmente previo invio di un esperto aeronautico presso codesta R. Legazione. Egli contava trattenersi a Roma alcuni giorni, ma a seguito dello scoppio del confiltto italo-greco e della sua preoccupazione circa dimcoltà che potessero venirgli per il suo viaggio di ritorno, ha preferito affrettare ritorno in Patria, ed è ripartito il 2 corrente. A sua richiesta gli è stata data verbale assicurazione che in via generale atteggiamento Governo italiano verso Iraq e Paesi Arabi resta quello che è sempre stato. Si è rimasti intesi che ulteriori comunicazioni sarebbero state fatte pervenire tramite codesta R. Legazione. Di quanto precede potrete mettere al corrente il Mufti, aggiungendo che mentre comunicazioni fatte dal suo segretario sono state ricevute con interesse,

questioni da lui prospettate sono in corso d'esame. Per ora è stato deciso l'aiuto finanziario secondo le comunicazioni già fatteVi (mio telegramma n. 35) (1), e siamo in rapporto cogli organi competenti per quanto riguarda la possibilità d'inviare armi e munizioni. Così pure per l'eventuale -invio presso codesta R. Legazione di un esperto militare. Appena possibile faremo avere una risposta. Intanto confermerete in genere il nostro maggiore interesse e la nostra piena simpatia.

Tewfì.ck al Shakir (che ha viaggiato in Germania come Max Mtiller) è stato qui trattato con ogni riguardo e cortesia, e gli sono state concesse tutte le facilitazioni da lui richieste. Potrete mantenere con lui quei rapporti che localmente appariranno più utili e fornirgli a Vostro giudizio informazioni su quanto comunicatoVi.

Informo anche che, essendo stato impossibile qui cambiare il danaro iracheno di cui Tewfì.ck al Shakir era fornito, gli sono state anticipate duemila lire italiane per le sue occorrenze; mille delle quali ha già restituito all'atto della sua partenza. La ricevuta da lui rilasciata sarà a sua precisa richiesta inviata per posta a codesta R. Legazione per essergli consegnata dietro restituzione delle altre mille lire anticipategli.

(l) Vedi D. 19.

89

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DELLO STATO MAGGIORE GENERALE, BADOGLIO

T. S. U. A MANO 35732 P. R. Roma, 13 novembre 1940, ore 15.

Da parte del Mutfi di Gerusalemme, Capo riconosciuto dei nazionalisti palestinesi, attualmente rifugiato a Bagdad dove è in contatto con gli elementi nazionalisti del Governo iracheno, con Yussuf Yassin, fiduciario del Re Ibn Saud, e con nazionalisti siriani, è stato richiesto, sia tramite il R. Ministro a Bagdad, sia a mezzo del suo segretario particolare, Tewfick al Shakir, che ha fatto recentemente un viaggio a Roma e a Berlino, la fornitura di armi e munizioni, e particolarmente di queste ultime, allo scopo di poter riprendere ed allargare la rivoluzione in Palestina ed in Transgiordania.

Secondo indicazioni fornite dal suddetto segretario particolare del Mutfi e che vanno tenute segrete, la rivoluzione palestinese del 1936, che pur raggiunse notevoli proporzioni, fu sostenuta a mezzo di soli 800 soldati regolari suddivisi in 40-50 bande che erano aiutati da tutta la popolazione. Essi disponevano di 20-25 mila fucili di fabbricazione tedesca. Questa sarebbe ancora la disponibilità attuale, ma mancherebbero le munizioni che dovrebbero avere eventualmente la precedenza nell'invio. Il segretario particolare del Mufti ha aggiunto che sarebbe anche gradita la fornitura di armi italiane (fucili, munizioni e bombe a mano).

Pur rendendomi conto delle difficoltà che l'organizzazione di una vasta rivolta in Palestina da parte degli arabi è destinata ad incontrare, anche ove essi dispongano di armi e munizioni, dato lo stretto controllo militare e politico esercitato dalla Gran Bretagna, considero tuttavia, dal punto di vista politico, opportuno di non lasciar cadere le richieste del Mufti. Gli aiuti che gli fossero forniti potrebbero infatti dargli modo di organizzare attentati, interruzioni alle linee di comunicazione, agli oleodotti etc. ai danni degli in~lesi.

A tale intento questo Ministero ha già provveduto per far pervenire al Mufti un primo aiuto finanziario; ma le insistenze arabe sono sopratutto per le armi e le munizioni. Prospetto pertanto il problema a codesto Comando Supremo e gradirò di conoscere il Vostro avviso, specie per quanto riguarda le possibilità pratiche e le modalità d'invio, invio che da parte araba si ritiene potrebbe avvenire via Siria. Dopo di che sarebbero da richiedersi precise indicazioni sul materiale da inviare.

Resta inteso che tale eventuale fornitura essendo connessa con lo svolgimento della nostra politica nei riguardi dei Paesi arabi del vicino Oriente, eventuali richieste di chiarimenti, conclusioni di intese etc. dovranno svolgersi pel tramite del mio Ministero e d'accordo tra esso e codesto Comando Supremo.

Attendo cortesi, sollecite comunicazioni, e ringrazio fin d'ora (1).

(l) Con t.s.n.d. 34607/35 P.R. del 3 novembre, ore 23,03, Buti aveva comunicato a Oabbrielli: «Con riferimento all'autorizzazione di cui al punto due del telegramma lnvlatovl In data 27 ottobre (vedi vol. V, D. 798) tramite R. legazione Teheran, siete autorizzato procurarv! somma !n valuta locale corrispondente a lire sterline cinquemila, emettendo -In una o più volte e con quelle cautele che riterrete del caso -tratte su codesta sede Banco di Roma».

90

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5853/1112 R. Tirana, 13 novembre 1940, ore 19,15.

Per S. E. il Ministro.

Sono rientrato ieri a Tirana dopo un giro fatto nell'Albania Meridionale. Ovunque ho trovato comprensione dei motivi che ci hanno indotto a fare guerra alla Grecia; in tutti vi è tranquillità e fiducia piena nella vittoria. Avverto

V. E. popolazioni di Valona e Durazzo, tormentate dal bombardamento aereo, sono calme ed operose. I feriti da me visitati negli ospedali hanno tutti un pensiero ed un saluto per il Duce e chiedono di poter tornare presto a combattere. Eccellenza Generale Soddu mi informa che situazione alla ... (2) va assestandosi con arrivo dei primi rinforzi. Ai rappresentanti della stampa egli ha ripetuto che la guerra con la Grecia era indilazionabile, che è. fiero dell'onore fattogli dal Duce di assumere direzione operazioni e che sta provvedendo con tutto il concorso delle locali Autorità alla organizzazione delle linee di operazione.

Le relazioni tra Eccellenza Soddu e me sono le più cordiali e intese alla più stretta e fattiva collaborazione. I provvedimenti già da lui adottati in ogni campo ispirano la più grande fiducia (3).

(l) -Per la risposta vedi D. 115. (2) -Gruppo indeclfrato. (3) -Questo documento reca Il visto d! Mussolini.
91

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5905/964 R. washington, 13 novembre 1940, ore 21,05 (per. ore 23,20 del 15).

Propaganda britannica, che fino vigilia elezioni presidenziali ha qui svolto campagna ottimismo circa possibilità resistenza inglese, sembra ora orientarsi verso campagna pessimismo per convincere questa opinione pubblica che intervento degli S.U.A. nel conflitto potrebbe, ove ritardato, riuscire vano.

Infatti nell'intento scagionare Roosevelt da nostra accusa di interventismo, ambienti filobritannici avevano finora cercato creare leggenda che Londra non desiderasse entrata in guerra degli S.U.A., affermando che nessun maggior apporto sostanziale ne sarebbe derivato a resistenza inglese, la quale necessitava unicamente del massimo contributo da parte delle industrie belliche americane, contributo che avrebbe potuto subire soste, qualora forze armate americane avessero dovuto precipitare loro preparazione anziché realizzarla gradualmente.

Attualmente, invece, medesimi ambienti vanno cercando dimostrare fallacia tale asserzione e mentre continuano insistere che Gran Bretagna non ha bisogno del contributo di un corpo di spedizione americano, rendendosi conto di quanto tale idea ancora profondamente ripugni a queste masse, affeTmano che attiva cooperazione americana limitata a forze navali e forze aeTee è indispensabile e quanto mai urgente insistendo particolarmente su petrdite sempre più gravi che marina mercantile britannica va subendo in Atlantico.

Ma se non può essarvi minimo dubbio che politica massimi aiuti a Gran Bretagna verrà sempre più intensificata e che, rimossi ostacoli posti da legislazione, potrà giungersi alla fornitura a credito di quanto è essenziale per la condotta della guerra nonché ad una cooperazione nel campo trasporti marittimi, è peraltro da ritenere che alla invocata cooperazione di carattere militare sia pure limitata, S.U.A. non giungerebbero che quando giudicassero propria preparazione bellica adeguata in ogni campo ed in ogni settore ovvero situazione tale da far considerare intervento americano decisivo.

92

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 5856/2004 R. Berlino, 13 novembre 1940, ore 22,15.

Questo Ministero degli Affari Esteri mi informa che le conversazioni con Molotov si svolgono favorevolmente in una atmosfera molto cordiale.

93

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 5859/2010 R. Berlino, 13 novembre 1940, ore 23.

Von Pwpen, che ho avuto occasione d'incontrare, mi ha detto di essere sua personale convinzione che la Turchia non ha alcuna intenzione di entrare in guerra finché suoi interessi non siano direttamente minacciati. Egli pensa che in Turchia esistano correnti favorevoli orientarsi verso Asse, e che convenga mantenere nella stampa tedesca e italiana atteggiamento piuttosto riservato nei riguardi quella Repubblica, per evitare dannose reazioni. Ha soggiunto che occorre tener presente che Turchia dispone di cinquanta divisioni più o meno buone, che potrebbero sempre costituire un incomodo apporto a favore dell'Inghilterra.

Nel corso della conversazione Von Papen mi ha detto di aver fatto presente ad Angora che Potenze Asse non costituiscono alcun pericolo per Turchia, dato che loTo azione non ha che lo scopo di allontanare inglesi da'l Mediterraneo. Von Papen ha [osservato] una certa inquietudine turca per attività Italia in Siria, inquietudine che egli si è sforzato di dimostrare completamente infondata. Circa i rapporti turco-tedeschi, mi ha detto che la Turchia nutre apprensioni circa possibili appoggi militari tedeschi alle rivendicazioni territoriali bulgare e che il Governo tedesco ha dato a tale 11lguardo assicurazione ad Angora.

Richiesto se da parte dei turchi si accordino appoggi ed aiuti alle forze inglesi, mi ha risposto che indubbiamente si favoriscono, nei Jiimiti di una benevola neutraltà, i rifornimenti ed i movimenti inglesi (1).

94

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, ALESSANDRINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 13 novembre 1!J40.

Quest'Ambasciatore del Giappone informa che il suo Governo, nel far presente a quello tedesco che la cessazione deUe ostilità in Cina avrebbe consentito un più valido appoggio nipponico alle Potenze dell'Asse, ha pregato qualche giorno fa il Ministro degli Esteri del Reich di voler svolgere opera di mediazione fra Tokio e Chang-Kai-Chek in vista di giungere alla conclusione della pace.

Von Ribbentrop ha assicurato l'Ambasciatore giapponese a Berlino che avrebbe subito iniziato l'azione mediatrice richiesta, per il tramite dell'Ambasciatore cinese a Berlino.

Von Ribbentrop avrebbe inoltre, a richiesta nipponica, promesso di agire presso Molotov, durante il soggiorno di quest'ultimo in Germania, perché anche da parte sovietica sia svolta azione di persuasione presso il Governo cinese per indurlo a cessare le ostilità e ad iniziare trattative di pace.

(l) Nel comunicare il contenuto di questo telegramma al Ministero per la Cultura Popolare con t. 36054 P.R. del 16 novembre, Ciano aggiunse quanto segue: «Ritengo che convenga effettivamente mantenere, nelle presenti circostanze, un atteggiamento di stampa riservato nel riguardi della Turchia: e prego codesto Ministero di voler disporre In conseguenza».

95

IL DOTTOR P AVELIÉ AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. ..., 13 novembre 1940.

I 235 Ustasa, che tuttora godono dell'ospitalità, si trovano in parte a Lipari e in parte sono spavpagliati per uno o in piccoli nuclei nelle varie località dell'Italia meridionale e della Sardegna.

Sarebbe di grande utilità e di particolare interesse riunire tutti questi ustasa in un ambiente comune, per cui mi permetto di proporre perché sia permesso il loro concentramento in un solo luogo.

In appoggio a tale proposta mi permetto di addurre separatamente le seguenti ragioni:

l) La parte che attualmente risiede a Lipari si trova in quell'isola già da se'i anni. Questo lungo periodo di permanenza a Lipari nelle attuali circostanze ha indubbiamente logorato notevolmente questi uomini, in prevalenza giovani, che vivono senza alcuna occupazione e completamente isolati da ogni legame morale con la vita spirituale del nostro movimento.

2) Anche la parte divisa in piccoli nuclei residenti nei vari paesi dell'Italia meridionale e della Sardegna risente gravemente l'isolamento di tale internamento.

3) Così divisi, sia per uno che in piccoli nuclei, possono dilllcilmente riuscire a mantenersi nelle attuali circostanze con la sovvenzione di cui godono, mentre se fossero concentrati potrebbero con gli stessi mezzi provvedere molto bene al loro sostentamento.

4) Però molto più importanti sono i motivi morali che mi suggeriscono di inviare la presente domanda.

Tutti questi ustasa hanno durante tutto questo tempo dimostrato la loro incrollabile fede, tanto nella giusta causa croata che nell'Italia Fascista, da cui hanno avuto in passato tanti benefici. Essi si sono dimostrati degni e capaci per U compito riservato a loro dall'avvenire. TuUi hanno imparato bene l'italiano, in essi si è approfondita la vera amicizia verso l'Italia Fascista ed è necessario quindi che ritornino in patria pure con lo spirito e col morale alto, che naturaimente nello stato attuale soffre, ma che si risolleverà subrito appena saranno concentrati in una vita in comune e disciplinata.

In tal modo potrebbero ancor meglio perfezionarsi dal lato del'l'educazione ideologica, affinché mi siano così di massima utilità e di aiuto all'atto del ritorno in patria nell'esecuzione del nostro grande fine: costituzione delle più intime ,relazioni tra il popolo italiano e quello croato, nonché dell'oTdinamento totalitario statale e sociale.

Tra di essi vi sono dieci ufficiali e 57 sotto ufficiaU, mentre anche tutti gli altri hanno a suo tempo avuto l'educazione militare. In caso di un conflitto armato potranno compiere il loro dovere militare-rivoluzionario in qualità di nuclei di avanguardia, attorno ai quali accorreranno le masse del popolo in rivolta, mentre in patria costituiranno subito il primo nucleo base istruttore della milizia ustasa fascista croata.

Mediante il suddetto concentramento potrebbe essere completata anche la loro istruzione nel maneggio dei modernissimi mezzi tecnici, l'uso dei quali sarà loro inevitabilmente necessario subito al loro ritorno in patria. Tale concentramento credo potrebbe essere effettuato nel modo più conveniente in qualche caserma, dove in veste di volontari nelle uniformi militari, essi potrebbero tranquillamente, senza destare sospetti, continuare a prepararsi spiritualmente e tecnicamente, ed attendere il momento del ritorno in patria per la futura grande opera ispirata dai comuni principi.

Per dovere verso la causa e gli ideali per i quali lavoro e rper dovere verso i miei camerati, che per questi ideali lavoreranno e combatteranno con me anche in avvenire, nonché nell'interesse di un maggior successo neU'opera per la vera solidarietà del popolo croato e del futuro stato croato con l'Italia Fascista, prego l'E. V. perché venga autorizzato il suddetto concentramento.

96

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5883(2013 R. Berlino, 14 novembre 1940, ore 21,45 (per. ore 22,30).

Mio telegramma n. 2004 (1).

Questa mattina alle ore undic'i Molotov ha lasciato Berlino. Nel prendere congedo alla stazione dal Ministro Ribbentrop, egli ha ringraziato in modo particolare e calorosamente per le accoglienze riservategli durante il suo soggiorno nella capitale del Reich, rilevando che anche questa visita ha costituito un sicuro passo per uno sviluppo sempre più amichevole delle relazioni fra l'URSS e la Germania. Ha tenuto anche a far giungere al Fuehrer i suoi vivi ringraziamenti per le cortesie usategli.

Come già l'arrivo, ,la partenza si è svolta senza manifestazioni di popolo e senza pavesamenti alla stazione, dove era stata esposta una sola bandiera sovietica ed una sola bandiera tedesca. Erano presenti le stesse personalità germaniche che all'arrivo vi avevano ass·istito, mentre è stata questa volta

notata l'assenza degli Ambasciatori del Giappone, della Cina e della Turchia (quest'ultimo è partito ieri alla volta di Ankara, chiamatovi dal suo Governo).

Dopo la partenza, il Ministro Ribbentrop mi ha lungamente intrattenuto per dirmi che la visita si è svolta in una atmosfera molto cordiale e che si è parlato con i russi di quanto è stato concordato con V. E. (1). La visita -ha continuato il Ministro -aveva lo scopo di restituire quella da lui fatta a Mosca (2), e di stringere maggiormente i rapporti fra la Germania e la Russia, senza mirare però alla conclusione di alcun preciso accol.'do. Ribbentrop mi ha aggiunto che nei suoi colloqui con Molotov, e in quello ultimo con il Fuehrer, sono state discusse questioni anche nel dettaglio. Egli mi ha detto di aver fatto a Molotov concrete proposte sul modo in cui -secondo il suo pensiero si potrebbe realizzare una fattiva collaborazione tra le Potenze dell'Asse, il Giappone e l'URSS, nel senso di trovare una forma che consenta a quest'ultimo Paese di assumere -pur non aderendo formalmente al Patto Tripartito un atteggiamento contrario all'estensione della guerra.

L'altro problema importante che è stato oggetto di discussione è quello relativo alla delimitazione delle singole sfere d'influenza.

Molotov si è riferito alle precise proposte di cui mi ha parlato Ribbentrop, ed è rimasto stabilito che ulteriori trattative fra i due Governi si svolgeranno per la normale via diplomatica. Si prevede che E-sse potranno essere iniziate fra una diec,ina di giorni.

Nel discorso pronunciato durante il pranzo ufficiale dato al «Kaiser Hoffer », il cui testo non è stato diramato, Ribbentrop ha affermato che nella storia ha sempre corrisposto ai periodi di buoni mpporti fra la Germania e la Russia un favorevole sviluppo dei due Paesi. Molotov ha risposto dicendo che sottoscriveva ad ogni parola detta da Ribbentrop.

Nel pranzo dato ieri all'Ambasciata sovietica, Molotov ha rivolto un cortese saluto a Ribbentrop, ma quest'ultimo non ha potuto rispondere perché è sopraggiunto un allarme aereo (ore 20,30), che ha causato l'interruzione de~ pranzo stesso (3).

(l) Vedi D. 92.

97

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 36288/129 P. R. Bagdad, 14 novembre 1940, ore 21,50 (per. ore 14,23 del 15). Telegramma di V. E. n. 40

Circa desiderio manifestato dal governo Iraq avevo già fatto cenno nell'ultima parte del mio telegramma n. 115 0). Nella mentalità di questa gente la radio viene per lo più considerata come semplice mezzo pubblicitario e non come l'organo per la trasmissione di comunicati governa1Ji.vi. Una comunicazione um.ciale della dichiarazione tedesca ed italiana al paesi arabi potrebbe servire a rafforzare la resistenza alle continue pressioni inglesi di trascinare gli arabi nella guerra contro l'Asse; in quanto gli arabi non potrebbero schierarsi contro le due potenze che hanno pubblicamente manifestato la loro volontà di renderli liberi ed indipendenti.

Per ciò che ci riguarda una comunicazione in tal senso costituirebbe per questi ambienti una vera e propria presa di posizione da parte nostra alla stessa stregua della Germania, poiché il comunicato della radio Ba'fi non si è limitato che a riprodurre quello della radio Berlino.

In ogni modo qualora V. E. ritenesse di fare la comunicazione tramite codesta Legazione Iraq mi permetto pregare volermene dare avviso a comunicazione effettuata per poter informare personalmente il Primo Ministro che si è costantemente interessato alla questione (2).

(4). (l) -Vedi D. 42. (2) -Vedi serie VIII, vol. XIII, D. 181. (3) -Ritrasmesso a Mosca con t. 36035/209 P.R. del 16 novembre, ore 24. (4) -Vedi D. 74.
98

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 5913/0129 R. Berlino, 14 novembre 1940 (per. il 16).

Secondo mi viene ·riferito da fonte solitamente bene info·rmata una delle maggiori diftl.coltà incontrate nel corso dei recenti scambi di vedute tra il Governo germanico e quello di Vichy (3) verterebbe sulla questione dei prigionieri di guerra. Da parte tedesca infatti (soprattutto da parte dell'Alto Comando) si è assolutamente contrari alla liberazione dei detti prigionieri, un milione e mezzo circa, i quali rappresentano oltre ad un pegno morale, anche un pegno militare di primo ordine nei confronti della Francia.

«A meno che non intervengano ulteriori elementi a modificare la situazione -ha concluso il mio informatore -è da ritenere pertanto che questo fattore da solo s•ia suftl.ciente ad impedire attualmente il raggiungimento di un accordo che possa avere carattere di concrete trattative di pace».

(l) -Vedi D. 13. (2) -Per la risposta di Ciano vedi D. 119. (3) -Vedi D. 99.
99

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 12137/2804. Berlino, 14 novembre 1940 (per. il 18).

Mio telespr. 12014/2771 del 7 nov. e precedenti (1).

Il maresciallo Goering ha avuto recentemente un incontro con il ministro degli Esteri francese Lavai, alla presenza dei generali Bodenschatz e Hanesse, nonché dell'Ambasciatore tedesco Abetz e del signor de Brinon, incaricato questo ultimo de,l collegamento con le autorità tedesche, e che è stato da poco elevato dal Governo di Vichy al rango di ambasciatore.

Su tale colloquio non è stata data alcuna notizia, dalla stampa tedesca, pur comunicandosi ufficiosamente che «il contatto franco-germanico si sviluppa in senso positivo». La stampa di Parigi, invece, ha dato molto rilievo all'incontro. Secondo notizie qui pervenute, Fernand de Brinon ha ricevuti in seguito i giornalisti francesi, e ha detto loro che il colloquio Goering-Laval rappresenta il seguito di quelli Hit1er-Laval e Hitler-Pétain. Ha aggiunto che la conversazione è durata due ore, in una atmosfera non soltanto cortese, ma addirittura cordiale. Riferendosi al riconoscimento dell'onore militare francese compiuto da'l maresciallo Keitel a Compiègne, Brinon ha affermato che le trattative svoltesi dopo di allora hanno avuto luo:go sotto il segno del reciproco rispetto. «È necessario richiedere dal popolo francese che esso comprenda la situazione -ha continuato Brinon -. L'esercito germanico in Francia non è un esercito d'occupazione, ma un'armata di operazioni, poiché la guerra contro l'Inghilterra prosegue. Anche se l'opinione pubblica francese è impaziente e attende risultati positivi, bisogna aver riguardo al fatto che pure il popolo tedesco pretende garanzie per lo meno morali. Vi sono numerosi ostacoli ancora da superare, ed essi saranno superati, se si continua ad esaminarli nello spirito di Montoire ».

Sempre secondo i giornali francesi, l'incontro svoiltosi sabato scorso fra Goering e Laval sarà se,guito da altri contatti. La France au Travail dice di apprendere da buona fonte che entrambi i Governi sono d'accordo per regolare le formalità drca la linea di demarcazione.

Non par dubb1o che i «risultati positivi» cui si è riferito Brinon nella conversazione con i giornalisti sarebbero un relativo sgombero deUe truppe tedesche, e l'abbattimento della linea di demarcazione. Non si è ancora a questo punto, mentre si può notar,e da parte germanica una tendenza conciliativa per agevolare il traffico fra la zona occupata e quella non occupata.

Così da lunedì si è permesso di importare dalla prima nella seconda, senza approvazione preventiva, archivi e stampati amministrativi per i pubblici servizi, giornali pubblicati da parte germanica nel Reich o nel territorio occupato, preparati cosmetici, profumi, mobili usati, oggetti non destinati alla vendita,

Il -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

med1ctnaU, strumenti ehlrurgiel, lenti da occhiali e Blltro materia1e di non largo consumo, ma di cui tuttavia nella zona sottoposta a Vichy si sente il bisogno.

(l) Vedi D. 52.

100

IL GOVERNATORE DELLB ISOLE ITALIANE DELL'EGEO, DE VECCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Rodi, 14 novembre 1940.

Ti trasmetto qui unito la copia di una mia lettera oggi diretta al Duce (1). Per la seconda volta (2} sono costretto non senza mio profondo rammarico a pregare il Capo di voierm1 richiamare in patria.

Questa volta il contrasto di vedute e di atteggiamenti entra nel profondo e non è sanabile. Ti sarò infinitamente grato se vorrai anche tu pregare il Duce per la mia liberazione da ·questa insostenibile situazione.

È chiaro che sono sempre a disposizione per venire a dare a voc·e qualsiasi spiegazione. È chiaro ancora che in qualunque altro posto sarò sempre fiero di servire, se così piaccia al Duce.

Ti ringrazio ancora una volta delle molte cortesie che hai voluto usarmi in tutte le occasioni (3).

ALLEGATO

DE VECCHI A MUSSOLINI

L. P. Rodt, 14 novembre 1940.

Già una volta durante questa guerra ho dovuto manifestarti un mio dissenso col Maresciallo Badoglio. Il tuo intervento ha dato corpo ad una nuova situazione ed il tuo invito a rimanere al mio posto è stato ubbidito.

L'inizio della campagna di Grecia ha rinnovato le ragioni del dissenso e lo ha esteso alla Marina ed alla Aeronautica approfondendolo nella sostanza della cosa.

A tanto si aggiungono ora ordini per i quali, moltiplicando le dipendenze fino alla

(l} Vedi allegato.

(2} Il 22 agosto 1940 De Vecchi aveva scritto a Ciano la seguente lettera:

«Ho scritto oggi al Duce per pregarlo di richiamarmi da Rodi.

Dopo un periodo Idilliaco, sono rtnate, sotto una vuota forma disciplinare, ragioni di dissenso col Maresciallo Badoglio che nelle presenti contingenze non possono prendere corso.

Non posso neppure consentire che mettendo d! mezzo una quantità di personaggi minori dei Ministeri M111tarl si venga meno nella forma e nella sostanza ai riguardi che fermamente ritengo mi siano dovuti. 0iò tanto meno nascondendosi dietro le spalle del Duce ed approfittando di una disciplina concreta e profonda della quale ho dato in decenni le più dure prove.

Sono infinitamente grato a te per l'affettuosa bontà che hai sempre voluto dimostrarmi in tutte le contingenze da quando sono ai tuoi ordini e per i molti riguardi che hai voluto e saputo farmi usare da tutti i tuoi dipendenti ».

(3} Con t. 36348/934/115 P.R. del 15 novembre, ore 19,05 De Vecchi comunicò quanto segue: « Segretario del Partito Nazionale Fascista mi chiama telegraficamente a Roma per cerimonia giorno 18 corrente. Anche in riferimento mia lettera di ieri, che deve esserti stata consegnata oggi stesso, pregati telegrafarmi cortese urgenza se nulla asta mia venuta. Ringrazio l'Eccellenza vivamente». Ciano rispose con t. 36015/133 P.R. del 16 novembre ore 13: «Ho sottoposto al Duce tua richiesta venire a Roma giorno 18 e per mio tramite esprime desiderio che tu non t! muova dal tuo posto In attesa Sue decisioni». Vedi D. 147.

minuzia, si rende inefficiente l'azione di comando. Le responsabilità rimangono intatte mentre intatto non rimane il prestigio indispensabile ad un Comando cosi isolato e l'azione unitaria si rende impossibile.

La guerra condotta in Egeo anche contro la Grecia in difformità delle mie vedute da tempo chiaramente espresse, un contegno di difesa passiva imposto a chi non conosce e non intende che l'attacco anche nella difensiva, un disperdersi in rivoli della azione di comando in seguito ad ordini spesso divergenti che provengono dalle varie forze armate, rende non più compatibile e non più utile la mia permanenza a questo Comando.

Tanto è mio dovere di dirti in assoluta franchezza. Mi duole di essere lontano per non poterti illustrare a voce questa situazione che mi riesce assolutamente insopportabile.

Ti prego di volermi far richiamare anche come Governatore civile.

Sono sempre a Tua disposizione piena ed intera per qualunque altro servizio militare

o civile in Patria.

101

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5906/724 R. Tokio, 15 novembre 1940, ore 7,59 (per. ore 18,30).

Mi risulta confermata noti:?Jia d~ramata alla stampa secondo la quale riunione straordinaria conferenza imperiale tenutasi 13 corrente ha avuto come suo principale oggetto esame situazione Cina. Questione sarebbe stata esaminata nei suoi eventuali sviluppi militari e politici. Non si sarebbe giunto a conclusioni immediate per quanto concerne riconoscimento del governo Nanchino, in attesa di vedere quali saranno le reaz~oni di Ohung King a seguito delle intese Von R1ibbentrop-Molotov. Una decisione definitiva sarebbe stata rimessa agli inizi del mese venturo. Si conferma che, in specie per considerazioni di opportunità relativa alla situazione interna, Imperatore d'ora innanzi prenderà parte di persona più apparentemente Consiglio e più frequentemente alle decisioni degli affari di maggiore importanza.

102

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ARMATE IN ALBANIA, SODDU, AL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, ROATTA

N. s. 261. ..., 15 novembre 1940 [mattino].

n nemico ha iniziato ieri un'azione in forze, svi1uppando grande pressione nel settore Korciano ed attaccando in corrispondenza della zona di Erseke; ciò allo scopo evidente di separare le nostre forze.

Nel settore Korciano l'avversario è riuscito a portarsi a contatto con la nostra linea di resistenza, che peraltro non risulta finora intaccata.

In zona di Erseke il nemico si è impadronito delle nostre posizioni in corrispondenza dei cippi 7 e 8 ed un nostro contrattacco per riprendere tali posizioni è fallito.

Nella notte ed all'alba ha sferrato attacchi verso Leskoviku.

La situazione generale è così riassumibile:

Settore Korciano:

( Parma e Piemonte: complete -4 df.

1 Arezzo e Venezia: incomplete

-4° bersaglieri: con le sole biciclette;

-5° alpini: aviotrasportato (battgl. Morbegno -Edolo) fino a Tirana: in corso di affluenza, parte su automezzi (2 btg) e parte a piedi (l btg) con le salmerie tuttora in arrivo a Durazzo;

-artiglieria di C. d'A.: rappresentata da due soli gruppi.

Settore Epiro:

-5 div.: Dv. Bari: incompleta; Dv. Ferrara: molto provata dagli attacchi dei giorni scorsi; Dv. Siena: meno provata della Ferrara, ma da 18 giorni in azione; Dv. alp. Julia: con due soli btg. e poco più di un gruppo ancora dotati di qualche efficienza; Dv. corazz. Centauro: molto provata; 1o e 2° regg. bersaglieri: con le sole biciclette (un btg. col comando del lo spinto nel settore Korciano);

3° regg. granatieri ~

d. in buona efficenza ma in settore eccentrico;

2° regg. 1 cava11.

-in corso di affluenza, ma ancora lontani, 2 gruppi art. «Val~e »;

-ancora a Valona l btg. del l o gruppo alpini, giunti in aereo.

Caratteristiche comuni a tutto il teatro di operazione:

-unità con schieramento lineare, fronti enormi, battaglioni frammischiati essendo stati inviati in 'linea mano a mano che giungevano (il riassetto dello schieramento richiederebbe calma e tempo);

-Comandi di G.U.: giunti in zona ora -comando ga armata, III e VIII

C. d'A. -con pochi ufficiali, o solo da poco tempo (XXV e XXVI C. d'A.) ancora senza organici per il loro funzionamento, tanto che l'Eccellenza Vercellino ha dichiarato ieri che non è possibile, nelle attuali condizioni, assumere il comando;

-impossibilità di manovra, per mancanza sia di riserva sia di mezzi di trasporto.

In totale si hanno:

29 btg. ftr.

~sul fronte Korciano11 gr. art.

32 bgt. ftr. 3 btg. carri 16 gr. art. 6 gr. cav.

esclusi gli Albanesi sui quali non posso fare affidamento.

Questo stato di fatto, riassunto per sommi capi, non è suscettibile di

pronti miglioramenti, neppure ricorrendo a trasporti aerei i quali -a parte

la loro aleatorietà -(i campi di Korça e Argirocastro, in caso di pioggia,

diventano impraticabili per gli aerei pesanti e sono giornalmente più volte

bombardati) -si limitano a portare uomini provvisti solo di armi e munizioni,

ma privi di automezzi e di quadrupedi e quindi con capacità di vita e di azione

fortemente ridotta.

A questo proposito, buona parte delle unità in linea, prive di servizi per

essere state trasportate con aereo od automezzi, non sono in condizioni di svol

gere una difesa manovrata, qui più che mai necessaria.

Su tale situazione, quale risulta da una precedente, lunga serie di gravis

sime imprevidenze e deficienze, gravano altresì le seguenti circostanze:

-io non ho alcuna unità né alcuna artiglieria a mia disposizione diretta;

-H nemico attacca su tutto il fronte, appoggiato da notevole artiglieria e forze aeree, ~e quaU, oltre che le truppe in linea, bersagliano con insistenza Durazzo, Valona, ed i 2 campi di Korça e di Argirocastro;

-la situazione dello sgombro dei porti e dell'invio del rifornimenti viveri e munizioni è poco soddisfa:cente perché gli scarsi mezZ'i disponibili sono impiegati tutti per trasporti truppe.

Ciò stante:

-ho già ordinato di riunire verso Klisura e Premeti il I gruppo alpino e verso Tepeleni la «Centauro», quali riserve della lP armata; non posso prevedere quando ciò potrà essere a t tuato;

-mi riprometto di evitare per il momento, l'invio di aUre forze in arrivo sulla linea attuale;

-considero la eventualità di dover guernire posizioni p~ù arretrate, pm forti e quindi più economiche, ma, dovendo inviarvi le stesse truppe in linea, l'attuazione di questo concetto si risolve in un ripiegamento che eseguirò solo se costrettovi, in base ad un rigoroso e sereno esame del~a situazione e possibilmente di iniziativa, anziché sotto la pressione avversaria.

Non mi nascondo però la difficoltà di tale ripiegamento data l'abbondanza di artiglieria e di mezzi dell'avversario e --per contro -le deficenze di salmerie ed automezzi delle nostre unità specie nel settore Korciano.

Ritengo necessario che sia qui inviata con tutta solledtudine la divisione motorizzata «Trieste» -che è pronta e data la sua mobilità, è l'unità più adatta nella presente circostanza. Sbarco a Durazzo. Ciò a prescindere dall'afflusso deNe divisioni Pusteria e Modena di cui devesi accelerare l'invio.

Conclusione:

a) La situazione potrà evolvere verso la necessità di un ripiegamento;

b) Non esistono soluzioni miracolistiche;

c) Non resta che fronteggiare gli eventi con freddezza, per guadagnare aLmeno una ventina di giorni: periodo minimo indispensabile per consentire l'afflusso di rinforzi adeguati.

103

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5920/130 R. Bagdad, 15 novembre 1940, ore 16,10 (per. ore 9,50 del 16).

Primo ministro mi ha detto aver avuto da fonte attendibNe notizia, confermatagli anche da Console Generale Iraq a Beirut, che l'Inghilterra d'accordo con Emiro Transgiordania cercherebbe sollevare Gebel druso per fomentare rivolta in Siria e che spingerebbe Turchia ad occupare militarmente A:leppo ed il tratto ferroviario dal conNne siriano-turco a siriano-Iraq (Te>l Kociuk) in modo assicurarsi continuità deUe comunicazioni. Primo Ministro sostiene che un eventuale colpo del genere sarebbe senza dubbio destinato al fallimento ·qualora in Siria potesse venire istituito un Governo nazionale: questo fatto non mancherebbe di avere una profonda ripercussione anche in Palestina. ove da a~lcune settimane avrebbe ri!presa violentemente l'agitazione antibritannica con vari attentati contro poUziotti ·inglesi e persona>lità arabe note per il loro asservimento alle Autorità mandatarie.

Primo ministro mi ha ripetuto che i palestinesi abbisognano di armi e munizioni e che egli non ha possibilità di fornirle perché l'esercito Iraq è stato lasciato dagU inglesi sprovvisto di munizioni. Anche l'aviazione irachena non è in grado di volare se inglesi non vogliono; infatti il quantitativo carburante e di lubrificante destinato a tale scopo si trova in depositi presso basi militari aeree britanniche (1).

104

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MILIZIA, STARACE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Tirana, 15 novembre 1940, ore 17.

Faccio seguito aHa mia di stamane (2). Ho parlato a lUngo col Generale Vercelline, che non mi è apparso come mi era stato descritto. Nel tuo ufficio, prima di partire, ti dissi che lo conoscevo e che lo ritenevo un generale che

vuole sapere dove mettere i piedi: non mi sono sbagliato. Mi ha espresso il suo pensiero, che può essere così sintetizzato: riordinarsi, prepararsi e vibrare il coiJ.po, soltanto quando si potrà andare fino in fondo. La situazione attuale non consente di pensare in modo diverso. Quello che era ritenuto scarso entusiasmo, era invece la espressione di uno stato d'animo, in conseguenza deHa nessuna attrezzatura del suo Comando, che di fatto non esiste e pertanto della ·impossibilità di esercitare una immediata azione efficace. In altri termini si tratta del carico, che si assesterà durante la marcia. Stasera vedrò certamente il Gen. Geloso, che fino a questo momento non è arrivato e che è bene arrivi subito, perché la sostituzione di Visconti-Prasca si rivela sempre più necessaria ed urgente. Un'altra volta sarà bene, qualora se ne presenti l'occasione, che i generali da sostituire apprendano il ;provvedimento, soltanto quando il sostituto sarà sul posto.

Ieri, lungo la linea Bari-Brindisi, durante una sosta a Carovigno, un reparto di alpini, accortosi che ero in treno, ha inneggiato al Duce con grande entusiasmo. Oggi ho visto un reparto di alpini che si recava al fronte di Coriza e ne ho ripOTtato ottima impressione. Ho anche visto ailcuni feriti, reduci dallo stesso fronte e m1 sono intrattenuto a lungo con loro: morale e'levato.

I greci non bril'lano per coraggio, ma sono imbaldanziti dagli sbandamenti che si sono verificati fra le nostre truppe; l'azione determinante è affidata all'artiglieria, che si ritiene sia inglese. Tutti sono concordi neU'affermare che l'artiglieria spara bene. Da parte nostra se ne lamenta la forte deficienza.

La Divisione Bari, equipaggiata per la pianura, è andata a finire quasi in alta montagna. La decisione del Duce, di inviare tre reggimenti di Bersaglieri, è stata efficacissima: una vera e propria fortuna! 'IIutti l'hanno profondamente apprezzata. È bene però che il Duce sruppia, anche per Sua norma, che i mi!lle uomini che avrebbero dovuto essere a Coriza il 7 novembre, sono arrivati il 14 e con scarsi mezzi.

Si prevede che, per lanciare una seria offensiva, accorrano dai due ai tre mesi, se non si verificheranno complicazioni.

Le notizie relative alla stanchezza delle truppe sono in gran parte fondate. A questo riguardo però Soddu ha impartito ordlni severi di tenere duro ad ogni costo.

Vado convincendomi che, particolarmente in questo primo tempo, debbano giocare, insieme con la forza delle armi, fattori morali che mancano. Questa è una mia impressione, sulla quale ritornerò, dopo che avrò visto le truppe con 1 miei occhi e ne avrò tastato il polso.

Sono sicuro che i greci hanno il coraggio che deriva loro dallo strano contegno di a'lcuni nostri veparti. Non di tutti, bada, perché la massa è partita con slancio e ha fatto ciò che umanamente era possibile fare, tenuto conto degli ordini che ha ricevuto, in parte non eseguibili, della completa disorganizzazione dei servizi, della rilevante sproporzione di uomini e di mezzi, in rapporto al dispositivo del nemico.

Il caso del'la Divisione Julia è tipico, quanto quello del settore di Coriza; il rovesciamento di un battaglione della Bari (si parla proprio di rovesciamento) è una vicenda che in combattimento può verificarsi, ma che non so se

nel caso particolare, possa comunque essere giustificata. Ci si può sp1egare il caso del battaglione albanese incorporato nell'Esercito.

La Milizia fascista albanese è stata impiegata con il seguente armamento per compagnia: 5 fucili mitragHatori e zero mortai di assalto. Non si può certo parlare di volume di fuoco! Tutto ciò ha indubbiamente influito sul morale delle truppe, tra •le quali però non è da escludere si desti, da un momento all'altro, quel senso di ·rivincita, che conferisce il necessario mordente. L'essenz•iale è che i rinforzi giungano con la massima possibile celerità, anche nella cons1derazione che, condurU a pie' d'opera non è agevole, da;te le comunicazioni e gli automezzi disponibili.

Attenzione!

Stamane ho parlato con Soddu, col suo Capo di S.M. e con Vercellino. Tutti e tre sono dell'avviso che, più che Legioni CC.NN. d'assalto su tre battaglioni, sia conveniente inviare Legioni su due battaglioni e una compagnia mitraglieri, a•lmeno in questo primo tempo. Se mai, in un secondo tempo, si potrà inviare anche il terzo battaglione. Io concordo. Inoltre lo S.M., come ebbi a dire al Duce, prima della mia partenza, dovrebbe lasciare libero il Comando Generale di raggruppare i battaglioni in Legioni, senza l'assillante preoccupazione dei tomi di mobilitazione. Ciò consentirebbe di scegliere i migliori reparti, tra quelli che già sono stati provati. Qui occorre gente che abbia già conosciuto la guerra, perché sia superato questo stato psicologico, che ha preso un po' tutti.

Se lo Stato Maggiore entra in quell'ordine di idee, chiama presso di te i Generali Giannantoni e Allegretti e impartisci loro ordini categorici. L'essenziale è raggiungere lo scopo.

Il mio arrivo è stato gradito in modo evidente. Se ti dicessi che ha incuorato un po' tutti, non ti direi cosa non rispondente alla realtà. Tu sai che cosa io pensi di me; non scambiare pertanto questa mia affermazione con uno stupido pe•ccato di esibizionismo.

Ti confermo che nelle prime ore di domattina mi recherò al fronte: rimarrò assente da Tirana quattro o cinque giorni.

P.S. Il Gen. Geloso è arrivato.

ore 19.

In questo momento Soddu mi comunica che nel settore di Calibachi i greci hanno sfondato. Un battagilione di Milizia fascista albanese è stato catturato. Visconti Prasca chiede insistentemente rinforzi, che Soddu non può inviare, perché non ha truppe sottomano. Ciò mi induce a supporre che Visconti Prasca non abbia riserve da impiegare. Evidentemente gli obiettivi del nemico potrebbero essere le vallate della Voiussa e del Drino. Se il nemico puntasse decisamente su tali obiettivi, la situazione delle truppe che occupano il settore del littorale diverrebbe estremamente grave.

Ho richiamato l'attenzione di Soddu sulla possibilità che contingenti, sia

pure modesti, ma arditi sbarchino in direzione di Butrinto o Capo Stilo.

Nel settore di Coriza, viceversa, la situazione è stabilizzata per ora. II Gen. Nasci ha comunicato che le sue truppe hanno oggi sferrato ben diciassette contra,ttacchi con esito favorevole.

Noti capi offrono loro uomini, dichiarando che sentono il dovere e il diritto di partecipare alla battaglia in corso. Naturalmente non so chi siano e quali garanzie possano dare. Il Gen. Gabrielli afferma che si tratta di elementi che potrebbero essere utilizzati. È chiaro che, allo stato delle cose, si delinea la possibilità del previsto arretramento, ma che Soddu mi assicura cer· cherà fino all'ultimo di evitare.

(l) -Ritrasmesso a Beirut e ad Ankara con t. s. 36247 del 19 novembre, ore 0,30. (2) -Non rinvenuta nel fascicolo.
105

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GIANO, AI MINISTRI A BUCAREST, GHIGI, E A BUDAPEST, TALAMO

T. 35935 P. R. Roma, 15 novembre 1940, ore 23,30.

(Solo per Budapest) Telegramma ministeriale 395 (1).

(Solo per Bucarest) Telegramma ministeriale 545 (2).

(Per tutti) R. Incaricato d'affari Berlino informa (3) che Ministro Von Ribbentrop gli ha fatto conoscere di non essere stato ancora in grado di es&., minare in dettaglio proposte contenute nel rapporto Altenburg-Rogeri e dì aver fatto quindi sospendere l'invio delle conseguenti raccomandazioni ai Governi di Budapest e Bucarest.

Rimanete quindi in attesa di ulteriori comunicazioni (4).

106

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 36371/2030 P. R. Berlino, 15 novembre 1940, ore 23,45.

Generale Bodenschatz che mantiene collegamento ,tra Fuehrer e Goering mi ha detto che tutti i componenti seguito Molotov (5) hanno fatto pessima impressione su Fuehrer e Goering i quali li hanno definiti come Minderwaertige (persone di valore inferiore).

Molotov invece ha fatto migliore impressione senza però essere giudicato personalità di spiccato rilievo.

Bodenschatz che ha assistito colloquio Molotov-Goering ha aggiunto che la conversazione degli uomini di Stato sovietici era priva di particolare interesse.

Sempre secondo Bodenschatz, Fuehrer mentre ha usato verso i russi forme assai cortesi è stato molto fermo nella sostanza ed ha dichiarato che non po

teva tollerare ulteriori modifiche nel Baltico e quindi un'azione sovietica in Finlandia.

Identica dichiarazione ha fatto per la Romania dicendo che qualsiasi ulteriore rivendicazione territoriale sovietica in tale zona anche se modestissima provocherebbe una reazione tedesca. Bodenschatz ha ancora affermato che la Russia teme la Germania e che per questa ragione non rappresenta un pericolo e avrà cura mantenere la sua neutralità.

Secondo il predetto Generale da parte Potenze dell'Asse conviene conservare coll'U.R.S.S. attuali buone relazioni ciò che offre grande vantaggio di economizzare impiego di 50 o 60 divisioni e di ottenere materie prime. La Germania però, ha affermato Bodenschatz, non potrà essere mai amica dell'attuale Governo sovietico.

Le forniture da parte della Russia procedono regolarmente e viene puntualmente consegnato tutto quanto è stato previsto. I russi pretendono dalla Germania forniture piuttosto complesse soggette a molte difficoltà tecniche e chiedono anche scafi guardacoste che sono attualmente necessari alla Germania. Le difficoltà però non sono così gravi da essere fonte di preoccupazione. La potenza militare russa, senza essere sottovalutata, viene giudicata piuttosto modesta. U.R.S.S. dispone grande abbondanza soldati ma materiale scarso alquanto scadente e pessimi quadri. Difficoltà trasporti esistenti in Russia diminuiscono ·valore della massa di manovra. Anche aviazione per quanto numerosa dispone di apparecchi di qualità inferiore e si ritiene che i Comandanti non siano all'altezza del loro compito.

Per quanto concerne rapporti con la Francia il Fiihrer non ha cambiato sua opinione, che è quella di ridurre quest'ultimo Paese in tali condizioni da non rappresentare mai più un pericolo per la Germania. Data però situazione neU'Africa del Nord e per evitare che si riformi colà nuovo campo di battaglia, il Fiihrer -senza far alcuna concessione fondamentale e senza addivenire ad una pace -desidera tenere atteggiamento che favorisca rafforzamento Governo francese. Non sarà assolutamente concessa liberazione prigionieri sino un anno dopo la fine della guerra contro l'Inghilterra, perché la Germania necessita tali forze ·lavoratrici e non vuole rinunziare a tale garanzia militare. Rimettere in libertà nel momento attuale così grande massa per riflesso potrebbe inoltre rappresentare pericolo.

Germania non intende nemmeno rinunziare zone occupate e mantenimento in permanenza linea demarcazione. Si cercherà invece venire 1ncontro alla Francia in questione di carattere economico e con ogni altra facilitazione che non comprometta fondamentalmente direttive Asse Roma-Berlino.

Passando ad altro argomento Bodenschatz mi ha detto che produzione materiale aeronautico è stata ultimamente ancora molto aumentata in Germania.

Goering ha dovuto per tassative prescrizioni mediche prendere sei settimane riposo e si è trasferito in una località Prussia Orientale. Non sarà quindi di ritorno prima Natale e durante la sua assenza sarà sostituito da MHch (1).

(l) -Con t. 36118/2025 P.R. del 15 novembre, ore 18,45. (2) -Numero di protocollo particolare per Budapest del t. 35669 P.R., vedi D. 85, nota 2. (3) -Numero di protocollo particolare per Bucarest del t. 35669 P.R., vedi D. 85, nota 2. (4) -Vedi D. 195. (5) -Vedi D. 96.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussollni.

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COLLOQUIO TRA IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA VEHRMACHT, KEITEL, E IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, BADOGLIO (l)

RESOCONTO. Innsbruck, 14-15 novembre 1940.

Il maresciallo Keitel espone, per primo, la situazione della Germania nell'attuale momento della guerra.

Premette, anzitutto, che, a giudizio tedesco, la guerra è vinta. I tedeschi sono ora più forti che all'inizio della guerra, disponendo di 230 divisioni, delle quali 185 di prima qualità, tra cui venti divisioni corazzate e dodici motorizzate. Anche quanto a munizioni essi hanno disponibilità per continuare la guerra grossa anche per più di un anno. Inoltre nessuna posstbile combinazione politica in Europa può destare preoccupazioni. Le perdite della marina sono state rimpiazzate.

In questo momento la marina tedesca può tenere contemporaneamente in azione venti sommergibili; l'anno venturo si spera di poter moltiplicare per cinque tale cifra, dato che nel 1941 si potranno avere, ogni mese, venticinque nuovi sommergibili. Anche per l'aeronautica le perdite sono coperte; in primavera l'aviazione sarà più forte di quanto lo era nell'estate. Le fabbricazioni di guerra procedono meglio dello scorso anno. Le disponibilità di materie prime sono accresciute con il ferro della Svezia e il petrolio della Romania. È anche da notare che la produzione petrolifera della Romania è raddoppiata, dopo l'eliminazione di ogni tentativo di sabotaggio inglese mediante l'invio di numerosi agenti tedeschi: e ciò anche nell'interesse italiano. Vi è qualche difficoltà per l'3ipprovvigionamento della gomma. Anche la produzione della lana non è sufficiente. Nel 1941 la produzione sarà migliore: attualmente dobbiamo fare grande economia. Sono assicurati i viveri per la Germania ed i territori occupati. Si ha solo difetto nei riguardi dei grassi.

Circa la condotta della guerra contro l'Inghilterra si può affermare che la guerra aerea ha ottenuto grandi successi ma non ha dato alla Germania la completa superiorità aerea. L'assoluto dominio dell'aria è la premessa indispensabile per poter annientare i punti vitali del nemico: non è finora riuscito di attenerlo. La caccia inglese si è ritirata più a nord sottraendosi alla distruzione.

Certamente però i successi ottenuti a Londra sono importanti. Cosi pure le industrie aeronautiche inglesi hanno sicuramente sofferto talc'hé si può dire che la produzione aeronautica inglese è ridotta ad 1/3 (500 aerei men,.. sili anziché 1.500). Il rifornimento da parte degli americani è stato finora limitato. Lo stesso maresciallo Pétain ha dichiarato che gli americani avevano inviato in maggio 150 apparecchi moderni e poi nulla più avevano fornito fino ad agosto.

La situazione a Londra è divenuta insopportabile per otto milioni di abitanti; sono state già gettate sulla capitale inglese 15.000 tonnellate di esplosivo e ingenti quantità di bombe incendiarie. Sono divenuti assai di.rfficili i rifornimenti alla popolazione che rimane senza vetri alle finestre, non essendovene la disponibilità. Il navLglio perduto dagli inglesi ascende a sette milioni di tonnellate, nè è possibile sostituirlo.

(Il mar. Badoglio fa notare che il rendimento del naviglio inglese ancora disponibile deve considerarsi ridotto della metà poiché il Mediterraneo non è più usufruibile, i percorsi da compiere sono di una lunghezza doppia).

Finora si è riusciti ad affondare 600.000 tonnellate al mese di naviglio nemico; nella primavera si spera di affondarne di più. Ciò si otterrà anche con un impiego mobile dei sommergibili, per un attacco concentrico, piuttosto che con agguati fissi. I sommergibili italiani che vengono anch'essi impiegati coi nuovi criteri si sono dimostrati di grande utilità.

(Il mar. Badoglio sottolinea che appunto per questo i sommergibili italiani sono stati inviati).

Nel 1941 si verificherà così sicuramente la crisi dei rifornimenti per l'Inghilterra. Lo stesso Churchill ha dichiarato che teme più i sommergibili che l'aviazione.

(Il mar. Badoglio dichiara di condividere ·tale parere).

In queste condizioni non si può capire come l'Inghilterra possa credere di vincere col tempo. Essa ha due speranze: l'America e la Russia. Quanto a quest'ultima, non si conosce ancora l'esito dei colloqui di Molotov a Berlino.

(Il mar. Badoglio fa osservare che se Molotov è andato a Berlino, ciò è stato per un accordo). Si può tuttavia ritenere che, se la Russia rimane neutrale, la Turchia non si muoverà.

(Il mar. Badoglio fa osservare che il convincimento migliore che la Russia non si muoverà è dato dalla presenza delle divisioni tedesche in Polonia. Il mar. Keitel concorda ma tiene a far osservare che la presenza di tante forze tedesche in Polonia si deve anche alla necessità di sottrarre il meglio possibile. le divisioni all'offesa aerea cosicché esse possano tranquillamente attendere alla loro preparazione bellica. Il mar. Badoglio insiste affermando che con tali divisioni è raggiunto, sia pure indirettamente, lo scopo).

Ad ogni modo se la Russia cambiasse atteggiamento, immediatamente i tedeschi entrerebbero in azione contro di essa.

(Il mar. Badoglio afferma di non credere che la Russia sia così pazza da fare ciò).

Quanto all'America è del tutto improbabile che essa possa entrare subito in guerra. Essa continuerà a dare aiuti ma sempre limitati. Nella seconda metà del 1941 potrà avere una preparazione migliore e quindi potrà dare un aiuto più forte. Ma solo nel 1942 potrebbe entrare in guerra. Ciò perché gli armamenti dell'esercito e l'aeronautica specialmente richiedono molto tempo.

Fatta questa premessa di carattere generale il mar. Keitel passa ad esporre le sue idee sulla situazione nei Balcani e nel Mediterrano, scopo immediato del colloquio, e per la quale propone scambi di vedute anche in avvenire. Chiede che poi esponga le sue idee il mar. Badoglio. E comincia dalla Grecia, al riguardo della quale sono necessari chiarimenti anche per poter definire subito che cosa debba prepararsi da parte tedesca.

(Il mar. Badoglio dichiara che, in questa prima riunione, si limiterà ad intervenire soltanto, rimandando alla riunione del giorno dopo un'esposizione chiara e precisa della nostra situazione. Egli desiderava ardentemente questo incontro dei due capi di Stato Maggiore perché ritiene che esso sia assai utile per assicurare la convergenza degli sforzi degli alleati nella guerra comune).

Il mar. Keitel viene così a parlare della situazione in Grecia, quale l'Alto Comando tedesco, di lontano, la vede. Ascolterà poi quanto dichiarerà il mar. Badoglio. Premette che sa come la campagna di Grecia si è presentata fin dal primo momento diversa da quella che sì attendeva, a causa del tempo avverso. In materia i tedeschi, quando le condizioni atmosferiche non erano propizie, hanno seguito il sistema di aspettare, anche per settimane.

(Il mar. Badoglio dichiara che spiegherà come sono andate le operazioni).

Sta il fatto che gli inglesi, in seguito al reale sviluppo degli avvenimenti, hanno acquistato migliori possibilità strategiche potendo disporre di basi aereonautiche e navali in Grecia.

(Il mar. Badoglio concorda in ciò solo per le basi aereonautiche, poiché per quelle navali fa osservare che gli inglesi ne disponevano anche prima della nostra azione contro la Grecia. Di ciò gli italiani hanno prove sicure. È noto che gli inglesi sì riforniscono dall'inizio della guerra nei porti greci).

Sono poi anche aumentate le difficoltà sotto il punto di vista economico dato che la presenza degli inglesi in Grecia può turbare il ritmo dei rifornimenti dì petrolio dalla Romania. Gli inglesi sanno quanto siano importanti

rifornimenti di petrolio per l'Asse.

(Il mar. Badoglio concorda in questo apprezzamento).

Dopo gli accordi di Vienna la Romania ha pregato i tedeschi di occupare la regione petrolifera. Antonescu ha pure chiesto l'invio di un generale tedesco per chiarire la situazione strategica e quella delle forze armate romene.

(Il mar. Badoglio osserva che queste sono come se non esistessero).

I romeni avevano un esercito con una grande intelaiatura di corpi d'armata e di divisioni ma senza consistenza. La cosa migliore da fare è sciogliere la metà delle grandi unità per farne delle nuove degne di questo nome. Così la Romania ha pregato la Germania di mandare elementi per addestramento; si farà così di tre divisioni una divisione. Già prima della rivoluzione, era stata inviata in Romania, specie nella zona petrolifera, una quantità di agenti a scopo di protezione. Ora le forze tedesche sono state accresciute con rinforzi di caccia e di artiglieria contraerei. Il mar. Keitel dice che la zona da proteggere è assai vasta.

(Il mar. Badoglio dichiara che la conosce). È in corso d'impianto un servizio d'avvistamento aereo ai confini grecobulgari: in questi giorni è stata data l'autorizzazione al governo tedesco. Ma

si pensa anche ad altre misure: se necessario, sarà aumentato il contingente di truppe tedesche in Romania. Naturalmente si sta svolgendo allo scopo la necessaria preparazione politica, dovendo ottenere consensi da altri Paesi. Quando la situazione politica sarà chiarita, si presume che siano necessarie dieci settimane per poter schierare le truppe. Per accelerare sarà utile aumentare le truppe in Romania. Sotto il punto di vista militare la Germania desidera localizzare la guerra alla Grecia. Solo l'attacco alla zona petroUfera potrebbe spingere i tedeschi ad intervenire militarmente nei Balcani. Vi sono preoccupazioni nei riguardi di altri stati. L'Inghilterra va cercando sempre alleati, come ha fatto fin da principio, non per aiutarli ma per estendere il conflitto ed anche per trovare nuove basi, specialmente areonautiche. Così è intervenuta in Grecia per trovare nuove basi, non per aiutare i greci.

(Il mar. Badoglio ripete che ciò è vero solo per le basi aeronautiche, non per quelle navali, perché gli inglesi già si valevano delle basi navali ireche così come di quelle turche).

Perciò è necessario il totale annientamento della Grecia.

(Il mar. Badoglio fa osservare che di ciò parlerà domani).

Circa la guerra in Africa il mar. Keitel tiene a dichiarare che esporrà le idee che il comando tedesco si è fatto di lontano. Il generale von Thomas è stato sul posto e, anche con l'approvazione del Duce, si è convenuto che, senza l'aiuto tedesco, è possibile ai primi di dicembre la prosecuzione dell'attacco per un successivo sbalzo avanti, con sicurezza di successo. Gli inglesi non accetteranno mai una grande battaglia nel deserto.

(Il mar. Badoglio fa osservare come gli inglesi a·bbiano capito che non conviene loro combattere col deserto alle spalle; aspetteranno gli italiani al Nilo).

Raggiunta Marsa Matruch sarà possibile portare l'offesa su Alessandria d'Egitto non solo con Stukas ma anche con aerei posamine. E tali mine, di nuovo tipo, potranno essere collocate anche sul canale di Suez. Crediamo, perciò, utile un concorso di Stukas.

(Il mar. Badoglio dichiara di essere perfettamente d'accordo. Fa osservare come sia inevitabile una pausa a Marsa Matruch per fare quanto si sta ora facendo per Sidi Barrani: la strada e la conduttura dell'acqua, per una lunghezza di 100 km. Già a causa dell'acqua gli inglesi soffrono epidemie a Marsa Matruch cosicché dobbiamo portarla, non potendo usufruire di quella sul posto).

Per la terza fase della campagna in Egitto occorrerà assumere una fronte più vasta contro le forze inglesi, che saranno sempre più aumentate. Secondo il comando tedesco l'invio di carri armati in Nord Africa non ha scopo adesso.

(Il mar. Badoglio dichiara che è in grado di raggiungere Marsa Matruch senza bisogno di concorso ·tedesco e aggiunge che ha tenuto che il generale von Thomas andasse sul posto. Chi non ha visto il deserto non può immaginarlo. Combattere nel deserto è terribile. L'organizzazione logistica ha tale importanza che, se non è perfetta, la battaglia è sicuramente perduta).

Il mar. Keitel prega fare conoscere se il Comando italiano vuole continuare le operazioni fino ad Alessandria e ciò per avere un quadro esatto della situazione strategica generale e prepararsi adeguatamente.

(Il mar. Badoglio risponde che nella prossima riunione farà una esposizione precisa).

Il mar. Keitel passa, quindi, a parlare della Spagna.

Ora la guerra nel Mediterraneo orientale è divenuta più difficile mentre è divenuta più facile quella nel Mediterraneo occidentale. Se la Spagna si decidesse a scendere in campo a favore dell'Asse, la guerra potrebbe essere prontamente decisa. Gli spagnoli temono però che, entrando in guerra, possano venire loro meno i rifornimenti, i quali provengono in gran parte dall'America. Già il comando tedesco ha fatto fare ricognizioni nei riguardi di una eventuale azione contro Gibilterra e si è convinto che questa è possibile. Si stanno già preparando le truppe. Tutto ciò col permesso di Franco, ma molto prudentemente per impedire che altri possa precedere. Bisogna evitare, cioè, che gli inglesi si mettano in Spagna e nel Marocco.

(Il mar. Badoglio fa osservare che anche delle Canarie occorre preoccuparsi, perché qui potrebbero porre piede gli inglesi anche se trascurassero la Spagna).

I tedeschi invieranno artiglierie pesanti in Spagna per proteggere la costa. Quando sarà occupata Gibilterra sarà chmiusa la porta occidentale del Mediterraneo per gli inglesi. Questa azione la preparano i tedeschi. anche perché l'Italia è impegnata nel Mediterraneo orientale; si tratta di una piccola azione che richiede in definitiva un reggimento di fanteria.

Il mar. Badoglio espone le sue idee nei riguardi dell'azione su Gibilterra, indipendentemente da chi debba effettuarla. Quello che necessita è vincere. Per lui la questione è connessa con quella del Nord Africa.

Il mar. Keitel osserva che anche il Portogallo può offrire punti d'appoggio agli inglesi.

Il mar. Badoglio dichiara che il Portogallo è una colonia inglese.

Il mar. Keitel dice che non vi sarebbe motivo per i tedeschi di entrare in Portogallo; è però possibile che vi entrino gli inglesi.

(Il mar. Badoglio osserva che essi hanno già una base alla foce del Tago).

Se il Portogallo rimane fermo, tanto meglio. Se no sarà attaccato. Lo stesso avverrà se gli inglesi prenderanno le isole dell'Atlantico. Anche queste operazioni saranno svolte dai tedeschi poiché essi sono nelle migliori condizioni per effettuarle prontamente avendo le forze a portata.

(Il mar. Badoglio dichiara che forze italiane non potrebbe portarle).

Il mar. Keitel afferma che i tedeschi non sono dell'idea di attaccare ma vogliono solo tenersi pronti per ogni eventualità. Quando il tempo sarà maturo attaccheranno Gibilterra, ma sono pronti anche per altro. Finora non è ancora ultimata la preparazione politica con la Spagna. Si stanno già approntando le truppe speciali, quelle che hanno conquistato i forti di Eben Emael in Belgio e le fortificazioni francesi. L'epoca dell'azione non è ancora fissata. Meglio sarebbe se il Portogallo rimanesse neutrale.

(Il mar. Badoglio osserva che il Portogallo non vale la pena di occuparlo: se mai lo si potrebbe occupare come reazione ad eventuali iniziative di altri). Con il concorso delle operazioni in Grecia e Spagna il Mediterraneo diverrà uno stagno dove annegherà la potenza inglese.

Il mar. Keitel passa a considerare la situazione in Francia. Dopo le sconfitte francesi bisogna essere molto prudenti. Non vi è stato finora nulla di scritto per evitare l'accusa di avere costretto la Francia a firmare sotto la pressione militare. Ma la Francia dovrà essere leale perché il non esserlo significherebbe per essa l'annientamento totale.

(Il mar. Badoglio osserva che i francesi non hanno potuto resistere che dodici giorni quando erano armati; che cosa potrebbero fare ora?).

Si stanno svolgendo trattative tra Laval e Rlbbentrop; il governo francese deve sottoscrivere volontariamente. Siamo convinti che sia giusto collaborare con la Francia, specie in Africa.

Il mar. Badoglio soggiunge: è indispensabile. Solo i francesi possono difendere il territorio africano contro gli inglesi. Così i francesi dovrebbero assumere un atteggiamento di non belligeranza e dovrebbero stroncare le situazioni come quella dell'Africa Equatoriale francese che è a contatto con la Tripolitania. Naturalmente i francesi sanno che, avendo perduto, devono pagare. Credo che il Duce abbia parlato al Fuhrer di ciò che vuole dalla Francia: Nizza, Corsica, Tunisia. Gibuti. Non vuole la Savoia. In sostanza richieste che sono state giudicate dal Fuhrer molto moderate.

Il mar. Keitel assicura che è proprio così e prosegue prospettando la possibilità che gli inglesi entrino nell'Africa francese.

Il mar. Badoglio esprime l'avviso che, per cacciarli, occorrerebbe fare una campagna lunga. Perciò è stato richiesto ai francesi di dtfendere le colonie contro l'Inghilterra, e di annientare il movimento di de Gaulle. Il mar. Badoglio è convinto che questo s!a il desiderio di Pétain. Parlerà però di Noguès e di Weygand.

Il mar. Keitel continua affermando che bisogna lasciare ai francesi la speranza di tenere la massima parte delle colonie e consentire loro di tenere in Nord Africa i mezzi per difendersi.

Il mar. Badoglio conviene su ciò e afferma che dobbiamo aiutare i .francesi.

Il mar. Keitel chiede che la Commissione d'Armistizio di Torino sia più larga nel concedere quanto i francesi chiedono ai fini della difesa dei loro territori e ciò per non perdere un tempo prezioso. Abbiamo del segni indubbi che i francesi hanno volontà di combattere.

Il mar. Badoglio è perfettamente d'accordo. Se il mar. Keitel potesse ascoltarlo con un altoparlante, sentirebbe che tutte le mattine parla al Duce di questo problema. È una situazione dalla quale bisogna uscire. La Francia

o è nemica oppure bisogna aiutarla.

Il mar. Keitel ritiene che ciò sia giusto e soggiunge che se si mette la Francia alla disperazione la si butta nelle braccia dell'Inghilterra.

Il mar. Badoglio dice che per il Nord Africa sono stati lasciati 100 mila uomini.

Il mar. Keitel afferma che ne volevano 120 mila.

Il mar. Badoglio assicura che ne hanno 200 mila. Egli assicura infatti che, se fosse comandante in Algeria, riuscirebbe a mascherare la reale consistenza delle sue forze. L'unica cosa da vedere è che i comandanti francesi in iNord Africa non siano dei partigiani di de Gaulle.

Il mar. Keitel afferma che Huntzinger è sulla linea di Pétain e non intende mancare agli impegni. Bisogna che non si impedisca loro di combattere, e che si pongano loro dei compiti. Noi, d'altro canto, abbiamo in mano quanto occorre per strozzarli, ma solo nella Madrepatria.

Il mar. Badoglio dice che è perfettamente d'accordo.

Il mar. Keitel afferma che, per l'interesse comune, i francesi devono essere contro gli inglesi con noi. Prega perciò che la Commissione Italiana d'Armistizio non faccia nuove domande di disarmo per l'Africa settentrionale e precisamente di Biserta ed Orano.

Il mar. Badoglio assicura che, appena a Roma, chiamerà il gen. Pintor e sospenderà tutti i provvedimenti di demilitarizzazione per il Nord Africa avvertendo che per qualunque provvedimento di disarmo prenda prima accordi con Wiesbaden.

Il mar. Keitel è soddisfatto.

Il mar. Badoglio afferma che nella successiva riunione esporrà completamente la situazione sulle fronti italiane, convinto che agli alleati occorre, in materia, dire l'esatta verità, con la massima precisione. Desidera però fare alcune domande al mar. Keitel. E parla anzitutto della lotta contro l'Inghilterra. Naturalmente, egli dice, potremo battere l'Inghilterra nel Mediterraneo ma il punto più sensibile è indubbiamente l'Inghilterra stessa.

Il mar. Keitel dice che ha l'identica convinzione. Siamo alla fase decisiva per l'annientamento dell'Inghilterra, con l'ininterrotta azione aerea e con la guerra dei sommergibili. Ci troviamo di fronte ad un nemico duro che combatte con l'idea di non essere mai vinto.

Il mar. Badoglio dice che il nemico ha l'idea di aver perduto l'iniziativa ma non la guerra.

Il mar. Keitel afferma che non si può aspettare una rivoluzione in Inghilterra. I 6 o 7 milioni di inglesi a Londra pensano che in Germania le cose non siano molto diverse e concludono che è necessario resistere. La resistenza

12 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

può essere vinta solo con la fame e col freddo in ogni casa. Anche se la volontà di resistere è forte, essa sarà rotta l'anno venturo. Noi siamo così forti che nessuna combinazione politica al mondo può preoccuparci.

Il mar. Badoglio dice che vorrebbe poter essere sicuro di campare cento anni quanto è sicuro di ciò.

Il mar. Keitel conclude affermando che tutta l'organizzazione in Europa dipende dalla volontà di resistenza dell'Inghilterra.

Il mar. Badoglio dice che l'Italia è stata la prima a rivoltarsi contro gli inglesi, nel 1935, facendo fronte anche alle sanzioni decretate da 52 stati. E pensare che tutti i nostri piroscafi dovevano passare per Suez! Ma non abbiamo piegato.

Il mar. Keitel osserva che già si era all'inizio dell'Asse e il FU.hrer diceva che l'Italia doveva vincere.

Il mar. Badoglio continua affermando che anche noi siamo teste dure: «io, poi, come piemontese, ho la testa durissima». Se io attribuisco dei numeri ai coefficienti della vittoria, attribuisco cinque all'azione dell'aviazione e otto all'azione dei sommergibili contro le navi di rifornimenti.

Il mar. Keitel concorda.

Il mar. Badoglio ricorda come nella grende guerra l'americano Simpson fece rapporto che gli inglesi perdevano 6-700 mila tonn. di naviglio al mese e concludeva che, se continuava così, la guerra sarebbe stata perduta dagli inglesi. Ecco perché ho spinto i nostri sommergibili ad aiutare i vostri. Ogni bastimento che si affonda si toglie qualcosa all'Inghilterra.

Il mar. Keitel dice che è proprio della stessa opinione.

Il mar. Badoglio continua affermando che non vuole fare il profeta, perché questo è un brutto mestiere. Ma, conoscendo bene l'Inghilterra e gli inglesi, ritiene che non basteranno né le bombe degli aerei né l'azione dei sommergibili per vincere l'Inghilterra; per questo bisognerà mettere addirittura piede in Inghilterra. Perché lo sperare in cambiamenti di governo significherebbe ammettere che gli inglesi hanno una opinione mentre, invece, non v'è che una oligarchia la quale fa capo a Churchill detentore di ogni autorità.

Il mar. Keitel conferma che è anche egli di questo parere.

Il mar. Badoglio prosegue affermando che i governanti inglesi fanno credere al popolo quello che vogliono. Voi li gettate a mare a Dunkerque e Churchill dice che si tratta di una meravigliosa ritirata strategica. Noi li cacciamo dalla Somalia ed essi dicono che si sono ritirati su Aden. È un popolo di pecoroni ma duro e resistente. Del resto basterebbe a dimostrarlo la resistenza di Londra, la cui situazione deve essere tragica come nessun'altra. Noi abbiamo le informazioni dei diplomatici al riguardo.

Il mar. Keitel dice che cadono su Londra 1.500 tonn. di bombe al giorno.

Il mar. Badoglio continua: <<Ma credete a me, che in situazioni di guerra per lunga pratica ho visto giusto: occorre mettere piede in Inghilterra per risolvere in modo definitivo la situazione. E quanto più presto sarà, tanto meglio sarà, per non dare tempo ai cugini di America di intervenire».

Il mar. Keitel precisa che i tedeschi non hanno rinunciato a sbarcare in Inghilterra. In autunno non è stato possibile. L'aviazione da caccia, costretta a ritirarsi nel nord, e non distrutta per le cattive condizioni atmosferiche, avrebbe potuto ritornare ed allora sarebbe stato difficile conseguire la completa superiorità aerea. Ci occorre inoltre l'assoluta certezza di 7-8 giorni di tempo ottimo in mare, dato che dobbiamo utilizzare dei mezzi primitivi. Nell'agosto non è stato favorevole il tempo, cosicché la caccia inglese, snidata da un posto, ha avuto modo di andare in un altro. Se il tempo fosse stato migliore gli attacchi sarebbero stati più forti e poi avremmo potuto snidare la caccia nemica dalle nuove località da essa prescelte. Comunque noi continuiamo la preparazione.

n mar. Badoglio ritiene, e non per malignità, che l'aviazione voglia sempre risolvere tutto da sé.

Il mar. Keitel crede oggi non possibile che una sola forza armata abbia la vittoria; questa può essere solo il frutto dell'azione coordinata di tutte le forze armate insieme.

Il mar. Badoglio dice che, pur essendo del paese di Douhet, ha scritto nel suo libro sulla guerra d'Etiopia che l'aviazione tanto più renderà quanto più lavorerà in cooperazione con le altre forze armate. E ciò per pretendere questo dai miei, perché agli aviatori, a forza di volare, finisce di volare anche la testa.

Il mar. Keitel afferma che prima della guerra di Polonia v'era chi pensava in Germania che le forze armate potessero fare ciascuna una propria guerra. Sono bastati i primi giorni della campagna di Polonia per sfatare questa falsa credenza.

Il mar. Badoglio conclude dicendo che l'Inghilterra sarà vinta quando i tedeschi, come i nostri padri romani, metteranno piede in Inghilterra.

* * *

Nella riunione del mattino del 15 novembre (dalle ore 9 alle 12) prende la parola il mar. Badoglio. Egli si scusa anzitutto se non sarà breve. Deve fare anzitutto alcune premesse.

Nel maggio 1939 il Duce compilò un promemoria diretto al Ffthrer (1). In esso affermava doversi ritenere la guerra tra l'Asse e le potenze democratiche inevitabile. Occorreva a noi tempo fino al principio del 1943 per prepa

rare le forze armate. Tre motivi avevano spinto a stabilire questo termine: l) noi fino allora eravamo stati molto interessati per i lavori di bonifica e poche erano state le disponibilità per le forze armate; 2) la campagna in Abissinia aveva consumato molto materiale e si può dire che fosse ancora in atto; 3) la Spagna era stata una vera sanguisuga e ci aveva consumato circa 5 miliardi di materiale. Quando la Germania entrò in guerra nel 1939 noi eravamo sprovvisti di tutto. Ciò spiega il periodo di non belligeranza per l'impossibilità di preparare le forze armate per la lotta. Però in questo periodo abbiamo trattenuto più di un milione di avversari. Il Duce poi scrisse al Fiihrer ai primi di giugno (l) che avrebbe dichiarato la guerra. Ciò avvenne al 10 giugno e scendemmo in campo con quel poco che avevamo. Né era stato possibile completare le dotazioni dell'Impero, dell'Africa Settentrionale e dell'Egeo. Questo ha voluto dire perché se la nostra azione non è stata molto brillante ciò non si deve a mancanza di volontà.

«Fatto questo preambolo, illustrerò la situazione nei nostri possedimenti:

In Abissinia, tra forze nazionali e coloniali, abbiamo 330.000 uomini. Una gran parte di ,queste forze sono nello Scioa e nel Goggiam, nelle regioni cioè non ancora pacificate.

Nell'Impero non abbiamo potuto fare strade. Ora la mancanza di strade impone di impiegare maggiori forze, mancando la possibilità di muoverle. Quanto all'aviazione noi avevamo colà tutti aerei vecchi perché, non essendovi stata di fronte aviazione nemica, era il modo migliore per utilizzarli. Si è quindi dovuto provvedere a sostituirli, mandando i nuovi in volo dall'Italia e, siccome gli aerei da caccia non avevano per tale scopo sufficiente autonomia, si è provveduto ad inviarli a mezzo apparecchi da bombardamento.

Non ostante ciò abbiamo strappato agli inglesi Gallabat, Cassala, il saliente di Moyale, l'intera Somalia.

Si può dire che anche Gibuti sia nelle nostre mani. Le forze britanniche e quelle dei paesi vassalli dell'Inghilterra sono le seguenti: -76.000 uomini nel Sudan; aggiungendo le forze sbarcate recentemente da 9 piroscafi, si può ritenere che la cifra delle forze salga a 80-85.000 uomini; -87.000 uomini nell'Uganda, Tanganica e Chenia.

Siamo riusciti a fare arrivare dal Giappone un piroscafo con copertoni e benzina. Spero che con i rapporti attuali si possa fare qualcosa di più. In conclusione non ho preoccupazioni per l'Impero. Si tratterà se mai di perdere qualche posizione.

Africa settentrionale. Allo scoppio della guerra non era ultimato l'approvvigionamento del Nord Africa ma, non ostante la flotta inglese, 76 piroscafi sono riusciti a raggiungere la Tripolitania e la Cirenaica. Solo un piroscafo vuoto è stato silurato. Attualmente abbiamo 230.000 uomini in tutta la colonia: una parte (50.000-60.000 uomini) di fronte aNa Tunisia e verso il Sud per tenere a bada il movimento di de Gaulle; il resto (180.000 uomini) a disposizione sulla fronte est. Data la lunghezza delle linee di comunicazione questa

{l) Vedi serle IX, vol. IV, D. 646.

cifra è notevole. Fra il nostro confine cirenaica ed il delta del Nilo vi sono 500 km. del più desolato deserto. Gli inglesi hanno tenuto solo forze motorizzate alla nostra frontiera, conservando il resto indietro. L'avanzata sino a S~di Barrani è avvenuta con una sola pista che veniva arata addirittura dal passaggio degli automezzi. Siamo obbligati ora a fare la strada e portare l'acqua sino a Sidi Barrani. Bisogna ricordare anche che nel deserto il consumo di materiali è enorme. I motori degli aerei e degli automezzi, a causa della sabbia, durano la metà. Gli inglesi sono con la massa delle loro forze al delta del Nilo. Secondo le ultime notizie, le forze inglesi in Egitto assommano a

250.000 uomini che diventeranno probabimente 300.000 prima della fine dell'anno perché molte unità affluiscono dal Sud Africa, dall'India ed anche dall'Australia. Così stando le cose, possiamo andare fino a Marsa Matruch :..

Ringrazia vivamente il maresciallo Keitel ma per questa operazione non ha bisogno della divisione corazzata tedesca. «A Marsa Matruch è stato costruito un campo trincerato inglese. Noi lo attaccheremo e lo conquisteremo. Allora avremo tanto deserto alle spalle quanto ne hanno gli inglesi. Arrivato a Marsa Matruch intendo sistemarmici bene, perché non si può fare un passo indietro. Da Marsa Matruch ad Alessandria vi sono 250 km. Con l'aviazione da bombardamento, scortata dalla caccia, posso bombardare di giorno il porto di Alessandria :. .

Il mar. Keitel ricorda che è possibile con appositi aerei deporre anche mine ad Alessandria e nel canale di Suez. Il mar. Badoglio afferma che, sistemata Marsa Matruch, chiederà un concorso di Stukas. Questo è l'aiuto che mi possono utilmente dare i tedeschi.

Il mar. Keitel annuisce.

Il mar. Badoglio continua affermando che parlando ad un maresciallo troppo esperto di guerra trova inutile soffermarsi a dimostrare che con 150.000 uomini non ne può attaccare 300.000, avendo alle spalle questi ultimi i rifornimenti ed egli il deserto.

Il mar. Keitel trova tutto ciò chiarissimo.

Il mar. Badoglio aggiunge che anche se volesse portare maggiori forze per impegnarle contro l'Egitto non le potrebbe fare vivere mancando i mezzi di trasporto necessari per giungere attraverso il deserto fino al delta del Nilo.

Il mar. Keitel è dello stesso avviso.

Ma -prosegue il mar. Badoglio --io non voglio mai chiudere le porte alla fortuna. Se si verificasse qualche fatto nuovo, come un rivolgimento interno in Egitto o altro, e un fatto di audacia fosse comunque giustificato, lo compiremo. Ma questa è una probabilità sulla quale non può basarsi alcun calcolo.

Il mar. Keitel chiede quando il mar. Badoglio crede che il nuovo sbalzo si possa fare e ciò non per sollecitare, naturalmente.

Il mar. Badoglio risponde premettendo che il mar. Graziani è un suo allievo, che è stato cinque anni alle sue dipendenze in Libia e poi nella guerra

in A.O.I., cosicché egli ha imparato a preparare tutto meticolosamente. Perciò non lo sollecita né vuole perturbarlo. Appena avrà la notizia che lo sbalzo in avanti si può fare, la comunicherà. Crede, però, che questo sia possibile in dicembre.

Il mar. Keitel prende atto con soddisfazione di questa dichiarazione.

Il mar. Badoglio passa a trattare della situazione alla frontiera occidentale della Libia. Qui ci si riallaccia a quanto già detto al mar. Keitel circa la necessità assoluta di una chiarificazione con la Francia. Se no sarà sempre in sospetto per il Nord Africa, data la presenza di generali come Noguès e Weygand, dei quali non è sicuro e non è sicuro nemmeno il governo di Vichy che ha nominato governatori degli ammiragli. È perciò assolutamente necessario che i due capi di governo risolvano la questione dei rapporti con la Francia. E spiega ancora più chiaramente il suo pensiero. Egli è disposto a concedere per l'Algeria ed il Marocco tutte le forze che fossero richieste ma non vorrebbe trovarsele poi contro se i patti non fossero conclusi tra i due governi. Quindi raccomanda al mar. Keitel se può parlare al Ftihrer perché sia risolta la questione con la Francia, nella quale non vede chiaro. Darà ordini al generale Pintor di alleggerire il più possibile le clausole dell'armistizio per il Nord Africa, ma dentro di sé avrà il sospetto. Qui egli vuole dire le cose precisamente così come le pensa: altrimenti non è possibile intendersi. Parte delle truppe alla nostra frontiera libica occidentale sono nel Fezzan contro de Gaulle.

Il mar. Keitel dice di essere di ciò molto soddisfatto.

Il mar. Badoglio continua affermando che nei paesi mussulmani non bisogna cominciare mai con uno scacco anche se piccolo. Egli conosce bene i mussulmani avendoli governati per cinque anni; se la situazione si chiarisce con la Francia, qualunque concessione le può essere fatta per il rimanente impero coloniale.

Il mar. Badogli6 chiede al mar. Keitel se è soddisfatto sull'argomento e se ha qualche domanda da rivolgergli.

Il mar. Keitel chiede un chiarimento circa le forze francesi nel Nord Africa. Poiché secondo i dati in nostro possesso tali forze ammonterebbero in totale a dodici divisioni, il mar. Keitel afferma che secondo i suoi dati le divisioni sarebbero dieci.

Il mar. Badoglio si riserva di far verificare, per quanto ritenga ciò difficile.

Il mar. Keitel esprime il desiderio, se possibile, di avere al riguardo dati più precisi ed il mar. Badoglio promette di farli avere.

Il mar. Keitel si dichiara completamente d'accordo ed assicura che saranno richieste ai francesi garanzie e misure certe per evitare complicazioni.

Il mar. Badoglio ancora sull'argomento richiama l'attenzione sul fatto che francesi nel Nord Africa non hanno avuto la sensazione della sconfitta del

paese e nel fondo sono per de Gaulle. C'è anche un altro fattore. Un generale. nominato governatore, avendo sotto di sé una massa mussulmana non può deprimerla e deve quindi far balenare ad essa la speranza di una ripresa e creare l'atmosfera favorevole ad una ribellione.

II mar. Keitel trova questo giusto.

II mar. Badoglio nota ancora un altro fatto. Il generale Weygand in un suo discorso ha fatto cenno a quanto era avvenuto in Francia. Ciò ha prodotto subito un'impressione tale che egli ha dovuto cambiare linea, altrimenti avrebbe perduto ogni autorità.

II mar. Keitel si dichiara d'accordo ed afferma che noi possiamo chiedere a Vichy che si impegni e dia solide garanzie.

II mar. Badoglio conclude dicendo che si tratta di problema di interesse vitale. Passa poi a trattare della Spagna. È convinto anch'egli che il colpo su Gibilterra sarà un gravissimo colpo per il prestigio inglese. Se i tedeschi non Io fanno, non Io fanno certo gli spagnoli.

II mar. Keitel dice che questi da soli non potrebbero farlo. Di più la preparazione svolgendosi in Francia si attua con tutta tranquillità.

Il mar. Badoglio afferma che se gli inglesi perdono Gibilterra non vanno alle Baleari. Bisogna quindi pensare alle Canarie per potere essere in misura di far fronte ad una eventuale occupazione inglese. La Spagna ha inviato rinforzi alle Canarie.

Il mar. Keitel conferma che Franco Io ha assicurato al Filhrer.

Il mar. Badoglio risponde che sarebbe più tranquillo se due occhi tedeschi ci andassero a vedere. Quanto all'occupazione del Portogallo la ritiene poco probabile perché gli inglesi sarebbero colà afferrabili per terra.

II mar. Keitel ricorda che, come ha detto nella precedente riunione, tutto è pronto per agire fulmineamente in Portogallo, ma l'azione avrà luogo solo se vi sarà la minaccia inglese.

II mar. Badoglio crede che, salvo questa eventualità, non varrebbe la pena occupare il Portogallo. Dice quindi che se il mar. Keitel non avesse altre domande da fare passerebbe a parlare dell'Albania.

Il mar. Keitel soggiunge che non può dire quando potrebbe aver luogo l'azione su Gibilterra. I tedeschi preparano tutto. Quando sarà ultimata la preparazione politica, seguirà una rapida azione. II pericolo maggiore è che venga conosciuto.

Il mar. Badoglio dice che la migliore cosa è parlarne il meno possibile. E passa a parlare dell'Albania.

Premette che deve dire una questione all'infuori di lui. La situazione politica rappresentata dal Ministero degli Esteri al Duce era la seguente: la Bulgaria avrebbe dovuto trattenere sei divisioni greche ed in Epiro doveva scoppiare la rivoluzione. Allora il Duce che aveva due progetti, uno mio che pre

vedeva di riunire tutte le sei divisioni occorrenti e poi attaccare, l'altro che prevedeva un attacco con le poche forze in posto, ha scelto il secondo progetto credendo che la Bulgaria facesse sentire la sua influenza ed in Epiro scoppiasse la rivoluzione. Il nostro obiettivo non era che l'Epiro il quale è la parte della Grecia che pretendiamo avere per l'Albania. I fatti non hanno dato ragione alla politica come spesso avviene. I bulgari non hanno trattenuto i greci e nessuna insurrezione ha avuto luogo. Allora si è fermato tutto e si riprende il mio progetto di mandare molte truppe.

Il previsto invio di dodici divisioni in Albania, con due soli porti, Durazzo e Valona, richiede non meno di tre mesi, dato che le comunicazioni sono scarsissime e in cattive condizioni. La situazione si è ora stabilizzata sulla fronte e continua l'afflusso di rinforzi. Appena saremo in condizioni, attaccheremo.

Due obiezioni può fare giustamente il mar. Keitel: il contegno della Jugoslavia e l'intervento inglese.

Quanto alla Jugoslavia si è verificato un fatto a noi favorevole, nonostante la propaganda inglese, e precisamente il cambio del ministro della Guerra che era favorevole a un intervento contro l'Italia. Ma poi deve esprimere un'opinione formulata dal Duce, e da riferire al mar. Keitel. Se la Germania fa sapere alla Jugoslavia che se si muove è attaccata da Germania e Ungheria la Jugoslavia non si muove.

Il mar. Keitel annuisce. Perché, continua il mar. Badoglio, la Jugoslavia sa che gli inglesi sono lontani ma i tedeschi sono vicini.

Il mar. Keitel si dichiara senz'altro d'accordo.

Il mar. Badoglio dichiara che i tedeschi dispongono di tante forze che in un momento liquiderebbero la situazione. Circa l'intervento inglese esclude che gli inglesi concorrano con truppe di terra: se lo fanno si tratterà solo di un campionario. Si parla di una divisione inglese sbarcata a Volo ma non è certo. Però la situazione più delicata è quella dell'occupazione di campi di aviazione dai ,quali è possibile bombardare i pozzi petroliferi della Romania. È vero che ha fatto riunire in Puglia tanta aviazione che batte sempre i campi avversari. Ma essi potrebbero stabilirsi a Lemno e creare altri campi, per quanto non grandi e potrebbero utilizzare altresi le portaerei per avvicinarsi all'obiettivo. Non può permettersi di dare un consiglio ma esprime solo un'opinione. I tedeschi se vedono che gli inglesi si spingono a Nord, si preparino a venir giù.

Il mar. Keitel dice che non gli risulta Lemno organizzato, ma ciò potrebbe avvenire come in Norvegia. Egli si preoccupa non tanto delle navi portaerei quanto dei campi stabili. Vede la possibilità che gli inglesi mirino a Salonicco. Occorre allora un intervento comune per assicurare il possesso del petrolio.

Il mar. Badoglio afferma che già tre o quattro volte è stato bombardato Salonicco e che i bombardamenti continueranno. La situazione inglese prima della nostra azione in Grecia era la stessa. Gli inglesi si servivano liberamente delle basi greche ed al riguardo noi raccoglievamo dati precisi da quell'ottimo punto di osservazione che è Rodi. Bastimenti inglesi con bandiera greca andavano continuamente ad Alessandria. Quindi la Grecia era completamente in mano degli inglesi. Questo è tutto quanto doveva dire.

Poiché il mar. Badoglio chiede al mar. Keitel se ha domande da fare il mar. Keitel prega di chiarirgli il programma per l'azione in Grecia.

Il mar. Badoglio spiega che se la situazione si delinea favorevole, noi tendiamo all'occupazione di tutta la Grecia.

Il mar. Keitel vede molto volentieri un'occupazione totale perché se l'Inghilterra prende piede in Grecia i pericoli sono gravi.

Il mar. Badoglio dice che questo è anche il suo desiderio e manderà più forze che può. S'impegna a far sapere man mano le forze che saranno raccolte sul posto, quando avranno inizio le operazioni e lo sviluppo di queste.

Il mar. Keitel chiede di esprimere un'opinione: se cioè tenuto conto della situazione di guerra di posizione aerea, delle condizioni climatiche avverse non si ritenga opportuno di impiegare in queste operazioni in Grecia il Corpo aereo taliano inviato in Germania. In primavera potrebbe ritornare al suo posto attuale.

Il mar. Badoglio dice che potrà dare una risposta dopo aver sentito il Duce.

Il mar. Keitel tiene a dichiarare che gli aviatori italiani si sono orientati prestissimo ed hanno reso bene. Gli sembra però che in questo momento siano più utili in Grecia e in Africa.

Il mar. Badoglio assicura che con le forze aeree concentrate in Puglia noi ci siamo assicurati la superiorità assoluta. E d'altra parte gli inglesi saranno più restii a spostar velivoli dopo l'azione nostra su Marsa Matruch.

Il mar. Keitel soggiunge ancora che comprende come sarebbe stato per noi spiacevole richiedere indietro il Corpo aereo italiano ma poiché le forze non sono mai abbastanza conviene prendere in considerazione questo problema.

Il mar. Badoglio ripete che appena a Roma riferirà al Duce in merito. Esaminerà la questione col Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica e darà una risposta.

Il mar. Keitel afferma che i tedeschi hanno creduto ad una nostra puntata su Salonicco perché questa meglio assicura la protezione dei campi petroliferi e l'avanzata verso sud.

Il mar. Badoglio dice che adesso noi siamo fermi ma che naturalmente la parte politica va via e la parte militare soltanto è presa in considerazione.

Riassumendo quindi:

l. -noi abbiamo tre mesi per portar forze;

2. --in questo periodo l'aviazione batterà gli obiettivi greci, specie campi di aviazione ; 3. --per la Jugoslavia noi abbiamo fiducia nella parola che dirà la Germania e che servirà a tenerla ferma; 4. --una volta pronti liquideremo la questione greca.

Che se poi i tedeschi vedessero indispensabile venire verso sud, collaboreremo insieme con la stessa volontà.

Il mar. Keitel trova l'esposizione assai chiara e ringrazia.

Il mar. Badoglio dice che teneva molto a parlare con il mar. Keitel. Si devono incontrare non solo gli uomini politici ma anche coloro che hanno la responsabilità dell'esecuzione militare.

Il mar. Keitel si dichiara perfettamente d'accordo e dice che se avesse saputo in tempo della nostra azione sarebbe venuto subito in volo a Roma.

Il mar. Badoglio chiede poi di aver a pagamento 50 apparecchi da trasporto Ju.52.

Il mar. Keitel dice che li richiederà a Goering e risponderà al più presto.

A domanda del mar. Badoglio, il mar. Keitel esprime la sicura convinzione che è da escludere un secondo inverno di guerra non sopportabile per l'Inghilterra.

Anche il mar. Badoglio è convinto che con l'aumento delle perdite di tonnellaggio, gli inglesi non potranno resistere più a lungo. Sono teste dure ma a furia di pestarle ne avremo ragione.

Il mar. Keitel a conferma del suo asserto dice che il comando tedesco è venuto in possesso in Francia di una memoria franco-inglese della primavera del 1940, redatta da una commissione militare e industriale. In tale memoria si vedevano due grossi pericoli per l'Inghilterra: la guerra aerea, che avrebbe prodotto una delle più gravi crisi, e la guerra dei sommergibili, che avrebbe preparato i peggiori guai. Proseguendo l'offensiva aerea e subacquea si deve arrivare ad ottenere il crollo di 47 milioni di inglesi.

Il mar. Badoglio ricorda ancora che il tonnellaggio inglese che deve ora percorrere una strada doppia dà metà rendimento. In primavera, continuando a perdere 600.000 tonn. al mese, gli inglesi non potranno più alimentare la popolazione né le industrie. Ecco perché ha insistito che fossero mandati i nostri sommergibili.

Il mar. Keitel dice che i tedeschi sono particolarmente grati per questo aiuto specie in questo momento nel quale si provvede ad addestrare il personale per i nuovi sommergibili che avranno nel 1941.

Il mar. Badoglio dice che spera facciano ùn buon lavoro.

Il mar. Keitel chiede che per facilitare l'adesione alla domanda degli aeroplani da trasporto gli si dica quando occorrono e per quanto tempo.

Il mar. Badoglio assicura che telegraferà da Roma direttamente questi dati.

Il mar. Keitel accenna che probabilmente Goering ne avrà bisogno per la spedizione in Inghilterra.

Allora, dice il mar. Badoglio, mando anche i miei. Per noi occorre l'aiuto di tali mezzi perché i porti di Valona e di Durazzo hanno poca capacità. Già sono stati trasportati per via aerea tre reggimenti bersaglieri e due reggimenti alpini. Il che dimostra che siamo padroni del cielo.

Il mar. Keitel dice che se gli aerei ci servissero solo temporaneamente sarebbe più facile averli subito mentre, diversamente, occorrerebbe attendere che fossero costruiti.

Il mar. Badoglio dice che ha finito e ripete ancora la necessità di venire alla soluzione con la Francia il più presto possibile. CE su ciò anche il mar. Keitel si dichiara d'accordo). Quanto alla guerra in Grecia, si deve evitare l'estensione del conflitto e di fare cioè il giuoco inglese che consiste nell'allargare la guerra per disperdere le forze dirette contro se stessa.

Il mar. Badoglio passa poi a parlare della situazione in Siria. Dice di avere ordinato al generale Pintor di lasciare la possibilità ai francesi di mantenere sotto le armi 50-60.000 uomini per tenere a freno Turchia e Palestina. Come convinzione personale crede che i recenti accordi russo-tedeschi tolgano ogni velleità di muoversi alla Turchia.

Il mar. Keitel è dello stesso parere. Per grande che sia la pressione inglese sulla Turchia, sembra che nulla vi sia da temere. Il governo turco è molto deluso per le comunicazioni dell'ambasciatore turco a Mosca.

Il mar. Badoglio esprime l'augurio che gli incontri tra i capi militari avvengano più sovente. Con una situazione così mutevole sarebbe bene avessero luogo mese per mese.

Il mar. Keitel conviene in questo e dice che prima, quando noi non eravamo in guerra, ciò non era possibile, e perciò le azioni in Norvegia e in Francia furono tenute segrete. Ora che si agisce insieme non si devono avere più segreti.

Il mar. Badoglio assicura che non avrà mai un segreto al mar. Keitel.

Il mar. Keitel dice che farà altrettanto.

Il mar. Keitel dice che il Comando Superiore tedesco ha preso in considerazione l'intervento. Tutto è pronto. Domani riferirà al Fuehrer il desiderio del Duce di tenere ferma la Jugoslavia. Passa quindi a parlare delle materie prime e afferma che mentre nessuna difficoltà esiste per i rifornimenti di ferro e acciaio, qualche preoccupazione si ha invece per la questione della gomma. Anche il bottino in Francia in questa materia ha deluso. Perciò occorre prendere delle misure restrittive e le forniture a noi non potranno raggiungere le cifre desiderate. Per il carbone e l'alluminio le nostre richieste saranno soddisfatte. Circa l'olio pesante di preda bellica, bisogna tenere presente che dobbiamo lasciare ai francesi qualche cosa per agire contro de Gaulle e d'altra parte l'Italia ne riceve dalla Romania. Tuttavia la Francia dovrà prospettare esattamente la situazione.

Il mar. Keitel dice che è soddisfatto di essersi prontamente inteso col mar. Badoglio e che è in condizioni di formulare le future azioni prospettando la situazione al Capo politico. Insiste sulla necessità per i militari di esaminare le situazioni a fondo e di tenersi pronti per gli eventi più spiacevoli, lasciandosi guidare in tale esame non dai desideri ma dai fatti.

Il mar. Badoglio concorda pienamente e così si è regolato nella guerra in A.O.I. È stato fermo per due mesi al fine di prepararsi completamente. Poi ha telegrafato al Duce che la macchina era pronta e che si metteva in movimento per non fermarsi più. E così avvenne. I tedeschi, che sono superiori a tutti per capacità di preparazione e rapidità di azione, comprendono ciò.

Il mar. Keitel dice che ha sempre preso il tempo necessario per preparare le operazioni. Se così non si fosse fatto, l'impresa di Narvik sarebbe stata un disastro. E nella preparazione ha molto valore il segreto: della campagna di Norvegia erano al corrente tre persone solo, cosicché gli inglesi poterono sapere qualche cosa dall'intercettazione di una radio 24 ore prima dell'inizio dello sbarco.

Il mar. Badoglio dice che non bisogna occuparsi delle piccole cose. Anch'egli ha voluto un piccolo Stato Maggiore di una ventina di ufficiali tenendo per sé solo la direzione in grande delle operazioni e lasciando il resto agli Stati Maggiori delle forze armate. Il mar. Badoglio osserva che la rapidità d'azione tedesca in Norvegia è stata grandissima e che la salute delle truppe non ha sofferto al nuovo clima.

Il mar. Keitel assicura che Ia salute è stata ottima nonostante le avverse condizioni atmosferiche specialmente a Narvik dove un reggimento alpino era disteso su 50 kilometri di fronte senza riserve. E d'altra parte un plotone che si fosse dovuto spostare da una parte all'altra della fronte vi avrebbe impiegato tre giorni. Per il mantenimento del segreto si sono avute cure speciali: nessuno sapeva dove andava e che cosa facevano negli altri settori.

Il mar. Badoglio dice che anche noi abbiamo prese misure simili per mantenere il segreto circa l'operazione tendente alla conquista della Somalia britannica, facendo spargere la voce che si stava per agire su Kartum e limitando a tre persone la conoscenza di quanto si stava preparando.

Il mar. Keitel conferma che bisogna lavorare così.

Il mar. Badoglio assicura che gli inglesi furono così colti di sorpresa in Somalia.

Il mar. Keitel dice che la sorpresa è già il successo assicurato per metà.

Il mar. Badoglio chiede se i tedeschi hanno avuto molte noie dai franchi tiratori in Polonia.

Il mar. Keitel dice che il governo polacco, con paziente organizzazione di lunga mano, aveva montato la popolazione contro i tedeschi, cosicché si erano preparate le liste di cittadini di origine tedesca da sopprimere e grandi stragi furono fatte. Contro i militari si ebbero pure dei casi di azioni di franchi tiratori come quello di una compagnia massacrata in un bosco dove era passato in precedenza il Fiihrer che si recava a visitare le truppe. Così pure fu assassinato un generale di polizia. Naturalmente la reazione fu violenta, ma la verità su di essa è stata deformata anche in Vaticano.

Il mar. Badoglio dice che in questi casi bisogna dare esempi duri e secchi. Così egli, saputo che i responsabili di un attacco proditorio all'accampamento Gondrand erano gli abitanti di tre paesi vicini, incaricò della punizione un gruppo di spahis libici e non volle sapere che cosa avrebbero fatto.

Il mar. Keitel conferma che questi sono gli unici mezzi in casi del genere. Soggiunge poi che in Belgio, in Francia ed in Olanda non si è avuto alcun esempio di azione di franchi tiratori. In Norvegia si ebbe addirittura che autisti norvegesi requisiti portarono le truppe tedesche fino alle prime linee. È vero che essi credevano di fare non la guerra ma un affare. Il mar. Keitel narra poi che dopo l'occupazione si è provveduto a costruire subito fer-rovie e vie ordinarie in Norvegia facendo in poco tempo quello che era in progetto da venti anni.

Il mar. Badoglio osserva che con l'occupazione della Norvegia e della Danimarca sono stati tolti gran parte dei rifornimenti all'Inghilterra.

Il mar. Keitel dice che l'alimentazione in Inghilterra è divenuta difficile. I rifornimenti devono giungere da paesi lontani e, mancando i depositi perché distrutti, tutto rimane sulle banchine a disposizione della popolazione cosicché una regolare e parsimoniosa distribuzione è impossibile.

* * *

In una terza riunione (pomeriggio del 15 novembre) il mar. Keitel tornò a parlare della guerra dovendo studiare quante forze e quanto tempo occorrerebbe per occupare la Tracia. Tale azione, ripete, avverrebbe solo in caso di estremo bisogno, se gli inglesi si stabilissero in Salonicco o minacciassero la zona petrolifera.

Il mar. Badoglio dice che per ora gli risulta, pur senza poterlo garantire, che una sola divisione inglese è sbarcata a Volo diretta a Larissa.

Il mar. Keitel dice che non gli risultano sbarcate truppe inglesi ad eccezione di due battaglioni a Creta e del personale per basi aeronautiche.

Il mar. Badoglio dice che i due anzidetti battaglioni sono stati da noi mitragliati durante lo sbarco a Creta.

Il mar. Keitel accenna che la baia di Suda è una delle località preferite dagli inglesi.

Il mar. Badoglio dice che la flotta inglese ogni quindici giorni veniva nei porti greci dove si formavano dei convogli che venivano regolarmente scortati.

Il mar. Keitel esprime il parere che si trattasse di rifornimenti di carburanti e viveri ed il mar. Badoglio annuisce, ricordando che l'ammiraglio in capo greco era già con gli inglesi e agiva qualche volta anche senza dir nulla a Metaxas che, d'altra parte, dice il mar. Keitel, è servo obbediante dell'Inghilterra.

Il mar. Keitel prosegue affermando che stima poco probabile uno sbarco di truppe dell'esercito. Si preoccupa invece che nonostante i nostri attacchi aerei, sorgano delle basi aeree per azioni contro la Romania riducendo a metà la distanza che separa ora questo obbiettivo dalle basi aeree di Alessandria d'Egitto.

Il mar. Badoglio dice che è dello stesso suo avviso. Ricorda però che gli inglesi saranno tanto meno portati a installarsi in Grecia appena vibrato il colpo su Marsa Matruch.

Il mar. Keitel si dichiara perfettamente della stessa opinione. Gli inglesi non cercano di aiutare i greci ma di procurarsi basi per lo sviluppo della campagna e per il dopo guerra.

Il mar. Badoglio dice che gli inglesi sentono che il terreno in Mediterraneo è minato per loro e cercano di estendersi il più possibile, forse anche in territorio turco.

Il mar. Keitel chiede se nel caso di un'operazione possa essere preveduto un colpo in direzione di Salonicco o di Larissa.

Il mar. Badoglio dichiara che, come già ha lasciato intendere, se gli alleati tedeschi ritengono necessario entrare in azione, Keitel e lui si riuniranno di nuovo e stabiliranno insieme il piano.

Il mar. Keitel afferma che anche per i tedeschi occorrono 10-12 settimane di preparazione. Entro 4-6 settimane occorrerebbe mettersi d'accordo, salvo che non sorga prima la necessità di occupare la Tracia.

Il mar. Badoglio ribadisce il fatto che abbiamo a disposizione solo due porti e che perciò bisogna fare assegnamento sui trasporti aerei. Ecco perché si sono chiesti gli Ju.52. Tutta una organizzazione di lavoratori attende a migliorare le strade. Terrà informato il mar. Keitel dell'andamento dei trasporti. Chiamerà spesso von Rintelen. Dichiara infine che se si manifestasse l'azione tedesca, è evidente che non avrebbe bisogno di attendere di avere tutte e venti le divisioni previste. Il mar. Badoglio assicura poi che, appena a Roma, darà le direttive al gen. Roatta per lo studio di questa azione; sarà al riguardo utile ogni informazione sulle mosse inglesi.

Il mar. Keitel concorda pienamente su ciò. Ripete che l'intervento tedesco si verificherà solo se la situazione divenisse estremamente seria e dopo una conveniente preparazione politica per evitare maggiori complicazioni.

Il mar. Badoglio dice che dopo fatto il passo verso la Jugoslavia questa non si muoverà; la Bulgaria non impedirà il passaggio delle truppe tedesche; la Turchia è l'unica che potrà fare qualche cosa.

Il mar. Keitel concorda.

Il mar. Badoglio continua affermando che i bulgari non attendono altro: è da vedere invece che cosa farebbero i turchi. Ma per questo occorre attendere di conoscere l'esito dei colloqui di Molotov [a Berlino].

Il mar. Keitel dice hanno appunto avuto lo scopo di chiarire il contegno della Russia in questa eventualità.

Il mar. Badoglio riconosce molto prop1z10 in questo momento l'accordo con Molotov. E soggiunge che vuole ottenere che i due alleati, italiani e tedeschi, vadano perfettamente d'accordo.

Il mar. Keitel si associa e perciò ritiene che sia necessario parlare francamente.

Il mar. Badoglio dice che parlerà al Duce e poi informerà sempre Keitel di ogni cosa. Sarebbe così la prima volta che non solo egli ma anche i tedeschi opererebbero in terreni senza strade.

Il mar. Keitel dice che anche la Polonia aveva scarsità di strade e per fortuna il tempo è stato asciutto perché se avesse piovuto le colonne motorizzate non avrebbero potuto muoversi. Il mar. Keitel insiste sull'opportunità di saper attendere le condizioni climatiche favorevoli per svolgere un'operazione.

Il mar. Badoglio chiede se la stagione più propizia per lo sbarco in Inghilterra è la primavera o l'estate.

Il mar. Keitel dice che è la primavera e precisamente in marzo e aprile. Ma anche con la nebbia è possibile bombardare dagli aerei Londra: il bersaglio è grande e l'artiglie,ria contraerea non può sparare. Insomma le circostanze atmosferiche devono essere sempre molto valutate.

Il mar. Badoglio, tornando al problema greco, assicura che sono in costruzione, con 1500 uomini per campo al lavoro, altri cinque campi di aviazione in Puglia; ciò per poter diradare gli apparecchi da bombardamento colà concentrati. La caccia già in Albania, scorta gli apparecchi da bombardamento al loro passaggio. Salonicco dista 450 Km. In questo periodo ha dato direttive all'aviazione perché tenga costantemente sotto bombardamento la Grecia: sono in azione 2-300 apparecchi al giorno.

Il mar. Keitel domanda come è la difesa aerea greca.

Il mar. Badoglio risponde che a Salonicco e a Larissa si è dimostrata molto forte. L'artiglieria controaerea è buona e attiva.

Il mar. Keitel chiede anche di dove i greci prendono le munizioni, problema questo molto importante.

Il mar. Badoglio risponde che prima le prendevano dai francesi e poi dagli inglesi. Non possono averne molte e spera di fargliele consumare adesso.

Il mar. Keitel dice che in un mese si sono sparati in Germania più di un milione di colpi da 88.

Il mar. Badoglio ritiene che a Londra se ne sparino di più. Bisogna inoltre tener conto del consumo della bocca da fuoco date le forti velocità iniziali. Soggiunge che noi avremo presto i pezzi controaerei da 90 che sono magnifici.

(l) Da Archivio dell"Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Ed. in La campagna di Grecia. cit., vol. II, D. 167.

(l) Vedi serle VIII, vol. XII, D. 59.

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IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3910/1553. Lisbona, 15 novembre 1940 (per. il 20).

Ho visto ieri il Presidente Salazar il quale mi ha detto:

l. «Sono molto pessimista sull'avvenire dell'Europa. La guerra continua e potrà continuare indefinitamente se non si arriverà a trovare una formula di compromesso che consenta a tutte le buone volontà superstiti di concludere una pace per quanto è possibile giusta. Hitler aveva offerto dopo la sconfitta della Francia di trattare la pace ma la sua offerta per quanto generosa fu vaga ed indeterminata. Così come vago ed indetel1minato mi sembra il nuovo ordine che si vuole imporre all'Europa. Si hanno idee più o meno precise su alcuni concetti morali e sociali e su alcune premesse economiche, ma nessuno sa quali saranno le condizioni politiche che l'Asse offre all'Europa. La S.d.N. sarà sostituita dalla Germania che vorrà controllare tutto e tutti ma si ignora sino ad oggi quale potrà essere la futura vita internazionale, così regolata».

2. -«L'America, che è belligerante di fatto ma non di diritto, ormai si è impegnata nella lotta e farà di tutto per impedire che l'impero britannico venga battuto perché ciò implicherebbe indirettamente una sua clamorosa sconfitta. Anche se la Germania si impadronirà di tutto il continente europeo e voi di tutto il Mediterraneo e dell'Africa del Nord non credo che la guerra finirà per questo. Naturalmente voi siete in misura d'infliggere scacchi gravissimi al prestigio britannico, ma finché Inghilterra ed America avranno la padronanza del mare esse continueranno la lotta e cercheranno di affamare l'Europa. A meno di uno sbarco in Inghilterra che permetta ai tedeschi un successo rapidissimo e clamoroso o a meno d'un tale intensificarsi della guerra sottomarina che veramente determini. la resa dell'Inghilterra per fame, non vedo modo che la guerra termini. Ecco perché insisto affinché si trovi il modo di accordarsi su una formula che consenta una pace per quanto è umanamente possibile giusta ed eviti la rovina totale dell'Europa». 3. -«Il viaggio di Molotov a Berlino è un avvenimento di alta importanza politica ma non vedo altra via per la Germania se vuole accattivarsi la Russia, che di permetterle l'insediamento sui Dardanelli e sul Bosforo. Se questo avverrà sarà di importanza capitale per la storia di domani. Forse per i tedeschi avrà un significato relativo ma per voi italiani l'affacciarsi dei russi sul Mediterraneo non può costituire una prospettiva lieta». 4. -«L'Ambasciatore Monteiro mi ha portato notizie sulla situazione di Londra. Le distruzioni sono immense ma esse non significano a giudizio di tutti

gli osservatori imparziali che per effetto di esse l'Inghilterra cederà o vi saranno delle rivoluzioni interne. Lo Stato Maggiore inglese è tanto convinto della inutilità di una distruzione sistematica degli edifici che preferisce bombardare le città costiere della Francia dove si presume si organizzi e prepari la spedizione tedesca in Inghilterra piuttosto che accanirsi contro Berlino.

Quello che mi sembra debba preoccuparci vivamente è il blocco inglese all'Europa. Voi italiani ad esempio che non avete materie prime come farete se la guerra dovrà prolungarsi per molto tempo? Il genio di Mussolini che è così grande non basta a trasformare la povertà in ricchezza ».

A questo punto ho interrotto il sig. Salazar per dirgli che egli enunciava con queste parole in forma chiara e sintetica le vere ragioni per cui il genio di Mussolini aveva ritenuto necessaria la guerra: per sottrarre l'Italia appunto alla condanna perenne della povertà che pesava su di essa come una maledizione, per permettere all'Italia di divenire una grande potenza, grande non solo di geni, di storia e di opere ma grande anche per l'efficienza di quei mezzi che sono indispensabili alla vita degli Imperi.

Salazar ne ha convenuto ma ha aggiunto che a suo avviso occorreva infrangere il cerchio che si stringeva sempre più fitto attorno all'Europa se non si voleva con l'eternizzarsi del conflitto arrivare ad una vera e propria guerra di continenti che avrebbe aperto spaventose incognite per l'umanità. Gli ho chiarito che in tale ipotesi l'intervento del Giappone e l'intesa con la Russia ci avrebbero dato ogni serenità per affrontare il blocco anglo-sassone.

5. Salazar mi ha infine detto che la situazione spagnola era sempre molto grave. «Non capisco -egli ha precisato -come mai malgrado che Inghilterra ed America sono disposte ad aiutare la Spagna in proporzioni ridotte, che l'America del Sud faccia quanto può per la vecchia madre comune e che anche noi si dia alla Spagna tutto quel che ci è possibile dare, la situazione di quel paese continui ad essere così precaria. ,La realtà è che gli spagnoli sono capaci di grandi cose e sono anche valorosi soldati. Ma dopo che hanno realizzato una grande impresa sono incapaci di sfruttarne il successo e si abbandonano ad una specie di letargo orientale. Non credo possibile né conveniente per voi l'intervento della Spagna nella guerra. Se Franco si decidesse alla guerra la Spagna sarebbe immediatamente affamata~.

Ho risposto al Presidente che la Spagna aveva aderito al sistema dell'Asse per saldare la sua amicizia alla nostra durante un comune sanguinoso conflitto e che nell'ora e nel momento voluto il suo destino si sarebbe fatalmente chiarito assieme al nostro.

109.

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI

T. 25934/370 P. R. Roma, 16 novembre 1940, ore 9,30.

Vostro telegramma n. 518 (1).

13 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

Per Vostra norma di condotta e di linguaggio comunicasi che, con nota verbale diretta in data odierna a questa Legazione di Jugoslavia, si è da parte nostra riconosciuto che il bombardamento di Bitolj è dovuto ad un involontario errore delle forze aeree italiane; e si è data un'adesione di principio alla richiesta di un risarcimento giusto ed equo dei danni d'ordine personale e materiale causati da detto bombardamento.

Seguono per corriere testi delle note (1).

(l) Vedi D. 78.

110

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 5914/2033 R. Berlino, 16 novembre 1940, ore 11,50.

Dinanzi ad un ristretto numero di giornalisti stranieri, l'Ambasciatore von Papen, di passaggio a Berlino, ha fatto ieri alcune dichiarazioni sull'attuale politica della Turchia. Il von Papen ha invitato i presenti a considerare le sue dichiarazioni, fatte unicamente a titolo di orientamento dei giornalisti, come del tutto personali e confidenziali, chiedendo l'impegno che di esse non fosse fatta parola nella stampa.

Chiestegli le ragioni della politica adottata attualmente dalla Turchia, la quale, pure durante la guerra mondiale era stata alleata della Germania, il von Papen ha espresso l'opinione che tali motivi si debbano sopratutto ricercare nei timori del Governo di Ankara di una minaccia diretta contro la Turchia, in seguito allo sviluppo dell'espansione italiana. Dopo la conquista del Dodecanneso e l'occupazione dell'Albania, ha detto il von Papen, l'Italia è venuta a trovarsi molto vicina alla zona di interessi della Turchia, la quale teme ora forse che anche la Germania le si avvicini territorialmente. Il von Papen ha aggiunto che egli ha sempre cercato di convincere il Governo di Ankara del fatto che l'Asse, e specialmente la Germania, non nutre alcun sentimento ostile verso la Turchia, con cui desidera vivere in pace. Egli ha insistito a questo punto nel rammentare come la Germania da lungo tempo mantenga con la Turchia eccellenti rapporti, sia nel campo culturale, sia in quello militare ed economico.

Circa la questione dei Dardanelli, il von Papen ha dichiarato trattarsi di un problema esclusivamente russo-turco che, del resto, non presenta un carattere acuto. La Turchia si è sempre dichiarata soddisfatta del regime della Convenzione di Montreux, ed in quanto alla Russia, le sue obbiezioni datano soltanto dal momento in cui la Turchia si è riavvicinata all'Inghilterra. La questione degli Stretti -ha aggiunto il von Papen -che ha un carattere puramente strategico, ha attualmente perduto molto del suo interesse per l'Unione Sovietica. La Turchia invece considera il possesso degli Stretti come la base di tutta la sua posizione europea, e quindi se vedesse per sé una

minaccia nella Tracia e negli Stretti, sarebbe disposta anche a combattere. Ma, ha ripetuto il von Papen, la questione riguarda unicamente la Russia e la Turchia. La Germania, che non ha neppure firmata la Convenzione di Montreux, non vi è direttamente interessata. Il von Papen ha ancora affermato che a parer suo la Turchia è preoccupata unicamente della protezione dei propri interessi, e che fino a quando questi non saranno direttamente minacciati, il Governo di Ankara manterrà la sua posizione attuale, rimanendo all'infuori del conftitto.

Chiestogli se la Siria costituisse una zona di interessi turca, il von Papen ha evitato di rispondere direttamente, affermando che in Siria regna la pace e che egli non aveva ragione di ritenere che in quella regione potesse succedere qualcosa.

Ad Ankara, ha continuato il von Papen, le possibili ripercussioni del conflitto italo-greco vengono considerate con molta calma. Una eventuale applicazione delle clausole dell'Intesa Balcanica non è del resto possibile, perché l'Italia non è, agli effetti di tale Intesa, conclusa prima dell'occupazione dell' Albania, una Potenza Balcanica.

Alla domanda se egli ritenesse possibile che in caso di complicazioni pericolose la Turchia potesse abbandonare la sua alleanza con l'Inghilterra, il von Papen non ha risposto direttamente, osservando soltanto che l'alleanza anglo-turca vale unicamente nel caso di difesa degli interessi della Turchia, e che quindi la sua esistenza non dovrebbe impedire al Governo di Ankara di riavvicinarsi anche all'Asse.

Chiestogli se esistano fra la Russia e la Turchia questioni di carattere territoriale, il von Papen ha fatto osservare che il Governo sovietico dopo la guerra mondiale aveva concluso con la Turchia un trattato in base al quale aveva riconosciuto le cessioni territoriali fatte come conseguenza della guerra. Anche da parte turca non esistono rivendicazioni territoriali sui territori perduti, neppure per quanto riguarda la Siria. Perlomeno, ha aggiunto, non si è mai inteso che tali rivendicazioni siano state poste.

Chiestogli se la Germania creda sinceramente alle dichiarazioni della Turchia di voler rimanere all'infuori del conftitto fino a quando l suoi interessi non siano direttamente minacciati, il von Papen ha risposto che il Reich ha completa fiducia in questa dichiarazione. La Turchia, ha aggiunto egli, ha compreso anche pienamente le ragioni che hanno spinto la Germania alla sua azione in Romania.

Chiestogli se egli credesse possibile un riavvicinamento fra la Turchia e la Bulgaria, il von Papen ha dichiarato di non vedere ragioni che si oppongano a tale riavvicinamento fra due paesi che nella guerra mondiale hanno combattuto a fianco uno dell'altro.

Il von Papen ha concluso le sue dichiarazioni smentendo le informazioni che vorrebbero rappresentare la situazione economica della Turchia come catastrofica. Egli ha fatto osservare che la Turchia è un Paese agricolo e che perciò quando il raccolto è buono essa non può trovarsi di fronte a grandi dilllcoltà economiche. Ancora oggi la Turchia esporta i suoi prodotti caratteristici, come il tabacco e le frutta, e, per quanto riguarda la Germania, questa ritiene possibile aumentare il volume degli scambi commerciali tedesco-turchi.

(l) Non pubblicate.

111

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINlSTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 5953/250 R. Shanghai, 16 novembre 1940, ore 13 (per. ore 22 del 18).

Idaka Consigliere a Nanchino del Generale Abe, venuto oggi a vedermi, mi ha detto che Governo giapponese è ormai deciso a non più rinviare riconoscimento ufficiale del Governo di Wang Ching Wei. Ha aggiunto che accordo sino-giapponese era stato in massima approvato il 13 corrente dallo speciale Consiglio tenuto alla presenza dell'Imperatore (1). Restavano poche questioni da mettere a punto, la più importante delle quali costituita dalla Banca di emissione progettata dal Governo di Nanchino e favorita da Tokio. Dopo che, forse alla fine del prossimo mese, Wang Ching Wei e il Generale Abe avrebbero proceduto alla firma comportante il riconoscimento ufficiale da parte del Governo giapponese.

Nel corso della conversazione ho creduto intendere che il Governo di Tokio si era deciso a rompere gli indugi, perché le trattative segrete con Chiang-Kai Schek (influenzate con .ogni possibile mezzo da Washington) non sembrava potessero raggiungere quel risultato soddisfacente e sollecito che Matsnoka sperava;

La decisione di varare Nanchino era confortata dalla persuasione che essa non comportava la rinuncia definitiva a trattativa con Chiang Kai Schek; avrebbe potuto anzi prepararne altre se le aperture giapponesi al Governo sovietico avessero raggiunto come si confidava risultati effettivi.

Idaka mi ha detto che Wang Chin Wei ed il Generale Abe vedrebbero con piacere a Nanchino un rappresentante ufficioso di questa Ambasciata, il quale si troverebbe colà in condizioni di eccezionale favore per seguire opera organizzativa del nuovo Governo. Ho risposto che avrei riferito e che ritenevo un tale desiderio sarebbe considerato attentamente nel prossimo maturare della situazione.

Comunicato Roma e Tokio.

112

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.S.N.D. PER TELESCR. 36431/2042 P.R. Berlino, 16 novembre 1940, ore 19,30.

Telegramma Ministeriale per corriere n. 35084 (2). Questo Ministero Affari Esteri che ha ricevuto stessa comunicazione da Tokio è stato sorpreso dal suo contenuto tanto che riteneva nomi Paesi citati fossero dovuti sbagli cifra. Con Jugoslavia non sono stati presi almeno finora contatti per la sua ade

sione patto tripartito e per quanto concerne Bulgaria sembra prematuro allo stato attuale trattative autorizzare questo Ambasciatore Giappone firmare protocollo relativo alla Sua adesione (1).

(l) -Vedi D. 101. (2) -Vedi D. 46, nota 5.
113

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5942/395-396 R. Ankara, 16 novembre 1940, ore 19,33 (per. ore 4,45 del17).

In mattinata stessa mi sono recato da Saracoglu e gli ho chiesto in tono piuttosto vivace se Turchia permette che sul suo territorio si facciano operazioni arruolamento bande irregolari. Ho aggiunto che tralasciavo di parlargli degli avvisi pubblicati dai Consolati greci in Turchia riguardanti anche essi larvate operazioni arruolamento, ma desideravo sua precisa dichiarazione circa comunicato, di cui ho rimesso un esemplare, del sedicente Consolato albanese Stambul.

Saracoglu ha dato immediatamente segni di turbamento e quasi balbettando mi ha risposto che prima ancora di ricevere la mia visita sua attenzione era stata attirata sulla pubblicazione di quel comunicato; egli aveva già dato istruzioni non solo perché non vengano più riprodotte da stampa locale ma perché sia avvertito << quel signor albanese » che in rispetto non belligeranza turca egli deve astenersi dal procedere a qualunque forma di arruolamento. Per quanto riguarda i greci Saracoglu mi ha detto che egli non si sentiva di poter impedire loro di partire, cosi come non aveva e non avrebbe posto alcun ostacolo alla partenza degli italiani.

Ho replicato esprimendo la speranza che le sue disposizioni saranno osservate e egli mi ha affermato che in caso contrario verranno adottate sanzioni contro trasgressori.

nuato che la tenerezza dei turchi verso la Grecia sorprende tanto più in quanto i turchi sanno per esperienza come e a quali scopi gli inglesi si sono essenzialmente serviti dei greci.

Saracoglu, molto imbarazzato e molto rem1ss1vo ci ha risposto ammettendo pienamente che la stampa turca è andata in questi giorni al di là di ogni limite e attribuendo tali eccessi all'eccitazione degli animi esacerbati dagli avvenimenti in corso. Ma riconosciuto che vi è enorme differenza tra la stampa italiana nei riguardi turchi e quella turca nei riguardi Italia e che quest'ultima è in contrasto con atteggiamento non belligeranza ufficialmente assunta dal Governo turco. Mi ha ripetutamente assicurato che avrebbe richiamato stampa locale ad una più esatta concezione dei suoi doveri.

Mi sono seccamente congedato dicendogli che non vorrei essere costretto dover ritornare da lui per lo stesso argomento.

(395) Stamani sono stato informato che giornali turchi Stambul ieri pubblicavano comunicato sedicente Consolato Generale albanese Stambul invitante «tutti i sudditi albanesi presentarsi senza ritardo in quell'Ufficio Consolare per prendere conoscenza istruzioni relative formazione, in territorio greco, di una legione albanese con ufficiali albanesi e bandiera nazionale».

(396) Ho poi attirato nella maniera più energica l'attenzione di Saracoglu sul contegno della stampa turca. Gli ho detto che la non beiligeranza è uno stato d'animo non uno stato giuridico; lo stato giuridico del non belligerante è la neutralità. Ora dovevo constatare che la stampa turca non soltanto è partigiana ma diventa ogni giorno più insolente e provocatrice. Non si tratta di qualche acida e isolata penna, ma di un coro di calunnie di falsità di ingiurie quali non si leggono in nessuna stampa del mondo neanche in quella londinese. Gli ho soggiunto che i nemici iperbolici sbagliano di molto se credono che l'Italia dimentica le offese che le vengono fatte. Gli ho anche insi

(l) Ritrasmesso a Tokio con t. s.n.d. 36158/401 P.R. del 17 novembre, ore 22,45.

114

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5910/498 R. Mosca, 16 novembre 1940, ore 23,45 (per. ore 9 del 17).

Mio telegramma n. 481 (1).

Ho fatto sondaggi questa Ambasciata giapponese per conoscere reazione di fronte odierna smentita sovietica che dichiara infondata notizia di accordo fra URSS e Giappone per divisione di sfera d'influenza in Estremo Oriente.

Ambasciata Giappone ha confermato esattezza della smentita in quanto finora nessun accordo è stato raggiunto. Ha anzi precisato che dopo conversazione del 30 ottobre Ambasciatore Tatekawa non ha più avuto altro colloquio con Molotov e che quest'ultimo non ha finora dato risposta proposta giapponese per patto di non aggressione. Si conferma quindi impressione che negoziati saranno lunghi.

Quanto a ragione che può aver motivato smentita sovietica si è inclini a pensare che con essa questo Governo abbia più che altro voluto calmare apprensione di Chiang-Kai-Schek (2).

115

IL GENERALE ADDETTO AL COMANDO SUPREMO, ARMELLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

N. 3839. Roma, 16 novembre 1940.

L'Ecc. il Capo di S.M. Generale, senza entrare in merito nella progettata organizzazione di una vasta rivolta in Palestina, esprime il parere che sia pos

sibile l'invio di armi e munizioni servendosi di sommergibili, unico mezzo che, pur presentando qualche difficoltà, dà una certa garanzia di riuscita.

Codesto Ministero potrà tener presente che un sommergibile può trasportare al massimo 1(}0 tonn. di materiale purché imballato in modo da non riuscire soverchiamente ingombrante.

Il viaggio di un sommergibile dall'Italia alla Palestina -andata e ritorno -potrà richiedere un tempo di circa 20, 25 giorni. L'Ecc. il Capo di S.M. Generale attende da codesto Ministero ulteriori precisazioni per dare esecuzione al progetto.

(l) -Vedi D. 25. (2) -Vedi D. 213.
116

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5964/0130 R. Berlino, 16 novembre 1940 (per. il 18).

Seguito mio telegramma n. 1961 dell'8 corrente (1).

Preso contatto col col. Prajun, quest'ultimo mi ha fatto sapere che conta proseguire per Roma durante prima settimana dicembre. Si tratterrà costì circa due settimane per rientrare quindi a Bangkok. Col. Prajun è latore di fotografie con dedica autografa dell'A.R. il Reggente per S.M. il Re Imperatore, per il Duce e per il Conte Ciano.

Scopo della sua visita, egli ha dichiarato, è di «riconfermare, soprattutto in questo momento, Ie cordiali relazioni esistenti fra Thailand e l'Italia ». Sarebbe suo vivo desiderio, pertanto, essere ricevuto dal Conte Ciano e, possibilmente, dal Duce, come Ministro dell'Educazione e Capo delle organizzazioni Tai, egli gradirebbe inoltre poter visitare qualche nostra università ed essere messo in relazione con i dirigenti delle nostre organizzazioni giovanili. Sarebbe anche grato se, compatibilmente con l'attuale situazione, gli venisse permesso di visitare anche qualche nostro centro militare. Desidererebbe infine poter aver un colloquio con l'Eccellenza il Ministro degli Scambi e Valute, per poter conoscere il suo pensiero relativo al nuovo ordine economico che dovrà sorgere dall'attuale conflitto, problema al quale il Thailand è particolarmente interessato per potersi sin d'ora adeguare alla situazione avvenire.

II Col. Prajun sarà accompagnato da un Maggiore dell'esercito Tai e da un Capitano di Corvetta.

Durante la sua permanenza a Berlino il Col. Prajun è già stato ricevuto dal Ministro Ribbentrop, dal quale ha cercato di conoscere il pensiero circa le note questioni interessanti il Thailand, e che egli conta rivedere ancora una volta prima della sua partenza per Roma. È questo anzi uno dei motivi della sua ritardata partenza per Roma. Ha anche avuto un colloquio col Ministro Funk ed attende di esser ricevuto dal Maresciallo Goering.

Sarò grato a codesto Ministero se vorrà farmi conoscere se posso sin d'ora anticipare al Col. Prajun un programma generico delle accoglienze che si intende riservargli, oppure se questo verrà concordato direttamente con codesta legazione Thailand (1).

(l) T. 36642/1961 P.R. dell'S novembre, ore 22,40, non pubblicato: riferiva circa la visita ufficiale del colonnello Pra,iun al Segretario di Stato Weizsacker.

117

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.S.N.D. 5934/1128 R. Tirana, 17 novembre 1940, ore 2,15 (per. ore 16,30).

Segreto per l'Eccellenza il Ministro.

Eccellenza Generale Soddu mi informa che esercito greco attacca da ieri nostre posizioni con tutte sue forze cercando di dividere le due armate e di aggirarne le ali (2). Nostre truppe si battono con valore ma essendo molto provate è da prevedere che non possano resistere ancora per molto tempo alla forte e continua pressione del nemico. È perciò stato posto allo studio, in via segreta, un arretramento su una linea di resistenza più economica e più forte dalla quale resterebbero escluse città di Coritza e Colonia.

Secondo quanto mi viene riferito anche dalla Eccellenza Starace (3), reduce dalla fronte, le maggiori cure usate alle truppe ed il preciso orientamento dato a tutti hanno molto influito sul morale e sulla efficienza dei reparti ehe vanno gradualmente riprendendo mordente. Sono comunque attesi con ansia i rinforzi richiesti per far fronte alla situazione. Eccellenza Soddu continua ad attendere al suo difficile compito con grande serenità e fiducia.

Il paese, pur mantenendosi calmo, non nasconde qualche preoccupazione (4).

118

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S.N.D. 5948/499-500-501 R. Mosca, 17 novembre 1940, ore 6,20 (per. ore 13,50).

Stamane ho visto collega tedesco ritornato ieri notte a Mosca con Molotov e gli ho chiesto impressioni e ragguagli sugli incontri di Berlino (5).

Ambasciatore di Germania ha anzi tutto manifestato piena soddisfl'l.!7.ione per successo della visita svoltasi senza il minimo incidente ed in atmosfera di grande cordialità. Mi ha detto che Hitler e Molotov hanno «simpatizzato>>

fin dal principiO e mostrato reciproca comprensione. Nei loro colloqui è stato fatto esame generale della situazione internazionale e dei rapporti tedescosovietici arrivando alla constatazione che nella grande maggioranza delle questioni punti di vista dei due Governi erano in perfetto accordo; se esistevano divergenze queste non erano di importanza fondamentale, ma potevano essere risolte senza soverchie difficoltà.

Avendo premuto sul collega per ottenere informazioni meno generiche Ambasciatore di Germania ha premesso che Ribbentropp avrebbe certamente messo al corrente V.E. in modo particolareggiato. Supponeva anzi che ciò sarebbe avvenuto in occasione di un previsto incontro Ciano-Ribbentrop e Serrano Sufier a Parigi. A titolo personale e riservato Ambasciatore di Germania mi ha poi confidato che nei colloqui di Berlino oltre tema generale della guerra europea erano stati trattati con particolare ampiezza temi della Finlandia e degli Stretti. Più brevemente si era parlato anche della Jugoslavia, Romania ed Estremo Oriente. Non sarebbe invece stato toccato argomento concernente Iran ed Afghanistan.

Dietro mia domanda Ambasciatore di Germania mi ha detto che conflitto italo-greco non è stato neppure menzionato.

Circa Finlandia credo aver compreso dal linguaggio non troppo preciso del mio collega che da parte tedesca si è cercato conoscere reale intenzione dell'URSS e di ottenere assicurazioni a favore della Repubblica Finlandese. Molotov avrebbe dichiarato che URSS non nutriva sentimenti ostili, ma si sarebbe mostrata aliena dall'assumere impegni in proposito. Egli avrebbe confermato a più riprese sincero desiderio dell'URSS di formulare con Finlandia relazioni amichevoli di buon vicinato osservando però che fino ad oggi Governo Helsinki non aveva dato prove sicure di essere animato da uguale buona volontà.

A proposito della Turchia Molotov avrebbe dichiarato che URSS credeva di avere diritto di reclamare partecipazione nel controllo degli Stretti. Nonostante insistenti domande tedesche si sarebbe però astenuto dal precisare in quali misure e con quali modalità. In altre parole non avrebbe detto che cosa esattamente URSS desideri e che intenda fare. Molotov si sarebbe limitato a ripetere « che non poteva bastare promessa o progetto o documento scritto, ma che chiedevano fatti concreti». Non sono riuscito a farmi meglio spiegare questo punto dei colloqui.

Ambasciatore di Germania mi ha vagamente accennato all'attitudine del Governo italiano che sarebbe propenso in linea di massima ad andare incontro alle domande sovietiche. Si è però mostrato in genere alquanto reticente sull'argomento degli Stretti.

Circa i Balcani Molotov avrebbe chiesto quale fosse politica dell'Asse e conversazione si sarebbe svolta sul tema imposto da tale domanda.

Quanto alle questioni discusse, avrebbero avuto carattere più che altro retrospettivo, Molotov avendo ripetuto doglianze per non essere invitato a collaborare nella sistemazione delle questioni della Transilvania e Dobrugia. Da parte tedesca gli sono stati ripetuti motivi che avevano impedito consultazioni con URSS. Questione concernente navigazione e delta Danubio non sarebbe stata trattata.

Nel discutere questione Estremo Oriente, Von Ribbentrop avrebbe raccomandato pronta conclusione del patto di non aggressione con Giappone. Molotov a sua volta avrebbe illustrato tesi sovietica, secondo la quale patto politico deve seguire, o almeno coincidere con soluzione delle questioni controverse sottoponendo le questioni a un arbitraggio col mandato di risolvere principalmente quella delle concessioni giapponesi nel nord Sakhalin che URSS vorrebbe abolire, sia pure mediante compensi in altri campi, perché contrarie allo spirito costituzione sovietica.

In via strettamente confidenziale Ambasciatore di Germania mi ha aggiunto che circoli militari tedeschi hanno informazioni non troppo ottimiste circa situazione truppe giapponesi in Cina. Osservo per conto mio che tale situazione certamente nota ai dirigenti sovietici spiegherebbe odierna attitudine piuttosto intransigente di Mosca.

Collega tedesco mi ha detto finalmente, che nel colloquio Molotov-Goering è stato discusso problema degli scambi commerciali e della collaborazione economica. Sarebbe stata riaffermata da entrambe le parti intenzione sviluppare cooperazione in tale campo con l'intesa che signor Schnurre, ritornato a Mosca con Molotov, proseguirà attivamente negoziati in corso con competenti organi sovietici.

Riassumendo Ambasciatore di Germania mi ha detto che a Berlino non è stata presa alcuna decisione nuova, né concretato alcun accordo su problemi specifici. Si è trattato di un ampio ed intimo scambio di vedute su tutte le questioni d'interesse comune nello spirito del patto di consultazione in vigore. Importanza visita risiede, a suo avviso, soprattutto nelle relazioni personali stabilite fra Ftihrer e Molotov e nell'atmosfera di cordialità creata dall'incontro.

Mi riservo telegrafare ulteriori notizie che mi riuscisse ottenere in seguito (1).

Mi permetto insistere sul carattere personale e confidenziale delle informazioni datemi dal collega tedesco il quale mi ha pregato di lasciare che V. E. venga informata direttamente da Rlbbentrop.

(l) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta pervenuta dal ministero alcuna risposta. (2) -Vedi D. 102. (3) -Vedi D. 104. (4) -Questo telegramma è sottolineato e vistato da Mussolini. (5) -Vedi DD. 96 e 106.
119

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S.N.D. 36037/47 P.R. Roma, 17 novembre 1940, ore 23,15.

Vostro telegramma 129 (2).

In risposta alla nota di questa Legazione dell'Iraq (3) si è inviato un pro

memoria con copia del testo della comunicazione in lingua araba effettuata

dalla radio Bari in data 23 ottobre u.s. e relativa all'atteggiamento delle Po

tenze dell'Asse nei riguardi delle aspirazioni dei Paesi arabi del Prossimo

Oriente (1).

Nel pro-memoria è stato aggiunto che tale comunicazione radio fa seguito

a varie altre di contenuto analogo emesse dalla radio Bari fin dai mesi di

giugno-luglio scorsi.

Potete informare di quanto precede personalmente e verbalmente codesto

Primo Ministro.

(1) -Vedi D. 210. (2) -Vedi D. 97. (3) -Vedi D. 74, nota 3.
120

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T.36191/581 P.R. Roma, 17 novembre 1940, ore 23,30.

Mi riferisco ad altro telegramma odierno in chiaro con cui vi comunico

telegramma R. Console Generale Tangeri relativo pubblicazione giornali Ma

rocco francese di un decreto del Caudillo sulla situazione di Tangeri (2).

Interesserebbe conoscere come stanno effettivamente le cose, e cioè se il

decreto esiste, se esso disponga quello che è riferito dai giornali Marocco fran

cese; come si concili frase preambolo << fino a che sia esteso a Zona regime

generale per Marocco spagnolo » con frase decreto «come conseguenza incor

porazione Tangeri in zona proprietà spagnola''· ecc. ecc. (3).

121

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 36559/727 P.R. Tokio, 18 novembre 1940, ore 7 (per. ore 16,20).

Vostro 401 (4). Autorizzazione per « eventuale>> adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito di cui al mio telegramma 689 (5) è stata richiesta al Con

" La Germania, la quale ha sempre nutrito sentimenti di amicizia per gli arabi ed ha sempre augurato loro prosperità e felicità, ed un posto tra i popoli della terra che corrispondaalla loro Importanza storica e naturale, ha sempre seguito con vivisslmo Interesse la lotta dei paesi arabi per la conquista dell'indipendenza. I paesi arabi possono continuare a contare sulla piena simpatia della Germania per le loro aspirazioni al raggiungimento di questa meta. Nel dare questa dichiarazione la Germania si trova In pieno accordo con l'Italia alleata " ».

"Soppressi nella zona Tangeri organi dello statuto, ha assunto funzioni di Governo e Amministrazione Governatore delegato Alto Commissariato Spagna in Marocco provvisoriamente, fino a che sia esteso a zona regime generale per Marocco Spagnolo; ed essendo tale situazione giuridica incompatibile con carattere che aveva la precedente Rappresentanza diplomatica spagnola della zona, su proposta del Ministro Affari Esteri, dispongo: Articolo unico a partire dalla data pubblicazione presente decreto, e come conseguenza incorporazione Tangeri a zona Protettorato Spagnolo, Consolato Generale Spagna colà stabilito avrà carattere e funzioni degli altri Consolati del nostro Protettorato"» (t. 5922/254 R. del 16 novembre). Fu r!trasmesso a Madrid con

t. 36193/582 P.R. del 17 novembre, ore 21.

(-4) Vedi D. 112, nota l. p. 119.

siglio dei Ministri per iniziativa personale di Matsuoka per non essere costretto a tornare ancora una volta sull'argomento balcanico col Consiglio stesso qualora anche questa adesione dovesse in avvenire essere domandata. Quanto alla Bulgaria pieni poteri per firma sono stati sollecitati da Berlino a seguito dei chiarimenti qui forniti sulla situazione balcanica oggetto del mio telegramma 698 (1). Pieni poteri sono stati telegrafati da qualche giorno a Berlino.

(l) Il testo della comunicazione era il seguente: «La ' Radio Bari ' che da anni difende gliinteressi del mondo arabo e ne sollecita le giuste aspirazioni all'Indipendenza. è lieta di ritrasmettere una trasmissione della radio di Berlino nello stesso senso e che dice:

(2) Il telegramma era il seguente: «Giornali Marocco francese qui giunti oggi rlportanc.> seguente Decreto Capo Stato Spagnolo:

(3) -Per la risposta vedi D. 122. (5) -Vedi D. 34.
122

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 37418/0149 P.R. Madrid, 18 novembre 1940 (per. il 26).

Mio telespresso n. 7304/2150 del 7 corrente (2). Con riferimento Vostro telegramma in chiaro n. 582 (3) e telegramma

n. 581 (4), unisco il testo del Decreto apparso sul Boletin Oficial del Estado del 13 novembre.

A questo Ministero degli Affari Esteri mi è stato detto che frase preambolo e quella articolo unico devono coordinarsi nel senso che al Consolato Generale di Spagna in Tangeri vengono fin d'ora affidate tutte le attribuzioni che già hanno gli altri Consolati Spagno:i nel Protettorato mentre successive disposizioni regoleranno i diversi servizi e organi di governo che dipendevano dall'Amministrazione Internazionale di Tangeri. In tal modo deve intendersi la frase del preambolo «fino a che sia estesa a zona regime generale per Marocco Spagnolo».

123

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (5)

L. P. Salisburgo, 18 novembre 1940.

Ho avuto col Fiihrer un lungo colloquio, che Vi riassumo per sommi capi, tanto più che egli intende scriverVi una lettera (6). Se sarà pronta la consegnerà a me stesso dopodomani, a Vienna, ave Hitler verrà.

n colloquio ha avuto come argomento principale, direi quasi unico, la si

tuazione che si è creata in Grecia. Dirò subito che non ho trovato il Filhrer

«dispiaciuto »; il che però non esclude che abbia notato in lui -per tutta la

prima parte del colloquio -una consapevolezza dei pericoli che la situazione

potrebbe presentare. Premetto che si è intrattenuto poco o niente su quelle

che sono state e sono le vicende contingenti del conflitto: non mi sembra

aver attribuito grande importanza a quanto è finora accaduto. Guarda il pro

blema nel quadro più vasto del conflitto europeo.

Con una carta alla mano, ha fatto il classico giro d'orizzonte. A suo dire,

il punto più importante per gli sviluppi futuri della guerra è il bacino petroli

fero romeno. La concentrazione di truppe tedesche in Romania (l) è stata

fatta con lo scopo preciso di mantenere lontano il pericolo russo. Prima, non

vi era o per lo meno non appariva immediato il pericolo inglese. Adesso sì.

Da notizie in possesso del Filhrer risulta che gli inglesi stanno attrezzando nu

merosi aeroporti in Grecia: a Salonicco, a Larissa, ad Arta, ad Atene. Da

ognuno di questi potrebbe venire battuto il campo petrolifero della Romania.

Ciò preoccupa Hitler, il quale si domanda quali misure devono venire prese,

sia nel settore militare che in quello diplomatico.

È suo intendimento aumentare di gran lunga le forze tedesche in Romania e si propone di marciare, attraverso la Bulgaria, sulla Grecia. Ma non ritiene di poter fare ciò sino alla metà di marzo, né ritiene che noi, prima di tale epoca, si possa essere pronti per dare alla Grecia, dal fronte albanese, un colpo decisivo. Le due marce, quindi, dovrebbero essere contemporanee. Nel frattempo, battere con l'aviazione tutti i punti più importanti per il nemico. Egli non crede che -una volta arrivati in forza gli inglesi -l'azione dell'aeronautica possa essere decisiva: ma comunque molto importante per di. sturbare gli apprestamenti bellici degli inglesi. Hitler ha fatto anche cenno all'opportunità di far rientrare in Italia il C.A.I. (2): pure elogiando in termini molto calorosi l'abilità e lo slancio dei piloti, ha detto che le nostre macchine possono rendere servizi molto più utili nel Mediterraneo di quanto non

possano fare nel Nord, specialmente in inverno.

In Egitto, ritiene che ogni sforzo debba essere fatto, e al più presto, per

la presa di Marsa Matruh. Allora egli Vi chiederebbe l'autorizzazione di inviare

in Libia uno stormo di nuovi Stukas, che potrebbero, con le loro bombe da

1800 chili, rendere dura la vita alle grandi navi inglesi. Ha parlato anche

della necessità di minare con le nuove torpedini tedesche il Canale di Suez.

Vi ho fatto cenno ai provvedimenti d'ordine militare che il Filhrer sug

gerisce: ma, ripeto, che verranno più precisamente indicati nella lettera cht

Vi scriverà.

Passo ai provvedimenti nel settore diplomatico. Dirò subito che -dopo

la visita di Molotov (3) -di Russia si parla ben poco, e comunque in tono

molto diverso da quello usato da Ribbentrop durante la mia recente perma

nenza nei Sudeti (4). La Russia è tornata ad essere il Paese infido, dei quale

è meglio nelle contingenze attuali procacciarsi l'amicizia piuttosto che l'ostilità, la cui neutralità deve essere costantemente e attentamente vigilata. Adesso ci si rivolge nuovamente alla Spagna e so che Hitler nel colloquio avuto con Serrano Sufier (colloquio al quale non ero presente) ha molto insistito perché la Spagna giochi ormai senza ritardo la carta dell'intervento. Hitler desidera che anche da parte nostra si eserciti la nostra influenza per far prendere la decisione dell'intervento al Caudillo.

Altra azione che richiede da noi è quella di collaborare a persuadere gli ungheresi di lasciar passare quotidianamente un maggior numero di treni militari germanici, il che consente la rapida realizzazione di quel concentramento di truppe tedesche in Romania, necessarie per tenere a bada Russia e Turchia e per collaborare con l'Italia all'attacco contro la Grecia.

Poi viene il problema jugoslavo. A questo Hitler attribuisce il massimo peso, e crede che dall'atteggiamento di Belgrado dipenda in gran parte il futuro sviluppo della situazione. Egli partiva dal presupposto che le nostre relazioni con Belgrado fossero fondamentalmente cattive e che fosse Vostra intenzione renderle peggiori (Mackensen mi ha detto che era venuto in questo convincimento dopo il colloquio Keitel-Badoglio) (1). La cosa lo preoccupava ed è stato molto lieto quando gli ho detto che le relazioni itala-jugoslave non erano peggiorate in questi ultimi tempi e che anzi Voi mi avevate autorizzato a dare seguito ad una iniziativa jugoslava di conversazioni confidenziali. Ha cambiato modo di fare e tono di voce. Ha chie~to: «Credete voi che Mussolini sarebbe disposto a fare un patto con la Jugoslavia basato su questi tre punti: garanzia dell'Asse per le frontiere jugoslave; cessione di Salonicco alla Jugoslavia; smilitarizzazione dell'Adriatico da parte jugoslava? >>. Ho risposto -con la più ampia riserva sulle Vostre decisioni -che avevo ragione di ritenere che Voi avreste accettato un patto di tale natura. Hitler ha detto: <<Ma se è così, sono certo che potremo avere la Jugoslavia con noi. L'affare greco si risolverà rapidamente in uno dei più grandi successi dell'Asse. La Jugoslavia avrà Salonicco, la Bulgaria lo sbocco al mare, l'Italia tutta la rimanente parte della Grecia. L'Inghilterra, una volta perduta la Grecia e minacciato l'Egitto, sarà praticamente scacciata dal Mediterraneo>>.

Quindi Hitler ha parlato a lungo sulla procedura da seguire per avvicinare la Jugoslavia. Egli sarebbe d'avviso, qualora i contatti confidenziali, cui ho fatto cenno, non dovessero prodursi subito tra noi e gli jugoslavi, che la Germania cominciasse a parlare con Belgrado. Mi sono tenuto riservato su questo argomento in attesa di Vostre istruzioni.

Riassumendo le mie impressioni: Hitler durante la prima parte del colloquio si è mostrato sopratutto ansioso di trovare le misure militari con cui fronteggiare la situazione. Non ha mostrato «dispiacere» né ha fatto recriminazioni: per essere esatto, aggiungerò che egli ha detto che si riprometteva, venendo a Firenze (2), di chiederVi il rinvio dell'operazione contro la Grecia sino alla prossima primavera. Arrivando, seppe che le operazioni erano cominciate e non ritenne più opportuno parlarVi della questione.

Nella seconda parte del colloquio, dopo aver esaminato la possibilità di un accordo con la Jugoslavia ed avendo trovato un mio inatteso consenso di massima, il Fuhrer è stato di ottimo umore ed ha tenuto a dare alla conversazione un carattere di molto marcata cordialità. La formula che ripeteva era questa: bisogna cointeressare Belgrado all'operazione contro la Grecia. E si compiaceva illustrare i vantaggi di un tale accordo.

Quando ho visto il Fuhrer, che mi ha intrattenuto dalle 5 alle 7 ~. aveva già letto il Vostro discorso (l) e gli era piaciuto. I miei collaboratori riferiscono che anche nel seguito di Hitler e di Ribbentrop, le Vostre parole avevano prodotto sotto ogni aspetto la più favorevole impressione.

Poco posso dirVi circa Serrano Sufier. Ci siamo visti per breve tempo e in presenza di Ribbentrop. So che Hitler lo ha catechizzato circa l'immediato intervento della Spagna in guerra, e che Serrano si è riservato di riferire al Caudillo. Pare che la difficoltà maggiore sia ancora rappresentata dalla questione dei rifornimenti e che tra le tante cose che mancano agli spagnoli, quella che dà le più grosse preoccupazioni sia il grano.

Mackensen mi ha molto confidenzialmente parlato del colloquio KeitelBadoglio. Quest'ultimo ha tenuto a far sapere che egli era contrario alla spedizione contro la Grecia, che aveva giudicato le forze insufficienti, che aveva previsto tutto quanto poi era accaduto. Declinava ogni responsabilità dell'accaduto, poiché la decisione di marciare era stata presa contro il suo parere. Non ho mancato di rispondere a Mackensen come dovevo e di mettere i punti sulle i. Mackensen, a sua volta, penserà a parlare con gli altri. Io non l'ho fatto, poiché nessuno ha fatto cenno al come le cose si sono svolte in Albania e l'attenzione è stata unicamente concentrata sugli sviluppi del futuro.

Per il resto, la Stimmung è immutata, e, nel complesso, si può considerare ottimista e serena.

Domani sera sarò a Vienna e vl rimarrò fino a mercoledì sera. Poiché a

Vienna vedrò nuovamente il Fuhrer (2), resto colà in attesa di Vostri even

tuali ordini (3).

(l) -Vedi D. 46. (2) -Non rintracciato. (3) -Vedi D. 120, nota 2. (4) -Vedi D. 120. (5) -Ed. in O. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 612-616. (6) -Vedi D. 140. (l) -Vedi serie IX, vol. V, D. 676. (2) -Corpo d'Aviazione italiano. (3) -Vedi DD. 96 e 106. (4) -Vedi D. 42. (l) -Vedi D. 107. (2) -Vedi serie IX, vol. V, D. 807.
124

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GUERRA, SORICE, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. Roma, 18 novembre 1940.

Ti mando copia lettera Soddu per quelle comunicazioni che Tu ritenessi di fare all'Eccellenza il Conte Ciano. Situazione molto migliorata -oggi.

B. -MUSSOLINI, Opera Omnia, cit., pp. 30-37.

ALLEGATO

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ARMATE IN ALBANIA, SODDU, AL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GUERRA, SORICE

L.P. ... 17 novembre 1940.

Sono le 8 ed inizia la terza giornata di battaglia sui fronti da Corcense e dell'Epiro. La prima è stata dura e nel complesso sono rimasto, finalmente, contento delle truppe. Hanno capito la parte che oggi compete loro e cioè difendere l'onore delle armi e tener alto il prestigio dell'Itala. Ho detto chiaro ed anche tondo, che tenendo loro conseguono una vittoria perché consentono l'arrivo dei rinforzi e quindi la ripresa offensiva per lavare questo momento di foschia dovuto alla eccessiva preponderanza

greca.

La seconda giornata, dura anch'essa e sostenuta molto bene dall'aviazone, mi ha concesso di sganciare l'Ha armata e mettermi in grado di schierare quasi interamente lo schieramento di artiglieria pesante, bestialmente disposto dall'armata.

Ma sopratutto oggi è servito a sollevare lo spirito dei reparti dell'lP armata, che ormai raccolti in tre gruppi (Bancale -Rossi -Gabutti) ha ripreso animo e mordente. Oggi hanno attaccato, contrattaccato ed il 2° bersaglieri si è fatto molto onore.

Tutto ciò mi dà fiato per disporre la seconda linea di raccolta. Stamane Starace è stato fra queste truppe, è rimasto contento e mi diceva perché non tengo il Kalamas. Non lo posso: è linea antieconomica, mi costringe a tenere tre blocchi isolati, favorendo ai greci di attaccare fianchi e metterei in crisi.

E poi debbo tenere d'occhio la situazione di Koritza che è sempre delicata e difficile.

Certo se le truppe tengono duro ancora domani a Koritza, prendo maggiore fiducia nell'osare. Occorre tener presente che i reparti che vengono dall'Italia, sono ottimi. Invece i reparti dell'armata Visconti (quella iniziale che poi in definitiva sono

quelli attuali, nocciolo delle due armate, rinforzate da pochi reggimenti) erano terri· torializzati, poco istruiti e addormentati da una vita calma e serena. Erano partiti per una facile impresa e sicuri che i greci non avrebbero combattuto perché vigliacchi e gli ufficiali avrebbero ceduto perché pagati da noi.

La disillusione è stata amara in primo luogo per le fatiche veramente bestiali ed in secondo luogo per la inclemenza eccezionale del tempo. Fu allora che i soldati si sono guardati attorno ed hanno constatato che il greco si batteva, le popolazioni facevano fuoco anche esse -donne comprese -; si sono guardati a destra ed a sinistra ed hanno constatato il vuoto, lo stesso a tergo e soprattutto si sono contati. Allora è venuto un senso di rabbia e di sconforto. Ho capito subito questo stato d'animo ed ho iniziato la mia opera tonificante.

In questa opera, come nel campo dell'impiego, mi sono stati magnifici collaboratori tutti gli ufficiali effettivi di tutti i gradi. Meravigliosi i vecchi soldati: Rossi, Nasci, Magli, Trizio, Zanini, il vecchio Girotto.

Se oggi va ancora, prendo respiro ed organizzo la seconda linea: solo dopo organizzata questa posso evitare che l'arretramento sotto forte pressione nemica, non si tramuti in ritirata disordinata.

Intanto è cominciato l'arretramento dell'l!" armata sotto la protezione della 9'. Il compito di Geloso è più facile. È già raccolta in tre blocchi e conto compirà bene la sua manovra.

Alle ore 13 Vercellino assume comando 9a armata. Come vedi, assunto il comando in piena battaglia con uno schieramento infelice e bucato e senza riserve, debbo dirigere e dominare la più difficile delle battaglie per

un generale, senza comandi costituiti, senza linee di comunicazioni e di operazioni e con truppe che combattono da 18 giorni, senza cambi e riposo.

Comunque dato che:

-se perdo Koritza la battaglia offensiva greca, anzi controffensiva greca, è vinta;

-se tengo Koritza, è vinta la nostra battaglia difensiva;

-se abbandono Koritza può verificarsi una ritirata precipitosa e forse disastrosa; ho deciso giocare oggi e domani una carta ardita e -speriamo -decisiva.

Nasci ha dimostrato di essere uomo della situazione. Oggi gli dò ossigeno col battaglione verona che è già in volo da Tirana a Koritza; gli mando il battaglione carri M 13 per alleggerire pressione contro sua destra e sostenere il ripiegamento se imposto dalla situazione; faccio contrattaccare da bersaglieri Erzeke, rovescio greci che saranno destra Nasci; ho chiesto un reggimento alpini stamane da portare direttamente a Koritza, dove ho sistemato campo atterraggio e domani 18 dò un colpo secco contro sinistra greca.

Ed allora o si risolve la crisi, o approfitto dell'azione per iniziare ripiegamento su seconda linea.

Comunque, come vedi, mi metto in grado o di vincere la battaglia difensiva o di costituire una solida linea di copertura alla raccolta delle forze provenienti dall'Italia per riprendere le operazioni.

Dall'esame di tutto ciò ti fai una idea del gioco che debbo dominare.

E tutto ciò inasprito dai telegrammi di Geloso che mi dice che non ha più pasta e farina, di Nasci che vuole munizioni ed io ho mezzi per assicurare una esigenza alla volta: o trasporto truppe o rifornimenti in linea.

Ho deciso stamane che porto via anche gli automezzi dei notabili e gerarchi albanesi e metto un'altra pezza. Per tua norma che sei stato il mio più caro ed apprezzato compagno di studio di logistica: «Ogni giorno capacità porto consente sbarco 20 automezzi, ogni divisione per la sua vita ha con sé 20 automezzi ma ne ha bisogno di 40 ».

Come vedi per quanto tempo ancora debba vivere in crisi e questa crisi debbo alleviarla nel momento più tragico quale è quello di una battaglia difensiva combattuta da truppe provatissime distanti dai 300 a 350 Km. dalle basi e senza organizzazione di linee di operazioni e di tappe.

Ti ho voluto mettere al corrente scrivendoti questa mia in più riprese e a pezzi e pezzetti, fruttando qualche momento di sosta.

La seconda linea conto di imbastirla sul ridotto centrale tenendo molto più avanti la destra, per conservare buone condizioni operative, per la immancabile nostra ripresa. Quindi conservo Premeti -Argirocastro -Delvino -Porto Edda.

Per questa linea mi occorrono subito oltre alla Trieste (mia riserva, la Pusteria e la Taro.

Con ciò che ho ricevuto e queste tre divisioni, assicuro la seconda linea e mi metto in grado di raccogliere a tergo l'armata Visconti per ricostituirla e rimetterla in efficienza.

Dato il ritmo dei tempi occorre un provvedimento di eccezione, perché Taro, Pusteria e Trieste vengano al più presto. Mi si dice Trieste in 15 giorni: è troppo. È evidente che così stando le cose, meglio dare precedenza Pusteria e Taro.

Sono sereno e fiducioso: sono però furibondo con la leggerezze di molti che hanno messo l'esercito e degli onesti vecchi generali, nelle condizioni di dover fronteggiare situazioni del genere.

14 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

(l) -Si riferisce al discorso rivolto da Mussolini il 18 novembre, nella sala Regia di palazzoVenezia, alle gerarchie provinciali del P.N.F., In occasione dell'anniversario delle sanzioni. Vedi (2) -Di questo nuovo incontro con Hitler, svoltosi mercoledì 20 novembre, Ciano non stese un verbale, ma ne riportò solo nel Diario (1939-43: vol. I, cit., p. 326) alcuni accenni. (3) -Non risulta spedito nessuno dispaccio di istruzioni di Mussolinl.
125

I DELEGATI DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A BEIRUT, SBRANA E CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6029/46 R. Beirut, 19 novembre 1940, ore 11,30 (per. ore 4,20 del 20).

Da preliminari conversazioni avute con generale de Giorgis e dopo aver preso visione telegramma inviato a Commissione Armistizio Torino e SIM risultaci che Commissione Beirut ha a più riprese segnalato dettagliatamente quanto segue:

« 1°) Pericolo di ridurre eccessivamente forze armate Levante di fronte attacco inglese; 2°) Notevolissimo sviluppo movimento de Gaulle tra funzionari Alto Commissariato francese e ufficiali francesi;

3°) Complice passiva acquiescenza dell'Alto Commissariato francese, fino a fare pensare complicità, con Consolato inglese, agenti britannici e movimento degaullista continuano spiegare apertamente indisturbata propaganda.

Riteniamo necessario segnalare all'E. V. necessità insistere per richiamo Alto Commissariato francese Puaux o almeno suoi principali collaboratori antitaliani, Consigliere di Legazione Conty e capo Ufficio Stampa Chambard.

126

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6046/396 R. Budapest, 19 novembre 1940, ore 20,50 (per. ore 12,50 del 20).

Mio telegramma n. 393 (1).

Csaky, che ho visto stamane e che mi aveva cercato per farmi comunicazione già fattami dal mio collega germanico, mi ha detto che convocazione Ministri ungheresi aveva avuto luogo improvvisamente tardo pomeriggio ieri.

Egli è all'oscuro circa questioni che verranno discusse pur ritenendo che fra esse figurerà adesione ungherese accordo tripartito, tanto più che è stata richiesta da Governo ungherese.

Nondimeno non mi ha nascosto sua preoccupazione che altri problemi possano essere affacciati da parte tedesca specie per quanto riguarda regime rispetto minoritari germanici.

Mi ha detto che da parte tedesca erano state qui fatte anche recentemente riserve circa applicazione per parte ungherese accordo tripartito minoritario Vienna. Inoltre con qualche insistenza era stata qui chiesta la ratifica dell'atto.

Mi ha fatto anche nuovo accenno taluni progetti tedeschi costituzione Stato tedesco base etnica minoritaria tra Transilvania e Banato, affermando che posizioni minoritarie tedesche in Romania sono appoggiate attuale Controllo tedesco, che estenderebbesl in modo sempre più rigoroso all'intera amministrazione romena e presterebbe forse attualmente particolari facilità.

Sembra altresì confermata esistenza riservato accordo maggio scorso tedesco-romeno su base estreme concessioni. Csaky ancora una volta non mi ha nascosto che crescente pressione germanica comincia incontrare non poca opposizione in paese sì che spirito nazionale ungherese dà segno di qualche risentimento.

Sperava peraltro presenza V. E. Vienna anche contando su possibilità moderatrici da parte del Governo Fascista (1).

(l) Con t. per telefono n. 5977/393 R. del 18 novembre, ore 20, Tulano aveva riferito quanto segue: <<Mio collega di Germania avvisami partenza domani ore 24 per Vienna Teleki Csaky che egli accompagnerà. Viaggio è in relazione adesione ungherese accordo Tripartlto Berlino. Soggiorno durerà verosimilmente 24 ore.

127

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6027/504 R. Mosca, 19 novembre 1940, ore 23,50 (per. ore 5,45 del 20).

Mio telegramma n. 498 (2).

Ambasciatore del Giappone mi ha detto a titolo strettamente confidenziale che ieri Molotov lo ha fatto chiamare e gli ha dichiarato che U.R.S.S. sarebbe disposta concludere Patto di non aggressione soltanto dietro compensi ed ha menzionato in proposito abolizione concessione giapponese nel Nord Sahalin. Ha aggiunto subito che si rende conto che il Giappone non era disposto dare tali compensi e che U.R.S.S. proponeva pertanto firmare un semplice Patto di Neutralità.

Ambasciatore del Giappone si è riservato trasmettere proposte al suo Governo.

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IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (3)

TELESPR. 3959/1583. Lisbona, 19 novembre 1940 (per. il 27).

l) Avrete notato, Eccellenza, che nel corso della conversazione di giovedì scorso (vedi mio telespresso n. 3910/1553 del 15 corr.) (4). Salazar è ritornato con sorprendente insistenza sulla possibilità d'una base d'intesa tra le Potenze

p. -26.

dell'Asse e l'Impero britannico. Esattamente Salazar ha precisato che date le condizioni attuali della guerra le quali non escludono una lunga durata del conflitto, gli sembrava non impossibile la ricerca d'una formula onorevole atta a porre termine alle ostilità.

2) Questa preoccupazione di Salazar, ispirata molto probabilmente dal desiderio di salvare il Portogallo dalle conseguenze di un prolungarsi del conflitto, è stata rilevata ed è molto commentata anche da altri colleghi, alcuni dei quali pensano che Salazar non sarebbe alieno dal rendersi tramite di qualche primo sondaggio in tal senso. Gli stessi colleghi pensano peraltro che tali sondaggi da parte del sig. Salazar sarebbero inevitabilmente lenti e quindi non intralcerebbero le operazioni militari in corso.

3) La venuta a Lisbona dell'Ambasciatore portoghese a Londra, Monteiro, i contatti da questi avuti e le ultime conversazioni di Salazar con Selby, Samuel Hoare e Lothian possono essere messe in rapporto con quanto precede.

4) È da rilevare che l'ufficioso Diario da Manhà nell'articolo editoriale di ieri manifesta lo stesso ordine di idee espresso a me dal Presidente del Consiglio.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Il presente telegramma è pervenuto con numerosi gruppi errati e si suppone anche con talunl mancanti, nell'ultima parte. SI resta in attesa d! conoscere ie necessaria un'eventuale ripetizione parziale». (2) -Vedi D. 114. (3) -Ed. parzialmente, In R. BovA ScoPPA, Colloqui con duo:! dittatori, Roma, Ru1fo!o, 1949, (4) -Vedi D. 108.
129

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ARMATE IN ALBANIA, SODDU, AL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, ROATTA

N. S. 615 OP. ..., 19 novembre 1940.

Situazione giorno 19 novembre, ore 7. 1°) Settore 11a armata -La pressione nemica è ieri notevolmente aumentata assumendo particolare carattere di aggressività e costringendo i nostri reparti a continui contrattacchi per contenerne l'impeto.

La lotta è stata particolarmente accanita sui fronti del XXV e dell'VIII C.d'A.

Si stanno raccogliendo i battaglioni alpini Valle del I gruppo per l'operazione su Erseke; ma questa località .è ormai notevolmente presidiata dall'avversario. Comunque, l'operazione avrà il suo corso, sia per alleggerire la pressione contro la ga armata, sia per sbarrare la valle dell'Osum.

2°) Settore 9a armata -Situazione sempre critica; si lotta accanitamente. Contrattacchi locali hanno consentito di contenere le pericolose e insistenti infiltrazioni su Drenava. Korcia è stata ieri battuta da artiglierie di m.c. avversarie; e così il campo di aviazione.

3°) La situazione delle forze in linea tra ieri e questa notte si è anche aggravata col provvedimento preso da entrambi i comandanti di armata, e indipendentemente uno dall'altro, di sgomberare i reparti albanesi perché il loro comportamento al fuoco, in sostanza, non fa che nuocere al morale ancora bene elevato dei nostri reparti in linea.

4°) Tenuto conto:

-della situazione ancora in atto;

-della stanchezza dei reparti che ormai lottano da più di venti giorni in condizioni veramente pietose di organizzazione contro nemico superiore di forze e di mezzi portati in linea;

-del fatto che il ritmo dei rinforzi che possono affluire dalla madre patria è assolutamente inadeguato al ritmo della battaglia in corso la quale esaurisce i pochi battaglioni giunti a spizzico per aereo e per mare;

-che sarebbe grave errore portare le truppe all'estremo delle loro possibilità;

ho disposto che i comandanti di armata: -contengano · gli attacchi nemici opportunamente manovrando con le sole truppe che hanno in linea e sfruttando al massimo il concorso dell'aviazione; -guadagnino in tal modo il tempo necessario per imbastire e organizzare la seconda linea prescelta, usufruendo delle poche forze ancora disponibili e contando su quelle di immediato arrivo.

5°) In particolare, a tale scopo: -la 11a armata può impiegare per ora il solo 42° ftr., in marcia per via ordinaria da Valona a Tepeleni; delle forze restanti della divisione Modena e di un btg. mitraglieri, appena giungeranno; di un btg. CC.RR. e di una 1/2 compagnia R.G. di finanza che sto avviando nella zona; -la ga armata può impiegare un btg. del 225° ftr.; un btg. alp.; l'artiglieria (senza muli) della divisione Tridentina che quasi tutta è già impegnata nel Korciano.

Appena giungeranno, assegnerò a questa armata le divisioni Taro e Pusteria. Purtroppo, per ragioni di tempo, anche la Taro dovrà accorrere sulla seconda linea per battaglioni.

6°) Da quanto sopra emerge chiaramente che in realtà, agli effetti della lotta qui in corso, le divisioni Taro -Pusteria -Trieste e in gran parte la divisione Modena sono finora dei nominativi a cui non corrispondono grandi unità efiettivamente disponibili. Lo stesso .dicasi del comando mio, di quello della ga armata, dei C.d'A. e dell'Intendenza che mancano ancora dei mezzi per funzionare adeguatamente.

7°) In sintesi, per ottenere un ripiegamento ordinato, occorrono almeno alcuni giorni ancora di resistenza; ciò che ho chiesto ai comandanti di armata anche nella sensazione che questi pochi giorni di accanita resistenza possono forse coincidere con l'inizio dell'esaurimento dell'attacco avversario.

8°) L'aviazione coadiuva e si prodiga; purtroppo la grave situazione non può essere risolta che dalla resistenza e dal sacrificio dei reparti in linea che stanno sopportando stoicamente il peso di un forte schieramento di artiglierie avversarie che non ho i mezzi per controbattere e della intraprendenza della aviazione nemica che, sia pure con pochi apparecchi e saltuariamente, interviene efficacemente sui reparti in linea.

9°) Riferisco a parte circa misure per la frontiera jugoslava.

130

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 6030/2073 R. Berlino, 20 novembre 1940, ore 0,30 (per. ore 1).

Consigliere giapponese Kase mi disse ieri che Ambasciatore Giappone a Mosca ha avuto conversazioni con Molotov (1).

Questo si è mostrato dopo il viaggio a Berlino molto più chiaro nell'esprimere pensiero russo e ha dichiarato che mentre prima nutriva dubbi oggi non esistono più. In tale conversazione si sono favorevolmente svolte trattative per accordo russo-giapponese alla cui conclusione non si oppongono difficoltà insormontabili.

Kase ha assicurato questione Sahalin è molto importante per il Giappone dato concessione petroli che colà possiede, ma che, se sarà possibile concludere con Indie Olandesi accordo più ampio di quello recentemente stipulato, tale questione non presenterebbe più .grande interesse per Giappone. Anche per problema cinese non sarà difficile trovare una soluzione.

Il Giappone non teme Russia e non si preoccupa eccessivamente campagna in Cina; tuttavia quest'ultima assorbe largamente forze esercito e enorme quantità materiali ciò che intralcia opera che il Giappone svolge per rendersi dal punto di vista rifornimenti indipendente dall'America e dall'Inghilterra.

Per quanto Kase non abbia chiaramente detto, ha lasciato comprendere che uno degli scopi principali accordo con la Russia sarebbe quello accelerare campagna cinese. Secondo interlocutore, problema che preoccupa oggi Giappone è rifornimento carburanti, in quanto provengono grande maggioranza dall'America Nord e da Paesi sotto influenza di quest'ultima (Messico e Venezuela), rifornimenti che potrebbero, per ragioni politiche, essere da un momento all'altro sospesi. Flotta giapponese dispone di riserve per almeno tre anni di guerra ma tali riserve non possono essere toccate e occorre provvedere al bisogno quotidiano del Giappone, Manciukuo e Cina. Tale stato di cose può essere risolto solamente assicurandosi produzione Indie Olandesi. Giappone ha bisogno perciò di espansione verso Sud. Attuale Governo Indie Olandesi è sotto influenza anglo-americana, e crede in vittoria inglese. Circa atteggiamento americani, Kase crede che, malgrado elezione Roosevelt, questi non sono affatto decisi alla guerra.

Circa maniera di accordarsi con Inghilterra per stabilire basi navali americane a Singapore Kase ritiene che flotta americana avrà sempre bisogno, per tenere tali basi, aiuto inglese; egli è al cento per cento convinto che flotta giapponese è in condizioni di affrontare simili eventualità, avendo inoltre suo favore vantaggio posizione strategica (1).

(l) Vedi D. 127.

131

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MILIZIA, STARACE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. R. P. Tirana, 20 novembre 1940, ore 11.

Il 18 corrente ho riferito al Duce sulla situazione (2), che ho personalmente controllata, anche in rapporto allo stato d'animo delle truppe (fattore essenziale). Le mie previsioni non erano errate. Ciò che è stato previsto è già in corso di attuazione. Koriza sarà abbandonata: una diversa soluzione non sarebbe stata possibile. Nel giro di una settimana, se fatti nuovi non interverranno, questa fase della battaglia dovrebbe conchiudersi. Avremo così realizzato il meno peggio; avremo vinto una grande battaglia difensiva. In termini poveri avremo preso una legnata. Nulla però si sarebbe potuto fare di più e di meglio.

Le truppe hanno offerto una resistenza che, in qualche momento, ha superato ogni previsione; è evidente però che malgrado ciò, siano da considerare truppe stanche e scosse. Soddu è stato ed è all'altezza della situazione, da considerare tuttora delicata.

Il tempo si guasta, ma non è male che si guasti. È sperabile però che l'aviazione possa continuare a prodigarsi, così come ha fatto fino ad oggi. L'attività dell'aviazione nemica va intensificandosi, ma se il tempo peggiorerà, mi si assicura che poco o nulla potrà fare, per mancanza di piste.

Non ho notizie precise delle perdite.

Ho visto il porto di Durazzo: bene.

Valona male per mancanza di attrezzatura. Soddu mi ha detto stamane che provvede direttamente alla esecuzione dei lavori necessari, lavori che, in un primo tempo, avranno carattere speditivo.

Ho visto alcuni reparti provenienti dall'Italia: buoni.

Ti ho scritto altre due lettere (3): tre con questa. Dovresti farmi sapere se ti giungono oppure no (4).

(l) -Rltrasmesso a Mosca c ad Ankara con t. per corriere 36847/P.R. del 22 novembre, ore 8. (2) -Questo rapporto non è stato rintracciato. (3) -Vedi D. 104 e nota l allo stesso. (4) -Ciano rispose Il 22 novembre 1940 (ore 18) con Il seguente telegramma (n. 36887/1087 P.R.): «Le tue lettere -che sono atate viste anche dal Duce -mi sono giunte regolarmente. Tl ringrazio vivamente per le molte ed interessanti notizie che ml riferisci e tl prego dl continuare a tenermi informato sugli sviluppi e sugli aspetti della situazione».
132

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S. N. D. 6050/622 R. Sofia, 20 novembre 1940, ore 20,40 (per. ore 10,20 del 21).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che fino a questo momento non è stata presa decisione definitiva circa risposta da dare a Germania per adesione Patto Tripartito.

Tesi Bulgaria è la seguente:

to) adesione di principio al Patto;

2°) necessità una dilazione per adesione formale.

Oggi si è presentato fatto nuovo che ha aumentato preoccupazione Bulgaria. A Mosca Molotov ha chiesto al Ministro di Bulgaria se sia vero che Bulgaria si prepara aderire Patto Tripartito e se si avvii ad essere un nuovo Stato legionario.

Molotov ha aggiunto infine che «qualora Bulgaria dovesse essere garantita da altre Potenze lo dovrebbe essere anche ed in pari tempo dalla Russia».

Ciò è qui interpretato come avvertimento sovietico ed allo stesso tempo come offerta di garanzia da parte di Mosca. Sofia quindi vorrebbe avere la possibilità, dilazionando sua adesione al Patto Tripartito, di far cadere questo tentativo sovietico.

Aggiungo che Sofia ha gravi preoccupazioni anche nel campo tecnico degli armamenti e a Berchtesgaden sono state presentate Germania due richieste per ottenere d'urgenza altro materiale bellico specialmente antiaereo.

Hitler appare avere annuito. Fino ad ora non si è qui cominciato lavoro materiale per compilazione documenti necessari per eventuale adesione. Questo Ministro di Germania stasera è stato ricevuto nuovamente dal Ministro Affari Esteri (1).

133

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6063/860 R. Bucarest, 20 novembre 1940, ore 22,30 (per. ore 13,30 del 21).

La stampa locale, come ho comunicato giornalmente, aveva riservato già prima della partenza del Generale Antonescu, vastissimo spazio al suo viaggio per Roma (2), mettendone nella massima evidenza altissimo significato poli

tico. Tono stampa si è mantenuto altissimo sia durante permanenza del Conducator che al suo ritorno Bucarest. Oltre ampissime cronache giornate romane piene di esaltazione per Italia Fascista sono stati sviluppati in numerosi articoli vari importanti argomenti inerenti inquadramento Romania in politica Asse e spiriti razza e culturali che legano popolo romeno a italiano. Qualche giornale come Poruaca Vremo e ufficioso Cuvantul ha anche sfiorato motivi revisionistici esprimendo speranza che in cambio sua facoltà potrà essere un giorno riveduta situazione frontiera romena.

(l) -Rltrasmesso a Mosca con t. s.n.d. 36913/211 P.R. del 22 novembre, ore 23. (2) -Vedi D. 73, nota 2.
134

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S. N. D. 36460/48. Roma, 20 novembre 1940, ore 22,40.

Strettamente segreto.

Come vi ho già telegrafato si sta esaminando possibilità aderire richiesta Mufti per invio armi e munizioni per insorti palestinesi.

Interesserebbe intanto che Mufti indicasse con assoluta precisione quantità qualità tipo e calibro delle armi e munizioni delle quali ha bisogno, elencandole da quelle di maggiore a quelle di minore necessità.

Va tenuto presente che trasporto essendo in ogni caso difficile e rischioso quantità materiale dovrà essere mantenuto in limiti il più possibile ristretti. Telegrafate (1).

135

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A BEIRUT, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6069/52 R. Beirut, 20 novembre 1940, ore 24 (per. ore 18,30 del 21).

Telegramma di V. E. n. 36247 segreto (2).

Anche qui risulterebbe che Drusi sono pronti secondare giuoco '1.nglese per suscitare torbidi in Siria e specialmente per partecipare eventuale azione militare britannica. Tuttavia non escluderei che confidenze Primo Ministro Iraq siano sopratutto ispirate da Comitato Bagdad e da fuorusciti siriani per forzare nostro intervento a favore creazione di un Governo nazionale siriano. Nelle attuali condizioni creazione tale Governo non potrebbe avere luogo che contro la volontà Autorità mandataria e non potrebbe non provocare agitazioni e conflitti che finirebbero indebolire situazione militare in Siria. Inoltre,

anche se riuniti intorno Governo proprio, siriani non sarebbero in grado apportare, a mio avviso, tangibile contributo alla difesa Paese, poiché mancherebbero loro beduini del deserto ed i Drusi che furono sempre titubanti di ogni iniziativa guerriera in Siria.

Sicuramente Siria in questo momento non può basarsi che su em.cienza e fedeltà delle truppe francesi e sulla volontà autorità mandatarie attaccare inglesi. Pertanto permettomi richiamare attenzione dell'E. V. sulla necessità non indebolire forze francesi del Levante e su quanto Sbrana ha riferito con telegramma odierno (1), circa opportunità sostituzione attuale Alto Commissario francese troppo palesemente asservito agli inglesi.

Non mi risulta infine che in questi ultimi tempi siano avvenuti in Palestina attentati terroristici, a parte qualche agitazione ai confini siriani, che non escludo possa essere provocata da stessi agenti britannici.

(l) -Per la risposta vedi il t. incluso nel D. 250. (2) -Vedi D. 103, nota l.
136

IL MLNISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6083/0268 R. Belgrado, 20 novembre 1940 (per. il 22).

Rapporto n. 4856/1882 in data 8 corrente (2).

Ministro Commercio Andres (croato) mi ha detto in conversazione strettamente confidenziale che repentina sostituzione Ministro Guerra Nedic, fu determinata dal fatto che immediatamente dopo bombardamento Bitolj egli, senza autorizzazione del Governo, ordinò mobilitazione due armate (evidentemente s• facente centro Nis, e 3• facente capo Skoplje). Inoltre, sempre di sua iniziativa dispose movimento 4 divisioni che dovevano attestarsi frontiera con Albania.

Infine Andres ha aggiunto che Nedic, <<era in mano degli inglesi».

Rivelazioni Ministro croato (anche se fatte evidentemente a scopo sottolineare resistenza opposta a Nedic da Macek, resistenza che effettivamente ha determinato caduta) gettano singolare luce e conferma su notizie già raccolte circa atteggiamento Nedic intensificatosi in seguito inizio nostra azione in Grecia e subito dopo bombardamento Bitolj.

Concordo con R. Addetto Militare che per quanto sia stata tolta a misure disposte da Generale Nedic ogni pubblicità, e sia mancato seguito azione politico-militare che secondo ogni probabilità egli si proponeva con attestamento 4 divisioni alla nostra frontiera, sostanzialmente -anche se in quanto è possibile occultamente -disposizioni da lui prese non solo non sono state mutate ma sono state mantenute e sviluppate. Mi riferisco in proposito al mio telegramma per corriere n. 0266 in data 18 corrente (3).

Di più secondo informazioni in possesso R. Addetto Militare «Odred » (reparti speciali in cui si trasformano quelli ordinari con svariatissime composizioni e col concetto unità-terreno) sono già disposti alla nostra frontiera e a quella bulgara. È da notare che variabilità tali reparti riesce assai efficace allo Stato Maggiore jugoslavo per mantenere il segreto sull'entità e sulla composizione dei reparti stessi.

(l) -Vedi D. 125, in realtà del 19. (2) -Non pubblicato. (3) -Non rinvenuto.
137

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6077/0269 R. Belgrado, 20 novembre 1940 (per. il 22).

Intensa attività Potenze dell'Asse -che fa centro Vostri colloqui Eccellenza in Germania -è seguita con profonda attenzione da Governo e popolazione jugoslava.

Incontri che si succedono. mentre danno impressione vastità tale azione, hanno ripercussioni di considerevole portata in questo paese, che sente risorgere ancora più acuta sensazione isolamento -visto che di fatto, per l'attitudine stessa che ha sinora perseguito -non partecipa ancora una volta né a tali colloqui che pure comprende -e in larga misura teme -concernono settore suoi diretti interessi nei Balcani. In tale situazione si manifesta, e non da oggi, come già segnalato, una accentuata premura del Governo verso di noi.

In colloquio particolarmente cordiale di stamani, Ministro Affari Esteri, ha tenuto ad esprimermi sincero apprezzamento per leale, amichevole quanto pronto atteggiamento Governo italiano per bombardamento Bitolj, che ha permesso liquidare immediatamente incidente, stroncando ogni speculazione di parti interessate. Mi ha espresso suo rammarico per fatto che comunicato relativo fosse stato qui pubblicato prima che nostra risposta in proposito fosse pervenuta, attribuendolo ad erronea interpretazione sue istruzioni da parte Ministro Aggiunto Smiljanic.

Soprattutto Cincar Marcovié ha insistito su amichevoli relazioni italo-jugoslave che pronta liquidazione incidente conferma e consolida.

Ha tenuto infine a rilevare che discorso Duce era stato, per precise istruzioni di questo Governo, integralmente riprodotto dalla stampa jugoslava (il che è esatto) a differenza di altri paesi. Per aggiungere senz'insistere che, se sue informazioni sono esatte, stampa tedesca avrebbe taciuto passaggi relativi Grecia.

Ha accennato quindi vari incontri in corso notando che essi mostrano precisa volontà ricostruttrice dell'Asse e rilevando -in attesa di precise informazioni -che vi è certamente una fase di messa a punto con la Francia. Ad abundantiam può essere rilevato che questione rapporti dell'Asse con la Francia (e particolarmente dell'Italia) è, per noti tradizionali legami e simpatie locali tutt'altro che distrutti, nella generalità della popolazione, interesse di primo piano, per questo Governo e anche per uomini, come Cincar Marcovié, propensi verso Italia e Germania: <nel caso di Cincar Marcovié con spiccato orientamento verso Germania).

Ministro Affari Esteri ha quindi parlato del viaggio Re Boris in Germania esprimendo senza reticenze sua ammirazione per segreto nel quale era stato effettuato. A tale constatazione si è quasi completamente limitato accenno. È noto come questione rapporti tedesco-bulgari sia seguita con ansia da Jugoslavia. È sintomatico che stampa controllata pubblica oggi notizie -diramate dalla stessa Agenzia Avala -circa campagna stampa bulgara per sbocco mare Egeo, questione di particolare sensibilità Jugoslava in due direzioni: in quanto tocca zona Salonicco, e in quanto vi è timore che susciti complicazioni con intervento immediato Turchia e azione tedesca.

Ho esposto sin qui principali punti toccati da Ministro Affari Esteri in conversazione tenuta, come già rilevato, in tono estremamente amichevole e cordiale.

Due correnti principali si notano oggi nella cerchia delle personalità responsabili nella capitale:

-ansia per sviluppo relazioni tedesco-bulgare, a causa atteggiamento stampa bulgara, e per eventuale azione forze tedesco-bulgare, che possa concretarsi in domanda passaggio in territorio jugoslavo di truppe tedesche. Timore domanda passaggio, di cui si parla sempre più insistentemente in questi giorni, si sposta così da domanda da parte Italia a domanda da parte Germania (benché sia evidente che truppe tedesche potrebbero raggiungere Bulgaria attraverso Ungheria e Romania senza toccare Jugoslavia) pur non escludendosi -e questo è maggior timore -che per necessità nostra azione militare in Grecia o altre, domanda possa essere posta congiuntamente da Italia e Germania. Tale stato d'animo è particolarmente evidente -secondo notizie R. Addetto Militare che lo confermano su tutti i punti -in questo ambiente militare.

-voci che corrispondono evidentemente a speranze in molti ambienti che nell'attuale situazione -dopo dimostrazione amichevoli relazioni italajugoslave avvenuta con liquidazione incidente Bitolj, siano in corso trattative tra i due Governi per consolidamento reciproci rapporti. Tali voci vanno da chiarificazione completa rapporti economico-politici, sino a precisazioni di una già accennata alleanza militare.

Riferisco queste ultime voci come mi pervengono, notando che esse sono oggi largamente diffuse.

A più riprese sono stato informato da fonti degne di attenzione anche se non immediatamente controllabili di altre voci tornate in circolazione -specie negli ambienti giornalistici -di incontri segreti del Principe Paolo con il Fuehrer o con Goering, e di missioni segrete di Antié, Ministro della Corte, a Berlino.

Mio collega di Germania mi ha detto di essere pure al corrente di tali voci, di non avere alcuna notizia positiva in proposito, a sua insaputa tramite Console Generale Neuhassen fiduciario com'è noto di Goering. Ministro Germania argomentava -e concordo con lui -che tutto ciò possa corrispondere piuttosto e in un certo senso a tendenze o desideri da parte jugoslava. Infatti non sono mancate voci corrispondenti a completare il quadro di proposito di Cincar Marcovié di incontrarsi con Voi, Eccellenza, o di segreta missione di Antié anche a Roma. Tutto ciò non è di oggi, ma viene oggi ripetuto con maggiore insistenza.

A conclusione non mi sembra illogica riflessione che va facendosi strada in osservatori situazione jugoslava e cioè che qualunque sia valore tali voci, non è improbabile che Principe Reggente si preoccupi sin d'ora assunzione al potere del Re a non molti mesi di distanza, e voglia preparare se gli è possibile e malgrado suoi ben noti orientamenti, situazione interna ed esterna più sicura che non cosiddetta neutralità sinora pur con noti accomodamenti seguita.

138

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6081/0132 R. Berlino, 20 novembre 1940 (per. il 22).

Mio telegramma per corriere n. 0130 del 16 corrente (1).

Nella conversazione avuta 1'11 corrente con Ribbentrop, il Col. Prajun ha dichiarato che il suo paese, se non riuscirà a realizzare con altri mezzi le proprie rivendicazioni territoriali verso l'Indocina, sarà costretto all'impiego della forza; ma che ad ogni modo, prima di intraprendere una qualsiasi azione militare, il Thailand desiderava procedere ad uno scambio di vedute al riguardo con la Germania.

Ribbentrop, dopo avere osservato di non essere sufficientemente al corrente della questione e di doverla quindi studiare, ha rilevato l'opportunità di rinviare al momento della pace la soluzione dei problemi territoriali concernenti la Francia, anche perché è per il momento conveniente rafforzare il prestigio del Governo di Vichy onde evitare che altre colonie francesi si aggreghino al movimento di De Gaulle, il quale lavora per l'Inghilterra.

Ponendo ancora in rilievo l'interesse tedesco al mantenimento della tranquillità nelle colonie francesi, Ribbentrop ha lasciato intendere di non desiderare di prendere per ora una netta posizione al riguardo di tale questione.

Prujan, pur insistendo nella richiesta di appoggio per le rivendicazioni siamesi, ha manifestato comprensione per il punto di vista tedesco. Prima della sua partenza dalla Germania egli sarà ancora ricevuto da Ribbentrop, che gli chiarirà l'atteggiamento tedesco in proposito.

Poiché il Thailand non ha nell'URSS una rappresentanza diplomatica, nel corso della stesso conversazione il Col. Prajun ha pregato Ribbentrop di volersi adoperare in favore di una sua visita a Mosca, e Ribbentrop gli ha risposto in senso affermativo.

(l) Vedi D. 116.

139

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6173/0106 R. Ankara, 20 novembre 1940 {per. il 26).

Miei telegrammi nn. 395 e 396 (1).

Saracoglu ha mantenuto la sua parola per quanto riguarda la stroncatura dei tentativi di arruolamento di albanesi iniziati dal sedicente Console Generale di Albania in Istanbul, non l'ha mantenuta per quanto riguarda il richiamo della stampa ad una più rispettosa considerazione dello stato giuridico di non belligeranza della Turchia. La verità è che la stampa turca è esattamente quale la vuole il Governo; sconfessandola, Saracoglu sconfesserebbe se stesso.

A questo riguardo una considerazione s'impone. Se la Turchia nel travaglio da cui sta per sorgere la nuova Europa non ha una sua parola propria da dire o una sua opinione personale da manifestare, ma si accoda sempre più supinamente all'Inghilterra, vuol dire che ha la sensazione che soltanto da una vittoria inglese essa può ancora sperare di mantenere un piede in Europa. Ne derivano due conseguenze: l) che la Turchia è direttamente interessata alla vittoria inglese; 2) che per quanto è nelle sue facoltà essa dovrebbe concorrere a facilitarla. Che la prima di queste due deduzioni sia esatta non vi è qui osservatore, per quanto superficiale, che non si renda conto. Circa la seconda, troppi fattori concorrono a renderla soltanto condizionale; la deficiente organizzazione economica e sociale della Nazione, l'inadeguata preparazione militare, la paura di essere schiacciati dall'URSS prima che intervenga l'auspicata ma dubbia vittoria inglese, la certezza di dover affrontare le armi dell'Asse se la Turchia prendesse palesi iniziative di cooperazione militare. Questi fattori influiscono più o meno sugli atteggiamenti ufficiali del Governo a seconda che le sorti della guerra vadano male o meno male per l'Inghilterra. Oggi l'accanimento della difesa inglese, l'assistenza prestata dall'America e l'inattesa resistenza greca, danno qui bagliori di speranza. Si intensificano i preparativi militari e la propaganda nel Paese. La parola d'ordine è: essere pronti ad ogni evento; il che vuoi dire «ufficialmente» opporsi a qualunque tentativo o attacco da parte di altri «intenzionalmente» predisporsi a far bottino se le cose volgessero bene per l'alleata Inghilterra.

Questi sono gli ondeggiamenti dei circoli ufficiali, e cioè responsabili; la stampa, che è irresponsabile, mantiene invece sempre lo stesso tono aggressivo ed insolente nei riguardi dell'Asse e della futura sistemazione che esso intende dare all'Europa, perché è convincimento generale che una vittoria completa dell'Asse significherà comunque la fine della Turchia europea. Tale convincimento si è ancora di più rafforzato dopo la visita di Molotov a Berlino, che lascia supporre un'intesa fra l'Asse e l'URSS.

(l) Vedi D. 113.

140

IL CANCELLIERE DEL RElCH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (l)

L. P. (TRADUZIONE) (2). Vienna, 20 novembre 1940.

Permettetemi di cominciare questa mia lettera coll'assicurarVi che il mio cuore e i miei pensieri si sono soffermati in questi ultimi quindici giorni presso di Voi più che mai. Prendete poi cognizione di questo, Duce: che io sono risoluto di fare tutto quello che, nella situazione attuale, può essere di sgravio per Voi.

l) Quando Vi pregai di ricevermi a Firenze (3), iniziai il viaggio nella speranza di poterVi esporre i miei pensieri prima che avesse inizio la minacciante controversia con la Grecia, di cui io avevo avuto sentore solo in generale.

Volevo anzitutto pregarVi di procrastinare un poco l'azione, possibilmente fino alla stagione più propizia, in ogni caso, però, fino dopo l'elezione del Presidente americano.

Ad ogni modo, volevo pregarVi, Duce, di non intraprendere questa azione, senza prima occupare, in modo fulmineo, Creta; volevo, a questo scopo, portarVi anche proposte pratiche circa l'impiego di una divisione germanica di paracadutisti e di un'altra divisione di fanteria aerea da sbarco.

Lo stato di cose così creatosi ha conseguenze psicologiche e militari gravissime, a proposito delle quali è importante fare una luce completa. Riporto le singole circostanze, perché da esse si possono dedurre a parer mio, le contromisure che sono assolutamente necessarie.

A) Conseguenze psicologiche:

La conseguenza psicologica della situazione è spiacevole in quanto che essa pesa sfavorevolmente sui preparativi diplomatici in pieno sviluppo. In generale sentiamo le conseguenze sotto forma di un rafforzamento delle tendenze di non impegnarsi prematuramente a nostro favore nel conflitto, ma piuttosto di aspettare gli ulteriori sviluppi.

La Bulgaria che veramente manifestava già poca voglia di aderire al Patto Tripartito è ora completamente aliena dal prendere soltanto in considerzione un passo simile.

Anche nei confronti della Russia è più difficile accordare gli interessi e far deviare le ambizioni russe verso Oriente.

Il sig. Molotov fece, al contrario, intravedere di interessarsi in modo crescente dei Balcani. Per ora non si può accertare di qua l'impressione suscitata in Jugoslavia. Ma persino in Francia avviene senza dubbio un raffor

zamento della posizione di coloro che incitano alla riserva e che assicurano che forse l'ultima parola non è ancora detta in questa guerra.

Quali che siano le conseguenze psicologiche che ne derivano, quel che conta è il fatto che non ne nascano poi intralci alle nostre ulteriori operazioni, ed in particolar modo, che non avvengano prese di posizione poco amichevoli da parte di quelle potenze le quali, come la Jugoslavia, potrebbero provocare, se non addirittura una catastrofe, almeno una spiacevole estensione del conflitto.

Di speciale importanza è il contegno della Turchia, perché il suo atteggiamento avrà influenza decisiva anche sul contegno della Bulgaria.

B) Conseguenze militari:

Le conseguenze militari di questa situazione, Duce, sono molto gravi.

L'Inghilterra verrà a ricevere così un certo numero di basi aeree che la porteranno non solo nelle immediate vicinanze del bacino petrolifero di Ploesti, ma anche nelle vicinanze dirette di tutta l'Italia meridionale e specialmente del porti di imbarco e di sbarco tanto delle terre metropolitane italiane che dell'Albania.

Mentre, sin qui, la zona petrolifera romena non era affatto raggiungibile dai bombardieri inglesi, questi si sono ora avvicinati a una distanza inferiore ai 500 chilometri. Non oso pensare nemmeno alle conseguenze che ne deriverebbero. Ora, Duce, bisogna essere in chiaro su un punto: che, cioè, non esiste protezione vera e propria di un giacimento petrolifero. Persino la nostra stessa artiglieria antiaerea può, coi suoi colpi, mettere in pericolo una tale zona al pari dell'avversario attaccante. Se grandi raffinerie di petrolio dovessero rimaner distrutte, il danno sarebbe irreparabile.

L'Italia meridionale, i suoi porti, come pure tutta l'Albania sono ora situati ad una distanza molto facilmente raggiungibile da parte dei bombardieri inglesi. È evidente che all'Inghilterra è completamente indifferente che l'Italia distrugga città greche, nei suoi attacchi di rappresaglia. È l'attacco contro città italiane che sarà decisivo. Io considero, a questo proposito, una offensiva terrestre, partendo dal territorio albanese, contro i nuovi punti di appoggio inglesi prima del principio di marzo, completamente vana.

La distruzione delle basi aeree britanniche mediante attacchi aerei è, in base alle esperienze fatte finora colla guerra aerea, egualmente esclusa. È più facile distruggere qualsiasi altra cosa che non i campi d'aviazione. Il fatto è, quindi, che l'Inghilterra ha, come temevo, oramai occupato Creta, è in procinto di prendere piede su di un gran numero di altre isole ed inoltre di stabilire basi aeree in tutta una serie di località greche. Fra queste, due presso Salonicco, due altre presumibilmente in Tracia. Anche Rodi è ora ad una distanza raggiungibile dai grossi caccia britannici e se, come pare, gli inglesi stabiliscono delle basi aeree anche nella Grecia occidentale, pure tutte le località costiere dell'Italia meridionale saranno gravemente minacciate.

Dal punto di vista militare, questa situazione è una minaccia. Nei riguardi economici, per quel che concerne la zona petrolifera romena, essa è addirittura paurosa.

Come rimedio, io propongo pertanto le misure seguenti:

I. Misure di carattere politico: a) La Spagna deve essere subito indotta a entrare ormai in guerra. Si può ammettere che ciò dovrebbe avvenire, al più presto, fra circa sei settimane. L'intervento spagnolo ci deve servire a togliere di mezzo Gibilterra e a sbarrare lo stretto, a trasportare nel Marocco Spagnolo almeno una divisione germanica o due per assicurarci in tal modo contro una eventuale defezione dalla Francia da parte del Marocco Francese e dell'Africa del Nord, giacché una tale defezione, Duce, assicurerebbe all'Arma aerea anglo-francese le zone di partenza che diverrebbero catastrofiche per tutta l'Italia, cosa che si deve evitare e non si può abbandonare, in nessun modo, alla speranza e nemmeno al caso. Con la caduta di Gibilterra, invece, si metterebbe tanto di catenaccio al Mediterraneo dalla parte di ponente. L'Inghilterra si troverebbe poi costretta di far passare tutti i suoi trasporti intorno all'Africa del Sud. Suben

trerà in tal modo uno sgravio del Mediterraneo orientale, e il Nord-Africa francese verrà, nel modo più certo, conservato al Governo Pétain.

b) Si deve tentare ora con ogni mezzo di allontanare la Russia dalla sfera dei Balcani e di orientarla verso l'Est.

c) Bisogna tentare di addivenire ad una qualsivoglia intesa con la Turchia per sgravare la Bulgaria dalla pressione turca.

d) La Jugoslavia dovrà essere indotta al disinteressamento, e, quando ciò sia possibile, interessata anche alla collaborazione positiva nel nostro senso per regolare la questione greca. Senza sicurezza da parte della Jugoslavia, non c'è da rischiare sui Balcani operazione alcuna che possa prometter successo.

e) L'Ungheria dovrà permettere l'immediato trasporto verso la Romania di grandi formazioni germaniche.

f) La Romania dovrà accettare questo aumento delle forze armate tedesche, nel senso della sua stessa protezione.

Io sono deciso, Duce, di apparmi con forze decisive, all'eventuale tentativo degli inglesi, di stabilire nella Tracia una vera e propria posizione, e ciò a qualsiasi rischio.

Sono però disgraziatamente costretto a constatare che la condotta di una guerra nei Balcani prima del mese di marzo è impossibile. Quindi, ogni pressione o minaccia sulla Jugoslavia sarebbe vana, poiché lo Stato Maggiore serbo sa perfettamente che la realizzazione pratica di una t:Ue minaccia, prima di marzo, è impossibile. Dobbiamo quindi cattivarci la Jugoslavia, se possibile, con altri mezzi e metodi.

II. Misure di carattere militare:

La misura militare più importante mi sembra essere innanzi tutto lo sbarramento del Mediterraneo. A questo fine, voglio provare, come già dissi sotto

15 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

I), di indurre la Spagna ad intervenire con sollecitudine nel conflitto, per chiudere intanto il passaggio occidentale.

Ora, Duce, considero necessario che tentiate inoltre di raggiungere Marsa Matruh, quando i preparativi lo consentano, allo scopo di stabilirvi una base aerea, che renda possibile di cacciare anzitutto e definitivamente a forza di Picchiatelli la flotta britannica da Alessandria; di infestare poi di mine il Canale di Suez a mezzo di aerei da bombardamento a grande autonomia, in modo tale da metterlo fuori praticamente dalla possibilità di svolgere un traffico effettivo.

Ritengo altresì necessario procedere ad una fortissima e sistematica concentrazione delle nostre flotte aeree e riunite in quanto agli obiettivi da bombardare. La guerra attuale ha comprovato in modo incontestabile che gli attacchi sferrati contro località civili non hanno importanza alcuna. Promette invece successo soltanto l'attacco contro importanti posizioni militari o economiche. La mira più importante nel Mediterraneo è però anzitutto quella di scovare dalle sue tane la flotta britannica. Secondo il mio modo di credere, contro essa dovrà convergere la veemenza del nostro attacco collettivo, fermo rimanendo l'appoggio diretto alle truppe operanti in Albania. Bisogna iniziare una vigilanza ininterrotta ed un attacco continuato su tutti i legni che transitino nel Mediterraneo sotto bandiera nemica. Che questo è possibile, Duce, lo comprova la nostra lotta nel Mare del Nord, dove il naviglio britannico osa transitare soltanto sotto la protezione dei caccia legati alla costa.

A questo scopo, Vi propongo quindi, Duce, di richiamare le Forze Armate italiane dislocate per noi in Occidente -salvo i sommergibili, la cui efficacia aumenta continuamente --e di impegnarle nel settore ora più importante. Queste Forze Armate si trovano adesso, nel settore della Manica, nella stagione più sfavorevole e soffrono delle condizioni climatiche che sono esattamente cosi penose per esse come lo sarebbero per noi i climi del Sud in estate. Ad ogni modo, io sono del parere che la questione del Mediterraneo dev'essere liquidata ancora nel corso di quest'inverno, perché è appunto in questa stagione che l'impiego di forze armate tedesche è più opportuno, mentre al contrario l'impiego di forze armate italiane nell'Europa dell'Ovest o del Nord in questa stagione dell'anno, sembra poco pratico per ragioni climatiche.

Vorrei però, in primavera ed al più tardi ai primi di maggio, riavere le mie forze armate germaniche; anche da ciò deriverà il momento opportuno per la nostra azione.

Per la collaborazione della nostra Arma aerea nel Mediterraneo, vorrei innanzitutto impegnarvi una squadriglia di Ju 88 con i necessari apparecchi da ricognizione, i grossi caccia, ecc.

Non ho ancora discusso i particolari di tale questione col Maresciallo del Reich e lascerei quindi a lui di fissare definitivamente i contingenti necessari a suo avviso. Si avrebbero così, Duce, nel settore mediterraneo soprattutto due grandi zone di operazioni aeree: quella italiana che in sostanza domina il cielo italo-albano-greco come pure quello egiziano e una zona di operazioni germanica che a causa dei nostri bombardieri a grande autonomia comprenderebbe innanzitutto il Mediterraneo orientale. Con un sapiente impiego delle nostre forze aeree, fra tre o quattro mesi il Mediterraneo diventerà la tomba della flotta inglese, e ciò è la premessa decisiva delle operazioni militari che a mio avviso non si potranno iniziare prima del principio di marzo per quel che concerne la Grecia stessa. Considero necessario questo spazio di tempo per il semplice fatto che non mi sarebbe possibile accentrare prima di quel termine in Romania quelle forze che assicurerebbero in ogni modo un successo inequivocabile. Anche la riunione in Albania di forze italiane sufficienti richiede almeno tre mesi. Solo allora ci si può aspettare un successo nel termine più breve possibile.

Per ora la questione dell'Egitto può rimanere aperta del tutto; ché io, dopo matura riflessione, mi son convinto che un attacco sul delta del Nilo non sarà assolutamente possibile prima dell'autunno dell'anno prossimo. La cosa più importante sembra a me quella di conquistare una posizione nei pressi di Marsa-Matruh, da cui si possa attaccare la flotta inglese ad Alessandria per mezzo di Picchiatelli protetti dai caccia.

Ma anche dal punto di vista psicologico, tali misure sono idonee a determinare uno sgravio ed a crear nuovamente un'atmosfera positiva riguardo all'Asse.

Questi, Duce, i pensieri che io Vi comunico con la più calda cordialità di un amico che è pronto ad aiutarVi col più grande fanatismo perché possiate superare nel più breve termine possibile la crisi, e perché un apparente insuccesso si trasmuti vieppiù in una situazione che imponga all'avversario la definitiva dispatta (1).

(l) -Ed., con qualche differenza formale rispetto all'originale qui riprodotto, in Hitler e Mussolini; lettere e documenti, pp. 71-77, Milano, Rizzoli, 1946. (2) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. Questa lettera fu consegnata da Hitler In busta chiusa a Ciano che la recapitò a Mussollnl. Vedi D. 123. (3) -Vedi serle IX, vol. V, D. 807.
141

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'AERONAUTICA, PRICOLO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. ... 20 novembre 1940 (2).

Durante la giornata del 19 sono state continuate e con maggiore intensità nostre azioni aeree a sostegno delle truppe, principalmente nella zona del Korciano.

Il nostro intervento nella battaglia terrestre, nella quale da vari giorni tutti i mezzi aerei dell'Albania e della Puglia sono stati impiegati, ha validamente concorso ad impedire, forse, certo a ritardare il previsto arretramento del fronte.

Come prevedevamo, la caccia inglese ha fatto la sua improvvisa apparizione sulle nostre linee intervenendo, nel pomeriggio di ieri con una 20 di Gloster. Risultati 4 velivoli della nostra caccia abbattuti contro 3 del nemico.

Da oggi la nostra guerra aerea dovrà necessariamente assumere un aspetto ben diverso se vogliamo mantenere quel predominio del cielo che abbiamo fino ad ora imposto al nemico.

La necessità d'impiegare la nostra caccia in forti nuclei, sia per crociere sia come scorta al bombardamento, impone di non più frazionare le nostre forze da bombardamento in tanti piccoli bersagli del campo tattico terrestre, ma di raggrupparle per un impiego a massa su obiettivi, ridotti in numero, ma di importanza fondamentale. È inoltre indispensabile riprendere l'attività di offesa e di disturbo sui campi d'aviazione e sui centri logistici e demografici del nemico.

La presenza di caccia nemica importa delle necessarie limitazioni all'impiego del bombardamento; tuttavia le forze aeree schierate nelle Puglie ed in Albania appaiono nei confronti con quelle nemiche oggi presenti ancora ottimamente sufficienti a consentirci di mantenere l'iniziativa delle operazioni a patto che le truppe possano da ora innanzi provvedere con i loro mezzi, richiedendo all'aviazione soltanto un normale concorso aereo.

Come già sapete, Duce, sono rimaste ormai in Italia pochissime riserve che riterrei risparmiare, poiché potrebbero in seguito presentarsi eventualità impreviste in altri settori.

L'attività aerea nella giornata di ieri è stata assai rilevante sia in azioni offensive sia in trasporti aerei. Cito ad esempio quella svoltasi sull'aeroporto di Tirana ove hanno atterrato e sono ripartiti complessivamente 245 velivoli.

Un solo incidente grave, come Vi è noto si è verificato a Brindisi con la caduta di S. 73 civile. Si ritiene che un soldato si sia aggrappato alle aste di trasmissione che passano nella fusoliera provocando il bloccaggio dei comandi.

Nei riguardi della situazione terrestre non ho altri elementi oltre quelli comunicati con il precedente rapporto.

Nel settore Korciano la resisten:~:a continua validamente specialmente in seguito all'afflusso delle truppe aviotrasportate quasi sul posto. In Epiro, il Generale Geloso ha ordinato un lieve ripiegamento per accorciare la fronte ed occupare posizioni più idonee all'azione difensiva.

La vicinanza del nem:co che ha iniziato tiri di artiglieria sul campo di Drenava, rende impossibile l'ulteriore utilizzazione di tale base, cosicché nella zona del Korciano resta per ora in esercizio il solo campo di Coritza di limitate dimensioni e quindi utilizzabile soltanto per alcuni tipi di apparecchio.

(l) -Per la risposta di Mussolini, vedi D. 146. (2) -Nota del testo: ,, Trasmesso per via aerea da Tirana a Brindisi, alle ore 10,30. Per via telefonica da Brindisi a Roma alle ore 12,45 del giorno 20 novembre 1940 ».
142

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 5080. Sofia, 20 novembre 1940 (per. il 23).

Mi riferisco ai miei telegrammi n. 615 e n. 616 del 18 u.s. (1). L'invio della lettera personale diretta da Re Boris di Bulgaria al Cancelliere Hitler, la non facile trattativa relativa alla possibile adesione della

Bulgaria al Patto tripartito, e la complessa situazione balcanica creatasi in queste ultime settimane hanno resa necessaria una diretta presa di contatto tra il Cancelliere stesso ed il Sovrano dei Bulgari.

Questa, preparata nel maggiore silenzio ed eseguita con prontezza e rapidità veramente notevoli, è avvenuta a Berchtesgaden nella giornata di domenica 17. Il 16 era giunto a Sofia l'aeroplano personale del Cancelliere, i cui piloti sono stati ospiti, per la nottata tra il 16 ed il 17, in grande segreto, della Legazione di Germania. Ed il 17 mattina il Sovrano è partito, accompagnato dal Ministro degli Esteri Popoff e dal mio collega tedesco, von Richthofen, tutti in abiti borghesi, direttamente per Salisburgo.

Raggiunta senza indugio la villa del Cancelliere, Re Boris, dopo una colazione alla quale hanno preso parte solamente, oltre i due Capi di Stato, il Ministro von Ribbentrop, Popoff, ed il Maresciallo Keitel, mentre in altra sala rimanevano von Richthofen ed il Ministro di Bulgaria a Berlino Draganoff, ha avuto nel pomeriggio una lunga conversazione con Hitler. Altro colloquio, contemporaneamente, avveniva tra i due Ministri degli Esteri.

Rientrato a Salisburgo, il Sovrano trascorreva la nottata in un vagone salone e nella stessa mattina del 18, con volo rapidissimo, raggiungeva nuovamente Sofia, compiendo così l'intero viaggio in poco più di ventiquattro ore, in una giornata per giunta domenicale, e riuscendo quindi a realizzare, in questo Paese non grande, pieno di osservatori e di giornalisti, il vero miracolo di allontanarsi dal Regno senza che nessuno ne avesse avuto il benché minimo sentore.

Nella mattina di ieri, infine, un brevissimo comunicato, pubblicato contemporaneamente in Germania ed in Bulgaria ha dato notizia che il Sovrano «in occasione di un suo viaggio privato in Germania, ha reso visita al Cancelliere Hitler». Nessuna parola circa la presenza del Ministro degli Esteri Popoff e di von Richthofen.

La conversazione, secondo quanto mi hanno assicurato tanto Popoff quanto il mio collega germanico, è avvem:ta a quattro occhi dato che il Sovrano bulgaro parla naturalmente molto bene, essendo egli un Coburgo Gotha, la lingua tedesca. Di essa il Re, in seguito, si è mostrato soddisfatto.

L'altro colloquio, quello di Ribbentrop con Popoff, ha avuto per tema principale l'adesione della Bulgaria al Patto tripartito insieme con l'Ungheria, la Rumania e la Slovacchia. E ha avuto, a quanto mi è stato dato di comprendere, battute alquanto agrodolci. Popoff infatti, nel parlarmene, ha concluso, con una certa preoccupazione, che «con il Ministro degli Esteri del Reich non è facile parlare e non è facile dire le proprie ragioni».

Evidentemente da parte bulgara, dinanzi alla precisa richiesta germanica, che è intesa, oramai, a mettere i punti sulle i in tema di atteggiamento bulgaro, si è cercato di porre innanzi tutti gli argomenti che già formarono a suo tempo la tesi sospensiva di Sofia e che mi fu dato di riassumere nel mio rapporto n. 4956 del 20 ottobre u.s. (1), con in più l'argomentazione che oggi, con il conflitto italo-greco in atto, il pericolo turco è divenuto più preciso e reale (A questa argomentazione von Ribbentrop appare aver ribattuto che,

secondo le informazioni in possesso di Berlino, la Turchia non ha nessuna intenzione di muoversi e che anzi non è affatto da escludersi che essa possa, in un modo o in un altro, cercare di avvicinarsi all'Asse).

In altre parole, nel colloquio Ribbentrop-Popoff, deve essere emerso il contrasto che esiste sempre tra il ragionamento del Generalissimo che, avendo dinanzi alla sua mente il piano generale dell'azione, vede le cose in un quadro molto vasto e dall'atto, e quello del Comandante di settore che, per la vittoria, teme di dovere sacrificare interamente il proprio reparto. Nel caso specifico von Ribbentrop era il Generalissimo abituato a trattare le questioni in cornice larghissima, ed il Comandante di settore era Popoff, tutto angustiato e preoccupato della presenza alla frontiera di Tracia delle famose ventiquattro divisioni turche, alle quali, a tutt'oggi, la Bulgaria non contrappone che quattro divisioni di prima linea. Preoccupazione alla quale, proprio in questi ultimi giorni, si è unita l'altra provocata da un concentramento di cui non si conoscono bene i motivi, nella regione di Nisc, di un gruppo di divisioni jugoslave.

Da ciò ripeto, una quantità di ragionamenti bulgari sull'utilità, agli scopi dell'Asse, dell'attuale «contrappeso» bulgaro-turco, sulla provata e sicura amicizia della Bulgaria, anche senza firme apposte a Patti, verso Berlino e Roma, sulla necessità di non estendere il conflitto nei Balcani, e così via. Ragionamenti ai quali si deve essere opposta la chiara, inequivocabile richiesta germanica di una pronta decisione bulgara di aderire o meno al Patto tripartito insieme con l'osservazione, molto giusta, che oggi una mancata adesione bulgara non farebbe altro che dare all'Inghilterra, già soddisfatta dell'infelice mossa di Sofia di ringraziarla per l'atteggiamento tenuto nella questione dobrugiana (e Ribbentrop non ha mancato di mostrare a Popoff di non aver dimenticato questo gesto tanto poco indovinato), l'impressione di non aver qui ancora perso la partita.

Di un tale contrasto di tesi si è fatto eco con me Popoff nella conversazione che ho avuto con lui, poco dopo il suo sbarco dall'apparecchio. Per parte mia, per altro, ho ritenuto opportuno, per rimuovere le sue gravi preoccupazioni, insistere sui due seguenti punti:

l) oggi, con il conflitto italo-greco in atto, la situazione non è più quella di un mese fa. Allora una adesione della Bulgaria al Patto Tripartito avrebbe probabilmente costituito, in questo settore, il «fatto nuovo» che avrebbe potuto effettivamente avere imprevedute conseguenze. Adesso invece, quando la guerra è venuta nei Balcani, la Turchia, in definitiva, non si è mossa ed in realtà non si vede perché dovrebbe muoversi proprio per un formale atto di adesione di Sofia ad un Patto che, tra l'altro, ha Io scopo di circoscrivere il conflitto.

2) Proprio per la funzione bulgara di «contrappeso » pacifico alla Turchia, non si vede oggi perché mai, mentre la Turchia, per bocca del suo Presidente, ha, nel campo politico, proclamato e riaffermato tanto altamente la sua alleanza con l'Inghilterra, un gesto di Sofia, atto parallelamente a dichiarare, in forma concreta, la sua adesione allo schieramento del Tripartito, dovrebbe rompere l'equilibrio esistente. E ciò sopratutto quando questa adesione bulgara non sia destinata a giungere da sola ma faccia invece parte di tutto un gruppo, comprendenti quelle di Ungheria, Rumania e Slovacchia. Una astensione, al contrario, di Sofia, avrebbe oggi un netto significato e praticamente porrebbe la Bulgaria fuori dell'organizzazione del nuovo assetto europeo facendole perdere tutti i vantaggi di quella politica di costante amicizia e comprensione effettivamente da essa seguita nei confronti dell'Asse.

Rientrato a Sofia il Sovrano, che ha qui condotto con sé il Ministro bulgaro a Berlino, Draganoff, ha avuto subito contatti con il Presidente del Consiglio Filoff e con altri elementi. Evidentemente, data anche la circostanza, oggi resa di pubblica ragione, che gli Ungheresi sono già sulla via di Vienna, la decisione bulgara deve essere presa al più presto e, con ogni probabilità, in questi prossimi giorni.

Il Paese, letteralmente sorpreso dall'annunzio, giunto come una vera bomba, del colloquio Hitler-Re Boris (caratteristica la frase dettami stamane da un vecchio Macedone, al quale avevo chiesto le impressioni sull'incontro: «vedo che il nostro Sovrano si è messo anche lui a cospirare! ") ignora del tutto gli oggetti della conversazione di Berchtesgaden. Le supposizioni sono state molte. Chi ha parlato, sulla base anche dell'imminente inizio in Bulgaria degli esperimenti di oscuramento antiaereo e delle restrizioni alimentari in atto, di prossimo passaggio di truppe germaniche per il territorio bulgaro. E chi, con una mentalità di eterno creditore e con una comoda valutazione degli avvenimenti, ha parlato invece di una precisa richiesta della Bulgaria alla Germania di volere vedere realizzate le proprie aspirazioni nazionali con particolare riguardo alla Tracia egèa.

Quanto alle ripercussioni interne dell'avvenimento esse, come ho accennato con il mio telegramma n. 619 (1), sono state varie. I soliti vecchioni della politica parlamentare bulgara non hanno naturalmente mancato di criticare l'atto del Sovrano che appare trattare direttamente e misteriosamente, ossia all'insaputa di tutti, le più delicate questioni della politica estera del Paese, giungendo persino ad allontanarsi fisicamente oltre le frontiere del Regno senza provvedere (bellissima sottigliezza costituzionale!) alla nomina di una Reggenza, e cosi via.

Altri invece, che sentono la forza dell'evoluzione dei nuovi tempi, hanno visto nel dinamico gesto del Sovrano un primo atto inteso a dimostrare come l'antica e tradizionale prudenza e l'antico sforzo di equilibrio, talvolta esagerato, vadano cedendo il passo ad una politica di maggiore vivacità atta a far prendere alla Bulgaria, in una grande ora storica, le posizioni che le spettano. E questi si sono anche domandati se, in tale situazione, non sia prevedibile un qualche cambiamento nell'attuale compagine ministeriale con la sostituzione di qualche elemento ritenuto tuttora troppo ancorato a mentalità di altri tempi e di altro quadro.

Tutti, ad ogni modo, hanno compreso che, qualunque sia stato lo scopo dell'incontro di Berchtesgaden, esso è destinato ad utilmente servire a rendere vana ed inconcludente quella propaganda britannica che in questo ultimo

periodo, con dichiarazioni ufficiali alla Camera dei Comuni, o con commenti di stampa, aveva cercato appunto di speculare sulla decantata «prudenza» e sull'esaltato « equilibrio » del Sovrano dei Bulgari.

(l) Non pubblicati: hanno per oggetto lo stesso argomento di questo rapporto.

(l) Vedi, serie IX, vol. V, D. 757.

(l) Non pubblicato.

143

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 36858/2094 P. R. Berlino, 21 novembre 1940, ore 16.

Questo Ministero degli Affari Esteri mi informa che 16 corrente Lavai ha visto a Parigi Schleier, sostituto dell'Ambasciatore Abetz, e, scusandosi di non poter consegnare il testo della risposta data da Pétain a Roosevelt, per averlo dimenticato a Vichy, gli ha detto che il tono di tale risposta era molto secco e che in sostanza Pétain ha dichiarato che la Francia non ha mai attaccato la Gran Bretagna e non l'attaccherà mai. La Francia però deve protestare contro l'aiuto dato dalla Gran Bretagna al movimento di de Gaulle ed è decisa a ristabilire e ad assicurare l'unità del suo impero coloniale. La politica della Francia è indipendente e le recenti conversazioni con la Germania non hanno cambiato il suo atteggiamento nei confronti della Gran Bretagna. Analoga risposta ha dato Ambasciatore francese a Madrid a Hoare, in relazione ad un suo passo, nel quale quest'ultimo aveva dichiarato che se la Francia combatteva de Gaulle con le armi, essa avrebbe provocato quasi inevitabilmente un conflitto con l'Inghilterra.

144

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6106/0337 R. Budapest, 21 novembre 1940 (per. il 23).

Per quanto non sia giunta improvvisa, in vista commenti stampa ungherese e internazionale degli ultimi giorni, notizia adesione Ungheria Patto Tripartito ha destato profonda sensazione nei circoli politici e giornalistici. Tutta la stampa iersera e stamane vi dedica titoli a grandi lettere, editoriali, corrispondenze da Roma, Berlino, Vienna.

Quattro sono motivi principali di cui, dietro inspirazione governativa, si valgono tutti giornali nei loro commenti:

l) Ungheria ha ancora una volta avuto onore di essere ammessa per prima aderire un Patto fra le tre Grandi Potenze. Questo è soprattutto sottolineato nei circoli politici nei rapporti recente tensione ungaro-rgmena e sue ripercussioni a Berlino e Roma.

2) Adesione non solo suggella politica che con «ferrea fedeltà» Ungheria ha seguito per venti anni, ma impone a quest'ultima compiti e responsabilità maggiori che essa è pronta e lieta assumersi.

3) Italia e Germania, cui amicizia Ungheria deve riacquisto settantamila chilometri quadrati, nonché Giappone, che svolge in Asia missione riordinatrice e rinnovatrice, riconoscono solennementP-all'Ungheria funzione svolta per nove secoli nel Bacino Danubiano Balcanico.

4) Poiché Patto non mira estendere conflitto bensì assicurare pace secondo giustizia, Ungheria, che desidera buoni rapporti con tutti vicini, registra con particolare soddisfazione articolo V del Patto relativo URSS.

Qualche perplessità ha tuttavia destato, a giudicare almeno dalle prime impressioni raccolte, commento della Transcontinent Press, diramato iersera da Vienna, per la parte in cui è detto che, con adesione al Tripartito, Ungheria riprende tradizionale posizione di alleata nei confronti Germania ed è accennato parallelo fra attuale alleanza e rapporti esistenti fra Ungheria e Austria prima del 1918.

Mi sono recato iersera stazione salutare Teleki e Csaky al loro ritorno. Entrambi hanno manifestato vivo compiacimento per viaggio Vienna, lungo colloquio avuto col Fuhrer e contatti avuti con V. E. secondo desiderio già espressomi, come riferii, da Csaky. Entrambi Ministri ungheresi mi hanno manifestato loro profonda soddisfazione per valutazioni espresse da V. E. in merito controversie ungaro-romene che, secondo da essi dettomi, ristabiliscono le reali responsabilità in merito ai motivi e origini della controversia medesima.

Avrò al più presto colloquio con Csaky e r:ferirò (1).

145

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 12478/2887. Berlino, 21 novembre 1940 (per. il 25).

Il discorso pronunciato dal Duce a Palazzo Venezia, nell'anniversario delle sanzioni (2), ha suscitato grandissima rispondenza in tutti gli ambienti germanici. A questo Ministero degli Esteri, non si è mancato di rilevare con grato compiacimento gli accenni del Duce, personalmente per il FUhrer, e in generale per la nazione tedesca e per il suo esercito. Nei circoli politici, il discorso è stato oggetto di attenta meditazione, tanto più che il suo interesse intrinseco è stato accresciuto da due circostanze contingenti: l) dal punto di vista interno e assista, la ricorrenza delle sanzioni che hanno segnato il vero inizio della rivoluzione europea sfociata in questa guerra, come a Berlino aperta

mente si riconosce, e della solidarietà italo-germanica contro l'Inghilterra e 2) dal punto di vista internazionale, la fase fluida in cui ci si trova, per l'incanalamento delle forze europee secondo l'orientamento dell'Asse.

Per quanto riguarda il primo punto, bisogna dire che specialmente nelle sfere del Partito nazionalsocialista è stato molto gradito il concetto motore, rivoluzionario, affermato dal Duce come premessa della collaborazione con la Germania e dei conseguenti sviluppi politici internazionali. Esso infatti, poiché tali sviluppi si sono ampliati nel Patto tripartito e dilatati attraverso i rapporti con altri Paesi, compresa l'Unione sovietica, fissa il carattere originale e primario, quindi inconfondibile e inimitabile, delle relazioni fra Roma e Berlino.

Sul secondo punto, è da osservare l'efficacia delle dichiarazioni del Duce anche per la loro tempestività. Egli ha sottolineato il pieno accordo per gli sviluppi nella zona danubiana alla vigilia dell'incontro di Vienna in cui l'Ungheria ha aderito al Patto tripartito. Oltre alla presenza a Vienna del Conte Ciano, il discorso ha offerto così la possibilità, ai commentatori tedeschi e stranieri, di dare maggior risalto alla parte dell'Italia in questo ordine nuovo che si delinea in base alla sua funzione direttiva con la Germania, in Europa. Si può anzi dire che il discorso stesso ha potuto venir considerato l'autorevolissima prefazione di uno dei due Capi dell'Asse all'atto compiutosi davanti all'altro Capo. In questo senso le dichiarazioni del 18 novembre sono state una nota di squisita armonia politica che ogni orecchio esercitato ha potuto percepire.

Quanto sopra è stato bene avvertito, in questi ambienti politici, come la riaffermazione delle aspirazioni verso la Francia. Opportunissima anch'essa, una precisa messa a punto con sobrietà di accenti che vale per quel circoli non completamente al corrente degli accordi fra l'Italia e la Germania per le condizioni di pace da realizzare con la Francia.

Il discorso è stato diffuso molto largamente, in Germania. Nei radiogiornali se ne son dati lunghi riassunti, lo si è trasmesso integralmente in lingua tedesca, alle ore diciotto, e poi integralmente anche in lingua italiana, dalle stazioni di Lipsia e di Bruxelles, per dare la possibilità di udire la viva voce del Duce agli operai italiani e agli aviatori italiani del C.A.I.

I quotidiani hanno riportato il testo ufficiale delle dichiarazioni fornito dal D.N.B., e pubblicato fotografie del Duce in atto di pronunciarle, sullo sfondo dei gagliardetti fascisti e del labaro del Partito, di fronte ai gerarchi adunati.

Molti elementi, oltre a quelli citati più sopra, erano atti a incidere profondamente le parole del Duce nell'opinione pubblica tedesca. Questo popolo ha una grande, enorme fiducia in Mussolini. Riconosce che ha visto sempre giusto. Gli crede. Si è sentito quindi corroborato dalla certezza nella vittoria espressa con tanto vigore dal Duce. Si può aggiungere che anche la stesura del discorso ha grandemente giovato alla sua perfetta comprensione da parte delle masse tedesche. Concise, stringate, più che disegnate davvero scolpite, le frasi del discorso hanno ciascuna impresso un'idea, nell'ascoltatore o nel lettore germanico. Egli ama queste esposizioni artiretoriche e, per così dire, metalliche, più di lunghe orazioni avute anche recentemente dai suoi stessi dirigenti po

litici, in cui è giocoforza che l'affermazione o il concetto nuovi perdano mordente, inseriti tra una folla di elementi già altre volte prospettati.

Sui commenti della stampa germanica questa R. Ambasciata ha riferito nei fonobollettini n. 318 e n. 319 (1). Tali commenti si sono imperniati sull'argomentazione stringente con cui il Duce ha ribadito la responsabilità dell'Inghilterra, la sua colpa per avere scatenato questo conflitto, e si è notato in proposito che il Duce stesso aveva pieno diritto di parlare in tal senso, dopo aver tentato fino all'ultimo istante di impedire, con le sue proposte d'una composizione pacifica, lo scoppio della conflagrazione.

Si è anche dato particolare rilievo, naturalmente, ai riconoscimenti mussoliniani del valore militare germanico, dell'efficienza dell'Asse, della collaborazione con la Germania per il nuovo ordine d'Europa. Le precisazioni nei riguardi della Grecia e sull'episodio di Taranto hanno sortito l'effetto più opportuno, tanto che su tale episodio la stampa tedesca ha trovato modo di ritornare, dopo il discorso, in vivace polemica con la propaganda britannica.

(l) -Vedi D. 212. (2) -Vedi D. 123, nota 3, p. 12i!.
146

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (2)

MESSAGGIO TELEGRAFICO (3). [Roma, 22 novembre 1940].

Mi duole vivamente che la mia lettera in data 19 ottobre (4), cioè nove giorni prima dello scoppio delle ostilità non vi sia giunta in tempo per potermi esprimere il Vostro parere, che avrei naturalmente considerato in tutta la sua importanza.

Dopo un inizio promettente e veloce la marcia delle truppe italiane in Grecia si è fermata ed ha permesso ai greci di prendere l'iniziativa per le seguenti ragioni:

a) un vero diluvio che ha bloccato irreparabilmente con torrenti di fango la divisione corazzata che stava per sfondare su Janina;

b) la defezione quasi totale delle truppe albanesi che hanno gettato le armi o sono passate in massa al nemico. Il Comando ha dovuto raccogliere e disarmare ben settemila soldati albanesi;

c) l'atteggiamento della Bulgaria che ha permesso alla Grecia di ritirare quasi tutte le otto divisioni che aveva in Tracia e metterle tutte contro le nove divisioni italiane, indebolite dalla defezione degli elementi albanesi.

Ormai tutto ciò appartiene al passato. Mi rendo naturalmente conto delle ripercussioni sfavorevoli di carattere psicologico che tali avvenimenti hanno

suscitato, ma penso che si tratta di fenomeni passeggeri. Io sto preparando un numero sufficiente di divisioni (trenta) per annientare la Grecia e non ho preoccupazioni per quanto riguarda i bombardamenti delle città meridionali, dove non esistono complessi industriali importanti.

Vi sono due fattori sui quali richiamate la mia attenzione: Spagna e Jugoslavia.

Ritengo che la carta spagnola possa essere giocata nell'attuale momento. Non conosco i risultati dei Vostri colloqui con Sufier (l) ma sono disposto a incontrarmi con Franco per esercitare su di lui la pressione necessaria per farlo scendere in campo a lato dell'Asse.

Forse, è ancora più importante la carta jugoslava. Mi dichiaro pronto a garantire le attuali frontiere jugoslave e a riconoscere Salonicco alla Jugoslavia a queste condizioni:

a) che la Jugoslavia aderisca al Tripartito;

b) che smilitarizzi l'Adriatico;

c) che il suo intervento militare sia concordato, e c10e avvenga soltanto dopo che la Grecia abbia ricevuto un primo colpo dall'Italia.

Vi do quindi, con questa lettera, la mia adesione per quanto vorrete fare onde raggiungere questo scopo, il più sollecitamente possibile.

Quanto a una intensificazione della nostra collaborazione aerea nel Mediterraneo, la considero indispensabile. Bisogna fare incontrare al più presto i due Stati Maggiori dell'Arma aerea per ogni decisione di carattere tecnico.

Ho avuto anch'io la mia settimana nera, ma il mio spirito è calmo. Il popolo italiano è disposto a sopportare i più gravi sacrifici e, pungolato dall'insuccesso, darà tutto quello che gli sarà domandato.

D'altra parte tutte le notizie che giungono dalla Gran Bretagna descrivono la situazione della Gran Bretagna come eccezionalmente grave (2).

3) Cause della mancata penetrazione offensiva:

a) popolazione C!amuria

b) defezione albanese

c) pioggia a diluvio.

4) Ritengo che le conseguenze di natura morale siano effimere. 5) Conseguenze militar!: bombardamenti It. [alla] Merid. [!anale]: scarse Industrie popolazioni calme -difesa contraerea. Superiorità nostra aviazione: da 400 a 600 velivoli. 6) Cipro. Rodi, Candia. Spagna... [seguono alcune parole non leggibili perché a questo punto il documento è stato

distrutto dall'umidità].

-D'accordo per quanto riguarda la Russia.

-Intesa colla Turchia.

-Romania.

Jugoslavia. Punto fondamentale: Patto di garanzia della futura adesione al Tripartlto;

cessione d! Salonlcco; non -belligeranza In un primo tempo, e aiuto indiretto. Flotte aeree: a) Lasciare il c.a.I. dov'è; b) mandare gli Stukas per dopo M. [arsa] Matruh; c) Intese fra l comandi per l'azione aerea. Sviluppo operazioni in Albania: 25-30 Divisioni.

(Piemonte, Parma, Venezia, Arezzo, Ferrara, Siena, Centauro, Julia, Bari, Littoriale, Modena, Trid3ntina, Trieste, Toro)».

(l) -Non pubblicati. (2) -Ed. con notevoli differenze, specie nella fraseologia, rispetto a quello autografo qui riprodotto, In Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 78-79. (3) -Il presente messaggio è stato trasmesso da Ciano a Zamboni con t. in chiaro per telescrivente n. 36855/1437 P.R. il 22 novembre 1940, alle ore 11,50 con istruzioni di farlo pervenire subito al FUhrer e di assicurare de!J'avvenuta consegna. Zamboni con T.s.n.d. 37177/2121 P.R. del 23 novembre, ore 22,05 riferì avergli Ribbentrop espresso <<la maggiore soddisfazione del FUhrer per la lettera del Duce ». (4) -Vedi serie IX, vol. V, D. 753. (l) -Vedi D. 123. (2) -Insieme all'originale del messaggio è stato rinvenuto il seguente appunto autografo eh~> servi a Mussolini per la sua stesura: «l) VI ringrazio di aver seguito le vicende di questi ultimi giorni con l'animo di un camerata e ne ero sicuro. 2) Azione contro la Grecia e mia lettera del 17 ottobre. È chiaro che se mi aveste domandato di prorogare l'inizio Io avrei fatto.
147

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL GOVERNATORE DELLE ISOLE ITALIANE DELL'EGEO, DE VECCHI

T. S.N.D. 36856/136 P.R. Roma, 22 novembre 1940, ore 12,25.

Strettamente personale. Decifrate Voi stesso.

Sei sempre deciso (l) a rimpatriare benché noi si faccia ogni sforzo per rifornirti del necessario?

Rispondi (2).

148

Il GOVERNATORE DELLE ISOLE ITALIANE DELL'EGEO, DE VECCHI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. S.N.D. 37082/951/118 P.R. Rodi, 22 novembre 1940, ore 23,40 (per. ore 2 del 23).

Strettamente personale per il Duce.

A n. 136 (3).

Sono sempre deciso a dare all'Italia fino ultima goccia del mio sangue come sto provando, come ho più volte provato e come proverò fino a quando Dio mi darà vita. Ragioni che spiegano mia convinzione essere ormai disutile nella situazione che mi viene creata sono chiaramente segnate nella mia lettera a Te diretta 14 corr. (4). In quella è compresa anche questione rifornimenti non tanto nella sua essenza quanto nella prova che dà di un indirizzo che mi riesce insopportabile. Escludo che fino qui tuoi dipendenti abbiano fatto qualsiasi sforzo per rifornirmi, anzi alcuni di quelli hanno sopra questo argomento la coscienza sporca. Sarei lieto di ricredermi per l'avvenire, ma il passato mi ammaestra a non fidarmene.

EccoTi r:sposta che mi chiedi e che avrei preferito darti a voce più circostanziata. Ora sono come sempre ai Tuoi ordini ma non posso esserlo a quelli di un centinaio di persone che mi comanda ogni giorno nella forma più disordinata (5).

149.

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3316/1501. Roma, 22 novembre 1940 (per il 23).

Telegramma per corriere n. 125 del 4 novembre corr. (6).

(t. -37501/960/120 P.R.): «Sta bene. Conto essere Roma domani 27 passando subito da Te>>. Vedi G. -CIANO, Diario, cit., alle date del 27 e 28 novembre 1940.

In riferimento al telegramma per corriere su indicato mi onoro trasmettere, per notizia, copia di un appunto redatto da Babuscio Rizzo per gli atti di Ufficio su una conversazione avuta da lui recentemente con l'Eccellenza Tardini sul noto passo di Prelati greci intesa a preservare Roma ed Atene dai bombardamenti aerei.

ALLEGATO

IL CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, ALL'AMBASCIATORE ATTOLICO

APPUNTO Roma, 18 novembre 1940.

Nel colloquio avuto stamane con lui, Monsignor Tardini mi ha chiesto se vi fosse risposta alla comunicazione fatta ultimamente dalla Santa Sede circa il telegramma pervenuto ad essa dai due Metropolita Cattolici di Atene invocante che, per intesa reciproca, Roma e Atene venissero risparmiate dai bombardamenti.

Ho risposto che non vi era fino ad ora nessuna risposta né, a mio avviso, era probabile che ne arrivasse una. Infatti il passo compiuto dai due prelati non poteva considerarsi proveniente da «persona responsabile» e quindi tale da dare al passo stesso una portata effettiva.

Inoltre esso ha solo riferimento ai rapporti fra Grecia e Italia senza affatto considerare la terza potenza in gioco e cioè l'Inghilterra che, tra l'altro, dispone pienamente anche delle basi aeree elleniche.

L'Eccellenza Tardini mi ha chiesto se queste osservazioni che gli sembrano perfettamente logiche, potevano senz'altro considerarsi una risposta alla comunicazione fatta in merito dalla Santa Sede.

Gli ho risposto che queste osservazioni erano fatte da me sul momento e quindi del tutto personali; solo a questo titolo egli poteva quindi prenderne nota, tanto più che, in qualunque caso, sarebbe occorso per conoscere quale accoglienza avrebbe esso ricevuto dal Governo Italiano, il caso concreto.

(l) -Vedi D. 100, allegato. (2) -Vedi D. 148. (3) -Vedi D. 147. (4) -Vedi D. 100, allegato. (5) -Rispose Ciano con t. 37271/138 P.R. del 26 novembre, ore 1,30: «Duce ha disposto che tu venga Roma conferire. Pregoti confermare telegraficamente». De Vecchi telegrafò alle ore 16

(6) Vedi D. 41.

150

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1638/816. Bratislava, 22 novembre 1940.

Mio telegramma odierno n. 48 (1).

Già da parecchi giorni circolava qui la voce di un viaggio di Tuka e Mach a Berlino, viaggio che si metteva in relazione coll'atteggiamento slovacco nei riguardi del Patto Tripartito. Era stato però fatto divieto alla stampa di accennarvi, ed il giornale di lingua ungherese Esti Ujsag, che ne aveva parlato con troppa precisione) venne, secondo mi ha detto il collega ungherese, senz'altro sequestrato.

Ho avuto l'impressione che lo stesso collega germanico non si rendesse conto del mistero di cui si voleva circondare la cosa. Egli del resto aveva chiesto a Berlino l'autorizzazione di darne comunicazione a me ed al collega ungherese, ma non aveva ancora ricevuto risposta. E questo mentre comunicazioni radio non solo davano notizia del viaggio di Tuka a Berlino, ma lo mettevano in diretto rapporto col suo scopo effettivo.

Von Killinger mi ha detto che qui si intende dare grandissimo rilievo a questo fatto che conferma l'intendimento del Ftihrer di mantenere l'impegno preso nei riguardi dell'indipendenza di questo Paese. Egli ha aggiunto che le aspirazioni ungheresi a tutto il territorio slovacco, o quanto meno alla sua parte orientale, collegate colla idea della Corona di Santo Stefano, dovrebbero, pel momento, calmarsi, perché in caso contrario, da parte slovacca, «si sarebbe costretti a difendersi». Questo egli stesso, von Killinger, aveva detto a Tuka. La questione della frontiera slovacco-ungherese, ha aggiunto il collega germanico, non riguarda il Governo del Reich. I recenti arbitrati, egli ha osservato, hanno dimostrato che ormai si può e si deve considerare le minoranze etniche come un elemento di fatto che non si può sopprimere.

Per parte mia osservo potersi attendere che a Berlino, in cambio di un gesto in pratica soltanto simbolico e formale, ma effettivamente vantaggioso per questo paese, si pretenda una più pronta liquidazione di quegli aspetti che ancora non si considerano abbastanza consoni coi principii nazionalsocialisti.

(1) T. 6096/48 R. delle ore 13,50, non pubblicato: riferiva circa la partenza di Tuka per Berlino prevista per il pomeriggio del 23.

151

L'INCARICATO D'AFF'ARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. PER TELESCR. 6109/2112 R. Berlino, 23 novembre 1940, ore 18,20.

Iersera, durante ricevimento in onore Generale Antonescu, tra questi ed il Ministro d'Ungheria -munito di pieni poteri -è stata trattata con partecipazione Ribbentrop questione sospensione delle espulsioni dalla Romania e dall'Ungheria.

Non è stato facile convincere il Conducator, il quale fra l'altro ha fatto presente che il suo paese si trova in situazione diversa da quella dell'Ungheria. Si è però raggiunto definitivo accordo e da domani, domenica, tutte le espulsioni saranno sospese.

Mi è stato detto conversazioni delegazione romena si stanno svolgendo molto favorevolmente e da parte tedesca si mostra soddisfazione per il marcato atteggiamento romeno inserito sempre più politica potenze Asse.

Colloquio svoltosi ieri tra Fuehrer e Antonescu è durato oltre quattro ore, quello del Conducator con Ribbentrop quasi tre ore. Oggi, al fine, trattati vari argomenti, dettagli, prima del secondo incontro Fuehrer-Antonescu, i rumeni avranno colloqui con Clodius per questioni carattere economico e con Maresciallo Keitel questioni carattere militare. Non solo Conducator ma anche vari componenti Delegazione romena hanno destato buona impressione. Li si considera come persone che alla tempra di combattenti uniscono pratica di visione e ponderato giudizio. Come a Roma, Antonescu si è espresso contro arbitrato Vienna ed ha con minuta esposizione della situazione manifestato tale atteggiamento anche al Fuehrer, il quale si è limitato ascoltare senza entrare in merito.

152

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MILIZIA, STARACE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. R. P. Tirana, 23 novembre 1940, ore 20.

Le notizie che giungono dalle provincie, stando a quanto mi riferisce il Luogotenente Jacomoni, sono buone e possono così riassumersi. La popolazione, nella grande maggioranza, sarebbe tranquilla; a me appare rassegnata. Capi che sono ritenuti fedeli. offrono i loro servigi e i loro uomini. Sdegno nei confronti di coloro che hanno tradito disertando e preoccupazione che la grave onta si riversi su tutti. Desiderio di vendetta contro i greci. Io stesso ho parlato con alcune personalità, che ho trovato in questo ordine di idee. Naturalmente tu sai più di me che, decifrare il pensiero di un albanese, è cosa quanto mai difficile. Se non impossibile. Nei miei giri ho potuto constatare che la popolazione è assolutamente indifferente e lavora con apparente tranquillità; sul rovescio immediato delle prime linee la gente lavora nei campi e numeroso è il bestiame al pascolo.

Ieri, durante un g·ro che è durato esattamente sedici ore, ho incontrato due soli soldati che non sapevano dove fosse il loro Reggimento, mentre ne ho visti parecchi che rientravano dai rispettivi reparti, dopo essere stati dimessi dall'ospedale. Gli operai serbano un contegno irreprensibile. In premio sarebbe bene dare loro una maggiore assistenza. Nelle retrovie dunque disciplina.

Il personale sanitario, nei giorni scorsi, è stato sottoposto a dura prova.

Nel complesso va attenuandosi il nervosismo dei giorni scorsi, che sono stati tutt'altro che lieti. La giustificazione è nel fatto che il ripiegamento almeno fino a questo momento, rende meno aleatoria la situazione.

Le notizie sulle probabili intenzioni del nemico sono da accettare con beneficio di inventario. La certezza è che sarà fermato. Questa certezza è da infondere in tutti. C'è chi pensa che, ottenuto lo scopo di ricacciarci, non avanzerà ulteriormente, sia perché, come ti ho scritto stamane (1}, temerebbe una imboscata in grande stile, sia perché si ritiene che anch'esso sia stato soggetto ad un forte logoramento. Si fanno congetture sull'intervento della Germania e della Bulgaria; sulla probabilità di uno sbarco a Corfù. Si sente insomma il bisogno di un diversivo, che valga a modificare l'attuale stato di cose: ciò ti dice tutto.

Il morale delle truppe, malgrado gli sforzi che hanno dovuto compiere e i sacrifici che hanno dovuto affrontare, non è cattivo. Le irrita il fatto di essere state messe nella condizione umiliante di non avere potuto battere un esercito come quello greco: sta a dimostrarlo anche il trattamento che usano ai prigionieri ed il dolore col quale hanno abbandonato le posizioni conquistate. Non c'è altro da fare! Qui poi si ha l'impressione che in Italia negli ambienti responsabili dell'Esercito vi sia della confusione e la tendenza di sottovalutare la situazione. Se ne parla apertamente. Occorrerebbe molta attenzione agli imbarchi. Si verificano spesso degli inconvenienti, che mi vengono segnalati, ma che, fino ad oggi, non ho avuto modo di controllare. È stato sbarcato un battaglione della Modena, che doveva essere trasportato subito in linea: ebbene una compagnia è rimasta senza fucili mitragliatori, perché, al porto di imbarco, erano stati caricati in fondo alla stiva! A volte, mi dicono, sono arrivate armi senza munizioni e viceversa. I carri armati sono stati sbarcati senza i carrelli, che hanno potuto avere soltanto alcuni giorni dopo.

Sono del parere che questa macchina debba essere messa a punto entro il più breve termine possibile; lo ripeto fino alla noia. Le truppe che hanno partecipato alla battaglia non sono più in forma; sono ridotte di numero; non hanno servizi o li hanno ridotti; ancora oggi vi sono del battaglioni alpini senza muli e tu sai che i termini alpino-mulo sono inscindibili. Anche gli automezzi scarseggiano. Malgrado ciò tutti, senza eccezione, danno prova di ottima volontà e moltiplicano le loro energie.

Sono sempre a contatto con Soddu, che vede chiaro: ma considero la situazione sempre estremamente delicata e sono sempre più convinto che non ci sia tempo da perdere.

Domani mi recherò sul fronte della 9a Armata, per formarmi un concetto esatto dello stato d'animo delle truppe dopo il ripiegamento.

Soddu ha stabilito di ritirare, appena possibile, i battaglioni albanesi dell'esercito e di affidarli al Colonnello d'Andrea, per il loro riordinamento ed addestramento. Ho chiesto a Soddu di affidare al Col. d'Andrea anche i due battaglioni della Milizia, nell'intento di formare un tutto per quanto sarà possibile omogeneo. La presenza di ufficiali e sottufficiali della Milizia potrà essere utile a tutti gli effetti quanto quella delle Camicie Nere Albanesi tra le quali il Gen. Ba:lladio mi assicura ve ne sono di quelle sulle quali si può fare sicuro affidamento. Si eviteranno anche affronti che, sebbene tutti a favore (?) della Milizia, non giovano in questo momento. Vedremo i risultati che ml auguro non giustifichino il mio pessimismo sempre chiaramente manifestato.

Ti rimetto due fogli di informazioni riservate provenienti dall'Italia (1).

Ore 20,30.

In questo momento Soddu mi comunica che un battaglione nemico è sbarcato immediatamente a sud di Butrinto verso Capo Stilo. Ti ricordo che

16 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

il 15 corr. (1), alle ore 19 ti ho scritto testualmente: «Ho richiamato l'attenzione di Soddu sulla possibilità che contingenti sia pure modesti, ma arditi sbarchino in direzione di Butrinto o Capo Stilo» (2).

(l) Lettera non rintracciata.

(l) Non rlntracclatl.

153

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6114/510 R. Mosca, 23 novembre 1940, ore 21,05 (per. ore 1,30 del 24).

Vostro telegramma n. 211 (3).

Informazioni comunicatemi in via strettamente confidenziale da questo Ministro di Bulgaria circa suo colloquio con Molotov concordano esattamente con notizie riferite da R. Ministro a Sofia.

Collega Bulgaria mi ha detto che Molotov ha parlato di <<Stato legionario» con aperta allusione alla Romania e lasciando chiaramente intendere che URSS non poteva gradire che Bulgaria seguisse esempio romeno accettando vassallaggio tedesco. È probabile con smentita TASS relativa alla adesione ungherese al Patto tripartito di cui al mio telegramma odierno n. 508 (4) Governo sovietico abbia inteso ripetere alla Bulgaria stesso avvertimento.

A mio avviso URSS è ostile all'adesione di qualsiasi Stato balcanico al Patto delle tre Potenze ma specialmente a quello della Bulgaria e ciò per timore che influenza predominante dell'Asse a Sofia possa ostacolare piani sovietici nei riguardi degli Stretti.

154

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 5541 Sofia, 23 novembre 1940 (per. il 26).

Mi riferisco al mio rapporto n. 5080 del 20 corr. (5) ed ai miei telegrammi di questi giorni.

L'avvenuta adesione dell'Ungheria al Patto tripartito e l'annunzio che Rumania e Slovacchia ne seguiranno in questi giorni l'esempio hanno reso naturalmente sempre più attuale la questione della decisione bulgara. E per quanto la stampa di Sofia, evidentemente per istruzione del Governo, non si è fino a questo momento pronunciata in merito, anche l'opinione pubblica ha cominciato qui ad agitare il problema.

(n. 1162 da Tlrana): «Confermo in pieno contenuto mia lettera Ieri 23 ore 20,30 e aggiungoche situazione è da ritenere non estremamente delicata, ma estremamente grave».

Praticamente sono continuate in questi giorni, come ho avuto occasione di telegrafare, le prese di contatto atte a spianare il terreno dalle difficoltà non piccole e a demolire, nelle varie conversazioni avvenute in argomento tra questo Ministro degli Esteri ed i Rappresentanti di Italia e di Germania, quella impalcatura di dubbi, di preoccupazioni e di interrogativi che appaiono essere oggi caratteristica della mentalità di questi dirigenti. A queste conversazioni si è poi aggiunta l'altro ieri quella iniezione di ottimismo sul vero atteggiamento della Turchia, praticata ai Ministri Filoff e Popoff, ed immagino anche a Re Boris, dall'Ambasciatore von Papen, che, nel suo viaggio di ritorno verso Ankara, dopo aver personalmente assistito alle conversazioni di Berlino e di Vienna, ha fatto a Sofia una opportuna sosta.

Fino a questo momento la tesi bulgara resta quella che mi è stato dato di telegrafare (l): l) Adesione di principio al Patto tripartito;

2) Necessità di una dilazione, nelle attuali circostanze, alla formalità della firma. In tale senso si esprimerà in questi giorni a Berlino il Ministro di Bulgaria Draganoff, il quale, dopo aver assistito all'incontro di Berchtesgaden tra Re Boris ed Hitler ed aver trascorso un brevissimo periodo a Sofia, è rientrato ora nella Capitale del Reich.

A sostegno di questa tesi il signor Draganoff, come ho anche accennato telegraficamente, ha portato con sé, per mostrarla ai tedeschi, la copia di un lungo telegramma inviato a Sofia dal Ministro di Bulgaria a Mosca e che, secondo i Bulgari, costituirebbe il «fatto nuovo» della attuale situazione. Premetto, in proposito, che il mio collega tedesco, il quale, su istruzione di Berlino, segue passo passo questa trattativa, si è mostrato alquanto scettico sul valore e sulla interpretazione di questo telegramma, il cui contenuto egli, a quanto mi risulta, non avrebbe neanche voluto trasmettere senz'altro a Berlino, ritenendolo, in sostanza, quasi una manovra bulgara atta appunto a dilazionare la richiesta adesione al Tripartito.

Nel telegramma il Ministro Stamenoff riferisce che, in una conversazione con Molotov, questi gli avrebbe chiesto se fosse esatta una imminente adesione della Bulgaria al Tripartito e se «la Bulgaria si avviasse a divenire un nuovo Stato Legionario», indicando subito dopo come «qualora altre Potenze dovessero dare la loro garanzia alla Bulgaria, altrettanto dovrebbe fare la Russia».

Queste domande e questa dichiarazione di Molotov appaiono avere attirato, secondo quanto ci ha ripetuto a sazietà il Ministro Popoff, tutta l'attenzione ed avere suscitato nuove preoccupazioni di Sofia la quale, sempre secondo Popoff, vorrebbe ora, con una opportuna dilazione alla adesione formale al Tripartito, avere il tempo di lasciare cadere questa pretesa «offerta di garanzia » russa e, al tempo stesso, di non creare una situazione di disagio con Mosca.

Ci siamo domandati naturalmente cosa abbia voluto dire Molotov a Stamenoff con la frase «se altre Potenze dovessero garantire la Bulgaria» dato

che fino a questo momento nessuno ha offerto una vera e propria garanzia a Sofia. A meno che il Commissario sovietico per gli Esteri abbia inteso per concessione di garanzia quegli obblighi di aiuto che tutti i firmatari del Tripartito verrebbero ad assumere nei confronti della Bulgaria il giorno che questa addivenisse alla firma.

In sostanza quindi il mio collega tedesco ed io non abbiamo visto nella conversazione Molotoff-Stamenoff il «fatto nuovo» a cui si sono attaccati i Bulgari, i quali inoltre indubbiamente, ed anche se non lo dichiarino esplicitamente, hanno creduto di vedere in questa improvvisa mossa sovietica una conferma che le conversazioni di Berlino Molotov-Ribbentrop hanno lasciato ancora la porta aperta ad iniziative moscovite e non hanno fissato definitivamente i rapporti tra la Russia ed i Balcani.

Questi i dubbi bulgari ai quali si aggiungono altri che mi limiterò ad accennare: perché la Spagna non ha dato ancora la sua adesione (è noto che da tempo Sofia crede di vedere un certo parallelismo di situazioni tra Bulgaria e Spagna « punte estreme, occidentale ed orientale, dello schieramento assista »)?; Quale il vero atteggiamento della Jugoslavia, che appare concentrare ora forze, per ragioni misteriose, in zone prossime alla frontiera bulgara? e così via. E a questi dubbi, nei riguardi delle eventuali conseguenze della fivma bulgara del Patto, si unisce, anche se implicitamente, l'altro di non piccola importanza: se domani, negli sviluppi del conflitto itala-greco, la Turchia, ad onta di tutte le impressioni e dichiarazioni di von Papen, e sotto la pressione dell'Inghilterra (e forse della stessa Russia, desiderosa di vedere allargarsi il conflitto in queste zone) dovesse attaccare l'Esercito italiano, dovrebbe la Bulgaria intervenire senza altro, militarmente, contro Ankara? E quì la solita dissertazione sulle deficienze attuali degli armamenti bulgari, sulla difficoltà materiale, provata da questo primo periodo del conflitto di Epiro, di un tempestivo intervento in terre e su strade balcaniche di mezzi bellici moderni delle Potenze dell' Asse, ecc.

Tutte queste, in riassunto, sono le trincee alle quali si afferrano ancora i Bulgari per dilazionare la loro adesione. Essi però sentono, e la conversazione, piuttosto diretta, Ribbentrop-Popoff a Berchtesgaden appare non avere lasciato dubbi in proposito, che ad un certo momento l'Asse può anche perdere la pazienza e porre a Sofia un chiaro aut aut al quale, in definitiva, la risposta non potrebbe essere, per molti motivi, che positiva.

(l) -Vedi D. 104. (2) -Il 24 novembre 1940 ,alle ore 21,50 Starace Inviava a Ciano Il seguente telegramma (3) -Vedi D. 132, nota l. (4) -T. 5113/508 R. del 23 novembre, ore 15,23, non pubblicato. (5) -Vedi D. 142.

(l) Vedi D. 132.

155

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 6132/634 R. Sofia, 24 novembre 1940, ore 12,10 (per. ore 20,45).

Ho veduto ier sera Presidente del Consiglio che mi ha ripetuto note argomentazioni Bulgaria per rinvio adesione di Sofia al Patto Tripartito. Egli rife

rendosi alle misure di stato d'assedio in Tracia decretato da Turchia ha manifestato un certo scetticismo circa impressioni ottimistiche circa atteggiamento di Angora riferito da Von Papen.

Questione adesione Bulgaria al Patto Tripartito è in ogni modo sospesa. Mio collega Germania infatti mi informa che Berlino ha finito per accettare punto di vista di Sofia per un rinvio adesione ad altra epoca.

Ministro di Bulgaria a Berlino sarà qui nuovamente domani. Non è del tutto da escludere che tutta questa situazione possa effettivamente portare ad un certo momento ad un cambiamento nella direzione di questo Ministero degli Affari Esteri.

156

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI

T. S. N. D. 37139/1096 P. R. Roma, 24 novembre 1940, ore 16.

Personale per Jacomoni.

Sarà bene che Verlaci ed altri maggiorenti albanesi parlino alla radio in risposta a Metaxas e dicano che l'Albania intera insorge contro le parole di questo Signore che afferma «battersi per riscattare l'indipendenza albanese».

157

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6137/414 R. Ankara, 24 novembre 1940, ore 18,30 (per. ore 6,30 del 25).

Von Papen arrivato ieri Angora ha visto ieri stesso Saracoglu. Riferisco colloquio da lui avuto con Saracoglu così come von Papen me lo ha riferito stamane.

Premesso che gli è sembrato di trovare i turchi molto ringalluzziti dal corso delle operazioni mil1tari in Grecia, e la propaganda inglese anche più attiva e trionfante, egli mi ha detto di avere manifestato dettagliatamente Saracoglu la sua sorpresa per le recenti misure prese da Turchia, denotanti e determintanti uno stato di allarme del tutto ingiustificato. Saracoglu gli ha risposto al riguardo che alcuni fra gli ultimi avvenimenti e sopratutto il viaggio di Re Boris a Berlino (1) hanno consigliato Governo turco a premunirsi contro ogni possibile estensione del conflitto. Von Papen gli ha replicato che nervosismo turco non ha ragione di essere in quanto che Asse non pensa affatto a intaccare interessi e integrità della Turchia. Che se Turchia commet

tesse il grave errore di prestarsi direttamente o indirettamente alla formazione di un fronte inglese nei Balcani, l'Asse dovrebbe esaminare su nuove basi i suoi rapporti con essa. Saracoglu ha escluso che una eventualità del genere possa verificarsi.

Von Papen ha poi detto a Saracoglu che l'Asse è deciso a condurre fino in fondo la guerra contro Inghilterra e che quello della Grecia è certo un episodio che l'Italia risolverà quanto prima e naturalmente in suo favore. Che non vi può essere il minimo dubbio su sconfitta finale dell'Inghilterra e che alla Turchia conviene di mettersi ora con le Potenze dell'Asse e di aderire all'ordine nuovo che si intende dare all'Europa.

Saracoglu gli ha chiesto in che cosa consista l'ordine nuovo e se esso implica la rottura dei rapporti di amicizia con l'Inghilterra, cosa a cui la Turchia comunque non si presterebbe. Von Papen gli ha risposto che la Turchia potrebbe trovar il modo di intendersi con l'Asse senza rompere i rapporti con Inghilterra; quanto all'ordine nuovo si intende con esso che l'Inghilterra dovrà rinunziare ad ogni sua ingerenza negli affari del Nord e del centro Europa, il che è già un fatto compiuto, ed alla sua posizione nel Mediterraneo, dove le forze italiane sono sufficienti a batterla e lo faranno; l'ordine nuovo prevede anche che i Paesi aderenti, nella loro indiscussa sovranità ed indipendenza, cooperino alla ricostruzione economica dell'Europa integrando le loro rispettive economie. Se Turchia aderirà a questi concetti, l'Asse non avrà difficoltà ad assicurarle (von Papen mi ha detto testualmente «non ho voluto usare la parola garanzia») il pieno rispetto dei suoi interessi e della sua attuale posizione.

Saracoglu ha ascoltato con la più grande attenzione ed ha invitato von Papen ad avere prossimamente un colloquio con il Presidente della Repubblica.

(l) Vedi D. 142.

158

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6150/417 R. Ankara, 24 novembre 1940, ore 19,22 (per. ore 6,30 del 25).

Devotamente ringrazio V. E. dei saluti inviati per il tramite di von Papen. Egli si è mostrato con me lietissimo di aver avuto occasione di incontrare, per ben tre volte, durante la sua permanenza in Germania l'E. V., di cui mi ha parlato con viva simpatia ed ammirazione riferendo i voli di guerra da V. E. compiuti, e la grande perizia venatoria.

Von Papen mi ha poi riportato una frase di V. E., secondo la quale io dovrei offrire ai turchi, non un ramoscello di olivo, ma un albero intero. Interpretando a suo modo questa frase, von Papen ha chiesto la mia attiva collaborazione nell'azione diplomatica che intende svolgere per tenere la Turchia al di fuori del conflitto, anche se le circostanze esigeranno una discesa dei tedeschi sulla Tracia attraverso la Bulgaria consenziente ma non partecipante.

Ha soggiunto che gli sembra giunto il momento di dare alla Turchia non solo esplicite garanzie del mantenimento dello statu quo territoriale nei suoi [confini] ma anche promesse di compensi a vittoria ottenuta. Accennando a questi compensi von Papen ha, secondo il sistema che gli è abituale, pronunciato, scivolando, le parole isole Egeo e Siria.

Ho risposto a von Papen che naturalmente avrei collaborato con lui nel miglior modo possibile, per tenere a bada la Turchia e rassicurarla sulle nostre intenzioni. Esprimevo qualche dubbio sulla opportunità di offrire ora garanzie. Non soltanto esse non sono richieste, ma i circoli repubblicani turchi fanno sapere, ed apertamente e quotidianamente che ormai non vi è più da credere alle garanzie dell'Asse. Circa eventuali compensi di qualsiasi genere, io non potrò prendere nessuna iniziativa senza aver precisi ordini di V. E. È mio subordinato avviso che non bastano più le lusinghe a propiziarci la Turchia. La Turchia non può essere tenuta in rispetto che da una situazione di forza, come è stato finora. Vale più far balenare agli occhi dei turchi la ipotetica minaccia russa e, per il futuro, la memore inimicizia dell'Italia, che non avanzare offerte, che, senza dubbio, qui sarebbero interpretate soltanto come un segno di debolezza e di sfiducia nella vittoria finale.

Giudicherà V. E. se è il caso di inviarmi istruzioni (1).

159

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 6127/2126 R. Berlino, 24 novembre 1940, ore 22,20.

Questa mattina von Ribbentrop mi ha di sua iniziativa parlato della conversazione telefonica avuta con V. E., accennandomi alle ragioni che consigliano in questo momento che sia la Germania a condurre le trattative con la Jugoslavia e dicendo che i contatti sono già stati presi.

Per quanto riguarda la Bulgaria Ribbentrop mi ha detto di riconoscere giustificato di ritardare sua adesione Patto Tripartito onde evitare immediate reazioni, specialmente per quanto riguarda possibilità sorvolo territorio Bulgaria da parte aviazione inglese (2).

160

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 6129/2127 R. Berlino, 24 novembre 1940, ore 22 (per. ore 22,20).

Stamane Antonescu ha lasciato Berlino.

La sua visita si è svolta in atmosfera di marcata cordialità e ha servito a stringere maggiormente i rapporti tra Germania e Romania. Le conversazioni si sono svolte anche nei dettagli, sia nel campo militare che nel campo economico.

Il Ftihrer ha detto ad Antonescu che con l'aiuto della Germania Romani& potrà disporre in un tempo relativamente breve di trenta efficienti divisioni completamente equipaggiate.

Nelle conversazioni economiche è stata trattata sotto tutti i rapporti questione per noi particolarmente interessante della fornitura del petrolio. Avvicinamento della Romania alla Germania non manca di destare preoccupazioni all'Ungheria. Weizsacker, accennatomi al malumore ungherese, mi ha detto che il Ministro d'Ungheria dava l'impressione di «aver ingoiato una spina di pesce».

Il Ftihrer, nel ricevimento dato ad Antonescu, ha detto essere convinto che Romania ha già raggiunto il punto più critico e che si prepara per lei un futuro migliore.

Ribbentrop, nel pranzo offerto iersera ad Antonescu, ha osservato «stamane siamo diventati alleati e stasera ci sentiamo già amici».

(l) -Vedi D. 180. (2) -Ritrasmesso a Mosca e a Sofia con t. s.n.d. 37253 del 25 novembre, ore 23.
161

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6146/136 R. Roma, 24 novembre 1940 (per. il 25).

Oggi ha avuto luogo l'annunziata Messa Papale. Messa solenne, caratterizzata peraltro da una speciale atmosfera di umiltà: il Papa senza sedia gestatoria; i diplomatici senza uniforme e senza decorazioni; niente applausi.

Nell'occasione il Papa ha parlato. Ridotto, nel campo politico, non solo al riserbo, ma addirittura all'inazione, il Capo della Cristianità ha voluto tuttavia non mostrarsi assente in questa ora di grande storia.

Devo dire che, nonostante le indubbie manifestazioni papali e vaticane di questi ultimi tempi, io attendevo questo discorso -che per circostanze sopravvenute ed imprevedibili alla data del suo annunzio si trovava a cadere in un momento particolarmente delicato -con una certa apprensione.

Un'attenta lettura del discorso, mostra tuttavia che il Papa -pur parlando della guerra e delle sue sofferenze -ha saputo trovare un giusto equilibrio e tenersi nel campo che gli è proprio, nel campo cioè della religione e soprattutto della carità evangelica.

Egli ha tenuto a specificare che parlava «per il paterno affetto derivantegli dall'ufficio impostogli da Dio verso tutte le genti». Ha ricordato come e perché Egli si è interessato e si interessi di pace: in quanto cioè servo e ministro di un Re pacifico e pacificante. Ma ha aggiunto subito di auspicare «un ordine più equo e unanime, basato su quella giustizia, la quale tranquilla le passioni sopisce gli odi, spegne i fermenti dei rancori e delle lotte; un ordine che tenda ad attribuire a tutti ì popoli, nella tranquillità, nella libertà e nella sicurezza, la parte ad ognuno di essi in questa terra spettante, delle fonti della prosperità e della potenza, affine di rendere loro possibile l'adempimento della parola del Creatore: «Crescite e multiplicamini, et replete terram ». Fin dallo scoppiare del conflitto, il nostro pensiero e l'animo Nostro non hanno mai cessato dal far sì che i Divini conforti e gli aiuti umani fossero, per quanto ci era possibile, impartiti a coloro, ai quali l'urto delle armi avesse cagionato perdite e dolori. << Caritas enim Christi urget nos >>.

Questa è la parte basica del discorso pontificio che ne costituisce non solo la premessa e quindi lo sfondo, ma anche la cornice e che ne illumina e, anzi, ne condiziona ogni singola parte ed ogni frase.

Reputo anzi doveroso sottolineare che il concetto che ad ogni popolo spetta in questa terra una parte delle fonti della prosperità e della potenza è assolutamente nuovo e perfettamente intonato non solo allo spirito dei tempi, ma alle stesse ragioni della nostra guerra. Sarebbe ingiusto non apprezzare il valore delle espressioni simili nella bocca del Sovrano Pontefice e in questo momento.

Tutto il resto del discorso è contorno e sviluppo che serve ad imprimere all'intero discorso il carattere ed il valore di una solenne preghiera dell'umanità sofferente verso Dio, preghiera tuttavia che tiene conto dei doveri civici verso se stessi e verso la Patria. Ché anzi, il Pontefice ha tenuto a rievocare la frase già pronunciata nella grande Adunata dell'azione cattolica e ha detto: «Concedete ai Combattenti, con l'eroismo nell'adempimento del loro dovere, anche fino al supremo sacrificio, per la difesa della Patria, quel nobile senso di umanità, che in ogni evento non fa ad altri ciò che non vorrebbe fosse fatto a sé o al proprio popolo>>.

Il Santo Padre ha dunque parlato da Papa in quanto Papa, ma senza che le Sue parole potessero menomamente ledere i legittimi interessi di Cesare.

162

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6131/1163-1165 R. Tirana, 25 novembre 1940, ore 1,50 (per. ore 2,55). Segreto per Eccellenza Ministro.

(1163) Telegramma di V. E. n. 1091 (1).

Recenti avvenimenti militari con conseguente perdita di centri importanti e relativo abbandono territorio hanno sconcertato queste popolazioni che attendevano un diverso corso degli eventi.

L'odio al greco si è fortemente riacceso presso i mussulmani e viene predicato nelle moschee dopo iniziato arrivo dei profughi dalla Ciamuria e da altre regioni occupate dai greci.

Molto dolorosamente è stata risentita in tutti gli strati della popolazione accusa tradimento e viltà estesa ai reparti albanesi in genere in seguito a noto episodio.

Viene generalmente richiesto che siano resi noti i risultati delle inchieste relative. È questo il punto più delicato della situazione interna perché suscettibile di turbare i rapporti tra Italiani e Albanesi facendo il gioco dell'avversario. Allo scopo di rettificare questi pericolosi stati d'animo Eccellenza Soddu

ha già inviato una circolare ai Comandi militari.

Analoga azione conciliativa viene svolta da parte mia.

Sarebbe opportuno che ininterrottamente truppe destinate all'Albania prima della loro partenza dall'Italia venissero bene orientate sui loro rapporti con gli albanesi in modo che giungendo in Albania sappiano di trovarsi in Paese amico che si batte al nostro fianco.

(1165) Ad evitare infiltrazioni elementi albanesi dalla Jugoslavia nel Dibrano o nel Mathi, i cui capi sono per lo più fuorusciti, è stato provveduto a mettere a disposizione dei Carabinieri Reali e Comando Difesa nuclei armati provenienti per lo più dalla Mirdizia. Altri montanari sono stati armati nella zona di Berat contro eventuali infiltrazioni greche. Da molte regioni dell'Albania giungono richieste capi per arruolamenti. Nell'insieme situazione interna non desta per il momento serie preoccupazioni ma è naturalmente in connessione con gli sviluppi della situazione militare che mi appare delicata.

Concordo perciò col Generale Agostinucci sulla opportunità rafforzare qui sollecitamente arma Carabinieri Reali per ogni eventualità ed a maggiore tranquillità stessa popolazione.

Afflusso rinforzi appare anche agli albanesi frammentario e insu!Ilciente. Ritmo più celere e continuo contribuirebbe rassicurare gli animi.

(l) Il testo di questo telegramma spedito da Ciano il 24 novembre 1940, alle ore 0,45 era il seguente: «Prego riferire d'urgenza circa condizioni morali del Paese nonché ordine pubblico dopo recenti avvenimenti militari».

163

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6191/255-256 R. Shanghai, 25 novembre 1940, ore 12 (per. ore 10 del 27).

Firma, come già ripetutamente dichiarato, comporta riconoscimento umciale di Tokio, non però stabilimento di regolari relazioni diplomatiche, che avranno inizio soltanto con scambio Ambasciatori cui data, per altro, non è stata ancora fissata.

Abe lascerà Nanchino subito dopo cerimonia e probabilmente non farà più ritorno in Cina.

Tang Liang Li, d'ordine di Wang-Ching-Wei, mi ha sottoposto un riassunto del Trattato tuttora segreto che consta di una parte fondamentale, di una intesa supplementare, di un formale accordo circa l'intesa suddetta e d1 una dichiarazione cino-giapponese.

Nella sua totalità Trattato appare volutamente vago e pure complesso, tipicamente orientale.

La prima parte dopo tradizionale preambolo stabilisce rispetto reciproco da parte dei due Paesi del territorio e dei diritti sovrani e prevede rapport1 di amicizia e di collaborazione cino-giapponesi in ogni campo. Contempla comuni misure contro il comunismo: al fine di arginare comunismo Giappone potrà mantenere truppe nella Mongolia interna e in alcune regioni Nord Cina..

Prima del completo ritiro delle truppe, contemplato in altra intesa, al fine di collaborare al mantenimento della pace, truppe giapponesi potranno rimanere in Cina nelle regioni e nel numero che sarà specificato.

Cosi navi giapponesi e forze armate ausiliarie potranno rimanere in alcune parti della Cina.

Con lo sviluppo dei rapporti cino-giapponesi, come previsto, Governo giapponese rinuncerà ai suoi diritti extra territorialità e a sue concessioni in Cina, mentre la Cina aprirà suo territorio a sudditi nipponici per residenza ed affari.

Nell'intesa supplementare, in un articolo sibillino è adombrata la collaborazione cinese con il Giappone in riguardo all'odierno «speciale stato di affari». L'articolo 3 è il più importante di tutto il Trattato, in quanto consacra il ritiro dell'esercito giapponese, ritiro che, circondato da riserve cautelar! dovrebbe essere completo «entro due anni» durante il quale periodo il Governo della Repubblica Cinese dovrebbe garantire mantenimento della pace e dell'ordine.

L'articolo 4 per salvare la faccia delle due parti prevede siano ad esse compensati i danni alle cose ed alle persone.

Il formale accordo prevede con poche eccezioni il ritorno sotto il controllo cinese delle imprese pubbliche o private attualmente controllate dai giapponesi.

Ogni misura cinese per controllare il commercio straniero dovrà tener conto della stabilita collaborazione rapporti italo-tedeschi-giapponesi. La connessa dichiarazione cino-giapponese-mancese, che comporta indirettamente, ma come scopo precipuo, il formale riconoscimento Manciukuò, con

tempia il reciproco rispetto dei territori e diritti sovrani degli Stati interessati e la stretta collaborazione dei tre Paesi in ogni campo per il bene comune e contro il comune nemico comunista.

(255) Wang-Ching Wei ha inviato oggi Ambasciatore Tang Liang Li a informarmi che anticipando per una volta sulle previsioni, Governo giapponese aveva deciso firma del Trattato cino-giapponese avvenisse a Nanchino il 30 corrente anziché il 5 dicembre.

(256) Intima collaborazione è stabi:lita sul campo economico, e specialmente nello sfruttamento riserve naturali e sul campo commerciale, tenendo presente gli interessi del Giappone, del Nord Cina e del Manciukuò.

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IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6172/137 R. Bagdad, 25 novembre 1940, ore 16 (per. ore 10 del 26).

Opposizione contro Primo Ministro non mostra per ora diminuire. Alcuni giorni fa, al Senato, in sede discussione indirizzo al discorso della Corona, vari ex Ministri hanno aspramente criticato politica estera del Governo, accusandola di essere troppo ondeggiante tra l'alleanza con la Gran Bretagna e amicizia colle due Potenze Asse. In realtà non si tratta che di un nuovo tentativo arrembaggio da parte persone avide potere, per cercare riaffermare timone comando.

La stessa Ambasciata d'Inghilterra si è lamentata con l'Emiro reggente che nel discorso della Corona (vedi mio telegramma n. 126) (l) non è stata marcata nettamente distinzione tra atteggiamento Iraq verso Inghilterra e verso altri Stati europei, come si è verificato nei discorsi apertura del Parlamento in Egitto e Turchia. Ciò è stato fatto apparire come una manifestazione volontà ostile del Primo Ministro all'alleanza che lega due Paesi. Per quanto Gailani continui sostenere opportunità ulteriori passi avvicinamento alle Potenze dell'Asse (in proposito mi riservo riferire appena possibile precise proposte da lui fatte), non posso sottacere che situazione militare in Grecia dà in questo momento pretesto ad una più intensificata azione britannica contro atteggiamento del Primo Ministro.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCL 6149/2139 R. Berlino, 25 novembre 1940, ore 19,15.

Con riferimento alla precedente comunicazione sull'argomento (2), mi onoro informare che il Ministro Ribbentrop, mentre ha autorizzato l'immediata diffusione alla radio del comunicato relativo ai pellegrini che si recano alla Mecca, sarebbe d'avviso di pubblicarlo contemporaneamente nella stampa italiana e tedesca facendolo precedere, come segue, da una introduzione:

1{4

L'Inghilterra, che con crescente preoccupazione vede come le simpatie dei paesi arabi da essa oppressi si rivolgano sempre più verso le Potenze dell'Asse, dalle quali si aspettano la liberazione dal dominio di violenza britannica, si sforza di trattenere questo sviluppo diffondendo l'affermazione che le potenze dell'Asse e soprattutto la Germania hanno l'intenzione di occupare e tenere, per sé, i Paesi arabi. Onde opporsi a tale maligna propaganda e tranquillizzare i paesi arabi circa la politica tedesca nei loro confronti, il Governo tedesco ha fatto diramare per radio in lingua araba la seguente dichiarazione:

«La Germania, che è sempre stata animata da sentimenti di amicizia per gli arabi e desidera vederli prosperare, fiorire e occupare tra i popoli della terra il posto rispondente alla loro importanza storica e naturale, ha costantemente seguito con interesse la loro lotta per il conseguimento dell'indipendenza. Anche in avvenire i Paesi arabi, nei loro sforzi per raggiungere questo fine, possono contare sulla piena simpatia della Germania. Nel fare questa dichiarazione la Germania agisce in piena intesa con l'alleata Italia».

Il Ministro von Ribbentrop prega di voler fargli conoscere d'urgenza il nostro accordo sul comunicato sopra riportato e le eventuali modifiche da noi ritenute. Prega inoltre di voler proporre il giorno della contemporanea pubblicazione del comunicato sulla stampa itala-tedesca (1).

(l) -T. 5773/126 R. del 9 novembre, ore 17,15, non pubblicato. (2) -T. 36271/2018 P.R. del 15 novembre, ore 12, e t. 37157/2113 del 23 novembre, ore 17,45, non pubblicati: riferivano circa l'approvazione da parte del ministero degli Esteri tedesco del testo del comunicato relativo al pellegrinaggio mussulmano alla Mecca.
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IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ARMATE IN ALBANIA, SODDU, AL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GUERRA, SORICE

L. P. ...25 novembre 1940.

Torno ora dalla lP armata: trenta ore di lavoro ma sono contento.

Durante la mia assenza un infelice giudizio di Fornara ha messo per aria

Starace ed eccoti il suo telegramma (2).

Comunque non tenete mai conto di quello che dicono gli altri. Assicura

il Duce nel modo più assoluto che io dico la verità tutta e senza veli.

Ieri un telegramma scorato di Geloso per lo sbandamento gravissimo della Bari poteva impressionare. Io ve lo ho detto che andavo sul posto per vedere, provvedere e decidere. Ed infatti sono andato, ho veduto ed ho provveduto.

Con questo non credere che io non sia contento di Geloso che è un gran generale, noi si lavora da amici nel comune interesse e profonda volontà di servire il Duce.

Cosi pure pieno accordo con Starace ma capirai che il telegramma fu fatto in mia assenza ed in piena buona fede. Tieni presente per l'avvenire che le sole mie notizie sono accettate come positive.

Stamane, tornando, alle 10,30 ho visto i porti pieni di battaglioni e sono felice perché in tal modo mi vedo posto in grado di fronteggiare la situazione della ua armata coprendo Porto Edda (che mi sta particolarmente a cuore) Argirocastro Delvino e Tepeleni.

Scrivo male ma sono trenta ore che ruzzolo e corro. Sto però benissimo e come sempre fiducioso di raccogliere anche la lP armata.

(l) -Per la risposta vedi D. 200. (2) -Vedi D. 152, nota 2, p. 162.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI

T. S.N.D. 325/308 R. Roma, 26 novembre 1940, ore 1,30.

Autorevoli segnalazioni informano che aspirazioni bulgare verso Jugoslavia stanno determinando in questo Paese fermento e preoccupazioni. È ovvio che nel momento e nelle circostanze attuali manifestazioni irredentistiche bulgare verso la Jugoslavia sono inopportune e pericolose.

Trovate il modo di far comprendere in codesti ambienti che opinione e stampa bulgara vanno orientate non già contro la Jugoslavia ma contro la Grecia e che non manifestazioni antiserbe bensì manifestazioni anti-greche possono servire efficacemente agli interessi della Bulgaria (1).

168

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U.S.N.D. 6189/640 R. Sofia, 26 novembre 1940, ore 17,50 (per. ore 3,10 del 27).

Ieri Segretario Generale degli Affari Esteri sovietico, qui giunto da Mosca, ha, nelle sue conversazioni con Re Boris e Presidente Consiglio dei Ministri, offerta alla Bulgaria stipulazione di un patto di assistenza. Tale patto dovrebbe precedere, non escludendola, eventuale adesione della Bulgaria al Tripartito, al quale «anche Mosca potrebbe forse accedere in avvenire».

Offerta russa appare avere colpito profondamente bulgari, e anche il mio collega tedesco che con probabilità partirà per Berlino ora. Essa ha dimostrato come Russia non intenda disinteressarsi oltre della Bulgaria e come effettivamente Mosca abbia gli occhi fissati sugli Stretti.

Russi non hanno posto un termine perentorio per risposta di Sofia.

(1) In riferimento a questo telegramma Magistrati telegrafò il 2 dicembre (T. s.n.d. 6337/658 delle ore 13,10): «In occasione festa nazionale jugoslava stampa bulgara ha, per istruzioni superiori, accentuato tono cordialità nei confronti di Belgrado e ha taciuto qualsiasi accenno ad aspirazioni su territori jugoslavi>>.

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IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 6190/641 R. Sofia, 26 novembre 1940, ore 17,40 (per. ore 3,10 del 27).

Anche Turchia ha ieri avanzato una proposta a Sofia facendo presente: l o -Ambasciatore von Papen ha informato Governo turco che «Berlino non nutre alcuna intenzione aggressiva contro la Turchia». 2° -In tali condizioni Angora si dichiara pronta a dare simile garanzia a Sofia, ottenendo in cambio identica contro garanzia. Bulgari dinanzi tali offerte appaiono alquanto perplessi.

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IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MILIZIA, STARACE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. R. P. Tirana, 26 novembre 1940, ore 20.

La situazione è da ritenere invariata sul fronte della 9a Armata, unicamente perché, dopo il ripiegamento, si è perduto il contatto col grosso delle forze nemiche e siamo quindi nella fase esplorativa.

Mi sono recato sul fronte, dove ho visto il Comandante dell'Armata, Generale Vercellino; ho proseguito fino al Comando del XXV C.A., dove ho parlato col Gen. Nasci e fino al Comando della divisione Parma, dove ho anche visto le truppe, compreso un battaglione di CC.NN. (Macerata). Mi sono anche recato a Pogradec: ho visto il Gen. Aurisio, Comandante il III C.A., i Comandanti delle Divisioni Venezia e Piemonte, il Comando e alcuni reparti del 4o Bersaglieri.

Sul fronte dell'lP Armata, dove mi sono recato mentre era in corso il ripiegamento, le truppe si sono sganciate sotto la pressione del nemico, più intensa in direzione del punto di contatto fra le due Armate, precisamente con obbiettivo Premeti e cioè Vallata del Voiussa. Con la mia lettera del 15 nov. ore 19 (l) prevedevo che gli obbiettivi avrebbero potuto essere le vallate del Voiussa e del Drino. Un altro obbiettivo potrebbe delinearsi tra qualche giorno: la vallata dello Shkumbi (fronte della 9a Armata) al duplice scopo di rendere insostenibile la linea attuale e impadronirsi della zona del Thane, per privarci di un ottimo sbocco offensivo. È da scartare l'ipotesi che il nemico pensi di puntare su Librash, perché andrebbe a cozzare contro le nostre fortificazioni. Lo sbarco nella zona di Butrinto evidentemente non è stato tempestivo e pertanto anche se insisteranno, non potranno ripromettersi alcun risultato.

Si tratta ora di possibilità del nemico, che non sarà certo inesauribile e che, stando a quanto tutti indistintamente affermano, avrebbe riportato perdite di gran lunga superiori alle nostre. Allo stato attuale delle cose non ritengo si possa esprimere un sicuro giudizio.

La verità è che siamo legati a un filo; se dicessi che ancora oggi siamo alla mercè del nemico, non direi cosa inesatta.

L'episodio della Bari è sintomatico. È stato un caso tipico di abbandono di posto di fronte al nemico e il rischio al quale siamo stati esposti è stato quanto mai grave.

Col ripiegamento non si è potuto realizzare lo schieramento in profondità che sarebbe necessario, perché il fronte è vastissimo e i reparti hanno forze ridotte. La linea è una sola ed è formata dalle stesse truppe che si sono impegnate il 28 ottobre, più quelle che sono arrivate in seguito; queste ultime sono servite a tamponare di volta in volta le falle. Ieri il Gen. Aurisio (III C.A.) aveva a sua disposizione per la manovra una compagnia di carri leggeri e un battaglione del 4o Bersaglieri molto provato! Soddu, ier l'altro, ha potuto mettere a disposizione di Geloso due battaglioni appena sbarcati. Reparti così impiegati sono da paragonare a fuscelli buttati in una fornace. D'altra parte, anche a questo riguardo, fino ad oggi, nulla di diverso si sarebbe potuto fare.

Il morale dei comandanti è buono; naturalmente anch'essi subiscono le flessioni che derivano dagli avvenimenti, ma tutti sono animati dai migliori propositi. Il morale delle truppe è quello tipico dei reparti che sono stanchi e che, dopo il primo slancio, sono stati costretti a ripiegare sistematicamente, senza la possibilità di una ripresa e con l'aggravante della preoccupazione del vuoto o peggio delle infiltrazioni nemiche alle spalle. Contrariamente alle prime notizie datemi, mi si dice ora che all'inizio della battaglia le truppe hanno rivelato scarso o nessun mordente: i primi caduti le hanno fermate e impressionate. In seguito, come ho detto al Duce, non si sono dimostrate tenaci. I comandanti chiedono armi automatiche: sono state distrutte dal tiro delle artiglierie o sono state abbandonate? Probabilmente si saranno verificati i due casi. Quel che è certo è che siamo in presenza di una pericolosa mentalità, che si è andata formando in conseguenza della impostazione iniziale degli spiriti e della battaglia.

Da qualche giorno circolano voci sui massacri che i greci farebbero dei prigionieri. È in atto il solito sistema dello scaricabarile fra esercito, milizia e battaglioni albanesi, che determina uno stato d'animo di reciproca diffidenza e di reciproco rancore. Sono da aggiungere i commenti nei riguardi di Roma: si parla di sabotaggio, di tradimento e altre faccende del genere. Corre voce che De Vecchi si sarebbe dimesso dalla carica di Governatore (1), perché contrario all'avventura greca (questa parola avventura ha ora grande fortuna). Si parla di Badoglio che pur di far trionfare il suo punto di vista contrario all'impresa lesinerebbe o negherebbe le truppe e i mezzi necessari, in ciò favorito da una fazione dello S.M. mentre l'altra rimarrebbe indifferente. Si diffonde la notizia che Badoglio avrebbe chiaramente detto al Duce e a Te che l'impresa contro la Grecia non era da attuare; che Visconti-Frasca non avreb

be chiesto altre truppe, per evitare di avere sopra di sé un altro comandante. Si registra inoltre qualche incidente fra italiani e albanesi, che vengono tacciati di traditori. Oggi è stato diffuso il volantino che accludo in copia; credo che nessuna traccia fino a questo momento vi sia, che consenta di individuare i responsabili.

Le diserzioni continuano, come potrai rilevare dagli acclusi fogli (1), nei quali potrai anche leggere delle condizioni della milizia fascista albanese. Rileverai anche che la notizia della cattura di un intero battaglione, notizia data per certa dai Carabinieri, non era esatta. Altre diserzioni si sono avute ier l'altro tra albanesi appartenenti alla G.A.P. che ha in consegna le opere dello sbarramento di Librash, subito dopo un bombardamento aereo, che ha sorpreso una colonna in marcia in pieno giorno. Ma non è questo il momento di liquidare la triste partita. Provocare incidenti del genere è un errore gravissimo che può causare incalcolabili conseguenze; è un chiaro segno di irresponsabilità e, ne sono profondamente convinto, anche di paura.

(l) Vedi D. 104.

(l) Vedi D. 148.

171

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 6213/885 R. Bucarest, 26 novembre 1940, (per. ore 13 ore del 27) 21,30 Personale per S. E. il Mio telegramma 886 Ministro. (2).

Mio collega tedesco mi ha detto ieri che per far fronte ad ogni eventualità avanzata (in particolare modo, e quanto ho compreso, da parte sovietica) Fiihrer ha stabilito, d'accordo con Generale Antonescu, inviare in Romania nuove importanti unità germaniche.

Tali unità transiteranno per l'Ungheria, che è consenziente, e giungeranno quanto prima Romania.

Truppe tedesche non peseranno su bilancio romeno, ma su quello tedesco e loro rifornimenti viveri prelevati dai contingenti esportazione romena in Germania.

Secondo Fabricius non sarebbe per il momento previsto invio di truppe in Bulgaria, ove sarebbe invece organizzato servizio informazioni e segnalazioni contro eventuali incursioni aeree zona petrolifera romena.

Importante rivista militare tedesca avrà luogo Bucarest quanto prima (forse due dicembre) con intervento reparti romeni.

Sarei grato volere tener presente che mio collega tedesco mi ha fatto comunicazione di cui sopra (del resto probabilmente già nota a V. E. da fonte diretta) con preghiera di volerla [considerare] strettamente confidenziale e personale.

17 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

(l) -Non rinvenuti. (2) -Vedi D. 172.
172

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6194/886 R. Bucarest, 26 novembre 1940, ore 22,30 (per. ore 10 del 27).

Questo Ministro di Germania è venuto testé a vedermi rientrato da Berlino. Fabricius, che appariva molto soddisfatto suo viaggio, mi ha detto che Antonescu è stato accolto con particolare cordialità dal Ftihrer e da Ribbentrop con i quali ha avuto lunghissimi colloqui da solo e senza intervento di Sturza. Antonescu avrebbe ottenuto esplicite assicurazioni circa situazione in Transilvania per la quale avrebbe avuto affidamento che saranno concordate con Governo italiano urgenti disposizioni. Antonescu avrebbe quindi anche sostenuto tesi romena sulla questione territoriale con Ungheria, ripetendo noti argomenti e cioè che egli si rende conto non essere possibile sollevarla durante la guerra, ma che popolo romeno spera che sue rivendicazioni potranno essere prese in considerazione dopo la vittoria.

Sono state poi esaminate situazione politico-militare (vedi mio telegr. numero 885) (l) e questioni Danubio, circa la quale Ministro di Germania mi ha detto che il Governo tedesco intende adottare atteggiamento più risoluto in favore della Romania, aggiungendo che Fabricius giungerà oggi a Bucarest con istruzioni di opporsi a note richieste sovietiche.

Quanto a negoziati economici, essi proseguono a Berlino con intervento del Ministro romeno dell'economia. Fabricius ripartirà prossima settimana per Berlino per esaminare ulteriormente con Ministro degli Affari Esteri questioni concernenti Romania.

173

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MILIZIA, STARACE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. R. P. Tirana, 27 novembre 1940, ore 12.

In questo momento si è sparsa la notizia dell'occupazione di Corfù, notiZia che non ha avuto conferma. L'occupazione però è attesa da un momento all'altro, anche in vista del tempo, che si è messo decisamente al bello.

Su alcuni settori dell'lP Armata il nemico è tuttora attivo, mentre sul fronte della ga Armata si è limitato ad alcuni tiri di artiglieria a scopo di inquadramento. Le nostre pattuglie non sono ancora riuscite a stabilire il contatto.

La situazione, a mio parere, non è da ritenere ancora stabilizzata. Quella che può apparire la stabilizzazione di qualche tratto del fronte, altro non è che la conseguenza della inattività o della scarsa attività del nemico, il cui concetto strategico è sempre di una logica stringentissima.

Nel campo tattico, scelto il settore d'attacco, vengono eseguiti concentramenti di fuoco con aerei, con artiglieria e con mortai tipo 81; contemporaneamente interviene il fuoco delle armi automatiche, delle quali sono largamente provvisti, affidate a pattuglie che operano sempre per l'alto; sferrano quindi l'attacco a plotoni affiancati urlando e suonando delle trombe o altri strumenti del genere; più di una volta hanno gridato «Savoia! » Mi è stato riferito che sono stati visti ufficiali spingere avanti gli attaccanti a colpi di frusta. Effettuano infiltrazioni nei punti che si rivelano più deboli e determinano l'arretramento.

Il fatto che siano costretti ad attaccare a plotoni affiancati, basta da solo a dimostrare che non devono essere dotati di sublimi requisiti: eppure accade quel che accade! Il mio convincimento che il nemico manchi di sublimi requisiti, è confortato da una inoppugnabile realtà, e cioè che il nemico è scappato tutte le volte che i nostri hanno contrattaccato.

In questi giorni la loro aviazione è stata molto più attiva che nei giorni scorsi. Nella zona di Pogradec siamo in condizioni di inferiorità, perché il nemico ha ormai a sua disposizione i campi di Koriza e di Drenava, mentre il campo nostro più vicino è quello di Tirana. Quando riferii al Duce, accennai alla possibilità di valerci del lago di Ohrida, visto che non è utilizzabile, a parere dei tecnici, la zona di Qukes (a sud-est di Librash).

Nel complesso il quadro non è brillante ed io non ho esagerato, la sera del 23, telegrafandoti (l) che consideravo la situazione estremamente grave.

Io non so cosa si ha in animo di fare e quando. Quali che siano le decisioni, è da tener ben presente che la partita si presenterà molto dura. Il terreno è quello che è; e cioè un terreno intricato fino all'inverosimile, del quale si può avere un'idea esatta, soltanto percorrendolo a piedi o in automobile. L'osservazione dall'alto o peggio sulla carta fa rimanere astronomicamente lontani dalla realtà. Per una ripresa occorrono molte forze e allenate alle fatiche. Pensare di occupare la Grecia, conquistando una quota dopo l'altra, è semplicemente assurdo, quanto pensare al largo impiego di mezzi meccanizzati. Secondo me un fattore determinante potrà essere rappresentato dalle truppe alpine.

La ripresa dovrà essere travolgente in senso assoluto, tale da consentire la distruzione fisica dell'esercito greco. Ma per fare ciò, ripeto, occorrono forze imponenti e scorte altrettanto imponenti e basi di rifornimento che non possono essere quelle attuali di Durazzo e di Valona. E bisogna anche tenere presente che, una volta ammassate qui le truppe, non si potranno tenere a lungo sotto la tenda: significherebbe assoggettarle ad un forte logorio. Al momento di lanciarle, la loro efficienza sarebbe molto ridotta. Intanto è imminente l'Inverno, che non gioverà certo alle strade e che renderà il terreno ancora più difficile. Ho percorso la strada che da Elbassan porta a Gramsh e mi sono spinto fra le montagne per oltre dieci chilometri: è una strada che, tra l'altro, è interrotta da tre guadi. Mi sembra di essere in Africa! La strada che conduce da Tirana a Klisura, passando per Berat, non so quali sorprese

ci riserverà durante l'inverno, se non vengono eseguiti lavori di grossa mole, che valgano ad impedire le frane. Ignoro come si presenti qui la stagione delle piogge e delle nevi, in montagna, ma tutti mi dicono che è tutt'altro che favorevole per operazioni in grande stile. Il maltempo che si è avuto all'inizio delle operazioni e le condizioni nelle quali si sono trovate le truppe devono fare seriamente riflettere. Nella rada di Valona spesso il mare mosso ha imposto sbarchi a carattere acrobatico, con tutte le conseguenze che ne sono derivate. E fortuna che dal mare e dall'aria i convogli e gli sbarchi non sono stati molestati che in misura ridotta. Tendo ora a dichiararti che non intendo assumere né il ruolo di stratega, perché non lo sono, né di pessimista, perché non sono neanche quello; ma ritengo mio stretto dovere prospettare la realtà nella sua pienezza, perché sono convinto, e tu lo sarai indubbiamente quanto me, che, quando sarà dato l'ordine di partire, bisognerà partire con tutti i sacramenti, nel senso più sacramentale della parola. Scusami se ti scrivo così, ma ti spieghi la mia ansia, quando penso che al Duce è stata inflitta la più grande e immeritata amarezza. Ho saputo che Visconti-Frasca è stato collocato a riposo. Le decisioni del Duce non si discutono, ma creperei, se non ti scrivessi che io lo avrei fucilato nella schiena.

Ed ora veniamo a me. Mi spiace molto di doverti scrivere di me, ma è necessario anche questo.

Il 15 novembre ti ho scritto che il mio arrivo era stato gradito in modo evidente e aveva rincuorato un po' tutti (l): era la verità. Il mio stile è stato ed è quello che tu conosci, quindi nessun appiglio, nenache il più insignificante, nei rapporti con i militari e con le autorità italiane e albanesi, a cominciare da Soddu e Jacomoni, che ritengo siano lieti di avermi qui. Tutti mi hanno accolto col più schietto cameratismo, che a tutti ho ricambiato, e e ne ho avuto la prova anche dalla sincerità con la quale mi hanno parlato. Delle accoglienze che mi hanno fatto le truppe, che hanno visto in me un inviato del Duce, mi risparmio di scriverti. Non è mancata però quaiche carognetta, che ha visto in me soltanto il Capo di S.M. della Milizia, alla diretta dipendenza del Capo di S.M. Generale BadogUo, nel Comando Supremo. Nessun segno di ciò, ma, nella mia sensibilità, qualche cosa ho avvertito. Forse potrò anche sbagliare, ma non credo. Sei ora in grado, qualora ti giungano segnalazioni al riguardo, di valutarie con cognizione di causa.

Gradirei in ogni modo che il Duce sapesse che io sono venuto qui con entusiasmo, che vi rimarrò fino a quando lo vorrà, anche per l'eternità; che questo clima di guerra tonifica il mio spirito, per nulla depresso da quanto accade. È bene anche che tu sappia, a scanso di equivoci, giacché mi giungono stupide voci da Roma, che io non desidero affatto di sostituire Jacomoni, qualora debba essere sostituito. Non nutro aspirazioni del genere: te Io dichiaro con tutta schiettezza e Tu, come sempre, devi credermi.

Soddu m'incarica di dirti che non ti scrive, unicamente perché, fin dal primo momento, ha seguita la via gerarchica, pur inviando al Duce, a mezzo di Sorice, copia dei rapporti giornalieri.

P.S. Occorrono fiammiferi. Le truppe, totalmente sprovviste, li richiedono insistentemente.

Ironia della sorte!!!

Non archiviare il mio telegramma del 24 novembre corrente, perché la situazione è sempre da considerare estremamente grave.

(l) Vedi D. 171.

(l) Vedi D. 152, nota 2 p. 164 !il telegramma era in realtà del 24).

(l) Vedi D. 104.

174

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6220/51 R. Bratislava, 27 novembre 1940, ore 17,30 (per. ore 1,30 del 28J.

Tuka mi ha detto oggi che dopo adesione Slovacchia Patto Tripartito egli in qualità di Ministro degli Affari Esteri considera suo primo desiderio e dovere fare una visita Roma; egli ne ha accennato a Ribbentrop il quale ha concordato circa opportunità tale visita. Ciò tanto più che ormai è conosciuto al R. Governo anche nuovo Ministro degli Affari Esteri Romania. Tuka ha aggiunto che anche il Ministro dell'Interno Mach nella sua qualità di comandante generale Guardie Hlinka desidera fare una visita Roma. Egli potrebbe accompagnare Tuka ovvero effettuare visita successivamente a distanza di quindici giorni secondo preferenza R. Governo. Naturalmente Tuka preferirebbe che visita Mach avvenisse contemporaneamente alla sua. Qualora desiderio Governo slovacco venisse accolto in linea di principio data potrebbe essere scelta da R. Governo. Tuka ha aggiunto che naturalmente sarebbe molto gradito se visita potesse avvenire in seguito invito R. Governo pur osservando che qualora ammessa in principio, non vi sarebbero dimcoltà compierla per iniziativa e a spese Governo slovacco. In ogni modo seguito Tuka non comprenderebbe oltre ad otto persone fra cui capo sezione politica, capo protocollo ecc. Qualora Mach vi partecipasse vi sarebbe da aggiungere un suo aiutante.

Codesto Ministro di Slovacchia riceverà col prossimo corriere pure comunicazione di quanto precede. Tuka mi ha detto che intenderebbe naturalmente rendere pubblica notizia visita non appena egli fosse informato accoglimento di massima da parte del

R. Governo (1).

---~--

(l) Per la risposta di Ciano vedi D. 199

175

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6262/1030 R. Washington, 27 novembre 1940, ore 21,55 (per. ore 22,30 del 28).

Dichiarazioni che questo Ambasciatore d'Inghilterra di ritorno da Londra dopo un soggiorno di un mese ha fatto alla stampa circa necessità che Gran Bretagna, per far fronte acquisti su questo mercato, ottenga facilitazioni finanziarie entro prossimo anno, dato che sue risorse vanno esaurendosi, hanno qui riacceso discussioni circa mezzi con cui deve essere attuata e limiti entro cui deve essere contenuta politica massimi aiuti all'Inghilterra.

Infatti benché necessità sostenere con ogni mezzo resistenza britannica, pur senza giungere a intervento armato, sia ormai accettata da stragrande maggioranza questa opinione pubblica, occorre distinguere due correnti sostanzialmente divergenti. La prima composta da coloro che affermano che Londra deve continuare a pagare in contanti suoi acquisti negli S.U.A. fino a quando ne avrà la possibilità materiale e la seconda che comprende invece coloro che proclamano necessità fornire a credito, ed eventualmente anche donare, tutto quanto forze armate e popolo Gran Bretagna necessitino per condotta guerra, invocando in tale intento rimozione senza indugio impedimenti legali attualmente esistenti e precisamente legge Johnson e legge sulla neutralità.

Ma malgrado progressi che questa tendenza ha fatto o viene indubbiamente facendo, sembra che le forze di coloro che intendono spremere fino al limite estremo residue risorse britanniche siano ancora prevalenti e che quindi, se Roosevelt si deciderà chiedere al nuovo congresso modificazione coercitiva leggi, è da prevedere una seria opposizione che potrebbe essere anche non facilmente superabile.

Per quanto concerne poi intensiftcazione aiuti --ed a parte quello che possa essere questione finanziamento -sembra che industria bellica S.U.A. abbia raggiunto massima capacità produttiva degli attuali impianti e che aliquote produzione bellica consegnate all'Inghilterra non possano ulteriormente venire aumentate senza compromettere riarmo S.U.A.

Un settore nel quale S.U.A. pur rimanendo ai margini di una piena belligeranza, potrebbe invece dare ancora efficacemente all'Inghilterra in un prossimo futuro invocato ulteriore contributo, è quella marittimo e su tal punto sembra che ambasciatore d'Inghilterra abbia particolarmente insistito nelle conversazioni da lui avute al suo ritorno a Washington col Presidente e con Segretario di Stato. Contributo che potrà concretarsi tanto nel campo dei trasporti (trasferimento all'Inghilterra di tonnellaggio appartenente a Commissione federale marittima --revoca divieto fatto alle navi mercantili americane di navigare in acque ed entrare in porti belligeranti) quanto in quello della sicurezza del convogli (estensione della cosidetta zona di sicurezza in modo consentire la concentrazione forze navali britanniche nell'Atlantico Orientale ulteriore cessione alla flotta inglese di unità flotta americana -convogliamento per parte o per tutta la traversata di navi mercantili americane).

Ma se queste devono essere le possibili prospettive degli sviluppi della politica degli S.U.A. nell'attuale fase del conflitto, la possibilità di una diretta e piena partecipazione americana nel conflitto stesso appare ancora remota malgrado all'indomani delle elezioni presidenziali ambienti interventisti abbiano iniziato in pieno campagna a favore dell'intervento armato. Comunque una tale partecipazione rimarrebbe sempre subordinata alla preparazione militare paese, che gli aiuti all'Inghilterra senza dubbio intralciano e ritardano quanto meno in taluni settori, ed alle capacità resistenza che Gran Bretagna possa venire rivelando. Circa tali capacità sono qui da registrare molte e sempre maggiori riserve alimentate da notizie francamente pessimistiche provenienti da Londra nonostante censura inglese a questa stampa poiché se anche fosche tinte con cui situazione britannica viene rappresentata fanno senza dubbio parte di manovra propagandistica diretta a rimuovere ostacoli legali ad esitazioni politiche verso politica massimi aiuti (mio telegramma n. 964) (l) sembra peraltro fuori di dubbio che quadro rispecchia sostanziale situazione anche perché concorda con notizie qui recate da osservatori ufflciali reduci da Londra e primo fra tutti da Ambasciatore Kennedy il quale non ha fatto davvero mistero delle sue vivissime apprensioni.

176

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6214/546 R. Lisbona, 27 novembre 1940, ore 22 (per. ore G,30 del 28).

R. Console Lobito telegrafa quanto segue: «Governo Congo Belga ha dichiarato che a seguito stabilimento base aerea italiana in territorio belga e affondamento di un piroscafo belga per parte di un nostro sottomarino, Congo Belga si considera in stato di guerra con l'Italia. Come prima misura è stato ordinato internamento in campi di concentramento di tutti gli italiani che costituiscono un pericolo per la sicurezza della Colonia ».

Indubbiamente trattasi misure imposte dal Governo inglese.

177

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6222/142 R. Copenaghen, 27 novembre 1940, ore 22 (per. ore 6,30 del 28).

Mio telespresso 557 del 18 ottobre (2).

Al ritorno dal mio breve congedo ho trovato Ministro Affari Esteri molto plù tranquillo e ottimista sull'andamento dei rapporti tra Governo danese e

autorità occupazione german:ca. Secondo Ministro Affari Esteri queste si sarebbero rese conto impossibilità imporre al Paese codificazione Governo nazionalsocialista malvista dalla maggioranza popolazione mentre collaborazione tra autorità danesi e tedesche procederebbe in modo quanto mai soddisfacente per ambedue. Ho potuto constatare che questa credenza si è largamente diffusa anche tra i miei Colleghi ma non ho potuto finora aver conferma dal Ministro di Germania che continua mantenere anche a mio riguardo linguaggio molto prudente e circospetto. D'altro canto mi risulta che i contatti tra i danesi simpatizzanti col movimento nazionalsocialista e diverse organizzazioni tedesche vengono intensificati e che sono numerosi i giovani danesi che fanno lungo soggiorno in Germania per seguire speciali corsi istruzione politica. Anche una rappresentanza dei dirigenti sindacati operai si troverebbe in Germania per studiare organizzazione nazionalsocialista.

Segue rapporto per corriere (1).

(l) -Vedi D. 91. (2) -Telespr. 1918/557, non pubblicato: riassumeva lo stato dei rapporti tra il Governo Stauning e le autorità tedesche.
178

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. PER TELEFONO 6219/427 R. Budapest, 27 novembre 1940, ore 23.

Telegramma di V. E. n. 402 (2). Questo Ministro di Germania comunicami aver ricevuto dal suo Governo istruzioni compiere passo analogo a quello ordinato con telegramma di V. E.

n. -395 (3). Esposto per altro contiene 7 capoversi invece dei 5 comunicati da V. -E.; importa in più raccomandazioni rifugiati e espulsi rientrare proprie sedi, salvo ostino ragioni gravi; indennizzare equamente medesimi per danni sofferti, rimanendo detto indennizzo a carico rispettivi Governi, salvo accertamenti finali.

Si precisa poi il capoverso primo che sospensione espulsi e atti violenza,

di cui capoverso stesso, era stata già promessa dai due Governi.

Istruzioni Berlino riservano inoltre istruzioni che dovrei ricevere anche io

per passo analogo e contemporaneo a quello del mio Collega germanico. Questi

inoltre, è nel tempo stesso incaricato rimettere sunto relazione finale Com

missione inchiesta, già in suo possesso; laddove non è invece ancora perve

nuto a me [sunto] preannunziatomi con telegramma di V. E. n. 395.

Sono d'accordo con mio Collega germanico che egli attenda arrivo istruzioni che dovessero essermi impartite e che prego V. E. volermi inviare possibile urgenza (4).

(l) -Non pubblicato. (2) -Numero particolare per Budapest del D. 105. (3) -Numero particolare per Budapest del t. 35669 (vedi D. 85, nota 2). (4) -Vedi D. 195.
179

IL COLONNELLO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARI, EMANUELE, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. Tirww, 27 novembre 1940, ore 23.

Sono venuto in Albania per occuparmi delle cose attinenti al mio ufficio e di queste mi occupo. Però: ho occhi e vedo, ho orecchie e sento. Dico a te quanto mi pare possa avere un interesse.

Sai che sono partito da Roma con sensi di ottimismo derivanti dalla fiducia nelle capacità manovriere della Eccellenza Soddu. Non avevo torto. Tra le manovre, certamente la più difficile è la ritirata. Manovrare in ritirata con truppe (trascuro tutto il resto) alle quali si era promessa la marcia trionfale, è cosa difficilissima, tra le più difficili. Tutto ha proceduto, tuttavia, e procede, in maniera soddisfacente. Gli episodi vanno tenuti in conto di episodi. Quel che occorre è ora stabilizzare la situazione. Truppe e Comandi stanno facendo il miracolo di tenere.

Vedessi, però, come! È necessario che dall'Italia giungano al più presto uomini e mezzi. Bisogna accelerare il ritmo delle partenze. Tiene presente che sono sempre le stesse truppe che combattono e che nello stato di sproporzione in cui ci troviamo un battaglione è una goccia d'acqua: ci vogliono fior di divisioni. Soddu è tranquillo ed infonde fiducia con la sua calma. È già questa una gran bella cosa, ma bisogna che vengano anche le divisioni. E un diversivo che valga a diminuire la pressione non è proprio possibile? Sono i prossimi dieci giorni che decideranno le sorti. Se sapremo compiere lo sforzo in tempo rivivremo le ore liete cui abbiamo diritto. Il popolo albanese dà un magnifico esemp:o di disciplina e di fede, convinto com'è dell'esito finale della lotta. I visi di queste genti sono, però, cupi e serii. Segno che misurano la gravità dell'ora e non credono alle ingenue storielle come quella, per esempio, che noi stiamo portando i greci nel campo di battaglia che preferiamo.

Credo che la situazione richieda anche un provvedimento radicale in tema di poteri. Questi debbono essere riuniti tutti nella stessa persona la quale non può essere che quella di Soddu. Sei troppo intelligente perché io ti debba dire quello che tu puoi comprendere. È urgente anche la sistemazione di questa partita. Naturalmente, poiché Soddu deve occuparsi in prevalenza del problema militare bisogna dargli o un Vice o un Segretario Generale adatto. Quando dico adatto intendo dire in rapporto al momento: mentalità e sensibilità militare, perfetta conoscenza dell'Albania. L'uomo è già sul posto: il Generale Agostinucci, e con Agostinucci un funzionario di Vostra fiducia.

Scusami la chiacchierata.

180

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO

L. P. l/6671. Roma, 27 novembre 1940.

Ho Ietto con interesse il telegramma (l) col quale mi riferisci circa la conversazione avuta con von Papen.

Non è la prima volta che von Papen fa scivolare accenni ad ipotetiche restituzioni delle Isole dell'Egeo: si tratta di sue considerazioni del tutto personali che -come è ovvio -vanno lasciate senz'altro cadere ed eventualmente nella dovuta forma, controbattute.

Quanto alle «garanzie» e sopratutto ai «compensi» cui von Papen ti ha parlato, approvo il tenore della tua risposta, poiché per noi non esiste un problema di « compensi » da offrire alla Turchia.

Ciò detto, è ovvio che l'atteggiamento di codesto paese e l'orientamento della sua politica estera presentava all'Asse un interesse di primo piano e come tali vanno attentamente seguiti. Potrai quindi prestare a von Papen ogni utile collaborazione per rassicurare la Turchia sulle nostre intenzioni e, presentandosene l'occasione, potrai intonare in questo senso le tue parole con codesti uomini responsabili.

Tienimi informato degli sviluppi delia situazione.

181

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 5606. Sofia, 27 novembre 1940 (per. il 30).

Come ho informato telegraficamente (2), Berlino, dopo alcune resistenze, ha finito per arrendersi alle argomentazioni di Sofia e ha annuito al proposto rinvio ad altra epoca dell'adesione della Bulgaria al Patto Tripartito. A quanto vedo confermato dal telegramma della R. Ambasciata in Berlino (trasmessomi con telegramma n. 306) (3), l'argomentazione di maggiore peso e valore appare essere stata quella, di natura pratica e militare, che una adesione bulgara oggi, in pieno conflitto itala-greco e mentre gli inglesi stanno disponendo le loro basi aeree e controaeree nel settore di Salonicco, provocherebbe con probabilità dei voli delle forze aeree britanniche sopra la Bulgaria per raggiungere le zone petrolifere rumene alle quali i tedeschi giustamente tengono in modo particolare.

Così questa discussa e dibattuta adesione bulgara al Tripartito ha subito il rinvio, tanto desiderato dai bulgari, ed i due comunicati del D.N.B. e della

Stefani hanno, con la loro smentita, fatto cadere anche le voci di un imminente viaggio a Berlino del Presidente del Consiglio Filoff e del Ministro Popoff.

Tutto ciò ha in un primo momento suscitato qui un certo senso di distensione. Il fatto che la Germania non abbia insistito fino alle estreme conseguenze, insieme con quanto von Papen ha detto qui, durante il suo passaggio, al Re e ai Ministri bulgari circa le intenzioni non aggressive dell'Asse nei confronti della Turchia e quindi circa la possibilità di una qualche « macchina indietro» da parte di Ankara, ha fatto rinascere la speranza, in taluni. che la Bulgaria possa ancora continuare quella sua politica di equilibrio e di «contrappeso» pacifico che appare essere caratteristica degli attuali dirigenti delle sorti del Paese e che indubbiamente trova una certa rispondenza in non poche sfere di Sofia.

Molte voci sono corse, che, molte volte non controllate, hanno attribuito direttamente al Sovrano, con la sua conversazione avuta con Hitler a Berchtesgaden (1), la responsabilità e l'azione di questo momento di arresto. Si racconta perfino, e credo sia leggenda, che Re Boris, accennando alla sua ripulsione ad accedere senz'altro e immediatamente al Tripartito, abbia detto, ricordando forse le sue qualità di ottimo macchinista ferroviario: «io non salgo in un treno senza freni». E il Ministro di America, Earl, noto antiassista, ha raccontato a destra e a sinistra che il Ministro Popoff in una conversazione degli scorsi giorni avrebbe riconfermato nettamente e semplicemente la « politica di neutralità » della Bulgaria e la sua intenzione di rimanere assolutamente fuori dalle attuali complicazionì.

In tutto ciò vi è estrema esagerazione, perché i bulgari sanno troppo bene che il loro interesse di Stato revisionista è sempre, e qualunque cosa avvenga, di mantenere i rapporti più stretti con l'Asse. Ma non si può negare che taluni fatti, quali, sopratutto, la mancata avanzata italiana in Grecia e la reazione militre elleno-britnnica, l'atteggiamento sempre incerto, anche all'indomani dei colloqui Molotov-Ribbentrop, dell'Unione Sovietica, ed i continui sforzi di violinatura dell'Inghilterra a Sofia (sono ancora di oggi le dichiarazioni di Butler alla Camera dei Comuni) (2) abbiano avuto un certo peso ed abbiano concorso a questo stato di cose.

Vi è un altro elemento, di natura psicologica, del quale occorre tenere conto e le cui conseguenze sono una riprova dell'attuale stato d'animo di preoccupazione e di dubbio dei dirigenti bulgarì. Nei popoli slavi si passa spesso, e con curve impressionanti, dall'esaltazione alla depressione ed alla constatazione della propria inferiorità. In questi giorni si è piuttosto su questa curva discendente. L'episodio, di ieri, della violenta reazione jugoslava alle dichiarazioni iredentistiche sulla Macedonia, fatte al Sobranje dal Deputato Dumanoff, e sulle quali ho telegraficamente riferito, e della mancata risposta di Sofia, è, in proposito, molto caratteristico.

Si è qui giunti, infatti, a far pubblicare sulla stampa, a mezzo di telegrammi riprodotti dalla stessa Agenzia telegrafica ufficiosa bulgara, le frasi roventi dei giornali jugoslavi, che hanno persino detto che «i vari Dumanoff

sentiranno se i pugni jugoslavi siano solidi», e si è al tempo stesso impedito, con la censura, la pubblicazione delle risposte che qualche redazione di giornale sofiota aveva preparato. Si è quindi così voluto dimostrare, all'interno e fuori, che la Bulgaria, minacciata anche sul fianco da un antico e forte avversario, non è oggi in condizione di correre avventure e che le intemperanze oratorie degli irredentisti sono attualmente fuori posto e pericolose. Rinuncia e quiescenza molto interessanti e significative in un Paese come questo dove vivono centinaia di migliaia di irredenti macedoni, gente usa in altro tempo, e almeno secondo la leggenda, all'uso spiccio del tritolo e della rivoltella.

Ho accennato sopra alla circostanza che la mancata adesione della Bulgaria al Tripartito e la arrendevolezza mostrata in proposito dall'Asse hanno qui provocato, in un primo momento, un certo senso di distensione. Ho detto «in un primo momento » perché subito dopo, e cioè in questi due ultimi giorni, si è rivelata una situazione che forse ha fatto rimpiangere ai dirigenti bulgari di non avere tranquillamente preso posizione con Ungheria, Rumania e Slovacchia e di avere perduto la magnifica e tempestiva occasione della visita di Molotov a Berlino.

Questa nuova situazione è particolarmente costituita dalla decisione sovie

tica di non disinteressarsi oltre di Sofia, decisione rivelatasi e concretizzatasi

nell'offerta fatta da Mosca a Sofia, e qui portata dal Segretario Generale del

Commissariato sovietico per gli Esteri, Soboleff, di venire alla stipulazione di

un Patto di assistenza, che dovrebbe precedere l'ingresso eventuale della Bul

garia nel Tripartito (1).

Una tale proposta non è del tutto nuova. Già in altro tempo si era par

lato di una tale intenzione sovietica e, conseguentemente, del desiderio di Mo

sca di cominciare, con un tale patto, a considerare la possibilità di potersi

servire delle basi portuali bulgare sul Mar Nero. Ma poi tutto era caduto e si

era rimasti silenziosi fino al noto colloquio avvenuto tra Molotov, rientrato

da Berlino, ed il Ministro di Bulgaria a Mosca, Stamenoff (mio rapporto n. 5541

del 23 corr.) (2), colloquio che può essere considerato al tempo stesso il pro

dromo ed il commento all'odierna precisa proposta.

Oggi i Bulgari, proprio per non avere chiarito tempestivamente con una

adesione formale al Tripartito, la propria posizione, si trovano di fronte ad un

dilemma non semplice: o declinare l'offerta sovietica, adducendo di non essere

oggi minacciati da nessuno e di non vedere quindi la necessità di una « as

sistenza», e mettersi, quindi, in posizione delicata di fronte a Mosca «madre

degli Slavi», o, viceversa, accettare e creare una situazione di gravissimo equi

voco con l'Asse, e riaprire, in pari tempo, tutto il problema dei rapporti tra

URSS e Bulgaria, qui in fondo sempre desiderati non intimi.

È vero che Mosca, per non urtare eccessivamente la suscettibilità di Ber

lino, ha, anche per bocca di Soboleff, abilmente detto che questo Patto di as

sistenza bulgaro-russo «non escluderebbe una successiva adesione della Bul

garia al Tripartito, al quale la stessa URSS potrebbe in un secondo tempo

aderire». Ma ciò non cambia il problema nei suoi termini di oggi. Oggi infatti quello che interessa e pesa è la dimostrazione che Mosca, ad onta delle conversaz:oni berlinesi, delle quali, del resto, nulla di preciso si è qui saputo, intende non perdere più di vista quanto avviene in queste zone abitate da Slavi e riprende forse l'antico programma di discendere per queste vie verso gli Stretti.

Tutto fa prevedere che i Bulgari, gente abile e navigata, troveranno qualche strada per tirarsi d'impaccio. Tanto più che, in definitiva questa mossa sovietica, di carattere sostanzialmente espansionista, mostra anche, cosa molto importante per Sofia, che i rapporti tra Mosca ed Ankara sono tutt'altro che buoni e che la prima medita tuttora qualche colpo di mano ai danni della seconda (e l'offerta di garanzia turca alla Bulgaria, giunta, come ho telegrafato (1), contemporaneamente alla proposta sovietica, ne è una riprova), e quindi può giocare, nel quadro dei rapporti bulgaro-turchi, a favore di Sofia.

Non è in definitiva da escludere che, in riassunto, la risposta bulgara alla Russia sia che « siccome Sofia non aderisce per ora al Tripartito non può, in pari tempo, addivenire ad altri Patti».

Ma ciò non toglie che il momento, con questa iniziativa di Mosca, sia qui divenuto, nel campo politico, molto delicato e degno della maggiore attenzione. E non soltanto da parte dei Bulgari.

(l) -Vedi D. 158. (2) -Vedi D. 155. (3) -Numero particoìare per Sofia àel t.s.n.d. 37253, vedi D. 159, noat 2. (l) -Vedi D. 142. (2) -Vedi D. 211. (l) -Vedi D. 168. (2) -Non pubblicato.
182

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6227/897 R. Bucarest, 28 novembre 1940, ore 1,45 (per. ore 14).

Mio telegramma n. 894 (2).

Come ho riferito a V. E. con mie precedenti comunicazioni, situazione in

terna Romania presenta sintomi notevole gravità e precarietà. Alla pesantis

sima eredità del passato regime, depressione degli animi per perdite territo

riali, organica debolezza amministrativa, gravi difficoltà ordine economico, si

aggiungono scarsa efficacia azione governativa per situazione compromesso

esistente fra Antonescu e Sima, per difficoltà in seno al Ministero fra Legio

nari e seguaci del Generale, per intemperanza e inesperienza dei dirigenti Le

gionari specie alla periferia, e per scarso prestigio della polizia e della gendar

meria, accusate di aver a suo tempo perseguitato crudelmente i circoli guardisti.

Avvenimenti di questa notte aggravano pertanto situazione, soprattutto

perché, essendo essi notoriamente in contrasto col temperamento e con ripe

tute dichiarazioni di Antonescu, dimostrano al paese che movimento legionario sfugge al controllo del Conducator.

Mentre Governo sta discutendo comunicato da diramare circa avvenimenti e ricercando nuova formula di compromesso, lo stato delle cose facilita intanto vieppiù la sempre crescente influenza della penetrazione tedesca.

A parte infatti situazione internazionale, che ha indotto Antonescu, in cambio della protezione contro la Russia, accettazione larvato protettorato richiesto dal Reich, si comincia a determinare nell'elemento « borghese >> che pur era inizialmente cosi decisamente filo-francese e anti-tedesco, uno stato d'animo favorevole ad una più diretta ingerenza germanica ove questa sia destinata assicurare ordine e rispetto proprietà. A tale stato d'animo fanno riscontro legionari, che, guidati dal gruppo degli esuli di Berlino, soli superstiti degli antichi dirigenti e consci del loro relativo isolamento, sono portati a chiedere appoggio tedesco per vincere battaglia interna (torna qui frequente il parallelo con aiuto italiano alla Spagna) e pronti forse a considerare come una temporanea collaborazione quella che sta disegnandosi come una dipendenza vieppiù organizzata e che non è probabilmente ancora giunta alla sua forma definitiva.

(l) -Vedi D. 169. (2) -T. per telefono 6205/894 R. del 27 novembre, ore 18,15, non pubblicato con 11 quale Ghigi riferiva circa l'uccisione di 64 detenuti politici da parte di un gruppo di legionari addetti al penitenziario di Silava.
183

IL COLONNELLO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARI, EMANUELE, AL CAPO DI GABINETTO. ANFUSO

L. P. Tirana, 28 novembre 1940, ore 11,30.

Faccio seguito alla mia lettera di ieri sera (1). Questa notte i greci hanno premuto forte fra Argirocastro e Premeti. Geloso ha ordinato il ripiegamento per gradi sul ridotto centrale sulla linea cioè Tepeleni-Klisura.

Soddu gli ha ordinato di sospendere il ripiegamento e di resistere sul posto fino a che vi sarà una sola possibilità di tenere.

Non so fino a che punto ciò sarà possibile e penso che se la pressione continuerà il ripiegamento sarà necessario per salvare la situazione militare che oggi cede fortemente il passo a considerazioni di ordine politico e morale.

I rinforzi arrivano con una media spesso inferiore ad un battaglione al giorno e quelle che ancora si chiamano divisioni in linea altro non sono che tarme di uomini esausti e con un armamento straordinariamente ridotto.

Ti ho detto ieri, ti ripeto stamane che attuato qui quello che si è attuato, e che sa di miracolo, l'altro miracolo deve essere fatto dall'Italia. È necessario che nel più breve tempo giungano qui molte divisioni organiche e complete di mezzi allo sbarco perché non si debba ricorrere ancora al sistema dell'impiego a spizzico e del frammischiamento.

Non aggiungo altro perché devo consegnare subito al corriere.

P. -S. In questo momento apprendo che Soddu, non intendendo soggiacere alla forza degli eventi ha ordinato a Geloso un contrattacco in corrispondenza del punto di maggior pressione.

Certo siamo di fronte ad un momento delicato e che potrà forse avere conseguenze dolorose quali la perdita di Argirocastro.

Agli effetti militari, però, qualora la manovra di ripiegamento dovesse farsi per finire sul ridotto centrale, la qual cosa non dubito che avverrebbe in perfetto ordine, la situazione dell'Armata Geloso ne risulterebbe forse rafforzata.

(l) -Vedi D. !79.
184

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37903/142 P. R. Bagdad, 28 novembre 1940, ore 18,25 (per. ore 5,15 del 29).

Mio telegramma n. 137 (1). l) Primo Ministro mi fa sapere che in questi giorni in relazione con la situazione militare italo-greca -si sono Iatte estremamente attive pressioni britanniche contro l'indirizzo da lui rappresentato. A mio avviso gli gioverebbe molto qui se radio trasmissioni arabe Bari e Berlino denunziassero manovre inglesi dirette a forzare volontà arabi e mettesse in rilievo resistenza opposta da Gailani fiducia nelle Potenze dell'Asse in quanto questo Ambasciatore di Germania ha dichiarato voler rispettare indipendenza ed integrità territoriale Paesi arabi.

2) Da fonte sicura apprendo che giorni fa Ambasciata d'Inghilterra ha presentato al primo ministro una nota con carattere ultimativo che gli fa principale carico seguenti punti: persistente atteggiamento anti-britannico, orientamento opinione pubblica in senso favorevole Asse ed opposizione ad ogni iniziativa inglese nel campo propaganda, mantenimento relazioni diplomatiche con l'Italia, propensione per ripresa dei rapporti con la Germania, ristabilimento comunicazioni telegrafiche con Italia e Germania. Gailani avrebbe respinto termini nota. Tensione fra lui e Ambasciata d'Inghilterra, che si appoggia sull'Emiro reggente per spuntarla, è acuta e potrebbe anche sboccare in una crisi improvvisa;

3) Evidentemente Gailani non può difendersi da questo nuovo attacco che provocando reazione opinione pubblica locale e altri Paesi arabi, ai quali termini dissenso possono essere rivelati soltanto dalle radio italiana e tedesca.

Riterrei pertanto opportuno si desse con ogni urgenza corso al desiderio del Primo Ministro assicurando.

(l) Vedi D. 164.

185

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 37680/!>04 P. R. Bucarest, 28 novembre 1940, ore 18,30. (per. ore 18,45).

Questo Ministro di Germania ha ricevuto, assieme alla comunicazione del rapporto Rogeri di Villanova -Altenburg sul trattamento delle minoranze della Transilvania, istruzioni di fare a questo Governo comunicazione d'accordo con me. Pertanto Fabricius non ha per ora fatta alcuna comunicazione in proposito al Governo romeno in attesa che anche io riceva analoghe istruzioni da V. E.

Poiché mio collega tedesco desidererebbe effettuare passi del caso presso Governo romeno prima della sua partenza per la Germania, prevista per lunedì

o martedì, sarei grato a V. E. se volesse farmi giungere, con cortese urgenza comunicazioni al riguardo (1).

186

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6259/1039 R. Washington, 28 novembre 1940, ore 20,46 (per. ore 12,20 del 29).

Mio telegramma n. 1030 (2). Commissione Senato per Affari Esteri rinviato ieri all'esame del nuovo Congresso che verrà convocato gennaio p.v. proposta avanzata alla fine di settembre u.s. da senatore King (miei telegrammi 799 e 800) (3) e diretta a rimuovere a favore della Gran Bretagna limitazioni poste a concessione prestiti e ad estensione prestiti da legge Johnson e da legge sulla neutralità.

Senatore isolazionista Nye ha annunziato che per contro riservasi presentare anche egli a nuovo Congresso proposta per una indagine umciale intesa accertare effettiva disponibilità risorse finanziarie inglesi.

In complesso può dirsi che asserzione questo Ambasciatore d'Inghilterra risorse sono sul punto di esaurirsi ha prodotto senso imbarazzato stupore in ambienti Wall Street che, calcolando che allo scoppio della guerra Gran Bretagna disponesse qui fra oro, fondi e titoli per oltre 5 miliardi di dollari, ritengono che soltanto un terzo di tale ammontare sia stato speso in un anno.

Infatti ricordo debiti di guerra è qui ancora molto scottante e, nonostante calore sentimenti filo britannici, tale da costituire una seria remora ad una eccessiva liberalità in materia finanziaria.

A tale riguardo si è da più parti in questi ultimi giorni affermato che e ove Gran Bretagna non disponesse più ai sumcienti mezzi di pagamento per acquisti su questo mercato, essa potrebbe pur sempre indursi a cedere sovranità isole nelle quali Stati Uniti d'America si sono già assicurate basi in amtto, per ottenere cancellazione debiti di guerra sottraendosi così ad applicazione legge Johnson.

(l) -Per la risposta di Ciano vedi D. 195. (2) -Vedi D. 175. (3) -T. 4936/799 R. e t. 4949/800 R. del 2 ottobre, non pubblicati, riferivano circa Il progetto dì legge presentato dal senatore Kìng diretto ad adottare a favore della Gran Bretagna una eccezione al divieto di concessione di prestiti ai paesi inadempienti ai debiti di guerra, imposto dalla legge Johnson.
187

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6265/429-430 R. Budapest, 28 novembre 1940, ore 22,37 (per. ore 12,20 del 29).

Csàky ha illustrato alla Commissione degli Esteri Camera adesione al Tripartito sottolineando accrescimento prestigio che ne deriva per Ungheria e diritto che essa così definitivamente acquista di far sentire sua voce nella ricostruzione europea sotto egida Roma Berlino.

Ha ammesso che, aderendo, Governo ungherese si è assunto dei rischi ma ha sottolineato che ciò era indispensabile ed ha dichiarato che con protocollo Vienna Ungheria ha pagato « ultima quota » sue obbligazioni verso Asse.

Circa eventuali conseguenze adesione Csàky, riferendosi dichiarazioni Ribbentrop Vienna, ha fatto ipotesi aggressione terzo Stato contro Ungheria, che importa automatico intervento tre grandi Potenze suo favore, nonché caso che uno Stato oggi non belligerante aggredisca tre grandi Potenze, ciò che determinerebbe immediata solidarietà Ungheria verso gruppi di Stati aggrediti e risponderebbe preoccupazione prospettare (l) adesione Ungheria circoscritta quadro rapporti con grandi Potenze.

Concludendo Ministro Esteri, dopo aver accennato intenzioni Governo rafforzare rapporti con Jugoslavia, si è riferito nostra azione in Grecia dichiarando che coloro che si rallegrano perché Italia non ha ancora conquistato Grecia sono degli illusi. Italia ha tale forza da poter consentire a singoli Stati di rifiettere senza che questo menomi suo prestigio.

Analoghe dichiarazioni sono state successivamente fatte Csàky alla Commissione degli Esteri Camera Alta, dove preoccupazioni circa riflessi protocollo Vienna su politica generale Ungheria, di cui Csàky mi aveva fatto come riferii precedentemente accenno (2), hanno trovato eco in disamina a sfondo critico ex Presidente Bethlen ed in osservazioni e richieste di chiarimenti da parte altri membri commissione.

18 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Decrittazione controllata:.. (2) -Vedi D. 126.
188

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6677/143 R. Copenaghen, 28 novembre 1940, ore 23 (per. ore 4 del 29).

Dopo soggiorno 24 ore Copenaghen di carattere strettamente privato ieri è partito alla volta Berlino Ministro degli Affari Esteri romeno Sturtza. Gli ho dato occasione incontrarsi questo Ministro degli Affari Esteri ed altre personalità danesi. Egli mi ha manifestato sua profonda soddisfazione per il recente soggiorno romano e sentimento gratitudine per V. E. e per Duce sopratutto per il fatto di avere a diverse riprese ripetuto davanti Generale Antonescu che i nuovi sentimenti amicizia e stima dell'Italia per la Romania erano basati soprattutto sulla fratellanza tra il Fascismo ed il Guardismo (dall'insieme suo dire traspariva un certo contrasto tra spirito legionario romeno e l'atteggiamento Generale Antonescu che usurperebbe figura successore designato di Codreanu).

Nei riguardi situazione attuale balcanica Sturtza ritiene: l) Entro tre mesi Romania sarà in grado di collaborare anche con armi con le Potenze Asse.

2) Turchia e Bulgaria debbono essere considerate potenzialmente nostri nemici perché sotto la influenza russa cui amicizia e volontà collaborazione con noi non sarebbe sincera.

3) Ungheria contro le apparenze punta sulla definitiva vittoria inglese e tresca con l'Inghilterra e America.

Inoltre mi risulta che egli ha intenzione proporre oggi a Ribbentrop istituire per la protezione delle minoranze ungheresi e romene in Transilvania regolamento simile a quello fissato per le minoranze tedesche e polacche Alta Slesia con il trattato tedesco-polacco del 15 maggio 1920, naturalmente scartando clausola attinente Lega delle Nazioni. Questa idea gli è stata suggerita da una personalità danese e questo Ministero degli Affari Esteri gli ha procurato copia del Trattato da servire come base della discussione.

189

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 46. Tirana, 28 novembre 1940.

Come ho già fatto presente con i telegrammi nn. 1163 e 1165 del 24 corrente (1), l'avvenuto ripiegamento delle nostre forze e la ancora insicura situa

zione di queste mantengono il popolo albanese in uno stato di angoscia e di preoccupazione.

La propaganda straniera, fatta di notizie tendenti a dare la sensazione di continui nostri ripiegamenti e della ferma decisione dei greci di combattere fino a ridare completa indipendenza all'Albania, incomincia a far presa nell'animo dei più pavidi e malsicuri elementi di questo popolo che guarda con ammirazione e timore ai forti e che non è allenato alla guerra dei nervi.

A tutto questo si aggiunge ora la notizia che n Generale inglese Percy, ex organizzatore della Gendarmeria albanese, che ha risieduto per oltre 15 anni in questo paese, si è portato a Corcia insieme ai suoi vecchi collaboratori inglesi ed albanesi, per organizzare attentati ed atti di sabotaggio nelle nostre retro vie.

Di fronte a tale stato di cose, ulteriori notevoli arretramenti della nostra linea di difesa, con la conseguente perdita di altri grossi centri abitati, potrebbero intaccare la compagine albanese, fino ad oggi degna, in verità, della nostra considerazione.

Nessun serio incidente e nessun pubblico lamento è stato infatti registrato fino ad oggi. Gli episodi verifl.catisi in alcuni reparti albanesi alla fronte, episodi che, a giudizio delle Eccellenze Soddu e Starace, rientrano nel quadro dei comuni fatti di guerra e le cui cause sono da ricercarsi essenzialmente nei criteri da noi adottati per l'inquadramento e l'impiego dei reparti stessi, non debbono essere agitati come sintomi di una ostilltà albanese.

Mi tengo, ad ogni modo, in stretto contatto con le più influenti personalità del paese (1).

(l) Vedi D. 162.

190

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO A LIONE, CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 153. Lione, 28 novembre 1940 (per. il 3 dicembre).

Mi onoro riassumere, ritenendole di qualche interesse, alcune considerazioni sull'attuale fase della politica francese formulatemi da un alto funzionario, addetto alla Presidenza del Consiglio a Vichy.

Secondo n mio interlocutore la politica operata dal Maresciallo, vivissimamente caldeggiata da Laval che ne è stato n vero ideatore, dovrebbe essere n preludio, almeno nella speranza di quest'ultimo, ad una forma d'intervento attivo nella lotta contro l'Inghilterra nella prossima primavera.

La formula che definisce la Francia la <<collaboratrice dell'Asse di domani» attualmente usata su vastissima scala dalla stampa umciale ed umciosa, dalla radio e da tutti gli ambienti facenti capo a Laval sarebbe stata prescelta

per abituare l'opinione pubblica all'idea di un'amancamento sempre più completo all'Asse. Solo seguendo tale via, la Francia potrebbe partecipare alla spartizione del bottino inglese e trovarne una ricompensa delle cessioni territoriali che la disfatta del giugno le imporrà di fare all'Italia e alla Germania.

In seno al Gabinetto, condividerebbe l'idea di Lavai solamente il Ministro della Marina, ammiraglio Darlan. Gli altri componenti sarebbero decisamente ostili al predetto punto di vista, ritenendo che attualmente il gabinetto francese debba volere solamente la scrupolosa esecuzione delle clausole armistiziali e non ipotecare l'avvenire. Assolutamente avversi ad un prossimo sbocco della politica francese in tal senso sarebbero pure l'esercito, parte della marina, le amministrazioni pubbliche, infine la maggioranza dei francesi per la grande dimdenza nutrita nei riguardi delle protrerte collaborazionistiche germaniche

o per sentimento atavico. I fautori di Lavai si sforzerebbero a mettere accuratamente in evidenza

vantaggi finora riscossi, ma i negatori di tale politica sarebbero convinti che i successi tanto magnificati si riducano a gesti di portata limitata (prossima liberazione di 50.000 prigionieri di cui 30.000 rappresentati dagli internati in Svizzera, facilitazioni postali ed invio di denaro fra la Francia libera e quella occupata, qualche accordo di scambi commerciali).

Per quanto poi riguarda la concessione di mantenere in emcienza una grossa aliquota della flotta, qui si sosterrebbe trattarsi almeno per il momento di un favore fatto all'Asse, perché sarebbe stata l'unica maniera di impedire l'installarsi di basi inglesi più o meno coperte dalla bandiera di de Gaulle, in pieno Mediterraneo.

Si tratterebbe infine di concessioni che sarebbero state accordate anche a governi meno collaborazionisti perché imposte dalla necessità di non aumentare il caos e per evitare che la Francia gravi sulle spalle dei vincitori come un'enorme massa inerte.

I veri proftttatori della politica lavalliana sarebbero quindi ritenuti da questa opinione pubblica, quegli ambienti industriali e commerciali per i qual1 la collaborazione con la Germania costituisce un completamento di carattere economico, ambienti che a più riprese nel passato tentarono già tale politica fatta fallire con tutti i mezzi dall'alta finanza per i noti motivi. Scapini, de Brinon ecc. non sarebbero che i porta-voce più o meno interessati dei predetti ambienti, i quali fornirebbero largamente all'ex avvocato d'atrari Lavai i mezzi per far la propaganda della politica comune.

A detta del mio interlocutore, la Gran Bretagna sorveglia da vicino i tentativi fatti dal Vice Presidente del Consiglio per un intimo amancamento all'Asse, e sfruttando l'ambiente favorevole dato dall'esistenza di una grande maggioranza composta di tiepidi e di oppositori svolge un'intensa attività per moltiplicare le segrete cellule del partito di de Gaulle e per diffondere ogni sorta di voci tendenziose. Una delle prove più evidenti dell'impotenza di Vichy sarebbe quella della continuamente rinviata fondazione di un unico partito atto a formare una salda piattaforma politica al presente governo.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

191

L'INCARICATO D'AFFARI A HELSINKI, SEGANTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6340/280 R. Helsinki, 29 novembre 1940, ore 0,15 (per. ore 7 ).

Ho voluto controllare stamane presso questo Segretario Generale degli Affari Esteri la fondatezza di insistenti voci di rottura dei negoziati russofinlandesi per le miniere di Petsamo (1).

Egli mi ha detto che già da tempo si notavano crescenti manifestazioni di impazienza da parte russa per una mancata rapida soluzione, ma che non si può parlare di rottura dei negoziati, tuttora in corso a Mosca, tra quel Ministro di Finlandia e quel Governo.

Basandosi nell'interesse della Germania per il minerale e non per la miniera, si spera nell'etllcacia di trattative recentemente iniziate tra Berlino e Mosca, a tale riguardo, per distendere la situazione, facendo comprendere al Generale sovietico il vitale interesse della Finlandia a conservare buoni rapporti con l'Inghilterra per mantenere indisturbate l'attività transoceanica del porto di Petsamo e la marcata urgenza di una soluzione, dato che il minerale non sarà estratto prima di marzo, essendo appena giunti i macchinari. Non si annette importanza ad incidenti di scarso rilievo relativi alla smilitarizzazione delle isole Aland, dove i russi non consentissero l'uso dell'uniforme da parte degli aviatori finlandesi e riterrebbero incompleta la distruzione di forti colà costituiti dai russi nel 1914. Deve tuttavia registrarsi un crescente nervosismo generale specialmente nell'imminenza delle dimissioni del Presidente della Repubblica.

192

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6288/267 R. Shanghai, 29 novembre 1940, ore 3 (per. ore 3,05 del 30).

Nella riunione ieri a Nanchino, Consiglio politico abbinato al potere dopo aver approvato trattato cino-giapponese (2) procedè alil'elezione di WangChing-Wei a Presidente del Governo nazionale della Repubblica Federale cinese.

Sino ieri Wang-Ching-Wei sostituiva idealmente il presidente eletto nell'impossibilità di questi di sottrarsi alla prigionia di Chungch'ing.

Mi risulta che la nomina di Wang-Ching-Wei, da lui ostacolato per mesi con argomenti giuridici e di opportunità politica, è stata impostata dai suoi partigiani per rafforzare autorità del capo, per abolire una finzione che già appariva troppo artificioso, per porre fine al giuoco dilatorio col quale si ri

spondeva ad ogni tentativo di intesa, per forzare infine il Governo di Tokio ad assumere un più deciso atteggiamento e maggiori responsabilità verso il Governo di Nanchino.

(l) -Vedi D. 65. (2) -Vedi D. 163.
193

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6270/761-762 R. Tokio, 29 novembre 1940, ore ... (l) (per. ore 22).

Questo Vice Ministro Affari Esteri mi ha consegnato stamane copia del trattato (2) che verrà firmato domani a Nanchino fra Governo giapponese e Governo nazionale della Repubblica di Cina, il quale viene così senz'altro formalmente riconosciuto. Trattato ha, come annessi, due protocolli ed una dichiarazione comune dei Governi del Giappone, della Cina e del Manchukuo che concernono rispetto alle relative sovranità e territori, relazioni di buon vicinato, comune azione anti comunista e cooperazione economica, materie per le quali i tre Governi si riservano concludere accordi ulteriori. Riassumo testo documenti giacché mi viene assicurato che essi verranno radio-diffusi subito da Nanchino.

Riguardo al Trattato sono annessi tre protocolli segreti dei quali, per altro, non mi è stato comunicato il testo. Essi concernono:

l) cooperazione navale cino-giapponese nel sud della ... (3). Si tratterebbe soprattutto dell'utilizzazione delle basi marittime meridionali cinesi da parte del Giappone;

2) ... (3) ed utilizzazione delle risorse di Amoy dell'isola Hainan e di quella vicina;

3) cooperazione, sulla base del trattato, nella Mongolia interna, nel norà Cina, nel basso bacino dello Yang-Tze, Amoy, (3). Vice Ministro mi ha aggiunto che riconoscimento Wang-Ching-Wei non esclude affatto nelle intenzioni di Tokio possibilità di giungere ad intese con Chan-kai-Schek, ma visto che le cose minacciano quanto meno di andare per le lunghe, non era assolutamente il caso di prolungare oltre la situazione ed aspettativa di Nanking. Sembra che ormai si sia qui finalmente convinti che Chungch'ing rappresenta assai più che una frazione della Cina, il centro dal auale U.S.A. ed Inghilterra conducono sotto altro nome, la lotta armata contro 11 Giappone per impedirgli altra libertà d'azione che stimano pregiudizievole al loro cospicui interessi.

Nel corso della conversazione mi è stato fatto alcun cenno alla questione del nostro riconoscimento del Governo Nazionale cinese. Comunicato Roma e Shanghai.

194.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6679/765 R. Tokio, 29 novembre 1940, ore 9,40 (per. ore 6,40 del 30).

Da buona fonte apprendo che questo Governo penserebbe a soppiantare Kurusu a Berlino facendovi tornare come Ambasciatore Generale Oshima di cui al mio telegramma n. 545 (1). Sostituzione sarebbe motivata da opportunità avere a Berlino Rappresentante che goda maggiore personale influenza e fiducia ambienti governativi e che riesca a loro dare impressione di quella più effettiva e stretta collaborazione del Giappone colle Potenze dell'Asse che è qui reclamata dai numerosi ed importanti gruppi politici insoddisfatti della politica estera dell'attuale Gabinetto (2).

195.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AI MINISTRI A BUCAREST, GHIGI, E A BUDAPEST, TALAMO

T. 37661 P. R. Roma, 29 novembre 1940, ore 14.

(Per Bucarest) Vostro telegramma n. 904 (3).

(Per Budapest) Vostro telegramma n. 427 (4).

(Per tutti) Agite d'accordo con Vostro collega tedesco sulla base istruzioni da lui ricevute che sono concordate con noi. Vi invio per corriere il sunto della relazione finale della Commissione d'inchiesta. Telegrafato Bucarest e Budapest (5).

196.

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6261/1188/15 R. Tirana, 29 novembre 1940, ore 14 (per. ore 17,45).

Segreto per Eccellenza Ministro.

Eccellenza Soddu informatomi che pressione greca è sempre minacciosa. Scopo sottrarre popolazione a tiri artiglierie, bombardamenti aerei Comando disposto sgombero centri abitati di Porto Edda, Delvino, Argirocastro, Premeti e Pogradec.

Mentre provvedo diretta assistenza profughi cerco evitare che notizia sgombero deprima e inquieti spirito pubblico. Ricorrenza 28 novembre trascorsa tranquilla in tutta Albania. Nessuna manifestazione non prevista e nessun incidente (1).

197.

L'INCARICATO D'AFFARI A HELSINKI, SEGANTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6683/281 R. Helsinki, 29 novembre 1940, ore 15 (per. ore 7 del 30).

Come è stato segnalato con i quotidiani telegrammi stampa Stefani Speciale, l'atteggiamento di questa stampa ha marcato un crescendo antitaliano alimentato dagli [avvenimenti] di Taranto e di Coritza che ha costituito sempre la nota saliente dei titoli su più colonne, dopo il miglioramento di brevissima durata conseguente all'intervento segnalato con mio telegramma n. 263 (2). La concomitanza delle notizie a noi sfavorevoli da differenti fonti mi ha indotto a ritardare un ulteriore passo presso questo Ministero Affari Esteri: tuttavia il ripetersi di editoriali nettamente antitaliani mi induce a considerare l'opportunità di un intervento più energico prendendo lo spunto da ripetuti articoli di fondo dell'Arbetarebladet nei quali fra l'altro si arriva ad esortare l'opinione pubblica a prendere posizione per i soldati della democrazia e della libertà che trovansi nei principi per i quali combattono energie superiori a quelle degli eserciti dei governi che non rappresentano il sentimento popolare. Tanto facendo paralleli fra i finlandesi e i greci nella loro «eroica lotta contro l'aggressore" e citando « pensatore italiano" secondo il quale la ragione delle sconfitte italiane negli ultimi 50 anni, da Adua a Guadalajara va ricercato nel fatto che il popolo italiano non ha desiderato le guerre volute dal Regime e non le segue.

Salvo ordini contrari di V. E. presenterei nota in merito (3).

198.

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37975/426 P. R. Ankara, 29 novembre 1940, ore 19,20 (per. ore 19 del 30).

Telegramma di V. E. n. 181 (4) segreto.

Anche qui sono giunte notizie di probabile sollevazione Gebel Druso. Tuttavia la confidenza fatta dal Primo Ministro Iraq al R. Ministro a Bagdad mi sembra miri piuttosto a mettere una pulce nell'orecchio, per ottenere l'adesione dell'Italia all'auspicata istituzione di un Governo nazionale arabo a Damasco. Progetto formazione Governo fu uno degli argomenti dei colloqui avuti

(-4) Vedi D. 103, nota l. Il 181 è Il numero particolare di protocollo per Ankara.

nella scorsa estate dal Ministro della Giustizia Iraq con von Papen (mio telegramma del 10 luglio 178) (1).

Non vi può essere dubbio sul fatto che Inghilterra eccita le ambizioni territoriali della Turchia verso la Siria in genere ed Aleppo in specie; e non escludo che anche von Papen, per opposti fini, abbia fatto balenare agli occhi dei turchi addirittura compensi in quella direzione. Ma è da escludere che allo stato delle cose attuali, e fino a quando la situazione giuridica e politica della Siria rima-nga inalterata, Turchia prenda iniziativa di occupazioni militari anche perché forze militari turche dislocate zona della Siria non sono notevolmente aumentate in questi ultimi giorni e sono valutate in quattro divisioni (2).

199.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI

T. 37662/49 P. R. Roma, 29 novembre 1940, ore 23,30.

Vostro telegramma n. 51 (3).

Governo Fascista apprezza vivamente desiderio Tuka e Mach di fare una visita a Roma e ringrazia. Appare tuttavia preferibile che visita abbia luogo più tardi ad epoca da stabilirsi di comune accordo.

EprimeteVi opportunamente costi in tal senso in modo da non lasciar alcun dubbio sull'apprezzamento che noi facciamo dell'intendimento manifestato (4).

200.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI

T. 37665/1476 P. R. Roma, 29 novembre 1940, ore 22,30.

A vostro telegramma 2139 (5).

Avendo codesta Ambasciata con telegramma 2113 (6) riferito che codesto Ministero degli Esteri aveva disposto fosse subito diramato alla stampa e alla radio germanica il noto comunicato relativo al pellegrinaggio alla Mecca, da parte nostra è stato provveduto analogamente; e detto comunicato è già apparso sui nostri giornali.

Sono poi d'accordo che si provveda da parte tedesca e italiana a pubblicare un altro comunicato che dia aftldamenti circa il futuro dei Paesi arabi, ripetendo i concetti già resi noti al riguardo.

Quanto al testo faccio presente quanto segue: Il comunicato proposto riproduce la nota dichiarazione radio tedesca del 22 ottobre. Esistono oerò varie radio-emissioni italiane di analogo contenuto

{2) Rltrasmesso a Bagdad e Beirut con t. 37971 P.R. del 7 dicembre, ore 2,25. {3) Vedi D. 174. {5) Vedi D. 165.

e diramate anche precedentemente a quella tedesca. Si potrebbe pensare quindi ad una redazione che tenesse conto di questa circostanza che indubbiamente ha la sua importanza.

Il testo del comunicato potrebbe essere pertanto il seguente:

«L'Inghilterra, che con crescente preoccupazione vede come le simpatie dei Paesi arabi da essa oppressi si rivolgano sempre più verso le Potenze dell'Asse, dalle quali si aspettano la llberazlone dal dominio di violenza britannico, si sforza di trattenere questo sviluppo diffondendo l'affermazione che le Potenze dell'Asse hanno l'intenzione di occupare e tenere per sé i Paesi arabi.

Onde opporsi a tale maligna propaganda e tranquillizzare i Paesi arabi circa la politica delle Potenze dell'Asse nei loro confronti, i Governi italiano e tedesco confermano quanto nanno grà fatto diramare per radio in lingua araba; e cioè che essi, sempre animati da sentimenti di amicizia per gli arabi e dal desiderio di vederli prosperare, fiorire e occupare fra i popoli della terra il posto rispondente alla loro importanza storica e naturale, hanno costantemente seguito con interesse la loro lotta per il conseguimento dell'indipendenza; e che anche in avvenire i Paesi arabi, nei loro sforzi per raggiungere questo fine, possono contare sulla piena simpatia delle Potenze dell'Asse».

Ove codesto Governo sia d'accordo nel testo sopratrascritto, il comunicato potrebbe essere pubblicato contemporaneamente sulla stampa italiana e tedesca alla data del 3 dicembre.

Si potrebbe anche pensare a due comunicati distinti, uno italiano e uno tedesco, di analogo contenuto, che terminassero ognuno con la frase che l'altra Potenza è in pieno accordo. Però è da tenere conto che un comunicato comune delle due Potenze dell'Asse quale quello sopraprogettato è evidentemente destinato ad acquistare maggior rilievo ed emcacia.

Prego telegrafare (1).

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (2) -Vedi D. 163. (3) -Gruppo !ndec!frato. (l) -Vedi serie IX, vol. V, D. 552. (2) -Ritrasmesso a Berlino con t. 37980 P.R./1484 del 3 dicembre. (3) -Vedi D. 185. (4) -Vedi D. 178. (5) -Ohigi rispose con t. 38236/933 P.R. del 3 dicembre, ore 22,10, quanto segue: «D'accordo con mio collega tedesco ho efrettuato presso questo Governo comunicazione scritta in merito r!sultanze inchiesta In Transllvanla Comm!BS!one d'Inchiesta Roger! d! Villanova -Altenburg e della quale trasmetto testo per corriere». Per la risposta di Talamo vedi, Invece, D. 205. (l) -Questo telegramma è sottolineato e vlstato da Mussolini. (2) -T. 5739/263 R. del 9 novembre, ore 0,36 non pubblicato: riferiva circa l'atteggiamento della stampa finlandese nel confronti del conflitto !taio-greco. (3) -Per la risposta di Ciano vedi D. 226. (l) -Vedi serle IX, vol. V, D. 213. (4) -Per la risposta di Roncalll vedi D. 206. (6) -Vedi D. 165, nota 2.
201

L'ONOREVOLE ASQUINI AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma. 29 novembre 1940.

Ho accompagnato nel viaggio a Monaco e a Berlino il Ministro Grandi, che ha ottenuto un eminente successo non solo personale, ma anche politico. Mancavo dalla Germania dall'autunno 1939 e tengo a trascriverVi qualche sommaria impressione:

l) Il morale della Germania, all'ingresso di questo secondo inverno di guerra, comparato con quello di un anno fa, è veramente granitico, cosi in alto, come in basso. La guerra è già considerata sostanzialmente vinta e la nuova fase della guerra, breve o lunga che sia, è considerata come fase di liquidazione. Questa nuova fase viene affrontata senza leggerezza e senza impazienza, ma senza il peso di gravi preoccupazioni.

Gli effetti dei bombardamenti inglesi a Berlino sono insignificanti.

2) Lo stato economico della Germania si presenta da ogni aspetto areisolido. Vi è una rigorosa disciplina dei consumi, ma ognuno ha il suo pane più che sumciente e nessuno è insumcientemente vestito né mal vestito. Dal volume dei tramci meccanici si ricava l'impressione che anche per le materie prime vi deve essere piena tranquillità.

In questo momento particolari cure sono dedicate allo sviluppo dei traffici con la Russia, e specialmente all'organizzazione delle comunicazioni col Pacifico attraverso la Transiberiana. Come contropretazione, la Germania ha assunto il non lieve onere di rifornire di carbone anche la Russia baltica.

3) Sulla situazione dei paesi occupati domina in Germania un senso non solo di tranquillità, ma di soddisfazione.

La Germania controlla Polonia, Norvegia, Belgio, Olanda, Francia con un complesso di soli millecinquecento funzionari civili presi dall'Amministrazione Germanica, i quali sono favoriti dal confronto con le pletoriche e corrotte Amministrazioni sostituite. Il processo di riorganizzazione della Polonia è particolarmente favorito da.Jlla propaganda filo germanica che è fatta dagli stessi Polacchi rientranti dalla Polonia occupata dai Sovieti.

4) L'amicizia verso di noi non è più la superficiale antica amicizia romantica di altri tempi, ma è effettivamente la solidarietà cameratesca di compagni d'armi. Il Vostro ultimo discorso ha toccato profondamente i cuori. I successi delle nostre armi sono apprezzati con serietà. Il fuoco di paglia greco non ha ingannato in Germania nessuno. Molto più di questo fuoco di paglia interessava nei giorni scorsi in Germania la cattura in Sicilia del generale inglese dell'aria.

5) Anche questa volta, come sempre, mi sono persuaso che l'alleanza italo-germanica sul piano storico e sul piano politico è un evento di così vaste possibilità per il nostro paese e per la nostra Rivoluzione, che solo i miopi o i pavidi o i falsi furbi possono non vedere.

La frustata del Vostro ultimo discorso al mondo piccolo borghese (anche se blasonato), maldicente o reticente, è stata anche nei suoi effetti «esterni » molto opportuna, perché ha avuto anche in Germania vasta e profonda eco.

(l) Cosmelli rispose con t 37920/2165 P.R. del 30 novembre, ore 19, quanto segue: «Sottosegretario Woermann assicura farà conoscere con la massima sollecitudine avviso Governo Reich al riguardo, ma per l'assenza di Ribbentrop dubita che ciò possa avvenire per la data del 3 dicembre. È quindi da prevedere un ritardo di uno o due giorni». Vedi D. 221.

202

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6338/768 R. Tokio, 30 novembre 1940, ore 9 (per. ore 20,30 del 1° dicembre).

Oggi nel corso di una colazione a cui partecipava Matsuoka egli ha pubblicamente dichiarato che riconoscimento nuovo Governo (1) non deve in alcun modo significare che verranno interrotte trattative Chung King. Ha anzi aggiunto di aver fatto pervenire un messaggio personale a Chang Kai Shek

per fargli sapere che «la porta è ancora aperta». Matsuoka ha evidentemente voluto attutire con tali dichiarazioni le reazioni che improvvisa decisione della firma del Trattato cino-giapponese e suo contenuto potrà provocare sopratutto a Mosca ed anche a Berlino. Risulta del resto che Matsuoka intendeva temporeggiare ancora almeno fino alla fine dicembre ma che pressioni forze armate lo hanno indotto ad anticipare sul previsto. A questo proposito è notevole una dichiarazione formale fatta ieri in Consiglio dei Ministri dai Ministri Marina e della Guerra nella quale si assicura che forze armate sono pienamente solidali fra di loro e decise ad appoggiare Gabinetto Konoye. Il che potrebbe essere, di fronte a situazione prospettata nel mio telegramma n. 672 (1), contro partita offerta da forze armate per tale cambiamento loro politica.

203.

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6291/145 R. Bagdad, 30 novembre 1940. ore 10,40 (per. ore 5,30 del 1° dicembre).

Mio telegramma n. 142 (2).

Da ulteriori riservate informazioni mi risulta che nota dell'Ambasciata d'Inghilterra è stata respinta dopo una movimentata seduta Consiglio dei Ministri nella quale Nuri Said -che prima aveva tentato avallare imposizione britannica intimorendo Emiro reggente -ha dovuto arrendersi unanime e fermo atteggiamento suoi colleghi.

Risposta negativa Governo Iraq è stata quindi firmata da tutti i Ministri e pare sia stata inviata direttamente a Londra per marcare anche una presa di posizione personale contro l'Ambasciatore d'Inghilterra.

Circoli governativi e nazionalisti arabi sono ora in ansiosa attesa della reazione di Londra paventandosi in prima linea eventualità occupazione militare.

204.

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37964/429 P. R. Ankara, 30 novembre 1940, ore 14 (per. ore 19,45).

Ho veduto stamane Saracoglu.

Egli mi ha detto che stampa è stata di nuovo ammonita tenere un linguaggio più misurato nei riguardi dell'Italia e dell'Asse. Gli ho risposto che non me ne ero accorto. Subito dopo Saracoglu mi ha vivamente pregato à1 intervenire presso V. E. perché siano facilitate e sollecitate le pratiche inerenti

critiche del ministro della Guerra contro la politica Interna del gabinetto Konoye.(2ì Vedi D. 184.

concessioni del visto transito sui passaporti degli studenti turchi che si trovano Grecia (in proposito richiamo mio telegramma n. 209 del 2 agosto scorso) (1). Saracoglu ha soggiunto, come per stabilire immediatamente la contropartita, che egli aveva già autorizzato Consolato turco Rodi concedere visto transito attraverso Turchia di qualche italiano del possedimento che ne aveva fatto domanda a scopo rimpatrio. Aveva anche autorizzato partenza per Rodi di un veliero carico di fichi.

Ho assicurato che avrei telegrafato a codesto Ministero.

(l) Vedi D. 193.

(l) T. 5394/672 R. del 27 ottobre, ore 9,25, non pubblicato: riferiva, tra l'altro, circa le

205

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37950/434 P. R. Budapest, 30 novembre 1940, are 18,45 (per. ore 1,35 del 1° d icem bre). Telegramma di V. E. 439 (2).

D'accordo con mio collega germanico abbiamo fatto stamane passi prescritti. Passo ha avuto carattere verbale con rilascio appunto conversazione base istruzioni già impartitemi da V. E. aggiornate come da istruzioni tedesche di cui al mio telegramma n. 427 (3). Conte Csàky mi ha detto che, a seguito intesa sospensione espulsione intervenuta 24 corrente Berlino già aveva spedito ordine autorità militari transilvana, di cui copia aveva incaricato rispettivamente Ministri ungheresi rimettere Roma Berlino. Inoltre proponevasi fare compiere immediato passo Bucarest in merito ripresa negoziati. Mi ha soggiunto tenterà nondimeno esclusione Valerio Pop cui personale attitudine e interessi attribuisce fallimento precedenti negoziati.

Ha tenuto assumere farmi notare che nonostante tregua stampa rigorosamente qui osservata riguarda Romania, da parte romena organo ufficiale Romena Nons aveva attaccato testé con violenza inaudita Ungheria. Gli era stato inoltre segnalato stamane espulsione uffici consolari famiglie minoritari ungheresi dalla Romania circa cui riservavasi controllare.

206

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37965/53 P. R. Bratislava, 30 novembre, ore 19,10 (per. ore 7,25 del 1° dicembre).

Telegramma di V. E. 49 (4).

Questo Governo è grato per pronta cortese accoglienza data suo proposito. Esso intende compiere visita data più gradita R. Governo e non avrebbe in ogni modo previsto data anteriore prossimo gennaio. Questo Ministro degli Affari Esteri ha sottolineato che suo intendimento è esclusivamente rendere doveroso omaggio al Governo Fascista e non (dico non) chiedere alcun che. Questo va posto in relazione con note aspirazioni. Si gradirebbe qui conoscere quando possa essere data notizia stampa e se in questa occasione possa parlarsi di invito Governo Fascista (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -È 11 numero particolare di protocollo per Budapest del D. 195. (3) -Vedi D. 178. (4) -Vedi D. 199.
207

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. RR. S. N. D. 6304/654 R. Sofia, 30 novembre 1940, ore 22,15 (per. ore 19,30 del 1° dicembre).

Questo Ministro Affari Esteri mi ha detto che ha convocato nel pomeriggio Ministro sovietico e gli ha comunicato risposta negativa Bulgaria ad invito di Mosca per stipulazione patto di assistenza (2). Argomentazione Bulgaria può cosi riassumersi:

l) Bulgaria che desidera mantenere con U.R.S.S. rapporti di profonda amicizia ringrazia per offerta da essa appunto considerata negli attuali difficili momenti come gesto di amichevole interessamento.

2) Essa però deve dichiarare che offerta sovietica appare basata su presupposto che Sofia possa temere reazione armata Turchia nel caso di una sua azione intesa realizzare sue aspirazioni sull'Egeo. Ora viceversa Bulgaria non ha alcuna intenzione intervenire in armi a tale scopo e anzi augurasi che sue aspirazioni possano un giorno essere realizzate in via pacifica.

3) Mosca inoltre conosce che Sofia ha già discusso, precedentemente ad offerta sovietica, sua adesione patto tripartito dando una sua adesione di principio. Pertanto essa non potrebbe ora addivenire alla stipulazione di un altro patto senza creare malintesi con l'Asse.

4) Sofia quindi ringraziando prega Mosca comprendere come essa si veda nell'impossibilità di accettare sua proposta amichevole.

Ministro dell'U.R.S.S. si è limitato prendere nota.

Ministro Affari Esteri nell'informarmi di quanto precede ha attirato l'attenzione su riservatezza tale conversazione. Egli ha ricevuto subito dopo me mio collega di Germania.

(l) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che Ciano abbia risposto. (2) -Vedi D. 168.
208

lL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. R. S. N. D. 6306/655 R. Sofia, 30 novembre 1940, ore 20,15 (per. ore 19,20 del 1° dicembre).

Sofia non ha ancora risposto alla Turchia circa nota proposta (1). In una nuova presa di contatto tra questo Ministro Affari Esteri ed il mio collega di Turchia si è compreso come per « garanzia » Angora intende ottenere da Sofia assicurazione che Bulgaria non permetterà che altri paesi si servano del suo territorio a scopo militare. Turchia si dichiara pronta promettere altrettanto, cosa questa oggi assolutamente superflua e inutile, dato che gli inglesi hanno già loro basi su vicino territorio greco.

Mentre le cose stanno così, mio collega tedesco secondo quanto mi informa questo Ministro Affari Esteri è venuto ora a dirmi che Berlino vedrebbe di buon occhio stipulazione tra Sofia e Angora di un patto di non aggressione.

Proposta tedesca lascia Bulgaria alquanto perplessi. Essi infatti data odierna risposta negativa alla Russia circa offerta di un patto di assistenza (2) giustamente temono che oggi un patto turco-bulgaro possa nettamente urtare Mosca.

Sofia quindi va piuttosto orientandosi verso una «dichiarazione» che conferma sua volontà di non aggredire Turchia.

209

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37947/583 P. R. Belgrado, 30 novembre 1940, ore 23 (per. ore 1,35 del 1° dicembre).

Vice Presidente Consiglio Macek mi ha detto a Zagabria che conte Csàky è atteso a Belgrado per mercoledì.

Ministro degli Affari Esteri in conversazione odierna mi ha confermato che visita è in massima decisa indicando però che data precisa non era ancora stata stabilita.

È da notare tuttavia che questo Ministro d'Ungheria è partito ieri per Budapest.

210

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 6303/520 R. Mosca, 30 novembre 1940, ore 24 (per. ore 18,30 del 1° dicembre).

Ho chiesto al mio collega tedesco se e quale seguito avesse avuto a Mosca questioni discusse durante visita di Molotov a Berlino. Schulenburg mi ha

risposto che sue recenti conversazioni Presidente del Consiglio Commissario del Popolo hanno toccato quasi esclusivamente problemi economici relativi all'interscambio fra i due Paesi nonché questione concernente liquidazione interessi tedeschi nei paesi baltici.

In materia di scambi commerciali, talune difficoltà sorte durante le trattative fra Commissario del Popolo per commercio estero Mikoyan e Delegato tedesco Schnurre, sarebbero state superate in seguito intervento di Molotov e mio collega si mostra soddisfatto dei risultati raggiunti. Egli ha fiducia di poter ugualmente raggiungere soluzione soddisfacente per liquidazione interessi tedeschi nei paesi baltici, sulla base somma globale che il Governo sovietico verserebbe al Reich, il quale si incaricherebbe di pagare risarcimenti proporzionati ai suoi connazionali ed enti interessati. Somma offerta sarebbe minore di quella domandata da Berlino ma abbastanza considerevole ed equa. Con questo pagamento a forfait sarebbero eliminate difficoltà e lungaggini per valutazione dei singoli reclami. Governo tedesco non si è pronunciato ancora definitivamente in proposito, ma Ambasciata di Germania considera problema come prossimo alla soluzione. Mi ha tuttavia chiesto di considerare notizia come riservatissima.

Ho menzionato allora informazione fornita a Incaricato d'Affari da Ribbentrop (telegramma di V. E. 209) (l) e gli ho chiesto se la questione politica della collaborazione dell'URSS con Potenze del Patto tripartito avesse avuto qualche sviluppo e se egli avesse discusso con Molotov tema delle zone di influenza. Ambasciata di Germania mi ha risposto negativamente osservando che unica conversazione di Berlino fra Molotov e Ribbentrop era stata molto generica, senza che da parte tedesca fossero state fatte proposte precise o avanzati piani concreti. Secondo Schulenburg, Ribbentrop avrebbe semplicemente prospettato opportunità che URSS collaborasse di fatto, anche senza aderire formalmente, alla politica di ricostruzione delle tre Potenze ed avrebbe accennato in modo generico alla utilità di eventuale discussione sulla sfera di influenza russa. Molotov avrebbe risposto che questione meritava serio esame, e si era riservato predisporre in proposito suo Governo.

Fino ad oggi Molotov non avrebbe ripreso conversazioni sull'argomento con Ambasciatore di Germania.

Collega tedesco si mostra in complesso soddisfatto della situazione, pur essendo persuaso che il Governo sovietico non abbandonerà facilmente attuale situazione, consistente nel riservare propria libertà d'azione. Credo comunque esatta notizia, secondo la quale Governo sovietico ha dato risposta sostanzialmente negativa alle offerte di collaborazione da parte britannica, e vedo in ciò sintomo favorevole.

Schulenburg parte entro due giorni con Schnurre per breve soggiorno a Riga dove deve occuparsi delle questioni dei reclami tedeschi e della situazione Uffici Consolari germanici nei Paesi Baltici.

(l) -Vedi D. 169. (2) -Vedi D. 207.

(l) Vedi D. 96, nota 3.

211

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6323/0366 R. Sofia, 30 novembre 1940 (per. il 2 dicembre).

Le note dichiarazioni fatte da Butler alla Camera dei Comuni, con le quali il Governo britannico ha riaffermato che Londra, qualora Sofia non abbia aiutato in questo periodo, né attivamente né passivamente, i nemici della Gran Bretagna, avrà cura di garantire alla fine della guerra l'integrità e l'indipendenza della Bulgaria, hanno qui avuto una cattiva stampa.

Mentre nessun articolo di commento favorevole è apparso, varie sono state le voci di critica a questa nuova, anche se indiretta, offerta della famigerata garanzia britannica. Particolarmente notevole è stato un editoriale del Mir dal titolo, ironico, «Ringraziamo», il quale termina con le seguenti parole: « Adesso, quando si forgiano le sorti di tanti popoli, quando si pongono le basi di una Europa nella quale la nostra torturata terra con pieno diritto vorrà prendere un più giusto posto di vita, ci consolano dicendo che faranno il possibile per assicurare, e ciò dopo molti "se", l'integrità e l'indipendenza della Bulgaria, tale quale è oggi. Ringraziamo».

212

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6375/0342 R. Budapest, 30 novembre 1940 (per. il 4 dicembre).

Csàky mi ha detto che a seguito adesione Ungheria accordo tripartito da parte nord-americana erasi marcato tale atteggiamento che Ministro ungherese Washington aveva qui inviato proprie dimissioni. Dimissioni erano state naturalmente respinte e Ministro ungherese in questione messo a riposo d'ufficio.

Nondimeno atteggiamento americano verso Ungheria permaneva grave. Sumner Welles avrebbe fatto intendere Governo Stati Uniti proporrebbesi trarre ogni conseguenza da condotta Ungheria, per cui Csàky attendesi ritorsioni economiche e finanziarie, forse anche rottura rapporti diplomatici. Frattanto sarebbe stato negato exequatur Console Ungheria Pittsburg.

Conte Csàky attribuisce atteggiamento americano anche azione personale questo Ministro Stati Uniti, circa cui attività ho più volte riferito e di cui nonostante già segnalati replicati tentativi questo Governo non sarebbe stato possibile ottenere richiamo.

All'azione dello stesso Ministro Conte Csàky attribuisce recrudescenza opposizioni della politica generale del Governo manifestatasi recente ripresa lavori parlamentari di cui ho riferito.

19 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

213

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6398/ S. N. R. Mosca, 30 novembre 1940 (per. il 5 dicembre).

Mio telegramma n. 504 del 19 corrente (1).

Ho controllato presso il mio collega germanico le informazioni fornitemi da questo Ambasciatore del Giappone a proposito della sua conversazione con Molotov, ed ho constatato nella versione data da Tatekawa a von Schulenburg delle varianti che credo doveroso di segnalare.

Secondo quanto l'Ambasciatore di Germania crede di aver compreso, Molotov avrebbe dichiarato a Tatekawa che l'U.R.S.S. sarebbe disposta a firmare col Giappone un patto di non aggressione soltanto alla condizione che il Giappone «restituisse all'U.R.S.S. i territori russi occupati dal Giappone». Molotov non avrebbe meglio precisato di che territori si trattasse, ma Tatekawa ha compreso che il suo interlocutore voleva alludere alla parte meridionale dell'isola di Sakhalin.

Molotov aveva subito aggiunto che si rendeva conto essere diiDcile per il Giappone di accettare simile proposta, e per questo aveva suggerito a sua volta la conclusione di un patto di neutralità. Anche questo Patto veniva però subordinato da parte russa ad una contropartita, la quale doveva consistere nella rinuncia giapponese alle concessioni godute dal Giappone nella parte settentrionale (sovietica) dell'isola di Sakhalin.

Se il Giappone avesse accettato tale proposta, il Governo dell'U.R.S.S. sarebbe stato disposto a dare compensi sotto forma di fornitura di materie prime. Molotov avrebbe menzionato in proposito la possibilità di fornire al Giappone fino a 100.000 tonnellate di petrolio.

Tatekawa avrebbe risposto che non era in grado di pronunciarsi a nome del suo Governo e che poteva soltanto riferire a Tokio l'offerta di Molotov. A titolo personale fece però notare subito che il quantitativo di 100.000 tonnellate sarebbe stato comunque insufficiente e che si doveva parlare di almeno

200.000 tonnellate.

Questa è la versione von Schulenburg, che si differenzia dalla mia in quanto io credevo di aver compreso che Molotov aveva subordinato la firma del Patto di non aggressione alla semplice rinunzia delle concessioni giapponesi nel nord Sakhalin (anziché alla restituzione all'U.R.S.S. del sud Sakhalin), che l'offerta di un Patto di neutralità era stata fatta senza richiesta di contropartita.

Secondo informazioni raccolte posteriormente alla mia conversazione con Tatekawa (conversazione avvenuta ad un ricevimento alquanto rumoroso) sono incline a credere che la versione di von Schulenburg sia più esatta della mia. Comunque mi riservo di controllare e di riferire ulteriormente (2).

214.

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4463/1630. Mosca, 30 novembre 1940 (per. il 5 dicembre).

Mio rapporto n. 4304/1574 del 16 novembre (1).

A parziale modifica delle informazioni inviate con il rapporto sopraindicato, ho l'onore di comunicare che, da notizie riservatamente raccolte da buona fonte, è risultato che la questione delle miniere di Petsamo ha fatto oggetto di dettagliati e delicati negoziati tra Molotov e i governanti tedeschi durante le conversazioni di Berlino.

Occorre premettere che, con il passo fatto il 22 ottobre dall'Ambasciatore Cripps a Molotov, il Governo inglese aveva fatto conoscere al Kremlino di non avere alcuna obiezione a che le miniere di Petsamo passassero in proprietà od amministrazione e sfruttamento sovietico purché il prodotto non fosse inviato in Germania.

Senonché Molotov, nelle sue conversazioni berlinesi non ha tenuto in alcun conto le proposte inglesi suddette, perché risultati raggiunti sono in assoluta contraddizione con esse e si possono riassumere coi seguenti punti:

l) La proprietà delle miniere sarà metà (50%) finlandese, metà sovietica. I finanziamenti inglesi e canadesi (circa 300 milioni di marchi finlandesi) saranno rimborsati da una nuova società che sarà formata quanto prima. Per permettere la costituzione di questa società e per estromettere gli interessi anglo-canadesi, il Governo finlandese ha dovuto presentare al parlamento una legge d'espropriazione delle miniere in parola.

2) La Germania parteciperà allo sfruttamento tecnico mediante ingegneri e operai.

3) Il prodotto sarà distribuito nella misura del 60% alla Germania e 40% all'URSS.

La risposta del Governo finlandese alla richiesta perentoria fattagli da Molotov (vedi mio rapporto numero 4307/1574 sopracitato) al principio di novembre sarà portata in questi giorni al Kremlino.

215.

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 772/382. Bagdad, 30 novembre 1940 (per. il 18 dicembre).

Mio telegramma 146 di oggi (2). Facendo seguito al telegramma citato trascrivo qui di seguito i punti più importanti della conversazione da me avuta col Mufti di Gerusalemme:

l) Il Mufti è molto grato al Governo fascista per l'accoglienza che è stata fatta al suo rappresentante da parte del R. Ministero degli Affari Esteri, particolarmente dall'Ambasciatore Buti. Da quanto Teufik Shakir gli ha riferito e dal primo segno della benevolenza del Governo fascista, ha tratto il convincimento che l'Italia appoggerà concretamente la causa della rivoluzione palestinese.

Questa -egli ha detto -una volta cominciata deve essere seriamente perseguita sino alla fine, e non dubita che l'assistenza delle Potenze dell'Asse sarà pienamente rispondente allo scopo.

2) Il Mufti precisa il fabbisogno in armi e munizioni, oggetto del mio telegramma in riferimento.

3) Quanto al fabbisogno finanziario, viene da lui valutato all'incirca in

40.000 (quarantamila) sterline, di cui la metà egli conta di procurarsi in paesi arabi e l'altra metà egli attende dall'Asse. Quindi egli fa ancora assegnamento su noi e la Germania per quindicimila sterline.

4) Egli mi ha confermato la notizia di recenti attentati a Gerusalemme contro Fakhri Nasciascibi, che è rimasto ferito, e contro due noti scrittori egiziani recatisi in Palestina per farvi propaganda filobritannica.

Ma la ripresa di azione dovrà essere caratterizzata dalla formazione di bande regolari, sull'esempio di quanto fece Abdel Krim nel Marocco. Egli pensa anzi alla possibilità di arruolare elementi marocchini, ora soldati in Siria. Non gli mancano comandanti militari, dato che vari capi palestinesi fuorusciti nell'Iraq hanno potuto -col consenso del governo locale e sotto nomi iracheni -seguire corsi nella Scuola militare di Bagdad conseguendo il relativo diploma. Il partito nazionalista palestinese ha ramificazioni in Transgiordania (varie notabilità di quell'Emirato sono in comunicazione col Mufti), tra i mussulmani delle Indie e dell'Afganistan e perfino nel Waziristan.

Una volta convenientemente armati, i ribelli palestinesi sarebbero in grado di disturbare seriamente, o addirittura. di tagliare, non solo le -comunicazioni tra Palestina ed Egitto ma anche quelle tra Palestina ed Iraq.

5) Il Mufti è tornato ad insistere sulla questione di un governo nazionale in Siria, che -secondo lui -stroncherebbe le manovre della Gran Bretagna e della Turchia in un settore così delicato per la condotta della guerra. Gli stessi ribelli palestinesi si sentirebbero più tranquilli se potessero avere un fianco sicuro colla presenza di un governo arabo amico. Vari palestinesi si trovano attualmente nelle prigioni francesi della Siria. Altri sono fuorusciti nell'Iraq. Se qualcuno di questi ultimi elementi potesse rientrare in Siria, se ne avvantaggerebbe molto la preparazione della rivoluzione in Palestina.

Insomma il Mufti dà grande importanza alla costituzione di un governo nazionale in Siria, oltre che per sventare i piani angloturchi, anche perché una Siria libera sarebbe un punto di appoggio per la rivoluzione palestinese e sorgente di forza materiale e morale per l'Iraq.

6) Il Mufti raccomanda pure gli aiuti delle Potenze dell'Asse all'Iraq. Se l'esercito iracheno fosse convenientemente armato, prenderebbe l'iniziativa di una azione a favore dei palestinesi.

7) Oltre agli obiettivi già segnalati per la nostra aviazione (fabbrica ebraica di potassa all'estremità nord del Mar Morto e centrale elettrica Ruthenberg al sud del lago di Tiberiade) egli indica come altri obiettivi:

a) caserma di Sarabend presso Ramleh, a pochi Km. da Giaffa. b) fabbrica di cemento Nesher tra Caifa e San Giovanni d'Acri vicino alla raffineria di petrolio.

8) Infine il Mufti ha pregato di non tenere in nessun conto le iniziative che potessero venire a Roma e a Berlino, a Beirut e a Stambul e Ankara, da parte di arabi i quali -sia pure con le migliori intenzioni -parlassero a suo nome. Si raccomanda pertanto che i rapporti tra noi e lui passino soltanto attraverso questa R. Legazione o attraverso il suo segretario Teufik Shakir.

(l) -Vedi D. 127. (2) -Vedi D. 243. (l) -Non pubbUcato, ma si veda D. 197. (2) -Vedi D. 250.
216

IL COLONNELLO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARI, EMANUELE, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. Tirana, ... novembre 1940 (1).

Continuo ad intrattenerti sulle questioni che ritengo meritevoli di particolare considerazione a mano a mano che cadono sotto la mia osservazione. Italiani in Albania (tieni ben presente che alla base del mio ragionamento c'è sempre la situazione del momento in rapporto alle operazioni militari).

È chiaro che gli italiani armati con un moschetto, con gli scarponi chiodati, la barba lunga e con tutti gli altri durissimi segni del combattente sono tenuti in gran conto e costituiscono in questo momento l'elemento migliore della coesione spirituale e morale tra Italia e Albania.

Gli altri, compresi gli elementi militari di qualunque grado e di qualunque categoria venuti in Albania prima del determinarsi della situazione attuale con intendimenti del tutto utilitaristici, sono elementi di disordine. Per i militari sta provvedendo il Comando, per i non militari dovrebbe bene provvedere qualcuno.

Si tratta, infatti, di gente: -che aveva un lavoro da fare; che non può più lavorare per forza di cose e che appare preoccupatissima degli interessi propri. I riflessi di sif!atti atteggiamenti sono assai dannosi di fronte agli albanesi che si vedono costretti a sacrifici ben maggiori. -che era abituata ad avere un ruolo e che questo ruolo non può più avere di fronte alla necessità del ruolo unico militare. -che aveva sempre tenuto atteggiamenti guerrieri prima che la guerra si presentasse nei suoi aspetti più duri e che si è rannicchiata in un angolo; ma non in un angolo silenzioso, ma in un angolo di blaterazione e di mormorazione. -che viene a cercare l'espediente per tentare il forzamento dell'avvenire sbandierando raccomandazioni e protezioni spesso inesistenti.

Metti insieme questi elementi nei piccoli cerchi delle piccole città albanesi, dà loro in pasto come argomento centrale quello della disgraziata guerra in atto, e vedi quel che ne viene fuori! ...

Non pretendo che il mio sia il risultato di un lavoro in profondità, è lavoro di superficie, ma con constatazioni dirette. Ogni superficie, peraltro, ha le sue profondità. A mio modesto parere bisogna vuotare più che sia possibile onde ridurre al minimo le preoccupazioni del Comando, quanto meno bisogna evitare che venga altra gente.

Correre l'alea di dovere adottare provvedimenti gravi a carico di italiani in Albania sarebbe veramente imprudente. Si darebbe uno spettacolo tutt'altro che edificante.

La situazione continua ad essere delicata.

L'armata Geloso è abbarbicata al terreno ma il Comando si è dovuto porre questo problema: l'Armata si farà distruggere sul posto, e sta bene. Ma quando questa Armata non esisterà più che cosa troverà l'avversario sulla sua strada?

Poiché il miracolo della moltiplicazione dei pani non si ripete ed i rinforzi arrivano come arrivano bisogna guadagnare la linea più economica. Giacché è necessario garantire il possesso della forza che c'è: prima per assicurare, non perfezionare, la difesa e poi per preparare l'offesa.

I nuovi sacrifici di territorio sono necessari e credo che Soddu dovrà obbedire all'imperativo categorico militare e compierli. Egli è sempre sereno e fiducioso.

Ieri sono stato a Durazzo dove ho parlato con gente proveniente dall'Italia tra cui il Colonnello del Carabinieri Cerri. In coro mi han detto tutti che fa senso il cattivo funzionamento dei porti di Bari e di Brindisi.

Fra l'altro sembra si faccia differenza tra piroscafi requisiti e noleggiati. Per questi ultimi Ci noleggiati) i Capitani fanno il comodo loro: partono quando vogliono, fanno intervenire per ogni quisquilia le organizzazioni sindacali, di notte sospendono il carico e così via di seguito.

Bisognerebbe che i comandanti dei porti fossero sottoposti ad opportune cure ricostituenti e che tirassero fuori un po' di energia.

Eventualmente occorrerebbe mandare dei Commissari militari con pieni poteri, molto a posto, consci della gravità del momento. di mente sana, ma anche capaci, all'occorrenza, di buttare qualcuno a mare.

Tornerò a scriverti appena possibile.

(l) La lettera è senza data, ma dalla sua posizione nel fascicolo si può attribuire alla tl.ne di novembre.

217

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6333/269 R. Shanghai, 1° dicembre 1940, ore 6 (per. ore 2,30 del 2). Miei telegrammi 255 e 256 (1). D. 163.

Ieri 30 novembre dopo otto mesi di negoziati e dopo ultimo pubblico appello di Wang Ching Wei a Chiang Kai Schek ha avuto luogo a Nanchino la firma del trattato di pace con Cina giapponese che comporta riconoscimento ufficiale da parte del Governo giapponese del Governo di Wang Ching Wei.

Riassunto trattato diffuso subito dopo contiene quasi tutti gli elementi da me telegrafati. Scarsi i commenti, e anche quelli di ispirazione giapponese circondati da troppe riserve.

Chung King prima con la campagna di stampa in corso ha reagito contro avvenimento (secondo la tradizione del Kuomintang) col terribile attentato contro il treno Shanghai-Nanchino e con l'assassinio del Capo della gendarmeria giapponese a Pechino.

(l) Vedi
218

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6332/431 R. Ankara, 1° dicembre 1940, ore 17,33 (per. ore 6,40 del 2).

Telegramma di V. E. n. 37704/C (1).

Qui nulla è trapelato delle proposte sovietiche alla Bulgaria. Anche Legazione di Bulgaria le ignora o finge di ignorarle. Von Papen mi ha detto nel colloquio recentemente avuto con Re Boris questi gli parlò dell'offerta di una specie di garanzia unilaterale avanzata dalla Russia, offerta alla quale Re Boris si proponeva di rispondere che Bulgaria non si sente minacciata da nessuno.

Non ho alcun elemento che confermi la notizia di una proposta turca alla Bulgaria per reciproco scambio di garanzie. Gli aspetti e gli indizi dell'attuale situazione politica e diplomatica porterebbero anzi ad escluderne attendibilità. Questo Ministro di Bulgaria è partito ieri per Sofia dove si tratterrà alcuni giorni. Nel prendere congedo da me mi ha detto si recava a Sofia per informare il suo Governo sul nervosismo di questi circoli politici e giornalistici e per essere informato delle intenzioni del suo Governo. In modo analogo si è espresso con von Papen.

219

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6334/432-433 R. Ankara, 1° dicembre 1940, ore 20 (per. ore 6,45 del Z).

tato. Che anzi egli sapeva che Saracoglu nella riunione del gruppo parlamentare del Partito Repubblicano del Popolo tenutasi il 26 novembre si era espresso nel senso che le assicurazioni date da Von Papen non potevano considerarsi tranquillizzanti e che «la situazione restava grave». Saracoglu avrebbe dichiarato ai deputati a mò di esempio che potrebbero bastare gruppi di poliziotti inglesi posti a guardia del campo di aviazione di Salonicco per dare motivo alla Germania di affermare che un fronte inglese era in costituzione nei Balcani e pertanto di intervenire in qualunque momento.

Perciò von Papen nel colloquio con Ismet Inonu è ritornato su questo argomento ed ha spiegato al Presidente «da soldato a soldato» che cosa egli intendeva per fronte inglese o fronte anglo-turco nei Balcani. Alle sue spiegazioni il Presidente della Repubblica ha risposto che gli inglesi non hanno alcuna intenzione di creare un nuovo fronte nei Balcani « e del resto non ne sono capaci». Per giustificare le misure precauzionali prese da Turchia il Presidente ha detto a von Papen che effettivamente si temeva una discesa delle forze tedesche attraverso i Balcani allo scopo di aiutare l'Italia nel conflitto con la Grecia. Von Papen ha risposto che conflitto italo-greco non è che episodio della guerra dell'Asse contro l'Inghilterra, che l'Italia non ha chiesto e non ha menomamente bisogno dell'aiuto della Germania per stroncare resistenza greca, che riserve militari dell'Italia sono ingenti ed intatte. Ismet Inonu ha dimostrato gradire queste assicurazioni ed ha allora soggiunto che Bulgaria, sentendosi appoggiata dall'Asse, potrebbe credere giunto il momento di realizzare le sue aspirazioni in Egeo e quindi muovere in guerra contro la Grecia; in questo caso la Turchia sarebbe tenuta a intervenire in favore della Grecia per obblighi derivanti dal patto balcanico. A questo von Papen ha replicato che anche recentemente Re Boris gli aveva riconfermato esclusiva intenzione della [Bulgaria] di realizzare le sue legittime aspirazioni soltanto con mezzi pacifici ed al momento della pace.

Senza chiamarlo «ordine nuovo>>, ciò che dà tanta ombra ai turchi, von Papen ha lungamente illustrato al Presidente il lavoro politico che l'Asse sta svolgendo, contemporaneamente allo sforzo militare, per terminare al più presto la guerra e dare un definitivo assetto all'Europa. Gli ha detto convenientemente che era assurdo da parte della Turchia di puntare sempre e soltanto sulla carta inglese senza neanche occuparsi di stabilire contatti con l'altra parte; che era anche assurdo di prendere per oro colato le chiacchiere della propaganda inglese circa i pretesi atteggiamenti negativi della Bulgaria e della Spagna: il fatto che questo Stato non abbia ancora aderito al Patto Tripartito non costituisce che il dilazionare compimento di una formalità, in quanto che in realtà essi sono completamente aderenti alle idee dell'Asse; che anche l'incontro fra il Ftihrer e Maresciallo Pétain, svoltosi in una atmosfera di reciproco rispetto, avrebbe dovuto far comprendere che se pur la Francia dovrà pagare caro il fio dei passati errori non è nelle intenzioni dell'Asse di imporre una pace di vendetta.

Von Papen ha riportato l'impressione che Ismet Inonu sia meno ottuso del suo Ministro degli Affari Esteri e più propenso a continuare i contatti con l'Asse. Secondo von Papen Ismet Inonu intende assolutamente mantenere la Turchia al di fuori del conflitto ed evitare in speciale modo una guerra con la Germania.

(432) Von Papen è venuto stamane da me per mettermi al corrente del colloquio avuto col Presidente della Repubblica il 29 novembre. Ha premesso che colloquio con Saracoglu del 23 novembre (2) non ha ottenuto alcun rl:sul

(l) -Non rinvenuto: si tratta, con ogni probabilità, della r!trasmissione del D. 168. (2) -Vedi D. 157.

(433) Quando nel corso del colloquio, von Papen ha esposto al Presidente come e perché fossero inutili i tentativi e gli sforzi fatti dall'Inghilterra per avere l'U.R.S.S. dalla sua parte, il Presidente ha detto che anche lui la pensava nello stesso modo.

220

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6346/773 R. Toki.o, 2 dicembre 1940, ore 11,25 (per. ore 23,45).

Mio telegramma 768 (1).

Designazione Ambasciatore Giappone presso nuovo Governo nazionale della Cina non è ancora avvenuta. Esercito sarebbe riluttante a che carica venga atndata ad un generale secondo sarebbe apparso normale nella speciale situazione. Finora ho l'impressione che Ministro degli Affari Esteri intende procedere senza affrettare i tempi sia per dare modo a Chang-Kai-Schek di manifestare chiaramente sue definitive intenzioni, sia per poter controllare prima manifestazioni del governo di Wang-Ching-Wei che si vorrebbe tenere in mano e sorvegliare quanto più è possibile. Matsuoka fa dire intanto che si riserva entro prima quindicina di questo mese di chiedere a me ed a mio collega Germania di presentire modo di vedere dei nostri governi, a proposito riconoscimento nuovo Governo Cina. Stampa locale mentre riferisce favorevoli ripercussioni avute a Roma dall'avvenimento, in contrasto con Berlino e silenzio di Mosca, annunzia come assai prossimo nostro riconoscimento Governo Nanchino aggiungendo che si conta che presente situazione porti finalmente abbandono dei <<trattati ineguali» esistenti fra Cina ed altri paesi. Anche il portavoce di questo Ministero Affari Esteri ha dichiarato «essere molto naturale che il Governo nazionale accorderà maggior favore a potenze che abbandoneranno loro diritti extra territoriali e loro concessioni» (2).

221

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. PER TELESCR. 38089/2175 P. R. Berlino, 2 dicembre 1940, ore 21,10.

Vostro telegramma 1476 (3).

Questo Ministero degli Affari Esteri, sciogliendo la riserva di cui al mio telegramma 2165 (4), fa presente che preferirebbe due comunicati distinti di contenuto analogo anche se redazione un poco diversa. Da parte sua pubblicherebbe testo comunicato con telegramma questa Ambasciata 2139 del 25 no

vembre scorso (l) che termina con le parole « nel fare queste dichiarazioni la Germania agisce di piena intesa con l'alleata Italia». Nessuna obiezione a nostro testo. Come data propone mattino 5 corrente.

Prego telegrafarmi se d'accordo (2).

(l) -Vedi D. 202. (2) -Ritrasmesso a Berlino, Mosca e Shanghal con t. 38237 del 7 dicembre, ore 21. (3) -Vedi D. 200. (4) -Vedi D. 200, nota l, p. 203.
222

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 6342/2179 R. Berlino, 2 dicembre 1940, ore 22,10.

Mio telegramma n. 2146 (3).

Come da istruzioni, stampa tedesca commenta prudentemente e senza illusione per futuro accordo Nanchino Tokio. Mi è stato però confidenzialmente detto che da contatti con giornalisti giapponesi si riceve impressione che Giappone vorrebbe anticipare i tempi.

Si è parlato di un prossimo riconoscimento germanico e perfino di una adesione a patto a tre. A conferenza odierna Vice Capo [Ufficio Stampa] Affari Esteri ha detto non ritenere riconoscimento possa avvenire molto presto, richiamando anche precedenti Manchukuò.

223

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. PER TELESCR. 6344/2180 R. Berlino, 2 dicembre 1940, ore 22,40.

Eccellenza Giannini comunica quanto segue: «Progetto che escludeci controllo Francia per eliminare difficoltà soppressione linea occupazione non è stato nemmeno discusso seguito mio osservazioni. Sono stati invece confermati precedenti accordi e adottate nuove intese sulla base cooperazione fra due Stati in tutti controlli. Presso Controllore Ministero delle Finanze ottenuto che siano due rappresentanti italiani uno per controllo merci e altro per controllo divise. Ho profittato discussione generale per far presente contrastante atteggiamento fra Governo e Commissione Armistizio tedesca, nostre necessità controllo su territorio africano, opportunità intesa preventiva fra due Governi per evitare difformità concessioni fatte Francia che gioca su tale situazione per mettere in contrasto e conseguire maggiore vantaggio. Proposte ai francesi saranno fatte da Commissione Wiesbaden e ove accettino soluzione proposta o altra intermedia saranno concordate norme controllo merci e divise tra Italia e Germania in modo da presentare! anche per tale materia con fronte unico. Prego comunicare Commissione Armistizio e Quartiere Generale».

(l) -Vedi D. 165. (2) -Ciano rispose con t. uu. per telescr. 38202/1493 P.R. del 4 dicembre, ore 13,40: «D'accordo, anche circa data». (3) -Vedi D. 225, nota l.
224

IL MARESCIALLO D'ITALIA, DE BONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Roma, 2 dicembre 1940.

Premesso che sono sempre pronto ad andare dove mi viene ordinato, e che sono grato al Duce di aver pensato a me, visto, però, che mi si usa la gentilezza di chiedermi se io accetto, o meno l'incarico offertomi, mi permetto di pregarti di mettere la tua attenzione su quanto segue:

La circostanza che milita in favore di una risposta affermativa è una sola: quella di vedermi ritenuto capace di rendere ancora qualche servizio alla Patria e al Regime.

Tutte le altre mi inducono a declinare l'offerta.

Io ho tanto insistito per ottenere di potere -in relazione al mio grado e alle mie capacità --esercitare un Comando, o avere una destinazione che mi consentisse di prendere parte attiva alla guerra. Il Governatore delle isole italiane dell'Egeo è certo, nell'attuale momento, di una importanza indiscutibile; ma, esaminando bene me stesso, sento, in definitiva. di non essere adatto ad assumerlo. In mezzo a tanto mare mi par proprio che se la sbrigherebbe meglio un Ammiraglio. Questo dico così, senza la menoma idea di dare un consiglio.

Nessuna responsabilità mi ha mai spaventato, né mi spaventa. Se si trattasse di sanare una situazione non frapporrei indugio; ma questo non è il caso, me lo hai detto tu stesso; e poi, ti confesso, che non andrei di buon grado a rivedere le bucce di un camerata ed amico come De Vecchi.

Col mio rifiuto, probabilmente, mi taglio i ponti alle spalle; spero sempre di no. Poiché è il Duce che ti ha incaricato di interpellarmi sarei ben contento che Egli mi sentisse; potrei illustrargli meglio i perché del mio rifiuto. Io al Duce voglio bene sul serio, all'infuori di tutto e di tutti ed è alla sua stima che tengo sopra ogni cosa. Grazie anche a te.

225

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A TOKIO, INDELLI, A SHANGHAI, TALIANI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. 37998 P. R./C. Roma, 3 dicembre 1940, ore 13,30.

(Solo per Tokio e Shanghai) Ho telegrafato in data odierna alla R. Ambasciata a Berlino quanto segue:

(Per tutti) Vostro 2146 (1).

Vice Ministro Affari Esteri giapponese ha consegnato il 29 corrente al

R. Ambasciatore a Tokio copia del trattato firmato il giorno dopo a Nanchino fra Governo nipponico e Governo nazionale della Repubblica di Cina (1). Al trattato sono annessi due protocolli, una dichiarazione comune dei Governi del Giappone, della Cina e del Manciukuò e tre protocolli segreti.

Con la firma del trattato, il Governo giapponese riconosce formalmente nuovo Governo Nazionale cinese. Secondo il R. Ambasciatore a Shanghai, cui Wang Ching Wei ha comunicato il 25 corrente un riassunto del trattato stesso (2), la firma non comporta tuttavia stabilimento di regolari relazioni diplomatiche, che avranno inizio soltanto con scambio Ambasciatori, cui data non è stata ancora fissata.

Come sapete il Governo tedesco ci ha chiesto nel marzo scorso di voler concordare preventivamente un comune atteggiamento nei riguardi del nuovo Governo di Nanchino, richiesta cui è stato da parte nostra naturalmente annuito. (Mio telegramma Segreto 75/170) (3).

Ciò premesso, Vi prego di far sapere alla Wilhelmstrasse, in fase di consultazione preventiva, che, ferme restando le considerazioni già svolte in quel telegramma, riterremmo tuttavia conveniente non prendere, almeno per il momento, alcuna iniziativa ed attendere che il Governo giapponese venga egli stesso sull'argomento. È da tener presente che il Vice Ministro degli Affari Esteri nipponico, nel dare al R. Ambasciatore a Tokio comunicazione del trattato, non ha fatto alcun cenno circa la questione del riconoscimento da parte nostra del nuovo Governo Nazionale cinese e che lo stesso Vice Ministro ha esplicitamente affermato in quell'occasione che il riconoscimento di WangChing-Wei non esclude affatto nelle intenzioni di Tokio la possibilità di giungere ad intese con Chan-Kai-Schek.

Sembra per conseguenza probabile che, anche nel pensiero del Governo nipponico, un immediato riconoscimento di Wang-Ching-Wei da parte italatedesca, possa pregiudicare quelle possibilità di accordi con Chung-Ching, che è invece nell'interesse giapponese e nostro, facilitare ed agevolare nel modo migliore.

Portate quanto precede a conoscenza del Governo tedesco, comunicandomi se è d'accordo'> (4). (Solo per Tokio e per Shanghai) Quanto precede per Vostra norma di condotta e di linguaggio.

(l) Con t. 6211/2146 R. del 27 novembre, ore 21,10. Cosmelll aveva comunicato: «Welzs!lcher ha fatto discretamente presente che risultando ormai Imminente firma trattato nlppo-clnesesarebbe qui ritenuto opportuno che atteggiamento da assumere verso Nanchtno venisse precedentemente concordato».

226

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A HELSINKI, SEGANTI

T. 38056/114 P. R. Roma, 3 dicembre 1940, ore 7.30.

Vostro telegramma 281 (5).

Preferibile soprassedere presentazione nota: potrete intrattenere in via amichevole e personale codesto Ministero degli Estri circa opportunità che stampa finlandese non assuma atteggiamenti unilaterali e non si diparta da tono di obiettiva ed equanime valutazione dei fatti che ha mantenuto finora.

227.

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6397/273 R. Shanghai, 3 dicembre 1940, ore 11,30 (per. ore 23).

Mio telegramma n. 269 (1).

Governo di Chiang-Kai-Schek ha precisato suo atteggiamento di fronte trattato cino-giapponese in una nota verbale diretta a giornali di Chung King nella quale dichiara:

l) Accordo concluso tra il [Giappone] e organizzazione di Nanchino non è che punto culminante della serie di atti di aggressione dell'impero giapponese intesi sconvolgere trame ordine in Cina e nell'intero Pacifico;

2) Wang Ching Wei traditore della repubblica cinese non è che uno strumento nelle mani dei militari giapponesi; 3) Trattato 30 novembre non ha pertanto né potrà avere mai alcun valore giuridico e morale;

4) Se una nazione straniera si decidesse a riconoscere l'organizzazione di Nankino, Governo e popolo cinese considererebbero tale norma di condotta poco amichevole e si vedrebbe costretto a interrompere i normali rapporti con quella nazione.

D'altra parte non si rilevano a Chung King alcun significativo commento né alcuna specificazione. Infatti negli ultimi mesi circoli politici si erano venuti preparando all'avvenimento che appariva enevitabile. Inoltre le disposizioni del trattato e di protocollo addizionale sono quelle che tutti a Chung King avevano preveduto.

Di fatto avvenimento era stato già scontato; pure scontato però il tanto esaltato aiuto finanziario degli S.U.A. al punto che non ha avuto alcun effetto sulla moneta nazionalista.

228.

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S. N. D. 38439/149 P. R. Bagdad, 3 dicembre 1940, ore 17,45 (per. ore 16,30 del 4).

Miei telegrammi 142 e 145 (2).

A sua richiesta ho avuto stanotte col Primo Ministro lunga conversazione sulla situazione locale dopo il rigetto Nota britannica e netto rifiuto Gailani dimettersi per far posto gabinetto in grado di accettare Nota stessa.

Egli mi ha fatto quadro di quella che può essere reazione Londra. Questo Ambasciatore Inghilterra ha fino ad ora minacciato verbalmente: sospensione apertura di credito 57 milioni sterline, sospensione pagamento diritti petroliferi, blocco porto Bassora con conseguente interruzione tramco commerciale. Tali misure getterebbero paese -già jugulato da mesi -in gravissima crisi economica che metterebbe Governo nella impossibilità sostenersi.

Non è escluso che il Governo britannico ricorra anche a misure di carattere militare, sia dirette (occupazione centri vitali paese) sia indirette (denaro ed armi anglo-turche alle tribù di frontiera).

Attuale attrezzatura delle quattro divisioni esercito Iraq -che è solidale con lui -potrebbe fronteggiare, ove assistita da aviazione straniera, attacco inglese per uno o due mesi, essendo a corto munizioni e mezzi antiaerei e anticarro.

Gailani ha chiesto di sapere con ogni urgenza se e entro quali limiti può contare sull'assistenza Governi italiano e germanico, particolarmente sui seguenti punti: apertura credito, esportazione prodotti locali (datteri, lana, orzo), assistenza militare con immediato invio armi e munizioni di cui si riserva indicare tipo e quantitativi indispensabili.

Gli ho domandato se -in vista eventuale collaborazione militare -fosse disposto confidarmi subito per uso esclusivo nostro Comando Generale le linee piano difesa del paese che egli dice già preparato dallo Stato Maggiore iracheno nonché una descrizione esatta dispositivi militari inglesi in Iraq. Egli ha promesso ne parlerà Ministro Difesa che condivide suo atteggiamento.

Gli ho detto pure precisarmi se egli intendeva che esercito iracheno si sarebbe opposto con forza anche al passaggio truppe e materiali inglesi quale previsto dal Trattato Alleanza. Sua risposta è stata nettamente affermativa.

Permettomi raccomandare che istruzioni circa risposta da dare a Gailani mi siano impartite con estrema urgenza per prevenire possibile reazione britannica alla Nota irachena dato che molti elementi inducono a ritenere che, se Londra insiste nell'atteggiamento suo Ambasciatore, Primo Ministro potrebbe trovarsi situazione insostenibile. Con lui perderemmo qui forse per lungo tempo possibilità arrecare imbarazzo serio al sistema difensivo Egitto Palestina e rendere più ditncile collusione anglo-turca che, con gli sviluppi nostra azione militare in Grecia, resterebbero alimentate esclusivamente attraverso ferrovia Bagdad-Mossul-Aleppo.

(l) -Vedi D. 193. (2) -Vedi D. 163. (3) -Vedi serle IX, vol. III, D. 652. (4) -Per la risposta di Cosmelll vedi D. 23~. (5) -Vedi D. 197. (l) -Vedi D. 217. (2) -Vedi DD. 184 e 203.
229

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6378/664 R. Sofia, 3 dicembre 1940, ore 18,40 (per. ore 5 del 4).

Governo si è questa sera deciso dopo varie esitazioni a fare oggi al Parlamento attesa dichiarazione di politica estera. Essa nell'assenza del Presidente del Consiglio ammalato è stata letta dal Ministro Affari Esteri.

Principali punti appaiono essere:

l. -valore del ritorno della Dobrugia alla Bulgaria, esempio dei mezzi voluti dall'Asse amica di Sofia per stabilire ordine nuovo in Europa. Tale ritorno ristabilisce amicizia tradizionale con Romania.

2. --valore delle buone relazioni tra Belgrado-Sofia che ha portato anche allo sviluppo rapporti economici (Governo bulgaro quindi ha tenuto conto della richiesta del Ministro di Jugoslavia indicata nel mio telegramma 660) (1). 3. --Circa Turchia relazioni fra i due paesi ad onta intempestiva ed inopportuna campagna stampa turca devono rimanere buonissime le assicurazioni date e ripetute da Ankara che concentramento truppe in Tracia ha soltanto carattere difensivo sono bene accette. 4. --Circa Russia accenni piuttosto vaghi ad amicizia tra Mosca e Sofia. Nessun accenno ad eventuale concretizzazione di tale amicizia a mezzo fatti. 5. --Accenno a incontro Hitler -Re Boris, prova della simpatia che Germania nutre per Bulgaria. Nessun accenno ad eventuale futura adesione di Sofia al Patto Tripartito. 6. --Nessun accenno conflitto itala-greco. 7. --Nessun accenno a Inghilterra. 8. --Conclusione che Bulgaria, pur restando fedele sua politica di pace e neutralità, deve tenersi pronta a quals'asi evenienza.

Dichiarazioni sono state discretamente applaudite pur senza dar luogo a nessuna dimostrazione da parte deputati e del pubblico. Erano presenti nell'aula Ministri d'Italia e di Germania e due rappresentanti Legazione dell'U.R.S.S.

230

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

T. UU. S. N. D. 38157/444 P. R. Roma, 3 dicembre 1940, ore 21.

Vostro 438 (2).

Dite pure a Csàky di dare ai negoziati con la Jugoslavia il ritmo che egli crede più opportuno. Da parte nostra è visto bene qualsiasi accordo ed in qualsiasi momento tra Budapest e Belgrado (3).

(l) -T. 6343/660 R. del 2 dicembre, ore 14. non pubblicato: riferiva che il ministro di Jugoslavia si era augurato, riferendosi al discorso irredent!sta del deputato Dumanoff, che «Governo Sofia nelle imminenti dichiarazioni al Parlamento non mancherà dire una parola sull'opportunità e necessità che l rapporti tra Bulgaria e Jugoslavia non vengano ulteriormente turbati». (2) -Non rinvenuto. (3) -L'Incaricato d'affari Del Balzo rispose con t. 38335/447 P.R. del 4 dicembre, ore 20,10: «In assenza conte Csàky ho fatto al vice-ministro Vornle comunicazione prescrittami. Vornle ne ha preso atto e mi ha pregato far pervenire V. E. ringraziamenti per cortese messaggio».
231

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6426/0293 R. Belgrado, 3 dicembre 1940 (per. il 6).

Mio telegramma n. 583 in data 30 novembre u.s. (1).

Mio collega di Ungheria testè rientrato da Budapest, mi ha confermato che visita conte Csàky a Belgrado è in massima decisa, ma che due Governi attendono per fissarne data, di trovare occasione formale che dia plausibile occasione a tale visita. Ministro Ungheria ha accennato che tale occasione potrebbe essere firma Patto amicizia tra due Paesi.

Secondo mio collega di Ungheria visita risponderebbe a due scopi: -sarebbe nel quadro intendimento dell'Asse di mantenere la pace nel settore balcanico di cui Jugoslavia è parte preponderante;

-costituirebbe un anello (e tale concetto è rafforzato dall'accenno al patto di amicizia) o un ponte di fronte incertezza jugoslava di collegarsi alle Potenze dell'Asse.

Da notizie e conversazioni varie impressione generale in Belgrado sembra essere che effettivamente visita fosse già stata decisa per questa settimana, come Macek mi aveva detto a Zagabria. Un dato sintomatico sono articoli improvvisamente susseguentisi in questa stampa, e particolarmente quello dell'ufficioso Vreme sullo sviluppo delle ottime relazioni ungaro-jugoslave.

Di fronte alla sorpresa provocata dalla notizia che si va diffondendo e forse anche -nella costante prudenza jugoslava di fronte alla visibilissima reazione romena -sarebbe stato deciso di rinviare visita ad occasione formale, mantenendo intanto, per creare atmosfera, quella di venti deputati ungheresi a Belgrado. Ministro di Germania ha intanto notato che notizia visita è tanto più improvvisa in quanto Cincar Marcoviç non si è mai recato a Budapest. Iniziativa è pertanto chiaramente ungherese.

232.

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 38536/152 P. R. Bagdad, 4 dicembre 1940, ore 14,40 (per. ore 5,30 del 5).

Mio telegramma n. 149 (2).

Primo Ministro mi informa che alla Nota Irachena presentata direttamente a Londra, Halifax ha risposto essere desiderio Governo britannico non intromettersi questioni interne Iraq ma esservi costretto dalla presenza di un Governo orientato in senso contrario Inghilterra e in senso favorevole terze Potenze.

Banche inglesi hanno già ricevuto istruzioni rifiutare crediti al Governo Iraq; col che praticamente viene sospeso prestito.

Di questa prima sanzione l'opposizione diretta da rivali si vale per allarmare il Reggente.

Gailani -che continua assicurare aver con lui intero esercito e quasi unanimità opinione pubblica -si asterrà da qualsiasi dichiarazione fino a quando potrà annunziare concreti appoggi delle Potenze Asse.

Prega quindi gli venga data con ogni urgenza una risposta alle richieste sia economiche-finanziarie che militari da lui fatte.

Per esigenze dei suoi rapporti con il Reggente e coi suoi colleghi egli raccomanda risposte Potenze Asse siano appoggiate ad una comunicazione scritta di questa Legazione.

233.

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 6388/2191 R. Berlino, 4 dicembre 1940, ore 19,10.

Telegramma di V. E. n. 37998/C (1).

Atteggiamento generico germanico circa Governo Nanchino permane quale già indicato in telegramma questa Ambasciata n. 2179 del 2 corr. (2). Comunque Sottosegretario Woermann a cui ho fatto comunicazione prescritta da

V. E. con telegramma 37998/C, nel ringraziare e riservarsi una risposta più ponderata e precisa, mi ha detto che, in complesso, gli sembrava vi fosse identità di valutazione e di vedute. Ha preso nota come di un interessante apprezzamento di quanto detto in penultimo capoverso telegramma di V. E. su citato, che anche nel pensiero Governo giapponese un riconoscimento italatedesco possa ora pregiudicare un accordo giapponese-Chung-Ching.

Da un'altra parte mi è stato poi incidentalmente detto che, pur mirandosi qui ad una intesa generale cino-giapponese, non appare almeno in questo momento sussistere premesse psicologiche molto favorevoli per indurre ChangKai-Schek ad un accordo (3).

234.

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6520/0113 R. Ankara, 4 dicembre 1940 (per. l'11).

Il senso di distensione da me segnalato con telegramma del 26 novembre scorso n. 418 (4) permane. Cause principali di tale momentanea distensione sono le seguenti: l) le smentite della Tass ed i lunghi resoconti dati dalla stessa Tass dei dibattiti parlamentari in Bulgaria, nonché la visita a Re Boris di Sobolev e la mancata partenza per Berlino dei dirigenti bulgari, hanno ingenerato la persuasione che per ora la Bulgaria non aderirà al Patto Tripar

t. -38458 P.R./C. del 6 dicembre, ore 0,30.

20 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

tito e che l'influenza dell'URSS sulla Bulgaria si riaft'erma col risultato di tenerla intanto in equilibrio fra le due parti contendenti. Non mi risulta che qui si sia al corrente dell'oft'erta russa alla Bulgaria delle stipulazione di un patto di assistenza o di garanzia. Comunque tale nuova circostanza, se qui conosciuta, non potrebbe che confermare l'attuale convinzione dei turchi che la Bulgaria permanga per ora in un atteggiamento di astensione e di prudente attesa. 2) L'arresto dell'oft'ensiva italiana contro i greci allontana il pericolo dell'occupazione di Salonicco. Salonicco è uno dei punti più nevralgici dei Balcani; la sua occupazione da parte di una potenza straniera, non strettamente legata alla Turchia, sarebbe qui considerata un pericolo ed una minaccia e potrebbe modificare lo stato di non belligeranza della Turchia e certamente provocherebbe una intensiflcazione delle misure di precauzione e di difesa. 3) L'attività diplomatica di von Papen dopo il suo ritorno dalla Germania, fa pensare che almeno durante l'inverno la Germania non inizierà una campagna nei Balcani.

Ma Ja situazione rimane seria, per non dire grave. Innanzi tutto c'è l'incognita dell'URSS. Poi c'è il conflitto itala-greco: se l'Italia riprenderà l'oft'ensiva e la condurrà vittoriosamente, ciò di cui lo Stato Maggiore turco non dubita, si riaft'accerà il pericolo dell'occupazione di Salonicco; se ,l'attuale movimento oft'ensivo greco non fosse subito arginato e l'Inghilterra volesse sfruttare la situazione per costituire un fronte in Grecia contro l'Italia e la Germania, si riaft'accerebbe il pericolo di una discesa dei tedeschi sulla Tracia attraverso la Bulgaria o in Grecia attraverso la Jugoslavia.

In quale caso la Turchia entrerà in guerra? A questa domanda si può soltanto rispondere oggi che certamente la Turchia si opporrà con le armi a qualunque violazione del suo territorio da qualunque parte venisse compiuta. Non è altrettanto certo che la Turchia parteciperà al conflitto se la Germania passerà attraverso i Balcani; ma è possibile, e comunque i dirigenti turchi lo aft'ermano. Tutto dipenderà dalla situazione generale de1la guerra in quel momento, dalle possibilità di offesa o di difesa che l'Inghilterra avrà ancora nel Mediterraneo, dalle assicurazioni che darà l'Asse, e, soprattutto, dall'atteggiamento dell'URSS. Ecco perché, malgrado la relativa calma subentrata alla tempesta del mese di novembre, i preparativ,i militari della Turchia si fanno sempre più intensi e contemporaneamente si accrescono le misure destinate a realizzare economie ed a costituire depositi.

(l) -Vedi D. 209. (2) -Vedi D. 228. (l) -Vedi D. 225. (2) -Vedi D. 222. (3) -Il contenuto di questo telegramma venne comunicato a Tokio, Shanghai e Mosca con (4) -T. 6179/418 R. del 26 novembre, ore 12,20, non pubblicato.
235

IL CONSOLE A CASABLANCA, LO JUCCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6721/S. N. R. Casablanca, 4 dicembre 1940 (per. il 22).

Generale Weygand, eseguendo giro ispezione Marocco orientale, avuto occasione ripassare giorni scorsi Casablanca, senza tuttavia avessero luogo manifestazioni speciali dato che sua visita ufficiale questa città erasi già verificata 20 ottobre u.s.

Durante sua sosta ha ispezionato campo aviazione, marina e guarnigione militare, ricevendo poi Camera municipale rappresentanza funzionari civili ed ufficiali servizio attivo e riserva.

Dinanzi predette rappresentanze pronunciò discorso rievocando cause sconfitta francese, attribuendone massima colpa a Inghilterra, concorso cui forze era venuto meno.

Mentre discorso giorno avanti Rabat fatto allus·ione attacchi radio italiana per tali viaggi e ispezioni, quello pronunciato Casablanca si diresse ad Inghilterra, formulando augurio che sebbene esito guerra non fosse ancora deciso, mai più in futuro Francia dovesse trovarsi unita con antica alleata. Quindi avvertendo che ulteriori sviluppi guerra sono da attendersi, riaffermava necessità massima unione spiriti e forze per difesa diritti impero africano.

Weygand proseguito per Marrakech capoluogo Marocco meridionale e quindi per località Tiznit, Agadir, Mogador, cioè fino confini Protettorato.

Viaggio Generale Weygand, preceduto pochi giorni innanzi giro ispezione Residente Generale Noguès, stato seguito da vivo interesse ambienti locali, nazionali ed indigeni, in cui tale intensa attività politica mira rialzare e tener alto morale, incuorando fiducia in mantenimento e unità impero.

Si vuole infondere così in tutti convinzione che sebbene compromessa da sconfitta francese, partita non è affatto ritenersi perduta per quanto riguarda impero coloniale, almeno possedimenti Africa settentrionale.

È generale sensazione infatti che nessuna smobilitazione sia militare sia e soprattutto morale stia attraversando il Marocco per poter essere in grado tener testa al momento richiesta dei conti, che dovrà essere fatta alla Francia.

Scopo politica Weygand è determinare coscienza paesi nord africani che sconfitta metropoli non deve essere saldata con contropartite coloniali.

Circa sua identità vedute con Governo Vichy è difficile giudicare. Apparentemente, ufficialmente Weygand tiene mostrare perfetto accordo Maresciallo Pétain, così come Noguès mostrasi d'accordo con lui. Circa fini reconditi Weygand e Noguès potrebbe anche esservi tacito accordo con Governo Vichy, che soltanto prova del fuoco dei fatti potrà rilevare o smentire.

Recente viaggio Noguès Francia, determinato secondo molti ritengono suo proposito richiedere dimissioni, gli guadagnò conferma fiducia e promessa Governo Vichy appoggiare politica del tener duro posizioni, politica in cui Weygand e Noguès trovansi indubbiamente concordi.

Siffatta linea condotta si è dimostrata la più abile combattere movimento de gaullista, che qui aveva subito fatto presa su tre quarti popolazione totale.

Nell'andarsi distaccando o mostrare distaccarsi dall'anglofilia passata, questi ambienti non hanno tuttavia segno alcuna resipiscenza o rinnovamento sentimenti e idee.

Verso noi italiani si mantengono intatti noti sentimenti passati, acuiti forse da ostilità recente per umiliazione subita. Tale ostilità nostro riguardo è diffusa e si rivela ed avverte dapertutto da soliti rappresentanti pubblici uffici a singole persone private. E secondo varie testimonianze obiettive, essa è anche

maggiore dell'ostilità storica e tradizionale che i francesi di ogni parte hanno sempre nutrito contro tedeschi, di cui essi hanno or ora provato ed hanno vivo il ricordo travolgenti vittorie e pertanto sentono intimamente e riconoscono ammirati loro forza e valore militare.

236

IL DOTTOR PA VELIÉ AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. ..., 4 dicembre 1940.

Il comm. Conti mi ha comunicato le Vostre istruzioni riguardanti l'attività (1). Assicuro V. E. che mi atterrò strettamente ai Vostri desideri e mi regolerò in modo che sia evitato qualunque risentimento.

Mi permetto però di far presente a V. E. che certe misure esposte dal comm. Conti potrebbero avere dannose ripercussioni alla nostra causa ed è perciò che desidererei avere un colloquio, quando V. E. lo riterrà opportuno per esporre più dettagliatamente quanto io riterrei necessario per evitare danni che potrebbero sorgere per eventuali false interpretazioni in patria.

Accludo alcune notizie pervenutemi recentemente e rimango in ogni caso a Vostra completa disposizione.

237

IL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GIANO

T. s. 6432/235 R. Gedda, 5 dicembre 1940, ore 12 (per. ore 22,15).

Re Ibn Saud mi ha fatto dire da Jussuf Jassin che l'Italia astenendosi dal bombardare la Saudia e gli altri paesi arabi farebbe aumentare simpatie di cui gode in tutti detti paesi. Ibn Saud (ha continuato Jussuf Jassin) tiene alla buona fama dell'Asse nei paesi arabi, mentre Gran Bretagna cerca ogni pretesto per riuscire a far schierare dalla sua parte i paesi arabi, Ibn Saud vuole segnalare quanto precede perché, a suo dire, azioni simili svolte contro paesi arabi potrebbero nuocere all'Italia.

Ho subito risposto a Jussuf Jassin che è Gran Bretagna a servirrsi di certi paesi arabi per cercare di colpire più facilmente Italia, e che Italia è costretta colpire Gran Bretagna nelle località da essa scelte per svolgere sua attività bellica contro Italia.

Ho ricordato in proposito t1uanto Radio Bari ha diffuso circa nostre operazioni in Egitto che sono rivolte esclusivamente contro forze inglesi, con ogni maggiore possibile salvaguardia incolumità arabi e interessi egiziani.

(l) Il capo d! gabinetto An!uso aveva riferito al ministro Ciano con un appunto del 22 novembre 1940 !l contenuto della lettera d! Pavel!é del 13 novembre (vedi D. 95). Su tale appunto Ciano aveva annotato: «Fermare e smobilitare tutto». Sull'appunto stesso !l funzionario del Gabinetto de Ferraris ha quindi scritto: «Il ministro Anfuso ha dato personal! istruzioni nel senso prescritto dall'Ecc. Ciano al comm. Conti il 25 novembre 1940 ».

238

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 6412/665 R. Sofia, 5 dicembre 1940, ore 13,30 (per. ore 19,45).

Questo Ministro degli Esteri mi ha detto che non si conoscono ancora reazioni Mosca a 1risposta negativa Bulgaria circa proposta patto assistenza (1).

Frattanto per qualsiasi evenienza Governo bulgaro ritiene opportuno rinforzare guarnigioni costiere dei due porti Varna e Burgas. Alla Germania inoltre sono state rivolte sollecitazioni perché sia affrettata fornitura di materiale di artiglieria pesante atto servire anche per protezione della costa.

In pari tempo Governo bulgaro, sempre secondo questo Ministero Affari Esteri, si va orientando verso necessità infrenare rinnovata attività degli ambienti comunisti.

239

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI

T. S. N. D. 331/319 R. Roma, 5 dicembre 1940, ore 22.

Fregasi telegrafare se sia esatto che siano in corso richiami militari o movimenti di truppe destinati a rafforzare i contingenti bulgari alla frontiera greca.

Provvedimenti di tal natura sarebbero qui particolarmente apprezzati nelle attuali circostanze. Esaminate la possibilità di intrattenerne confidenzialmente codesto Governo e telegrafate se e quanto avrete ritenuto opportuno svolgere al riguardo (2).

240

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6431/940 R. Bucarest, 5 dicembre 1940, ore 23,30 (per. ore 3,05 del 6).

Generale Antonescu, dal quale mi sono recato ieri col colonnello Della Porta, mi ha detto che dopo aver definito con Germania piano economico firmato

ieri stesso, e basato su prestiti lunga scadenza e collaborazione tecnica e finanziaria, egli esaminerà con noi possibilità nostra partecipazione ad attività industriale e commerciale romena. Antonescu, dovendosi assentare per esercitazioni truppe tedesche a Parincea e per visitare territori colpiti terremoto, ha stabilito riprendere martedì prossimo conversazioni in proposito.

Pregherei telegrafarmi per tale data, anche sulla base delle conversazioni italo-tedesche svoltesi a Berlino, direttive per norma linguaggio mio e di Della Porta (1).

(l) -Vedi D. 207. (2) -Per la risposta di Magistrati vedi DD. 245 e 252.
241

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 6498/953/0178 R. Lisbona, 5 dicembre 1940 (per. il 10).

Mi riferisco al teleg<ramma per corriere di V. E. n. 37425 p. r. del 27 novembre u.s. (2).

Il giudizio che Serrano Sufier ha dato dell'atteggiamento di questo Governo nei confronti dell'Inghilterra al nostro Ambasciatore a Madrid qualificandolo di «vile e servile ~ mi sembra esagerato. Un'osseTvazione costante e spassionata mi consente di precisare che l'atteggiamento portoghese deve essere considerato con minore severità. Non si può nell'apprezzamento della situazione in cui si trova questo paese prescindere da un elemento essenziale e cioè che il Portogallo è unito alla Gran Bretagna da un regolare trattato d'alleanza che dura dal 1708 e che fino all'inizio della guerra attuale è stato strumento efficace per la garanzia dell'indipendenza portoghese e dell'impero coloniale.

A diverse riprese Vi ho segnalato che Salazar in armonia all'evolversi della situazione politica e militare europea faceva tentativi sempre più decisi per sottrarsi a quella protezione inglese che, fondata sul trattato, per effetto degli avvenimenti ultimi andava facendosi sempre più pesante e oppressiva. A giudicare sempre con molta serenità e spassionatezza non potrei neppur dire che il Portogallo abbia interpretato la sua posizione di neutralità come una « neutralità benevola~ nei confronti dell'Inghilterra poiché durante un anno e due mesi di ostilità né la Legazione di Germania prima né la nostra poi sono dovute mai intervenire per infrazioni coscienti da parte di questo Governo dei suoi doveri di neutro.

Naturalmente esiste una propaganda inglese molto ben organizzata, esiste qui tutta una attrezzatura economica inglese preesistente alla guerra e che serve e servirà alla Gran Bretagna per attuare anche attraverso il Portogallo quei noti procedimenti di guerra economica sui quali a diverse riprese ho richiamato l'attenzione di V. E.

(2!) È la rltrasmisslone a Berlino e Lisbona del t. 6126/647 R. da Madrid del 24 novembre. non pubblicato, con Il qualP Lequio dopo aver smentito le voci di un incontro segreto tra Il Caudillo e Salazar, rtferiva che in un colloquio avuto con Serrano Sufler, qu~est'ultimo aveva definito l'atteggiamento del Portogallo «vile e scrvile nei riguardi dell'Inghilterra e dubbioso nei riguardi della Spagna».

Questa pressione economica si è fatta e si fa sempre più sentire -ma bisogna essere onesti nel riconoscere che Salazar ha fatto e fa, a sua volta, quanto è in suo potere per diminuire il peso delle misure britanniche e per sottrarsi nei limiti del possi~ile a una politica di ricatti, di minacce e di intromissioni. È chiaro che i mezzi per tener testa all'Inghilterra non sono molti: a meno che all'improvviso non si rovesci una situazione storica e con un coraggio di eccezione si invochi la protezione e l'assistenza non della Spagna ma dell'Asse.

Salazar non è uomo, malgrado le sue incontestabili qualità di amministratore, che abbia animo per simili decisioni. Gli manca il senso eroico del condottiero: i limiti della sua visione di governo sono forse in proporzione ai limiti spaziali della sua terra. Il suo proposito è di tenere il Portogallo fuori del conflitto: proposito non certo eroico ma che non si può definire per « vile

o servile ».

Non bisogna d'altra parte dimenticare che quand'anche Salazar nutrisse il disegno di gettare completamente a mare la secolare alleanza e di passare armi e bagaglio dalla parte delle potenze dell'Asse egli non potrebbe farlo senza rischio di incontrare nel Paese un'opposizione assai forte. La Marina portoghese è tradizionalmente infeudata all'Inghilterra; vasti ceti della borghesia e dell'aristocrazia sono anche filo-inglesi, Banca e massoneria sempre potenti sono alleati occulti dell'Inghilterra. Quest'ultima fa poi qui una propaganda con mezzi vastissimi (vedi mio rapporto in data odierna n. 4158/1671) (l) e riesce a tener viva la convinzione che in estrema analisi sarà essa a guadagnare la guerra.

Malgrado questa situazione non si può dire che Salazar abbia finora dato prova di viltà soprattutto nei nostri confronti. V. E. non avrà dimenticato che da tre mesi egli è minacciato dagli inglesi di non più ottenere benzina se rifornisce i nostri apparecchi LATI e tuttavia ha continuato a dare ordini perché gli apparecchi venissero riforniti e ritengo continuerà a farlo sinché vi sarà benzina all'Isola del Sale.

Ogni 'qUalvolta gli ho detto che noi consideriamo eccessiva l'attività degli inglesi nel suo paese e senza ambagi fatto comprendere che ciò costituiva un grave pericolo pel Portogallo, Salazar mi ha sempre vivacemente risposto che egli non avrebbe tollerato gli eccessi e nell'ultimo colloquio che ebbi con lui mi manifestò apertamente il suo sdegno per la paralisi che gli inglesi con la loro ingerenza frapponevano al libero commercio tra la metropoli portoghese e le sue colonie.

Trovo che data la situazione del suo paese, i vincoli economici finanziari che lo legano all'Inghilterra, la paura che egli ha di perdere le colonie, l'atteggiamento di Salazar basato su una prudente equidistanza tra le parti in conflitto può definirsi, se non coraggioso, saggio dal suo punto di vista; in ogni caso non vile e servile.

Aggiungo che l'Inghilterra ha dato segni non pochi della sua scarsa soddisfazione per l'attitudine seguita finora da questo rgoverno e la recente nomina di Campbell ad Ambasciatore a Lisbona col preciso compito di riprendere

un po' in mano l'alleato che minaccia di sfuggirle, gli amichevoli consigli che Washington avrebbe dato a Londra di non esagerare nelle sue misure restrittive e nella sua pretesa di ingerenza in Portogallo sono prove evidenti di quanto affermo.

Quanto alle dichiarazioni di Serrano Sufier che l'atteggiamento portoghese sarebbe dubbio nei confronti della Spagna, una serie di recenti manifestazioni sembra dimostrare il contrario. Il Governo, la stampa ed oggi anche l'opinione pubblica non tralasciano occasione per testimoniare simpatia, amicizia e volontà di leale collaborazione con il paese vicino. La chiusura delle feste centenarie ha offerto una nuova occasione per esprimere questi sentimenti.

Se nella politica del Sig. Salazar vi è un punto fermo questo è certo l'intesa luso-spagnuola.

(l) Per la risposta di Ciano vedi D. 279.

(l) Non pubblicato.

242

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. R. PER CORRIERE 6572/4514 R. Mosca, 5 dicembre 1940 (per. il 14).

Col mio telegramma n. 523 (2) ho segnalato il comportamento corretto ed obiettivo della stampa sovietica nei suoi commenti sulla situazione militare italiana, osservando che tale attitudine appariva tanto più degna di nota in quanto non è supponibile che sia già stata dimenticata la vivace campagna antisovietica dei giornali italiani durante la guerra fra URSS e Finlandia.

Poiché in questo Paese ogni manifestazione od attitudine della stampa è sempre determinata da istruzioni superiori, non ho potuto interpretare il fatto altrimenti che come il riflesso di una direttiva politica del Governo, il quale molto verosimilmente vuole evitare che un atteggiamento ostile della sua stampa nei nostri riguardi possa provocare reazioni sfavorevoli nella politica italiana verso l'URSS. Sempre per via di induzione ho concluso avanzando l'ipotesi che i dirigenti sovietici giudichino conveniente lasciare aperta la porta ad un eventuale -forse sempre desiderato -riavvicinamento politico con l'Italia.

Predetta interpretazione mi sembra avvalorata anche da altri sintomi dei quali non voglio esagerare l'importanza ma che tuttavia giudico meritevoli di segnalazione. Essi sono i seguenti:

l) Negli ultimi tempi questo Commissariato della Difesa (Ministero della Guerra) ha invitato il nostro Addetto Militare a visitare successivamente alcune formazioni ed istituzioni militari sovietiche e più precisamente una brigata motorizzata, un reggimento di artiglieria e l'Accademia Frunze (Scuola di Guerra). Durante tutte queste visite, compiute individualmente dal Colonnello Wiel, il nostro Addetto Militare è stato accolto con particolare deferenza

e cortesia, e nel corso della ispezione alla Accademia Frunze il Comandante della Scuola gli ha offerto una colazione in cui ha pronunciato un brindisi caloroso, inneggiando all'Esercito Italiano ed auspicando un «sempre maggiore riavvicinamento delle forze armate dei due Paesi». Nella sua conversazione ha poi detto di essere sicuro del pieno successo della campagna italiana contro la Grecia.

2) Il Presidente del Consiglio Molotov, il quale molto raramente e soltanto in casi eccezionali accetta inviti da parte di Rappresentanze diplomatiche straniere, mi ha fatto recentemente conoscere che parteciperà volentieri al pranzo che darò in suo onore alla R. Ambasciata il 13 corrente. Vi parteciperanno ugualmente il Commissario del Commercio Estero Mikoyan, i Vice Commissari agli Affari Esteri Vishinsky e Lozovski ed una dozzina di alti funzionari sovietici.

Tutti questi fatti sono sintomatici, ed ho creduto doveroso ed interessante segnalarli a V.E. per il loro significato politico, che può riassumersi dicendo che in questo momento l'attitudine dei dirigenti sovietici nei nostri riguardi è ispirata da un evidente desiderio di migliorare le relazioni fra i due Paesi.

(l) -Ed. in M. ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, Firenze, Sansoni, 1953, pp. 76-77. (2) -T. 6361/523 R. del 3 dicembre, ore 20,39, non pubblicato.
243

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6571/4515 R. Mosca, 5 dicembre 1940 (per. il 14).

Mio telegramma n. 504 del 19 novembre (1). Ho controllato la notizia riferita col mio telegramma sopra citato interpellando in proposito il Ministro-Consigliere d'Ambasciata del Giappone, signor Nishi che ho veduto in luogo dell'Ambasciatore Tatekawa, temporaneamente indisposto.

Il signor Nishi, senza confermare esplicitamente una formale domanda sovietica di restituzione del terrLtorio del sud Sahalin come contropartita di un patto di non aggressione, mi ha detto che tale cessione non avrebbe potuto venire presa in considerazione dal governo di Tokio.

Mi ha confermato invece che Molotov aveva effettivamente proposto a Tatekawa la firma di un patto di neutralità, condizionandolo alla rinunzia da parte giapponese alle concessioni nel nord Sahalin ed offrendo per quella rinunzia dei compensi sotto forma di impegni per forniture di materie prime, fra cui prodotti petroliferi.

Sul quantitativo di petrolio offerto egli ha detto che la conversazione Tatekawa-Molotov era stata molto vaga. Nishi mi ha finalmente confermato che il governo di Tokio non ha ancora dato all'Ambasciatore Tatekawa le neces

sarie istruzioni per una risposta a Molotov e che pertanto in queste ultime due settimane non vi è stata più alcuna trattativa al riguardo. Sono in corso invece i negoziati, diventati ormai abituali verso la fine di ciascun anno, per la rinnovazione della convenzione provvisoria per la pesca.

(l) Vedi D. 127.

244

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (l)

L. P. (TRADUZIONE) (2). Berlino, 5 dicembre 1940.

Il Maresciallo di Campo Generale Milch, che ha l'onore di essere da Voi ricevuto e di consegnarVi la presente lettera, è stato incaricato dal Maresciallo del Reich Goering di trasmettere a Voi, Duce, e agli ufficiali delle Forze Armate da Voi designati le proposte che corrispondono ai suggerimenti da me avanzati nell'ultima lettera (3). Il Maresciallo di Campo Generale Milch è uno dei più eminenti ufficiali dell'Aviazione tedesca. Egli ha competenza e facoltà di trattare e prendere accordi su tutto quanto rientra nell'ambito del suo incarico.

I reparti dell'Aviazione tedesca, che qui cadono in considerazione, dovrebbero essere considerati come un Comando Speciale che possa essere da me richiamato dopo assolti i compiti ad esso affidati. Ove fosse mai possibile, desidererei averlo a disposizione per i primi di febbraio a fine di destinarlo ad altro impiego. Spero, Duce, che nonostante la brevità del tempo esso potrà prestare valido apporto all'azione contro gli inglesi nel Mediterraneo.

Con grande piacere rilevo che la situazione in Albania si è nel frattempo consolidata e che si sia cosi creata la premessa base per preparare il contrattacco in conformità dei piani stabiliti. Al Generale Antonescu -che mi ha fatto l'impressione di un vero fanatico nel campo nazionale -ho comunicato frattanto la mia idea sulla necessità di un attacco di unità tedesche contro Salonicco. Siamo addivenuti ad intese che rendono possibile in tutti i casi di

l) assicurare la difesa della Romania di fronte a qualunque minaccia; 2) Iniziare i preparativi per un'eventuale marcia in avanti di unità tedesche verso Salonicco, attraverso la Bulgaria.

Le misure a ciò necessarie sono già in corso di attuazione.

Jugoslavia -Ho avuto un colloquio col Ministro jugoslavo degli Affari Esteri, [CincarJ Markovié. Ho cercato di rendergli chiara l'occas~one unica che si presentava di entrare in stretti rapporti di amicizia con le Potenze dell'Asse -che in ogni caso vinceranno la guerra -e di realizzare in tal modo ambizioni, al cui soddisfacimento il popolo jugoslavo non avrebbe potuto, allo

(31 Vedi D. 140.

stato delle cose, nemmeno sognare di sperare. Mi sono dapprima astenuto, Duce, dal parlare di garanzie della Germania e dell'Italia, insistendo piuttosto sulla possibilità di un Patto di non aggressione. Se riusciremo a ciò, credo ci sarà psicologicamente più facile di sostenerlo nei confronti dell'Ungheria e della Bulgaria. Infine non ho potuto definire più da vicino il concetto della smilitarizzazione della Jugoslavia nell'Adriatico. Sono stato perciò molto lieto della comunicazione ricevuta che ciò non costituiva per l'Italia una condizione inderogabile. Non so se riusciremo a guadagnare dalla parte nostra la Jugoslavia, il cui atteggiamento di benevola neutralità è per noi molto importante. Se dovessi ricevere una risposta da Belgrado o si offrisse occasione di. ulteriori conversazioni, non mancherei, Duce, di darVene subito notizia (1).

Russia -Come Vi sarà noto, Duce, la Russia ha intensificato i propri sfor2li per acquistare influenza in Bulgaria. Se il Governo bulgaro avesse fin dall'inizio aderito al Patto Tripartito, oggi non si troverebbe esposto a simili pressioni. Gli indugi del Re tornano di danno non soltanto a noi, ma anche alla stessa Bulgaria. Con tutto ciò credo che riusciremo a superare anche questa crisi. Soltanto allora si potrà pensare a ristabilire con Mosca una intesa ragionevole e utile per tutte le parti.

Spagna In vista di tali circostanze ritengo come urgentemente necessaria una decisione defdnitiva da parte del Governo spagnolo e del Caudillo circa l'entrata in guerra. Il problema è oggi posto in modo che non si può avere piena sicurezza sull'atteggiamento del Governo di Vichy. Credo sempre che non esista un gioco combinato tra il Governo francese ed il Generale de Gaulle. Tuttavia le circostanze richiedono grande prudenza. Già il più piccolo contraccolpo potrebbe far sì che l'Africa settentrionale e quella occidentale divengano insicure e -staccandosi da Vichy -offrano all'Inghilterra pericolose basi di operazioni. Il nome del Generale Weygand, inviato a tutelare l'ordine di quelle regioni, non ha per me un effetto molto tranquillante. In tali circostanze è del più grande interesse il possesso dello Stretto di Gibilterra. Da tale momento soltanto potrà la situazione nel Nord e nel Nord-Ovest dell'Africa considerarsi risolta definitivamente a nostro favore. Poiché soltanto allora sarà possibile affrontare da posizioni vantaggiose e stroncare ogni eventuale tentativo di defezione francese o di sbarco inglese. Vi propongo perciò di rivolgere oggi stesso una nuova viva preghiera a Franco perché stabilisca finalmente un termine fisso per la sua entrata in guerra, di guisa che si possano iniziare i preparativi militari relativi. Quanto prima ciò avverrà, tanto meglio sarà per tuttd. Non potendo tener sparpagliate le forze tedesche alla periferia, dovrei averle di ritorno da lì al più tardi in aprile, affine di poter affrontare in ogni caso, con uno spiegamento di forze al centro, l'ulteriore urto con l'Inghilterra.

Risultando dagli avvenimenti la necessità di prendere decisioni definitive, riterrei opportuno, Duce, che ci potessimo rivedere. Sarei in tal caso pronto a recarmi in una qualunque località -forse di nuovo al Brennero -per discutere a voce di problemi che per iscritto sono invece lunghi a trattare.

Chiudo questa mia lettera, Duce, esprimendo l'incrollabile convinzione che in poche settimane o tutt'al più in qualche mese avremo, con i colpi dati in comune e nonostante le oscillazioni di carattere passeggero ed in una guerra inevitabili, fatto progredire la situazione a tutto nostro vantaggio e che in tempo più o meno breve -qualunque cosa possa accadere -scoccherà l'ora in cui il nostro principalissimo nemico. l'Inghilterra, sarà crollato. E ciò è il punto decisivo.

(l) -Ed. in Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 80-83, con notevoli differenza :li forma rispetto alla traduzione conservata nell'Archivio del Ministero degli Esteri, qui riprodotta. (2) -L'originale tedesco non è stato rintracciato.

(l) Vedi D. 385.

245

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S.N.D. 6441/667 R. Sofia, 6 dicembre 1940, ore 13 (per. ore 22,30).

Telegramma di V. E. n. 319 Cl).

Delle quattro divisioni di fanteria e una di cavalleria elleniche g,ià schierate alla frontiera greco-bulgara le prime, secondo le notizie confermatemi proprio ieri da Stato Maggiore bulgaro e da nostro Addetto Militare, sono tuttora tutte trattenute dove si trovano e ciò a causa schieramento bulgaro.

Soltanto quella di cavalleria appare essersi spostata verso occidente.

Mi riservo intervenire senza indugio nel senso indicato e telegraferò (2).

Avverto in proposito che la distensione tra la Turchia e la Bulgaria, come precedentemente ho informato, fa continui progressi e quindi uno spettacolare concentramento bulgaro alla frontiera greca ossia presso spazio considerato vitale da Turchia non sarebbe in questo momento troppo comprensibile. A quella distensione lavorano attivamente tedeschi e anzi a tale proposito non mi sarebbe inutile conoscere come iniziativa sia considerata a Roma e se in definitiva un qualche accordo di distensione tra Angora e Sofia sarebbe oggi da noi ben visto (3).

246

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6436/598 R. Belgrado, 6 dicembre 1940, ore 16,30 (per. ore 20,15).

Mio telegramma per corriere 0293 (4).

Questo Ministro Aggiunto Affari Esteri mi ha detto che data visita Csàky a Belgrado pur non essendo stata ancora definitivamente fissata è attualmente prevista per 11 e 12 corrente e che due Governi stanno studiando formula di dichiarazioni amicizia da scambiare in occasione visita.

(-4) Vedi D. 231.

247.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6463/1072 R. Washington, 6 dicembre 1940, ore 20,45 (per. ore 11,45 d el 7). Mio telegramma n. 1039 (1).

Invocazioni inglesi in questi giorni per sollecito e largo aiuto finanziario americano, nonché perdite sempre più gravi subite da marina mercantile britannica hanno qui prodotto la più profonda impressione, e la necessità di intensificare politica massimo aiuto all'Inghilterra, tanto nel campo finanziario che in quello marittimo, viene unanimemente affermata da questa stampa. Tale questione appare inoltre essere anche oggetto sempre più attenta considerazione da parte organi responsabili del Governo, i quali stanno esaminando quanto, come, ed in quale maniera tali aiuti potrebbero ulteriormente concretarsi nonché fino a quale punto occorrerebbe modificare attuale legislazione per tradurre in atto quel programma di aiuti che sarà stato deciso. In questo punto sembra infatti che, mentre con cavillose interpretazioni legalistiche il Governo potrebbe riuscire a sfuggire a limitazioni legge Johnson, esso non potrebbe invece sostanzialmente allargare sfera politica aiuti agli altri campi cui si vorrebbe ora estenderle senza avere preventivamente fatto emendare dal nuovo Congresso la legge sulla neutralità.

Come particolarmente indicativa del vivissimo interesse e della seria considerazione che questo Governo viene dando al complesso problema, è stata qui presentata la riunione interministeriale che, allo scopo di esaminare la situazione internazionale onde appurare mezzi perché assistenza degli Stati Uniti all'Inghilterra possa avere massimo effetto, è stata qui tenuta alla vigilia dell'arrivo a Washington del Sottosegretario della Tesoreria britannica Philips ed alla quale, sotto la Presidenza del Segretario del Tesoro Americano, hanno tra gli altri partecipato Ministri Marina e Guerra, Sottosegretario di Stato Welles nonché un esperto economico americano e uno inglese.

Uno dei tanti argomenti di cui servesi propaganda filobritannica per rendere accettabile la cessione di tutto il naviglio mercantile qui disponibile, e possibilmente anche di una seconda aliquota cacciatorpediniere è quello che occorre dare all'Inghilterra senza indugio i mezzi necessari per provvedere trasporto truppe in Mediterraneo affinché essa possa sfruttare attuale fase del conflitto itala-greco, cosi come per fare tacere coloro i quali si oppongono alla concessione aiuti finanziari alla Gran Bretagna fino a quando non fosse accertata assoluta necessità, si viene affermando che bisogna prendere fin da ora una decisione e assicurare assistenza finanziaria a richieste affinché industria americana possa avere la certezza che non mancheranno mezzi necessari effettuare pagamenti nuove ordinazioni a tempo quindi venire indotti a espandere produzione.

Senza dubbio Stati Uniti quanto più si i:mpegnano economicamente e finanziariamente nel conflitto tanto più si avvicinano alla possibilità di intervento armato, ma tale processo sembra continuare tuttora con molta lentezza e circospezione in presenza gravi preoccupazioni che desta possibilità che capacità resistenza britannica possa venire meno prima che Stati Uniti siano pronti entrare in guerra.

(l) -Vedi D. 239. (2) -Vedi D. 252. (3) -Alle ore 20,15 Magistrati telegrafò ancora (t. r.s.n.d. 38577/669 P.R.): «Seguito mio 667 di oggi. Divisioni elleniche tuttora schierate alla frontiera greco-bulgara appaiono essere esattamente le seguenti: « 6•, 7•, 14• e 12• bis».

(l) Vedi D. 186.

248

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 6439/2206 R. Berlino, 6 dicembre 1940, ore 22,30.

Per dovere di cronaca permettomi segnalare che circolano, come mi dicono sia periodicamente avvenuto, voci di apertura di pace inglese. Per quanto voci siano in parte anche precedenti, vi si possono forse accoppiare alcune circostanze come dibattito di ieri ai Comuni, presenza a Stoccolma Ambasciatore americano a Mosca Steinhardt e perfino relativa sospensione di azioni aeree notturne inglesi su città germaniche.

Mi risulta riservatamente che, senza peraltro alcun riferimento a tali voci, stampa ha avuto rinnovate istruzioni non parlare su durata guerra. In ambienti utllciali è certo constatabile un ottimismo che va oltre certezza vittoria.

Segnalo anche con ogni riserva che persona, a quanto mi viene assicurato particolarmente vicina al Ftihrer, mi ha detto oggi che le notizie inglesi e americane non escludono anche un collasso simile a quello francese del giugno.

249

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6530/014 R. Copenaghen, 6 dicembre 1940 (per. il 12).

Segretario Generale questo Ministero Esteri mi ha detto che finalmente è giunto, durante la mia assenza, a mezzo del corriere svedese, il primo rapporto politico del loro Ministro a Washington che dal 9 aprile aveva cessato di scrivere o telegrafare. In esso il Ministro Kauffmann cerca di giustificare 'P. dichiarazioni fatte alla stampa americana all'indomani dell'occupazione militare tedesca della Danimarca nel senso che egli non considerava più il suo Governo come il rappresentante legale di uno Stato indipendente: egli avrebbe assunto questo atteggiamento sopratutto per poter trattare col Governo americano la questione della Groenlandia e spingerlo ad occuparla militarmente per evitare che ciò fosse fatto da forze militari inglesi o canadesi. Infatti egli era riuscito a raggiungere un accordo col Governo americano impegnandosi a non prendere ordini o richiedere istruzioni dal suo Governo ma ad agire indipendentemente per l'amministrazione civile del possedimento con l'assistenza di un comitato di funzionari danesi dell'amministrazione della Groenlandia. Così facendo egli ritiene di aver salvaguardato gli interessi danesi perché mentre che esiste una dichiarazione americana del 1918 che riconosce la sovranità della Danimarca sull'intera Groenlandia una simile dichiarazione non è stata mai fatta né dall'Inghilterra né dal Canadà.

Kauffmann nel suo rapporto avrebbe a più riprese ripetuto che se si vuol ben comprendere la politica degli Stati Uniti di fronte all'attuale conflitto, e in via subordinata la sua situazione di Ministro di Danimarca a Washington, bisogna partire dal principio che gli Stati Uniti non san dei neutri, ma dei beLligeranti a fianco dell'Inghilterra, se pure si astengono da azioni belliche vere e proprie. Kauffmann ritiene anzi che gli Stati Uniti persisteranno in questa linea di condotta fino alla fine del conflitto attuale.

Dall'insieme di quanto il Ministro Mohr mi ha detto ho avuto l'impressione che il Governo danese approvi la condotta del Ministro Kauffmann per quanto non sappia spiegarsi cop1e mai egli per tanti mesi si sia chiuso in un così assoluto silenzio.

250

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

T. S. A MANO 38553 P. R. Roma, 7 dicembre 1940, ore 12,30.

In relazione al vostro foglio 3839 Op. del 16 novembre u.s. (l) è stato richiesto al Mufti, tramite la R. Legazione a Bagdad (2), di indicare con precisione la quantità, qualità, tipo e calibro delle armi e munizioni delle quali ha bisogno, elencandole da quelle di maggiore a quelle di minore necessità. È stato aggiunto che occorreva tener presente che essendo il trasporto difficile e rischioso, la quantità del materiale doveva essere mantenuta in limiti il più possibile ristretti.

Il R. Ministro a Bagdad ha testè telegrafato in risposta quanto segue:

« Riservandomi di riferire in dettaglio col prossimo corriere la conversazione avuta col Mufti (3), ecco il fabbisogno di armi e munizioni che egli mi ha indicate come più necessarie ed urgenti:

-500 fucili mitragliatori; -un certo numero di pistole che nella insurrezione dell'anno 1935 sono state già esperimentate;

150 mitragliatrici leggere;

-100 tromboncini lancia-bombe;

-munizioni per le armi anzidette nel maggior quantitativo possibile;

-bombe a mano nel maggior quantitativo possibile; -congegni dinamite con contatto a distanza; -ogni possibile mezzo antiaereo e anticarro, data la forma speciale di

repressione che gli inglesi impiegano in Palestina.

Il Mufti ha poi indicato come fabbisogno dilazionabile: -10.000 fucili con almeno 1000 colpi per fucile; -abbondante munizionamento per circa 4.000 fucili inglesi moderni pos

seduti attualmente dagli insorti; -abbondante munizionamento per circa 10.000 fucili tedeschi in uso nell'altra guerra, che gli insorti ugualmente possiedono; -15 apparecchi radiotelegrafici da campo>> (T.s.n.d. 6324/146 R. del 30 novembre).

Occorrerà ora evidentemente, prima stabilire se siamo in grado di fornire le armi richieste; e quindi procedere a concordare col Mufti, colla maggiore possibile segretezza, i dettagli tecnici relativi alla pratica esecuzione dell'operazione (sbarco e consegna delle armi).

A tale ultimo scopo, e data la natura tecnica della questione, codesto Comando Supremo potrebbe interessare per il tramite della R. Legazione a Bagdad e di questo R. Ministero, l'Ufficiale della S.l.M. in servizio presso la suddetta

R. Legazione.

In relazione infine a quanto comunicato da codesto Comando Supremo circa il viaggio a Beirut del fiduciario del Mufti Dr. Ahmed Kabri (foglio codesto Comando Supremo n. 993 Z del 28 novembre u.s.) (1), questo Ministero ritiene che la sua richiesta per l'invio di armi e munizioni sia da ritenersi superata in relazione alle trattative di cui sopra in corso col Mufti sullo stesso argomento. Comunque si provvede ad accertare che così è a mezzo della R. Legazione a Bagdad (2).

(l) -Vedi D. 115. (2) -Vedl D. 134. (3) -Vedi D. 215.
251

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 6482/276 R. Shanghai, 7 dicembre 1940, ore 13 (per. ore 5 dell'B).

Mi riferisco al telegramma dell'Ambasciata di Tokio trasmesso col telegramma circolare 38237 (3).

Chan Kung Po Presidente del Yuan Sat di Nanchino e Sindaco della più grande Shanghai ha detto ieri ad un segretario dell'Ambasciata che trattative tra Matsuoka e Chang-Kai-Schek erano decisamente interrotte senza per ora speranza ripresa.

Era stato lo stesso Chen Kun Po che fatto interpellare da Matsuoka circa via più efficace da seguire per trattare con Chung King, aveva suggerito conversazioni con Sun-Fo, figlio di Sun-Yat-Sen, noto per le sue tendenze comuniste per l'influenza che con l'aumentare di quella di Mosca è venuto acquistando sul Generalissimo. Sun-Fo si era recato a Chung-King dove hanno luogo conversazioni circa una possibile pace. In seguito durezza delle condizioni di Tokio e anche <nell'avviso di Chen) alle pressioni anglo-americane, Sun-Fo aveva ripreso la via di Chung King lasciando il predecessore dietro di sé.

Circa gli approcci nipponici a Mosca, Chen era pessimista; riteneva che Russia non farebbe obiezione ad una discesa del Giappone verso il sud a condizione però che esso evacuasse la Cina.

Circa futuro del suo Governo Chen ha espresso vaghe speranze che situazione avrebbe forse indotto Giappone ad una pace generosa. Esso stava considerando gesto di evacuare la città di Nanchino, mantenendo l'occupazione dei dintorni.

Comunicato Roma e Tokio.

(l) -Non pubbllcato. (2) -L'accertamento fu chiesto a Gabbrielll con t. 38558, pari data, non pubblicato. (3) -Vedi D. 220, nota 2.
252

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6461/670 R. Sofia, 7 dicembre 1940, ore 14 (per. ore 3,15 dell'B).

Mio telegramma n. 667 e mio telegramma n. 669 (1).

Da altre informazioni fatte assumere non a mezzo di Autorità bulgare mi risulta che in Tracia sono effettivamente rimaste le quattro divisioni da me indicate ma con effettivi ridotti e con uomini anziani, essendosi elementi migliori trasferiti evidentemente verso occidente.

In tali condizioni e forte anche della chiara frase contenuta nel nostro bollettino di guerra di ieri circa truppe greche prese da altra frontiera, porrò in rilievo dinanzi ai bulgari come loro ausilio a trattenere forze elleniche stia effettivamente venendo meno.

253

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 333/1506 R. Roma, 7 dicembre 1940, ore 17,15.

R. Ministro a Bagdad telegrafa, in data 3 corrente, quanto segue: « (riprodurre telegramma n. 149 parte fra i segni)» (2).

21 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

Intrattenete codesto Governo sulla situazione prospettata nel telegramma sopra trascritto e sulle richieste che dal Primo Ministro Gailani vengono rivolte al Governo italiano e al Governo tedesco.

DiiDcoltà venire incontro a tali richieste sono evidenti. Comunque desidereremmo conoscere urgenza vedute di codesto Governo al riguardo.

Nel frattempo intenderei rispondere al R. Ministro a Bagdad che ci siamo pasti in contatto con Berlino e che facciamo riserva di ulteriori comunicazioni; ma che a prima vista non appare conveniente spingere Governo Iraq sulla via di un conflitto immediato, senza che in ogni caso una preventiva preparazione militare con le Potenze dell'Asse sia stata concretata, se ciò è possibile.

Prego telegrafare (1).

(l) -Vedi D. 245 e nota 3 allo stesso. (2) -Vedi D. 228.
254

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S.N.D. 6469/671 R. Sofia, 7 dicembre 1940, ore 20,30 (per. ore 17 dell'B).

Russia mostra non volere abbandonare sua idea di giungere ad una intensiftcazione dei rapporti che esistono tra Sofia e Mosca.

Così questo mio collega sovietico si è recato visitare Ministro degli Affari Esteri e in nome del suo Governo gli ha presentato seguenti obbiezioni alla nota risposta negativa bulgara per proposta patto assistenza (2).

1°) Mosca non comprende perché tale patto potrebbe provocare complicazioni belliche. Essa anzi ritiene che Sofia la quale ha guerra alle porte e ha subito anche minaccia di offese aeree da parte alcune Potenze (allude alla minaccia britannica di bombardare Bulgaria qualora questa lasci passare truppe tedesche) proprio attraverso patto con la Russia potrebbe oggi allontanare tale pericolo guerra.

2°) Se Sofia teme attraverso tale patto di mettersi sulla strada di una politica di troppo ampio respiro per essa, Russia è disposta venire ad una concessione unilaterale di garanzia ferma a suo favore.

3°) Quanto infine ad eventuale adesione di Sofia al Patto Tripartito, Mosca fa osservare che in definitiva proprio tale adesione potrebbe essere considerata in certo modo come abbandono di quella pedana di neutralità sulla quale Bulgaria si è fino ad oggi mantenuta e alla quale dice di tenere (3).

(l) -Vedi D. 274. (2) -Vedi D. 238. (3) -Ritrasmesso a Mosca con t. s.n.d. 38824/226 P.R. del 10 dicembre, ore 0,30.
255

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, DEL BALZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 6459/451 R. Budapest, 7 dicembre 1940, ore 21,20 (per. ore 3,15 dell'B).

Telegramma di questa Legazione 438 del due corrente (1).

A questo Ministero degli Affari Esteri mi è stato detto che, sebbene data visita Csàky Belgrado non sia stata ancora definitivamente fissata, essa avrà luogo con ogni probabilità fra 10 e 15 dicembre.

Durante visita sarà firmato trattato amicizia di cui mi è stato rimesso progetto con preghiera di portarlo a conoscenza di V. E.

Progetto consta di un preambolo e di 3 articoli.

Circa preambolo vengono rilevati rapporti di buon vicinato esistenti nonché convinzione che rafforzamento reciproci legami è nell'interesse dei due Paesi e della pace nella regione danubiana.

Articolo 1° dice fra Ungheria e Jugoslavia vi sarà pace costante e am1c1z1a perpetua. Articolo 2° stabilisce impegno consultazione su tutte le questioni che due parti «giudicheranno suscettibili di interessare rapporti reciproci».

Articolo 3° prevede scambio ratifiche a Budapest.

Nel rimettermi testo progetto (che trasmetto per corriere) questo Direttore Generale Affari Politici ha tenuto sottolineare carattere vago e anodino; in proposito ha aggiunto che testo potrà subire qualche modifica di forma ma non di sostanza.

256

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 38643/2211 P.R. Berlino, 7 dicembre 1940, ore 22,20.

Durante lungo colloquio con Ribbcntrop (2) improntato comprensione e cordialità, ho obbiettivamente illustrato odierna situazione con precisi riferimenti alle cause che hanno determina~a ... (3) e prospettando per il presente e per il futuro l'interesse politico-militare comune dell'Asse anche in tali contingenze.

Riassumo qui sotto le fasi del colloqu:o.

1°) Ministro Ribbentrop attende per questa notte risposta di Belgrado per adesione al patto. Mi ha fatto presente che durante le trattative atteggiamento Jugoslavia è stato ostile all'Italia aggiungendo che ritardata risposta è anche da mettersi in relazione a s:tuazione italo-greca;

D. -ALFIERI, Due dittatori di fronte, cit., pp. 102-107.

2°) ritiene dilllcile che Bulgaria possa addivenire ad una sia pure limitata mobilitazione anche se a scopo puramente dimostrativo data sua politica incerta e timorosa;

3°) non crede elficacia messa in circolazione voci movimento truppe in Romania dato che situazione politica militare e condizioni stagionali escludono a priori realizza~ione di una tale minaccia;

4°) circa assistenza tecnica militare si è manifestato propenso a considerare invio apparecchi trasporto truppe. Ho anche accennato all'invio di materiale artiglieria leggera ma ciò presuppone invio contemporaneamente personale e munizioni. Ribbentrop ad ogni modo si è riservato parlare delle varie questioni stasera stessa col Ftihrer dal quale sarò ricevuto domani (1).

Ribbentrop mi ha detto anche che per concretare assistenza richiesta sarebbe necessario precisare quantitativi ad esempio areomobili e contingenti artiglieria leggera aerotrasportata in relazione nostre urgenti esigenze. Prego poi farmi sapere per mia norma se debba raccogliere ed eventualmente appoggiare quanto prima possibile rinvio in Italia del C.A.I. giustificando dal fatto che, pur valutandosi appieno nostro apporto, impiego di esso appare più indicato nel Mediterraneo dove pressione nemico è ora enormemente aumentata.

(l) -Non rinvenuto. Ma si veda il D. 230. (2) -Alfieri era tornato a Berlino, dopo circa tre mesi di assenza, con istruzioni orali di Ciano di ottenere una immediata decisione di Hitler per l'invio di rifornimenti militari: vedi (3) -Gruppo indecifrato.
257

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S.N. Roma, 8 dicembre 1940, ore 10.

Il Ministro Cosmelli ha telefonato da Berlino per attirare ancora una volta, dopo una precedente telefonata fatta questa notte, l'attenzione di V. E. sulla necessità di far giungere istruzioni alla R. Ambasciata circa il penultimo ed ultimo capoverso del telegramma dell'Ambasciatore Alfieri n. 2211 (2).

Il Ministro Cosmelli ha insistentemente fatto presente che da parte tedesca si richiedono precisazioni circa il materiale che dovrebbe essere fornito dalla Germania all'Italia in relazione alla situazione delle nostre truppe in Albania. Del pari il Ministro Cosmelli ha sottolineato l'importanza di ricevere, per il colloquio che l'Ambasciatore Alfieri avrà questa sera con von Ribbentrop (3), istruzioni per qu8!nto concerne l'eventuale rinvio del Corpo di Aviazione italiano in Germania.

Ho di nuovo fatto presente al Ministro Cosmelli che il telegramma dell'Ambasciatore Alfieri era in visione a V. E. per le istruzioni che l'E. V. avrebbe ritenute opportune (4).

(l) -Vedi D. 258. (2) -Vedi D. 256. (3) -Vedi D. 262. (4) -Vedi D. 259.
258

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. UU. S.N.D. PER TELESCR. 38710/2213 P. R. Berlino, 8 dicembre 1940, ore 17,20.

Dopo mia pacata e dettagliata esposizione ascoltata dal Fuhrer con evidente attenzione e comprensione, egli ha assicurato che svolgerà intensificata attività per anticipare auspicata adesione Jugoslavia al Patto, che secondo una comunicazione da lui oggi ricevuta appare probabile. Non crede possibile creare diversivo in Bulgaria e Romania, che comunque sarebbe a suo avviso inefficace.

Dal punto di vista tecnico-militare ha promesso che impartirà ordini opportuni per sollecitare invio maggior numero apparecchi aero-trasporto subordinatamente alla capienza e possibilità campi d'aviazione in Albania. Avendo il Fuhrer manifestato sua precisa opinione necessità che sia tenuta attuale nostra linea di resistenza perché a suo avviso in caso di arretramento [sarebbe] compromessa difesa di Valona e Durazzo, ho tenuto precisare ed illustrare che tali sono ordini del Duce, che le nostre truppe stanno duramente combattendo e che notizie odierne (quali io ho avuto stamane dal Ministro Ciano) sono più tranquillizzanti. Ho aggiunto che il peso numerico dell'armata greca è divenuto preponderante, ho illustrato le nostre difficoltà di rifornimenti, di uomini, mezzi e materiali ed ho concluso che di fronte una visione realistica della situazione ed a una dannata ma non concessa ipotesi di arretramento nostra linea, investendo ciò i comuni interessi della guerra dell'Asse, il Duce aveva voluto che il Fuhrer fosse informato dettagliatamente.

Hitler dopo breve raccoglimento ha detto che avrebbe desiderato un incontro col Duce al Berghof o al Brennero; meglio al Berghof perché egli ha colà tutte le sue carte con studi militari già avviati.

Ha proposto giorno 14 corrente. Ho creduto fare, a titolo puramente personale, generica riserva su possibilità per il Duce, assente da Roma in questo momento.

Avendo Ribbentrop chiesto se potevo precisare al Fuhrer nostra attuale linea di resistenza, ho mostrato al FU.hrer carta geografica su cui questa notte, colla collaborazione Addetto Militare, avevo approssimativamente segnato nostra linea. Fuhrer allora si è portato presso un tavolo su cui era aperta una grande carta dell'Albania con la dislocazione delle truppe nostre ed avversarie e dopo alcuni momenti di raccoglimento indirizzandosi a me coll'atteggiamento ed espressione di anticiparmi una notizia sulla quale si riservava di parlare col Duce, ha detto: «Penso alla concreta possibilità di fare un forte contrattacco con due divisioni blindate e coll'aiuto di Stukas per aggirare l'armata greca. Di ciò voglio parlare col Duce. È urgente. Sono pronto a spostare alcuni numerosi miei impegni (consta al sottoscritto che il giorno 10 egli dovrebbe

tenere un grande discorso agli operai) pur di anticipare l'incontro. Propongo giorno lO. È necessario che lo parli col Duce'>. Ribbentrop e Meissner hanno accolto con grande compiacimento e soddisfazione questa proposta. In considerazione evidente carattere personale e riservato, che avevano parole Fllhrer, non ho creduto chiedere precisazioni. Ffihrer mi ha pregato vlvlssimamente di fargli avere una risposta entro oggi domenica (1).

(l) Di questo telegramma è pubblicata una versione molto inesatta in D. ALFIERI, Due dittatori di fronte, clt., pp. 108-109.

259

IL OAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 8 dicembre 1940, ore 20,15.

Con riferimento al telegramma della R. Ambasciata in Berlino n. 2213 (2), presi gli ordini dal Duce, l'Eccellenza il Ministro ha dato telefoniche istruzioni all'Ambasciatore Alfieri di far pervenire al Fllhrer una urgente comunicazione, cui oggetto dovevano essere i seguenti punti:

l) che il Duce non poteva muoversi in questi giorni dovendo insediare il nuovo Stato Maggiore Generale e gli Stati Maggiori dell'Esercito e della Marina, dopo il noto cambio della guardia;

2) che importanti e complesse operazioni militari in corso sconsigliavano che il Duce si allontanasse attualmente dall'Italia;

3) che il Duce avrebbe gradito tutto quanto fosse stato possibile fare da parte germanica per anticipare l'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito;

4) che, come aiuti militari, il Duce non richiederebbe nulla al Governo alleato salvo l'invio in Italia dei 50 aerotrasporti germanici;

5) che il Duce ringraziava per l'invito rivoltogli dal Fllhrer d'incontrarsi con lui in Germania e riteneva che tale incontro potesse molto utilmente aver luogo in un successivo momento del corrente mese di dicembre;

6) che il Duce risponderà domani all'ultima lettera del Fllhrer (3).

L'Eccellenza il Ministro ha infine aggiunto all'Ambasciatore Alfieri che la situazione in Albania non doveva in alcun modo essere drammatizzata, tenuto anche conto delle ultime tranquillizzanti notizie riportate personalmente dal Generale Cavallero. Il Conte Ciano ha al riguardo confermato all'Ambasciatore Alfieri che negli ambienti responsabili italiani regna la più fiduciosa calma sugli sviluppi del conflitto italo-greco.

(l) -Vedi D. 259. ' (2) -Vedi D. 258. (3) -Alla lettera eli Hitler del 5 dicembre (vedi D. 244) Mussolini rispose indirettamente con queste istruzioni.
260

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 8 dicembre 1940.

l) In esecuzione delle istruzioni impartite da V. E. (l) è stata fatta presente a Pavelié la necessità di frenare l'afflusso dei fuorusciti croati che in questi ultimi tempi erano divenuti particolarmente numerosi e la cui presenza nel Regno, oltre a comportare un onere finanziario sempre crescente, poteva avere delicate ripercussioni nei nostri rapporti con il Governo di Belgrado.

Istruzioni in tal senso sono state impartite anche al Comm. Conti. D'ora innanzi a nessun fuoruscito croato sarà concesso l'ingresso nel Regno senza esplicita autorizzazione del Ministero degli Esteri.

2) In relazione alla domanda di udienza con il Capo Gabinetto, avanzata da Pavelié con la sua lettera del 4 corrente (2), è stata fatta presente al comm. Conti l'opportunità di lasciar cadere per ora la richiesta, rinviando la visita ad epoca da stabilirsi.

3) Il comm. Conti afferma di non poter più sovvenire, con l'attuale fondo mensile di lire 75.000, alle accresciute spese per i fuorusciti croati. Da un lato -infatti -il loro numero è aumentato; dall'altro l'accresciuto costo della vita ha non poco diminuito il valore delle modeste sovvenzioni elargite ai fuorusciti, che invocano un aumento per fronteggiare le più elementari esigenze.

Conti chiede, in definitiva, che il fondo mensile sia portato a lire complessive 110.000. Si potrebbe fissarlo in lire 100.000 escludendo qualsiasi ulteriore aumento (3).

261

IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LE FABBRICAZIONI DI GUERRA, FAVAGROSSA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PROMEMORIA 8271/S. P. Roma, 8 dicembre 1940.

La Deutsche Bergwerks Zeitung del 23 novembre 1940 XIX riferisce che la Finlandia ha recentemente venduto alla Unione Sovietica le miniere di nichelio di Salmijarvi che trovansi non lontane da Petsamo. In conseguenza di tale vendita l'U.R.S.S. ha il diritto di approvvigionarsi di tutta la produzione delle stesse miniere. Finora lo sfruttamento sembra non abbia avuto inizio.

Tanto ho ritenuto segnalarVi, Duce, per l'importanza che la notizia presenta nei nostri riguardi, in occasione di trattative commerciali con la Russia, data la nota deficienza di nichel.

(l) -Vedi D. 236, nota l. (2) -Vedi D. 236. (3) -La risposta di Ciano risulta dal D. 392.
262

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. u. S.N.D. 38750/2214 P.R. Berlino, 9 dicembre 1940, ore 1,25.

Assicuro V. E. di aver fatto subito personalmente a Ribbentrop comunicazione prescritta (l) circa proposta noto incontro. Successivamente Ribbentrop mi ha telefonicamente informato di persona che 1<,11hrer si rendeva perfettamente conto delle ragioni per le quali riesce impossibile al Duce allontanarsi in questo momento da Roma. Mi ha inoltre assicurato che F11hrer ha già dato istruzioni per il più sollecito invio aerotrasporti compatibilmente con le condizioni del tempo che qui è proibitivo.

Circa incontro, è d'accordo che quando Duce riterrà essere libero suoi impegni, saranno ripresi al riguardo i contatti allo scopo fissare data entro questo mese.

263

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S.N.D. PER TELESCR. 38756/2215 P.R. Berlino, 9 dicembre 1940, ore 2,30.

Personale per Eccellenza il Ministro.

In relazione a quanto dettomi stasera al telefono (2) desidero per tua tranquillità assicurarti nel modo più assoluto che tanto ieri che oggi in mie conversazioni mi sono espresso in forma sempre pacata e serena, evitando espressamente dare la sensazione di una situazione preoccupante.

Debbo però per tua personale conoscenza far presente che attraverso colloquio avuto ieri e soprattutto dopo quello di oggi (3), ho tratto convinzione che qui sono al corrente della situazione e molto bene informati sulle vicende di questi ultimi giorni.

In relazione a ciò mi è stata anche espressa preoccupazione che, ove attuali posizioni non possano essere stabilmente mantenute e ulteriori arretramenti si rendono inevitabili, situazione diventerebbe molto difficile e tale compromettere gravemente difesa anche di Valona e Durazzo sotto concentrazione delle forze aeree inglesi. Quando stasera a Ribbentrop (4) ho riconfermato le

tranquillanti nottz!e, già da me trasmesse stamane, durante colloquio col Ftihrer, egli mi ha insistentemente chiesto se ciò significasse certezza della stabilizzazione della linea. E avendo io in base tue comunicazioni potuto precisare su sua specifica domanda che tali assicurazioni provenivano direttamente da Cavallero egli di ciò si è vivamente compiaciuto.

Come preveduto, qui situazione generale nostri confronti è complessa.

(1) -Vedi D. 259. (2) -Vedi D. 257. (3) -Vedi DD. 256 e 258. (4) -Vedi D. 262.
264

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6490/788 R. Tokio, 9 dicembre 1940, ore 8,45 (per. ore 20,30).

Quando è stato il momento della firma del trattato cino-giapponese (1), Matsuoka ha creduto opportuno chiarire, ad ogni buon fine, a questo Ambasciatore U.R.S.S., che accenni a direttive anticomuniste contenute nel trattato non dovevano in alcun modo essere considerati come tali da fare assumere a questo atto significato anti russo.

Ambasciatore, in seguito alle istruzioni ricevute, ha comunicato in questi giorni a questo Ministro degli Affari. Esteri che il Governo sovietico, mentre ringraziava e predenva atto comunicazione, doveva a sua volta dichiarare che avrebbe continuato a riconoscere come unico Governo cinese quello di ChungKing.

265

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6488/790 R. Tokio, 9 dicembre 1940, ore 8,45 (per. ore 20,30).

Non si è qui molto soddisfatti del progresso dei negoziati nippo-russi per conclusione patto (2), e si ha qualche dubbio che effettivamente intenzione di Mosca sia quella di temporeggiare, per non assumere impegno ed orientamento preciso, a meno di ottenere compenso di eccezionale importanza. Intanto alla fine di questo mese verrà a scadere accordo provvisorio per la pesca, che nel dicembre 1939 ha prorogato di un altro anno convenzione 1928, nell'intesa che entro questo anno avrebbe dovuto concludersi nuova convenzione in materia. A questo Ministero degli Affari Esteri si spera ancora che conversazioni in corso possano portare almeno ad un ulteriore rinnovo annuale dell'accordo provvisorio, data importanza che questione presenta per economia giapponese.

(l) -Vedi D. 217. (2) -Vedi D. 243.
266

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 38824/2219 P. R. Berlino, 9 dicembre 1940, ore 21,40.

Personale per Eccellenza il Ministro.

Ho visto oggi nuovamente Ribbentrop, che trovo sempre più animato da sentimenti amichevoli nei nostri confronti. Mi ha chiesto subito se avevo ulteriori buone notizie sulla nota situazione. Gtel'ho di nuovo esplicitamente confermata. Allora egli associandosi all'espressione della mia assoluta certezza, che tutto ciò, in definitiva, non avrà che portata limitata di un episodio, mi ha comunicato che la Jugoslavia contrariamente agli affidamenti di questi ultimi giorni, ha inviato una risposta molto evasiva.

Ha aggiunto riservatamente che mentre note intese e accordo stavano per essere realizzati Franco ha fatto improvvisamente sapere che per U momento non intende darvi corso, cosicché il Ftihrer, fortemente di ciò contrariato, ha deciso di richiamare i suoi generali che già si trova vano in Spagna.

Segue rapporto dettagliato (1).

267

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6494/605 R. Belgrado, 9 dicembre 1940, ore 22 (per. ore 5,45 del 10).

Mio telegramma n. 598 del 6 corr. (2).

Questo mio collega Ungheria mi ha confermato che a conclusione negoziati condotti in questi giorni avrà luogo firma patto di amicizia ungaro-jugoslavo in occasione visita Csàky.

Patto che è redatto nelle linee di quello già esistente tra Jugoslavia e Bulgaria comprende ~ secondo quanto mi ha detto mio collega Ungheria seguenti punti:

-consueto preambolo che però contiene accenno comuni intendimenti per collaborazione zona Danubiana; ~ formula concernente amicizia fra i due Stati;

~ accordo che due Governi procederanno conversazioni per questioni che interessino loro reciproci rapporti. Ministro d'Ungheria ha specificato che questa ultima parte era stata voluta da Governo ungherese che intende così salvaguardare questioni sue minoranze nazionali e territoriali. Visita Csàky si svolgerà ufficialmente nei giorni 11 e 12 corr. ed è previsto inoltre breve eventuale prolungamento per cacciare in Slovenia.

Mio collega Ungheria mi ha infine informato che nel discorso che sarà pronunciato da questo Ministro degli Affari Esteri in occasione visita Csàky vi è particolare accenno amichevoli relazioni Jugoslavia con Italia e Germania.

(l) -Il rapporto non venne inviato: vedi D. 352. (2) -Vedi D. 246.
268

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 9 dicembre 1940.

Il dislocamento della Formazione d'Istruzione dell'Esercito nella forza originariamente prevista in una divisione circa per la Romania è ora compiuto (1).

Per desiderio speciale espresso dal Generale Antonescu in occasione della sua visita a Berlino, la Formazione d'Istruzione delle truppe motortzzate verrà probabilmente prossimamente ancora rinforzata.

La forza definitiva delle Formaz:oni dell'Arma Aerea da mandarsi in Romania non è ancora fissata. Esiste la possibilità che anche a questo riguardo, corrispondente alle necessità, certi rinforzi saranno aggiunti (2).

269

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GUERRA, SORICE, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, GUZZONI

APPUNTO S. N. Roma, 9 dicembre 1940.

Gen. Rintelen dice: Venuto a Berlino Ambasciatore Alfieri ha riferito a von Ribbentrop su grave situazione degli italiani in Albania (3): ha parlato di linea intenibile: ha parlato di linea arretrata da occupare senz'altro. Riferito quanto sopra al E'tihrer questi ha incaricato il von Ribbentrop

di dire a Rintelen: -torni subito a Roma; -si orienti bene facendo una visita subito in Albania onde constatare

de visu e riferire.

* * *

Il gen. Rintelen allegando interesse H:tler a questa faccenda insiste per andar subito a Tirana. Gli ho risposto che questo suo desiderio era stato da

me considerato fin dai giorni scorsi quando me ne aveva parlato prima di andare a Berlino e che appena possibile gli avrei data una risnosta. (Ho cioè detto ancora oggi quello che gli dissi giorni fa).

* * *

Rintelen dice anche: -gli Junker sono a Gratz ma c'è neve e appena possibile partiranno; -gli 800 autocarri sono di recente fabbr:cazione francese: in attesa del-

l'autorizzazione jugoslava non li manderebbero. Gli ho detto che nel frattempo potrebbero mandarli a Trieste donde o andrebbero in Jugoslavia se concesso permesso o caricherebbero su navi italiane se permesso non concesso.

(l) -Vedi D. 43. (2) -Il documento è vistato da Mussolinl. (3) -Vedi D. 256.
270

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6525/277-278 R. Shanghai, 10 dicembre 1940, ore 6 (per. ore 5 dell'11).

A integrare dichiarazioni Woermann credo opportuno riferire che queste Autorità diplomatiche e consolari tedesche sono unanimi nel ritenere che convenga al loro Governo dilazionare per quanto è possibile il riconoscimento di Nanchino:

l) Perché tale atto implicherebbe quasi sicuramente una rottura con Chang-Kai-Schek, la quale farebbe perdere al Reich la possibilità di tutelare i suoi interessi economici nella Cina occ:dentale e di farsi eventualmente mediatore tra Tokio e Chung King;

2) Perché la situazione della Germania in Cina appare diversa da quella dell'Italia e del Giappone che vi godono di speciali privilegi e dei diritti di extraterritorialità. L'Italia può negoziar li; la Germania non ha più nulla in mano da poter negoziare. È difflc:Ie per la Germania vittoriosa in Europa trattare in Estremo Oriente su una base inferiore a quella dei vinti. Prima di consacrare la situazione nuova la Germania dovrebbe pertanto o essere ripristinata nei riguardi antichi diritti o ottenere dal Giappone amdamenti per congrui compensi nel Pacifico sia pure a spese della Gran Bretagna.

Tale punto di vista che può sembrare personale e stranamente in contrasto con la concezione nipponica ed anche cinese del «nuovo ordine» è stato sottoposto a Berlino e spiegato all'Ambasciatore Stahmer al suo passaggio a Pechino nell'ottobre scorso (2).

Nell'idea dei più competenti funzionari tedeschi qui e, debbo ritenere, di alcuni elementi della Wilhelmstrasse, la sola soluzione che Berlino potrebbe appoggiare è sempre quella di una intesa onorevole tra Nanchino e Chung King realizzabile però soltanto se Tokio avesse il coraggio e la forza di far grandi sacrifici di interessi e di ... (1). Tale soluzione rafforzerebbe enormemente l'alleanza italo-tedesco-nipponica, toglierebbe a Washington un punto d'ordine politico di capitale importanza, salverebbe inoltre i maggiori interessi tedeschi.

Le stesse autorità tedesche non sembrano rinunzianti ancora al progetto accarezzato mesi fa di una speciale missione tedesca a Chung King (forse Stahmer accompagnato da esperti scelti qui) dopo aver ottenuto da Tokio un minimo di libertà di azione per raggiungere lo scopo.

Ma tutto fa ritenere che Tokio ancora oggi sia nel modo più assoluto contrario ad ogni tentativo del genere avversato soprattutto dalle gerarchie militari.

Dal canto loro queste autorità diplomatiche giapponesi sembrano bene al corrente di quanto ho esposto e, a commento della ventilata richiesta tedesca del ripristino dei diritti di extra-territorialità, osservano con amarezza che la Germania sembra voglia mettersi contro corrente, tali « anacronistici » diritti essendo ormai condannati senza appello dell'art. 7 dell'accordo cino-giapponese.

Comunicato Roma e Tokio.

(277) Telegramma V. E. 38458 (l)

(l) -Vedi D. 233, nota 3. (2) -Vedi serie IX, vol. V, D. 723.

(278) D'avviso dei funzionari germanici (confermato da persona che sino ad un mese fa è stata in continui contatti generalissimo); la maggiore difficoltà che si incontra a Chung King è la suprema diffidenza di Chang-Kai-Schek per ogni promessa ed anche impegno a Tokio. Sempre nel loro avviso il generalissimo si indurrebbe a trattare sul serio solo se risultato delle trattative fosse garantito nel modo più sicuro: forse dall'Asse e dalla Russia. Non parrebbe impossibile inserire la trattativa nel quadro di azione politica del patto tripartito.

271

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6507/456 R. Budapest, 10 dicembre 1940, ore 13,30 (per. ore 18,20).

Telegramma di questa Legazione 451 (2).

Csàky che vedrò in serata parte stanotte per Belgrado dove si tratterà due giorni. Nel darne annunzio tutti i giornali ricordano progressivo riavvicinamento due Paesi verificatosi ultimi tempi con piena approvazione Italia e Germania che lo considerano importante passo verso la realizzazione politica pace nel sud-oriente europeo. Parola d'ordine data dal Governo alla stampa è che con visita Csàky Belgrado Ungheria assume funzione di ponte fra la Jugoslavia ed Asse.

(l) -Gruppo lndeclfrato. (2) -Vedi D. 255.
272

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 6513/2223 R. Berlino, 10 dicembre 1940, ore 20.

Mio telegramma per corriere n. 0132 del 20 novembre scorso (1).

Colonnello Prajun, che iersera od oggi sarebbe partito per Roma, è stato ricevuto non più da Ribbentrop, ma da Sottosegretario di Stato Weizsii.cker. il quale gli ha in sostanza esposto punto di vista tedesco su controversia tra Tai e Indocina.

Avendo colonnello Prajun di nuovo insistito necessità per il Tai raggiungere anche con la violenza sue rivendicazioni, gli è stato fatto intendere che, essendo intervenuta nel frattempo mediazione giapponese, occorre che questa si svolga fino alla fine e che ad ogni modo soluzione violenza non troverebbe presso il Governo tedesco alcun appoggio, dato che, mentre è ancora aperta la questione dell'Impero coloniale francese e anzi specie quando questo si trova attualmente in una delicata situazione di fronte a mene separatiste, è interesse di evitare scosse.

Avendo Colonnello Prajun accennato anche ad eventuali rivendicazioni Siam verso il confine del Burma, gli è stato fatto intendere che le stesse considerazioni valgono in sostanza anche per tali possedimenti dell'Impero inglese. Degli accenni ad una eventuale adesione del Siam al patto a tre sono stat1 lasciati cadere.

273

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6511/2224 R. Berlino, 10 dicembre 1940, ore 19,20 (per. ore 20).

Viene ufficiosamente appreso che questo Ministero dei Lavori Pubblici intende richiedere ulteriore invio in Germania c:rca 54 mila lavoratori italiani industria cosi suddivisi: 10.000 per lavori miniere; 20.000 costruzione rifugi anti-aerei; 20.000 lavori urgenti vari; 4.000 lavori portuali e trasporti.

È probabile che passo in tale senso venga fatto costì. In tal caso, data complessività problemi organizzativi connessi con così ingente aumento contingente nostri lavoratori nel Reich, prospetto opportunità che prima procedere accordo definitivo questa Ambasc'ata sia messa in grado di far conoscere parere sulla base inconvenienti verificatisi in occasione precedente invio (2) ed esperier.za ormai acquistata.

(l) -Vedi D. 138. (2) -Vedi serle IX, vol. V, D. 608.
274

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6515/2226 R. Berlino, 10 dicembre 1940, ore 20,30 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 1506 (l) e precedenti.

Per quanto giunto con numerose lacune dovute a difficoltà di decifrazione secondo le istruzioni ho messo al corrente il Ministero degli Affari Esteri della situazione venuta a delinearsi nell'Iraq e della richiesta fatta da quel primo Ministro. Per quanto concerne trasmissioni radio da Bari e Berlino, qui si ritiene come prima impressione che una tale trasmissione intervenendo renderebbe più critica situazione già tesa.

Per quanto concerne aiuto richiesto di ordine economico e militare, ne è stato preso nota ed esso fa riserva di una risposta circa il punto di vista di questo Governo, pur facendo presente che non si vede materialmente come aiuti potrebbero pervenire a destinazione.

Nostra comunicazione è stata vivamente apprezzata, in quanto, a parte la generica informazione di una tensione Inghilterra e Iraq, Ministero degli Affari Esteri ignorava ogni dettaglio in proposito, data mancanza collegamenti e dl informatori.

Vi è ora qui un vivo interesse per questione araba e nella stampa si insisterà su noto concetto sfruttare inglesi piccoli Paesi e indipendenza e libertà che promette politica Asse.

275

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6628/0116 R. Ankara, 10 dicembre 1940 (per. il 17).

Il secondo Consigliere di questa Ambasciata di Germania parlando con un funzionario della R. Ambasciata sulla condotta della guerra contro l'Inghilterra ha detto quanto segue:

«Tutti i preparativi per l'invasione dell'Inghilterra sarebbero pronti, il Fuehrer attende che le possibilità di resistenza inglese siano ridotte al minimo. Intanto prosegue la guerra aerea, con risultati sempre più importanti grazie ad una nuova tattica usata, e la guerra sottomarina. La Germania ha grandi riserve di benzina e produce il 50 % del suo fabbisogno con processi sintetici. Si prevede in Germania che la guerra continuerà anche dopo l'invasione, perché il Governo inglese si trasferirà al Canadà. Occorrerà agire allora in Africa e a tale scopo la German'a sta allestendo un corpo di spedizione coloniale di 20 Divisioni (si stanno già fabbricando i caschi coloniali);

queste marcerebbero attraverso la Spagna e Gibilterra verso Dakar. La Spagna, che per ora non può entrare in guerra soprattutto per la scarsezza delle riserve al:mentari, è già d'accordo in principio su tale progetto. Una eventuale discesa dell'Asse verso l'Egitto attraverso i Balcani, è considerata come ultima ratio. Quanto all'URSS, essa aspetta la fine dell'Inghilterra per soddisfare le sue aspirazioni le quali non sarebbero peraltro rivolte verso gli Stretti dato che l'uscita nel Mediterraneo, mare chiuso, non ha più grande importanza per la Russia. Essa tende verso il mare aperto e cioè verso l'Oceano Indiano attraverso l'Iran. Ché se la Russia pretendesse scendere anche sugli Stretti ciò non costituirebbe un pericolo per l'Asse e converrebbe !asciarle mano libera perché per vincere l'Inghilterra bisogna, se necessario, allearsi anche col diavolo».

Ho creduto utile riferire queste dichiarazioni del funzionario tedesco perché esse si intonano in massima, al linguaggio di von Papen 0).

(l) Vedi D. 253.

276

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RR. 791/394. Bagdad, 10 dicembre 1940 (per. il 28).

Mio telegramma n. 149 del 2 dicembre u.s. (2).

Come riferito, nel corso delle nostre conversazioni sulle possibilità di una cooperazione dell'Iraq con l'Asse, ho chiesto al Primo M:nistro -il quale si era riservato di indicarmi il fabbisogno in armi e munizioni per assicurare all'esercito iracheno un minimo di eff:cienza -di farmi una esposizione delle linee del piano difensivo del paese, come pure una descrizione del dispositivo di forze inglesi nell'Iraq.

Riassumo ora qui l'esposizione in questione quale è stata fatta -presente lo stesso Primo Ministro -dal generale Salahuddin comandante di una delle Divisioni irachene ed ex direttore del reparto Operazioni militari al Ministero della Difesa:

Ha cominciato col dire che, per limitare l'esposizione alla parte strettamente militare, doveva supporre come già date quattro condizioni che, tutte e quattro, sono premesse indispensabili per una azione irachena contro l'Inghilterra, e cioè: l) costituzione di un governo nazionale in Siria. Oltre che costituire un decisivo fattore morale, ciò salvaguarderebbe uno dei fianchi dell'esercito irachiano. Ha precisato che la costituzione di un governo nazionale non significa l'allontanamento dell'esercito francese dal territorio siriano; ché anzi egli vede la possibilità di una collaborazione con esso contro l'Inghilterra; 2) assicurazione che né Turchia né Iran attaccheranno l'Iraq. L'esercito iracheno non potrebbe in nessun caso fronteggiare due nemici: sarebbe una lotta senza scopo, e tanto varrebbe non tentarla neppure; 3) comunicazioni tra Iraq

ed Asse attraverso l'Iran e l'URSS. In altri termini l'esercito iracheno dovrebbe poter contare sulla continuità dei rifornimenti in armi e munizioni; 4) assicurazione che l'aviazione delle potenze dell'Asse assisterà, fin dal primo giorno l'esercito iracheno con mezzi sufficienti a tenere il dominio del cielo contro l'aviazione inglese.

Il dispositivo britannico nell'Iraq si riduce ai due aeroporti militari di Shaiba presso Bassora e di Habbanya a un centinaio di km. da Bagdad. Negli aeroporti vi sono piccoli presidi, ma nessuna particolare predisposizion~ difensiva. Essi dovrebbero quindi cadere in mano irachena nelle pr.me ventiquattro ore ed essere posti a disposizione delle forze aeree dell'Asse.

Sola ipotesi di operazioni considerata dallo Stato Maggiore iracheno è quella di una azione difensiva contro truppe britanniche provenienti dalle Indie o dalla Palestina-Transgiordania o dai due lati ad un tempo.

Ad oriente, in difetto di artiglieria da costa, si esclude la possibilità di ostacolare seriamente uno sbarco in forze. Tuttavia la prima linea di resistenza a cavallo dello Shatt-el-Arab comprende la città ed il porto di Bassora, dove le navi da guerra possono arrivare ma non manovrare. Le successive linee di resistenza si appoggiano ai due fiumi in gu:sa da assicurare il dominio e il controllo della ferrovia Bagdad-Bassora e delle piste meno impraticabili.

Ad occidente, la migliore difesa è cost:tuita dalla larga fascia di deserto. Del resto da quella parte non possono venire che pochissime truppe distratte dal fronte italiano oppure masse di truppe già battute dall'esercito italiano e quindi disorganizzate.

Ciò stante gli sforzi dello Stato Maggiore iracheno si concentrano su due problemi: a) completare e mettere a punto le quattro Divisioni ordinarie ed una motorizzata già pronte ed organizzare le forze armate delle tribù del Tigri e dell'Eufrate; b) munire l'esercito di mezzi bellici motor.·zzati adatti per le operazioni nel deserto. A tale scopo le prime più urgenti occorrenze, che dovrebbero essere soddisfatte dalle Potenze dell'Asse, sono:

l) non meno di 400 mitragliatrici leggere con relativo munizionamento.

2) 50 carri armati leggeri e di media portata Oa disponibilità attuale è di 25).

3) non meno di 10 batterie antiaeree, munite di dispositivo per tiri notturni.

4) esplosivi con congegni per interruzioni stradali, brillamento di mine sotto ponti e ferrovie, etc ...

5) mezzi e mine anticarro.

6) 100.000 maschere anti-gas.

Circa i tipi di armi e munizioni si preferirebbero per uniformità quelli inglesi che sono già in dotazione dell'esercito iracheno. In mancanza di questi, i tipi italiani o tedeschi (1).

22 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

277.

L'AMBASCIATORE A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 40267/157 P. R. Bagdad, 11 dicembre 1940, ore 12,25 (per. ore 14,30).

Vostro n. 58 (l)

Come risulta dal mio telegramma n. 142 (2), la ripresa delle relazioni

diplomatiche con la Germania è uno dei punti -e forse il più importante

che ha provocato attuale crisi nei rapporti tra il Governo inglese e quello

iracheno.

Primo Ministro mi ha detto ancora ieri sera che egli non poteva darvi

corso, richiamando sull'Iraq ulteriori sanzioni, se prima non si sarà concre

tata con misure pratiche assistenza militare ed economica-finanziaria da lui

richiesta a noi e alla Germania.

Allora, e soltanto allora, potrà sfidare apertamente le ire britanniche.

A tale proposito mi ha confidato che tre giorni fa questo Ministro degli Stati Uniti gli ha rimesso un messaggio con cui Roosevelt lo ammoniva personalmente di non riprendere rapporti con la Germania perché un tale passo, pregiudicando relazioni anglo-irachene, potrebbe compromettere indipendenza del Paese. Mi ha confidato pure che avantieri Ministro Iraq ad Angora ha telegrafato essere stato ufficialmente incaricato dal Governo turco sconsigliare ripresa dei rapporti con il Reich e consigliare osservanza impegni assunti col Trattato di alleanza con l'Inghilterra anche se dovesse portare alle dimissioni di Gailani.

Primo Ministro ha aggiunto avere risposto a Washington e Angora che egli « non sapeva di una iniziativa tedesca per la ripresa dei rapporti diplomatici con l'Iraq» e che in questo momento la politica interna Iraq era oggetto inammissibili intromissioni inglesi. Dato sospetto di questi dirigenti circa esistenza di un piano anglo-turco per invasione Siria e zona Mossul, passo di Angora ha fatto molta impressione su Gailani, il quale chiede conoscere quale sarebbe atteggiamento dei Governi di Berlino e Roma nella eventualità che si verificasse un attacco turco in forma diretta o indiretta di un colpo di mano ... (3) attraverso linea di frontiera.

(1) -Il documento reca il visto di Mussollnl. (2) -Vedi D. 228, In realtà del 3 dicembre.

(l) Ritrasmesso a Berlino con t. s.n.d. per corriere 2177 P.R. del 20 gennaio, ore 8.

278

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 11 dicembre 1940.

Alle ore 18,45 il Colonnello Sorice telefona per informare V. E. che: l) Le Divisioni Catanzaro e Cirene si ritirano «abbastanza ordinatamente» verso Sollum;

2) Pur non avendo ancora notizie sicure «e Impressione» del Ministero della Guerra che le Divisioni 18 e 2a libiche e 3 Gennaio sono tuttora impegnate in combattimento col nemico.

(l) -Con t. 38353/58 P.R. del 5 dicembre 1940, ore 23,50, Buti aveva comunicato a Gabbrielll: «Governo tedesco chiede conoscere esito vostri contatti con Primo Ministro iracheno circa ripresa rapporti diplomatici tra Germania e Iraq». (2) -Vedi D. 184. (3) -Gruppo indec!frato.
279

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. 39090/607 P. R. Roma, 11 dicembre 1940, ore 23,30.

Vostro 940 (1). Come vi è stato telegrafato a proposito esportazioni romene, nelle recenti conversazioni fatte a Berlino dal Senatore Giannini non si è parlato della Romania che limitatamente ai presunti divieti che sarebbero stati imposti dai tedeschi all'esportazione romena. Né ci conveniva intavolare discussioni su tale punto, perché sarebbe stato un riconoscere alla Germania una preponderanza in Romania che, se anche esiste di fatto, dobbiamo far di tutto per non riconoscere. Sempre partendo da questo punto di vista ci siamo rifiutati di avere a Berlino conversazioni a tre con i romeni circa i contingenti. Noi in materia commerciale insistiamo che i contingenti fissati devono essere effettivamente esportati.

Circa la collaborazione tra i due Paesi è sufficiente che Voi vi riallacciate ai noti accordi firmati a Bucarest il 20 marzo u.s. in base ai quali ci dobbiamo attendere un'adeguata se non eguale partecipazione italiana alla ricostruzione economica della Romania.

Sulla base di quanto precede parlate con Antonescu, e fatevi dire da lui quale potrebbe essere la nostra collaborazione a tale opera (2).

280

IL CAPO DELL'UFFICIO COLLEGAMENTO CON L'ESERCITO, BECHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 11 dicembre 1940.

Da molteplici sintomi si va rivelando sempre p:ù chiaramente il piano d'azione stabilito dal governo e dall'alto comando britannico nei riguardi della condotta della guerra.

Concetto generale: attaccare l'Italia, giudicata il Tallone d'Achille dell'Asse, nel duplice intento di risollevare con successi locali il morale ed il prestigio delle genti britanniche e di distrarre in quel teatro forze tedesche di soccorso, con l'immediata conseguenza di alleviare la pressione da quelle esercitate sulle isole britanniche.

L'esecuzione di questo concetto si concreterà in quattro distinte azioni: l) alimentando la resistenza ellenica si da «fissare» sul teatro d'operazioni albanese ed in Adriatico il maggior numero delle nostre forze terrestri, marittime ed aeree;

2) procedere al più presto, non appena il costante afflusso di rinforzi dai Domini e dall'India lo consentirà, all'attacco del nostro fronte egiziano e di quello dell'Impero.

Nei riguardi del primo v'è da notare che le forze oggi presenti in Egitto sono già superiori in numero ed in armamento a quelle di cui il Maresciallo Graziani dispone. Il fortunato «colpo di sonda» effettuato avant'ieri su Sidi Barrani è un chiaro indice di questa superiorità di mezzi (specialmente meccanici) e delle future intenzioni operative.

Circa il teatro operativo dell'Impero v'è da considerare che sono ormai ammassati circa 100.000 uomini nel Kenya e 150.000 nel Sudan; ambo i nuclei in costante aumento. Data la nostra necessità di mantenere all'interno dell'Impero un buon nerbo di forze per compiti di polizia, è da prevedere che l'equilibrio delle forze si turberà assai presto a nostro svantaggio anche in quel teatro.

Nel quadro di queste operazioni contro l'Etiopia sono anche da annoverare taluni recenti esperimenti di trasporto fluviale e lacuale di truppe sud-africane lungo la via rhodesiana Sud Africa-Rhodesia-Tanganika-Uganda-Sudan, che consente di evitare il trans:to marittimo del Mar Rosso. Ancora: l'adesione dell'Africa equatoriale francese al movimento de Gaulle ed il sollecito ripristino delle comunicazioni trasversali transafricane consente di prevedere che dal Gabon, dal Camerun e dall'Ubangi concorreranno all'attacco dell'Etiopia anche importanti rappresentanze delle forze coloniali francesi.

3) Approfittare della posizione ravvicinata delle basi elleniche per intensificare gli attacchi aerei contro i nostri centri marittimi ed industriali del meridione, con particolare riferimento alla città di Napoli che gli inglesi ritengono un importantissimo obbiettivo morale, oltre che materiale, per l'indole facilmente demoralizzabile della sua popolazione;

4) Alimentando intensamente la propaganda disfattista, che trova nell'attuale periodo di sbandamento della pubblica opinione terreno assai propizio. Il Paese sta oggi attraversando un grave periodo di crisi spirituale e dubbi ed accuse d'ogni sorta sono apertamente formulati in ogni strato della popolazione. Il campo è quindi assai favorevole all'azione disgregatrice della propaganda britannica che è attualmente assai attiva.

Prospetto queste considerazioni a V. E., per quel conto in cui vorrà tenerle. In parte sono frutto delle indagini del nostro « servizio informazioni» che da più d'un mese -vox clamans in desertum -tenta farle comprendere alle nostre Autorità. In parte sono semplici osservazioni personali di chi scrive, che crede conoscere abbastanza bene il mondo militare britannico e che ne segue accuratamente l'attività.

Riterrei mancare ad un mio preciso dovere di soldato e di Italiano, nonché alle cortesie da V. E. sinora tributatemi, se non Vi facessi presente quanto sopra.

Il momento è militarmente grave, indubbiamente il più grave della nostra storia negli ultimi 20 anni. Urge stringere i denti e preparare! con serietà all'immediato avvenire, pena conseguenze assai serie e dolorose.

(l) -Vedi D. 240. (2) -Non risulta dall'esame della corrispondenza telegra!!ca che Ghigi abbia dato notizia dell'esecuzione di queste istruzioni.
281

IL DIRETTORE DEL TELEGRAFO, ANSALDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. [Roma, 11 dicembre 1940] (1).

Il giorno 9 u.s., lunedì il sig. Schmidt, Ministro plenipotenziario addetto alla Stampa, mi telefonò allo Adlon dicendomi che il Ministro von Ribbentrop avrebbe gradito parlarmi alle ore una dello stesso giorno. Presentatomi, fui ricevuto da von Ribbentrop in presenza di Schmidt e Urach. Il Ministro mi rivolse la parola in tedesco.

Dopo qualche espressione di cortesia formale relativa al mio viaggio e alla mia conferenza, von Ribbentrop mi chiese se era molto tempo che non vedevo il Conte Ciano. Gli risposi che era una diecina di giorni, e che lo avrei senza dubbio veduto al mio ritorno in Italia. Egli mi incaricò allora di salutarlo, di assicurarlo di tutta la sua amicizia e di dirgli che mai come in questi giorni delicati il suo cuore fosse stato costantemente con il nostro Paese. Mi aggiunse che egli affidava a me l'incarico di esprimere questi suoi sentimenti, apposta perché sapeva come il Conte Ciano mi onorava della sua benevolenza.

Dopo di che, facendomi sedere, disse che gradiva di farmi un breve esposto della situazione politica, come egli la giudicava; esposto che io riassumo, salvo i tratti virgolati.

Von Ribbentrop premise che l'andamento della guerra veduto nelle sue grandi linee procedeva regolarmente ed espresse la propria convinzione che in sostanza la guerra poteva dirsi già vinta. Il punto ora consisteva nel portarla a termine con sollecitudine e con la minore perdita possibile di vite umane. Gli ultimi bombardamenti dell'Inghilterra -assicurò egli -hanno dato risultati veramente efficienti; e tali da provocare una forte depressione del morale inglese.

«C'è stato peraltro, egli proseguì, l'affare greco. Ciò che è avvenuto militarmente in Grecia non ha in se stesso nulla di eccezionale. Tutti gli eserciti, in tutte le guerre, hanno avuto delle batoste (Schlappen). Questa volta è toccato all'esercito italiano. Peraltro bisogna che questa batosta toccatavi resti un episodio; bisogna c'ioè che sia contenuta e al più presto rimediata. Allora, se in un periodo di tempo conveniente, essa è rimediata si può agevolmente farla dimenticare con una ripresa di propaganda ben fatta, e con qualche successo consegurito da un'altra parte. Ma se invece questo non dovesse verificarsi, se cioè la situazione in Grecia dovesse avere ancora degli svi

luppi sfavorevoli alle armi italiane, io non posso nascondervi che questo potrebbe avere un risultato molto grave per il prestigio dell'Italda.

Bisogna dunque -egli continuò -che in ogni modo le Forze Italiane riuscissero a tenere la linea attualmente da esse occupata. Conoscete voi questa linea?».

Risposi che la conoscevo solo appross:mativamente.

Allora egli si alzò e mi invitò ad esaminare con lui una carta dell'Albania su cui la linea della nostra posizione era segnata a matita. Ci trattenemmo al tavolo a lungo per trovare le varie località con la lente.

«Vedete, egli disse, è opin:one precisa del Ftihrer e dei nostri capi militari che se le truppe italiane debbono ancora ritirarsi da queste posizioni esse dovranno forzatamente sgombrare la maggior parte del paese. Vi potrà soltanto restare Valona e una zona di protezione attorno ad essa; zona di protezione del resto molto circoscritta. Voi potete facilmente comprendere quali favorevoli conseguenze ciò avrebbe per gli inglesi. Essi si installerebbero sulla costa albanese, e vi avvelenerebbero la vita nell'Adriatico e in tutta l'Italia Meridionale; di più sfrutterebbero in tutto il Mondo questo avvenimento come un loro successo politico-militare. So benissimo, come ho detto in principio, che neppure se voi foste costretti ad abbandonare l'Albania ciò potrebbe cambiare l'andamento generale della guerra; ma noi tedeschi non vogliamo che vinca la sola Germania, vogl'amo che vinca l'Asse, e che anche l'Italia abbia nel Mediterraneo il posto egemonico che le compete. Di qui il nostro fervido voto che le truppe italiane riescano a tenere la linea attuale».

Ritornati a sedere, e come proseguendo un ragionamento sospeso, von Ribbentrop continuò:

« Certo, non posso dissimulare che lo scacco italiano in Grecia ha rappresentato un punto di arresto nello sviluppo dei miei piani diplomatici. Come sapete, io perseguo la formazione di una vasta coalizione continentale, la più vasta che il mondo abbia mai veduto; una coalizione che dimostri a tutti, e in particolare all'America la capacità di organizzazione e di resistenza del Continente. A questo fine, ho avviato in tutti i paesi, compresa la Russia che tiene con noi un contegno non antipatico (nicht unsimpatisch) trattative che danno buon affidamento di riuscita.

Ma quanto è accaduto in Grecia ha creato dovunque de'i dubbi, ha fatto sorgere delle esitazioni. Ne ho avute le prove nel recentissimo atteggiamento della Bulgaria, della Jugoslavia, della Spagna, della Russia stessa. E questa è la ragione per cui mi sono deciso a sospendere per una quindicina di giorni il mio lavoro diplomatico in questo senso; perché ho l'impressione che prima di riprenderlo con efficacia occorre che la situazione militare in Albania sia ristabilita. Cosa del resto che credo prossima e possibile, date le buone informazioni fornitemi questa mattina dal vostro Ambasciatore Alfieri» (l).

Ripetutemi quindi con viva cordialità le raccomandazioni di portare i suoi saluti personali al Conte Ciano, il sig. von Ribbentrop mi ha congedado. Il colloquio è durato quasi mezz'ora (2).

(l) Datato attravfòrso il Diario di Ciano che registra al giorno 12 la consegna dell'appunto.

(l) -Vedi D. 266. (2) -Il documento reca il visto di Mussolin!.
282

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6548/451-452 R. Ankara, 12 dicembre 1940, ore 12,50 (per. ore 16,45).

Incaricato d'Affari Ungheria in Egitto Conte Andrea Semsey di passaggio Stambul ha fatto nostro Console Generale interessanti dichiarazioni che seguono:

l) dopo la morte di Sabray Pascià, che sembra sia stato avvelenato da inglesi, attuale Governo egiziano è completamente asservito all'Inghilterra, né il Re, malgrado sua buona volontà, può modificare tale stato di cose;

2) forze armate inglesi Egitto, Sudan e Palestina ammontano 327 mila uomini bene equipaggiati di cui 17.000 Sudan, 40.000 Palestina ed il resto Egitto. Vi sono Egitto 10.000 automezzi e 600 carri armati, scarseggianti però pezzi ricambio per tutti i mezzi motorizzati. Unica fonderia efficiente troverebbesi presso Giaffa. Morale truppe australiane molto basso, migliore quello neozelandesi.

Vi sono inoltre Egitto tre divisioni polacche e altre forze ebree e Francia libera;

3) Conte Semsey ha appreso da ufficiale inglese che era in progetto attacco posizioni italiane Sidi Banani con miraggio giungere Bengasi per Natale. A tale attacco prenderebbero parte 200.000 uomini e forse anche 250.000.

4) La difesa inglese in Egitto è fortissima: si comporrebbe di oltre 10 linee trincerate di cemento armato, con caverne per i comandi e sotto passaggi a Marsa Matruh profondi fino a 35 metri. Oltre a ciò gli inglesi avrebbero stanziato 200 milioni di sterline per costruzione altra linea fortificata fra Nilo e Canale di Suez lunga 300 km. In caso di evacua:llione dell'Egitto, inglesi farebbero saltare ponti e dighe sul Nilo, già minate, producendo così allagamento del paese: eventuale ritirata inglese effettuerebbesi attraverso porti Alessandria Suez Ismailia dove sarebbero in corso grandi lavori ampliamento e dove si trovano g1ià molte navi; per impedire tale evacuazione bisognerebbe distruggere predetti porti prima di quabiasi attacco contro Egitto. Un attacco frontale italiano verso Marsa Matruh non avrebbe alcun successo allo stato delle cose meglio sarebbe lasciare attaccare inglesi, attirarli nell'interno nostre linee per poi accerchiarlri ed annientarli. Attaccando noi direttamente in Egitto popolazione indigena finirebbe col rivoltarsi contro Italia, mentre lasciando agli inglesi l'iniziativa nel deserto controattaccandoli in seguito, effetto morale sarebbe per noi vantaggioso.

6) Bombardamenti aerei su Alessandria effettuati fino ad ora sarebbero stati di scarsa efficacia. Due soli navi da guerra inglesi colpite e piroscafo mercantile egiziano Zamzam.

7) La possibilità migliore per prendere Egitto sarebbe attaccarlo da parte della Palestina e dell'Iraq.

Conte Semsey è partAto Budapest.

283

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 40212/684 P. R. Madrid, 12 dicembre 1940, ore 13,15 (per. ore 18).

Mio telegramma n. 451 (l) e precedenti.

Da informazioni pervenute a questa Ambasciata di Germania, e confermate in parte da questo Ministro degli Affari Esteri che seguita a mostrarsi preoccupato al riguardo, situazione Nord Afrka francese e particolarmente Marocco ha in questi ultimi tempi subito sensibile peggioramento nel senso che la maggioranza truppe colà dislocate sarebbero sempre più contrarie Pétain e Governo Vichy.

Agenti inglesi e ebrei intensificherebbero loro propaganda mentre alla Commissione Armistizio verrebbe nascosto reale stato delle cose anche per quanto si riferisce cordiali rapporti. Weygand e Noguès sarebbero d'accordo con inglesi e ove situazione Mediterraneo dovesse mutare in senso a noi sfavorevole si solleverebbero. Al riguardo Ambasciatore di Germania mi ha confidato che esisterebbe un piano concordato fra Noguès e .inglesi per occupare Baleari, piano che persone di fiducia dell'Ambasciatore predetto avrebbero personalmente potuto vedere. Inoltre agenti tedeschi avrebbero saputo che forti quantitativi di armi e munizioni sarebbero nascosti anche presso privati regione Nord Africa.

Von Stohrer si mostra assai preoccupato per tali not:zle che ha riferito a Berlino.

Serrano per parte sua ha tenuto a ripetermi quanto più volte ebbe a dire il suo predecessore e cioè che azione britannica ha per principale scopo di condurre Stati Uniti d'America sulle coste Atlantiche del Marocco e precisamente a Casablanca ed a Dakar che diventerebbero teste di ponte dell'esercito ame11icano.

284

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6544/688 R. Madrid, 12 dicembre 1940, ore 15 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 662 (2).

Questo Ministro degli Affari Esteri ha smentito notizia diffusasi in QUesti giorni secondo cui Spagna avrebbe ottenuto grano dall'America impegnandosi di rimanere neutrale.

Serrano mi ha detto tuttavia che questo Ambasciatore Stati Uniti ha più volte tentato, nel corso delle trattative, di legare d'accordo ad una promessa di neutralità, ma che tali accenni non sono stati ma.i discussi perché egli li ha sempre lasciati cadere. Ha aggiunto che egli aveva anche impedito che Ambasciatore degli Stati Uniti, come aveva cercato di fare, ne parlasse direttamente con Caudillo.

(l) -Vedi serie IX, vol. V, D. 591. (2) -T. 6394/662 R. del 4 dicembre, ore 23, non pubblicato, con il quale Lequio aveva riferito circa le trattative della Spagna con il Governo britannico «per ottenere navicert per importare150 mila tonnellate di mais dall'Argentina e 100 mila tonnellate di grano dal Canada».
285

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 6555/2236 R. Berlino, 12 dicembre 1940, ore 20,45.

Segnalo ad ogni buon fine che stampa ha avuto istruzioni mettere sordina visita Csàky a Belgrado.

Forse tali istruzioni sono da mettere in relazione con impressione, percettibile in ambienti autorizzati che riavvicinamento ungaro-jugoslavo possa dare lo spunto ad un coordinamento nel campo politico di Ungheria, Jugoslavia e Bulgaria, che forse non sarebbe qui eccessivamente gradito.

Istruzioni stampa egualmente sono state date circa voci di qualche intesa tra Bulgaria e Turchia evidentemente nello stesso ordine di considerazioni.

286

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 40324/2251 P. R. Berlino, 13 dicembre 1940, ore 23,15.

Per Ministro Ciano.

Ho veduto oggi parecchie personalità fra eu[ M'nistro Ley e Lammers che, dimostrandosi convinti stabilità odierna linea albanese, mi hanno chiesto con molta insistenza notizie circa operazioni militari in Africa il cui inatteso svolgimento ha qui destato sorpresa.

Ho parlato telefonicamente con Ribbentrop che era già al corrente della situazione e che mi ha con insistenza richiesto di particolari e not'zie, specificatamente mi ha chiesto se era vero che tre nostre divisioni risultano accerchiate e se si rit!ene possibile un tentativo di aggiramento delle truppe inglesi da parte delle nostre forze di riserva. Mi ha vivamente raccomandato di dargli informazioni e notizie particolareggiate sul modo con cui si è svolta operazione offensriva inglese. Al riguardo sarebbe molto opportuno anzi necessario che per i nostri inevitabili contatti io e gli addetti militari fossimo informati circa svolgimento operazioni, almeno limitatamente a quanto viene costi comunicato all'Addetto Militare presso Ambasciata di Germania che riferisce qui precise informazioni, evitando nell'eventualità a noi l'incresciosa situazione di dover apprendere particolari e notizie da questo Stato Maggiore.

Se poi fosse possibile autorizzarci a fare qui sapere che parte dei contJngenti che hanno sferrato l'attacco provengono dall'Inghilterra, per mettere in rilievo che ormai il peso della guerra si è spostato praticamente nel Mediterraneo e quindi verso di noi, tutto ciò servirebbe a opportunamente controbilanciare la creazione di una atmosfera che -senza essere preoccupante -sta diventando complessa ed a cui nell'interesse reciproco conviene di ragionevolmente reagire tempestivamente con informazioni anche di carattere tecnico.

Poiché Ribbentrop attendeva una telefonata per questa sera onde riferire al Fuhrer prego mettermi in condizione di poterlo fare domani mattina (1).

287

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6608/0386 R. Sofia, 13 dicembre 1940 (per. il 16).

Da una conversazione avuta oggi con questo Ministro degli Esteri mi sono confermato nell'opinione che, nel complesso, l'accordo magiaro-jugoslavo di Belgrado è stato accolto in Bulgaria con una certa riserva. Il Signor Popoff, infatti, ha naturalmente messo in rilievo il contributo che l'Accordo dà per la distensione nelle regioni danub1ane ma non ha taciuto al tempo stesso la preoccupazione che i Paesi dell'Asse. soddisfatti per l'atteggiamento di Belgrado e nella speranza che essa possa un bel giorno avvicinarsi effettivamente al Tripartito, si dimostrino dimentichi dei «precedenti» e facciano passare Sofia in seconda fila nelle loro valutazioni dei Paesi balcanici. Altra preoccupazione è quella che taluni ambienti macedoni bulgari, timorosi che questa nuova combinazione politica possa significare una garanzia per l'integrità territoriale jugoslava, si mostrano malcontenti.

Ci si domanda, infine, a Sofia quale possa essere la reazione di Bucarest all'Accordo. Non si è mancato qui, m proposito, di osservare che proprio oggi, mentre il Conte Csàky è ancora in territorio jugoslavo, i tedeschi non hanno mancato di far conoscere, a mezzo di un telegramma del D.N.B., come «le truppe germaniche di "istruzione" siano entrate anche a Temesvar », cordialmente accolte dalle Autorità rumene locali e dalla popolazione.

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IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6673/1215/01219 R. Tunisi, 13 dicembre 1940 (per. il 20).

Il giorno 9 corrente è qui giunto improvvisamente il Generale Weygand, proveniente da Algeri. È questa pertanto la seconda volta che il Delegato Generale del Governo francese visita il Protettorato: la prima fu per prendere personale contatto,

all'atto del suo arrivo in Africa del Nord, con il Residente Generale Ammiraglio Esteva; questa volta invece la sua visita ha assunto, almeno ufficialmente, il carattere di vera e propria ispezione alle maggiori guarnigioni militari della Tunisia.

L'arrivo del Generale Weygand, annunciato dai giornali soltanto il mattino del giorno in cui doveva aver luogo, destò subito una forte impressione ed una grande attesa negli ambienti più accesi della Reggenza, ·i quali pareva aspettassero da lui delle dichiarazioni relative alla difesa dell'integrità del blocco nord africano, ed un discorso che incitasse alla resistenza di fronte alla eventualità di cambiamenti nel destino della Tunisia.

Il non essersi verificato niente di tutto ciò provocò nel pubblico un certo senso di delusione, visibile anche dal fatto che i giornali si limiteranno in seguito a riportare il semplice comunicato ufficiale relativo alle ispezioni compiute, senza farlo seguire da alcun commento.

Il Generale Weygand arrivato il 9 corrente verso mezzogiorno fu salutato al suo passaggio da una folla non eccessiva fra cui non mancò qua e là chi lanciasse il grido di «Viva de Gaulle». Nel pomeriggio egli passò in rivista le truppe della guarnigione, di Tunisi, quindi tenne rapporto agli ufficiali in servizio attivo ed a quelli in congedo.

Da concordi informazioni pare finora che il discorso pronunciato in tale occasione abbia toccato i tre seguenti punti:

a) Vi sono ancora, specie in Tunisia. molte persone, che invece di cercare la salvezza nella rinascita della Patria, sperano e confidano nell'aiuto dell'Inghilterra.

È bene che queste persone non si facciano delle illusioni: l'Inghilterra ha sempre tradito la Francia, non avendo altra mira che quella di servirsi di essa ai propri fini, e quando ciò non è più stato possibile, si sono verificati l'abbandono di Dunkerque, le aggressioni a Orano, Dakar e Libreville e l'azione tendente a creare ostacoli al Governo del Maresciallo Pétain. Un suo eventuale aiuto dovrebbe essere ora pagato molto caro.

b) Alla disfatta della Francia hanno contribuito per una grandissima parte gli ebrei che erano riusciti ad infiltrarsi in tutti i rami principali della vita economica e politica del paese. Essi sono stati posti ora in condizione di non nuocere ma se dovessero fare dei tentativi per riprendere le posizioni perdute, le misure già prese nei loro riguardi verrebbero ancora intensificate ed aggravate.

c) Tutti devono persuade·rsi della necessità di essere disciplinatissimi. È tempo di abbandonare i sogni chimerici per mettersi invece a lavorare duramente ed in silenzio all'opera voluta dal Maresciallo Pétain e cioè alla rinascita e alla ·ricostruzione della Francia, unico mezzo per ritrovare il benessere e mantenere al Paese almeno l'integrità dell'Impero.

Nei giorni seguenti il Generale Weygand ha ispezionato guarnigioni di Susa, Sfax, Kairouan e Biserta, tenendo rapporto agli ufficiali e distribuendo ricompense agli uomini ed ai reparti.

Egli ha pure preso contatto con le locali autorità civili portando particolarmente la sua attenzione sull'elemento indigeno: significativa è a quest'ultimo riguardo la visita fatta a Kairouan, la terza città santa dell'Islam.

La visita del Generale Weygand, sulla quale non si hanno per ora altre notizie, oltre che dalla necessità di ispezionare le truppe tunisine, può essere stata originata dal desiderio di prendere contatto e di «tastare il polso» agli ambienti militari della Reggenza i quali godono fama di essere fra i meno ligi al Governo attuale e dal desiderio, in questo paese dove il numeroso e forte elemento ebraico, colpito dai recenti decreti, è l'anima della propaganda filoinglese, di chiarire fin d'ora qual'è la posiz:one del Delegato del Governo a questo riguardo.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussollni.

289

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 13360/3073. Berlino, 13 dicembre 1940.

Trasmetto in via rise,rvata un interessante rapporto in data 12 corrente del

R. Addetto Militare, richiamando in particolare l'attenzione sulla parte concernente il Mediterraneo ed i Balcani.

ALLEGATO

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

R. N. 119. Berlino, 12 dicembre 1940.

Verso la fine dello scorso settembre l'Alto Comando della Wehrmacht prendeva in considerazione un intervento di forze tedesche nel Mediterraneo per una campagna invernale che ormai si annunziava inevitabile. Questo progettato intervento era diretto da una parte ad accelerare le operazioni e dall'altra ad assicurare alla Germania utili partecipazioni verso obiettivi di importanza mondiale quali gli sbocchi del Mediterraneo.

In quel momento, lo Stato Maggiore tedesco, sulla base di un esame sommario del problema, veniva alla conclusione che occorreva profittare dell'inverno -stagione nella quale non potevano attendersi operazioni decisive sulle isole britanniche -per cacciare via l'Inghilterra dal Mediterraneo occupando Gibilterra e il Canale di Suez. Per quanto riguarda Gibilterra. pensava come pensa attualmente -che l'impresa potesse sicuramente affrontarsi agendo di sorpresa, con forze limitate ma particolarmente armate e addestrate. Per l'occupazione del canale di Suez, la Germania offriva il concorso di una propria unità corazzata da inviare nel Nord Africa.

Condizione per il colpo di mano su Gibilterra era ed è un accordo con Franco, che non si è ancora verificato.

Per quanto riguarda l'invio di una grande unità corazzata in Egitto, un esame particolareggiato del problema metteva subito in evidenza le grandi difficoltà logistiche, sopra tutto nei riflessi dei mezzi marittimi che il trasporto e il rifornimento avrebbero ~ssorbito e del tempo necessario, incompatibile con le nostre esigenze in questa fase operativa. Si doveva pertanto rinunciare al concorso di grandi unità corazzate, salvo a riprenderlo in esame dopo l'occupazione di Marsa Matruh, dopo la quale potrà presentarsi anche l'utilità di un concorso di apparecchi da bombardamento in picchiata.

La situazione determinatasi col nostro intervento militare in Grecia ha indotto lo Stato maggiore tedesco a prendere in esame l'eventuale concorso di grandi unità germaniche in direzione dell'Egeo. Un primo esame del problema ha condotto alla conclusione che -nella presente situazione politica -tale intervento -anche in conseguenza della stagione -non potrebbe attuarsi prima di tre mesi.

Sulla base di queste constatazioni si deve riconoscere che l'Alto Comando tedesco aveva in passato sottovalutato le difficoltà della guerra nel Mediterraneo orientale, ritenendo di trovare nella partecipaz10ne alle operazioni in questo scacchiere un utile e facile diversivo al mancato sbarco in Inghilterra. In sostanza, invece, la Germania travasi nelL'impossibilità di intervenire in forze nello scacchiere mediterraneo nel corso dell'mverno. Nell'inverno la lotta dovrà essere sostenuta soltanto dall'Italia. L'Alto Comando teuesco non prepara più una campagna invernale, ma la campagna di primavera.

Questa situazione costituisce e determina le linee direttive dell'attività politica e militare della Germania nel momento attuale.

L'elemento più importante è rappresentato dal progettato intervento nei Balcani. Questo mtervento Viene preparato col metOdo e con la cura di ogni particolare che hanno caratteruzato le operaz10m tedesche in questa guerra, costituite da brevi periodi di onensiva tulminea, intervallati da lunghe pause di preparazione.

In questo caso viene dedicata particolare attenzione alla preparazione politica, la quale si svo1ge in un quadro complesso e non bene delinito ma è probabilmente diretta a ottenere, alla immediata vigilia delle operazioni, il passaggto attraverso la Bulgaria e la Jugoslavia. Altro obiettivo importante sarebbe la immooilizzazione della Turchia. Dal punto di vista militare l'elemento più importante è costituito dalla disponibilità della piattatorma romena.

Secondo alcuni indizi, le operazioni in studio sarebbero basate sull'ipotesi del passaggio attraverso la Bulgaria per occupare la Tracia greca e Salomcco. Quest'ultimo semora essere l'obiettivo che maggiormente interessa la Germania. Le operazioni sarebbero notevolmente tacilitate col passaggio attraverso la Jugoslavia.

La Bulgaria non dovrebbe intervenire, per non dare occasione alla Turchia di intervenire; la Bulgaria riceverebbe in compenso lo sbocco all'Egeo, ciò che potrebbe riuscire gradito anche ai Sovietici.

Le operazioni aeree contro l'Inghilterra vengono proseguite col procedimento applicato in questi ultimi tempi: bombardamento a massa dei centri portuali e industriali principali.

L'azione tedesca nei riguardi della Francia e della Spagna è in una fase temporeggiatrice, determinata anche dalla necessità di mantenere libertà d'azione in Oriente. Prosegue la preparazione di mezzi speciali e il particolare addestramento dei reparti destinati all'operazione contro Gibilterra.

Nei riguardi dei Sovieti permane la situazione di vigilanza appoggiata alla massa di divisioni dislocate nelle regioni orientali del Reich e in Polonia.

L'azione interna è contraddistinta:

-dal coordinamento sempre più stretto di tutte le attività, per lo sfruttatnento integrale di ogni disponibilità del Reich e dei territori occupati o sotto controllo;

-dalla intensa propaganda per tenere alto il morale della nazione e in particolare delle classi lavoratrici, in vista del prolungamento della guerra. Rientrano in tale propaganda i provvedimenti a lunga scadenza annunziati recentemente per le abitazioni popolari, per le assicurazioni e le altre previdenze sociali.

Anche il discorso tenuto dal Flihrer il 10 dicembre dinanzi alle maestranze delle officine «Rheinmetall-Borsig » di Berlino ha avuto un contenuto in gran parte di carattere interno, in quanto ha messo in evidenza il contributo essenziale dato ai fini bellici dagli operai, dai contadini e dalle donne e ha presentato alle masse il quadro della futura Germania vittoriosa, organizzata come Stato socialista modello, socialmente livellato sulla base di un più elevato benessere generale.

In sintesi l'attuale situazione è definita dai seguenti elementi:

-preparazione di una grande offensiva primaverile nella regione balcanica;

-mantenimento della pressione aerea sull'Inghilterra e intensificazione della guerra al traffico; -temporaneo allentamento dell'azione politica nei riguardi della Francia e della Spagna; -diffidente vigilanza verso la Russia sovietica.

290

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 5576/2179. Belgrado, 13 dicembre 1940.

Ho l'onore di far seguito al mio telegramma n. 620 in data odierna (l) e precedenti.

Il Conte Csàky è rimasto a Belgrado in visita ufficiale come previsto, nei giorni 11 e 12 corrente, ed è partito la sera del 12 per una partita di caccia a Kamniska Bistrica, in Slovenia. Di qui rientrerà direttamente, dopo un giorno o due a Budapest.

Il Ministro ungherese degli Affari Esteri è giunto, ufficialmente ricevuto con il consueto cerimoniale, alla stazione principale di Belgrado, il mattino dell'll, alle ore 9. Nel denso programma dei due giorni di visita vanno notati specialmente: l'udienza presso il Principe Paolo, le conversazioni con til Presidente del Consiglio e con il Ministro degli Affari Esteri, un pranzo offerto dal Principe Paolo al Palazzo B!anco, una colazione al Ministero deglii Affari Esteri, una colazione alla Legazione di Ungheria, un pranzo e un ricevimento al Circolo degli Ufficiali, offerto dal Ministro degli Esteri. A Belgrado il Conte Csàky era alloggiato nella vma Teokaroviç.

Il Patto di Amic:zia è stato firmato nel pomeriggio del giorno 12. Hanno seguito dichiarazioni alla stampa del Conte Csàky e di Cincar Marcovié. Al pranzo del giorno 12 vi è stato scambio di brindisi. In occasione di tale ultimo atto formale della v:sita vi sono stati accenni all'Asse -non molto ampi -dei due Ministri. Cincar Marcovié ha espresso la speranza che il patto sarà un « prezioso contributo al mantenimento della pace nel bacdno danubiano, in armonia con le due grandi potenze vicine e amiche la Germania e l'Italia». Il Conte Csàky nella sua risposta ha detto che il patto era «buono e duraturo». « Buono perché due popoli hanno deciso di collaborare all'opera della pace, duraturo perché corrisponde all'idea della pace stabile, scopo supremo delle Potenze dell'Asse».

È stato notato che il Ministro jugoslavo ha nominato l'Italia e la Germania separatamente quali vicine ed amiche mentre il concetto delle Potenze dell'Asse è stato introdotto nella sua risposta dal Ministro ungherese.

In allegato ho l'onore di accludere:

-il testo del Patto di amicizia ungaro-jugoslavo;

-le dichiarazioni dei due Ministri degli Atìari Esteri;

-il testo dei brindisi scambiati dai due Ministri.

Tali documenti non appena pubblicati sono stati successivamente trasmessi all'Agenzia Stefani dal locale corrispondente.

A tutte le cerimonie e manifestazioni comprese nel programma, è stato dato carattere esclusivamente jugoslavo-ungherese. Nessun rappresentante estero vi è stato invitato, né da parte jugoslava, né da parte ungherese. Da parte jugoslava, questo proposito così determinato è certamente consono all'atteggiamento «neutrale», ora più che mai accentuato da questo Governo, nonostante le più o meno frequenti e sensibili, ma sempre precauzional,i, e condizionate accostate verso l'Asse. Vale a dire che questo Governo era ben lontano dal decidersi a saltare il fosso e invitare alle manifestazioni i rappresentantl dell'Asse e non gli altri. Ha preferito non invitare nessuno. Meno conseguente è stato certo in questa occasione il contegno unghe,rese ed è infatti non poco commentato. I commenti sono generalmente orientati nel senso che trattasi di acquiescenza, per opportunismo locale, al proposito jugoslavo. A titolo di giustizia distributiva va anche notato che le iniziative prese in questa occasiom dalla Legazione di Ungheria si riducono ad una sola: la colazione offerta in onore del visitatore.

D'altra parte il Ministro di Germania ed io non potevamo ignorare l'arrivo del Conte Csaky che giungeva in visita ufficiale nella capitale in cui siamo accreditati. Di comune accordo abbiamo perciò deciso di recarci alla stazione per l'arrivo, accompagnati dal personale delle rispettive Legazioni, e in precedenza avevamo domandato di far visita al Ministro ungherese durante il suo soggiorno. Alla stazione erano pure presenti l'Incaricato d'Affari di Slovacchia, che aveva premurosamente tenuto a segu~re il nostro esempio e il Ministro dell'URSS che conosce personalmente Csaky da molti anni.

La presenza dei Ministri dell'Asse alla stazione ha prodotto un'impressione e un disorientamento così visibili nella generalità degli jugoslavi, da rasentare il comico per chi conosceva il retroscena della situazione. Superato con un certo sforzo questo primo momento, da parte jugoslava si è fatto di necessità virtù. Alla presenza dei Ministri d'Italia e di Germania all'arrivo è stato dato il dovuto rilievo nella cronaca ufficiale. Ciò ha valso a stroncare immediatamente alcune velleità più precisamente jugoslave, certo meno marcatamente ungheresi, che visita e patto potesse;ro essere comunque interpretate con sfumature «al di fuori dell'Asse» o addirittura <<contrarie all'Asse».

Se velleità o cattive volontà vi furono da parte ungherese, esse furono di certo prevalentemente locali. Il Conte Csaky, al contrario ha mostrato ogni premura e cordialità verso il mio collega di Germania e verso di me. Così mentre il Ministro d'Ungheria aveva frapposto alla nostra domanda preliminare e precauzionale accenni alla r:strettezza di tempo consentita dal pesante programma, l'udienza ci fu senz'altro fissata subito dopo l'arrivo per il giorno 12.

Il Conte Csaky mi ha tenuto in conversazione per oltre quaranta minuti. Ha parlato quasi continuamente e sempre in tono amichevolissimo e mostran

273 do la massima cordialità e confidenza. Pur con la premessa che la visita e il Patto avvenivano con la piena conoscenza e approvazione di Roma e Berlino (ha tenuto anzi a precisare che il R. Mindstro Talamo si era appositamente recato a Roma per riferirVene e che gli aveva riportato la Vostra completa approvazione) vi era in tutta l'esposizione l'evidente intento di darmi la chiara sensazione che non aveva nulla da nascondere, ma che anzi teneva a essere confidenzdalmente esplicito, sia sul Patto che sul contenuto delle sue conversazioni a Belgrado. Non a caso la data per la visita era stata scelta nel secondo giorno.

Dopo la premessa accennata Csàky mi ha detto che la visita a Belgrado era m progetto da tempo, e che aveva per iscopo di normalizzare e stabilizzare la situazione in questo settore, contribuendo per quanto possibile ad evitare l'estensione del conflitto. Per cause varie aveva dovuto essere sinora rinviata.

Nell'esame del Patto si è fermato specialmente sul secondo articolo, per rilevare che gli jugoslavi non devono essersi resi ben conto della sua portata. Egli lo aveva ~nfatti voluto allo scopo di salvaguardare le questioni sia della minoranza ungherese in Jugoslavia che quelle territoriali (è caratteristica la ripetizione dell'accenno già fattomi da questo Ministro di Ungheria e di cui al mio telegramma n. 605 in data 9 corr.) (1). Non credo che il Conte Csàky sia esattamente nel ve.ro in questa supposizione. Per tutto quello che si può giudicare e anche da varie altre conversazioni appare che questo Governo si è reso precisamente conto della portata della clausola e l'ha ammessa facilmente se non cercata se mai con lo scopo opposto, quello c:oè di premunirsi contro il sorgere improvviso di una delle due questioni, che possa portare senz'altro al conflitto. Lo stesso Csàky lo ha del resto indirettamente confermato dicendomi di aver notato una certa meraviglia che egli «non avesse domandato nulla di speciale». Il Governo jugoslavo evidentemente temeva una domanda di rettifiche di frontiera. Egli si era invece limitato a far presente che dopo il Patto l'Ungheria non comprenderebbe una politica verso la sua minoranza in Jugoslavia che non fosse larga e amichevole. Aveva ottenuto le più ampie assicurazioni in proposito. Quanto all'altra questione, quella territoriale, si è affrettato a dirmi che naturalmente l'Ungheria non vi rinuncia, ma che per il momento, pienamente occupata com'è a sistemare i territori che ha ottenuto nel 1938 e recentemente non ha alcuna intenzione di porle dn campo. In conclusione ha marcato che il Patto, mentre serve agli effetti immediati di creare un'atmosfera di dlstens:one nella zona danubiana, non ha certo ora risultati pratici, ma potrebbe costituire un mezzo eccellente anche per gli sviluppi di una diversa politica futura (per il momento cioè in cui l'Ungheria intendesse porre le sue rivendicazioni all'Jugoslavia).

Passando a parlare dei suoi colloqui a Belgrado, Csàky si è riferito allo stato d'animo in questo paese, ricordando che l'inizio delle nostre ostilità contro la Grecia vi aveva indubbiamente prodotto <e in un ambiente non alieno da altri elementi di ansietà) una scossa assai vasta. Aveva ora trovato una

(11 Vedi D. 267.

relativa tranquillità. Il timore di un intervento tedesco tuttavia perdurava. (È da notare che anche Csaky aveva l'impressione che una domanda di passaggio di truppe provocherebbe un rifiuto e la resistenza con le armi).

Egli aveva dichiarato categoricamente agli jugoslavi che non avevano da prevedere un intervento tedesco che in due soli casi (e mi ha precisato di saperlo dalla bocca stessa del Ftihrer):

l) Se la Jugoslavia attaccasse l'Italia alle spalle in Albania. Il Ftihrer era stato esplicito in proposito. Da parte jugoslava si era caldamente protestato che tale intenzione non esiste. Csaky era propenso a crederlo che non esiste più effettivamente oggi, ma ha accennato che esistette in alcuni ambienti in un determinato momento (evidentemente accenno alla nota fase che ha culminato con l'allontanamento del Ministro della Guerra Nedié).

2) Nel caso in cui l'Inghilterra tentasse di stabilire «il fronte di Salonicco ». Anche in ciò il Ftihrer era stato esplicito e gli aveva categoricamente dichiarato che non avrebbe permesso il ripetersi dell'errore della Grande Guerra, quello cioè di lasciar stabilire un corpo di spedizione inglese nei Balcani.

Piuttosto acido Csaky è stato nei riguardi della Bulgaria. Mi ha detto che vi era stato considerevole allarme per la visita e che non erano mancate anche colà voci assurde di blocchi e contro-blocchi. Egli aveva fatto dire dal Ministro di Ungheria a Sofia che si meravigliava di questo improvviso interesse bulgaro per le cose ungheresi, dopo il disinteresse così completo che la Bulgaria aveva dimostrato quando la questione ungaro-romena era nella sua fase acuta.

Circa la Turchia Csaky mi ha detto di ritenere che difll.cilmente si muoverà. Cercherà certo di sfruttare in ogni modo possibile l'attuale situazione per farsi dare aiuti, specie finanziari dall'Inghilterra. Ma crede di sapere che gli alti gradi militari in Turchia si rendono conto che l'esercito non è sufficientemente preparato, soprattutto per ciò che concerne l'armamento.

Nella conversazione Csaky ha fatto anche alcuni accenni d'indole generale sulla guerra che suppone di lunga durata. Mi ha detto fra l'altro che non condivide in ciò l'opinione di Ribbentropp che gli sembra troppo ottimista. Ha anche lungamente parlato del pericolo dell'estendersi della propaganda comunista, ciò che è un argomento all'ordine del giorno non meno in Jugoslavia che in Ungheria. Fu il solo accenno da lui fatto alla Russia sovietica.

Mi ha detto infine che la ratifica del Patto è prevista al più presto possibile a Budapest e -contrariamente ad un accenno in proposito fattomi da Cincar Marcovié -ha aggiunto che prevedibilmente quest'ultimo si recherà in tale occasione nella capitale ungherese per restituire la visita.

In una conversazione odierna per altri argomenti anche questo Ministro Aggiunto degli Affari Esteri mi ha lungamente parlato del Patto. La sua concezione dell'art. 2 era totalmente diversa, e cioè quella già accennata. Vale a dire che tale articolo darà il mezzo ai due Governi di discutere amichevolmente la questione delle minoranze. Della questione territoriale non ha parlato. Ma è noto che il concetto del Governo jugoslavo, e particolarmente del signor Smiljanié, e: negoziati per arrivare allo scambio delle popolazioni mi

23 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

noritarie purché non si tocchi alla questione territoriale. Se proprio non sl potesse farne a meno soltanto per negoziati bilaterali. Vale a dire per non farne nulla. .t; ,~~•.

Interessante è l'argomento dell'atteggiamento del Governo jugoslavo portato da Smiljanié nella conversazione -a proposito del Patto -abilmente ma altrettanto chiaramente. Ha negato che il Patto stesso costituisca un'adesione più o meno larvata all'Asse indicando che noi sappiamo che il Governo jugoslavo è disposto a collaborare e collabora con Italia e Germania, ma che <<giuridicamente» «formalmente» esso deve rimanere «neutrale». Se facesse diversamente, «esporrebbe il suo fianco all'Inghilterra». Se vi fosse ancora bisogno di una autorevole fonte per definire l'atteggiamento jugoslavo così ripetutamente descritto, non potremmo desiderarla più precisa né più diretta, anche se le simpatie e le antipatie personali del signor Smiljanié sono ben note.

Smiljanié mi ha detto infine che la reazione romena a causa del Patto è piuttosto vivace ed ha argomentato che non ha fondamento, visto che fra Romania e Jugoslavia esiste pure un patto di amicizia anche più esplicito e cioè patto di amicizia ed arbitrato. Ad una mia domanda fatta di proposito ha risposto che è sempre lo stesso patto della Piccola Intesa. Dedicandosi quindi ad una certa acrobazia argomentativa ha spiegato che la Piccola Intesa era costituita da patti bilaterali tra i vari Stati, collegati all'apice da un patto generale. Il patto generale è crollato con la Piccola Intesa, ma il patto bilaterale tra Jugoslavia e Romania rimane.

(l) Con t. 6545/620 R del 12 dicembre, ore 20,55, non pubbllcato, Mamell aveva comunicato quanto segue: <<Patto di amicizia ungaro-jugoslavo è stato firmato oggi e sarà notificato appena possibile a Budapest. Riferisco con prossimo corriere anche su conversazione da me avuta stamane con conte Csliky ».

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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6592/288 R. Shanghai, 14 dicembre 1940, ore 12 (per. ore 2 del 15).

Hsuliang ieri Vice Ministro e oggi (dopo la nomina di Chuminy ad Ambasciatore a Tokio) Ministro degli Affari Esteri del Governo di Nanchino è venuto a farmi visita amichevole.

Mi ha detto che secondo notizie recentissime, Tokio conterebbe finalmente appoggiare risolutamente nuovo Governo e dargli prove di considerazioni e di fiducia. La creazione della nuova Banca di Stato a Nanchino era ormai decisa e definitiva nonostante la sorda opposizione dei militari. Hsuliang sperava che Generale Abe ripartito stamane per Tokio avrebbe sollecitato colà diplomatici per ottenere il riconoscimento di Wang-Chin-Wei da parte potenze alleate e amiche del Giappone. A suo avviso non v'è alcuna fondata speranza per una intesa con Chun-King: Chang-Kai-Schek era effettivamente prigioil'iero dell'azione anglo-americana e di quella dei sovieti. Quanto mi ha detto il nuovo Ministro degli Affari Esteri mi è stato confermato dal consigliere Ambasciatore giapponese Nanchino, che ha aggiunto che pochi ormai in Giappone con

dividevano la speranza di « alcuni elementi del Ministero degli Affari Esteri » circa possibilità di ulteriori trattative con Chang-Kai-Schek, Idaka riteneva che la tesi di sostenere coraggiosamente lo sforzo di Nanchino si affermasse a Tokio ogni giorno di più. Un'azione che Wang-Ching-Wei avesse potuto svolgere con una certa indipendenza nel campo economico commerciale gli avrebbe sicuramente portato nuove masse cinesi. Bisognava fare ormai [buon viso] all'idea, e prepararsi in conseguenza in ogni campo, di due Cine viventi per ora almeno di una vita in contrasto. Comunicato anche a Tokio.

292

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6577/456 R. Ankara, 14 dicembre 1940, ore 12,44 (per. ore 18).

Mio telegramma n. 451 e 452 (1).

Conte Semsey ha anche segnalato risultargli propaganda inglese essere molto attiva in Etiopia. L'ex Negus travasi attualmente a Mongalla, nel Sudan Anglo Egiziano, dove stanno reclutandosi ed accentrandosi migliaia di neri (pare 15 mila) e che insieme alle forze inglesi dislocate nel Sudan dovrebbero sferrare azione contro Etiopia entro prima quindicina prossimo gennaio.

Questa notizia coincide con quelle informazioni riferite al Console Generale Stambul. Secondo tali informazioni un ufficiale Stato Maggiore polacco, Casimir Roswadowsky, organo di collegamento fra Governo polacco di Londra e forze polacche dislocate in Oriente, avrebbe dichiarato che pN Natale dovrebbe aver luogo forte attacco inglese contro Etiopia dal Sudan. Ex Negus troverebbesi nei pressi frontiera e installerebbesi in quella parte anche minima del territorio eventualmente occupato riprendendo cosi simbolicamnte possesso del suo Impero.

293

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S. N. D. 39489/66 P. R. Roma, 14 dicembre 1940, ore 24.

Vostro n. 152 e precedenti (2). Si è messo al corrente Berlino e si è proceduto ad un primo scambio di idee.

Circa ennss;one radio richiesta, ad avviso di Berlino, essa potrebbe rendere più critica posizione Gailani,. Osservazione pare fondata. Fate conoscere osservazioni Primo Ministro.

Quanto aiuti, militari ed economici, questione è allo studio e si attendono i particolari da Voi preannunciati (1). Questione presenta difficoltà. Non si vede anzitutto come, specie gli aiuti militari, potrebbero materialmente pervenire a destinazione. Anche su questo punto tornerebbero utili possibilà. suggerimenti.

È stata apprezzata fiducia mostrata da Gailani. Potrete confermargli (seppure occorra) nostri sentimenti e nostro maggiore interessamento. Finché però non appaia possibile concordare un piano raccomandate la maggdore cautela nell'interesse del mantenimento di Gailani al potere (2).

(l) -Vedi D. 282. (2) -Vedi DD. 184, 203, 228 e 232.
294

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (3)

T. PER CORRIERE 6692/4648 R. Mosca, 14 dicembre 1940 (per. il 21).

Il pranzo in onore di Molotov, menzionato nel mio telegramma per corriere

n. 4514 del 5 dicembre corrente (4), ha avuto luogo ieri sera alla R. Ambasciata. Vi sono interventi, oltre al Presidente del Consiglio, il Commissario pel Commercio Estero Mikoyan, il lo Commissario Aggiunto agli Affari Esteri Vishinski, il Vice Commissario agli Esteri Lozovaki, il Capo di Gabinetto del Presidente del Consiglio Kosiriev, il Vice Segretaro Generale del Narkomindiel Saxin, il Capo del Protocollo Barkov, il Direttore Generale Kusnetzov, il Capo dell'Ufl:l.cio stampa Palgunov, altri quattro funzionari di rango minore ed il noto compositore sovietico Prokofiev.

Dei Capi di missione straniere erano presenti l'Ambasciatore di Germania, ed i Ministri di Ungheria, Bulgaria, Rumania, Jugoslavia e Danimarca.

Ho già segnalato il carattere piuttosto eccezionale dell'intervento di Molotov, H quale rarissimamente accetta inviti di rappresentanze diplomatiche estere. Aggiungo ora che tanto il Presidente del Consiglio quanto gli altri ospiti sovietici hanno palesemente apprezzato l'ospitalità italiana, mostrando verso l'ambasciatrice ed il sottoscritto una cordialità che è stata notata da tutti i diplomatici presenti ed ha fatto l'oggetto di molti commenti in questi ambienti stranieri.

Ripeto qui che non ritengo sia il caso di sopravalutare il significato politico del successo di questa serata, successo dovuto in gran parte all'atmosfera che l'Ambasciatrice ha sempre soputo creare nelle riunioni sociali della R. Ambasciata. Vi ha però indubbiamente contribuito anche il des-iderio dei personaggi sovietici di mostrare la loro attitudine amichevole verso il nostro Paese e sotto questo riguardo l'avvenimento mi è parso degno di essere rilevato.

(2; Per la risposta di Gabbrielll vedi D. 326.
(l) -Vedi D. 228 e D. 276 che però giunse solo Il 18. (3) -Ed. in M. ToscANO, Una mancata intesa italo-sovietica nel 1940 e 1941, c!t., pp. 77-78. (4) -Vedi D. 242.
295

IL CONSOLE A CASABLANCA, LO JUCCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6729/S. N. R. Casablanca, 14 dicembre 1940 (per. il 23).

Campagna Grecia e quindi sopraggiunta offensiva inglese in Egitto sono primo piano in questi ambienti che mentre intimamente gioiscono scacco armi italiane traggono d'altra parte musioni circa eventuali sviluppi situazione che essi sperano poter favorire tutto un vasto e sinora impensabile programma avvenire.

Italia impegnata a fondo dura guerra in Grecia nell'aria e sui mari mentre Inghilterra getta in Africa peso totalità sue forze per salvare Egitto.

Disperati sforzi inglesi propagare incendio nei Balcani al fine impegnare ancora su altro fronte Italia e obbligare Reich rallentare pressione contro isole britanniche.

In momento più acuto tale crisi, Nord Africa -ribellandosi apparentemente Governo centrale ma invece d'accordo con dirigenti di questo -insorgerebbe e entrerebbe in guerra.

In luogo disarmo, continua instancabile attività Weygand provvedere preparazione militare e mobilitazione spiriti guisa che neanche pericolo contingente forze spagnuole addossate frontiera Marocco possa trattenere o fare paura.

Avvenimenti vengono sfruttati intensamente da propaganda francese tra popolazione indigena scopo ristabilire prestigio armi francesi e ridare arabi fiducia vittoria, quando dovesse scoccare ora ultima battaglia.

Durante ricevimento qualche settimana fa casa signor Mas, nota personalità che controlla intera stampa Marocco, Capo Gabinetto Residenza, richiesto sua opinione circa Commissioni Armistizio avrebbe testualmente risposto: « Les Allemands sont des hommes; ils font bien leur travail. Les italiens jouent bien au tennis».

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IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, GUZZONI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 14 dicembre 1940.

CONCORSI GERMANICI NELLA ATTUALE SITUAZIONE MILITARE

I -SITUAZIONE.

l -Nel campo politico.

a) Malgrado gli affidamenti politici sui quali si credeva di poter far conto prima dell'inizio delle ostilità con la Grecia, l'atteggiamento bulgaro e la di

chiarata neutralità [jugoslava] hanno consentito alla Grecia di distogliere notevoli forze da quella frontiera per portarle contro di noi. Allo stato delle cose sembra che i successi dell'attività politica svolta dalla Gran Bretagna e dalla Turchia presso il Governo bulgaro e le pressioni russe .in senso anti-Asse, possano autorizzare la Grecia ad alleggerire ancora lo schieramento rimasto verso Bulgaria. Altre informazioni assicurano per contro, l'affluenza di forze germaniche in Bulgaria, o almeno preparativi per una tale affluenza.

b) L'atteggiamento jugoslavo ha permesso alla Grecia di non attuare alcuna misura di sicurezza verso la Jugoslavia. Mentre dichiarazioni ufficiali di ministri jugoslavi affermano un accostamento all'Asse, non è stato possibile né a noi né alla Germania di ottenere il transito attraverso la Jugoslavia di materiali ed automezzi.

c) Mentre la Francia riconosce la vittoria della Germania e ne accetta tutte le imposizioni -avendo il Reich in mano l'imponente pegno della estesa occupazione di territorio francese con ragguardevoli forze -ha invece conservato verso di noi un atteggiamento più ostile e meno leale. Di fronte alle richieste francesi di deroghe alle clausole dell'Armist:zio in conseguenza dei rapporti con l'Inghilterra e del movimento de Gaulle, la Germania -forte della occupazione in Francia -è sempre stata molto condiscendente, spesso in contrasto con noi che in ogni deroga alle clausole di armistizio vedevamo una diminuzione dei pegni giuridici in nostra mano. Oggi, in seguito alle concessioni fatte, la Francia ha nell'Africa del Nord notevoli forze, che il dubbio atteggiamento del gen. Weygand potrebbe anche rivolgere contro di noi. A fronteggiarle alla frontiera tunisina non abbiamo che la sa Armata, oramai su sole quattro divisioni, già depauperate di mezzi e che forse dovranno ancora cetderne alla Cirenaica. Deve quindi essere il peso del pegno territoriale in mano all'Alleato e delle forze germaniche in Francia ad imporre al Governo francese anche il massimo lealismo verso di noi in Africa Settentrionale e segnatamente in Tunisia.

d) Si sa che la Germania ha in progetto la occupazione di Gibilterra, d'accordo con la Spagna, per sbarrare all'Inghilterra l'ingresso al Mediterraneo. Non si conosce a che punto siano le trattative.

2. -Nel campo della collaborazione militare.

Il concorso di forze germaniche terrestri in Libia è stato studiato e fu scartato:

-per la difficoltà dei trasporti (il trasporto di una divisione corazzata germanica «alleggerita » richiede due mesi);

-per il fatto che a noi non difetta il numero di uomini occorrenti per saturare quello scacchiere (per i mezzi vedi n. 3).

Sono in corso, invece, accordi per un notevole concorso di forze aeree, da dislocare nei campi dell'Italia meridionale e della Libia per agire in Libia e nel Mediterraneo. Il gen. Milch ha conferito recentemente con il Ministro dell'Aeronautica orientandosi sulla situazione ed è rientrato a Berlino con riserva di tornare presto a Roma per definire lo spostamento delle forze tedesche.

3. -Nel campo dei mezzi.

Le varie richieste di automezzi, armamenti e materiali vari, fatte a più riprese al Reich, sempre ricevute con cortesi promesse non hanno però condotto mai a concrete cessioni.

Quando recentemente avete ordinato, Duce, di procedere nuovamente alla mobilitazione dell'Esercito, avete pure autorizzato di preparare la richiesta al Reich dei materiali occorrenti per completare tale mobilitazione.

Tale richiesta, che sarà precisata entro pochissimi giorni, riguarderà essenzialmente: -artiglierie divisionali, anticarro e contraeree; -automezzi;

-carri armati ed autoblindo;

-materie prime (per le nostre fabbricazioni di guerra).

Tale cessione di materiali è per noi indispensabile.

Il -CONCLUSIONI E PROPOSTE

Con il mancato sbarco in Inghilterra la guerra si è spostata in Mediterraneo e nel Medio Oriente come lo dimostrano le forze britanniche affluite in Palestina, Egitto, Sudan ed i fatti che si stanno verificando.

Ho la sensazione precisa che qualora anche si attuasse lo sbarco in Inghilterra, la guerra sarà sempre decisa nel Mediterraneo, ove non siamo in condizioni di combattere da soli.

Occorre quindi una maggiore e più stretta collaborazione militare con la Germania e più precisamente:

l) con immediato invio di molta aviazione onde poter raggiungere la supremazia dell'aria nel cielo del Mediterraneo centrale e orientale;

2) con una decisa azione sulla Bulgar.ia e sulla Jugoslavia, dando subito inizio alla preparazione dell'intervento tedesco contro la Grecia al fine di darle tali preoccupazioni da impedirle una ulteriore forte ripresa dell'offensiva, nello stesso tempo distogliendo gli inglesi dall'tnvio dei rinforzi insistentemente richiesti da Metaxas o prevenendoli;

3) affrettando gli accordi con la Spagna per agire su Gibilterra;

4) con una decisa azione sulla Francia amnché il movimento de Gaulle nel Nord Africa non abbia a trasformarsi in una azione militare contro di noi alla frontiera della Tripolitania. In appoggio a tale azione è da considerare la eventualità di una ulteriore occupazione militare della Francia da effettuarsi con azione concomitante dalle truppe tedesche e dalle nostre;

5) con la cessione del carburante, dei mezzi e delle materie prime che ci sono indispensabili per gli armamenti e la produzione del materiale bellico.

297

IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LE FABBRICAZIONI DI GUERRA, FAVAGROSSA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PROMEMORIA 8372/S. P. Roma, 15 dicembre 1940.

In esecuzione della Vostra richiesta, allego un promemoria schematico circa i nostri fabbisogni di materie prime, affinché possiate valerVene come meglio riterrete nella comunicazione da inviare al Ftihrer.

Rappresento l'indilazionabile necessità, per le ragioni esposte con mio promemoraria n. 7915-S.P. del 17 novembre scorso: (l) e confermate durante le riunioni tenute la settimana scorsa a Palazzo Venezia, di entrare in possesso dei materiali elencati nell'annesso promemoria schematico, almeno un mese prima

del loro esaurimento.

Ciò onde evitare che le industrie di guerra che già risentono notevolmente della mancanza di nafta e della poca abbondanza di carbone possano arrestarsi o quasi, rendendo impossibili i rifornimenti, già molto limitati per la deficienza di materie prime, alle Forze Armate in un momento che prevedo particolarmente difficile.

Quanto è nell'allegato annesso rappresenta il minimo indispensabile perché le industrie lavorino coll'attuale ritmo notevolmente ridotto rispetto alla loro potenzialità. Quanto però si produce, se poteva essere scarsamente sufficiente per fare fronte alle esigenze della guerra combattuta fino al 27 ottobre, con l'allargarsi dei teatri di operaz:one (Grecia) e coi recenti avvenimenti non lo sarà più. È indispensabile pertanto di aggiungere alle materie prime da me richieste altri elenchi di materiali già finiti, (armi, munizioni, carri, velivoli, ecc.) di pronto impiego, necessari alle forze armate.

Per le ragioni su esposte relative alla deficienza di materie prime, i materiali di pronto impiego che verranno richiesti, dovranno poi essere alimentati (munizioni, parti di ricambio, altri consumi) dalla Germania.

Un punto molto delicato sul quale richiamo l'attenzione è quello del rifornimento dei carburanti dato l'enorme consumo che il ritmo attuale e prossimo della guerra imporrà e data purtroppo l'attuale consistenza delle scorte.

ALLEGATO

MATERIALI INDISPENSABILI PER CONSENTIRE ALLE INDUSTRIE DI LAVORARE COL RITMO ATTUALMENTE RIDOTTO RISPETTO ALLE POSSIBILITÀ PRODUTTIVE (2)

Roma, 12 dicembre 1940.

Tenuto conto delle attuali limitate possibilità dell'Italia, occorre, in più dei materiali che questa già riceve dalla Germania in virtù dei protocolli in atto e degli accordi conclusi, quanto segue.

Carbone -Per coprire i fabbisogni strettamente necessari occorrono tonn. 1.100.000 mensili al netto, cioè senza deduzioni per consegne fatteci in più nei mesi estivi.

Carburanti e lubrificanti -Presenterà i dati il Ministro delle Corporazioni.

Siderurgia:

Ghisa e rottami dal 1° gennaio 25.000 tonn. al mese complessivamente.

Acciaio, 5.000 tonn.

In tal modo la quota mensile di materiali siderurgici che attualmente è di 40.000 tonn. salirebbe a 70.000 tonn. e precisamente: tonn. 30.000 fra ghisa e rottami, 40.000 tonn. di acciaio.

Rame -Si potrà giungere fino al mese di giugno dopodiché le disponibilità si riducono alla sola produzione interna di circa 100 tonn. mese ed alle 500 tonn. mensili che la Germana ci dovrà fornire secondo il 6° protocollo. Totale 600 tonn. mese contro un fabbisogno di 2.600 tonn. Occorrono pertanto da giugno altre 2.000 tonn.

Stagno -È sufficiente per tutto il mese di gennaio; da febbraio sono necessarie 200 tonn. mese.

Nichel -È sufficiente fino a tutto aprile; da maggio in poi occorrono almeno 250 tonn. mese.

Minerale di manganese -Quanto ancora è disponibile è sufficiente per giungere fino alla fine di gennaio; da febbraio in poi occorrono circa 4.000 tonn. di minerale di manganese russo.

Biossido di manganese È sufficiente fino a tutto gennaio; dal mese di febbraio occorrono 150 tonn. al mese.

Cromiti -Le difficoltà di trasporto dall'Albania non consentono di fare assegnamento sulle cromiti albanesi. La quantità esistente in Paese è sufficiente fino a tutto gennaio; da febbraio ne occorrono 2.500 tonn. al mese.

Molibdenite -Sufficiente fino a tutto giugno; da luglio ne occorrono 60 tonn. al mese.

Woltramite-Sufficiente fino a tutto luglio; da agosto ne occorrono 60 tonn. al mese.

Vanadio -Sufficiente fino a tutto marzo; da aprile ne occorrono 8 tonn. al mese.

Cobalto -Sufficiente fino a tutto giugno. Se gli accordi in corso consentiranno di effettuare gli acquisti ritengo di poterne avere a sufficienza per tutto il 1941.

Al111.m.inin -Pure insufficiente: occorrerebbe un apporto di 500 tonn. al mese.

Zinco -La quantità prodotta è insufficiente, occorrerebbe un apporto di 600 tonn. al mese.

Gomma -Secondo gli accordi Pirelli di ottobre si potrà giungere fino al 31 marzo. Da aprile in poi accorreranno 1.700 tonn. mese.

Amianto filabile -Sufficiente fino a tutto gennaio; da febbraio in poi ne occorrono 120 tonn. al mese.

Mica -Sufficiente fino a tutto gennaio; da febbraio in poi ne occorrono 12 tonn. al mese.

Acido Cresilico -La produzione è insufficiente, ne occorrono 100 tonn. al mese.

Glicerina-Idem; ne occorrono almeno 125 tonn. al mese.

Paraffina-Sufficiente fino a tutto marzo; da aprile in poi qualora non ne giungesse dalla Romania ne accorrerebbero 600 tonn. al mese.

Coke di petrolio -Idem; sufficiente fino a tutto marzo; da aprile in poi ne accorrerebbero, qualora non si potesse importare dalla Romania, 2.000 tonn. al mese.

Bismuto -Ne occorrono 2 tonn. al mese.

298.

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 40666/162 P. R. Bagdad, 16 dicembre 1940, ore 10,35 (per. ore 10,20 del 17).

Mio telegramma n. 149 (1).

Con telespresso 394 (2), inoltrato col corriere di Gabinetto partito da qui l'undici corrente, ho comunicato a codesto Ministero le linee piano difesa Stato Maggiore iracheno nonché elenco più urgenti occorrenze in armi e munizioni. Primo Ministro mi aveva detto che una richiesta pressoché analoga fu fatta tempo fa al Giappone. Da questo Incaricato d'affari giapponese apprendo ora che richiesta in questione fu rimessa Tokio per mezzo Addetto militare giapponese a Teheran che dovrebbe essere giunta in questi giorni nella Capitale giapponese. Decisione di quel Governo potrebbe essere quindi imminente. Domanda irachena al Giappone -per quanto riservatissima -sarebbe impostata su un piano puramente commerc-iale. Sembrandomi che nell'attuale situazione forniture armi all'Iraq potrebbero facilmente giungere solo dal Giappone -da dove arriva a Bassora mensilmente un piroscafo che non tocca porti britannici -rappresento opportunità parte essenziale richiesta Iraq sia dall'Asse appoggiata nel senso superare eventuali obiezioni ordine finanziario del Governo giapponese. Aggiungo ad ogni buon fine che questo Incaricato d'Affari giapponese ha informato a suo tempo della questione anche Ambasciatore a Roma (3).

(l) -Non pubblicato. (2) -Oltre che da J<'avagrossa, questo documento è firmato anche dal ministro per gli Scambi e le valute, Riccardi.
299

I DELEGATI DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A BEIRUT, SBRANA E CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 40562/87 P. R. Beirut, 16 dicembre 1940, ore 13 (per. ore 15,15 del 17).

Segretissimo.

Generale De Giorgis ha ricevuto da Presidenza Commissione Itaiiana di Armistizio telegramma personale segretissimo che informa avere delegazione

francese ch:esto ritiro o almeno riduzione delegazione italiana Siria, sostenuto che sua presenza non è più necessaria data impossibilità ridurre ulteriormente forze armate francesi levante e che tale presenza tiene in agitazione popolazioni indigene favorendo giuoco propaganda inglese. Commissione Torino chiede parere prima comunicare richiesta francese al Comando Supremo.

Generale De Giorgis, d'accordo noi, ha risposto essere assolutamente contrario tale ritiro per seguenti ragioni:

l) Partenza Delegazione, specialmnete questo momento, sarebbe interpretata da tutti come rinunzia definitiva dell'Italia ad interessarsi a questi Paesi, con enorme scapito nostro prestigio e arabi finirebbero subito loro malgrado gettarsi in braccia Inghilterra.

2) Minaccia inglese e propaganda de gaullista rendono necessaria presenza anziché allontanamento nostra delegazione, che con sua attività ha contribuito smascherame manovre e complicità Alto Commissario.

3) Nostro ritiro contemporaneo all'arrivo di un agente tedesco (riferimento telegramma n. 85 di Sbrana) (l) permetterebbe Germania soppiantarci definitivamente in tutto l'oriente.

4) In questo momento, anziché ridurre, è necessario aumentare attività e personale delegazione che è insufficiente.

A quanto precede aggiungiamo, in via assolutamente segreta, che organi militari delegazione non hanno finora neppure cominc,iato effettuare controllo, limitando propria opera solo campo osservazione.

Generale De Giorgis ci ha pregato di non (dico non) telegrafare a V. E. quanto precede.

(l) -Vedi D. 228. (2) -Vedi D. 276. (3) -Nel ritrasmettere a Berlino 11 presente telegramma con t. 40108/1379 P.R. del 21 dicembre, ore 1,30, Ciano aveva aggiunto le seguenti istruzioni: <<Informate Codesto Governo. Governo tedesco giudicherà se parlare pure a Tokio ».
300

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6640/163 R. Bagdad, 16 dicembre 1940, ore 22 (per. ore 22,35 del 17J.

Telegramma n. 59 (2).

Chiarirò appena possibile direttamente col Mufti posizione del dr. Khadri (3).

Frattanto informo che Mufti mi ha fatto sapere risultargli agenti inglesi acquistano fucili da soldati francesi Siria pagando c,irca 3 sterline per ogni fucile.

Egli si dice sicuro poter fare altrettanto ove disponesse congrui mezzi finanziari. Suggerisce pertanto che se richiesta armi a noi fatta non potesse essere subito soddisfatta, gli si dia altro denaro. Non ha precisato ammontare ma credo che miri con ciò ad aver totale somma chiestaci (mio telespresso

n. -382 del 30 novembre) (1). Non potendo di qua controllare veridicità informazione da lui fornita, non sono in grado valutare serietà proposta Mufti. Se però da parte nostra non si vedesse possibilità immediata far giungere ai ribelli Palestina armi e munizioni, sarebbe forse il caso -con un sollecito accoglimento proposta stessa -non dare Mufti pretesto ad ulteriore differimento sistematica azione violenta che egli fin da ora vuole poter subito iniziare.
(l) -Non pubblicato. (2) -Con t. s.n.d. 38533/59 del 7 dicembre, ore 1,15 Buti aveva comunicato la richiesta dl armi e mezzi finanziari da parte del dott. Khadri per attuare una rivolta in Palestina. (3) -Con t. 40975/167 del 19 dicembre, ore 1,55, Oabbrielll confermò che Il dott. Khadrl non era autorizzato a parlare a nome del Mufti.
301

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI (2)

L. 1/06941. Roma, 16 dicembre 1940.

Rosso, col telegramma che ti unisco in copia (3), riferisce diffusamente sul recente atteggiamento sovietico nei nostri riguardi, che sembra ispirato ad una maggiore cordialità.

Come del resto avrai visto, il 13 corrente Molotov è stato a pranzo alla

R. Ambasciata insieme con il Commissario del Commercio estero Mikojan, i Vice Commissari agli Affari Esteri Viscinsky e Lozonsky ed altri alti funzionari sovietici. Rosso conclude col dire che in questo momento i dirigenti sovietici dimostrano un evidente desiderio di migliorare le relazioni con l'Italia. Non mi sembrerebbe opportuno lasciar cadere senz'altro queste buone intenzioni. E poiché tale argomento ha a varie riprese formato oggetto di nostre conversazioni con Ribbentrop e con lo stesso Fuhrer mi occorrerebbe sapere come vengano considerate costi le dette aperture sovietiche e quale seguito vi si potrebbe dare da parte nostra, fermo restando il punto che l'interesse italiano di migliorare i rapporti con l'U.R.S.S. è principalmente dettato dalla necessità di riprendere quelle correnti commerciali che adesso sono praticamente nulle e la cui riattivazione sarebbe di grande giovamento alla nostra economia nelle presenti circostanze.

Ti prego di voler intrattenere Ribbentrop della cosa, opportunamente rappresentandogli il pratico interesse della questione e specificando che senza andare molto oltre in materia sarebbe tuttavia opportuno riportare i nostri rapporti con Mosca su una via di soddisfacente normalità (4).

302

IL CONSOLE A CASABLANCA, LO JUCCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6727/S.N.R. Casablanca, 16 dicembre 1940 (per. il 23).

Mio telegramma per corriere 4 corrente (5).

( 4l Per la risposta di Alfieri vedi D. 340.

Generale Weygand ha concesso intervista giornalista americano M.G. Allen dichiarando categoricamente sua disapprovazione certa propaganda Gran Bretagna e Stati Uniti circa obiettivi sua missione.

«Io non amo molto -sono testuali parole Weygand -questo termine propaganda ma sono obbligato impiegarlo perché vorrebbesi creare impressione che mia politica e quella Maresciallo Pétain non sono identiche. Non vi ha una seconda Francia e mia missione consiste salvaguardare unità Francia e suo Impero. Francia è unita a Pétain e Africa è unita alla Francia».

Stampa locale diffusa breve intervista predetta senza commenti, limitandosi osservare trattarsi prima intervista concessa Generale Weygand seguito sua partenza per Nord Africa.

303.

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 4643/1693. Mosca, 16 dicembre 1940 (per. il 21).

Mio rapporto n. 4463/1630 del 30 novembre (1). La questione delle miniere di nichel di Petzamo sembra non si avvii così facilmente, come si prevedeva, verso una completa soluzione.

La risposta del Governo finlandese non è stata tale da risolvere, senza ulteriori indugi, le difficoltà che si presentevano. Infatti, sembra che non si sia voluto o potuto far adottare dagli organi competenti finlandesi un provvedimento di espropriazione delle miniere di Petzamo come desiderava il Governo sovietico.

Si è quindi giunti ad un compromesso formando in Mosca una commissione mista per superare le numerose difficoltà che ancora si frappongono ad una soluzione radicale che comporti il defenestramento degli interessi inglesi· e canadesi.

Sembra inoltre che la situazione tra URSS e Germania, circa lo sfruttamento delle miniere stesse, non sia eccessivamente chiara, come si è voluto far credere ad un certo momento. Indubbiamente si sta delineando un tentativo da parte sovietica di impedire a che il prodotto minerario vada in Germania direttamente dalla Finlandia: Mosca desidererebbe che tutto il prodotto delle miniere fosse aggiudicato all'URSS la quale provvederebbe poi ad assegnarne una quota parte alla Germania facendola però rientrare nel meccanismo di clearing esistente per gli scambi tedesco-sovietici.

Il nichel è un prodotto troppo raro e troppo essenziale per gli armamenti perché l'URSS si lasci sfuggire l'occasione di rafforzare ulteriormente la dipendenza economica (e quindi militare) della Germania verso l'URSS senza un forte tentativo di accaparramento totale. Senza contare che l'estromissione della Germania da questa questione avrebbe indubbiamente nel quadro delle relazioni finno-sovietiche un profondo significato politico.

Mi riservo di riferire ulteriormente (2).

(l) Vedi D. 215.

(2) Ed. in M. ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., p. 79.

(3) -Vedi D. 242. (5) -Vedi D. 235. (l) -Vedi D. 214. (2) -Vedi D. 419.
304

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 16 dicembre 1940.

Penso molto al tuo pressante lavoro ed alla tua preoccupazione di questi giorni. Vorrei tanto parlarti su situazioni che si sono venute sviluppando; e vorrei avere da te norma di linguaggio. Sono anche io persuaso che Graziani potrà e saprà tenere le linee: ma ove ciò non fosse possibile, quale è il tuo pensiero circa l'opportunità e la possibilità di un aiuto germanico? Qui, dopo che è stata dilazionata la proposta di un incontro Duce-Ftihrer e che non è stata in nessun modo raccolta l'offerta o, meglio, l'ipotesi di un invio di due divisioni motorizzate in Albania, si è molto riservati in materia. Ribbentrop -col quale sono in frequente contatto telefonico e che si manifesta molto cordiale -spera vivamente che, sui due fronti, siano tenute le linee attuali. (Raccomandando che dovrebbe essere fatto, per conseguire ciò, il concentramento di tutte le forze possibili, è ritornato -con discrezione -sul rinvio del C.A.I., ma io lo ho subito fermato).

Per molte questioni inerenti alla situazione, vorrei parlarti personalmente. E vorrei chiederti autorizzazione di fare una corsa a Roma ma mi trattiene a ciò il dubbio che questo mio desiderio possa dal Duce essere scambiato col proposito nascosto di volere venire a trascorrere il Natale in Italia e sopratutto mi trattiene ad avanzarti una tale domanda l'impressione che la mia presenza è necessaria qui, dove, affrontando coraggiosamente una situazione delicata e complessa, sono riuscito a creare in questi giorni un'atmosfera che tu avrai certamente visto riflessa nei giornali tedeschi e che -chiarendo molti equivoci e facendo cadere molte prevenzioni nei nostri confronti -ci ha rimesso su un piano di comprensione e di prestigio. Ho reagito vivamente, ho impostato nettamente la questione: e, valendomi anche dei rapporti personali, sono riuscito ad ottenere ciò che volevo. I motivi che tu hai visto sviluppati in questi giorni dalla stampa locale, e che oggi la Corrispondenza Politico-Diplomatica riprende utncialmente, seguiteranno nei giorni prossimi ad essere opportunamente commentati. A questo scopo sono stati mobilitati i migliori scrittori e giornalisti tedeschi. Se in tali momenti è consentito di avere un pensiero di immodestia, credo proprio di avere fatto un buon lavoro. E ti sarò molto grato se, presentandosi l'occasione opportuna, vorrai su ciò richiamare l'attenzione del Duce.

Penso spesso a te, al tuo animo forte così suscitatore di speranze, di certezze e di energie.

305

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6637/688 R. Sofia, 17 dicembre 1940, ore 19,30 (per. ore 6,40 del 18). Ho veduto oggi questo Presidente del Consiglio rimesso da lunga malattia.

Per quanto manchino notizie dirette da Mosca si ha l'impressione che Mosca dia segni di maggiore calma nei riguardi suoi contatti con Sofia. Forse essa riconosce che sua mossa improvvisa di offrire Bulgaria Patto assistenza (l) fu troppo intempestivamente affrettata.

Ad ogni modo alla fine mese si inizieranno trattative rinnovamento accordo commerciale fra i due paesi e si potrà allora giudicare dei veri atteggiamenti di Mosca.

Circa Turchia lento processo distensione fa qualche progresso. Circa Jugoslavia ha provocato qui sorpresa voce proveniente da Belgrado e priva di fondamento di un imminente viaggio colà del Ministro Popoff.

Belgrado dà con sua attività impressione volere diventare centro di qualche nuova costellazione politica danubiana e balcanica ma Sofia rimane alquanto scettica.

Circa Grecia nessun contatto diretto fra Atene e Sofia.

Atene che si sente sempre spalleggiata da Angora nei riguardi situazione militare in Tracia approfitta per effettivamente alleggerire suo schieramento alla frontiera bulgara.

306

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 40715/2274 P. R. Berlino, 17 dicembre 1940, ore 21,10.

Per il Ministro Ciano.

In questi giorni sono stato in stretto collegamento con Ribbentrop, fino a stasera a Fuschl. Egli si è sempre con me vivamente compiaciuto della eroica resistenza nostre truppe così durante provate, manifestando fondate speranze che saranno tenuti due fronti attuali.

Faccio frequenti visite a Weizsacker e ad altre personalità.

Ho potuto constatare che, come previsto, atteggiamento stampa tedesca in questi ultimi giorni ha creato nell'opinione pubblica nei circoli politici e in quelli diplomatici una atmosfera di equilibro per cui si attribuiscono alla situazione sui nostri due fronti una portata episodica. Credo poter dire che, dopo un momento di incertezza e di sorpresa, gli ultimi avvenimenti hanno dimostrato la saldezza dei vincoli fra i due Paesi.

Circa situazione politica francese, la visita dell'Ambasc:atore Abetz a Vichy (2) ha lo scopo di conferire con Pétain onde rendersi conto con precisione delle ragioni della nota sostituzione e onde garantirsi contro ogni possibilità di cambiamento di direttive politiche della Francia.

Stampa tace tuttora interamente su episodio Laval. Sembra che si attendano risultato colloquio Abetz per orientamento e intonazione. Il Ftihrer e Ribbentrop rientreranno questa sera a Berlino (3).

(l) -Vedi D. 168. (2) -Vedi D. 310. (3) -Il presente documento reca il visto di Mussolin!.
307

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6633/702 R. Madrid, 17 dicembre 1940, ore 22,25 (per. ore 2,30 del 18).

Mio telespresso 8383/2499 del 13 corr. (1).

Ammiraglio Canaris è ripartito per la Francia dopo aver avuto un colloquio con Franco il quale ha mantenuto -a quanto viene riferito da fonte attendibile -posizione assunta nel messaggio da lui recedentemente inviato a Hitler.

308

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI (2)

L. s. 1/6988. Roma, 17 dicembre 1940 (3).

Ti mando qui unita la lista dei fabbisogni strettamente necessari per poter l'industria nazionale continuare a svolgere la sua produzione bellica. Sottolineo subito che le parole « strettamente necessarie » non sono un modo di dire; qualora queste materie prime venissero a mancare oppure qualora il Governo germanico credesse di portare dei tagli nei quantitativi da noi richiesti, le industrie subirebbero un inevitabile ed immediato arresto.

Le quantità indicate nell'annesso elenco rappresentano quanto attualmente le industri€ impiegano per una produzione che non è pari alla loro potenzialità produttiva, ma notevolmente ridotta.

Non appena in possesso di questa mia, ti prego di voler chiedere udienza al Ftihrer e, a nome del Duce, presentare a Lui personalmente le nostre richieste (4). Agli atti dell'Ambasciata troverai il telegramma inviato dal Duce al Ftihrer il 26 agosto 1939 (5) per fargli presente quelle che erano allora le nostre necessità per sostenere una guerra di dodici mesi. Ciò dipendeva dal fatto che l'anticipo avutosi nello scoppio del conflitto rispetto all'epoca prevista negli accordi itala-tedeschi aveva impedito all'Italia di accumulare le necessarie scorte. Come risulta dal confronto fra le richieste odierne € le richieste del '39, molto è stato fatto ed il fabbisogno nostro nei confronti delle richieste alla Germania è sensibilmente diminuito per quasi tutte le voci. A ciò bisogna aggiungere che dal '39 in poi si è prodotto un fatto nuovo: e cioè il controllo germanico su quasi tutta l'Europa. Quanto noi chiedevamo allora, lo chiedevamo alla sola Germania. Oggi lo chiediamo ad una Germania che controlla la produzione mineraria ed industriale di tutto il continente europeo.

Nel parlare col l<~tihrer potrai anche richiamare la sua attenzione sul fatto che, essendo l'Italia a sostenere in questo momento e presumibilmente per tutta la durata dell'inverno il peso del conflitto con la Gran Bretagna, i nostri consumi hanno subito degli aumenti che spiegano e giusti.ftcano queste nuove richieste. Dall'unito fascicolo di richieste rileverai che mentre per numerose voci possiamo attendere il secondo semestre del 1941 ve ne sono alcune, e di capitale importanza, quali: manganese -cromo -stagno -mica -e amianto le cui scorte saranno completamente esaurite nel prossimo gennaio. È evidente che per queste voci l'urgenza è assoluta ed inderogabile in quanto che la merce deve arrivare in Italia con almeno un mese di anticipo.

Richiamo la tua personale attenzione sull'importanza ed urgenza del passo che dovrai compiere e ti prego di volermi particolareggiatamente informare sui risultati di questa tua azione (1).

P.S. -Richiamo la tua attenzione sul fatto che le odierne richieste devono considerarsi in più rispetto a quanto già ci viene e ci dovrà essere mantenuto dalla Germania in virtù di tutti gli accordi in atto.

ALLEGATO

CARBONE

Per coprire i fabbisogni strettamente necessari occorrono tonn. 1.100.000 mensili al netto, cioè senza deduzioni per consegne fatteci in più nei mesi estivi. Ciò rappresenta un aumento mensile di tonn. 100.000.

CARBURANTI E LUBRIFICANTI Garanzia del trasporto delle 60.000 tonn. dalla Romania più 40.000 tonn. di greggio.

SIDERURGIA Ghisa e rottami -Aumento dal l o gennaio di 25.000 tonn. al mese. Acciaio -Aumento di 5.000 tonnellate. In tal modo la quota mensile di materiali siderurgici che attualmente è di 40.000 tonn. salirebbe a 70.000 tonn. e precisamente: tonn. 30.000 tra ghisa e rottami, 40.000 tonn. di acciaio.

RAME Nessuna richiesta fino al mese di giugno; dopo le disponibilità si riducono alla sola produzione interna a circa 100 tonn. mese ed alle 500 tonn. mensili che la Germania ci dovrà fornire secondo il 6° protocollo. Totale 60 tonn. mese contro un fabbisogno di

2.600 tonn. Occorre pertanto da giugno un aumento di 2.000 tonn. mese.

STAGNO È sufficiente per tutto il mese di gennaio. Da febbraio sono necessarie 200 tonn. mese.

NICHEL È sufficiente fino a tutto aprile. Da maggio in poi occorrono almeno 250 tonn. mese.

MINERALE DI MANGANESE Quanto ancora è disponibile è sufficiente per giungere fino alla fine di gennaio. Dal febbraio in poi occorrono circa 4.000 tonn. di minerale di manganese russo.

BIOSSIDO DI MANGANESE È sufficiente fino a tutto gennaio: dal mese di febbraio occorrono 150 tonn. mese.

24 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

CROMITI La quantità esistente in Paese è sufficiente fino a tutto gennaio. Da febbraio ne occorrono 2.500 tonn. al mese.

MOLIBDENITE Sufficiente fino a tutto giugno. Da luglio ne occorrono 60 tonnellate al mese.

WOLFRAMITE Sufficiente fino a tutto luglio. Da agosto ne occorrono 60 tonnellate al mese.

VANADIO Sufficiente fino a tutto marzo. Da aprile ne occorrono 8 tonnellate al mese.

GOMMA Secondo gli accordi Pirelli di ottobre si potrà giungere fino al 31 marzo. Da aprile in poi accorreranno 1.700 tonnellate al mese, cioè 200 tonnellate in più.

AMIANTO FILABILE Sufficiente fino a tutto gennaio. Da febbraio in poi ne occorrono 120 tonn. al mese.

MICA Sufficiente fino a tutto gennaio. Da febbraio in poi ne occorrono 12 tonn.

ACIDO CRESILICO La produzione è insufficiente, ne occorrono 100 tonn. al mese.

GLICERINA La produzione è insufficiente, ne occorrono 125 tonn. al mese.

COKE DI PETROLIO Sufficiente a tutto marzo. Da aprile in poi ne occorrono 2.000 tonn. al mese.

BISMUTO Ne occorrono 2 tonn. al mese.

(l) -Il documento in riferimento non è leggibile perché semidistrutto dall'umidità. (2) -Ed. in G. CIANO, L'Europa verso Za catastrofe, cit., pp. 618-622. (3) -La presente lettera, inviata per corriere, giunse a Berlino il 19. (4) -Vedi D. 323. (5) -Vedi Serie VIII, vol. XIII, D. 293.

(l) Vedi DD. 323 e 327.

309

IL CONSOLE A CASABLANCA, LO JUCCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6730/S.N.R. Casablanca, 17 dicembre 1940 (per. il 23).

Miei telegrammi per corriere in data 14 e 16 corrente (1). Caduta Lavai, e specialmente tenore relativo messaggio Maresciallo Pétain suscitato viva impressione ambienti locali.

Tale sostituzione e emanazione decreto Residente Generale che sospende Consiglio Governo Protettorato fatto qui pensare nuovo passo verso politica autoritaria e accentrata che Maresciallo Pétain intende proseguire. Ciò viene

da molti posti in relazione con avvenimenti internazionali, che imporrebbero Marocco necessità trovarsi pronto.

Riferendomi precedenti segnalazioni sono sintomatici seguenti indizi preparazione in atto. Costituzione Legioni Combattenti formate in sezioni tipo militare, perfettamente inquadrate in unità maggiore importanza con quadri fissi (sottufficiali e graduati).

Si preannunciano «passeggiate» con manovre sul terreno, manovre di quadri, ecc. Cura grandissima imp~egata mantenere affiatamento tra legionari «français cent pour cent ». Generale Francois, Comandante truppe Marocco durante guerra, pur avendo ufficialmente lasciato servizio attivo per raggiunti limiti età, rimane servizio ugualmente come capo legionari.

Stesso fenomeno ripetes,i per altre autorità rimaste stessi posti con denominazioni e uniformi diverse. Truppe marocchine sciolte vengono inserite in reparti cheriffiani cui comando trovasi Meknès. Soldati mobilitati sono avvertiti doversi considerare non in congedo, ma in licenza.

Armi, munizioni, equipaggiamenti, viveri conserva, medicinali, camions, benzina vengono nascosti, cambiando continuamente località per sfuggirre sorprese Commissioni Controllo.

In complesso accanto contingente 100.000 uomini di cui può disporre Nord Africa francese, un'altra Armata potrebbe rapidamente entrare in atto, superiore numero, equipaggiata perfettamene e molto più omogenea della prima.

Generale François parlando recentemente radio Algeri asseriva: «ex combattenti francesi porteranno Francia vittoria».

A tale affermazione faceva, 15 corrente, eco da Radio Tunisi appello Generale Goubeaux, capo legioni combattenti Tunisia, rimanere tutti stretti intorno Maresciallo Pétain.

(l) Vedi DD. 295 e 302.

310

IL DIRETTORE DELLA NUOVA ITALIA, GIOBBE, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

APPUNTO S. N. Parigi, 17 dicembre 1940.

La politica della «collaborazione» ha avuto il suo primo infortunio. Da alcune settimane negli ambienti governativi francesi si constatava un evidente malessere. Il Maresciallo e quasi tutti i suoi collaboratori erano preoccupati della resistenza sempre più visibile opposta dall'opinione pubblica agli sforzi di riavvicinamento compiuti da Lavai a Parigi. In questa atmosfera di diffidenza prendevano corpo le voci più sensazionali, compresa quella di attentati contro il Vice Presidente del Consiglio. Lavai mi aveva quindici giorni fa espresso le sue inquietudini dicendomi, tra l'altro: «Oggi mi hanno assassinato quattro volte». La stampa parigina prendeva dal canto suo posizione sempre più netta contro il « complottismo >> dei signori di Vichy. La crisi sopraggiungeva fulminea la settimana scorsa.

Venerdì seorso, tredici dicembre, Lavai e De Brinon partivano per Vichy dove riscontravano una situazione politica confusa ed equivoca. Alle 17, dietro convocazione telefonica, i ministri si riunivano in Consiglio. Pétain domandava a tutti i suoi collaboratori di rimettere le dimissioni. Ciò fatto il Maresciallo annunziava di accettare quelle di Lavai e del Ministro dell'Istruzione Ripert. Lavai sollecitava subito delle spiegazioni. Pétain rispondeva: «Voi non avete più la mia fiducia. Io ignoro quello che combinate a Parigi con i tedeschi e non .godete più alcuna popolarità non solo in Francia ma anche presso alcuni governi stranieri». L'Ambasciatore De Brinon. che mi ha fornito questi particolari mi ha quindi raccontato quanto segue:

Mentre il Consiglio dei Ministri si riuniva e mentre Lavai constatava che nessuno dei suoi colleghi prendeva partito per lui, l'Hotel du Pare, sede del Capo del governo, veniva circondato da elementi dei « gruppi di protezione » recentemente costituiti dal Ministro degli Interni per attrezzare una polizia suppletiva, i cui membri sono stati reclutati tra gli ex cagoulards e tra i quali risultano agenti notori dell'Intelligence Service. Tutte le stanze dei servizi dipendenti dalla Vice Presidenza del Consiglio venivano bloccate, compresa quella di. De Brinon. Nel frattempo la sureté nationale giungeva sul posto agli ordini del noto commissa>fio Mondane! e Lavai invitato a salire su di una automobile della polizia e condotto al suo domicilio di Chateldon, a venticinque chilometri da Vichy di dove non poteva più corrispondere con chicchessia. Alcuni collaboratori di Lavai venivano arrestati, come il giornalista René Vallet, capo dei servizi della censura, Langlade della segreteria di Lavai, e l'ispettore di polizia addetto alla persona del Vice Presidente del Consiglio. Doveva anche essere arrestato il capo di gabinetto Luquet che si trovava a Parigi, dove la polizia arrestava l'indomani per alcune ore Marcel Deat direttore dell'Oeuvre.

Nella serata di venerdì Pétain convocava Flandìn al quale offriva il portafoglio degli esteri. Sembra che Flandin abbia assicurato il Maresciallo circa la possibilità di fare una politica di collaborazione soltanto ec,:~nomica mantenendo 1 contatti con la Gran Bretagna. contatti che secondo le istruzioni di Lavai alle rappresentanze francesi dovevano essere ostensibilmentc interrotti. Flandin i.n ogni modo si astiene dal farsi vedere e fa sapere di esser<! gravemente malato e costretto al letto.

Alle sei del mattino di sabato De Brinon veniva informato da Mondane! che poteva considerarsi libero. De Brinon partiva poco dopo alla volta di Parigi, senza ottenere l'autografo che, come era stato convenuto, Pétain doveva affidargli per consegnarlo personalmente ad Hitler onde ringraziarlo di aver restituito alla Francia le spoglie del Duca di Reichstadt. Il messaggio è stato inoltrato a mezzo della Commissione di Armistizio.

Giunto a Parigi De Brinon informava Abetz che si metteva in comunicazione con Berlino.

Nella notte di sabato potevo avvicinare Abetz e il consigliere Achembach durante la lunga attesa del corteo motorizzato che doveva condurre agli Invalidi le spoglie del Re di Roma. Constatavo un certo nervosismo ed una visibile contrarietà. Gli esponenti della collaborazione apparivano contrariati dallo scacco subito ed al mio rilievo sulla responsabilità diretta del Maresciallo, rea

givano affermando che in qualsiasi modo non potevano « mollare » la sola personalità francese sulla quale il popolo conserva la sua fiducia.

Nel frattempo la linea di demarcazione era bloccata dai due lati e Pétain prendeva la parola alla radio per dare comunicazione dei cambiamenti con un tono aggressivo. Nella serata di sabato, informando i giornalisti della imminente translazione del feretro dell'Aiglon agli Invalidi, Abetz sottolineava il significato del gesto di Hitler in omaggio a Napoleone, ispiratore dell'« unità europea, oggi realizzata, contro la reazione, dal Fascismo del Duce e dal Nazionalismo del Filhrer » e a favore di quello spirito di collaborazione di cui LavaiJ. era «garante».

Sempre secondo De Brinon l'entourage del Maresciallo, di cui sono esponenti Du Moulin de la Barthète, del gabinetto civile, l'ammiraglio Fernet, il Ministro Peyrouton, il medico personale Menetrelle avrebbero convinto Pétain che Lavai ordiva di farlo trasferire a Versaglia e consegnarlo prigioniero dei tedeschi. Pétain che sembra vacillare sempre più sotto il peso degli anni, avrebbe lasciato fare, subendo le influenze dei suoi collaboratori immediati. L'esecuzione pratica dei sequestri sarebbe stata affidata ai capi cagoulards colonnello Groussard e tale Metenier, già collaboratori di Deloncle e da questi squalificati.

Abetez è giunto a Vichy lunedì sera alle 21, dopo essersi fermato a Moulins per organizzare con le autorità militari germaniche una comunicazione telefonica diretta con l'Albergo Majestic di Vichy dove è disceso. Nella mattinata di martedì ha preso contatto col Maresciallo. Le soluzioni prospettate da Berlino per liquidare l'incidente sono le seguenti:

Ritorno puro e semplice allo statu qua. In caso di rifiuto e secondo la reazione di Pétain, occupazione integrale del territorio francese con la denunzia dell'armistizio giustificata dall'atteggiamento ostile mani·festato ufficialmente dal governo di Vichy, oppure creazione di un governo francese a Parigi abbandonando alla sua sorte la zona non occupata. In questo caso la situazione africana andrebbe sorvegliata molto da vicino. Weygand non offre assolutamente garanzie di lealismo. A Berlino si vogliono evitare complicazioni in questo settore. L'atteggiamento reticente della radio inglese sul colpo di mano di Vichy inquieta i diplomatici tedeschi di Parigi, dove del resto si sono stamani verificati leggeri disordini a Aubervilliers, sobborgo rappresentato da Lavai alla Camera, disordini in favore, naturalmente di Lavai. La stampa parigina non è stata ancora autorizzata dalla censura tedesca ad annunziare l'accaduto colla speranza che Pétain accetti la soluzione numero uno del ritorno alle condizioni anteriori. Quella della zona non occupata dopo aver chiassos&mente annunziato il defenestramento di Lavai è ora consegnata alla più severa discrezione.

Si attende con asia il ritorno di Abetz previsto per domattina. In ogni modo Hitler avrebbe rifiutato ad Abetz di lasciar prospettare l'eventualità del ritorno a Versaglia di Pétain.

È impre~sione dominante degli ambienti politici parigini che tutta l'operazione è stata manovrata dai rappresentanti inglesi della zona .non occupa~ che avrebbero ritenuto il momento propizio, puntando sulle difficoltà i'taliane come strumento di pressione sulle decisioni di Vichy (1).

(l) Il presente doèumento reca !l visto di Mussolini.

311

IL DOTTOR PAVELIC AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. ..., 17 dicembre 1940.

Il Comm. Conti mi ha nuovamente comunicata la raccomandazione di massima tranquillità al cospetto d'attuale situazione (1).

Assicuro ancora una volta E. V. che come in passato, così anche in presente saprò comportarmi in completa conformità con le esigenze del momento, essendo sempre pronto a lavorare per la causa comune come con le azioni attive così anche con qualunque sacrificio ed abnegazione.

Intanto prego E. V. di aver la bontà e disporre, che anche in questo stadio non siano prese a riguardo del movimento e degli appa·rtenenti ad esso tali misure, che potrebbero per futuro recare alla causa danni gravi. Così Vi prego anche per questa volta per il necessario rifornimento in misura d'altra volta, affinché possa aff'ronta,re gli impegni g;à presi. In tal modo sarà efficaciamente paralizzata ogni depressione ed ogni impressione di abbandono, che i nemici non manchera>nno di tentare a provocare presso i miei collaboratori ed esponenti del movimento in patria.

Con assoluta fiducia e fede incrollabile per prossima vittoria della sacra e giusta causa d'Italia fascista e con essa di liberazione della Croazia contro tutti nemici, aperti e subdoli, rimango con rispettosi ossequi.

312

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

T. S. N. D. 6655/652 R. Lisbona, 18 dicembre 1940, ore 19 (per. ore 2,40 del 19).

In questi ambienti anglo-americani si parla di un'imminente offensiva generale britannica con tutti i mezzi contro l'Italia. Governo britannico, convinto di aver trovato punto debole Asse, sarebbe deciso fare sforzo disperato mobilitando tutte risorse Impero pe.r Uquidare fattore italiano in poco tempo facendo assegnamento anche su situazione morale italiana che Londra ritiene molto depressa.

Effettivamente in questi ultimi giorni si segnala aumentato numero convogli diretti Gibilterra. Notte tra sabato e domenica avvistatosi convoglio 17 navi dirette da Lisbona verso stretto. Predetti ambienti manifestano però timore che potenze Asse possano cercare di prevenire minaccia mediante azione fulminea su Gibilterra.

313.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6665/1141 R. Washington, 18 dicembre 1940, ore 22,35 (per. ore 13,10 del 19). Mio telegramma n. 1039 (1).

Roosevelt, di ritorno Washington, ha, in sua prima conferenza stampa, affrontato problema -in questi giorni cosi vivamente dibattuto -degli aiuti all'Inghilterra, tracciando a larghe Unee programma che egli si riprometterebbe sottoporre al Congresso per risolvere le difficoltà di carattere finanziario da cui Londra verrebbe a breve scadenza a trovarsi intralciata nel collocare negli Stati Uniti d'America ulteriori ordinazioni di forniture belliche.

Presidente ha affermato che, mentre non occorre fare all'Inghilterra prestiti in denaro o donativi, è necessario però « prestare » ad essa mezzi beHici di cui possa in avvenire aver bisogno verso promessa di restituzione o reintegrazione a guerra finita.

Presidente ha aggiunto che egli considera la situazione da un punto di vista «egoisticamente americano e non altruisticamente anglofilo» in quanto ritiene che la continuazione di forniture belliche all'Inghilterra da parte di questa industria rappresenta un vitale interesse per gli Stati Uniti d'America permettendo espansione di questa produzione bellica ed al tempo stesso assicurando la possibilità di resistenza dell'Inghilterra che egli è tornato a definire come la prima linea di difesa degli Stati Uniti d'America. Benché Presidente degli Stati Uniti abbia parlato oltre che di restituzione dei mezzi prestati anche di eventuali «garanzie ipotecarie» (senza peraltro precisare su quali beni esse verrebbero a gravare) sua macchinosa, per quanto ancora vaga concezione appare soprattutto diretta a mascherare un vasto progetto di donazioni. Infatti, dato che forniture per Gran Bretagna finiranno col gravare su contribuenti ame·ricani, egli si è sforzato ad attenuare le possibili reazioni tanto dell'opinione pubblica inglese di fronte ad una cessione che avesse troppo palesemente carattere elargizione, quanto di quella americana cui spirito mercantile non potrebbe non rimanere turbato di fronte concessioni fatte a fondo perduto.

Ma fondamentale motivo che sembra avere ispirato Roosevelt nel suo progetto appare quello di evitare di chiedere al Congresso revoca legge Johnson e legge sulla neutralità e, mentre richiesta nuovi stanziamenti per far fronte al pagamento di ordinazioni materiale bellico destinato Gran Bretagna non è tale da suscitare seria opposizione in quanto politica degli aiuti a Gran Bretagna raccoglie pressoché unanime consenso ambienti parlamentari, la revoca delle due leggi avrebbe suscitato dibattiti ravvivando contrasti sulla politica estera degli Stati Uniti e discussioni di principio che Roosevelt vuole evidentemente evitare.

(l) -Vedi D. 260. (2) -Ed., parzialmente, in R. BovA ScoPPA, Colloqui con due dittatori, cit. p. 26.

(l) Vedi D. 186.

314

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6657/1142 R. Washington, 18 dicembre 1940, ore 21,31 (per. ore 10,45 del 19). Mio telegramma n. 839 (1).

Segretario di Stato in conferenza stampa odierna ha annunziato Ambasciatore Phillips, ormai rimessosi, avrebbe fatto quanto prima ritorno a Roma.

Ha aggiunto che ritorno Phillips, come invio nuovo Ambasciatore degli Stati Uniti a Vichy, doveva servire frettolosamente ricoprire posti vacanti rete diplomatica americana in Europa in sedi particolarmente importanti nella situazione attuale.

Non sono in grado indicare se e quali reconditi motivi abbiano portato a impTovvisa decisione che sembrava dover essere lasciata incerta fino a primavera.

Accenni circa opportunità ritorno Ambasciatore degli Stati Uniti a Roma erano affiorati in questa stampa in relazione a possibilità di una più vasta azione diplomatica degli Stati Uniti d'America in Europa specialmente in rapporto a pretese difficoltà della situazione italiana che propaganda britannica ha presentato tali da rendere addirittura possibile un tentativo di staccare Italia dalla Germania.

315

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 40828/2277 P. R. Berlino, 18 dicembre 1940, ore 22,30.

Per il Ministro Ciano.

Ho visitato Ministro Ribbentrop rientrato da Fuschl stamane precedendo di poco Fiihrer, che è ritornato dal Berghof. Lo ho ringraziato a nome V. E. per il contegno della stampa tedesca. Ha chiesto ulteriori notizie sui combattimenti, notizie che non ho potuto dare. Circa avvenimenti governativi francesi mi ha detto che Pétain aveva giorni addietro fatto sapere [della sostituzione di] Lavai. Nonostante Ribbentrop abbia fatto conoscere che ciò sarebbe stato qui considerato come un gesto non amichevole verso Asse, Pétain ha proceduto egualmente alla sostituzione.

Ho creduto dire subito che tale apprezzamento era certo condiviso dal Governo di Roma. Come da mio precedente telegramma (2), la visita Abetz a Pé·tain ha avuto scopo di chiarire la situazione. Ribbentrop mi ha promesso che mi darà notizia appena riceverà il rapporto di Abetz.

Lavai sarebbe già rientrato nel Gabinetto senza portafoglio (3).

(l) -T. 32998/839 P.R. del 13 ottobre, non pubbl!cato. con il quale Colonna comunicava avergl!l"assistente segretario di Stato confidenzialmente confermato che il ritardato ritorno a Roma di Philllps era dovuto alle sue condizioni di salute. (2) -Vedi D. 306. (3) -Il presente documento reca Il visto di Mussolinl.
316

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, ALFIERI, A TOKIO, INDELLI, E AL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA

T. 39909/c. P.R. Roma, 18 dicembre 1940, ore 22,45.

<Solo per Bangkok e Tokto). Ho telegrafato alla R. Ambasciata a Berlino quanto segue:

(Per tutti). «Vostro 2223 (1). Conversazioni Colonnello Prajun si sono svolte presso a poco sulle stesse linee di cui al vostro telegramma n. 2223. Colonnello ha premesso che politica suo Paese è e resterà orientata verso Potenze Asse. Ha descritto rivendicazioni thai, affermando suo Governo essere disposto attuarle anche con la violenza. Da parte nostra si è insistito su opportunità che mediazione giapponese attualmente in atto segua il suo corso inteso a raggiungere una soluzione pacifica della controversia. È stata particolarmente sottolineata necessità che, nella fase attuale degli avvenimenti, ogni soluzione violenta che sia per essere adottata anche in settori lontani dell'Impero coloniale francese, rischia di reagire su tutto il suo complesso, galvanizzandone da una parte il movimento separatista, pregiudicando dall'altra una situazione già delicata anche in quei settori africani e mediterranei che ci interessano direttamente. In sostanza e salvo generiche espressioni di simpatia, si è sopra tutto raccomandata la calma e il ripudio di ogni violenza. Il Colonnello Prajun è stato ricevuto da me e dai MinL<>t.ri della Cultura Popolare, Educazione Nazionale, Scambi e Valute e dal Segretario del Partito. In udienza speciale accordatagli dal Sovrano, ha consegnato a Sua Maestà, una fotografia deì Reggente».

317

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO A LIONE, CONF ALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 681. Lione, 18 dicembre 1940 (per. il 24).

Numerose sono le versioni relative alla caduta di Lavai ed alla decisione del Ma·resciallo Pétain di annullare l'articolo di legge che lo designava suo successore, demandando per il futuro l'incarico di tale nomina al consiglio dei ministri. Riferirò naturalmente quanto mi risulta più attendibile secondo informazioni di pr:mo piano avute da ambienti di Vichy.

Come ebbi già l'onore di informare (2), la situazione del Vice Presidente del consiglio si era fatta difficile perché la sua politica basata secondo il convincimento generale sulla formula: «negoziare al più presto la pace con l'Asse e porsi al suo fianco contro l'Inghilterra>>, non solo era disapprovata da tutti

i colleghi del Gabinetto, fuorché forse dall'ammiraglio Darlan, ma da gran parte dell'opinione pubblica che la riteneva quasi un tradimento che ipotecava le possibilità avvenire. Egli era poi apertamente accusato di valersi della situazione creatagli dalla qualifica di successore designato, per tentare di esercitare dispoticamente il potere si da essere l'effettivo dittatore della Francia. Lo stesso Maresciallo non sarebbe stato ormai più che un simbolo e la sua attività si sarebbe ridotta ad avallare le decisioni del Vice Presidente del Consiglio.

L'addebito fattogli di adorare il danaro e di trarre vantaggio dalla propria situazione politica per accumulare sempre più era sulla bocca di tutti; la collaborazione economica con la Germania sarebbe stata una fonte di guadagni privati per lui e per un gruppo di finanzieri e di industriali suoi amici. Egli avrebbe impiegato il Commissariato dell'informazione, posto alle sue dirette dipendenze solamente per crearsi una piattaforma personale e d'accordo con l'invasore, per accreditare una politica esacrata da tutti i francesi. Inoltre il recente libro scritto dal suo luogotenente Montigny dal titolo Toute la verité avrebbe avuto il solo scopo di mettere in valore l'affermazione che anche il Maresciallo gli doveva tutto dal momento che solo Lavai aveva impedito la partenza per l'Africa del presidente Lebrun e dei numerosi ministri e parlamentari che colà volevano formare il nuovo governo di resistenza all'Asse.

Lavai aveva sospeso il parlamento, fatti i decreti che permettevano al Governo la revoca dei rappresentanti politici ed amministrativi cambiati quasi tutti i prefetti, soppressi molti consigli comunali e provinciali, allontanati da Vichy gli esponenti del mondo parlamentare quasi al completo, insomma scardinate migliaia di situazioni acquisite.

E tutta questa opera era stata compiuta s·enza che i francesi avessero mai inteso una volta sola in pubblico o dalla radio la voce di Lavai per annunciare programmi o per giustificare il proprio operato, cosa qui imperdonabile data la mentalità vigente. Egli avrebbe poi sempre ·rifiutato di ricevere persone del vecchio mondo politico.

Lavai evitava anche di frequentare l'ambiente del Maresciallo e non l'accompagnò mai nei suoi viaggi; a tale compagnia mostrava di preferire quella dei pochi amici predetti.

Naturalmente anche l'ambiente del Marescia:llo non lo adorava e pare che spesso da questo s!a partita la voce che lo additava quale vero padrone della Francia. Inoltre tali circoli, conoscendo la particolare sensibilità di Pétain in materia di correttezza finanziaria non avrebbero mai perso un'occasione per mettere in evidenza i grossi guadagni ricavati specialmente a Parigi da questo

o quell'altro protetto dal Vice presidente del consigUo; Baudoin, Peyrouton ed anche Alibert pare fossero i più implacabili in questa opera. La stessa consorte del Maresciallo che ha molta influenza sul marito, mi si dice, gli dimostrò pubblicamente la sua antipatia, spessissimo.

Egli non era solamente attaccato a Vichy. A Parigi quegli ambienti economici avevano cominciato a constatare che la collaborazione con la Getrmania era diventata una fonte di lucri imponenti e non ammettevano che tali vantaggi fossero riservati da Lavai ai soli suoi protetti appa•rtenenti ad ambienti finanziari ed industriali di secondo piano o a persone che si erano trasformate per l'occasione in finanzieri.

Tale situazione, già da qualche mese era stata sfruttata abilmente da Flandin anelante di ritornare sulla scena politica. Inoltre Flandin aveva più amici di Lavai nell'ex mondo parlamentare e questi spe,ravano di potersi affiancare a 'lui nel caso di un suo ritorno. Fin dall'agosto scorso aveva iniziato costanti contatti con le autorità germaniche e specialmente col rappresentante civile del Reich a Parigi, signor Abetz. Il suo programma, auspicante una larga collaborazione economica con la Germania ma riservando nel contempo all'avvenire la soluzione dei problemi politici, ed accettando per il momento solamente quei sacrifici che potrebbero venire imposti dalla Germania, tornava più accetto all'opinione pubblica.

Circa un mese fa Lavai si era lasciato indurre da alcuni comuni amici politici ad un riavvicinamento con Flandin. Come ebbi a riferire a suo tempo, la riconciliazione era avvenuta e si parlava con una certa insistenza della possibilità di una collaborazione Laval-Flandin; quest'ultimo nel Gabinetto si sarebbe principalmente occupato della collaborazione economica con la Germania. Lo stesso Abetz, a quanto pare, avrebbe fatto sapere che una soluzione del genere tornava gradita al Reich dato che poneva i rapporti economici franco-germanici sotto gli auspici di ambienti più seri e molto importanti.

Entrato il Maresciallo in questo ordine di idee e interpellato Flandin, questi, appoggiato da tutti i membri del Gabinetto, avrebbe posto come condizione per la sua entrata la creazione almeno a titolo provvisorio di un'assemblea consultiva, in attesa del futuro parlamento corporativo. Di questo nuovo organo avrebbero fatto parte alcuni esponenti del vecchio parlamento e tale soluzione avrebbe potuto attirare il consenso di molti strati sociali francesi facenti capo ai predetti parlamentari.

Lavai avrebbe ,rigettato risolutamente questa proposta di sia pure larvata ricostituzione del parlamento ed avrebbe invitato il Maresciallo con parole forti a rinunciare all'entrata di Flandin nel Gabinetto. Tale colloquio avrebbe provocato la rottura e l'annullamento del decreto di legge che nominava Lavai successore designato. La discussione Pétain-Laval sarebbe stata così drammatica che sino a ieri mattina cor,reva la voce anche a Vichy che Lavai si trovasse in una sua villa semi-prigioniero. Ieri a mezzogiorno fu smentita ufficiosamente ed anzi fu diramato un comunicato ufficiale nel quale si affermava che Lavai era stato ricevuto dal Maresciallo con il quale si era intrattenuto sulla situazione genera'le.

Oggi invece si parla di un nuovo colpo di scena. L'Ambasciatore Abetz nella sua visita di ieri avrebbe comunicato a Vichy il desiderio di Berlino di rivedere Lavai nel nuovo Gabinetto e, secondo quanto si afferma, con insistenza, gli verrebbe affidato il portafoglio dell'Interno attualmente tenuto dal suo implacabile nemico Peyrouton.

Riferisco questa notizia, fornitami da fonti abbastanza serie, per debito di ufficio.

Tutto questo mostra il grande disorientamento politico francese. Naturalmente per il grosso pubblico e per la propaganda britannica e gaull1sta Laval è caduto perché «era amico di Mussolini » e perché voleva fare grosse ed immediate concessioni territoriali all'Italia. Mi è stato detto che in alcune caserme la notizia della caduta di Lavai sarebbe stata accolta da gl'ida di viva De Gaulle e di viva la Grecia; qualche cosa di vero ci deve essere in tale informazione. Flandin pure non avendo un'enorme popolarità è per i filo inglesi l'uomo che un tempo era ligio a Londra, mentre per quella parte dell'opinione pubblica che teme la Germania è la persona che da parecchi mesi ha auspicato una solida intesa franco-germanica sul terreno economico. La sua nomina quindi è stata accolta favorevolmente in attesa di tempi migliori.

(l) -Vedi D. 272. (2) -Vedi D. 190.
318

L'ISPETTORE DEL P.N.F. IN ALBANIA, PARINI, AL SEGRETARIO DEL P.N.F., SERENA (1)

R. s. N. Tirana, 18 dicembre 1940.

II corso degli avvenimenti dal 28 ottobre scorso, giorno dell'inizio della guerra alla Grecia ad oggi, merita, come ben s'intende, una chiara e obiettiva relazione riservata da parte di chi ha l'onore di rappresentare il Partito Nazionale Fascista in Albania.

Sarà mia cura di essere breve e conclusivo nella esposizione dei fatti e nelle considerazioni conseguenti.

Stato d'animo della nazione albanese allo scoppio della guerra con la Grecia. Prevalentemente indifferente ma con senso di fiduciosa attesa di avvenimenti mi.Jitari favorevoli alle armi italiane. Come ebbi a dire già nella mia relazione del 12 luglio (2) scorso l'opinione pubblica albanese è soltanto in modesta parte sinceramente sensibile alle rivendicazioni nazionali verso la Grecia e la Jugoslavia. Il desiderio diffuso fra gli albanesi era quello di ottenere ringrandimento dello Stato e il raggiungimento totale delle aspi-razioni territoriali gratis o quasi, dall'Italia.

Allo scoppio della guerra si era notato infatti che da parte albanese si argomentava essere la guerra con la Grecia un affare quasi esclusivamente italiano in quanto episodio della più vasta guerra contro l'Inghilterra e quindi l'Aibania vi era interessata per incidenza. Ciò spiegherebbe l'assenza di volontari fra gli intellettuali anche fra i più vicini a noi. Infatti nessun membro albanese del Direttorio del Partito e nessun Ministro o insegnante o alto funzionario che pure avevano fatto un corso speciale, nell'estate, per ufficiale della Milizia si è arruolato. Soltanto tre Segretari Federali albanesi hanno chiesto e ottenuto di andare con i volontari Irregolari o con i battaglioni della Milizia. Due di essi sono però già rientrati. Fatto ancora più grave: nessuno studente universitario albanese ha fatto domanda e anzi si è notato, in Novembre, una singolare fretta di tuttii gli studenti nel partire per l'Italia per l'apertura delle Università. È noto, del resto, che soltanto uno studente albanese frequenta a Roma i corsi di Ufficiale della Milizia Universitaria, mentre gli studenti in quella città sono ben 185 e quasi tutti sovvenzionati da noi con

borse di studio. Il fenomeno si appalesa ancora più preoccupante quando si pensi che, nell'estate, durante un campo appositamente organizzato dal Partito per gli studenti universitari, fierissimi propositi nazionalisti e irredentistici si erano manifestati.

A mio avviso la giustificazione che gli albanesi cercano di da,re <> questa assenza, non peraltro rilevata da noi, e cioè non essere questa la loro guerra non regge perché un vero patriota ha il dovere di approfittare di tutte le circostanze per fare il bene e la grandezza della sua Patria e questo è appunto il caso degli a'lbanesi nell'àttuale momento storico. Vi è da notare poi che gli albanesi del nord dimostrano una palese indifferenza verso le rivendicazioni degli albanesi del sud nei riguardi della Grecia e altrettanto ne dimostrano quelli del sud verso le rivendicazioni dell'Albania del nord nei riguardi deUa Jugoslavia.

Per riassumere: l'atteggiamento della intelligentia albanese nei riguardi della guerra è stato nella quasi totalità negativo per quel che riguarda partecipazione personale.

Nel popolo l'indifferenza orientale ha prevalso e nulla varrà a smuoverla, come si è visto del resto nelle provincie invase dai greci da dove sono evase soltanto le famiglie musulmane che ricordano con terrore le barbarie commesse dai greci nelle precedenti invasioni.

Occor,re dire però che, esclusa ogni partecipazione e rischio personale della guerra, gli uomini del Governo, del Partito e delle Amministrazioni statali si sono dimostrati pronti alla collaborazione e alla propaganda per la guerra e ciò è stato di una certa efficacia. E si deve anche aggiungere che tale collaborazione si è intensificata spontaneamente quando le vicende militari non si sono rilevate soddisfacenti e due delle più importanti provincie sono state occupate dall'esercito nemico. Si potrà dire che trattasi di categorie di persone cosi compromesse con l'Italia che un rovescio italiano rappresenterebbe anche un rovescio personale, ma non è il caso di fare il processo alle intenzioni. Sta di fatto che questa collaborazione esiste.

Alla prova di questa guerra riesce difficile ancora affermare se un vero sentimento nazionale albanese esista oppure no, giacché la natura della popolazione e dei suoi intellettuali appare oltremodo complessa e variegata. E così pure non si può esprimere un giudizio certo suHe qualità combattive degli albanesi perché accanto a episodi di audacia vi sono episodi di viltà personale e collettiva ed è avvenuto che lo stesso reparto che al mattino aveva valorosamente combattuto alla sera passava al nemico con le armi.

È però assolutamente necessario agli effetti futuri della Unione italoalbanese che durante questa guerra gli albanesi vi partecipino militarmente in modo che dalle pe,rdite in vite umane e dagli atti di valore si possa trarre quella esaltazione del sangue in comune sparso per la stessa causa che servirà a rendere più agevole il processo di unificazione. L'impiego di unità albanesi si presenta irto di difficoltà e di pericoli di vario genere e dov,remo attenderci altri episodi di diserzione e tradimento, ma il fine da raggiungere è così importante che occorre affrontare anche un tale rischio. Le diserzioni e peggio di cui si sono resi responsabili aicuni elementi non devono essere considerate con la stessa gravità con la quale siamo abituati a giudicarle secondo la nostra sensibilità. Non si deve dimenticare che l'Albania è unita all'Italia soltanto da 18 mesi e che natura non jecit saltus.

La mancata partecipazione personale alla guerra dei numerosi uomini validi che vi sono nel Partito e nel Governo e in genere nel gruppo intellettuale albanese non costituisce, a mio avviso, un male perché a vittoria conseguita si potrà anche su questa base procedere ad utili eliminazioni e sostituzioni.

Rapporto tra italiani e albanesi allo scoppio della guerra. Occorre rilevare che si è determinato un inizio di frattura assai pericolosa. Da parte degli italiani qui residenti -in gran parte di scarso rilievo personale e di scarsissima sensibilità essendo generalmente speculatori, commercianti, impresari dominati dalla avidità del guadagno -vi è stato un movimento ostile agli albanesi perché la loro freddezza orientale verso gli avvenimenti fu interpretata come ostilità e inoltre le esagerazioni circa le defezioni di reparti albanesi al fronte avevano diffusa la persuasione che vi fossero vasti tradimenti in corso. La acuta sensibilità albanese e il morboso suo amor proprio avverti subito tale stato d'animo fra gli italiani e vi fu un serio movimento di ritorsione. Il sollecito e avveduto intervento personale del Luogotenente Generale e l'azione del Partito con riunioni di italiani e albanesi, riuscì a far dileguare una atmosfera torbida dalla quale potevano sorgere pericoli anche gravi.

Purtroppo tale stato di animo si è trasferito nelle truppe e negli utlìciali e così si sono avuti episodi anche drammatici essendo diffuso il sospetto, nei nostri reparti, che gli albanesi siano traditori e spie. Dovetti far sospendere le visite ai feriti che effettuavano anche le fasciste albanesi assieme alle donne fasciste italiane perché si verificarono incresciosi inconvenienti.

La situazione anche in questo settore è però in via di miglioramento per l'intervento energico del Comando miìitare che ha chiarito molti equivoci.

Il contegno degli italiani di Albania non è stato, in verità, quale le circostanze esigevano e si è notato un allarmismo e una tendenza alla critica disfattista veramente deplorevole. Ho dato varie lezioni facendo rimpatriare a mezzo dei CC. RR. alcuni chiacchieroni e prendendo vari provvedimenti disciplinari. Soltanto di fronte a questa severità il contegno è diventato più riservato, ma è ben lungi dall'essere improntato a quel chiaro senso della disciplina volonterosa che era da attendersi da gente che per venti anni è vissuta nel clima fascista. Ho disposto, in ogni modo, una vigilanza attenta e prenderò tutti i provvedimenti necessari anche i più duri, per evitare gli sbandamenti.

Andamento della guerra. Allorquando il generale Visconti Prasca, Comandante Superiore delle Truppe, diede l'ordine ai repa·rti di oltrepassare la frontiera greca nella notte fra il 27 e il 28 ottobre, la fiducia era in tutti, italiani e albanesi che lo svolgimento delle operazioni sarebbe stato rapido e conclusivo e che comunque tutto era stato opportunamente disposto e organizzato.

Una bufera come raramente avviene in Albania, che pure è fra le località più tempestose d'Europa, si è scatenata proprio durante la giornata del 28 ed è durata cinque giorni e cioè il tempo per noi preziosissimo per lo sfruttamento del successo offensivo iniziale. Tutto l'Esercito in movimento è rimasto paralizzato dinanzi a corsi d'acqua insignificanti in tempi normali e

divenuti fiumi travolgenti, e le condizioni già gravi delle strade erano peggiorate in modo irreparabile.

Non ho nè la veste nè la competenza per dare un qualsiasi giudizio sul piano strategico e tattico predisposto, nè sulla efficienza necessaria delle unità impiegate, ma è certo che dopo poche ore dall'inizio delle ostilità si è rilevato anche ai profani la assoluta scarsità delle riserve disponibili e il deficiente funzionamento dei servizi logistici. Questi due inconven,ienti sono andati aumentando di gravità man mano che i giorni passavano. Vi era qualcosa di assai più grave del logico e anche del normale disordine di retrovia che può verificarsi nella primissima fase di una azione di guerra. È sembrato ehe una anchilosi impacciasse il movimento della sussistenza, dei rifornimenti di munizioni e della sanità: la deficienza dei mezzi di trasporto fu evidente fin dalle prime 24 ore e così pure la irrazionale disposizione dei magazzini e dei servizi di assistenza sanitaria.

L'equipaggiamento delle truppe non era conforme alle esigenze stagionali, g,iacché vi erano soldati ancora con i pantaloni di tela e le scarpe non si dimostrarono adatte per solidità e fattura a una rude usura.

Il comportamento delle truppe al fuoco fu nel complesso buono con luminose conferme delle alte tradizioni militari delle truppe speciali, alpini, bersaglieri, militi, granatieri, cavalleggeri. Occorre però rilevare che una certa aliquota di reparti non ha dimostrato particolari qualità di resistenza morale e fisica: occorre dire ancora che in genere i soldati delle provincie meridionali, non adatti al clima, hanno più degli altri faticato a raggiungere quel grado di efficienza combattiva che le circostanze esigevano. A parziale spiegazione di questa cl"isi bisogna ammettere che non era attesa una reazione così organica e ben condotta come quella che hanno sviluppato i greci, i quali hanno condotto una guerra modernissima per mezzi e metodo. L'eccellente artiglieria greca ha notevolmente influito sulle vicende di alcuni nostri reparti formati da giovani delle ultime leve e quindi ancora digiuni dell'indispensabile tirocinio al fuoco vero. La mancanza di riserve ha poi costretto i nostri reparti a stare in continuo allarme e combattimento, talvolta asprissimo, per lunghe settimane, mentre il nemico era quotidianamente rifornito di uomini e di mezzi.

È fuori dubbio che difficilmente un altro soldato che non abbia le qualità di pazienza e di tolleranza ai disagi e alle deficienze dell'italiano avrebbe resistito come è avvenuto durante 40 giorni sul fronte greco. Il grande numero di rifornimenti di viveri, coperte e munizioni dovuti effettuare per via aerea sta a dimostrare la gravità della situazione dei servizi logistici, soltanto in parte giustificata dalle difficoltà del terreno e delle comunicazioni. L'organ;zzazione militare è apparsa gravemente deficiente, e soltanto ora, dopo 50 giorni dall'inizio della guerra, si comincia ad avere una discreta attrezzatura e corrispondere ai bisogni più impellenti.

Nel complesso la macchina funzionale dell'Esercito è apparsa, in questa prima fase della guerra italo-greca, lenta, incerta, senza qualità risolutive improvvise, e soprattutto deficiente in mezzi e in qualità direttive. Si è avuta l'impressione che fosse quasi colpita da una paralisi. La stessa ripresa che ora si riscontra ogni giorno più chiara, non si presenta imponente.

È necessario avvertire che la maggioranza dei soldati nelle linee e nelle retrovie hanno avvertito questa situazione e ne discutono apertamente fra loro senza peraltro sorpassare i limiti disciplinari.

La tristezza del paesaggio invernale albanese, la rigidità del clima, la lontananza dalla Patria e la assai deficiente organizzazione postale che lascia mancare notizie da casa e le citate lentezze logistiche hanno creato nei reparti uno stato d'animo non brillante ma non preoccupante. La resistenza morale è buona e migliora ogni giorno con il migliorare delle provvidenze per le truppe.

Il Partito in questo settore ha fatto il suo massimo sforzo e ha organizzato decine di posti dì ristoro in prossimità del fronte per le truppe e i feriti; ha attrezzato autocarri speciali per inviare viveri di conforto fino alle linee, ha aperto numerosi spacci per vendita di viveri a prezzo sottocosto, ha inviato agli Ospedali da campo molti viveri speciali e coperte e indumenti caldi, ecc. ecc. Con le somme date dal Sottosegretario Affari Albanesi, dalla R. Luogotenenza, dal Governo albanese e da privati italiani e albanesi, ha organizzato una rete assistenziale ben attrezzata e rifornita che viene molto apprezzata dalle truppe.

Per il prossimo Natale il Partito farà un grande sforzo e ogni soldato in Albania avrà il suo dono. Un comitato di donne fasciste italiane e albanesi presieduto dalla consorte del Luogotenente sta raccogliendo gran numero di indumenti caldi e V. E. mi ha annunciato attraverso il Ministero Esteri che i Fasci femminili italiani invieranno nei prossimi giorni, 16 mila pacchi di indumenti di lana. La efficienza della truppa sarà notevolmente migliorata quando essa potrà difendersi meglio contro il freddo che nella zona montagnosa albanese ha lo stesso rigore delle .regioni alpine. L'invio degli indumenti di lana è quindi provvidenziale e urgente.

L'Aeronautica ha grandemente impressionato sia per la sua organizzazione che è apparsa assai progredita, sia per l'eccezionale valore dei piloti e dei comandanti. Il dominio dell'aria è assoluto e incontrastato. Il morale dei soldati dell'aria è superbo.

Attuale situazione interna e azione del partito. La ritirata del nostro Esercito dalle provincie del sud non ha certo servito a consolidare negli albanesi il nostro prestigio soprattutto per la scarsità di forze con le quali abbiamo iniziato la guerra. Nella sua maggioranza l'opinione pubblica albanese è convinta che la crisi sarà superata e che la Grecia sarà sconfitta e travolta dall'Esercito italiano, ma si rende conto del pericolo che ha corso l'intero territorio albanese invaso dai greci grandemente superiori in numero e in artiglieria. Man mano che diminuisce la sproporzione numerica e di mezzi fra noi e i greci, rinasce la fiducia negli albanesi.

Come è logico la tranquillità interna del Paese dipende dalla situazione militare e se non è avvenuto ancora alcun episodio di rivolta lo si deve alla

presenza di numerosi carabinieri, in continuo aumento, nel Paese e alla fedeltà

dei maggiori capi delle provincie riconfermate al Luogotenente in questi giorni

e infine alla persuasione diffusa che la Grecia non può sconfiggere una grande

Nazione come l'Italia anche se vi è l'aiuto inglese.

L'azione del Partito fiancheggia in tutti i settori l'opera del Luogotenente e del Comando Superiore delle Truppe e occorre dire che i Gerarchi albanesi dimostrano molta comprensione e discreto entusiasmo nel collaborare con noi. Soprattutto si adoperano nel diffondere la persuasione che la vittoria sarà rapida e piena e nel ricordare ai loro connazionali le ragioni dell'antico odio albanese verso i greci.

Non sono però spente le tendenze autonomiste dei Gerarchi albanesi di

cui ho fatto argomento della mia relazione del 12 luglio scorso e anzi ritengo

che esse siano in sviluppo giacché vado notando atteggiamenti di pseudoe

nergia e una certa recrudescenza di equivoci dovuti al facile risentimento

degli albanesi per questioni personali.

Credo che sia nel proposito albanese di ottenere una più vasta autonomia

sia nell'amministrazione pubblica che nella condotta del Partito. Mentre si po

trebbe considerare l'oppo·rtunità di affidare più largamente alla responsabilità

degli albanesi l'amministrazione interna riservando il controllo agli organi

della Luogotenenza, credo che sarebbe un imperdonabile errore affidare ad

albanesi, anche se sinceramente legati a noi, sia il Partito che l'Organizzazione

Giovanile e la Scuola.

Per queste organizzazioni basilari della preparazione della nuova Albania occorre trovare delle formule che possano soddisfare in qualche modo l'amor proprio degli albanesi, ma è indispensabile che l'impronta sia data dalla teoria e dalla tenacia fascista italiana. Per questa ragione ritengo si debba arrivare, come ho esposto nel mio rapporto del 12 luglio scorso, al Partito Fascista unico italiano e albanese e alla organizzazione giovanile unica italiana e albanese possibilmente anche alla scuola unica italiana e albanese. È evidente che nella situazione attuale non è possibile attuare un simile programma e soltanto dopo la vittoria il problema dovrà essere posto, ma debbo affermare fin da ora che ogni altra soluzione aumenterebbe l'ibridismo attuale e determinerebbe gravi equivoci futuri disunendo anziché fondere gli italiani e albanesi. Sono convinto che sarà possibile trarre dalla massa albanese elementi adatti per facilitare sinceramente questo orientamento e nello stesso Partito ve ne sono già alcuni spiritualmente maturi. Si tratta di una azione che deve essere condotta con intelligenza e buon gusto, ma con solita energia e con un programma a lunga portata.

Da parte mia e dei miei collaboratori posso assicurarVi, Eccellenza, che sarà spiegata ogni attività perché l'opera del Partito Fascista Albanese sia rispondente alle necessità dell'ora storica e alla buona armonia e solidità che deve esistere fra italiani e albanesi, militi fedeli del Duce.

25 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

(l) -Questa relazione fu trasmessa prima a Ciano su proposta del quale Parini era andato in Albania. Ciano la inviò a Serena il 24 dicembre. (2) -Non rinvenuta.
319

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 6659/689 R. Sofia, 19 dicembre 1940, ore 3 (per. ore 14,45).

Questo Ministro Affari Esteri mi ha detto che si è recato oggi vederlo mio collega sovietico.

Motivo formale era chiedere gradimento per invio di un Vice Addetto Militare a Sofia ma in realtà conversazione è caduta sulle note obiezioni formulate dal Governo sovietico alla risposta negativa Bulgara per il Patto di Assistenza (mio telegramma n. 671) (1).

Ministro Affari Esteri allora rompendo silenzio fino ad oggi osservato da parte Bulgaria ha creduto opportuno illustrare a lungo al suo interlocutore motivi della mancata accettazione di Sofia.

Sempre mantenendo argomentazione nel quadro dell'amicizia russo-bulgara e senza toccare questione adesione al patto tripartito, ha in sostanza posto in rilievo pericoli che praticamente correrebbero oggi Bulgaria se aderisse a Patto con la Russia o ne accettasse unilateralmente garanzia.

Ripetendo quindi necessità di dovere rispondere negativamente ha pregato mio collega sovietico farsi interprete presso il Governo Mosca degli effettivi motivi di tale atteggiamento.

Nessun appunto scritto è stato così consegnato al mio collega che ha assicurato Popoff che non mancherà di convenientemente illustrare al Governo di Mosca punto di vista Bulgaria.

320

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 6658/690 R. Sofia, 19 dicembre 1940, ore 0,30 (per. ore 14,45).

Ministro degli Affari Esteri, nel farmi conoscere che il Ministro Plenipotenziario Bulgaria a Angora non ha potuto ancora raggiungere sua sede a causa interruzione ferroviaria dovuta al maltempo, ha aggiunto che distensione turcobulgara fa progressi molto lenti. Questo Ministro di Turchia insiste sempre qui anche in questi giorni in via amichevole e personale perché i due paesi prendano un qualche impegno per impedire passaggio truppe straniere.

Da parte mia, in tutte queste conversazioni con il Ministro degli Affari Esteri, insisto sempre nel far comprendere come qualsiasi eventuale forma di distensione turco-bulgara non dovrebbe pertanto toccare significato azione greca. Punto di vista del resto che trova facilmente favore pubblico Bulgaria il quale in definitiva, per paura di complicazioni o malumori di terzi Stati, pensa opportunamente che progettata distensione si dovrebbe mantenere nel quadro ristretto del vigente Trattato di amicizia esistente tra Sofia e Angora.

(l) Vedi D. 254.

321

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 6670/829 R. Tokio, 19 dicembre 1940, ore 8,50 (per. ore 5 del 20).

Matsuoka ha manifestato intenzione, per il momento ancora molto generica, di compiere sua progettata visita a Berlino ed a Roma fra la seconda metà gennaio prossimo ed i primi febbraio in modo poter essere qui di ritorno alla fine di quest'ultimo mese. Ho motivo di ritenere che egli ha necessità, oltre di compiere un gesto di larga risonanza per impostazione sua politica nei riguardi patto tripartito destinato influire sugli atteggiamenti di Mosca Washington e di Chung King, anche di ottenere in concreto una cooperazione dell'asse per quanto concerne una sistemazione dei rapporti fra Giappone ed

U.R.S.S. che condizioni attuali costituiscono incognita assai pericolosa per gli sviluppi di una presa di posizione Giappone nei riguardi America. Evidente che ~ventuali contatti che Matsuoka potesse prendere a Mosca sulla via del ritorno da Berlino non mancherebbero di aver molta importanza sul futuro wiluppo degli avvenimenti. Abbiamo esaminato con questo Ambasciatore di Germania vantaggi e svantaggi di un assenza di Matsuoka che dovrebbe iniziarsi verso primi gennaio ed abbiamo dovuto riconoscere che i primi sono per noi di gran lunga superiori ai secondi. Dato che Matsuoka dovrebbe eventualmente essere da noi incoraggiato a tradurre in atto suo progetto, per il quale sembra che lo stesso imperatore abbia dimostrato qualche favorevole disposizione, mio collega tedesco ha telegrafato personalmente a von Ribbentrop per averne norma di azione.

Sarò grato Vostre istruzioni per quanto mi concerne (1).

322

IL DIRETTORE DELLA NUOVA ITALIA, GIOBBE, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

APPUNTO S. N. Parigi, 19 dicembre 1940.

Mercoledì 18 dicembre sono stato ricevuto da Lavai alle ore 19. L'ex Vice Presidente del Consiglio appariva stanco ma non abbattuto. Avendo rifiutato di ricevere visite, ha voluto fare una eccezione per me e mi ha detto:

«Sono arrivato stamani in auto, alle cinque, con Abetz. Quanto è accaduto in fondo non mi dispiace. I miei avversari hanno misurato la mia forza, la mia calma dinanzi alla violenza e compreso, infine, che non possono disporre di me come vogliono. L'incidente quindi finirà per favorire la mia politica dinanzi all'opinione francese. Del ~resto la carriera di un uomo politico comporta questi

infortuni. Il punto grave è rappresentato dalla posizione del Maresciallo. L'inintelligenza dei suoi collaboratori rovina la figura del grande vegliardo che dovrebbe restare la bandiera dell'unità francese anche neWinteresse dei tedeschi. Ora la situazione è questa: non sono più ministro ed ho rifiutato di partecipare ad un Direttorio Pétain-Peyrouton-Flandin. Il Maresciallo ha promesso ad Abetz di ricostituire un governo nel senso auspicato dai tedeschi tra qualche giorno. L'arrivo di Abetz a Vichy, scortato dalle autoblinde ha p,rofondamente impressionato quei signori, che mi hanno visto ripartire a bordo della mia vettura scortata dagli automezzi tedeschi di Abetz. Penso che gl'italiani, al posto dei tedeschi, avrebbero agito nei miei riguardi come han fatto i tedeschi. E dire che speravo di far venire Pétain a Parigi per prendere in consegna i resti del Re di Roma, presente lo stesso Hitler (per questo la cerimonia è stata notturna). Invece mi hanno accusato di voler consegnare il Maresciallo alle autorità germaniche per costituire quindi un governo dittatoriale. Aspetto, infine che a Vichy finiscano per comprende,re ».

L'Ambasciatore de Brinon che Abetz ha voluto «delegato del governo francese presso le Autorità Germaniche» al posto del generale de la Laurencie che ha fatto arrestare Deat, a Parigi, su ordine di Vichy, senza il consenso tedesco, si è espresso con molto pessimismo, durante la conversazione che ho avuto con lui dopo aver visto La val. Per De Brinon la «collaborazione», se non proprio compromessa, è in ogni modo recisamente sospesa. Da ieri il regime della linea di demarcazione è severissimo anche per i personaggi utnciali francesi. Le truppe già disposte lungo la linea di demarcazione si tengono pronte per occupare tutto il territorio metropolitano in 24 ore. La stampa parigina ha avuto ordine di continuare a tener desta nel pubblico, la figura di Laval, quale esponente della politica di collaborazione. Il contegno di Flandin, equivoco e subdolo ha compromesso lo stato d'animo dei tedeschi nei suoi confronti. Tuttavia si ha l'impressione che da parte germanica si preferisca lascia,re la porta aperta a soluzioni elastiche che lascino al Maresciallo il prestigio di cui ha bisogno per dominare la situazione nel paese e in colonia. De Brinon pensa, a tale proposito, che sarebbe prudente far rientrare Weygand dal Nord Africa (1).

(l) Ciano rispose con t. 41117/487 del 31 dicembre, ore 23, quanto segue: «Concordo nel ritenere utile viaggio di Matsuoka. Potrete, d'accordo con vostro collega germanico che ha ricecuto istruzioni analoghe, svolgere opportuna azione per incoraggiare iniziativa».

323

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S.N.D. PER TELESCR. 40922/2282 P. R. Berlino, 20 dicembre 1940, ore 0,20.

Segreto personale per il Ministro Ciano.

Dopo aver nuovamente visto oggi alle ore 14 Ministro Ribbentrop, che non ha saputo nascondere una espressione di contrarietà quando ha conosciuto lo scopo da me definito molto importante e urgente della mia richiesta di udienza al Fuhrer, alle ore 15,30 sono stato ricevuto da Hitler.

Gli ho spiegato le ~ragioni e l'urgenza delle richieste, illustrando specificatamente gli argomenti contenuti nella lettera di V. E. in data 17 coNente (l) pervenutami stamane.

Il Ftlhrer, dopo avermi dichiarato che si rendeva perfettamente conto delle necessità della produzione italiana --per la quale ha avuto parole di riconoscimento -mi ha assicurato avrebbe subito trasmesso suoi esperti la lista dei nostri fabbisogni.

Astenendosi da un esame particolareggiato delle nostre richieste, il Ftlhrer ha sostenuto la necessità che il problema nel suo insieme venga impostato studiato e risolto secondo il criterio del << più alto rendimento economico » coordinando cioè i rispettivi fabbisogni industriali dei due paesi e metterli in relazione anche con le effettive possibilità trasporto.

Pertanto Ftihrer ravvisa l'opportunità inviare in Italia prodotti finiti in luogo di materie prime ingombranti, in tutti quei casi in cui ve ne sia la possibilità, avendo per contro dall'Italia disponibilità di nuovi contingenti di lavoratori industriali e ciò allo scopo di realizzare maggiore produzione. A mo' di esempio il Ftlhrer ha osservato che in luogo di molti prodotti chimici egli ritiene più conveniente inviare esplosivi già pronti per l'uso.

Dopo esposizione del Fiihrer qui sopra riassunta ho replicato che il deferire ai suoi esperti lo studio e la soluzione del problema globale così come egli lo vedeva, avrebbe necessariamente richiesto un certo periodo di tempo, mentre le nostre richieste erano imposte dall'inderogabile urgenza della necessità. Il Fiihrer ha allora risposto -sempre senza entrare in dettagli -che una parte delle richieste potevano essere oggetto di una più rapida soluzione, mentre le altre avrebbero dovuto trovare la loro soluzione secondo piano generale di coordinazione più sopra accennato.

Ho creduto infine di dover insistere sulla circostanza che le 'richieste di alcune materie prime -manganese, cromo, stagno, mica, amianto -presentano per noi un carattere di assoluta urgenza.

Venendo quindi a parlare degli avvenimenti internazionali, della situazione nel Mediterraneo, del contegno -inaspettato, freddo e sconoscente della Spagna nei confronti Asse, e della necessìtà che egli vede di premunirsi contro possibili attacchi inglesi nei Balcani, il Fuhrer ha manifestato il suo proposito scrivere lettera informativa al Duce (2), a meno che nel frattempo non si realizzi la recente sua proposta di un prossimo incontro, già accettato in linea di massima dal Duce.

Ma poi, ritornando immediatamente sull'argomento ha aggiunto che egli permane tuttora nella convinzione della necessità di tale incontro. Scopo ne sarebbero le seguenti due principali ragioni:

l) esporre al Duce, alla presenza di chi ha la responsabilità delle operazioni guerra sui fronti italiani, alcune sue osservazioni che sono il risultato della pratica di guerra;

2) conoscere quello che sono i piani e i propositi del Duce, allo scopo poter coordinare ed armonizzare con esso le sue decisioni per il prossimo futuro.

Il Fiihrer che, a sua richiesta, ho ragguagliato, per quanto mi era possibile, circa situazione sui due fronti, mettendo in rilievo gli ordini del Duce di resistere sino morte, come è provato dall'alta percentuale di ufficiali superiori caduti in combattimento, si è manifestato fermanente convinto che dopo queste vicende episodiche verrà la conclusione vittoriosa (1).

(l) Il presente documento reca Il visto dl Mussollnl.

(l) -Vedi D. 308. (2) -Vedi D. 385.
324

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N.D. 6680/992 R. Bucarest, 20 dicembre 1940, ore 14 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 885 del 26 novembre (2).

Vengo informato che le nuove truppe tedesche, il cui arrivo avevo segnalato col telegramma in riferimento, giungeranno fra pochi giorni in Romania attraverso Ungheria. Forza di tali reparti ammonta ad una divisione. Truppe tedesche saranno accantonate in zona più vasta di quella attualmente occupata.

325

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6710/1152 R. Washington, 20 dicembre 1940, ore 20,40 (per. ore 24 del 21).

Mio telegramma n. 1142 (3).

Piano Roosevelt per aiuti a Gran Bretagna, formulato soltanto nelle sue linee generali ed ai termini volutamente vaghi scopo sondare opinione pubblica, può dirsi abbia incontrato largo favore perché si concilia con tendenza qui prevalente di venire in aiuto a Gran Bretagna lasciando in piedi, anche se solo formalmente, legge della neutralità.

Critiche si sono infatti avute soltanto da parte correnti estremiste più tenacemente isolazioniste o accesamente interventiste le quali ritengono rispettivamente che piano conceda troppo o troppo poco ma che sembrano concordare nel giudicare macchinose ed insincere sistema escogitato da Presidente.

Portata pratica del piano Presidenziale, per quanto sia possibile giudicare dalla sua nebulosa generica enunciazione sembra però molto limitata almeno in un prossimo futuro, dato che attuale capacità produttiva impianti Canadà è per buona parte almeno del 1941, interamente assorbita da ordinazioni forse armate americane e da quelle che l'Inghilterra ha già collocato con i prop·ri fondi.

p,rogettato finanziamento non potrebbe infatti che coprire quelle ordinazioni la cui consegna potrebbe avvenire non prima degli ultimi mesi del 1941 a meno di non incidere nell'aliquota di produzione bellica destinata al riarmo americano.

Da notare inoltre che piano stesso, mentre serve ad incoragigare resistenza britannica, consente a Stati Uniti di rinviare, almeno fino all'autunno prossimo, assistenza finanziaria invocata da Londra e cioè qualora e fino a quando Gran Bretagna avesse dimostrato di essere stata in grado di superare la crisi decisiva che qui si anticipa per la prossima primavera.

(l) -Il presente documento è vistato da Mussolini. (2) -Vedi D. 171. (3) -Vedi D. 313.
326

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6707/168 R. Bagdad, 20 dicembre 1940, ore 20,55. (per. ore 1,15 del 22).

Telegramma di V. E. n. 66 (1).

l) Ho fatto ieri al Primo Ministro comunicazioni prescritte.

Egli -che è stato alquanto rincorato -ringrazia per l'interesse che Roma e Berlino portano alle sue domande. Apprezza ragioni sospensione campagna radio. Circa possibilità aiuti militari all'Iraq richiamo mio telegramma n. 162 (2)

sul cui contenuto Primo Ministro concorda pienamente.

Circa questioni economico-finanziarie e possibilità traffici commerciali Primo Ministro si riserva darmi particolaregigato pro-memoria, che spero poter inviare col corriere settimana prossima.

2) Come risulta dal mio telegramma n. 157 (3), Gailani tiene già linea di condotta massima cautela in attesa di concreti nostri aiuti specie nel campo militare.

Per ora egli si limita difendere sua posizione. Ancora avantieri ha respinto nuovo invito del Reggente di dimettersi, intimando energicamente al Reggente stesso di contenere i suoi interventi nei limiti prerogative costituzionali.

Primo Ministro spera riuscire fra breve sbarcare Nuri Said che -prevalendosi notizie offensiva inglese Egitto -ha in questo momento vento in poppa per ordine nuove manovre contro di lui.

327

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S.N. D. PER TELESCR. 41032/2285 P. R. Berlino, 20 dicembre 1940, ore 21,15.

Per il Ministro Ciano.

Mio telegramma 2282 (4).

Mi risulta nostre richieste di materiale, di cui all'allegato alla lettera di

V. E. numero 1/6988 segreto del 17 corr. (1), sono state passate prima colloquio col Ftihrer all'esame degli organi tecnici competenti. Questi hanno stamane fatto molto confidenzialmente rilevare, cosa che avevo io stesso constatato iersera facendo esaminare nel dettaglio e dal lato tecnico le nostre attuali richieste, che vi sono notevoli discrepanze tra richieste presentate da Ambasciatore Giannini 3 corr. a Berlino e quelle rimesse da me ieri. In lista Giannini sono anche contenute [richieste] fondamentali per la nostra economia e che non appaiono viceversa nella lista attuale, motivo per cui è stato richiesto se sia normativa la mia lista o quella di Giannini.

È stato inoltre rilevato che le due liste appaiono basate su [diversi] criteri di impostazione.

Ritengo quindi che ai fini di raggiungere ottenimento di quanto ci occorre sia indispensabile ed urgente chiarire tali dubbi e non solo per mia norma di linguaggio ma sopratutto per togliere agli organi tecnici competenti militari e civili germanici a cui è demandata in definitiva la decisione su tale materia l'impressione che le nostre :richieste siano oggetto di valutazione non approfondita e le cifre suscettibili di negoziazione.

A parte quanto ho riferito a V. E. sulle osservazioni fatte dal Fiihrer stesso occorre tener presente che, come è constatato quotidianamente nei contatti con questi organi di Governo e con tecnici, tutto decisamente è qui sempre riportato ad un piano organico meticolosamente predisposto a ciò ed è molto difficile far subire successivamente degli spostamenti dato che questi inciderebbero, per la stretta connessione con cui tutto è organizzato, su campi più estesi di quelli a cui magari a prima vista sembra esclusivamente si ,riferiscano.

Sarò grato a V. E. se vorrà mettermi in grado dare i necessari chiarimenti (2) quando, come avverrà, i quesiti sopra esposti mi verranno posti... (3) in via ufficiale (4).

(l) -Vedi D. 293. (2) -Vedi D. 298. (3) -Vedi D. 277. (4) -Vedi D. 323.
328

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 6744/1027/0190 R. Lisbona, 20 dicembre 1940.

La iettura della stampa londinese che giunge a Lisbona e le impressioni di coloro che arrivano dall'Inghilterra, nonché gli echi delle conversazioni negli ambienti anglo-americani di questo paese autorizzano a descrivere la situazione odierna delle isole britanniche nei seguenti termini:

l) L'azione sempre più assillante ed efficace degli aeroplani da bombardamento e dei sottomarini incide ormai sovra ogni aspetto della vita e non vi è più abitudine o valore tradizionale che non ne sia sopraffatto e sconvolto.

(-4) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

Contro gli uni e contro gli altri la nazione comincia a sentirsi sempre meno difesa. Lo sforzo della propaganda consiste a dimostrare che gli affondamenti rimangono ancora al disotto del livello dell'aprile 1917, dimenticando tuttavia che le cifre ora confessate sono il triplo di quelle allora pubblicate, e che l'identica relazione può sussistere oggi tra i dati reali e quelli ufficiali.

Un senso diffuso d'impotenza contro l'insidia sottoma,rina trapela nella stampa: una larghissima parte della flotta è vincolata nel Mediterraneo, le basi francesi sono irrimediabilmente perdute e non si osa tentare un atto di autorità sui porti irlandesi per timore delle ripercussioni che esso avrebbe in America. Intanto le razioni alimentari diminuiscono, si ricorre ai surrogati di cibi e i bombardamenti aerei distruggono impianti e riserve. Nella stampa affiorano accenni ai «limitati mezzi aerei» dei quali il paese dispone.

2) In questo stato di cose l'opinione pubblica si dirige in primo luogo verso l'America con un misto d'insistenza e d'impazienza. Dopo un anno e mezzo di manifestazioni di fratellanza e solidarietà, l'opinione pubblica inglese non comprende -più ancora s'indispettisce -che l'industria americana non voglia lasciarsi trasformare per i bisogni della guerra britannica. Negli ambienti di Lisbona si nota una sorda ostilità contro l'altro popolo anglo-sassone per i suoi molti discorsi e le sue scarse forniture. Il nemico numero uno -oggi sembra essere l'ex Ambasciatore Kennedy. Indirizzandosi all'industria e all'opinione pubblica americana, la stampa britannica chiede non soltanto buona volontà ma soprattutto «prematura».

3) Da alcune settimane la nota di «urgenza» è divenuta evidente. Si ha l'impressione che governo e stampa non considerino più il tempo come il più sicuro degli alleati, che si voglia fare qualche cosa e presto. La stampa non conferma esplicitamente quello che si dice in questi ambienti anglo-americani circa un'azione contro di noi, che lo spazio consacrato alle notizie italiane -le abbondanti citazioni dei compiacenti giornalisti americani -la sopravalutazione degli ultimi sviluppi militari inducono a pensare che, premuto dalla necesstà di cercare un punto d'azzurro tra le nubi che si addensano sulle Isole -di disimpegnare la flotta -di concentrare i mezzi bellici, il Governo britannico voglia tentare nel Mediterraneo non più ciò che sino a qualche settimana fa sembrava dover essere soltanto un diversivo a scopo di propaganda politica e diplomatica, ma un'azione parzialmente risolutiva.

(l) -Vedi D. 308. (2) -Per la risposta di Ciano, vedi D. 347. (3) -Gruppo indecifrato.
329

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. S. N. D. 40109/469 P. R. Roma, 21 dicembre 1940, ore 1,30.

Attuale Governo Iraq, diretto Primo Ministro Gailani, che, sostenuto la maggioranza opinione pubblica irachena ed in accordo con nazionalisti arabi della Palestina e della Siria, appare favorevolmente orientato verso le Potenze dell'Asse, è stato recentemente oggetto di vive pressioni da parte locali Autorità britanniche che gli fanno carico di aver assunto un atteggiamento anti-britannico, di aver mantenuto le relazioni diplomatiche con l'Italia, di oppors1 a tentativi propagandistici inglesi, ecc.

Una nota ultimativa presentata dall'Ambasciata britannica a Bagdad è stata respinta all'unanimità dal Consiglio dei Ministri iracheno; in seguito di che banche inglesi hanno ricevuto istruzioni di rifiutare crediti al Governo iracheno.

Primo Ministro Gailani si è rivolto alle Potenze dell'Asse per aiuto di carattere militare ed economico.

Venire incontro a tali richieste presenta ovvie difficoltà, specie per gli aiuti militari che non si vede come materialmente Potenze dell'Asse potrebbero far pervenire a destinazione.

Quanto precede per vostra riservata informazione.

R. Ministro a Bagdad ha ora segnalato (l) che una richiesta analoga di aiuti di carattere militare ed economico è stata anche fatta al Governo giapponese, tramite l'Incaricato d'Affari giapponese a Bagdad e l'Addetto Militare giapponese a Teheran.

Tale richiesta dovrebbe essere giunta in questi giorni costì; e la decisione di codesto Governo potrebbe quindi essere imminente.

R. Ministro a Bagdad aggiunge che la domanda irachena al Giappone

per quanto riservatissima -sarebbe impostata su un piano puramente commerciante. Gabbrielli osserva anche nell'attuale situazione forniture armi all'Iraq potrebbero facilmente giungere solo dal Giappone da dove arriva a Bassora mensilmente un piroscafo che non tocca porti britannici.

Interesserebbe che la parte essenziale delle richieste irachene fosse accolta da codesto Governo, superando eventuali obiezioni di carattre finanziario, che dopo tutto non dovrebbero riferirsi a somme molto rilevanti.

Parlate in tal senso con codesto Governo. Governo tedesco informato. Telegrafate (2).

330

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 41094/2289 P. R. Berlino, 21 dicembre 1940, ore 13,30.

Per il Ministro Ciano.

Ftihrer lascierà stasera Berlino per sua residenza abituale tenendosi a disposizione per noto incontro (3). Qualora ciò non fosse possibile ritengo utile una visita di V. E.

Avverto anche che qualora ciò non sia già avvenuto, una presa di contatto fra il nostro Capo dello Stato Maggiore e questo Alto Comando sarebbe qui gradito (1).

(l) -Vedi D. 298. (2) -Per la risposta di Indelli, vedi D. 353. (3) -Vedi D. 330.
331

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 21 dicembre 1940.

Prima di partire per Berlino, in una seduta presieduta dal Ministro Riccardi e con l'intervento del gen. Favagrossa, furono determinati i quantitativi di materiale che occorre richiedere alla Germania in aggiunta ai materiali compresi nel Protocollo della Commissione A. Tale lista è stata da me presentata a Clodius, con preghiera di metterla subito allo studio, dovendo formare oggetto dei lavori della Commissione che si dovrà riunire intorno alla metà di gennaio a Roma. Clodius tenne a farmi presente Ie difflcoltà in cui si trova la Germania di fornirci i materiali per otto voci che mi indicò espressamente. Come chiarii a Clodius nella lista da me presentata sono compresi:

a) materiali che la Germania ci deve dare direttamente;

b) i materiali che dobbiamo procurarci da altri Paesi, tramite la Germania, o con Accordi commerciali, o mediante acquisti in comune e ripartizione in comune, come ad es. per la gomma.

Effettivamente tra la lista inviata il 17 dicembre all'Ambasciatore a Berlino (2) e la lista da me consegnata il 3 dicembre a Clodius esistono numerose dive,rgenze, non solo in più ma anche in meno. Occorre però tener presente che la lista da me presentata è una lista supplementare di quella che figura già negli Accordi per il 1940, ossia rappresenta un ulteriore fabbisogno.

Egualmente vi è una discordanza tra la richiesta di carbone inviata all'Ambasciatore a Berlino e quella da me consegnata a Clodius, perché la prima comporta la fornitura di un milione e 100 mila tonn. mensili, mentre io ho chiesto la garanzia che in ogni mese dell'anno la fornitura sia di un milione, ma ho anche aggiunto « oltre a quello che contiamo di ritirare dal Belgio e dall'Olanda » e che viceversa, secondo i tedeschi, dovrebbe essere compreso nel milione mensile. Anche per questa questione Clodius si è riservato di studiare il problema e di darmi una risposta in gennaio, tanto più che io ho richiesto il blocco del prezzo fissato nel 1940, mentre i Sindacati tedeschi ad ogni trimestre aumentano i prezzi, fino a portarlo al di là del doppio.

Non mi sembra che l'Ambasciatore Alfieri possa entrare in tutti i dettagli dei singoli problemi, che sono piuttosto complicati, dato che bisogna tener conto delle successive modificazioni apportate nel corso del 1940 ad ogni contingente e le variazioni che chiediamo per il prossimo anno. Converrà pertanto,

a mio avviso, dire ad Alfieri che le esigenze sopravvenute ci portano ad insistere sul quantitativo previsto nella Nota trasmessagli da ultimo, mentre la lista da me presentata rappresenta una revisione di carattere più generale, che potrà essere discussa nella Commissione Mista.

Devo nondimeno far presente che per quanto concerne i prodotti petroliferi abbiamo firmato un Accordo il 3 dicembre insistendo per ritirare 60 mila tonn. mensili dalla Romania e le difficoltà dei trasporti lasciano dubitare che il rifornimento possa farsi. Ciò diventerà quasi impossibile dato che Goering ci ha rifiutato le cisterne. Non vedo quindi come potremmo trasportare, oltre a quello che abbiamo chiesto, altre 40 mila tonn. di greggio (1).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 301.
332

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6731/127-5 R. Tunisi, 21 dicembre 1940 (per. il 23).

Gli avvenimenti militari sui fronti greco e cirenaica hanno avuto ed hanno notevoli ripercussioni in questi ambienti.

Sopratutto l'offensiva britannica in Africa Settentrionale suscita impressioni e commenti, dando luogo, fra l'altro, a un dilaga,re di notizie false sullo stato d'animo del nostro popolo, sulla nostra attuazione, politica interna, ecc.

Naturalmente la speculazione sugli eventi trova fertile terreno negli ambienti francesi ed ebraici dove si ostenta soddisfazione e compiacimento, e si traggono arbitrarie deduzioni sull'ulteriore sviluppo delle operazioni militari. Si alimenta la speranza che un avvicinamento delle truppe inglesi alla frontiera tunisina potrebbe agevolare un'eventuale azione della flotta britannica diretta a sostenere uno sbarco con la conseguente auspicata occupazione dell'Africa francese del Nord.

Comunque appare rafforzato presso francesi ed ebrei il sentimento di sicurezza circa l'avvenire della Tunisia e l'indissolubilità dell'unione tra la Reggenza e la Francia.

In qualche ambiente si formula anche H voto che venga abolito il regime di Protettorato e si giunga, appena le circostanze lo consentiranno, a una vera e propria annessione.

Un senso di sorpresa e di rammarico, per quanto è avvenuto in Libia, si è potuto constatare fra gli arabi e su questo stato d'animo tenta di speculare la propaganda francese, acc,reditando presso le popolazioni indigene l'alto prestigio di cui gode la potenza italiana.

Le nostre collettività seguono gli avvenimenti con calma, disciplina non disgiunta però da comprensibHe accoramento e da qualche inquietudine. Notevole impressione produsse la notizia che il 27 novembre u.s. oltre 30 navi britanniche, di cui 20 da guerra, avevano sostato un giorno intero a poche miglia dalla costa, tra Biserta e La Galita.

Da parte nostra viene svolta intensa azione attraverso i molteplici contatti con la Colonia, diretta ad infondere ferma fiducia, a spiegare la limitata portata degli avvenimenti, soprattutto ove siano considerati nel quadro generale de'lla guerra, a porre in valore il vasto e potente contributo delle forze armate d'Italia nei va,ri settori di operazione.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

333

IL MINISTRO A HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6792/019 R. Helsinki, 21 dicembre 1940 (per. il 27).

Mi riferisco all'ultimo capoverso del mio telegramma n. 293 (1).

Ho potuto effettivamente appurare che verso i primi del mese corrente Molotov convocò il Ministro di Finlandia a Mosca, Paasikivi, per comunicargli che pur dovendosi considerare l'elezione del nuovo Presidente delia Repubblica come un fatto di politica interna fmlandese, il Governo sovietico non avrebbe potuto considerare con indifferenza una soluzione che avesse elevato al potere personalità politiche note in Russia per i loro sentimenti nettamente antibolscevici. Tali personalità rispondevano -secondo Molotov ai quattro nomi seguenti: Svinhufvud, Mannerheim, Tanner e Kivimaki.

Il ministro Paasikivi tentò reagire confermando il suo convincimento che l'elezione del Presidente era un fatto di pura politica interna; avendo poi notato che il Molotov aveva desunto i quattro nomi da un appunto scritto che teneva in mano, con procedimento che a me pare piuttosto inusitato e sorprendente si faceva consegnare da Molotov l'appunto consacrante per iscritto questa specie di veto sovietico.

Non è facile calcolare, oggi che l'elezione del Presidente si è verificata nella persona del signor Risto Ryti, quaie abbia potuto essere l'esatto peso del predetto veto per Ie persone soprannominate. È noto però che per il Maresciallo Mannerheim (il quale -mi risulta -non avrebbe affatto disdegnato una designazione) si procedette, per salvarne la faccia, ad una offe,rta simbolica della candidatura, offerta che egli si affrettava a declinare comprendendo in quali difficoltà avrebbe posto il Paese se questo si fosse affermato sul suo nome.

Per gli altri tre colpiti dal veto i partiti politici provvedettero certo ad accorda,rsi circa la volatilizzazione del loro nome. Infatti nella votazione quasi unanime dell'attuale Capo dello Stato tra i voti dispersi solo uno è andato al vecchio ex-Presidente Svinhufvud; mentre nessun voto è andato né al Tanner né al Kivimaki.

Ciò prova certamente una grande disciplina dei partiti politici e del Corpo elettorale di secondo grado; ma lascia altresì piuttosto perplessi circa l'esatta valutazione dell'importanza delle interferenze moscovite sulla bilancia della indipendenza politica finlandese.

(l) Riferimento errato: si tratta dell'ultimo capoverso del t. 6654/292 R. del 18 dicembre, ore 20,27, non pubblicato, con il quale Bonarelli comunicava quanto segue: «Voce che mi riservo di controllare afferma che Mosca avrebbe qualche giorno fa posto veto per elezione Tanner Mannerheim e Svinhufrud considerandoli quali rappresentanti di una politica nettamente ostile all'URSS ».

334

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

T. S. N. D. 341/475 R. Roma, 22 dicembre 1940, ore 1.

Ci risulta in modo sicuro che alcuni stabilimenti ungheresi hanno accettato commesse di materiale bellico per la Grecia e sono in contatto con le autorità elleniche oltre che per forniture dirette dall'Ungheria anche per facilitarne gli acquisti dalle industrie jugoslave.

Vorrete recarVi da codesto Ministro degli Esteri e fargli presente che Governo italiano, pur essendo disposto a credere che simili commerci siano di iniziativa e di carattere strettamente privati, si attende cionondimeno dal Governo ungherese un pronto ed efficace intervento diretto a vietare d'ora innanzi qualsiasi fornitura bellica alla Grecia da parte dell'industria magiara. Anche a prescindere dai rapporti di alleanza che intercedono tra l'Italia e l'Ungheria dovrebbero esser sufficienti evidenti motivi di ordine morale -e li metterete in opportuno rilievo -per garantire il Governo Italiano che l'Ungheria si asterrà dal rifornire il suo nemico.

Telegrafate (1).

335

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI E AL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA

T. R. PER CORRIERE 40346 P. R. Roma, 22 dicembre 1940, ore 10.

Il R. Ambasciatore a Madrid riferisce (2) che quell'Ambasciatore di Germania gli ha detto di avere chi,esto a Serrano Sufier se fossero vere le voci corse in questi giorni che la Spagna avesse firmato un protocollo suppletivo all'accordo finanziario recentemente concluso in base al quale la Spagna si sarebbe impegnata a non lasciare transitare sul suo territorio materie prime e viveri destinati alle Potenze dell'Asse. Serrano Sufier ha risposto che tali voci erano vere solo in parte.

La disperata situazione granaria del Paese aveva bensì costretto il Governo spagnuolo a concessioni che mai avrebbe voluto fare, ma queste si limi

tavano al divieto di transito del grano, dei fosfati e del manganese diretti in Germania o Italia e non a tutte le materie prime e a tutti i viveri. Ciò nondimeno qualora noi ne avessimo avuto necessità egli assicurava fin d'ora che il Governo spagnuolo avrebbe fatto il possibile per permettere il transito anche di tali prodotti.

Nel commentare tale risposta quell'Ambasciatore di Germania ha confidato al nostro Ambasciatore la sua personale impressione che il Ministro degli Esteri gli abbia voluto celare parte della verità. La Germania non ha infatti mai chiesto il transito né per il grano, né per i fosfati di cui ha a sufficienza e neppure per il manganese di cui tuttavia scarseggia.

A tale riguardo il signor von Stohrer ha detto a Lequio che avrebbe fatto eseguire ogni possibile controllo assicurandogli di fargliene conoscere l'eventuale risultato.

Prego di fare oggetto di quanto sopra di un Vostro colloquio con Ribbentrop per conoscere come esattamente stiano le cose e soprattutto per sapere il pensiero di codesto Governo sulle eventuali pressioni che intende fare su Madrid perché desista da tale atteggiamento che noi non possiamo né vogliamo ammettere, specie in considerazione dei rapporti che ci legano alla Spagna (1).

(l) -Per la risposta di Talamo, vedi D. 344. (2) -Con telespresso, non rinvenuto.
336

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 40356/1589 P. R. Roma, 22 dicembre 1940, ore 18.

Personale per Eccellenza Alfieri.

Tuo 2289 (2). Incontro Cavallero Keitel può avvenire quando Cavallero avrà esaurito sua missione in Albania, missione che consiste nell'iniziare capovolgimento situazione. A capovolgimento iniziato potrà aver luogo anche noto incontro fra il Duce e il Flihrer.

337

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 342/234 R. Roma, 22 dicembre 1940, ore 24.

In seguito alle insistenze fatte presso questo Ambasciatore sovietico per risolvere liquidazione delle cause pendenti, questi ha comunicato ieri al Senatore Giannini che suo Governo è pronto ad accogliere a Mosca una nostra

delegazione commerciale che risolva tale questione e stipuli contemporaneamente un Trattato di commercio. Per faci:litare lavori predetta delegazione Vi invierò fra giorni nostro progetto su cui Governo potrà dare una risposta preliminare (1).

(l) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che Alfieri abbia risposto. (2) -Vedi D. 330.
338

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 6712/2301 R. Berlino, 23 dicembre 1940, ore 1.

Per il Ministro Ciano.

Ho avuto oggi una conversazione di tre ore con Goebbels, che, a causa dei suoi viaggi propaganda, non ero ancora riuscito vedere.

Ci siamo parlati con assoluta franchezza.

Avendo io intenzionalmente accennato ad alcune mie informazioni di ori

gine tedesca, concernenti un presunto raff·reddamento verso l'Italia, la sua reazione è stata immediata e assai [vivace].

Goebbels, dopo aver ricordato il contributo praticamente efficace che l'Italia ha dato alla guerra dell'Asse, e la vastità e diversità dei fronti, ha tenuto a dichiararmi che nessuno oggi meglio di lui, per ragioni del suo ufficio e per innumerevoli fonti di informazioni, può conoscere e valutare il reale stato d'animo dei tedeschi verso l'Italia. Ha aggiunto che aveva avuto una esplicita prova di ciò in occasione dei discorsi da lui recentemente tenuti a masse operaie, nel corso dei quali sono stati particolarmente applauditi i ... (2) atteggiamento stampa tedesca. Ha aggiunto che il Ftihrer, col quale due giorni or sono ha largamente parlato di ciò, non solo ha esplicitamente approvato la sua convinzione e la sua linea di condotta, ma gli ha dato direttive nel senso che la propaganda tedesca, come d'altronde opportunamente fa quella italiana, reagisca violentemente alle speculazioni della propaganda inglese. Goebbels si è messo a mia completa disposizione per qualunque nostro desiderio, ricambiando così gesto amichevole del settembre 1939, quando Ministro della Cultura Popolare, per ordine del Duce, si teneva in frequenti contatti telefonici con lo stesso Goebbels per coordinare azione delle due stampe.

Goebbels, avendolo io ringraziato per svolgimento dell'interessante e leale conversazione e, per sue esplicite dichiarazioni, mi ha manifestato desiderio che essa pervenisse al Duce, intendendo con ciò di volerne assumere in pieno responsabilità anche di fronte al Duce.

Riassumendo mie impressioni di questi ultimi giorni, basate sui miei contatti con personalità responsabili, e mettendo in relazione le odierne dichiarazioni Goebbels con l'atteggiamento del Filhrer e di von Ribbentrop, credo possa

considerarsi ritornata normale la situazione nei nostri confronti. Ciò sopratutto in relazione ad informazioni che pervengono sulla base impressioni frammentarie (1).

(l) -Vedi D. 430. (2) -Gruppo lndecifrato.
339

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 41392/173 P. R. Bagdad, 23 dicembre 1940, ore 15,15 (per. ore 18,40 del 24).

Notiziario per radio trasmissioni n. 4. Avant'ieri parlando Commissione Bilancio Primo Ministro Gailani ha dichiarato che politica estera Iraq poggia su seguenti punti basilari: l) Salvaguardia sicurezza evitare paese sia trascinato guerra e preparazione forze difesa contro eventuali attacchi;

2) compimento missione spettante Iraq esprimere aspirazioni nazionali Stati arabi;

3) mantenimento impegni risultanti dal Patto arabo e dal Patto Orientale. Come per il passato, ha detto Primo Ministro, continueremo anche in avvenire attenerci lettera e spirito trattato di alleanza con Gran Bretagna. Relazioni con Stati a noi amici continuano sempre più cordiali. Primo Ministro ha esortato non lasciarsi influenzare varie propagande: Iraq per la sua posizione geografica è centro convergenza attenzione mondiale e come nazione indipendente deve attenersi suoi interessi ed aspirazioni. Giornali sottolineano rifiuto Nuri Said esporre politica estera. Soltanto dopo espresse richieste Primo Ministro comparve seduta funzionario Ministero degli Affari Esteri.

Comunicato Legazione Saudia conferma notizia complotto contro il Governo Hegiaz. A Bideldib è stato giustiziato sceriffo Abdul Hamid e quattro consiglieri condannati alla detenzione.

Al Bil-ad scrive risulta ambienti uffciali che Governo egiziano desidera aderire patto Arabo il quale finora legato Iraq Saudia e Yemen.

340

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

T. S. N. D. 41313/2303 P. R. Berlino, 23 dicembre 1940, ore 19,50 (per. ore 20,30).

Lettera V. E. n. 06941 del 16 corrente (3).

26 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

Ribbentrop mi ha detto di essere d'accordo sull'opportunità di approfittare delle attuali disposizioni sovietiche per ,riportare i nostri rapporti con Mosca su via di soddisfacente normalità. Ha aggiunto che un miglioramento di tali rapporti corrisponde inoltre alla politica seguita dalla Germania verso la Russia.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

(2) Ed. in M. ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pag. 80.

(3) Vedi D. 301.

341

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 6735/2304 R. Berlino, 23 dicembre 1940, ore 20,39.

Per il Ministro Ciano.

Circa Jugoslavia nulla di nuovo. Ribbentrop preferisce aspettare ancora 3 o 4 settimane per fare altri passi, essendo convinto che la migliorata situazione sui nostri fronti, e soprattutto su quello albanese, avrà ottimo effetto nel corso delle intese diplomatiche, Ia cui conclusione veramente interessante è l'adesione della Jugoslavia al Patto.

342

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 41289/2305 P. R. Berlino, 23 dicembre 1940, ore 20,45.

Per il Ministro Ciano.

A telegramma n. 1589 (1).

Durante odierno colloquio con Ribbentrop (2), ho comunicato che noto incontro potrà avere luogo in seguito di tempo, quando Duce potrà assentarsi Roma. Ribbentrop è naturalmente d'accordo.

Confermandomi quanto lo stesso Filhrer ebbe a dirmi personalmente (3), egli mi ha poi comunicato che Hitler entro l'anno invierà al Duce una lunga lettera (4) per informarlo idee e dei suoi piani in relazione alla situazione strategica europea (5).

(l) -Vedi D. 336. (2) -Vedi D. 341. (3) -Vedi D. 323. (4) -Vedi D. 385. (5) -Il presente documento reca 11 visto di Mussollnl.
343

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 41291/2306 P. R. Berlino, 23 dicembre 1940, ore 20,45.

Per il Ministro Ciano.

Mi riferisco al mio telegramma n. 2285 (1).

Dopo la presentazione della lista concernente urgenti ,richieste di materie prime presentata al Fiihrer, non ho mancato di esercitare sul Ministro von Ribbentrop una garbata ma ferma insistenza.

Questi oggi ha desiderato vedermi per comunicarmi da parte del Fiihrer che erano state subito date precise istruzioni onde corrispondere il più rapidamente possibile alle nostre richieste.

Pertanto il Ministro von Ribbentrop mi ha assicurato che ad una parte di tali richieste sarà dato subito corso, mentre per alcune altre, relative a materie prime che la Germania non possiede e che si trovano nelle zone occupate, sarà trovata una soluzione intermedia, ciò che permetterà di dar complessivamente «ampia soddisfazione )> alle nostre richieste.

Von Ribbentrop, sempre per incarico del Fiihrer, propone che un ristretto Comitato si rechi, nell'intervallo fra Natale e Capodanno, a Berlino per rapida conclusione relativa a ciò che può essere fatto subito e per prendere accordi circa invio nostra mano d'opera.

Mi è stato proposto che si rechino Berlino sen. Giannini e gen. Favagrossa, mentre da parte tedesca è stato delegato Ministro Clodius e altro rappresentante Ministero Economia.

Ho la convinzione che si voglia davvero arrivare ad una rapida conclusione, che qui ci si ,rende conto della situazione della nostra produzione, e perché si vuole fare cosa gradita al Duce (2).

344

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 6749/489 R. Budapest, 23 dicembre 1940, ore 21 (per. ore 7 del 24).

A telegramma di V. E. n. 475 (3).

Ho subito intrattenuto presidente del Consiglio, che, data infermità conte Csaky, ha assunto interim esteri, di quanto comunicatomi con telegramma surriferito.

Conte Teleki mi ha manifestato qualche sorpresa, dato che ogni fornitura di materiali comunque interessante apparecchio bellico deve essere autorizzata da Presidenza del Consiglio, previo parere del Ministero della Guerra, dopo attento vaglio. Mi ha nondimeno assicurato suo immediato interessamento soggiungendomi non ritenere occorra confermare al riguardo massima amichevole volontà ungherese impedire ogni traffico comunque nocivo per nostro interesse militare.

Pregasi peraltro, al fine poter meglio prevenire ogni possibilità traffici stessi, qualche altro ragguaglio su firme ungheresi segnalate, e su jugoslave che si manifesterebbero disposte entrare in contatto con le prime agli scopi comunicati (1).

(l) -Vedi D. 327. (2) -Il presente documento reca 11 visto di Mussolini. (3) -Vedi D. 334.
345

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 6736/2307 R. Berlino, 23 dicembre 1940, ore 21,05.

Chiesto a von Ribbentrop cosa gli risultasse sulle voci corse in questi ultimi giorni in America e pervenute a questa Ambasciata da serie fonti che Churchill terrebbe per Natale discorso contenente vaghe proposte di pace, mi ha risposto di non aver nessuna informazione al riguardo e ritenere molto improbabile simile iniziativa che in ogni caso verrebbe accolta qui con la massima freddezza. Ritiene invece che Churchill cercherà ogni possibile argomento per esaminare motivi di disaccordo fra le due potenze dell'Asse.

346

L'INCARICATO D'AFFARI A BERNA, SCOLA CAMERINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6747/625 R. Berna, 24 dicembre 1940, ore 0,04 (per. ore 8,40).

Nel pomeriggio di oggi comunicato ufficiale ha precisato nazionalità britannica apparecchi che hanno ieri sera bombardato Zurigo.

Il ripetersi a breve scadenza bombardamenti importanti comunicazioni ferroviarie, vicinanza luoghi colpiti industrie belliche, ed aggravanti che bombardamento stesso ha avuto luogo prima dell'oscuramento, hanno impressionato queste sfere dirigenti che sono arrivate a domandarsi se intenzionalità sia proprio da escludere. Tale dubbio traspare anche nella stampa, ma finora reazione di questa, e dell'opinione pubblica è assai fiacca, se commisurata alla gravità

dei fatti. Dipartimento Politico e Stato Maggiore non nascondono scetticismo circa effetti nuova ennesima protesta fatta oggi Londra non più tardi stamane. Questo Ministro d'Inghilterra ha dichiarato al Nunzio Apostolico che il Governo britannico, nel rispondere alle proteste, non si è mai esplicitamente impegnato a rispettare spazi aerei della Svizzera.

(l) Anfuso rispose con t. s.n.d. 40685/486 P.R. del 26 dicembre, ore 19,10: «Mi riservo di fornirvi qualche ulteriore ragguaglio se sarà possibile attenerlo dalla fonte informativa che ha segnalato la cosa. Vi conferma peraltro trattarsi di notizia sicura >>. Per la risposta di Talamo, vedi D. 364.

347

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 40546/1591 P. R. Roma, 24 dicembre 1940, ore 2.

Riservato alla persona dell'Eccellenza l'Ambasciatore.

Vostri 2282 e 2285 (1).

Lista presentata da Giannini rappresenta supplemento alle liste concordate nel 1940 per nostro fabbisogno per il 1941 e come Giannini fece presente a Clodius comprende anche materiali che occor,re esaminare insieme come potranno essere riforniti come è esplicitamente indicato nel promemoria che accompagna detta lista nel quale è infatti espressamente avvertito «occorre concordare fonti e modi rifornimenti per materie che in tutto o in parte non può da,re Germania». Fermo restando pertanto richieste Giannini che dovranno essere negoziate nella prossima sessione Commissione Mista, è necessario prendere in immediata considerazione lista trasmessa 17 dicembre che rappresenta fabbisogno minimo necessario per prosecuzione preparazione bellica.

Quanto a questione carbone Giannini con promemoria speciale ha insistito perché carbone provenienza germanica si tenga costantemente nel quantitativo mensile di l milione di tonnellate all'infuori di quello belga e olandese sul quale intendiamo contare, con che è da presumere che si arriverà al milione e 100 mila mensili richiesto con lettera 17 dicembre (2). Nondimeno occorre fare presente che col protocollo del 18 giugno 1940 nostra richiesta un milione

100.000 tonn. mensili di carbone era stata formulata e presa in considerazione da parte tedesca.

Quanto infine a carburanti come si è indicato nella lettera 17 dicembre nostro fabbisogno non può essere coperto con 60.000 tonnellate mensili previste con l'accordo del 3 dicembre. È necessario rappresentare tale esigenza anche per forzare Goering a concederci le 850 cisterne che nelle conversazioni di Berlino sono state indicate come necessarie per il trasporto di 60.000 tonnellate mensili. Per Vostra norma devo avvertirVi che Clodius ha comunicato in questi giorni a Giannini (3) che Goering per esigenze militari ha nettamente rifiutato tali cisterne. Occorre pertanto che facciate presente che senza le 850 cisterne non riusciremo nemmeno a importare le 60.000 tonnellate mensili al di sotto delle quali è impossibile nelle attuali condizioni di assicurare i fabbisogni essenziali per le esigenze belliche.

Occorre appena aggiungere che su accennate richieste consentono prose· guire attività industriali con ritmo notevolmente ridotto come a causa defi· cienza materie prime è stato fatto finora.

(l) -Vedi DD. 323 e 327. (2) -Vedi D. 308. (3) -Vedi D. 331.
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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3699/1646. Roma, 24 dicembre 1940 (per. il 26).

Invio qui unito all'E. V. copia del discorso pronunciato oggi dal Papa in risposta all'indirizzo natalizio rivoltogli dal Sacro Collegio.

Esso è, come già quello del 24 novembre (1), il discorso di chi, conscio delle proprie limitazioni nel campo temporale e terreno, rivendica tuttavia a sé facendone pieno uso -il diritto di esprimere il proprio pensiero, anche in merito alle «Attualità», sul piano religioso e filosofico proprio di un Papa.

Pio XII ha fatto questo, peraltro, senza perdere di vista anche questa volta quelle che possano essere le esigenze temporali del momento. Notevolissima a mio rimesso parere l'aperta allusione e l'altrettanto aperta condanna di ogni «pessimismo ignaro e deprimente».

Di qui, peraltro, il Sommo Pontefice trae occasione per condannare anche «pensieri e pregiudizi che sorti in circoli estranei e ostili al Cristianesimo» insidiano le anime dei credenti. È evidente che il Papa ha avuto nel dir questo presente la Germania.

Il discorso passa quindi. sulle orme di dichiarazioni precedenti, ad enumerare -e valorizzare -quanto la Chiesa ha potuto fare per i prigionieri, per poi arrivare a quella che può ritenersi la parte nuova della presente allocuzione pontificia e cioè l'affermazione della necessità di un nuovo ordinamento mondiale.

Il riconoscimento di una siffatta esigenza -in innegabile armonia con le direttrici della politica estera italiana -non è senza valore e ciò tanto più in quanto «l'aspirazione ad un che di nuovo, di migliore, di più evoluto, di organicamente più sano e libero e forte c> viene posta in relazione con «i sentimenti dei larghi ceti che vivono del lavoro delle loro mani, e che son tenuti ad assaporare, così in pace come in guerra, l'amaro delle disarmonie economiche statali o internazionali».

Questa affermazione rappresenta un ulteriore sviluppo del concetto di una più «giusta ripartizione fra i popoli delle fonti di prosperità e di potenza», già contenuto nel discorso del 24 novembre. Né questo spunto rimane isolato; ché, anzi, esso viene espressamente ripreso nel n. 4 delle condizioni per un vero e solido ordinamento, laddove il Papa auspica <<l'abolizione di divergenze troppo stridenti nel campo dell'economia mondiale» e quindi il raggiungimento di <<un assetto che dia a tutti gli Stati i mezzi per assicurare ai propri cittadini un conveniente tenore di vita».

L'accenno del 24 novembre non ha più quindi valore isolato ed episodico, ma si sviluppa sempre più fino a rappresentare uno dei punti centrali del

pensiero e della ideologia di ·Pio XII. Questa pa.rte del discorso meriterebbe, a mio avviso, di essere par.Ucolarmente sottolineata nella nostra stampa.

I presupposti indispensabili per un nuovo ordinamento sono, secondo il Papa, oltre questo, anche la vittoria sull'odio, la vittoria sulla sfiducia, la vittoria sul principio che l'utilità è la base e la regola dei diritti, che la forza crea il diritto; la vittoria infine svoige sullo spirito di freddo e.goismo.

Il Pontefice svolge questi diversi punti con libertà, ma anche con misura, in maniera da evitare sia le critiche che furono già mosse aHa sua nota enciclica Summi Pontijicatus, sia ogni parvenza di parzialità fra nazione e nazione.

Discorso in sostanza anche questo da Papa -naturalmente non sempre e in toto coincidente con le idee altrui -e tenuto su un plano religioso e filosofico di grande elevatezza.

(l) Vedi D. 161.

349

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6786/0329 R. Belgrado, 24 dicembre 1940 (per. il 27).

Vostro telegramma n. 430 in data 21 corr. (1).

Accurate indagini, particolarmente svolte da R. Addetto Militare, indicano che non vi è conferma che ex Ministro Guerra jugoslavo Generale Nedic sia passato in Grecia.

A parte il fatto che innegabili simpatie filo-elleniche alcuni strati di questa popolazione non sorpassano manifestazioni platoniche in quanto non vi è notizia di aliquote degne di nota di volontari jugoslavi, risulta che generale Nedic si troverebbe tuttora a Belgrado, strettamente sorvegliato nella sua abitazione. Sarebbe tra l'altro sospetto di voler tentare di unire i suoi aderenti politici a quelli di Ljotic.

Regio Addetto Militare segnala infine che vi sarebbe un'attendibile candidatura per la sostituzione del Ministro della Guerra Gen. Pesic (che verrebbe giudicato troppo vecchio e inefficiente) con il Generale Simovic attuale Comandante dell'Aeronautica.

350

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6783/0330 R. Belgrado, 24 dicembre 1940 (per. il 27).

Mio telegramma .per corriere n. 325 in data 21 corrente (2). Questo Ministro aggiunto degli Affari Esteri mi ha detto che Governo jugoslavo era informato delle voci insistentemente diffuse di una visita bul

t. -40102/430 P.R. del 20 dicembre, ore 24, le seguenti istruzioni: «Notizia interessa. Preio seguire informare ».

gara (ora si indica prevalentemente Popoff) a Belgrado. Mi ha dichiarato che nessuna trattativa del genere era in corso tra i due Governi.

Confidenzialmente ha aggiunto tuttavia che aveva avuto una conversazione con questo Ministro di Bulgaria, « allo scopo di accertare quale fosse l'origine di tali voci». Nel corso della conversazione era stato constatato che voci stesse sono sorte contemporaneamente a Belgrado e Sofia, e che per quanto non vi sia attualmente alcuna trattativa in corso per la visita «essa sarebbe desiderabile e naturale nel quadro dei rapporti fra i due Paesi, specie dopo gli ultimi avvenimenti, non appena se ne presenti occasione propizia».

Smilianic ha insistito che per ora non vi è più di questo.

(l) -In riferimento al t. per corriere 40548/0317 del 14 dicembre con il quale Ma.meli comunicava quanto segue: «R. console In Skoplje segnala voce secondo cui ex ministro della guerra generale Nedic si sarebbe recato o Intenderebbe recarsi In Grecia», Ciano aveva Inviato con (2) -Con tale telegramma Mameli aveva riferito circa la voce diffusasi a Belgrado di «una prossima visita a Belgrado di Filotf o Popotf o di tutti e due».
351

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 6820/1086/0195 R. Lisbona, 25 dicembre 1940 (per. il 29).

Questo Primo Segretario della Legazione di Francia de Panafieu, reduce da un viaggio a Vichy e Parigi, mi ha comunicato aicune sue impressioni sulle condizioni attuali della Francia:

l) Nella zona occupata cresce sempre più il fermento antitedesco. La politica di «collaborazione» auspicata da Lavai sembra alla stragrande maggioranza dei francesi come poHtica di soggezione pura e semplice. II gesto di Pétain di «sbarcare» Lavai che era disposto a portare la Francia in guerra contro la Gran Bretagna è stato perciò salutato con simpatia da tutti i francesi.

2) AHo stato attuale delle cose i francesi delle due zone sono quasi nella loro unanimità convinti che l'Inghilterra guadagnerà la guerra (sic). La differenza di apprezzamento tra i francesi decisamente antitedeschi e quelli che sono stati feriti dalle ultime malefatte inglesi è la seguente: i primi dicono « Les anglais finiront par gagner », i secondi precisano « ces salops d'anglais finiront par gagner ». Ma la convinzione sui risultati del conNitto è identica.

3) Naturalmente questo stato d'animo diffuso non è senza influenzare lo stesso Governo di Pétain in seno al quale Boudoin e Peyrouton rappresentano la corrente meno « collaborazionista » con i tedeschi.

4) Ho chiesto a De Panafieu se. esistessero contatti diretti tra il Governo di Vichy e il Governo inglese. Panafieu mi ha risposto che a prescindere dalle commissioni francesi che si trovano in Inghilterra per liquidare varie questioni inerenti aHa guerra comune, «il contatto era mantenuto a Vichy da un Ministro del Canadà che era praticamente considerato come Ministro d'Inghilterra e dal Ministro del Portogallo». Quest'ultima affermazione che Panafieu ha fatto senza valutare appieno forse il valore della cosa può confermare i sospetti corsi recentemente che il Governo di Pétain mantenga occulti contatti col Governo inglese tramite il Portogallo. Su questo argomento naturalmente non mancherò d'indagare ulteriormente.

5) «Con i tedeschi che offrono una collaborazione, il valore della quale è misurato dal fatto che una metà del nostro territorio è occupato da loro con gli italiani che ci sono ostili e che infieriscono con pubblicazioni come quella «plebiscito antifrancese» della Illustrazione Italiana destinata a scavare sempre plà l'abisso tra noi -con gli ex alleati che ci son diventati nemici e ci bombardano senza pietà -la Spagna che sta per saltarci addosso -il Giappone che aizza il Siam -da tutte le parti attaccati traditi e vilipesi -veramente i francesi sentono che è suonata l'ora più triste della loro storia. E i:l tragico di tutta questa vicenda è che l'Europa ha bisogno di noi».

Ho risposto a Panafieu che il destino della Francia era stato segnato dai suoi uomini politici che avevano tradito veramente la latinità per fare la guerra al Fascismo. Questo era il passato. Quanto all'avvenke avevo l'impressione che quasi tutti i francesi malgrado i bombardamenti di Orano, Dakar e Marsiglia stavano per l'Inghilterra e che quindi non mi stupivo se anche il Governo Pétain flirtasse con Londra pur assicurando Berlino della sua lealtà.

Panafieu non ha reagito a questa mia affermazione.

6) Ho chiesto a Panafieu quale era l'estensione del movimento de Gaulle. Mi ha risposto che 1'« uomo» non aveva seguito mentre ne incontravano molto le sue idee. Se Catroux che era molto più intelligente e più onesto di de Gaulle avesse potuto mettersi alla testa del movimento le cose sarebbero andate certo meglio per i «francesi liberi». Senonché Churchill a chi gli aveva fatto capire l'opportunità di sostitui!'e de Gaulle, aveva risposto che egli aveva riconosciuto de Gaulle come capo del movimento e che non intendeva smentire la sua parola.

7) Qualora la Spagna attaccasse il Marocco --mi ha precisato Panafieu -tutto l'Impero coloniale francese d'Africa che ha ancora la massima parte delle sue forze intatte si solleverebbe nella lotta contro gli spagnoli.

352

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. s.n. Berlino, 25 dicembre 1940.

Intenzionalmente non ho fino ad oggi inviato un rapporto scritto, perché desideravo vagl.iare e controllare le differenti, e talvolta contrastanti, impressioni da me riportate durante queste tre intense settimane dopo il mio ritorno a Berlino, per potere, con la maggiore possibile chiarezza e con assoluta verità sintetizzare la situazione.

l) Le vicende sui nostri fronti, soprattutto sul fronte albanese, hanno qui, al loro inizio e per un certo periodo di tempo, suscitato sorpresa, dispiacere, contrarietà.

Analizzo rapidamente questi tre stati d'animo.

Hanno suscitato sorpresa, perché si era qui convinti che l'impresa fosse stata, da un punto di vista tecnico-militare, studiata e preparata con larghezza di mezzi e di uomini che ne garantissero il successo.

Per rendersi conto della scossa che l'opinione pubblica tedesca ha avuto, bisogna esaminarne l'intimo atteggiamento di fronte alla guerra. Il nostro popolo è più assuefatto alle vicende contrarie, perché ne ha avute in ogni guerra ed ha, tuttavia, sempre conquistato la vittoria finale. Tali vicende scuotono quindi meno la nostra fiducia. Non così in Germania, dove non è dimenticata l'esperienza della guerra mondiale con le sue sorti lungamente favorevoli, eppure mutatesi alla fine in una sconfitta. In fondo al cuore di ogni cittadino tedesco permane sempre, anche di fronte ai rapidi successi delle sue armi nel presente conflitto, un dubbio basato sul ricordo della guerra precedente. Per questo, la propaganda interna germanica è così attiva nel campo politico e così efficace nel campo dell'assistenza sociale. Il popolo tedesco si sente ben guidato, fornito di grandi riserve, garantito dal verificarsi di avvenimenti che mettano in pericolo l'integrità del suo così vasto territorio. Ha piena fiducia; ma si augura, anch'esso, che la guerra finisca presto. In tale stato dell'opinione pubblica, la cui euforia per i successi conseguiti è stata un poco perplessa dal prolungamento del conflitto, gli eventi italiani sono giunti come una sferzata riaccentuando la sensibilità per il corso e la durata del conflitto stesso.

Hanno suscitato dispiacere, per dover constatare che all'amica ed alleata Italia, e quindi all'Asse, era toccato un insuccesso che ne diminuiva, sia pure per un periodo passeggero, il prestigio militare. Inoltre si è qui considerata, durante i primi giorni, la possibilità -· ora definitivamente scartata -che, diventando la nostra situazione militare in Albania ulteriormente difficile, venisse compromesso il dominio di Valona e di Durazzo, con la conseguenza di esporre a continui pericoli di invasioni aeree inglesi le coste e le città dell'Italia centrale e meridionale. Ciò destava una sincera preoccupazione.

Hanno suscitato contrarietà, perché qui si è convinti che la nostra situazione in Albania, oltre a dare ottima occasione alla propaganda inglese, ha avuto un diretto riflesso sulla situazione diplomatica internazionale. Ribbentrop infatti sostiene, e non ha mancato di illustrarmi più volte questo punto di vista, che subito dopo gli avvenimenti militari itala-albanesi le sue conversazioni diplomatiche e le conseguenti intese in corso di sviluppo con Spagna, Jugoslavia, Btùgaria, Francia, Turchia ed anche Russia, hanno segnato una battuta di arresto. Questa è la ragione per cui egli mi ha sempre chiesto con vivo interessamento e con molta insistenza notizie sulla situazione del fronte italo-albanese, dichiarando che considerava assolutamente inutile, ed anzi negativa, la ripresa delle conversazioni diplomatiche da parte della Germania finché le truppe italiane non si siano riportate sul fronte greco-albanese.

(Forse in relazione a ciò il Fiihrer si riservava di proporre personalmente al Duce -come ebbe a dirmi durante il primo colloquio del giorno 8 dicembre (l) -l'invio in Albania di due divisioni motorizzate tedesche per poter contribuire, il più rapidamente possibile, ad un contrattacco).

2) Rientrato a Berlino, mi sono subito reso personalmente conto di una strana atmosfera di discrezione e di riserva, dietro alla quale sentivo perfettamente che c'era lo scrupolo di non volermi mettere in imbamzzo chiedendomi notizie o parlandomi della nostra situazione sul fronte albanese, alla quale,

pochi giorni dopo, si era venuta ad aggiungere la situazione sul fronte cirenaica,

manifestatasi inizialmente così grave e preoccupante.

Funzionari dell'Ambasciata ed altri camerati coi quali mi ero messo subito

in contatto, avevano confermato che da parte tedesca si era sempre conservato

un contegno molto corretto, ma riservato, nel senso che mai si era parlato delle

nostre disavventure militari.

Allora, io ho preferito senz'altro di rompere questa atmosfera equivoca di

riserva e di sottintesi; ed ho preso decisamente l'iniziativa di parlare io stesso

con chiunque -in alto e in basso --mi capitasse e ne valesse la pena, delle

nostre vicende, raccontando gli antefatti, sostenendo e dimostrando che episodi

del genere sono comuni a tutti i popoli, a tutti gli eserciti; che quanto era av

venuto e avveniva aveva una portata episodica che non poteva menomare il

nostro soldato, il cui valore era stato apertamente riconosciuto da testimonianze

non sospette. E concludevo che, d'altronde, ciò che in guerra vale è il risultato

definitivo.

Questa pronta e ferma reazione ha avuto i suoi effetti immediati. Le alte personalità tedesche con cui ho francamente e fascisticamente parlato, non hanno avuto nulla da obbiettare; hanno anzi riconosciuto la fondatezza delle mie argomentazioni. Ed è bastato che io facessi precisi ed opportuni accenni alla necessità di un orientamento della stampa germanica, perché questa assumesse nei nostri confronti quell'atteggiamento di comprensione e di solidarietà politica che si è potuto subito constatare.

3) Gli avvenimenti non hanno intaccato l'amicizia del Reich verso l'Italia. A conclusione nei numerosi ed importanti contatti che ho avuto con le più alte personalità tedesche, dei controlli che ho fatto, credo di poter confermare quanto ebbi già a comunicare telegraficamente dopo la mia lunga conversazione con Goebbels: che, cioè sotto questo riflesso la situazione può considerarsi ritornata normale.

Naturalmente, contro questa precisa dichiarazione che riguarda ìo stato attuale della Stimmung tedesca, stanno le informazioni, che sono giunte a me così come certamente giungeranno a Roma, di tutti quegli italiani che, ancora troppo numerosi, vengono a Berlino per ragione dei loro affari. Costoro, sulla base di qualche voce frammentaria raccolta forse dal portiere o dal came·riere dell'albergo, oppure contrariati da d~fftcoltà o diniego incontrati presso qualche piccolo funzionario tedesco durante la discussione di richiesta di carattere personale, credono -sia pure in buona fede -di potersi fare un giudizio sulla situazione ed arrivare a conclusioni pessimistiche. Nulla di più errato. Vi sono state, ed ancora vi sono, soprattutto in alcune zone di intellettualoidi tedeschi. voci discordi, apprezzamenti poco simpatici nei nostri confronti (per esempio, ad un camerata è stato detto che era molto meglio per l'Asse se l'Italia non entrasse in guerra), opinioni equivoche e dubbiose; ma tutto ciò come mi hanno chiaramente dichiarato Hitler, Ribbentrop, Goebbels ed altri, non ha nessuna importanza e costituisce, il più delle volte, lo sfogo di sentimenti antinazisti e antifascisti.

4) La verità è, che l'amicizia verso l'Italia non ha subito nessuna crisi. Bisogna tener presente che i tedeschi sono, in fatto di amicizia, ancora più estremisti e più avanzati di noi: nel senso che, quando sono veramente amici, credono di avere il diritto e il dovere di dire all'amico anche cose che possono riuscire non gradite.

Qui si pensa che, appunto perché siamo amici ed alleati, indissolubilmente legati dalla stessa comune sorte di guerra, di vittoria (o di insuccessi), dobbiamo reciprocamente dirci -come sostiene Himmler -i nostri pensieri, i nostri apprezzamenti, senza che ciò possa o debba menomamente essere interpretato come un segno di mancata amicizia, scambievolmente consigliandoci ed aiutandoci per ottenere il migliore risultato.

Per esempio, non dobbiamo sentirei urtati nella nostra sensibilità se, con spirito profondamente amichevole, viene espressa una disapprovazione sul modo con cui è stata preparata e condotta, sotto il punto di vista tecnico-militare, l'azione in Grecia; così come non ci si deve sentire contrariati, se ad alcune richieste non si può ottenere un'immediata soddisfazione.

Si pensa qui che un insuccesso dell'Italia o della Germania compromette il prestigio politico e militare dell'Asse nella sua interezza; e si conclude che, appunto per questo, l'Italia non può, per un mal riposto senso di prestigio, avere il diritto di affrontare da sola il peso delle attuali battaglie, peso che potrà anche estendersi su altri fronti.

5) Caso mai, è qui risultata nei primi giorni un poco indebolita la fiducia nella nostra capacità di organizzazione e di preparazione militare, la convinzione nella nostra ricchezza di materiale armato moderno, di uomini e mezzi, convinzione che qui si erano fatta sulla base delle manifestazioni e delle parate delle forze di terra e di mare e di cielo che ai tedeschi erano state offerte.

Ma anche tutto ciò ha avuto un'importanza ed una durata passeggera. La stabilizzazione delle linee sui due fronti, il contegno delle nostre truppe, il rapporto di Graziani e -soprattutto -l'immutata sicurezza ed affetto del Duce, hanno ric·reato un'atmosfera di fiducia e di tranquillità che l'ulteriore svolgersi degli avvenimenti bellici riporterà certamente allo stesso livello di prima.

Il Fiihrer in questi ultimi tempi ha preparato un vasto piano strategico con le differenti possibilità di penetrazione o di attacco nei vari paesi d'Europa, e ciò allo scopo di isolare ulteriormente l'America per rendere più decisivo il colpo finale. Di tale vasto programma per l'imminente futuro il Fiihrer desidera di conferire col Duce anche per conoscere le sue idee ed i suoi propositi, onde armonizzare e concordare la comune linea di condotta. Per questo, il Fiihrer gradirebbe molto che, a quella stessa maniera che all'incontro egli si recherà accompagnato da Keitel e da altri generali esperti nelle varie specialità, il Duce portasse con sé anche Cavallero ed eventualmente altri generali. Ma tutto ciò non col proposito di dare consigli e suggerimenti, ma con lo spirito più

sincero e più amichevole di stabilire di comune accordo una comune linea di condotta sulla quale prendere le opportune decisioni nel campo diplomatico, politico e militare (1).

(l) Vedi D. 338.

353

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 41536/844 P.R. 1'okio, 26 dicembre 1940, ore 7 (per. ore 20).

Vostro 469 (2).

Richiesta Governo iracheno è qui giunta ed è allo studio da parte delle competenti autorità militari le quali hanno creduto maggiormente utile interessarmi della [cosa]. Disposizioni sarebbero in linea di principio favorevoli. Dillicoltà principali sono:

1°) Qualità del materiale considerato; molto probabilmente se qui si cederebbe volentieri materiale vecchio, non si intenderebbe alienarne del moderno in periodo di crescente necessità armamenti.

2°) Questione finanziaria: dato che a quanto sembra proposte governo iracheno costituirebbero in pratica una richiesta di [assistenza] pressoché gratuita. Anche questione trasporto non è così semplice essendo che linee giapponesi col Golfo Persico toccano normalmente vari porti inglesi o controllati da inglesi. Mi riservo comunque riferire ulteriormente. Sarebbe utile tuttavia che Ministro Bagdad fornisse qualche elemento circa piano finanziario che è effettivamente nelle intenzioni del Governo dell'Iraq (3).

354

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N.D. 40662/1598 P.R. Roma, 26 dicembre 1940 (4).

Seguito mio 1591 e risposta Vostro 2306 (5).

Generale Favagrossa sarà costì 29 corrente. Egli potrà fornire direttamente eventuali chiarimenti necessari. Non sembra indispensabile venuta altri membri Commissione A, tanto più che Commissione esperti metalli deve trovarsi costà primi gennaio per accertare risultati uso surrogati e successivi accertamenti da farsi in Italia da parte tecnici tedeschi sono stati previsti prima della riunione della Commissione Mista. Compiuti lavori preparatori, intese definitive potranno aver luogo Roma mentre problemi più urgenti potranno essere risolti

definitivamente costà da Favagrossa (1). Giannini prega Clodius sollecitare invio liste richieste germaniche perché possano formare oggetto preventivo esame come egli ebbe a fargli presente costi (2).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolinl. (2) -Vedi D. 329. (3) -Ritrasmesso a Berlino con t. s.n.d. per telescr. 41005/1609 P.R. del 20 dicembre, ore 18. (4) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (5) -Vedi DD. 347 e 343.
355

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO (3)

T. S. N. D. 40675/236 P. R. Roma, 26 dicembre 1940, ore 16.

Vostro telegramma per corriere n. 4514 (4). In relazione a quanto Voi avete comunicato col Vostro telegramma, ho convocato questa mattina Ambasciatore dei Sovieti e gli ho detto quanto segue:

l) Il Governo fascista, ricollegandosi a precedenti colloqui in merito, riterrebbe giunto il momento di approfondire l'esame dei rapporti tra l'Italia e l'URSS sia sul terreno politico che su quello economico;

2) a nostro giudizio non esiste alcuna ragione dì contrasto tra l'Italia e l'URSS. Gli interessi dei due Paesi non presentano frizione di alcun genere fra loro, ed anzi in molti settori e per molte ragioni sono complementari;

3) l'Italia riconosce ed è pronta a riconoscere formalmente la preminenza degli interessi russi nel Mar Nero nonché le nuove frontiere raggiunte dai sovieti. Per parte sua richiede che venga riconosciuta la sua preminenza di interessi mediterranei;

4) sulla base di questi principi generali e con l'aggiunta di eventuali questioni che il Governo dei sovieti volesse indicare come oggetto di discussione, l'Italia è disposta ad aggiornare il patto di amicizia, non-aggressione e neutralità del 1933 dando ad esso un più concreto contenuto;

5) Qualora tale nostra proposta incontrasse il consenso del Governo sovietico le conversazioni potrebbero avere luogo o a Roma tra me e l'Ambasciatore russo oppure a Mosca tra voi e il signor Molotov. Ho fatto anche cenno ad un eventuale contatto conclusivo tra il signor Molotov e me stesso;

6) L'Ambasciatore dei Sovieti ha preso atto di quanto gli comunicavo e non ha fatto commenti. Si è limitato a dichiarare che avrebbe subito informato il Governo di Mosca. Personalmente ha manifestato il suo consenso e la sua soddisfazione;

7) Comunico quanto precede a V. E. affinché s:ate opportunamente informato e possiate -qualora il signor Molotov Vi faccia cenno della questione conoscere i termini per ora generici della nostra profferta.

(!) Vedi D. 361.

(2) Vedi D. 363.

(3) Ed. in M. ToscANo, U·na mancata intesa itala-sovietica nel 1Y40 e 1941, clt., pp. 82-83.

(4) Vedi D. 242.

356

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 26 dicembre 1940.

Il Consigliere giapponese. presentatomi da Prunas, ha chiesto qualche chiarimento sulla situazione attuale nelnraq.

Gli ho fornito le informazioni a noi note.

Egli ha accennato a richieste fatte dall'Iraq a Tokio. Gli ho detto che la

R. Ambasciata a Tokio aveva già ricevuto istruzioni di far presente al Governo giapponese l'interesse che presenta per noi l'accoglimento della parte essenziale delle domande del Gabinetto Gailani (1).

Egli ha anche accennato all'eventualità di un patto di non aggressione fra Giappone e Iraq, esprimendo però l'avviso personale che non sia questo il momento opportuno. Ho concordato a titolo personale.

Ha chiesto infine il punto di vista delle Potenze dell'Asse circa i Paesi arabi. Gli ho richiamato le dichiarazioni pubbliche parallele del 5 dicembre.

357

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 6818/1092/0198 R. Lisbona, 26 dicembre 1940 (per. il 29).

Ho chiesto all'Ambasciatore Franco tornato in questi giorni da Madrid quale fondamento avessero le voci di prestiti e forniture alla Spagna da parte degli Stati Uniti, con detto carattere politico. Franco mi ha detto che effettivamente sono in corso negoziati tra i due governi per la fornitura alla Spagna di un milione di tonnellate di grano.

«In un primo tempo -ha precisato Franco --l'Ambasciatore americano a Madrid, ancora non perfettamente edotto della nostra situazione esigeva una specie d'impegno solenne di neutralità o una qualsiasi garanzia analoga. Naturalmente abbiamo fatto capire che non era neppure il caso di parlarne e chi meglio d'ogni altro ci ha aiutato è stato l'Ambasciatore britannico Hoare il quale sostiene la tesi, col suo Governo, che la miglior cosa da fare per evitare che la Spagna compia un gesto inconsulto è proprio quella di aiutarci a risolvere le nostre difficoltà alimentari ed economiche, perchè non c'è niente di più favorevole ai colpi di testa che le situazioni disperate o senza uscita. Messa fuori causa la questione degli impegni politici o pseudo politici è rimasta sul

tappeto la pura questione commerciale. Non è naturalmente facile che essa venga risolta perché l'affare è di vasta mole ed implica garanzie che il governo americano non può dare, perché ciò presupporrebbe l'approvazione di esse da parte del senato, e che le banche americane non vogliono fornire per non scoprirsi, -data l'incertezza della situazione attuale -con lunghi crediti non inferiori certo a sei mesi. Sono stato io stesso che ho suggerito a mio fratello di far fornire le garanzie da un gruppo di banche spagnole che hanno succursali e interessi in America. La trattativa è in corso e forse sboccherà, ma escludo nella maniera più formale che essa abbia la benché minima contropartita di natura politica.

(l) Vedi D. 339.

358

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 6826/1094/0200 R. Lisbona, 26 dicembre 1940 (per. il 29).

Questo Ambasciatore di Spagna ha fatto ieri visita a Salazar per dirgli che il Governo di Madrid interpreta l'accordo addizionale al trattato !uso-spagnolo firmato il 29 luglio u. s. (l) nel senso che il Governo di Lisbona è tenuto ad informare quello di Madrid anche se abbia solo il sospetto o il dubbio che si trami o si prepari qualche azione lesiva della neutralità portoghese.

Salazar ha risposto a Franco che era esattamente questa la interpretazione che egli dava all'accordo addizionale. Doveva però aggiungere in tutta lealtà che non aveva il più lontano sintomo che gli inglesi si proponessero di violare la neutralità portoghese nè sul territorio metropolitano nè sulle isole.

Alle rimostranze fattegli da Franco circa l'atteggiamento della stampa portoghese, Salazar ha risposto che i giornali di Lisbona più che fare della politica facevano della propaganda e «che egli non vedeva nessun inconveniente a che ne facessero anche le potenze dell'Asse». Salazar ha fatto cosi evidentemente allusione alla circostanza che numerosi fogli portoghesi ricevono laute sovvenzioni dall'Inghilterra. Egli ha anche aggiunto che avendogli un gruppo di legionari o di nazionalisti appartenenti persino alle file dell'Esercito chiesto se esistevano difficoltà a che venisse pubblicato un giornale decisamente filo Asse, egli aveva risposto che per sua parte non vi vedeva alcuna difficoltà. Franco mi ha precisato a tale riguardo che detti elementi si erano rivolti anche a lui e che egli non aveva mancato di suggerir loro che si rivolgessero prima ai Ministri d'Italia e di Germania.

Se un sondaggio in tal senso verrà fatto presso di me non mancherò di informarvene perché, se la cosa avesse un fondo di serietà, essa meriterebbe tutta la nostra simpatia poiché ci permetterebbe di neutralizzare, con simile mezzo, la sfrenata propaganda britannica in questi ambienti.

(l) Vedi serie IX, vol. V, D. 330.

359

IL DIRETTORE DELLA NUOVA ITALIA, GIOBBE, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

APPUNTO S. N. Roma, 26 dicembre 1940.

Sabato 21 dicembre sono stato ricevuto, a Parigi, dall'Ambasciatore di Germania Otto Abetz. Il colloquio al quale l'Ambasciatore Abetz ha tenuto dare una impronta di cordiale confidenza politica è durato quasi un'ora.

Abetz ha voluto ricordare di aver percorso nel 1927 tutta l'Italia a piedi e di conoscere le parole dell'inno Giovinezza. Quindi ha detto: «Sulla base degli ultimi incidenti di Vichy, i francesi sono dei bambini o dei criminali. È inconcepibile la carenza di ogni loro capacità intellettiva. La «collaborazione» era l'unica strada che potessero percorrere dopo la disfatta. Laval -che Abetz conosce solo dal 1938 -appariva l'interprete esatto degli autentici interessi francesi. Come gli uomini della «foresta nera», quelli della «Alvernia » hanno resistito a tutte le invasioni restando nella privilegiata solitudine dei loro altipiani. Lavai aveva sopratutto il vantaggio di essere un sincero antinglese. Ma contro di lui si è scatenata l'offensiva di tutti coloro che erano gelosi del dauphin. È stato inventato il complotto e per soffocarlo non si è riusciti ad arrestare più di sei persone! E quando sono giunto a Chateldon ho trovato la residenza di Lavai sorvegliata come avrebbe potuto esserlo nel Medio Evo. Gendarmi nascosti nelle fosse e sotto i ponti levatoi. Uno spettacolo ridicolo. A Pétain ho parlato chiaro. Se si illudono di fare dell'Africa lo strumento del loro ricatto sbagliano. Non va dimenticato che attualmente Murphy si trova in Algeria Tunisia e Marocco proprio mentre l'ambasciatore degli Stati Uniti sbarca in Francia. Anche se la <<Francia Libera» si insediasse nell'Africa francese, l'Asse impiegherà il tempo necessario ma liquiderà la faccenda. E la conclusione è chiara. A voi Italiani il Nord fino all'equatore, e a noi il Sud. Se non stanno attenti i francesi faranno la fine della Polonia. Per il momento occorre però non esautorare il Maresciallo, la sola personalità nella quale il Paese ancora crede. Mi ha promesso di risolvere la crisi secondo la nostra volontà, in pochi giorni. Ma per ora non ne ha fatto nulla ed ha dato soddisfazione solo sulla nomina di De Brinon a delegato francese presso l'autorità di occupazione. Intanto perdono i vantaggi immediati che stavamo per decidere: alleggerimento della linea di demarcazione, riduzione della indennità quotidiana per le spese di occupazione. Darlan potrebbe succedere a Laval; è anglofobo e gode il prestigio di non essere stato battuto; ma questo è forse un elemento negativo. Flandin giuoca sull'equivoco: vuole la collaborazione economica ma non politica e sogna ad una saldatura germano britannica col fondente francese... Quando sono andato a vederlo -a letto con 40 di febbre, dicevano l'ho trovato tutt'altro che febbricitante· mano fredda, sguardo chiaro, viso colorito. Cosa pensate di lui? ».

«È accusato -ho detto -di essere un agente degli interessi inglesi. So con precisione che nel 1936 era disposto a votare la sanzione del petrolio se l'Inghilterra avesse garantito la frontiera francese del Reno contro di Voi>>.

27 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

Abetz che non conosceva questo particolare della politica di Flandin ha avuto una smorfia di disgusto. Ritornando sugli incidenti di Vichy Abetz ha precisato che riteneva l'avventura incresciosa per i francesi i quali dinanzi all'inevitabile irirgidimento tedesco finiranno per sollecitare loro stessi «la collaborazione». Ma questa politica non può non essere antibritannica. «Ho detto a Pétain quello che Labonne a Berna e Pietri a Madrid stanno negoziando con i diplomatici inglesi. Odio gli inglesi nemici dell'Europa e avversari della Vostra e della Nostra Rivoluzione. Credevano poterei creare difficoltà puntando sull'andamento delle operazioni in Africa e in Albania, difficoltà tipiche di quel genere di operazioni. Ma diffido molto di Weygand e lo credo pronto a passare nel campo britannico. I francesi in questo momento non sanno vedere al di là del loro naso. Ho visto dalla Vostra Nuova Italia che avete molta conoscenza delle cose francesi. Bisognerà intensificare la nostra cooperazione politica. Fino ad ora non ho avuto il tempo di occuparmi dei problemi italiani in Francia. Ma verrà». Mi domanda infine cosa penso del colpo di Vichy. Rispondo che lo suppongo manovrato da agenti inglesi per indurre i tedeschi ad occupare tutto il territorio metropolitano e far scaturire La France Libre in Africa francese.

* * *

Nello stesso giorno ho veduto De Brinon secondo il quale i tedeschi non vogliono ad ogni costo perdere la carta Pétain. Flandin accusa Lavai di vendersi agli italiani ed ai tedeschi. Peyrouton afferma essere collaborazionista e di aver chiesto a Lavai la prossima ambasciata di Francia a Roma... Baudouin non disarma nella sua politica di aspettativa. De Brinon considera la situazione generale come pessima e con possibili sviluppi molto pericolosi sopra tutto in Africa.

* * *

La crisi può considerarsi tuttora aperta. Una soluzione è prevista per dopo le feste. La tendenza tedesca è orientata verso il ritorno allo statu quo ante. Il problema principale è salvare Pétain, magari sacrificando Lavai ed evitare a tutti i costi complicazioni in Africa.

360

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. N. D. 41642/175 P. R. Bagdad, 27 dicembre 1940, ore 13,45 (per. ore 21,45).

Segretario Mufti, noto Tevfik al Shakir, intraprenderà prossimi giorni viaggio Turchia e Svizzera avendo ricevuto -secondo egli mi ha detto -incarico da Gailani conferire coi rappresentanti diplomatici Iraq. Egli conta profittare tale occasione per ritornare Roma e forse anche a Berlino.

A quanto capisco, vero scopo viaggio sarebbe quello venire sollecitare questione forniture armi e munizioni, o ulteriore elargizione pecuniaria, nel senso di cui al mio telegramma n. 163 (1), e sondare intenzioni governi Asse circa questione siriana e loro atteggiamento nel caso attacco turco in Siria e nord Iraq (vedere mie precedenti segnalazioni in proposito) (2).

Malgrado ciò ritengo sia opportuno non ostacolare tale viaggio. Prego autorizzarmi con cortese sollecitudine concessione visto ingresso passaporto rilasciato da autorità irachene nel suo vero nome in data 18 corrente sotto il numero 1448. Tevfik passerà frontiera Postumia cui autorità dovrebbero essere opoprtunamente istruite (3).

361

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N D. PER TELESCR. 41583/2318 P. R. Berlino, 27 dicembre 1940, ore 14,20.

Telegramma ministeriale 1598 (4).

Provvedo oggi stesso comunicare personalmente a Ribbentrop arrivo pel 29 corrente generale Favagrossa. A tale proposito è opportuno che generale Favagrossa faccia, per i problemi che dovranno essere trattati durante la sua visita, precise e definitive proposte, comprensive di tutte nostre precedenti richieste e rispondenti al fabbisogno di ogni ramo dell'attività industriale italiana, per evitare, per il periodo di tempo preso in esame, richieste supplementari, che sarebbe poi malagevole giustificare.

362

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE FASCISTA CORPORATIVO ALBANESE, TOCCI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PROMEMORIA. Tirana, 27 dicembre 1940.

I. Il pensiero del Duce è stato tradito o incompreso.

Vi sono due forme di tradimenti: il diretto e l'indiretto.

Il primo è costituito dal ribelle coraggioso o anormale che brandisce le armi contro i poteri costituiti; ma è più pericoloso il secondo, perché esso è del vile o dell'invertebrato, che, senza essere visto, morde, avvelena, uccide, come i microbi delle malattie che non perdonano.

Colui che tace e non dice la Verità al suo Capo si rende colpevole del tradimento indiretto.

* * *

Dal 7 aprile 1939 al 12 dello stesso mese, cioè in quattro giorni, si è avuta una prima inversione di stato d'animo in Albania, poiché si è, anzitutto, creato un Comitato Amministrativo inquinato da zogollisti e dopo un Ministero peggiore di quanti ne avesse partoriti il sadismo politico di Zogolli, e tale da far dire ai migliori amici dell'Italia: «Se da Roma si inizia cosi il rinnovamento dell'Albania, le intenzioni non possono essere buone!» (Vedere allegato n. 1: Promemoria al Duce su l'Albania dell'8 novembre 1939).

Questa inversione, invece che essere corretta, purtroppo è stata inasprita col tempo per una disgraziata incomprensione della missione di Roma Imperiale nel mondo, ch'è apostolato di civilizzazione e di grandezza e non fame di beni altrui con mentalità tutt'altro che latina.

Bisognava infondere la convinzione agli Albanesi che l'aquila romana fosse piombata in Albania per restituire l'Albania agli Albanesi, così come questi avevano convenuto con Autorità competenti italiane, ma invece ecco alcuni degli errori:

a) si è dissolto l'esercito invece di inquadrarlo con i migliori ufficiali albanesi, guidati da ufficiali italiani pratici della psiche albanese. La selezione degli ufficiali è avvenuta avvalendosi di informazioni attinte o presso favoreggiatori

o presso i bassifondi polizieschi dell'ex Re, cosicché molti zoghisti restarono a galla!...

La fusione sarebbe dovuta avvenire inoltre non con una formalità giuridica e militare, ma spiritualmente, infondendo nei militari albanesi l'idea di essere membri di una maestosa unità ma con etnica propria.

b) La gendarmeria albanese, per merito degli stessi skipetari e non per virtù dei cosidetti organizzatori inglesi -che pensavano soltanto all'organizzazione dell'Intelligence Service -rispondeva appieno ai bisogni albanesi. Sarebbe bastato purificarla da zoghisti e da ignoranti e riordinarla sotto la guida di ufficiali dell'Arma benemerita.

La fusione è invece avvenuta in base ad informazioni date dolosamente inesatte e mortificando al massimo il sentimento nazionale albanese, cosicché ai pochi trattenuti meritatamente in servizio è venuto a mancare ogni spirito d'iniziativa e poco a poco in alcuni è stata inculcata l'avversione.

c) Anche l'organizzazione del Partito fascista albanese è cominciata sotto le ispirazioni di gente che fino al 7 aprile aveva servito il crollato regime ed inoltre non ha tenuto conto che la civiltà fascista veniva ad estendersi in terra di fratelli minori e bisognosi di avviamento, e non in terra conquistata, ingiustamente ed erroneamente ritenuta da assimilare e da assorbire.

Quindi si è creata una macchina che doveva camminare a ritroso e si è voluto creare con 'forza una di quelle atmosfere, che, se giuste ed opportune, prorompono invece dal cuore. E così, in luogo di istituire un Delegato Consigliere del Partito nazionale fascista italiano presso il Partito fascista nazionale albanese, si è creato un Ispettorato, il che è stato giudicato come una incrinatura della sovranità albanese; invece di mandare presso le Federazioni dei Consiglieri fascisti, da scegliere fra i cittadini delle Colonie itala-albanesi, si sono mandati degli Ispettori Federali Italiani, ignari della lingua, di usi e costumi. E per aggiunta tali Ispettori Federali, pur non conoscendo la lingua albanese che, secondo l'art. 3 dello Statuto, è la lingua umciale del Regno, sono stati immessi nel Consiglio Superiore Fascista Corporativo, come legislatori e percepiscono, senza rendere aìcun servizio, emolumenti. Invece, se fossero stati albanesi, si sarebbe data al paese la sensazione che esso è effettivamente membro della Comunità Imperiale su di un piede di eguaglianza e di fratellanza vera e propria.

Né ciò basta: a maestri elementari, cioè a fecondatori del sentimento nazionale ed a studenti universitari si sono imposte nel campo di Durazzo dell'anno scorso canzoni fasciste con ostentato oblio dei canti patriottici albanesi. Il che ha prodotto sordi ed aperti risentimenti.

Infine, invece di creare, per esempio, i Figli dell'aquila si è eretta l'istituzione dei Balilla! ...

Un figlio dell'aquila albanese va a lottare fraternamente a fianco di un Balilla italiano, quando siano cresciuti, ma un Balilla artificiale, se non è uno di quei negri che non hanno sentimento nazionale, sente di avere in tal modo nel Balilla di autentica progenie un usurpatore.

d) A questo proposito bisogna rilevare che vi è una importazione d'insegnanti che dovrebbero insegnare l'italiano ai bambini, deformandone, involontariamente o no, la coscienza. Ed ai piccoli Balilla si sono insegnate canzoni che nulla hanno da fare con le tradizioni nazionali albanesi e che sono deplorevoli e patenti tentativi di snazionalizzazione indicatissimi per creare stati d'animo assai pericolosi.

Le opere pubbliche furono iniziate ed avviate in assenza di collaborazione responsabile del Governo Albanese e sono circondate da un'aureola fosca di dicerie circa abusi e favoritismi che meritano bene di essere controllati.

Ciò che risulta allo scrivente -estraneo a certe amministrazioni -è che molte espropriazioni furono fatte in terra di nessuno, addentando beni altrui senza formalità o con formalità, ma senza pagamenti per lo più.

/) Ma il punto più importante è questo: si è ritenuto che tenendo a capo del paese una larva di governo, fosse più facile l'opera di snazionalizzazlone e di governo senza intralci. Ed in tal modo si è perpetrato un tradimento tanto contro gli Albanesi che contro l'Italia, perché si sono dimenticati i patti intercorsi tra Capi Albanesi ed Autorità Italiane; patti per i quali il nuovo Regime sarebbe dovuto andare incontro al popolo avvalendosi dell'opera dei nazionalisti albanesi di primo piano e convinti che l'Albania può svilupparsi soltanto come Nazione e come Regno nel quadro imperiale di Roma.

Coloro che hanno ritenuto di scrivere della storia manovrando dei cadaveri dell'epoca passata, hanno fatto gravi danni all'Italia e all'Albania, ove la prima ha perduto terreno ed è divenuta impopolare, mentre la seconda subisce con dolorose espiazioni situazioni cui non ha dato colpa.

II. La Guerra contro la Grecia.

Date tali premesse, chiunque potrebbe credere, anzi dovrebbe credere che gli Albanesi abbiano accolto la dichiarazione di guerra contro la Grecia con indifferenza, dato che essi nella realtà checchè si dica, furono considerati come estranei all'impresa.

Invece -nonostante i torti subiti e pur essendo colpiti da non meritata diffidenza -coloro che contano qualcosa ed hanno un seguito si sono messi a disposizione del Comando Supremo. V'è anzi da far rimarcare che, circa sei mesi fa, furono avanzati piani concreti per una organizzaz:one di bande, ma che le proposte rimasero senza riscontro.

Non è esatto nè giusto dire dunque che gli Albanesi non abbiano voluto o non vogliono dare il loro contributo di sangue per l'ingrandimento ed il consolidamento dell'Impero di Roma; dire poi che gli Albanesi abbiano tradito è una calunnia messa in giro dalla quinta colonna anglo-greca, la quale ha lavorato e purtroppo continua a lavorare con brillanti risultati.

Esempi: molti comandi dei CC.RR. -come per es. quelli di Korcia e Leskovik -usarono per interpreti di fiducia dei grecomani! La fornitura del pane ad Argirocastro è stata data ad agenti greci, che, così, avevano i quadri della forza giorno per giorno; ad un grecofono è stato dato il trasporto delle vettovaglie all'aeroporto di Tirana. (Mezzo sicuro per far avere ai nemici dati preziosi!).

Se vi sono stati fatti, come diserzioni e spionaggi, ripetiamo che essi non sono da attribuirsi alla Nazione Albanese, ma alla disorganizzazione amministrativa ed all'uso di persone ostili al Regime.

La incapacità di funzionari tanto italiani che albanesi e la malafede di qualcuno che ha alienato le simpatie di albanesi, hanno dato, da circa un anno, tempo e luogo alla organizzazione della quinta colonna.

Se avesse tradito il popolo, sarebbero avvenute contro gli italiani, durante la ritirata, le aggressioni sanguinose che subirono Serbi e Austriaci nel 1914 e 1918, e i Greci, nel 1914, quando fuggirono da Berat. Invece non un solo soldato italiano ha subito qualche torto!

L'esodo delle popolazioni albanesi dai posti occupati dai Greci dimostra invece non solo la solidarietà albanese con gli italiani, ma anche la inconclliabilità greco-albanese. E le autorità militari italiane sanno benissimo che, se vi fossero stati mezzi di trasporto, non una famiglia albanese sarebbe rimasta nei territori occupati dai Greci.

Coloro che hanno dato informazioni, insinuando che gli Albanesi tradirono e pensano di tradire, debbono essere tenuti per ora sotto una oculata e prudente sorveglianza, onde al momento opportuno siano accertate le responsabilità.

Per combattere contro gli italiani non occorreva domandare le armi agli stessi italiani: bastava farlo sapere a Metaxas!

E per queste ragioni e per l'onore nazionale che molti notabili albanesi hanno domandato e domandano di mettersi al servizio del Comando Superiore Italiano e lottano contro il nemico secolare della Nazione Albanese, cementando col sangue l'unione delle Corone e dei Destini.

Tenendo presenti i precedenti gloriosi e le straordinarie audacie delle bande albanesi -cosi come documenta la storia balcanica -essi hanno fiducia di poter rendere grandi servizi alla causa comune e rimettere sul piano della verità i sentimenti dei nazionalisti al1banesi, poiché questi hanno profonda ed irremovibile convinzione -lo ripetiamo fino alla noia -che il Regno Albanese può vivere e svilupparsi soltanto nel quadro dell'Impero di Roma.

Che cosa si può pretendere di più da un popolo che ritiene di non avere un governo nazionale e che ha accettato senza un lamento ed anzi con disciplina, tutte le conseguenze della guerra?

Se le tradizioni che influenzano la psicologia dei popoli hanno un valore mi sia consentito di ricordare che in Grecia il valore albanese è talmente temuto che, quando la mamma vuol far star queto il figliolo indisciplinato, lo ammonisce con queste parole: «Se non la finisci, chiamerò l'albanese >>l

Il che, considerate le alte qualità cavalleresche ed umane dell'albanese, ha unicamente il valore che noi gli attribuiamo.

Ed ora qualche dettaglio d'ordine militare.

Il Battaglione Tomorri, tanto calunniato, parte da Elbasan per Korcia; percorre a piedi 135 Km. e arriva a Pogradec, ove trova l'ordine di marciare su Bilisht e occupare una collina importante che gl'italiani avevano sgombrata. Il Tomorri, composto di circa 600 uomini, ne scaccia i greci e l'occupa, perdendo 110 uomini (50 morti e 60 feriti) -ma deve cedere ad un contrattacco greco di forze assai superiori solo perché invano ha chiesto munizioni e rinforzi, e si ritira su di una seconda linea evacuata da truppe italiane.

Un reparto di 100 uomini del Tomorri agli ordini dell'ufficiale Neshat Kolonja riceve alcune bottiglie di benzina e l'ordine di far fuoco a.l ponte di Achille in possesso dei greci.

Gli albanesi conquistano il ponte ma non possono bruciarlo perché è di ferro, nè possono farlo saltare perché non hanno dinamite o equivalente mezzo idoneo di demolizione.

Ciò nonostante il Tomorri è stato disarmato!

A Kologna il Gen. Girotta, comandante della Giulia, eseguisce l'ordine di marciare sul Pindo. Fa tre giorni di marcia senza retroguardia o protezione delle retrovie.

I carovanieri albanesi, che invano hanno chiesto armi per la protezione dei viveri destinati alla Giulia, vengono circondati da irregolari greci. Sono uccisi 600 muli ed alcuni mulattieri comechè inermi.

Il Comandante della guarnigione di Kologna raccoglie trecento di quei montanari, li arma e li spedisce sul posto per disperdere i greci, il che è fatto in men che si dica. Adempiuta la missione, i Kolognari ritornano in sede e domandano di poter continuare a servire, ma invece ricevono lodi, ringraziamenti e l'ordine di... restituire le armi. Ciò è stato un errore politicamente enorme!

Konizza è strappata ai greci coll'ardimento di 4 alpini italiani e 20 volontari albanesi agli ordini di un maggiore italiano.

L'eroico Col. Trizio era orgoglioso dei battaglioni Gramos e Dajti, dei quali si è servito nei momenti perigliosi a Pogoni.

Ciò può essere attestato dal Gen. Zanini.

Il Gramos è entrato in guerra con 800 uomini; gliene avanzano soltanto

250; gli altri sono morti o feriti.

Se il Dajti non è stato pari al Gramos gli è perché aveva tre ufficiali zoghisti

che avevano rifiutato di prestare il giuramento e ciò nonostante furono mandati

al fronte! ...

Le nostre artiglierie avevano una portata di 8 km. mentre i cannoni greci

tiravano a 12; truppe nostre furono colpite dagli stessi poiettili nostri!

Per quanto i depositi fossero pieni di ben di Dio. alla truppa in linea sono

venuti a mancare gli alimenti e il ricambio negli equipaggiamenti. Truppe in

prima linea sono rimaste tre giorni senza alimenti!

Il rendimento degli Albanesi da una parte e il ringraziamento da essi rice

vuto sono con linguaggio semplice e sereno illuminati da un rapporto del Mag

giore Veip Runa che qui si allega in copia conforme al testo originale (alle

gato n. 2).

Su tale rapporto può essere domandato il maggiore italiano Sassi del Co

mando XI Armata -Uff. I, ricambiato con passione dagli Albanesi in affetto e

stima.

La impreparazione ed il disordine --per concludere -sono stati tali che ad una batteria sul fronte Korciano sono state portate muniz'oni di calibro diverso da quello dei cannoni in postazione. E la batteria per ben tre ore non ha potuto rispondere al fuoco nemico.

E tacciamo di altre manchevolezze assai gravi, per le quali ci è stato possibile vedere arrivare a Ti rana feriti in tenuta estiva!

* * *

III. Proposte concrete.

Tutto ciò non deve disanimare gli uomini di fede.

Gli amici, che hanno personalmente legato il loro fato familiare coll'Italia, si sentono umiliati e tali si sentiranno fino al ripristino del prestigio di Roma, ma hanno sempre fede incrollabile nella vittoria completa sotto la guida del Duce.

Tirando le somme degli errori militari, diciamo che essi stanno per essere corretti, specie sotto le dirett~ve di un uomo di genio e di valore come l'Ecc. Cavallero, nel quale il Duce ha oculatamente trovato un collaboratore di ordine superiore, anzi l'uomo della situazione, ma chi scrive si preoccupa unicamente dell'avvenire nel campo della collaborazione generale itala-albanese: bisogna disarmare gli animi delusi o irritati.

La guerra attuale è soltanto un grande episodio degli avvenimenti che debbono ricostruire l'Europa e dilagare negli altri continenti; ed a questo proposito l'Albania è l'antemurale latina nonché il ponte e l'Avanguardia dell'Impero nei Balcani, mentre questi rappresentano l'anticamera dell'Asia.

Per una ripresa seria e travolgente dell'offensiva nostra contro la Grecia per lo meno forse occorrono altri due mesi.

In questo periodo si può galvanizzare il prode popolo albanese, ma bisogna proporsi la seguente questione: Che cosa si può pretendere da un popolo che si ritiene senza governo nazionale?

-Per seguaci del genio del Duce è da maledire quel giorno in cui l'Impero sia condannato a fare assegnamento su schiavi alla ricerca affannosa di uno Spartaco invece che su soci fedeli e leali della Comumtà Imperiale.

E pertanto:

1. Bisogna decidersi ad avere un programma: non interferenze, dunque, non sovrapposizioni e confusioni ma ferrea disciplina dì tutti e collaborazione fraterna tra italiani ed albanesi, usando fermezza e giustizia.

Ma, per arrivare a ciò, bisogna incominciare a risalire alla realtà storica, tenendo presente che l'Albania, Regno dì un milione di cittadini, non è concepibile che debba essere vilipesa da uno Stato dì 45 milioni (Nazione dì 50 milioni) e che attende una comprensione di fratelli maggiori e più evoluti da parte italiana, giusta solenni patti. Quindi teniamo presente e facciamo non obliare ad alcuno che l'Albania è avvinta indissolubilmente all'Impero dall'Unione delle Corone, dalla necess:tà di una intima collaborazione e non da tortuosità coloniali di marca anglo-francese. Se altro non vi fosse, agli uomini di cultura basterebbe tuffarsi nell'immenso oceano degli ammaestramenti che ci ha lasciato, or sono duemila anni, il grande storico Tito Liv:o, che ha tramandato ai posteri le pietre miliari che adducono ai monumenti di sapienza con la quale i Romani seppero disarmare gli an'mi degli Illiri e tenerli saldamente fedeli ed amici (Vedere A. Baldacci, Studi speciali su l'Albania, 1932, Vol. I, pag. 248).

Invece noi siamo arrivati all'assurdo giuridico e politico in quanto che abbiamo creato una Luogotenenza Generale della Maestà del Re Imperatore, che nella realtà è meno di una Prefettura, essendo considerato, il Luogotenente, un funzionario del Ministero degli Esteri e venendo Esso spogliato di tutte le prerogative reali.

La sensibilità politica del popolo albanese, che ama appassionatamente il Luogotenente, se n'è resa conto e, deplorando tanta menomazione, è anche convinta che l'Ecc. Jacomoni, non ritirandosi dall'alta carica mutilata, ha fatto ciò per patriottismo, cioè per evitare il sopravvento di complicazioni; in quanto che complicazioni gravi avverrebbero se si portasse alla Luogotenenza Generale persona nuova, ignara dell'Albania e forse non in grado di conoscere l'ambiente.

Concludendo: bisogna dare forza allo Statuto, rispettarlo e farlo rispettare. Quindi bisogna imporre lo studio dello Statuto Albanese a tutti gli ufficiali e a tutti i funzionari civili, magari assieme ad un manualetto che ispiri loro simpatia verso la Nazione Albanese e li tenga lontani da atteggiamenti di gente superiore e padrona del paese.

2. -Ciò premesso, il Sottosegretario Affari Albanesi dovrebbe passare sotto il titolo «Ufficio Albania» alle dirette dipendenze del Capo del Governo di Roma -Capitale dell'Impero -e come ufficio di collegamento per raggiungere una sincronia di certe attività, e non come organo superiore e di controllo dell'attività di Colui che ha fiducia della Maestà del Re Imperatore e del Duce, nei quali il popolo albanese identifica le maggiori autorità dell'Impero. 3. -Conseguentemente, durante la guerra, l'autorità militare non deve dimenticare che le misure di ordine politico atte a fiancheggiare le misure militari non possono essere sottratte alle direttive di colui che rappresenta la Maestà del Re Imperatore sulla proposta del Capo del Governo Centrale dell'Impero. 4. -L'attività del Partito fascista albanese altri capi italiani non deve riconoscere, all'infuori del Duce. Per tutto il resto deve avere una fisonomla prettamente e rigorosamente albanese, in quanto che i collaboratori ed organizzatori italiani debbono essere esclusivamente tecnici e debbono essere scelti, per quanto possibile, fra itala-albanesi, tanto più che questi hanno dato ottima prova quando sono stati messi all'opera. 5. -L'organizzazione delle forze armate albanesi deve essere fatta con ufficiali albanesi di sicura fede e con ufficiali italiani che conoscano la mentalità skipetara e si inducano ad apprendere l'albanese almeno per quanto necessario al comando ed al consiglio .

.&lla organizzazione debbono contribuire capi e notabili albanesi di fiducia e che, ciò nonostante, debbono rispondere personalmente degli ufficiali e degli uomini di truppe che raccomandino.

I reparti albanesi, eguali in diritti e doveri ai fratelli italiani, debbono avere bandiera nazionale propria, mentre il Comando della grande unità che li raggrupperà avrà la bandiera italiana, cioè quella dell'Impero.

Altra leva è l'onore delle armi; dare a chi ha combattuto fedelmente e onoratamente il diritto di conservare a casa le armi con le quali ha combattuto per l'Impero.

6. Infine bisogna avere la virilità romana, cioè fascista, di correggere gli errori commessi finora e far sentire all'anima del popolo albanese che l'Italia è non una matrigna ma un'affettuosa sorella maggiore dell'Albania. E pertanto occorre andare incontro effettivamente, con opere concrete, a.Ua Nazione Albanese, che oggi non è più quella di mezzo secolo fa e non vuole al Governo orientali della vecchia Turchia, satrapi e bej, ma nazionalisti colti, attivi, leali e convinti che l'Albania non può vivere e non può svilupparsi come Nazione e come Regno se non nel quadro della Comunità Imperiale di Roma.

Soltanto cosi operando, i fratelli minori saranno degni dei fratelli maggiori; essi sentiranno di essere liberi ed indipendenti attraverso la libertà e la indipendenza dell'Impero e col valore antico contribuiranno alle grandi gesta che debbono rinnovare la storia del mondo.

ALLEGATO I

PROMEMORIA SULL'ALBANIA PER S. E. IL DUCE

Roma, 8 novembre 1939.

l. Gl'Italofili più devoti hanno la convinzione che dal 7 aprile 1939 ad oggi siamo arrivati ad una inversione di stato d'animo perché moltissimi di coloro che avevano

aperto fraternamente le braccia alle truppe italiane, oggi sono assai scontenti. E ciò deriva dai fatti cui si accenna in appresso (L'Esercito ed i CC. RR. -data la loro condotta constantemente esemplare -sono sempre stimati e benvoluti, e tale incolumità morale nel giudizio degli Albanesi prova l'equità dei medesimi).

2. -Lo Statuto del Regno d'Albania è meno di quanto era stato convenuto tra Rappresentanti dell'Italia e Capi Albanesi, ciò nonostante, pur essendo stato esso lealmente accettato, purtroppo non è applicato. 3. -Zogolli, prima di fuggire, raccomandò ai suoi fidi di guadagnare con ipocrisie ed a qualsiasi costo, la fiducia degli italiani e di conquistare il Partito Fascista Albanese.

Senza volerlo, tale insidioso programma è appoggiato dall'andazzo delle cose, perché 1'8 aprile si formò un Comitato Amministrativo di gente bacata, degna, nella maggioranza, di Zogolli, ed il 12 aprile fu fatto un Ministero estraneo spiritualmente all'epoca nuova, non meritevole della stima dell'Italia Fascista, odioso all'opinione pubblica albanese, tale da far dire ai più devoti italofili: «Le intenzioni non possono essere oneste e leali se l'Italia Fascista si avvale di tali uomini».

In conseguenza la macchina statale è rimasta quella che era: zoghista anticristiana, antitaliana, retrograda.

4. -Il Partito Fascista Albanese va organizzandosi sotto le ispirazioni dei peggiori arnesi di Zogolli e, senza volerlo, va creando attorno a sé un'atmosfera fosca, allontanando e combattendo gli onesti. 5. -Esiste una disorganizzazione amministrativa, vi è una confusione di poteri fra gli stessi italiani, si hanno sistematicamente interferenze e sovrapposizioni, si deplorano perniciose preferenze per i mussulmani, perpetuando i sistemi zoghisti, mentre si sarebbe potuto inaugurare l'epoca nuova con severe, oneste ed imparziali selezioni, attraverso concorsi, arrivando alla eliminazione degli antagonismi religiosi; si notano deplorevoli tendenze alla snazionalizzazione ed atteggiamenti da conquistatori che generano l'odio: e di conseguenza si verifica il fatto che irriducibili antizoghisti sono tentati a riesaminare le cose ed a ritenere che Zogolli era un grande genio del male, sì, ma che, infine, simbolizzava e garantiva la nazionalità salvata contro molti invasori lungo i millenni.

In tale situazione, l'altro, adamantino ed operoso carattere del Luogotenente non può produrre quanto potrebbe. Ma vi è rimedio a tutto ciò e occorre nella maniera più assoluta:

a) avere un programma e farlo conoscere, sortendo dalle indecisioni;

b) mettere come base al programma una politica razziale. Così si richiamerebbero in Albania gli albanesi emigrati nel mondo e si farebbe ottima impressione nell'opinione pubblica di tutti i Balcani;

c) rispettate e far rispettare lo Statuto, facendolo conoscere anche in Italia, dove non esistono a tutt'oggi idee chiare sulla situazione politica e giuridica dell'Albania nel quadro della Comunità Imperiale di Roma;

d) elevare la dignità dei Ministri del Regno d'Albania, chiamando al potere cittadini sitmati dal popolo albanese e grati al Re Imperatore;

e) riorganizzare il Partito Fascista Albanese, mandando uomini nuovi da Roma che correggano gli errori commessi finora tanto in danno dell'Italia che dell'Albania;

/) rendersi conto delle condizioni politiche sociali e morali, particolari del Paese, e dare competenza piena e sovrana alla Eccellentissima Luogotenenza. Solo così si può domandare ad Essa responsabilità e tenere alto il prestigio del Re Imperatore e del Duce, mentre la Nazione Albanese può essere avviata ad assurgre con virile sicurezza ad Avanguardia dell'Impero nei Balcani se li si vuole federare attorno a Roma.

ALLEGATO II

IL MAGGIORE VEIP RUNA, AL COMANDANTE DELLA DIVISIONE DI FANTERIA «BARI>>

Leskovik 16 novembre 1940.

Ho l'onore di esporre a V. E. quanto segue:

Il sesto battaglione volontari Albanesi nell'organizzazione fatta, era destinato per Korça. Non ancora preparato il vestiario della truppa, in data 3 Novembre urgentemente siamo stati ordinati a partire per Korça alle ore sei dopo pranzo. Arrivati a Korça alle ore 23 e 30' della stessa notte, urgentemente siamo ordinati per trovarci ad Ersek. Appena arrivati a Ersek siamo partiti per il cippo 7. Di lì, il giorno quattro abbiamo preso il paese Plikat. In data quattro avendo occupato questo paese, abbiamo rintracciato e salvati venti Alpini feriti. In data 5 abbiamo fatto un riposo nel paese Plikat. n giorno 6 di mattina, siamo stati ordinati ad occupare il paese Pluska. In metà strada nella collina « KRYQ >> abbiamo incontrato forze nemiche regolari, ben armate ed equipaggiate. Nel combattimento fatto i volontari hanno travolto e messo in fuga il nemico. n nemico nella sua ritirata ha lasciato un gran bottino di munizioni e di vestiario. Subito dopo, abbiamo occupato il paese Dencka dove il nemico ha lasciato nelle nostre mani munizioni, e attrezzi di cucina ed un cavallo puro sangue. Una parte dei volontari si è spiccata fino alle vicinanze del paese Lucka, dove il nemico dopo la sua ritirata aveva preso posizioni armato con mitragliatrici e cannoni e dove abbiamo sostenuto combattimento fino all'indomani alle ore 15. In questo combattimento è stato ferito leggermente alla gamba il maggiore Sassi. Alle ore 16 ci viene ordinato dal comando superiore di ritirarci nel cippo 7. Il giorno 8 appena arrivati ad Ersek urgentemente siamo partiti per i cippi 10, 12, 13. Sotto la pioggia e il vento durante la notte i volontari la maggior parte quasi nudi, hanno preso posizioni nei suddetti cippi. Dal giorno 9 sino ad oggi le forze volontarie sono rimaste ai propri posti sopportando tutti i disagi di un tempo cattivo ed il clima troppo aspro della montagna. n giorno 14 hanno preso parte nel combattimento del cippo 10 dove è stato ferito il Maggiore Sassi e ucciso il sottotenente volontario Xhafo Besim e dispersi cinque altri volontari.

Eccellenza,

il giorno 10 sono partito per Korça, per prendere il vestiario necessario e tende per i volontari, i quali ne sono sprovvisti. Scarpe non abbiamo preso poiché mancavano. Ho proposto a S. E. il Generale di Korça di essere messo a Vostra disposizione, poiché i miei volontari conoscono abbastanza bene la regione di Pindo. In questo modo potevo servire molto meglio la causa della guerra. I volontari hanno 13 giorni sotto le sofferenze giornaliere della pioggia, del vento, della neve e del freddo, essendo sprovvisti di scarpe. A V. E. ho chiesto un permesso di riposo per la truppa, in modo che si potesse provvedere a vestirla ed equipaggiarla al completo. V. E. ha ordinato il riposo. La metà dei volontari è venuta qui e l'altra metà è rimasta ai cippi 12 e 13. Il sig. Colonnello ha proposto che tutti i volontari tornassero al cippo 12.

Eccellenza,

i volontari sono troppo stanchi e demoralizzati dalle sofferenze; perciò Vi pregherei se sarà possibile di ordinare che sia concesso loro un riposo per le ragioni sopraindicate e siano sostituiti dai volontari del quinto battaglione che si trova ai Bagni di Leskovik, quattro chilometri lontano di qui.

Eccellenza,

il sesto battaglione composto dai Kurveleshas si compone di circa un q!ntinaio di persone. Una forza di cento persone non può affrontare nemmeno un posto di guardia ed a maggior ragione non può sostenere una offensiva ed affrontare un nemico con

forze modemizzate ed in numero molto superiore. Perciò Vi prego se è possibile di ordinare dove è necessario che il mio battaglione sia aumentato di 400-500 persone Albanesi, dalle regioni di Kurveleshi o Skrapar e sia munito di tutti i mezzi necessari che la guerra di oggi richiede, come anche provvisto di viveri e vestiario. Perché nelle condizioni attuali non sarei in grado affatto di poter dare il mio contributo.

Eccellenza,

sono venuto volontario in un'età sorpassata da molto ed in condizioni fisiche non molto buone insieme al mio figlio. Il mio sacrificio è per un ideale e cioè per la Grandezza dell'Italia Imperiale Fascista e di conseguenza per la grandezza dell'Albania. Non chiedo né gradi nemmeno privilegi, ma ciò che sopra indicai. La mia devozione ed il mio coraggio entro tredici giorni è stato dimostrato e spero che il Maggiore Sassi Vi avrà rapportato ciò.

Eccellenza,

Vi prego di aver la bontà di completare le mancanze sopraindicate, poiché altrimenti non sarei in grado di continuare a fare il mio servizio che mi è stato incaricato e non potrei assumere una simile responsabilità.

(l) -Vedi D. 300. (2) -Vedi D. 276. (3) -Rispose Guarnaschelli con t. s.n.d. 41136/77 P.R. del 31 dicembre 1940, ore 23: «Autorizzasi concessione visto ingresso Regno Tevfik Shakir. Pregavi telegrafare data presumibile suo passaggio frontiera Postumia ». Gabbrielll comunicò il 22 gennaio 1941 con t. s.n.d. 2122/30: << Tevflk Shakir parte per Roma e conta di passare tra una decina di giorni frontiera Postumia donde proseguirà per Roma. Si presenterà ambasciatore Buti. Gailani mi fa conoscere predettosegretario del Mufti è incaricato di parlare anche in suo nome ». (4) -Vedi D. 354.
363

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 41680/2326 P. R. Berlino, 28 dicembre 1940, ore 14,45 (per. ore 15,10).

Vostro 1598 (1).

Con riferimento ultimo capoverso vostro telegramma predetto comunico che questo Consigliere Commerciale ha ieri segnalato Clodius opportunità far conoscere a.l più presto desiderio germanico per il 1941. Gli è stato risposto che in conseguenza necessità esame recente richiesta italiana materie prime i tedeschi interessati avevano dovuto differire il lavoro al riguardo già predisposto, assicurando però che si contava condurli termine entro prima decade gennaio in modo poter far conoscere elementi desiderati prima della prossima sessione dei due comitati governativi.

364

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 41756/493 P. R. Budapest, 28 dicembre 1940, ore 20,23 (per. ore 0,55 del 29).

Telegramma di V. E. n. 486 (2).

Presidente del Consiglio mi fa conoscere doversi trattare presumibilmente certa fornitura quaranticinque mila razzi illuminanti commessi dalla Grecia antecedentemente scoppio guerra.

Preciso che un accenno in un colloquio avuto fecemi stesso Ministro Affari Esteri ottobre scorso per dire che la fornitura era stata sospesa, si che ne mise al corrente anche R. Addetto Militare per il caso materiale predetto avesse potuto interessare nostro esercito.

Pagamento anticipato fornitura medesima in dollari è stato rimborsato giorni fa da questa Banca Nazionale.

Presidente del Cons:glio assicura che nessun'altra fornitura uso militare è stata trattata dalla Grecia con l'industria ungherese e nessuna autorizzazione neppure per indumenti di lana era stata richiesta dalla Croce Rossa ellenica. Egli conferma nessuna autorizzazione verrà mai data ai riguardo da questo Governo.

Non potendo peraltro escludere aperture che possano essere state eventualmente fatte da rappresentanti industria ungherese all'estero, prega comunque ragguagl;are per poter provvedere diffidarli.

(l) -Vedi D. 354. (2) -Vedi D. 344, nota l, p. 326.
365

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO (l)

T. S. N. D. 40930/239 P. R. Roma, 28 dicembre 1940, ore 22,30.

Mio telegramma n. 236 (2).

È venuto a vedermi questo Ambasciatore dei Soviet il quale mi ha comunicato che Governo russo è favorevole alla nostra proposta di trattative per un più stretto ravvicinamento sia sul terreno politico che su quello economico e che Governo russo propone che trattative stesse abbiano luogo a Mosca.

Recatevi pertanto subito dal signor Molotov al quale esprimerete il compiacimento del Duce per la risposta favorevole e per la celerità con cui t stata data la risposta e che il Duce considera di buon auspicio.

Vi metterete quindi a disposizione del signor Molotov per l'inizio dei negoziati che potrete condurre in massima sulle linee indicate nel mio telegramma di cui sopra.

Mentre lascio a Voi ampia latitudine per condurre il negoziato, al quale si attribuisce la maggiore importanza, Vi prego riferire al più presto su quanto è intendimento di codesto Governo di fare nonché Vostre eventuali indicazioni suggerimenti e proposte (3).

(l) -Ed. in M. ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pag. 85. (2) -Vedi D. 355. (3) -Rosso rispose con t. s.n.d. 41805/550 P.R. del 23 dicembre, ore 21,50: «Ho già sollecitato colloquio con Molotov e attendo risposta» e con successivo t. s.n.d. 41839/552 del 30, ore 13,30 comunicò: «Vedrò Molotov questa sera».
366

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6842/0425 R. Sofia, 28 dicembre 1940 (per. il 30).

Questo Ministro degli Esteri mi conferma che da parte greca si evita, evidentemente per non toccare scottanti questioni, qualsiasi diretto contatto con il Governo di Sofia. Così dall'inizio del conflitto italo-ellenico il mio collega greco qui residente si è recato soltanto due volte a trovare il signor Popoff mantenendo sempre la conversazione in termini generali.

Viceversa la Legazione di Grecia, in collegamento con quella britannica, continua sempre la diffusione altra volta da me segnalata, di bollettini roncati contenenti, oltre che i comunicati del Comando ellenico e del Comando della R.A.F., anche alcuni dei principali comunicati lanciati dalla Agenzia di Atene.

La Radio di Atene, infine, continua nelle sue emissioni in lingua bulgara che tecnicamente, sia per la dizione della lingua sia per l'ora nella quale avvengono, sono buone. Ma tutto ciò non appare avere alcuna conseguenza sullo spirito bulgaro, dato che il sorgere di una qualsiasi forma di simpatia tra Grecia e Bulgaria sembra per la verità, per tanti motivi, estremamente difficile.

367

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 6829/2329 R. Berlino, 29 dicembre 1940, ore 15.

Segreto per S. E. il Ministro.

Ho ricevuto in visita di dovere nuovo Ambasciatore dell'U.R.S.S. Decanosov che, come egli stesso ha tenuto far rilevare, mantiene sua carica Vice Commissario Affari Esteri. Mi è sembrato persona di rilievo e capace con idee chiare e precise.

Ho profittato occasione per ingranarlo secondo le istruzioni di V. E. (1), nell'attività tendente ad un sempre più favorevole sviluppo rapporti italo-russi.

Decanosov si è mostrato d'accordo con me quando, nel corso della conversazione gli ho detto che, a parte fondamentale differenza dei due regimi politici, sarebbe opportuno addivenire ad uno sviluppo rapporti nel campo cinematografico e arrtistico, mediante scambio di film documentari esecuzione di musica ecc. (a Mosca è stato recentemente rappresentata Walkirie di Wagner). Accordi in proposito dovrebbero essere naturalmente regolati direttamente da Roma e Mosca.

Ho aggiunto che analoga intensificazione rapporti dovrebbe avvenire anche nel campo fabbisogno commerciale. Decanosov anche su questo punto ha manifestato in linea di principio sua adesione.

Decanosov mi ha chiesto notizie situazione militare che ho sommariamente e opportunamente illustrata.

Avendo fatto osservare che nel momento attuale è sola Italia sostenere urto forze armate Impero Britannico, ma che momento voluto Germania interverrà direttamente col peso possente esercito in Inghilterra od altrove, Decanosov ha manifestato particolare attenzione e vivissimo interesse mie parole, cui ha dato interpretazione di attiva coUaborazione militare fra Potenze Asse (ambienti giornalistici e diplomatici Berlino si è al corrente di forti concentramenti truppe germaniche in Romania e invio reparti aviazione tedesca in Italia). Decanosov mi ha rivolto altre domande circa possibilità di attacco su altro fronte facendo particolare riferimento al Generale de Gaulle e alla sua attività.

Ho preferito sorvolare su questo argomento dicendogli che avremmo ripreso il discorso aHorquando sarei andato restituirgli visita. Ritengo che conversazione durata precisamente un'ora e mezza, abbia avuto utili risultati ai fini generali dei rapporti fra i due Paesi.

(l) Vedi D. 301.

368

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 6831/2331 R. Berlino, 29 dicembre 1940, ore 19,45.

Per il Ministro Ciano.

Ribbentrop mi ha oggi pregato di passare d'urgenza da lui per chiedermi se fossi al corrente di una recente forte pressione delle truppe greche in direzione Valona. Ho risposto non avevo notizie al riguardo e che anzi, richiamandomi alle ultime comunicazioni avute da V. E., consideravo la linea stabilizzata.

Ribbentrop mi ha chiesto se potevo chiarire portata informazione pervenuta da Mackensen, al quale V. E. avrebbe riferito come elemento tranquillizzante della situazione che ogni giorno viene sbarcata in Albania una media di soldati da 8.000 a 10.000. Ciò, secondo Ribbentrop, avrebbe dato possibilità aver già concentrato un forte contingente truppe tale da poter validamente resistere ogni attacco. Ma egli calcolando che con apparecchi tedeschi possono essere trasportati 500 soldati al giorno più una piccola aliquota trasportata con apparecchi italiani, mi ha domandato se ritenevo possibile così forte quotidiano trasporto truppe per via mare.

Egli pensa che vi sia stato un errore di trasmissione, mette sopratutto ciò in relazione alla preoccupazione che qui si ha negli alti ambienti militari circa forte minaccia su Valona.

Ribbentrop, illustrandomi solito argomento, mi ha ripetuto ancora una volta estrema importanza che qui si attribuisce, dal punto di vista militare e politico, al mantenimento attuale linea e mi ha vivamente pregato di dargli al più presto possibile notizie al riguardo, sinceramente augurando che, come gli ho assicurato, siano buone.

Ritengo necessario ed urgente poter confermare o chiarire quantitativo truppe quotidianamente trasportate e nostra situazione sul fronte Valona (1).

369

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 29 dicembre 1940.

Negoziati itala-tedeschi-russo-romeni per la navigazione marittima del Danubio (dal mare a Braila).

Il Comm. Silenzi, di ritorno da Bucarest, ha confermato che l'atteggiamento dell'URSS si mantiene intransigente. Da parte tedesca, d'accordo col Delegato italiano, si sono fatti vari tentativi per trovare una soluzione conciliativa, ma essi si sono urtati contro l'intransigenza russa.

Dalla fine della grande guerra i russi non partecipavano più alla regolamentazione e al controllo della navigazione marittima del Danubio. Ora essi domandano non soltanto di partecipare a tale regolamentazione e controllo (ciò che Italia e Germania hanno ammesso senz'altro); ma vogliono anche praticamente l'esclusione dell'Italia e della Germania, riservando all'URSS e alla Romania tutto quanto riguarda il Danubio marittimo. Essi domandano altresì che, pel braccio di Chilia, che occupano ormai interamente (nonostante che per la cessione della Bessarabia, essi dovrebbero occupare soltanto la riva sinistra) la Russia sia praticamente sola a disciplinare la navigazione. Per i due restanti bracci, di Sulina e di San Giorgio, la competenza dovrebbe invece essere russa e romena. La Russia domanda infine di poter fare passare sul Danubio i propri bastimenti da guerra.

L'atteggiamento della Russia è evidentemente inteso a controbattere l'azione tedesca in Romania, e ad impiantarsi in certo senso essa pure sul territorio romeno (richiesta di far passare i propri bastimenti da guerra). L'azione dell'URSS rientra così nel suo tradizionale programma di controllo del Mar Nero e della discesa agli Stretti, e si ricollega all'azione che l'URSS svolge in Bulgaria (offerta di un Patto di garanzia etc.).

La Germania -pur decisa a non rompere -e cercando anzi di trovare una formula di conciliazione, appare però ferma nella determinazione di non accettare nessuna soluzione che non consenta che l'Italia e la Germania par

28 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

tecipino pure alla regolamentazione e al controllo della navigazione marittima del Danubio. È inoltre assolutamente contraria all'ammissione dei bastimenti russi.

Il Danubio costituisce per la Germania (a parte altri più vasti aspetti della questione) la via per i rifornimenti, non solo dall'URSS, ma anche per i rifornimenti dagli altri Stati rivieraschi del Mar Nero o che al Mar Nero fanno capo; e tale via di comunicazione è tanto più importante ora, che la via degli Stretti è praticamente chiusa.

I negoziati saranno ripresi a Bucarest nella seconda quindicina di gennaio.

Si allega il testo della dichiarazione con la quale la Delegazione dell'URSS precisa il proprio atteggiamento intransigente dinanzi alle formule conciliative proposte dall'Italia e dalla Germania (1).

(l) Non si è rintracciata la comunicazione di Ciano al riguardo alla quale Alfieri rispose con t. s.n.d. per telescr. 41865/2334 P.R. del 31 dicembre, ore 0,20, quanto segue: «Ho fatto subito note comunicazioni esplicative a Ribbentrop, il quale ha manifestato di vivamente apprezzarle ».

370

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4459/1802. Lisbona, 29 dicembre 1940 (per. il 7 gennaio 1941).

Il Governo della Repubblica è sempre più conscio dell'impazienza che il linguaggio di questa stampa e certi atteggiamenti di parte dell'opinione pubblica cominciano a svegliare in Spagna. Al Ministero degli Esteri si parla -sebbene con timidezza -d'ingratitudine; la stampa ufficiosa o vicina al Governo tenta di mitigare H malumore coprendo di fiori il vicino paese ed il suo governo. Ma il gesto chiarificatore nessuno può facilmente trovarlo.

La situazione del Portogallo è complessa e delicatissima.

Nazione continentale e impero transoceanico, corpo politico composto di due parti le quali reciprocamente si condizionano e storicamente si giustificano, ma 1 cui interessi permanenti corrono in sensi diversi, il Portogallo cerca l'equilibrio e la conservazione dello status quo in un mondo che rapidamente si rinnova.

L'Impero Coloniale non è infatti che un «enclave» dell'Impero britannico. Ogni sua parte sente la pressione del vicino, ed è costretta a sottomettersi a lui per la necessità della vita quotidiana. Tra l'Impero e la Metropoli naviga la flotta britannica armata con tutti gli ordigni della guerra economica (censura, navicert, contingentamenti delle esportazioni e delle importazioni, spionaggio organizzato ecc.). La Metropoli a sua volta sente la pressione di un altro vicino, tendenzialmente allineato con le potenze dell'Asse, avverte le sue impazienze, delle quali non disconosce la fondatezza, ma ne teme il dinamismo espansivo e al contempo non ha la forza di placarlo correndo rischi per l'Impero, con la perdita del quale si ridurrebbe ad essere una e non la più ricca di tutte le provincie iberiche.

(ll Non pubblicato.

Tra queste necessità contrastanti Governo e Paese debbono vivere. La confusione nell'opinione pubblica rispecchia tale condizione di cose. Tutte le tendenze sono in essa rappresentate. Gli interessi creati nel corso di due secoli di alleanza britannica sono cospicui ed evidenti nella capitale ed ancor di più ad Oporto, ma anche i tre anni di guerra in Spagna e la collaborazione con gli Stati autoritari non sono passati senza lasciar traccia. Tra i due estremi vivono la massa rurale, sospettosa dello Spagnuolo ed indifferente al mondo esteriore, la borghesia di città, imbevuta d'ideologie francesi, plasmata nel corso di mezzo secolo dalla Massoneria e ad essa ancora ligia.

Su questo fondo umano il Governo deve appoggiare la sua politica, con una simile materia deve forgiarla -materia troppo debole per dare impeto, abbastanza pesante però per rallentare e ritardare. Di qui la lentezza e l'esitazione in tanti atti del signor Salazar, la sua tendenza a rimandare la soluzione dei problemi, la sua timidezza nei confronti della stampa, la sua ricerca affannosa e qualche volta patetica dell'equilibrio e del compromesso a qualunque prezzo.

Sono convinto che nel pensiero politico del signor Salazar non domina alcuna «filia » o inclinazione sentimentale. Egli è il tipico piccolo borghese della Beira Alta, di un paese di colline, lontano dal mare, chiuso al mondo esteriore, ben coltivato -civilissimo; il suo nazionalismo, come le ammirevoli culture della sua regione, riposa sopra un potenziamento di energie interiori e non su mode od imitazioni straniere. Non ha mai varcato la frontiera, ha cominciato a parlare e leggere il francese dodici anni or sono, ignora l'inglese e il tedesco. Nessuna influenza straniera può facilmente raggiungerlo o dominarlo. Meno di tutte quella inglese. Salazar vede la storica alleanza come la vedevano i maestri che hanno formato il suo pensiero: come un rapporto di vassallaggio che conservava il paese cloroformizzandolo e ne impediva il sano sviluppo economico e politico. Suo grande merito rimarrà di aver per primo -dopo tre secoli-modificato tale rapporto. Salazar è convinto che l'Inghilterra non può vincere questa guerra; non desidera, del resto, in alcun modo la vittoria dell'alleata, perché sa che tale vittoria porrebbe un rapido termine all'ordine nuovo che egli va costruendo, sveglierebbe le dormienti forze massoniche e farebbe tornare quel caos democratico che in passato tanto favoriva gli interessi britannici. La sua ideologia -autoritaria e corporativa -allontana pertanto il signor Salazar dall'Inghilterra senza avvicinarlo alle Potenze dell'Asse. Ragioni d'o,rdine intellettuale gli impediscono di comprendere il rinascimento nazional-socialista. Pera,Itro egli sente potentemente il fascino della persona del Duce e si mostra molto recettivo alla dottrina ed alle realizzazioni del Fascismo; la nostra lotta per la libertà del Mediterraneo trovava, almeno sino a qualche tempo fa, la sua comprensione, ma -e ciò è stato messo in luce da recenti sondaggi tedeschi -egli non appare in alcun modo compreso dell'opportunità di preparare un altro indirizzo della politica portoghese mediante una più intima collaborazione con le potenze dell'Asse. Anche per quanto riguarda la stampa, piuttosto che intervenire direttamente, egli preferirebbe che Germania, Italia e Spagna seguissero l'esempio dell'Inghilterra e agissero per conto loro trovando o creandosi organi e portavoce.

La sua politica pertanto rappresenta una posizione equidistante dai belligeranti, riposa sulla convinzione (o sul desiderio) che il conflitto terminerà soltanto con un compromesso e mira a creare intorno al Portogallo una zona ed una riserva di pace. Questo è il senso della collaborazione politica iniziata con la Spagna nel quadro del recente patto. Al servizio di tale politica, il signor Salazar è divenuto un instancabile apostolo del compromesso generale a qualunque costo, ne parla ad ogni visitatore straniero, ne intrattiene e, a lungo, i Capi Missione qui accreditati, di esso sono riempite colonne dell'ufficioso Diario da Manhà. Il desiderio, padre del pensiero, muove il signor Salazar e la sua politica è leale, franca, logica ed onesta. Ad essa si può muovere una sola abbiezione, che cioè s'impernia sulla convinzione che la diplomazia, e non le armi, porrà fine al conflitto. La vittoria militare delle potenze dell'Asse troverà il signor Salazar assolutamente impreparato. È da prevedere che allora si porrà la questione portoghese nel quadro del nuovo assetto della penisola iberica. In che modo tale questione potrà incidere sui nostri interessi?

Certamente, un Portogallo -sinceramente orientato verso di noi, centro di un Impero Coloniale ricco di materie prime -potrebbe essere un amico utile e desiderabile. Non cosi però un Portogallo, dove sopravvivono -sempre pronte a divampare -tendenze ideologiche ed interessi politici che sono vestigie di tempi superati.

Forse è vicina l'ora X, indicata dagli avvenimenti militari, in cui si potrà utilmente intrattenere di ciò il signor Salazar.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI E AI MINISTRI A BUDAPEST, TALAMO, A BUCAREST, GHIGI, A SOFIA, MAGISTRATI E A BELGRADO, MAMELI

T. PER CORRIERE 40987/C. P.R. Roma, 30 dicembre 1940, ore 8.

R. Ambasciata a Mosca telegrafa che l'accordo tedesco-sovietico per scambi commerciali concluso fin dal 20 corr. non è stato ancora firmato. Il ritardo della firma e del suo annunz:o ufficiale ha fatto nascere qualche voce circa difficoltà di carattere politico. Questa Ambasciata Germania interpellata in proposito ha smentito categoricamente ogni interpretazione del genere. Evidentemente ritardo è dovuto -a dire di detta Ambasciata -soltanto a ragioni tecniche inerenti alla necessità di collaudare a Berlino documenti molto voluminosi giunti colà alla vigilia delle feste natalizie, nonché a desiderio di firma·re accordo commerciale contemporaneamente all'accordo per la liquidazione delle questioni baltiche che sono intrattazione tuttora.

La R. Ambasciata a Berlino è pregata di telegrafare quanto risulta ad essa al riguardo (1).

(l) Per la risposta di Alteri, nd.l D. 3g11,

372

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6865/1181 R. Washington, 30 dicembre 1940, ore 21,15 (per. ore 20 del 31).

Discorso radio diffuso pronunciato iersera da Presidente Roosevelt e che stampa evidentemente intonata aveva preannunziato in modo sensazionale, è stato una demagogica manifestazione del violento spirito settario che anima il Presidente contro «paesi totalitari».

Ne riassumo qui di seguito passaggi principali. l) Avendo Asse proclamato che non può esservi possibilità di pace fra concezione totalitaria e concezione democratica S.U.A. non hanno diritto o motivo di incoraggiare conversazioni pace anche in vista presente favorevole situazione militare britannica.

2) Crollo britannico farebbe cadere Europa Asia Africa e Australia terre dominazione Asse e S.U.A. per sopravvivere sarebbero costretti trasformarsi permanentemente in potenza militaristica su base economica di guerra perché sviluppo e rapidità mezzi offensiva ha raccorciato distanze fra due emisferi e Germania potrebbe giungere anche occupare qualche paese Sud America col pretesto proteggere traffico commerciale germanico aggressione S.U.A.

3) Emissari segreti dell'Asse sono all'opera tanto negli S.U.A. quanto nei paesi vicini per creare dissensi e lotte interne.

4) «Pace negoziata>> con l'Asse è inconcepibile perché esperienza passata prova chiaramente che prezzo di essa sarebbe resa totale Gran Bretagna e che « persino popolo italiano, costretto divenire complice dei nazisti, non sa quanto presto ormai riceverà amplesso mortale da suo alleato».

5) «Nuovo ordine» non rappresenta che peggior forma tirannia concepibile diretta a rendere schiava umanità.

6) Qualsiasi politica presenta rischio per S.U.A. e per 'la loro pace ma quella seguita attualmente involve rischio minore e maggiori spemnze di pace per l'avvenire.

7) Pur non essendovi alcuna intenzione inviare fuori del paese corpo di spedizione, S.U.A. debbono fornire a Gran Bretagna tutti i mezzi bellici di cui occorra, in quantità sufficienti e quanto più rapidamente possibile, cosicché industriali e lavoratori dovranno compiere sforzo più poderoso di cui siasi capaci per trasformare S.U.A. in arsenale democrazia, lavorando senza interruzione e non esitando ove occorra a sacrificare produzioni non essenziali ai fini della guerra perché attuale emergenza è aUrettanto grave quanto guerra stessa e non è quindi possibile preoccuparsi ripercussioni economiche nel futuro.

8) «Nessun dittatore o combinazione di dittatori potrà affievolire determinazione S.U.A. soccorrere Gran Bretagna qualunque sia la minaccia che possa essere contenuta nella natura di tale determinazione».

Discorso Presidente ha avuto due principali obiettivi e cioè quella di confermare precisa volontà del Governo di dare all'Inghilterra massimo possibile aiuto con tutta l'urgenza che la situazione richiede e quella di preparare psicologicamente questa opinione pubblica al varo del vastissimo programma di spese militari (10 miliardi di dollari) previste per il prossimo esercizio. Roosevelt infatti, rispondendo ad invito rivoltogli in una petizione firmata da 172 «preminenti americani>>, ha infatti fatto una descrizione apocalitica delle conseguenze che crollo britannico avrebbe a suo avviso per S.U.A. e proclamando certezza vittoria britannica, ha impegnato Governo a compiere tutto quanto sia in suo potere per contribuire alla sconfitta dell'Asse.

Discorso rappresenta pure risposta agli isolazionisti che quantunque in favore della politica degli aiuti, vorrebbero tale politica effettivamente contenuta in modo da non costituire pericoli di guerra per gli S.U.A. nonché tentativo stroncare tendenza, venuta amorando negli scorsi giorni anche in Senato, in favore di una iniziativa per una pace negoziata.

Interessante notare come Presidente abbia fatto chiaramente riferimento al «rischio» di guerra che gli S.U.A. corrono inevitabilmente nelle attuali contingenze e come, trattando della politica di aiuti all'Inghilterra, egli non si sia più richiamato alla solita forma «con esclusione della guerra » che dall'insieme del suo discorso (che suona come una dichiarazione di stato morale di guerra) egli sembra ormai volere sostituire col concetto, non ancora apertamente formulato, «anche a costo della guerra».

373

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 6850/2332 R. Berlino, 31 dicembre 1940, ore 0,15.

Per il Ministro Ciano.

Generale Favagrossa ha continuato oggi conversazioni con Maresciallo Keitel ed esperti tedeschi (1).

Dimcoltà vengono affrontate in un'atmosfera amicizia e comprensione.

Sui risultati non è possibile pronunciarsi anche in considerazione problema

trasporti, che ha importanza fondamentale per soddisfacimento nostra richiesta.

Un alto umciale tedesco si recherà espressamente dal Ffihrer sottoporre

questione inerente al concorso di truppe.

Per quanto concerne fornitura armi è stato offerto, per la quasi totalità, soltanto materiale preda bellica, parte del quale non moderno. Generale Fautilli ritiene necessario sottoporre detto materiale ad esame prima di prendere delle decisioni (1).

(l) In un primo telegramma del 29 (t. s.n.d. per telescr. 41771/2330 P.R.) Alfieri aveva riferito quanto segue: «Ho ricevuto personalmente Generale Favagrossa alla stazione dove erano convenuti alti ufficiali tedeschi con a capo il Generale Jodl e il Ministro Clodius. Oggi stesso Generale Favagrossa si incontrerà con esperti tedeschi. Ho avuto una preliminare riunione con lui e con l suoi collaboratori, riunione alla quale ho fatto presenziare analoghi addetti militari e il consigliere commerciale. Cl siamo trovati perfettamente d'accordo sulle varie questioni e sulla necessità di perfezionare il necessario coordinamento di tutta la materia da trattare».

374

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. PER TELESCR. 6855/2333 R. Berlino, 31 dicembre 1940, ore 1,10.

Personale Eccellenza Ciano.

Per Tua conoscenza e per quell'uso che crederai di farne tieni presente che un ulteriore rifiuto all'offerta tedesca, rinnovata oggi in sede militare, di inviare contingenti di truppe in Albania, ci metterebbe, anche sotto il punto di vista politico, in una condizione particolarmente delicata, qualora non fossimo in seguito in grado tenere la linea attuale e ristabilire poi la situazione (2).

375

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S. N. D. 6861/553-554-555-556 R. Mosca, 31 dicembre 1940, ore 4,02 (per. ore 16,20).

quelle di carattere politico, riservandosi di toccare in seguito questione commerciale.

In primo luogo si è richiamato alla dichiarazione fatta il 25 giugno (miei telegrammi nn. 306 e seguenti) (l) per chiedere quali risposte potevo comunicare circa punti sollevat:l e proposte presentate allora dal Governo sovietico.

Ho osservato che dopo quella data erano sopravvenuti vari avvenimenti i quali avevano modificato situazione internazionale, e che alcuni dei punti del suo memorandum erano ormai sorpassati. Molotov ne ha convenuto per parte riguardante rivendicazioni Bulgaria e Ungheria verso Romania.

Ha rilevato però che con dichiarazione del 25 giugno Governo sovietico aveva proposto intesa fra l'Italia, la Germania e l'U.RS.S. per regolare di comune accordo altre questioni riguardanti Romania. Su queste proposte l'Italia non si era mai pronunciata.

Gli ho chiesto a quali questioni e proposte sovietiche avesse voluto alludere e Molotov ha risposto: zona petrolifera romena e navigazione del Danubio.

A questo punto Molotov ha portato in discussione garanzia tedesco-italiana alla Romania, non nascondendo senso di amarezza e risentimento per il fatto che alla proposta collaborazione, due Potenze dell'Asse abbiano risposto con atto, che il Governo sov1etico interpreta e può soltanto interpretare come diretto contro U.RS.S. Mi sono sforzato di smentire tale interpretazione osservando che dopo sacrifici imposti alla Romania, due Potenze autrici dell'arbitrato di Vienna dovevano dare a quel Paese un certo appoggio morale mediante garanzia territoriale, che se mai era diretta piuttosto contro Ungheria e Bulgaria, anziché contro U.RS.S., in quanto quest'ultima, dopo annessione della Bessarabia e Bucovina settentrionale, aveva dichiarato di non aver altre rivendicazioni territoriali.

Molotov non se ne è mostrato persuaso e mi ha pregato di ottenere da

V. E. risposta seguente questione quesito: «quale è vero senso e reale portata della garanzia itala-tedesca alla Romania?».

U.R.S.S. è diventata potenza danubiana. Romania non sembra voler rendersi conto della nuova situazione e si oppone alla soluzione logica del problema relativo al controllo ed all'amministrazione del Danubio marittimo che Delegazione sovietica ha proposto alla conferenza Bucarest. Più della Romania, Governo sovietico si stupisce dell'atteggiamento dei delegati tedeschi ed italiani che appoggiano tesi romena.

Molotov a questo punto ha ricordato che, per inequivocabili opportunità politiche, URSS aveva accettato inclusione dell'Italia sebbene Stato non rivlerasco. Subito dopo ha aggiunto sperare che proposta sovietica finora respinta sarà accettata quando conferenza si riunirà nuovamente 20 gennaio prossimo. Mi ha dichiarato formalmente che URSS non accetterà mai soluzione romena.

Dall'intero esposto di Molotov è apparso evidente che egli intende introdurre nel nostro negoziato questione dell'atteggiamento italiano aUa conferenza danubiana.

Anche su questo punto mi ha chiesto far conoscere intenzioni del R. Governo.

Discussione è passata poi sulla formula di V. E. circa preminenza italiana nel Mediterraneo e preminenza sovietica nel Mar Nero. Molotov mi ha chiesto quale significato intendiamo dare a tale frase.

Gli ho fatto notare che formula di V. E. riproduceva sostanzialmente quella delle sue dichiarazioni del 25 giugno. Senso generale appariva ovvio. Circa applicazione pratica ritenevo che per discutere problema occorreva che ciascuna parte precisasse propri interessi ed es'genze. Gli ho pertanto chiesto quali erano problemi che URSS aveva nel Mar Nero e come intendeva risolvere.

Molotov ha posto sul tappeto questione degli Stretti. Risalendo alla guerra di Crimea e venuto poi alla aggressione inglese contro URSS nel 1918 ed a quella francese nel 1919 (durante intervento straniero per appoggiare Russia bianca) Molotov ha notato che regime attuale degli Stretti non protegge sicurezza dell'URSS nel Mar Nero. Ha rilevato che potenza che minaccia è sempre Inghilterra, con la quale Turchia ha legami di alleanza. Basi inglesi nel Mediterraneo Orientale sono sempre molto forti e stanno oggi rafforzandosi coll'impiego delle coste greche e di Creta. Non solo Italia ma neppure URSS può ignorare problema rappresentato dalla forza navale in quel settore.

Per ora Molotov non ha voluto dire estremi soluzione pratica Governo sovietico abbia in mente. Ha soltanto fatto ripetutamente allusione alla comunanza di interessi italiani e sovietici nel problema ed ha finito pregandomi ottenere da V. E. risposta al quesito seguente: «Comprende Italia interesse dell'URSS per gli Stretti, in relazione al problema della sicurezza sovietica nel Mar Nero?».

Gli ho risposto che su questo punto non avevo ricevuto informazioni da Roma ma che evidentemente V. E. ha inteso dire che l'Italia pur essendo Potenza particolarmente interessata nei Balcani non pretendeva esercitare influenza esclusiva e che pertanto si rendeva conto che anche l'URSS aveva in quel settore propri interessi. Quanto ad Asia senso delle parole di V. E. era altrettanto ovvio e spettava se mai a Molotov precisare quali erano specifici interessi asiatici dell'URSS.

Molotov ha finalmente mostrato di non rendersi conto della ragione per cui nella comunicazione fatta all'Ambasciatore sovietico V. E. aveva dichiarato che l'Italia è pronta a riconoscere formalmente «nuove frontiere Romania raggiunte daU'URSS ». In tono scherzevole egli ha chiesto se per avventura Italia non vedeva ostacoli o difficoltà per riconoscimento visto che nuove frontiere sovietiche ad Est erano state fissate in un Protocollo firmato dalla Germania che è alleata dell'Italia mentre quelle con Finlandia e Romania erano state già accettate dagli Stati direttamente interessati.

Ho risposto facendo rilevare che riconoscimento ufficiale di nuovi confini era sempre atto amichevole per i Paesi che hanno ottenuto ingrandimenti territoriali tanto vero che i Paesi animati da sentimenti poco cordiali fanno

spesso attendere proprio riconoscimento. Molotov doveva quindi vedere nella dichiarazione di V. E. manifestazione di intenzioni amichevoli.

Gradirei ugualmente conoscere come dovrò regolarmi con questa Ambasciata di Germania quando in qualche modo essa apprenderà miei colloqui con Molotov.

In proposito ricordo che specialmente negli ultimi tempi mio collega germanico si è mostrato spesso reticente nel riferirmi circa sue trattative politiche con Governo sovietico, col pretesto che von Ribbentrop desiderava mettere al corrente personalmente V. E. Mi interessa sapere se debba mantenere con Schulenburg stretto riserbo oppure fornirgli informazioni ed in quale misura (2).

(553) Mio telegramma n. 552 (3). Primo colloquio con Molotov durante oltre due ore è stato molto serrato. Ho incominciato esprimendo compiacimento del Duce per pronta risposta sovietica che Duce ha considerato di buon augurio. Ho poi dichiarato che mi mettevo a disposizione del Presidente per iniziare immediatamente dei negoziati e gli ho ripetuto punti che il Governo Fascista ha suggerito come basi di discussioni (primi 4 paragrafi del telegramma di V. E. n. 236) (4). Ho infine pregato Molotov di far conoscere suo pensiero nonché eventuali proposte e suggerimenti. Molotov ha ringraziato per espressioni del Duce dicendo che ne condivideva soddisfazione e fiducia in una rapida e favorevole conclusione delle trattative. Subito dopo mi ha posto serie di domande, premettendo che incominciava con

(l) -Il presente documento reca 11 visto di Mussollnl. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussollnl. (3) -Vedi D. 365, nota 3. (4) -Vedi D. 355.

(554) Molotov ha poi abbordato questione della navigazione Danubio facendo cronistoria degli ultimi avvenimenti. Ha rilevato che dopo annessione Bessarabia

(l) Vedi serie IX, vol. V. D. 104.

(555) Molotov mi ha chiesto poi se potevo spiegare con prec1s1one significato e portata delle parole di V. E. quando nella conversazione del 26 corrente (l) ha detto all'Ambasciatore dell'URSS che Italia era pronta riconoscere interessi balcanici dell'URSS e interessi sovietici in Asia.

(l) Vedi D 355.

(556) Mentre mi riservo comunicare con ulteriore telegramma (l) mie impressioni e osservazioni su odierno colloquio con Molotov prego V. E. telegrafarmi per mio orientamento e opportuna norma se Governo germanico è al corrente della ripresa delle nostre conversazioni politiche con Governo sovietico.

376

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6862/2335 R. Berlino, 31 dicembre 1940, ore 18,30.

Per Eccellenza Ciano.

Il generale Favagrossa ha stamane proseguito (3) le sue conversazioni con gli esperti tedeschi. Tali conversazioni sono state poi sospese a causa della ricorrenza del Capo d'Anno che non conosce qui eccezioni e saranno riprese giovedì mattina. Col Maresciallo Keitel, che con i suoi più alti collaboratori ed i rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri, è stato oggi a colazione all'Ambasciata ci siamo scambiati sentite e calorose affermazioni di solidarietà e di sicurezza nella Vittoria delle Potenze dell'Asse.

Nelle conversazioni svoltesi dopo la colazione il gen. Jodl ha detto fra l'altro che pur non essendo possibile prevedere esattamente quando finirà la guerra, si può però presumere che essa durerà fino prossimo settembre (4).

377

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. R. S. N. D. 6886/712 R. Sofia, 31 dicembre 1940, ore 19 (per. ore... del 1° gennaio 1941).

Domani questo Presidente del Consiglio Filoff che come è noto esce ora da malattia partirà Vienna per consultarvi medico. Da Vienna sempre accom

(-4) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

pagnato da questo Ministro Germania si recherà a Salisburgo per incontrarsi con von Ribbentrop. Ignorasi per adesso se sarà ricevuto da Hitler. Per ora non è previsto un comunicato in merito.

Mio collega tedesco nell'accennarmi a tale viaggio se ne è mostrato particolarmente lieto perché in tema di tripartito Filoff è in Germania considerato elemento a tendenza maggiormente favorevole ad una adesione Bulgaria che non il Ministro degli Affari Esteri.

(l) -Vedi D. 378. (2) -Per la risposta di Ciano vedi D. 406. (3) -Vedi D. 373.
378

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. RR. S. N. D. 6870/557-558 R. Mosca, 31 dicembre 1940, ore 21,06 (per. ore 8,35 del 1° gennaio 1941).

Riassumo impressioni riportate da colloquio con Molotov.
l. -Governo sovietico sembra sinceramente desideroso di raggiungere intesa politica con l'Italia. Non si contenterà però di accordo espresso in termini generali e che non abbia contenuto concreto e positivo.

Pertanto non credo bastino semplice aggiornamento del Patto del 1933 né dichiarazioni di buona volontà di collaborare e constatazione della inesistenza di ragioni di contrasto. È chiaro che Molotov intende impostare negoziati sulla base del do ut des e che cercherà ottenere da noi impegni concreti su determinate questioni.

2. -Persiste sempre malumore per mancato seguito da noi dato alle conversazioni dell'agosto u.s. aperte per nostra iniziativa. È evidente che Molotov attende vedere se neHa presente occasione intendiamo andare a fondo. 3. -Quando si è lamentato del modo di agire dell'Asse nelle questioni romene ho avuto sensazione che Molotov volesse più che altro far sentire proprio risentimento contro Germania e che nel menzionare regioni del petrolio della Romania egli pensasse a controllo militare tedesco di quelle regioni. 4. -È apparso evidente dalla lunga esposizone fatta sul problema della navigazione danubiana che U.R.S.S. intende sollecitare Italia a modificare propria attitudine abbandonando appoggio della tesi romena per favorire tesi sovietica. 5. -È indubbio che punto capitale del programma sovietico è rappresentato da problema degli Stretti.

Nell'insistenza con cui Molotov ha parlato dell'Inghilterra come avversaria comune e delle forze navali inglesi come comune pericolo si può intravedere piano di ottenere appoggio italiano per risolvere problema in senso conforme agli interessi russi.

Molotov finora si è astenuto dall'avanzare proposte ed indicare possibili modalità ed è verosimile che non lo farà se non in uno stadio più avanzato dei negoziati e dopo essersi reso chiaramente conto dell'attitudine italiana. Questione degli Stretti costituirà comunque a mio avviso fulcro delle trattative.

Ciò premesso mi permetto di attirare attenzione sul fatto che negoziato che V. E. mi ha fatto onore di affidare sembra destinato svilupparsi con forme di mercanteggiamento molto serrato e che tutte le principali questioni dovranno essere approfondite.

Successo delle trattative dipenderà in definitiva dalle decisioni che R. Governo adotterà in merito a problemi che toccano direttive fondamentali della nostra politica generale.

Aggiungo che dati i precedenti del giugno scorso, carattere sospettoso e suscettibilità questi dirigenti e loro politica freddamente realista, sistema migliore da seguire (sempre quando alla luce di quanto è emerso in questo primo colloquio R. Governo continui giudicare conveniente giungere ad un accordo) sarà quello di rispondere prontamente nonché in modo chiaro e quanto più possibile esauriente alle domande fatte da Molotov per conoscere nostra posizione e nostra intenzione sui diversi problemi sollevati. Entro tempo stesso converrà enunciare apertamente nostre esigenze e porre fin dal principio nostre condizioni.

Prego perciò telegrafarmi al più presto istruzioni e fornire elementi circa risposta da dare ai quesiti posti nettamente da Molotov circa punti seguenti:

l. garanzia alla Romania;

2. -nostra attitudine nel problema del Danubio; 3. -questione degli Stretti in relazione alla sicurezza russa nel Mar Nero.

Mi sarà pure utile ogni maggiore informazione e direttive circa tutti gli altri argomenti toccati nel colloquio di ieri.

In modo analogo si tratta oggi per noi di pesare se e quale prezzo convenga pagare per ottenere contropartite politiche che V. E. certamente ha già valutate nonché vantaggi commerciali che debbono supporsi siano da noi contemplati. Per questi ultimi mi sarebbe utile ricevere fin da ora necessarie indicazioni anche per poter controllare se economia sovietica sarebbe oggi in grado soddisfare nostre domande (1).

(557) -Miei telegrammi n. 553 e seguenti (2). (l) -Ed. in M. ToscANo, Unu mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, clt., pp. 93-95. (2) -Vedi D. 375.

(558) Concludo con una considerazione di ordine generale: nel 1939 per ottenere concreti vantaggi politici e commerciali Germania ha dovuto pagare prezzo esatto dall'URSS e cioè abbandono delle sue posizioni politiche e demografiche negli Stati Baltici (che erano state frutto di una lenta laboriosa penetrazione secolare) nonché porzione importante dei territori polacchi comprese risorse petrolio della Galizia.

(l) Vedi D. 488.

379

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 6877/0394 R. Tirana, 31 dicembre 1940 (per. il 1° gennaio 1941).

Ho convocato i tre senatori del Regno Verlaci, Marka Gjoni e Mustafà Kruja che sono esponenti delle maggiori correnti dell'opinione pubblica.

Ho con essi e con il Generale Agostinucci esaminato la situazione interna del Paese. I tre senatori, che concordano nel considerarla buona nel suo complesso, hanno esposto suggerimenti ed idee specie in materia di polizia ispirate alla loro conoscenza del Paese.

È stata in particolare esaminata la situazione del Dibrano e del Mati, regioni tradizionalmente legate alla famiglia di Zog, in vista dei provvedimenti da prendere nell'ipotesi che qualche capo fuoruscito riuscisse ad infiltrarsi.

La popolazione di questa zona, nella quale la famiglia di Zog aveva costituito una vasta clientela, si mantiene tranquilla, ma dà in complesso l'impressione di non essere ancora riuscita a staccarsi del tutto da un passato, che le assicurava un'esistenza parassitaria, a danno delle popolazioni delle altre provincie e dell'interesse generale del Paese. Non mancano tuttavia segni di risveglio e forse di reazione allo stato d'animo dominante, che potrebbe spiegarsi col timore che anche da lontano incutono i vecchi padroni, a cui quelle popolazioni si sentono legate da una consuetudine secolare di soggezione servile. La casa del Fascio inaugurata 1'8 dicembre a Burreli, capoluogo del Mati, ha raccolto con:,ensi e simpatie. Nel Dibrano, un'iniz'ativa per la raccolta dei fondi per l'assistenza alle truppe ha avuto buoni risultati. Ma in complesso la situazione del Dibrano e del Mati richiede ancora una costante attenzione e cure particolari.

I presidi di Carabinieri della zona sono stati notevolmente rafforzati e potranno valersi, per far fronte a straordinarie esigenze d'ordine pubblico, del concorso delle bande costituite tra i montanari della Mirdisia.

Il Senatore Marka Gjoni ha particolarmente accentuato il suo desiderio che non appena possibile sia concesso ai suoi mirditi di dare un più largo e diretto contributo alle operazioni militari. La questione dell'impiego delle bande e dell'eventuale aumento del contingente fornito dalla Mirdizia è naturalmente rimessa all'apprezzamento e alle decisioni del Comando Superiore Forze Armate e del Comando CC.RR.

La situazione particolare del Dibrano e del Mati non ha riscontro nelle altre provincie, dove la popolazione dimostra, col suo contegno e con numerose manifestazioni di solidarietà, di esserci spiritualmente più vicina; specialmente i mussulmani in cui l'odio e il timore del nemico secolare hanno più profonde radici.

I tre Senatori, nel confermare la fede del Paese nella vittoria, hanno espresso la convinzione che le difficoltà insieme sopportate e l'eroismo con cui i soldati italiani difendono il suolo albanese rinsalderanno i rapporti fra i due popoli, costituendo il solido fondamento a una maggiore reciproca comprensione e ad una più intima e fiduciosa collaborazione.

Analoghi sentimenti mi sono stati espressi in una riunione di una cinquantina di notabili della provincia di Tirana tenuta precedentemente.

380

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 133/0124 R. Ankara, 31 dicembre 1940 (per. 1'8 gennaio 1941).

Secondo quanto comunica il R. Console in Istambul in data 30 corrente l'asprezza dei combattimenti sul fronte albanese ha avuto ripercussioni anche tra alcune famiglie greche colà residenti. Infatti un greco dell'isola di Prinkipo, tale Evanghelidis, ha perduto i tre figli che erano partiti da Istambul circa un mese fa. Un altro greco, proprietario di un grande negozio di generi alimentari sulla strada di Pera, ha ricevuto la comunicazione della morte del suo unico figlio. Da Atene giungono notizie che gli ospedali di quella città sono pieni di feriti fino all'impossibile e che vengono spiegati grandi sforzi per allestire nuovi ospedali.

Secondo notizie pervenute a questo R. Addetto Militare da buona fonte si confermerebbe che gli inglesi stanno preparando un'azione contro il nostro Dodecaneso. Essa si svolgerebbe con forze partenti da Cipro, da Creta, da Samo e da altre isole greche dove già esistono basi inglesi.

A Cipro è in costituzione una divisione greca vestita, equipaggiata ed istruita da inglesi. Recentemente vi sono affluite nuove forze da Calfa. Il porto di Famagosta è pieno di materiale da guerra pronto per essere trasportato altrove.

I turchi sarebbero contrari all'azione greca contro il nostro Possedimento dell'Egeo per téma che una volta occupate quelle isole dai Greci non verrebbero più restituite alla Turchia.

Le notizie di cui ai tre ultimi capoversi sono state già telegrafate da questo R. Addetto Militare al R. Ministero della Guerra.

381

IL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE A PARIGI, ORLANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3769/2423. Parigi, 31 dicembre 1940 (per. il 9 gennaio 1941).

I recenti avvenimenti di Vichy hanno lasciato un'atmosfera di profondo malessere dovuto soprattutto alla mancanza di notizie precise ed alla sensazione che il regime di occupazione va ogni giorno più appesantendosi.

Sul dissidio Pétain-Laval sono corse le voci più diverse ma sembra ormai assodato, che. oltre al crescente malcontento di Vichy per l'azione troppo in

dipendente e troppo tedescofila di Laval, una delle ragioni determinanti del gesto del Maresciallo sia stata la scoperta da parte di Peyrouton e Baudouin della cessione delle miniere di Bor che Lavai avrebbe fatto d'accordo con un cognato di Goering. La sottrazione di questa attività francese all'estero priverebbe il tesoro francese di un incasso oro di circa 90 milioni all'anno. Sembra accertato inoltre che Lavai, approfittando della presenza di Pétain a Parigi che doveva venire per ricevere personalmente e solennemente dalle mani di Hitler le ceneri del Re di Roma -avrebbe preparato un colpo di stato facendo nominare un Governo composto di persone di sua fiducia e grate ai tedeschi, fra le quali Déat e il Ministro dell'Istruzione Pubblica Ripert. Il Maresciallo, venuto a conoscenza di questi fatti ha imposto le dimissioni collettive del Gabinetto non mantenendo poi che quelle di Lavai e di Ripert -Laval venne accompagnato da agenti in borghese al suo castello e lvi tenuto sotto sorveglianza.

Lunedì 16 dicembre deHe truppe tedesche furono concentrate su tutta la linea di demarcazione e specialmente fra St. Pierre-le-Moutier et Moulins. Alle 8 di sera l'Ambasciatore Abetz giunse a Moulins accompagnato da truppe motorizzate.

Il Generale Huntzinger che lo aveva aspettato a Moulins sino alle 7 di sera era rientrato a Vichy.

L'Ambasciatore Abetz ebbe una prima conversazione con il Maresciallo il 17 corrente durante il quale chiese la immediata liberazione di Lavai minacciando di occupare il resto della Francia in 24 ore.

n Maresciallo avrebbe spiegato le ragioni che lo avevano indotto a prendere delle misure contro Lavai e avrebbe dichiarato che in tutti i casi sarebbe rimasto a Vichy col Governo. Dopo una colazione intima vi fu una riunione Pétain-Abetz e Lavai.

La sera Laval pranzò al restaurant Chanteclair con Abetz e il suo seguito. Mercoledì 18 ripartì per Parigi nella vettura dell'Ambasciatore Abetz.

n Maresciallo non ha ceduto alla richiesta di rimettere Laval nel Gabinetto ma, come concessione, ha nominato de Brinon a capo della Delegazione del Governo francese a Parigi, in sostituzione del Generale de La Laurencie.

I tedeschi-con strana ingenuità-davano all'arrivo delle ceneri dell'Aiglon una grandissima importanza. Secondo loro, la cerimonia, preparata in segreto assoluto doveva essere spettacolosa e segnare un punto culminante della politica di collaborazione. I parigini hanno risposto unanimi: «on voulait du charbon o n nous a donné d es cendres ».

I francesi sanno che l'atto di forza del Maresciallo sarà fatto pagare caro dalla Germania ma approvano Pétain senza restrizioni. L'unico rimprovero che gli muovono è di aver lasciato Laval avventurarsi troppo in quella via della collaborazione che fatalmente doveva ad un dato momento trovare un arresto. Laval è ora davanti ai francesi completamente screditato, ogni suo atto o gesto avrebbe ormai un marchio tedesco indelebile. Facendosi proteggere dai tedeschi, mettendosi contro il Maresciallo, si è del tutto isolato.

Malgrado questo, circola per Parigi con macchina presidenziale e si dice che attenda gli ordini da BerHno, che gli saranno dati da Abetz per costituire un Governo.

Se questo avvenisse, si avrebbe a Parigi un Governo Lava!, grato ai tedeschi e a Vichy un Governo Pétain, solo riconosciuto da tutti i francesi e forzatamente ostile ai tedeschi.

Questa situazione non potrebbe durare e la minaccia che da tempo pesa sulla Francia non occupata si attuerebbe. I tedeschi oltrepasserebbero la linea di demarcazione e occuperebbero il rc::;';o del paese.

In tal caso però i francesi farebbero ora quello che non hanno fatto in giugno: costituirebbero un Governo in Africa mobilitando tutte le forze dell'Impero; Weygand può essere stato un furiere d'alloggio, de Gaulle potrebbe rientrare nei ranghi e la flotta servire ancora a qualche cosa. È un progetto accarezzato da molti francesi.

È certo che la situazione in Francia si aggrava sempre di più e che la finzione della linea di demarcazione crea degli equivoci che non possono durare a lungo. Il passatempo della collaborazione è finito, gli spiriti sono profondamente inquieti e la vita materiale diventa ogni giorno più difficile e penosa. I viveri mancano. Nei mercati succedono continui incidenti. Sono rare le case riscaldate.

La nostra campagna d'Africa e di Grecia crea negli animi francesi crescenti speranze e tutti gli sguardi sono rivolti verso l'America. Il discorso di Roosevelt è stato accolto naturalmente con molto entusiasmo.

De Gaulle ripete ogni sera il suo appello per la manifestazione del 1° gennaio: tutti a casa daHe 14 alle 15 in Francia libera e dalle 15 alle 16 in Francia occupata. La parola d'ordine passa di bocca in bocca.

Ieri è stato affisso per le strade di Parigi un piccolo manifesto con l'ordine di non stracciarlo sotto pena di gravi sanzioni: si annuncia la fucilazione di un ingegnere per offesa ad un membro dell'armata tedesca.

L'atmosfera, ripeto, è pesante e quest'anno tragico finisce con un senso di oscura angoscia.

382

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

TELESPR. U.RR. 4803/1739. Mosca, 31 dicembre 1940 (2).

Miei telegrammi nn. 553, 554 e 555 di ieri (3). A complemento di quanto ho riferito ieri per filo, comunico qui appresso un resoconto più particolareggiato della mia conversazione con Molotov.

Affinché V. E. possa ricavare una impressione esatta della discussione intervenuta, ed anche del suo tono, redigerò il mio esposto sotto forma di dialogo, riproducendo quanto più letteralmente possibile le principali dichiarazioni sulla scorta degli appunti presi dal cav. Relli, che ha assistito al colloquio in qualità di interprete.

Sono stato ricevuto da Molotov al Cremlino alle ore 17 e ne sono uscito dalle ore 19,15.

Ambasciatore -Il mio Governo mi ha informato delle conversazioni svol

tesi recentemente a Roma fra il Ministro Ciano e l''Ambasciatore Gorelkine (1).

Io sono quindi al corrente della proposta italiana di iniziare trattative

per un più stretto riavvicinamento fra i nostri due Paesi, sia sul terreno politico

che su quello economico. Sono anche al corrente della vostra accettazione. Vengo

oggi a vedervi, anzitutto per esprimervi il compiacimento del Duce per la vostra

risposta favorevole, ed anche per la celerità con cui essa è stata data. Il Duce

vede in ciò un buon auspic:o per un successo dei nostri negoziati.

Voi avete proposto che le trattative abbiano luogo a Mosca, ed io ho ricevuto

l'ordine di mettermi subito a Vostra disposizione per iniziare senz'altro i nego

ziati.

Nelle sue conversazioni con l'Ambasciatore Gorelkine il Ministro Ciano

ha già esposto nelle sue linee generali quelle che a nostro avviso potrebbero

essere le basi dell'accordo. Egli le ha comunicate anche a me, riassumendole

in quattro punti che -se credete -io posso ripeterVi.

<Molotov ha fatto un cenno di assentimento ed io gli ho letto, in base ad un appunto già redatto in lingua russa i quattro punti e cioè:)

l) Il Governo italiano, ricollegandosi agli scambi di vedute che hanno avuto luogo a Mosca e a Roma nello scorso giugno, è d'avviso che sia giunto il momento per approfondire l'esame dei rapporti fra l'Italia e l'URSS, tanto sul terreno politico quanto su quello economico.

2) Nel giudizio del Governo italiano non esistono ragioni di contrasto fra Italia e URSS. Gli interessi dei due Paesi non presentano punti di frizione, ed anzi in molti settori e per molte ragioni questi interessi sono complementari.

3) L'Italia riconosce, ed è pronta a riconoscere formalmente la premi

nenza degli interessi sovietici nel Mar Nero nonché le nuove frontiere raggiunte

dall'URSS.

Per parte sua l'Italia chiede che l'URSS riconosca la sua preminenza di

interessi mediterranei.

4) Sulla base dei principi generali enunciati nei tre punti sopra menzionati -e beninteso con l'aggiunta di quelle altre questioni che i'l Governo sovietico desiderasse eventualmente di portare in discussione. L'Italia è pronta ad aggiornare il Patto di non aggressione e di neutralità del 1933, dando ad esso un contenuto più concreto.

(Dopo aver esposto i quattro punti, che Molotov ha ascoltato con molta attenzione, consultando di tanto in tanto un documento che teneva sott'occhio -che poi ho constatato essere un telegramma di Gorelkine -ho proseguito:)

-Come vedete, il Governo italiano è pronto ad esaminare con favore i suggerimenti e le proposte che crederete di farmi a nome del Governo sovietico, ed io sono venuto a vederVi per conoscere Ie Vostre idee in proposito.

Voglio aggiungere che personalmente sono lieto di riprendere con Voi le conversazioni dello scorso giugno e che metterò tutto il mio impegno nel cooperare ad un soddisfacente e rapida conclusione.

29 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

Molotov -Sono soddisfatto di quanto mi ha fatto sapere il Signor Mussolini e condivido il suo compiacimento. Spero anch'io, come voi, che le nostre conversazioni daranno risultati rapidi e soddisfacenti.

Abbiamo chiesto, ed il Ministro Ciano ha aderito, che le trattative si svolgano a Mosca. Conosciamo da anni l'Ambasciatore Rosso ed apprezziamo la sua opera per il riavvicinamento tra i due Paesi.

(Dopo queste brevi frasi di cortese preambolo, Molotov è entrato senz'altro nel cuore della discussione).

-Se mi permette, vorrei parvi subito alcun domande. Incomincerò con domande di natura politica, ma ciò non significa che noi non ci interessiamo anche dei problemi economici.

Anzitutto vorrei chiedervi di dirmi che cosa il Ministro Ciano ha voluto significare in modo esatto quando ha parlato all'Ambasciatore Gorelkine della

«preminenza degli interessi sovietici nel Mar Nero».

Ambasciatore -Mi pare chiaro che il Ministro Ciano ha voluto dire che noi riconosciamo che nel Mar Nero l'URSS è la Potenza più importante e che i suoi interessi predominano. Suppongo quindi che la frase corrisponda sostanzialmente a quanto voi stesso mi avete detto nella conversazione del 25 giugno scorso (1), quando mi a1ete dichiarato che l'URSS ritiene giusto riconoscere all'Italia una situazione di preminenza nel Mediterraneo, ma che a sua volta sperava che l'Italia avrebbe tenuto conto degli interessi dell'URSS quale principale Potenza del Mar Nero.

Molotov-Avete menzionato le conversazioni del giugno scorso, ed è appunto a questo che io volevo venire. Potete dirmi quali sono le osservazioni del Governo italiano sulle diverse questioni contenute nel memorandum che io vi ho consegnato quel giorno?

Ambasciatore -Non sono in grado di rispondervi. Debbo però supporre che il mio Governo non mi ha fatto sapere nulla in proposito per il fatto che dopo la nostra ultima conversazione di giugno si sono verificati parecchi fatti che hanno modificato la situazione internazionale. Molti punti del vostro memorandum si possono oggi considerare come superati.

(Molotov propone di riesaminare insieme il memorandum).

Ad esempio, le rivendicazioni ungheresi sulla Transilvania sono state soddisfatte ed il problema più non esiste.

Molotov --Sono perfettamente d'accordo su questo punto.

Ambasciatore -Per la Bulgaria voi avete dichiarato aHora che giudicavate fondate le sue aspirazioni tanto verso la Rumania quanto verso la Grecia. Le rivendicazioni bulgare verso la Rumania sono state soddisfatte con la cessione della Dobrugia Meridionale.

Quanto a quelle verso la Grecia, posso dirVi in linea generale che anche l'Italia è favorevole all'accesso bulgaro all'Egeo. Se e come questa aspirazione possa essere soddisfatta, credo sia prematuro di dirlo oggi.

(Molotov fà un cenno di assenso col capo ma senza parlare).

Il vostro memorandum parlava anche di «questioni relative ad altre regioni della Rumania » ma Voi non mi avete mai precisato in che cosa consistessero.

Dopo la conversazione del 25 giugno non ho più avuto l'occasione di avere con Voi conversazioni politiche e non ho potuto chiederVi di spiegarmi meglio questo punto. Volete farlo ora?

(Qui Molotov inizia una lunga esposizione, fatta fin dal principio con tono amaro e di evidente recriminazione. Sostanzialmente ha detto:)

Molotov -Come il Governo italiano ha potuto constatare, noi abbiamo agito pel problema della Bessarabia in conformità a quanto avevamo dichiarato nel Memorandum. Avevamo fatto sapere che la questione era urgente ed attuale e che intendevamo risolverla senza ritardo.

(Qui non ho creduto il caso di osservare che l'ultimatum alla Rumania è stato presentato appena ventiquattro ore dopo che Molotov mi aveva parlato della Bessarabia).

Noi abbiamo adunque agito con voi in modo corretto. Invece, per le altre questioni concernenti la Rumania per le quali avevamo proposto una intesa a a tre con Italia e Germania, le Potenze dell'Asse hanno agito contrariamente (Molotov ha marcato la parola) a quanto l'URSS aveva suggerito.

I Governi tedesco e italiano hanno risolto i problemi della Transilvania e della Dobrugia senza consultare l'URSS, ed hanno dato alla Rumania una garanzia territoriale.

Devo dichiararvi con tutta lealtà che il Governo ha considerato tale garanzia come sostanzialmente diretta contro l'URSS. Non possiamo interpretar-la diversamente. La Rumania è confinante con l'URSS e la garanzia itala-tedesca ha evidentemente un obiettivo anti-sovietico.

Noi abbiamo nascosto questa nostra opinione al Governo germanico ed io sono tornato personalmente sull'argomento in occasione del mio recente viaggio a Berlino.

Quale è lo scopo della garanzia che avete concesso alla Rumania, tenuto conto che essa è confinante con l'URSS? Naturalmente gli atti dei Governi di Roma e di Berlino sono cosa che li riguarda. Però io chiedo a Voi: Per quale ragione è stata data la garanzia?

Ambasciatore -(Davanti a queste insistenti domande ho creduto opportuno interloquire e, pur non possedendo informazioni sull'argomento, mi sono sforzato di contestare il preteso carattere antisovietico della garanzia. Gli ho spiegato che la riunione di Vienna, nella quale è stata raggiunta la decisione arbitrale per la Transilvania, aveva avuto luogo in un momento molto critico della situazione generale nel bacino danubiano. L'Ungheria era impaziente di soddisfare le proprie rivendicazioni -l'atmosfera era gravida di pericoli -occorreva decidere d'urgenza. E poiché si trattava di imporre e far accettare al Governo rumeno un così grande sacrificio, era stato indispensabile dargli qualche compenso di amor proprio e qualche assicurazione per l'avvenire, ciò che è stato fatto colla dichiarazione di garanzia. A mio modo di vedere però questa garanzia, se era diretta contro qualcuno, lo era piuttosto verso la Ungheria e la Bulgaria, nei riguardi delle quali si voleva dare alla Rumania un certo senso di sicurezza. Non poteva essere diretta contro l'URSS per il semplice fatto che l'URSS aveva dichiarato che dopo l'annessione della Bessarabia le sue aspirazioni verso la Rumania erano interamente soddisfatte. Italia e Germania sapevano quindi di non dover garantire la Rumania contro pericoli sovietici che erano inesistenti).

(Molotov non ha mostrato di considerarsi persuaso da questa mia dialettica ed ha proseguito colle sue recriminazioni).

Molotov -Mentre noi abbiamo fatto sapere a suo tempo all'Italia quale era la posizione sovietica nei riguardi della Rumania, il Governo italiano non ci ha mai informato della propria posizione, né prima né dopo gli avvenimenti che hanno prodotto la garanzia italo-tedesca a quel paese.

Ancora oggi io sono interessato a conoscere gli scopi e la natura della politica italiana in quel settore, e vi sarò grato se vorrete pregare il vostro Governo a darmi una risposta sul seguente quesito:

«Quale è il significato e quale la portata della garanzia alla Rumania? ».

Ambasciatore -(Ho promesso di trasmettere questa domanda a Roma e di comunicargli la risposta. Per conoscere poi l'intero pensiero del mio interlocutore ho insistito perché mi precisasse quali erano esattamente le altre questioni cui aveva alluso nel suo memorandum del 25 giugno).

Molotov -Fra gli altri problemi romeni sui quali l'URSS avrebbe voluto accordarsi con voi, potrei menzionare come esempio quello delle zone petrolifere, alle quali si interessano particolarmente tanto Germania quanto Italia. L'URSS non vi è direttamente interessata e avrebbe quindi facilmente potuto accordarsi con voi.

-Esiste poi la questione danubiana.

(A questo punto Molotov si è raccolto per qualche istante ed ha fatto poi una lunga e particolareggiata esposizione della questione, dai tempi della Russia zarista fino ai lavori in corso della Conferenza di Bucarest. Riproduco qui appresso le sue frasi più salienti:)

-Con la restituzione della Bessarabia l'URSS è diventata una potenza danu

biana. L'URSS porta oggi un interesse capitale alla questione della navigazione

del Danubio.

-La Conferenza di Bucarest non ha portato finora risultati positivi perché

la Rumania non vuole ancora rendersi conto della nuova posizione dell'URSS

dopo l'annessione della Bessarabia. La Rumania pretende sempre di avere nella amministrazione delle foci del Danubio la stessa situazione del passato. In ciò consiste il suo errore: di non tener conto che all'amministrazione delle foci è oggi interessata anche l'URSS.

Se l'attitudine del Governo rumeno ci sorprende anche più incomprensibile riesce per noi l'attitudine dei delegati italiani e tedeschi che appoggiano l'intransigenza romena.

(Passando a parlare in modo speciale dell'Italia Molotov prosegue: ) -L'URSS ha accettato la presenza dell'Italia ne1la Commissione di Controllo -sebbene essa non sia un paese rivierasco -per ragioni di opportunità politica. Politicamente non siamo contrari, sebbene l'Italia non sia la sola (ha sottolineato la parola) che faccia parte della Commissione senza avere il titolo di paese rivierasco.

Ambasciatore -(A questo punto ho interloquito facendo rilevare che l'Italia, che ha interessi così ingenti in tutto il bacino danubiano, non poteva rimanere estranea al controllo della navigazione di un fiume al quale spetta il titolo di internazionale, in quanto è una importantissima via di comunicazione commerciale che tocca zone vitali per il nostro commercio.

Ho osservato poi che, secondo le informazioni in mio possesso, le difficoltà incontrate a Bucarest consistevano più che altro in divergenze relative alla distribuzione e fissazione delle relative competenze fra l'organo di controllo e quello di pura e semplice amministrazione. Mi pareva quindi che la questione fosse suscettibile di soluzione).

Molotov -(Prendendo lo spunto dalla mia osservazione ha continuato:)

-Mentre per gli altri problemi di cui abbiamo parlato (arbitrato per ~a Transilvania -garanzia alla Rumania) è intervenuto ormai il fatto compiuto, il problema della navigazione danubiana è tuttora in corso di esame. È quindi un problema di attualità (Ha marcato la parola).

Il 20 gennaio 1941 si riunirà nuovamente la Conferenza di Bucarest. Speriamo che essa riesca questa volta a condurre in porto i propri lavori. Ripeto però ancora una volta che il Governo sovietico non riesce a rendersi conto dell'atteggiamento assunto dal delegato italiano. Debbo poi dichiararvi formalmente che l'URSS non accetterà mai la soluzione proposta dalla Rumania. Anche su questa questione gradirei conoscere il pensiero definitivo del vostro Governo.

(Con queste parole Molotov ha mostrato chiaramente che intende chiedere all'Italia di modificare la propria attitudine e di appoggiare la tesi sovietica). (Passando ad aUro argomento Molotov ha abbordato la questione che evi

dentemente gli stava più a cuore, e cioè quella degli Stretti).

Molotov -Gradirei ora chiedervi qualche chiarimento. Potete precisarmi che cosa significhi esattamente nel pensiero italiano la frase «preminenza italiana nel Mediterraneo?».

Ambasciatore -Mi pare di avere già risposto a questo quesito al principio della nostra conversazione quando mi avete chiesto il significato delle parole «preminenza degli interessi sovietici nel Mar Nero>>.

Vi ho ricordato a;llora che le locuzioni usate dal Ministro Ciano corrispondono sostanzialmente a quelle del vostro memorandum del 24 giugno. Il loro senso generale mi sembra ovvio: significano che l'Italia è il Paese coi maggiori interessi nel Mediterraneo, come l'URSS lo è nel Mar Nero.

Se mi chiedete poi in che modo e con quali manifestazioni concrete tale preminenza possa esplicarsi, Vi farò notare che questo aspetto del problema non può essere discusso se prima non saranno precisati quali siano gli interessi vitali e le esigenze di ciascun Paese rispettivamente nel Mediterraneo e nel Mar Nero.

Per quanto riguarda l'Italia, potrei dirVi in modo generico il mio punto di vista personale in proposito, ma preferisco parlare in via utlìciale quando avrò ricevuto al riguardo le istruzioni dal mio Governo.

Gradirei però che Voi, che potete farlo, mi diciate quali sono i problemi dell'URSS nel Mar Nero).

Molotov -(Dopo aver osservato che il problema degli Stretti è quello in cui gli interessi dell'Italia e dell'URSS «trovano contatto» Molotov ha proseguito esprimendosi all'incirca in questi termini):

L'interesse sovietico per gli Stretti ha ragioni profonde che si ricollegano alla storia dell'URSS come già a quella dell'Impero Russo. Si ricollega soprattutto ai problemi della sicurezza nazionale dell'URSS.

Tutte le aggressioni dal sud contro la Russia sono avvenute attraverso gli Stretti. Vi ricordo la guerra di Crimea, e più recentemente gli attacchi dell'Inghilterra nel 1918 e della Francia nel 1919, nel periodo dell'intervento straniero in aiuto dei Russi Bianchi.

La Turchia è padrona degli Stretti, ed essa è, anche oggi, in rapporti di intimità e legata da un'alleanza con l'Inghilterra.

L'Inghilterra aveva già nel Mediterraneo Orientale delle basi molto forti. Dobbiamo riconoscere che durante l'ultimo mese ha reso anche più forti le proprie posizioni sfruttando le basi greche ed occupando l'isola di Creta.

Se ciò rappresenta un fatto molto importante per l'Italia, neanche la Russia può ignorarlo e deve preoccuparsene.

La Potenza che minaccia è sempre l'Inghilterra. Non soltanto l'Italia ma neppure l'URSS può ignorare il problema rappresentato dalla forza navale nel Mediterraneo Orientale.

Vorrei quindi porre al Vostro Governo il seguente quesito:

«Comprende l'Italia l'interesse dell'URSS per gli Stretti in relazione al problema della sicurezza sovietica nel Mar Nero?>>.

(Nel corso della sua lunga esposizione sulla questione del Mar Nero sopra riassunta molto brevemente --Molotov ha usato ripetutamente la locuzione «Stretti del Mar Nero»).

(Molotov mi ha chiesto poi se poteva pormi altre domande, al che ho risposto affermativamente).

Molotov -Ho davanti a me il telegramma che Gorelkine mi ha mandato dopo la sua conversazione del 26 corrente col Ministro Ciano. In esso si dice che l'Italia è pronta a riconoscere gli «interessi sovietici nei Balcani e gli interessi asiatici nell'URSS ».

Potete dirmi quale significato si debba attribuire esattamente a questa frase?

Ambasciatore -Il senso mi pare ovvio. Permettetemi di ricordare che nelle nostre conversazioni deHo scorso giugno io Vi avevo già dichiarato che l'Italia, pur avendo nei Balcani degli interessi di primo ordine, politici ed economici, non ha mai inteso e non intende esercitare in quei paesi un'influenza esclusiva.

Devo pensare che il Ministro Ciano abbia inteso dire che nei Balcani, oltre a quelli italiani, vi è posto anche per gli interessi sovietici.

Quanto all'Asia, siete Voi che potete sapere meglio di me quali sono i Vostri interessi più vitali. Evidentemente il Ministro Ciano ha voluto dire che noi riconosciamo e rispettiamo tali vostri interessi.

Molotov -Un'ultima questione. Nella dichiarazione che il Ministro Ciano ha fatto a Gorelkine e che voi avete ripetuto a me, è detto che l'Italia era pronta a riconoscere le nuove frontiere raggiunte dall'URSS. Forse che vi sono delle difficoltà a farlo? Quali sarebbero gli ostacoli?

In Polonia il confine è stato fissato con una Convenzione firmata dall'URSS e dalla Germania, e questa ultima è vostra alleata. Allora? Con la Rumania e la Finlandia la questione dei confini è già stata regolata fra i Paesi direttamente interessati.

Non riesco a comprendere perché l'Italia, alleata della Germania, vorrebbe ritardare il riconoscimento dei confini, che sono già accettati da tutti gli interessati.

Ambasciatore Malgrado quanto avete detto, la dichiarazione italiana, specialmente quando fatta in modo formale, sarebbe sempre un atto di buona volontà.

Vi potrei citare molti casi in cui, dopo una guerra, e quando la pace era già stata conclusa tra i contendenti, terzi Stati hanno ritardato -e talvolta anche per molto tempo -a dare il proprio riconoscimento ufficiale a nuove situazioni territoriali derivanti da occupazione militare. Non potete quindi fare a meno di vedere ne'lla nostra dichiarazione una manifestazione amichevole, intesa a marcare lo spirito cordiale che anima il mio Governo nei suoi rapporti verso l'URSS.

(Molotov non ha interloquito, ma ha fatto un cenno di consenso mostrando di accettare la mia spiegazione).

Con ciò si è concluso il colloquio di ieri. Nel prendere congedo Molotov mi ha detto che le conversazioni avrebbero potuto essere riprese appena da Roma mi saranno giunte comunicazioni relative agli argomenti discussi, oppure in qualunque momento gli avessi chiesto di essere ricevuto. Aggiungo che la lunga conversazione si è svolta in una atmosfera rimasta sempre cordiale.

(l) -Ed. in M. ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 85-93. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (3) -Vedi D. 375.

(l) Vedi D. 355.

(l) Vedi serie IX, vol. V, D. 104.

383

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, GUZZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. u. 5170. Roma, 31 dicembre 1940.

Il gen. Marras Addetto Militare a Berlino, ha qui inviato i seguenti telegrammi: nn. 2585/A, 2586/A, 2587/A, 2588/A.

Maresciallo Keitel ha tenuto stamate riunione preliminare nella quale ha dichiarato che Germania verrà incontro massima misura nostre necessità et ha esposto alcune premesse O.K.W. alle attuali trattative.

l0 ) Occorre provvedere subito alle necessità più urgenti et concretare poscia programma a lunga scadenza graduando successive necessità in ordine d'urgenza.

2°) Occorre tenere conto tempo occorrente perché aiuto tedesco possa esplicarsi praticamente specie in relazione tempo richiesto per trasporti. Occorre tenere conto necessario addestramento all'impiego nuovi materiali; pertanto est necessario venga utilizzato dapprima tutto materiale esistente in Italia salvo sostituirlo presso reparti che rimangono Madre Patria con materiali forniti da Germania.

3°) O.K.W. est impossibilitato cedere materiale fabbricazione tedesca et pertanto cederà materiali preda bellica in parte non ancora riordinati che dovranno essere rimessi efficienza in Italia.

4°) Cessione materie prime complica disciplina rigorosa impiego da parte italiana introducendo sostituzioni eventualmente non ancora applicate.

Esaminato oggi in due riunioni con gen. Jodl richiesta intervento due divisioni corazzate tedesche in Libia. Jodl premesso che Ftib.rer intende fare quanto est possibile per sostenere Italia purché non contrasti con comuni interessi militari. Fiihrer vuole peraltro evitare a truppe tedesche insuccessi che. possono offuscare altissimo attuale prestigio forze armate tedesche. Ha poi dichiarato essere opinione O.K.W. che occorre mantenere assolutamente occupazione Albania e che occorra ogni costo impedire congiunzione forze inglesi con forze francesi Nord Africa. Sentite esposizioni gen. Gandin e discussa situazione generale Jodl ha espresso parere che forze tedesche da inviare eventualmente Libia debbano essere costituite essenzialmente da un corpo corazzato che dovrebbe disporre almeno 250 carri. Questione verrà sottoposta urgenza al Fiihrer che travasi attualmente Berchtesgaden. Ritengo risposta possa aversi prossimi giorni. Jodl ritiene che i primi reparti tedeschi potranno affluire Napoli entro tre settimane da decisione. Per trasporti potrebbero venire utilizzati anche circa 17 piroscafi tedeschi disponibili in Italia. Per dare massima sicurezza trasporto uomini Jodl suggerisce ricorrere navi guerra trasportando su piroscafi soltanto materiali. Jodl ha evitato prendere qualunque impegno ma ritengo che egli presenterà proposte in modo favorevole. Prolungamento in estremo resistenza Porto Bardia è qui considerato massima importanza ed avrà mio parere grande influenza su decisione et attuazione pratica. Generale Gandin sarà sera lo gennaio Roma.

Circa offerta una divisione montagna tedesca per Albania ritengo necessario considerare che sua presenza darebbe garanzia che in caso difllcile situazione in Albania forze tedesche interverranno tempestivamente attraverso Bulgaria.

Secondo idea O.K.W. divisione tedesca dovrebbe riunirsi appena possibile a forze tedesche operanti su Salonicco. Tengasi altra parte presente che vi est tendenza subordinare invio divisione montagna ad impiego Albania anche divisione alpina Taurinense. Il Duce, presa visione dei su riportati telegrammi ha ordinato di telegrafare al gen. Marras le seguenti Sue direttive:

a) preparare la divisione alpina tedesca da impiegare sul fronte albanese;

b) preparare il corpo corazzato che dovrebbe operare in Libia;

c) accentuare pressione tedesca ed anticipare attacco contro la Grecia attraverso la Bulgaria anche per non dare troppo tempo agli inglesi;

d) invece della Taurinense saranno mandati due suoi battaglioni; ricordare ai tedeschi che sono già in Albania quattro delle cinque divisioni alpine disponibili più due raggruppamenti alpini valle.

* * *

Tanto, Eccellenza, Vi comunico per Vostra notizia.

384

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO 200/A. Tirana, 31 dicembre 1940.

Vedo finalmente la possibilità di svolgere sul fronte di Valona un'azione in forze per dar respiro alla piazza e capovolgere la situazione a nostro vantaggio.

Concetto: sforzo alimentato in profondità; concorso del settore di Tepeleni (div. Brennero); in caso favorevole, minaccia verso la rotabile di Argirocastro.

Forze e mezzi: quelli già predisposti secondo la preparazione già fatta, ormai insufficiente allo scopo, ma capace di inquadrare prontamente le nuove forze ed i nuovi mezzi di cui possiamo ora disporre.

Data: urgente. Non posso ora stabilirla, ma vorrei fosse immediata dopo lo sbarco dei due reggimenti della Legnano, che ho chiesto possano essere sbarcati a Valona, con comando divisione ed aliquota salmerie, entro il giorno 3 gennaio. Questa necessità è proprio assoluta ed occorre che lo Stato Maggiore insieme con la Marina risolva questo problema di celerità.

Intanto avrò questa sera un incontro col generale Geloso per meglio definire i dati essenziali dell'operazione.

Il settore Tepeleni ha avuto la Brennero che è già arrivata in sito tutta riunita e avrà tempo a predisporsi per assolvere il compito che le spetta. La presenza del generale Rossi al comando del XXV C.A. affida che l'azione sarà bene organizzata anche in quel settore.

Quanto al settore Klisura-Osum cominciamo ad avviare oggi la divisione Lupi a Berat. per esservi impiegata riunita quale riserva destinata a dare garanzia a quel settore.

Rimane il problema di alimentare la resistenza del XXVI corpo. Con l'urgente affluire dei complementi per tutti i suoi reggimenti, questo corpo d'armata potrà prendere respiro. Ma è indispensabile dargli sollecitamente nuovo alimento.

Lo S.M.R.E. preannuncia l'invio di due btg. alpini e un btg. sciatori. Vi sarò grato, Duce, se vorrete farmi conoscere la Vostra approvazione di massima a questo programma, insieme con le Vostre osservazioni (1).

385

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (2)

L. P. (TRADUZIONE) (3). Obersalzberg, 31 dicembre 1940 (4).

Alla fine di quest'anno sento il bisogno di esprimerVi dal più profondo del cuore i miei auguri di felicità per il nuovo anno. Lo faccio con un senso di amicizia tanto più caldo, in quanto posso pensare che gli ultimi avvenimenti Vi avranno staccato da molte persone prive di significato per loro stesse, ma in compenso Vi avranno reso più sensibile al sincero cameratismo di un uomo che si sente legato a Voi nei buoni e nei cattivi giorni, nella prosperità e nelle avversità.

Lasciatemi, al principio di questa lettera stabilire una cosa, cioè che gli avvenimenti che commuovono oggi noi tutti hanno innumerevoli esempi nella storia delle guerre e dei popoli. Nella maggioranza dei casi le grandi Potenze hanno iniziato l'attacco contro piccoli Stati quasi sempre con mezzi troppo esigui o poi nel primo stadio di queste lotte molto spesso hanno sofferto rovesci.. La storia tedesca possiede a tale riguardo una intiera serie di esempi. Appunto perciò ritengo necessario in simili casi, attaccare, quando è possibile, con forze superiori, anche a rischio di perdere la simpatia di coloro che nella parità delle forze vogliono vedere una premessa necessaria per il giusto riconoscimento del vincitore.

In seguito agli avvenimenti in Grecia, come pure in Albania ed in Nord Africa, io medito continuamente le contromisure realmente efficaci che possono essere adottate specialmente da parte mia. Con la parola «efficaci», io intendo evitare tutti quegli aiuti che si esauriscono in se stessi, ed effettuare in loro

vece operazioni veramente decisive e che quindi siano già per sé stesse di sollievo.

Per quanto si riferisce agli aiuti diretti all'Italia, i Vostri desideri, Duce, mi sono noti (1). Essi saranno -per quanto sta nelle nostre possibilità soddisfatti. In alcuni campi ciò non sarà possibile. Ma sarà possibile procurare altri aiuti che tuttavia condurrano al risultato desiderato.

Se io ora, Duce, rifletto alla situazione generale, vengo ai seguenti risultati:

1°) La guerra in Occidente è di per se stessa decisa. L'abbattimento dell'Inghilterra richiede ancora un ultimo urto violento nella misura in cui il collasso dell'Inghilterra non avvenga per l'intensificata azione della nostra guerra aerea e sottomarina. A tale scopo sono necessarie nondimeno importanti forze tedesche per iniziare senz'altro il decisivo attacco finale contro l'Inghilterra una volta raggiunte le condizioni per il successo. L'ammassamento di queste formazioni -e specialmente degli immensi depositi di materiale -richiede una difesa contraerea molto superiore a quanto si era potuto prima calcolare.

2°) Francia. Il Governo francese ha licenziato Lavai. I motivi che mi sono stati comunicati ufficialmente non sono veri. Non dubito nemmeno un secondo che il motivo sta nel fatto che il gen. Weygand dal Nord Africa avanza al Governo di Vichy pretese ricattatorie e che il Governo non si vede in grado di opporsi al gen. Weygand senza assumersi il rischio della perdita del Nord Africa. Ritengo inoltre possibile che nella stessa Vichy tutta una serie di persone favorisca la politica di Weygand, almeno in silenzio. Non credo che il gen. Pétain personalmente commetta una slealtà. Tuttavia non lo si può sapere. Ciò costringe ad una attenta osservazione degli avvenimenti.

3°) Spagna. La Spagna, sotto l'impressione della situazione che a Franco appare cambiata, ha respinto la collaborazione con le Potenze dell'Asse. Io temo che Franco compia qui il più grande errore della sua vita. Io ritengo una straordinaria ingenuità la sua idea di ricevere come ricompensa della sua astensione cereali ed altre materie prime dalle democrazie. Lo si terrà in sospeso a mezzo di conversazioni fino a quando sarà stato consumato sin l'ultimo chilogrammo di grano nel Paese e allora comincerà la lotta delle Potenze democratiche contro lui stesso. Me ne dispiace, perché da parte nostra erano già compiuti tutti i preparativi per valicare il 10 gennaio il confine spagnolo ed attaccare Gibilterra al principio di febbraio. L'attacco, secondo la mia opinione, avrebbe condotto al successo in un tempo relativamente breve. Le truppe ad esso destinate erano state eccezionalmente selezionate e preparate. Le armi per tale scopo erano state specialmente scelte e approntate. M momento in cui lo stretto di Gibilterra si fosse trovato nelle nostre mani sarebbe stato eliminato il pericolo di un qualsiasi voltafaccia dell'Africa francese settentrionale ed occidentale. Sono perciò molto dolente di questa decisione di Franco che non corrisponde all'aiuto che noi -Voi, Duce, ed io -gli abbiamo dato un tempo, quando egli si trovava in difficoltà. Ho ancora soltanto una piccola speranza che egli, forse all'ultimo minuto, si renda consapevole dell'effetto

catastrofico del suo modo di comportarsi e che possa trovare -anche se tardi la strada verso quel fronte la cui vittoria deciderà anche del suo stesso destino.

4°) Bulgaria. Anche la Bulgaria si è mostrata contraria ad aderire al Patto Tripartito e ad assumere un chiaro e reciso contegno nelle sue relazioni internazionali. La conseguenza di ciò è la accresciuta pressione che da parte della Russia sovietica viene effettuata sulla Bulgaria. Se il Re avesse aderito subito ai nostro Patto, nessuno avrebbe osato porlo sotto una qualsiasi pressione. Il peggio è che con ciò viene avvelenata in Bulgaria ['opinione pubblica, che non è insensibile all'infezione comunista.

5°) Senza dubbio l'Ungheria e la Romania assumono in questo conflitto il più chiaro atteggiamento.

Il gen. Antonescu ha riconosciuto che l'avvenire del suo reg,ime ed anche della sua persona dipende dalla nostra vittoria. Egli ne ha tratto chiare ed univoche conseguenze che lo hanno elevato straordinariamente ai miei occhi come soldato, mentre già prima mi aveva in generale fatto l'impressione di un lottatore nazionalista fanatico e di un ufficiale risoluto. Non meno rettilineo e conseguente è però in questo caso anche il contegno del Governo ungherese. Dal 13 dicembre in poi si svolgono ininterrotte serie di trasporti di truppe tedeJche verso la Romania. Oltre alla formazione corazzata che già colà si trova. vi è giunta entro il 25 dicembre una nuova Divisione corazzata, ed inoltre numbrose formazioni di genieri, formazioni dell'arma aerea e trasporti di materiale. L'Ungheria e Ila Romania hanno messo a disposizione la loro rete ferroviaria sino ad una misura massima così che ora le divisioni possono trovarsi rapidamente nei luoghi stabiliti per l'avanzata. Circa le operazioni che sono in vista o che saranno necessarie più tardi, in questo momento io non posso ancora dire nulla. Esse vengono presentate elaborate. La misura delle forze sarà tale che non soltanto un qualsiasi rovescio, ma anche una qualsiasi minaccia laterale può apparire come esclusa. È solamente necessario, Duce, che il nostro fronte in Albania si stabHizzi, così che almeno la parte principale dell'armata greca e di quella greco-inglese siano colà impegnate.

6°) -Jugoslavia. Il contegno della Jugoslavia per il momento è di cauta attesa. La Jugoslavia, secondo le circostanze, potrà concludere con noi un Patto di non aggressione, ma, a quanto sembra, non aderirà in alcun caso al Patto Tripartito. Io non mi riprometto di ottenere alcunché a mezzo di ulteriori misure da parte nostra fintantoché successi militari non abbiano migliorato in genere la situazione psicologica.

7°) -Russia. Considerando il pericolo di conflitti interni in un certo numero di Stati balcanici, è sempre necessario pesare anche le estreme possibilità e tenerè presente il modo per respingerle. Io non credo ad un qualsiasi passo da parte russa ai nostri danni fintantoché Stalin vive e non si abbiano da parte nostra crisi del tutto particolari. Però, il caso della Polonia deve consigliare cautela. Ciò che Pilsudski non avrebbe mai fatto, i suoi successori se lo sono addossato a suor 'leggero. Ma il compito del soldato è di meditare in guerra l'imprevisto e di tenerne conto. Quindi, Duce, io considero necessaria, come premessa per una sicura conclusione di questa guerra, l'esistenza di un esercito tedesco che sia

sufficientemente forte per andare incontro a qualsiasi eventualità all'est che sia anche solamente pensabile. Tanto più visibilmente potente è questa forza, tanto minore sarà la possibilità che essa debba entrare in azione per un simile caso imprevisto. Io vorrei a ciò aggiungere che le relazioni attuali con l'U.R.S.S. sono molto buone, e che noi siamo alla vigilia d~lla conclusione di un Trattato Commerciale che soddisferà entrambe le parti e che anche già è fondata la speranza di poter del pari risolvere ragionevolmente i punti di difficoltà che rimangono ancora aperti. In effetti sono solamente i problemi della Finlandia e di Costantinopoli che ci separano. Nei riguardi della Finlandia io non vedo di massima a~cuna difficoltà, poiché fondamentalmente noi non consideriamo la Finlandia come appartenente alla nostra zona di interessi, e solamente desideriamo che là non scoppi una nuova guerra. Nei riguardi di Costantinopoli come degli Stretti, non può essere nostro interesse di dare in braccio al bolscevismo la Bulgaria od anche gli stessi Stretti. Ma anche qui con un po' di buona volontà si potrà trovare una soluzione, che eviti ciò che sarebbe intollerabile e faciliti il raggiungimento di quanto appare giustamente desiderabile. La soluzione però si otterrà tanto più sicuramente, quanto più anche a Mosca si riconosca che noi non siamo in alcun modo costretti a compiere un passo qualsiasi che non ci soddisfi.

8°) -Nord Africa. Duce, i~ non credo che qui per il momento possa essere fatto un contrattacco in grande misura. La preparazione di simili imprese richiede al minimo un termine di tre o quattro mesi. Ma sopravviene allora quella stagione nella quale in ogni caso formazioni tedesche non possano colà entrare in azione con successo. Anche il mezzo corazzato, che non sia provvisto di speciali impianti di raffreddamento, non può trovare con quelle temperature elevate un pratico impiego. Ad ogni modo non può averlo per operazioni di largo raggio che richiedono un impiego di giorni intieri. La cosa decisiva mi sembra essere colà un rinforzamento dei mezzi anticarro, anche a rischio che con ciò nei primi tempi ne vengano spogliate altre formazioni italiane. Io so, Duce, che tutti i Comandanti si oppongono alla cessione delle armi e delle forze loro assegnate. Ma io sono già più volte similmente intervenuto nel mio proprio esercito. Io ho, contro la resistenza di singoli Comandanti di Corpi o di Armate, prelevato truppe, ritirato armi e le ho impiegate nel luogo dove la loro utilità mi sembrava essere maggiore. Anzitutto però io credo che, come già ho recentemente sottolineato, si deve cercare con tutti i mezzi dì ottenere con l'arma aerea un indebolimento della posizione marittima britannica, in quanto non possa essere portato un alleggerimento della situazione a mezzo dell'impiego di truppe sul fronte della lotta. Altrimenti, Duce, prima del mese di marzo non possono in alcun luogo essere prese misure decisive. I trasporti che non sono stati preparati molto a lungo richiedono, anche con la più alta tensione di tutte le forze di lavoro, un lungo tempo nel corso delle operazioni. A ciò si aggiunge che molte ferrovie per il momento sono così fortemente sovraccaricate che qualsiasi nuova serie di trasporti può effettuarsi solamente a scapito degli attuali.

Malgrado tutto ciò io guardo con tranquilla fiducia al futuro. Il vostro popolo, Duce, non uscirà che rafforzato dai primi rovesci. Il tentativo inglese di separare il popolo italiano da Voi, otterrà per effetto di legarlo a Voi pm fortemente che mai. E i pochi, che considerano un tale tentativo con speranza e simpatia, non sono da identificarsi affatto col popolo e non rappresentano in alcun caso un fattore importante della resistenza nazionale. Nel migliore dei casi essi sono solamente degli osservatori in attesa, ma mai dei lottatori ardenti. Il loro preventivo smascheramento non può considerarsi che utile per i governanti, i quali dalla temporanea inattività di queste persone possono essere tratti facilmente in inganno circa la loro esistenza. Anch'io ho di queste persone!

Io posso comprendere, Duce, che Voi adesso abbiate poco tempo e che sopratutto non vi muovete volentieri da Roma. In quanto però Voi crediate di poterlo fare, Vi prego vivamente di voler farmi pervenire una comunicazione. Io sono, Duce, in qualsiasi momento a Vostra disposizione e mi rallegrerò di rivederVi per assicurarVi anche a voce come sia grande la mia partecipazione alla Vostra lotta e come io condivida i Vostri sentimenti. Vi potrò allora forse dare anche più precisi chiarimenti sul corso delle operazioni che presentemente sono in preparazione.

Accogliete ora ancora una volta i miei più cordiali auguri di felicità per l'anno nuovo. Per quanto sta nelle forze mie ed in quelle del mio popolo, tutto sarà fatto per farne l'anno della vittoria finale. Ciò è il migliore augurio che io stesso possa esprimere in questo storico momento.

(l) Una copia di questa lettera fu contemporaneamente inviata da Cavallero a Ciano.

(2) Ed. in Hitler e Mussolini: Lettere e documenti, cit., pp. 83-89.

(3) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. (4) -La presente lettera fu consegnata personalmente a Mussolini dall'ambasciatore di Germania alle ore 13,50 del 1° gennaio 1941.

(l) Vedi D. 308.

386

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 2/1 R. Sofia, 1° gennaio 1491, ore 14 (per. ore 21,30).

Mio telegramma 712 (1).

Della partenza Presidente Consiglio Ministri per Vienna verrà data soltanto stasera breve notizia radio indicante motivo salute quale scopo viaggio. A Sofia per ora tutti ignorano partenza.

Ministro Affari Esteri mi disse non prevedere alcun comunicato ufficiale circa prossimo incontro Filoff-Ribbentrop destinato con probabilità a rimanere riservato e personale.

387

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 41122/1614 P.R. Roma, 1° gennaio 1941, ore ... (2).

Vostro 2191 (3).

Il Consigliere di questa Ambasciata del Giappone, nell'informare che Ambasciatore Honda avrebbe presentato le sue lettere credenziali a Wang-ChingWei il 28 dicembre corrente, ha chiesto, d'ordine del suo Governo, di conoscere atteggiamento del Governo fascista nei confronti della questione del riconoscimento del nuovo Governo Nazionale cinese.

Gli è stato risposto in via interlocutoria che R. Governo, in conformità alle premesse già poste e rese note da tempo, continua naturalmente ad essere favorevole a tale riconoscimento, ma che questione verte ora, nell'interesse comune, sul momento più propizio e sull'occasione migliore, anche agli effetti della situazione generale, per procedervi praticamente.

È stata fatta in conseguenza riserva di ulteriori comunicazioni al riguardo. Comunicate quanto precede Auswartiges Amt, cui presumo che Governo Giapponese abbia fatto pervenire richiesta analoga.

Aggiungerete che codesto Governo sa quale sia il nostro atteggiamento nei confronti di Wang-Ching-Wei, e come riuscirebbe difficile eventualmente alterarlo per le ragioni indicate nel mio telegramma segreto 75/170 del 30 marzo (1), ragioni che permangono in sostanza tuttora immutate e valide.

Comunque, in vista del probabile viaggio del Ministro Matsuoka a Berlino e a Roma nel febbraio prossimo (vostro n. 2321) (2), sarei d'avviso che questione possa essere, da parte nostra e tedesca, utilmente discussa nei suoi aspetti generali e particolari, col Ministro degli Esteri nipponico in quell'occasione.

Domandate se codesto Governo concorda. Farei, in caso affermativo, comunicazioni conseguenti a quest'Ambasciata giapponese (3).

(l) -Vedi D. 377. (2) -Manca l'indicazione dell'ora d! partenza. (3) -Vedi D. 233.
388

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S.N.D. 41132/78 P.R. Roma, 1° gennaio 1941, ore 22,45.

Segnalazione di cui a vostro 162 (4) è stata portata a conoscenza R. Ambasciata Tokio con istruzioni interessare opportunamente quel Governo per possibile accoglimento richieste irachene.

È stato inoltre informato Governo tedesco (5).

La R. Ambasciata a Tokio ha inviato al riguardo in data 26 corrente il seguente telegramma segreto che si trascrive per vostra personale conoscenza: «riprodurre telegramma in arrivo da Tokio n. 844 >> (6).

Telegrafate quanto sarà possibile conoscere circa piano finanziario progettato da codesto Governo per forniture del Giappone (7).

(-3) Per la risposta di Alfieri, vedi D. 445.
(l) -Vedi Serie V. vol. III, D. 652. (2) -Con t. 6801/2321 del 27 dicembre, ore 19,55, Alfieri aveva comunicato a Ciano che il governo germanico considerava favorevolmente un viaggio a Berlino e a Roma di Matsuoka. (4) -Vedi D. 298. (5) -Vedi D. 298, nota 3. (6) -VeGli D. 353. (7) -Per la risposta di Oabbrielll, vedi D. 403.
389

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI (l)

L. P. 1/0003. Roma, 1° gennaio 1941.

Desidero metterti al corrente dei negoziati che hanno avuto inizio tra noi ed il Governo sovietico, sia per tua personale notizia che per renderne edotto, con la maggiore precisione e chiarezza, il Ministro von Ribbentrop.

Dopo la tua comunicazione (2), e in seguito a particolareggiati ordini del Duce, feci verbalmente all'Ambasciatore sovietico la comunicazione (3) che qui di seguito ti riassumo.

« Il Governo fascista, ricollegandosi ai precedenti colloqui in merito, riteneva giunto il momento di approfondire l'esame dei rapporti fra l'Italia e l'U.R.S.S. sia sul terreno politico che su quello economico. A nostro giudizio non esiste ragione di controversia tra l'Italia e la Russia. Gli interessi dei due Paesi non presentano frizioni di alcun genere tra loro e anzi possono considerarsi complementari sotto molti aspetti. Ciò premesso l'Italia riconosce ed è pronta a riconoscere formalmente la preminenza degli interessi russi nel Mar Nero nonché le nuove frontiere raggiunte dai Sovieti. Per parte sua l'Italia richiede che venga riconosciuta la preminenza dei suoi interessi mediterranei. Sulla base di questi principi generali e con l'aggiunta di eventuali questioni che il Governo russo volesse indicare come oggetto di discussione, l'Italia è disposta ad aggiornare il Patto di Amicizia non aggressione e neutralità del 1933 dando ad esso un più concreto contenuto».

L'Ambasciatore dei sovieti, il quale aveva preso atto della mia comunicazione senza fare personali commenti ma non nascondendo un notevole compiacimento, dopo sole 48 ore, mi comunicò (4) che il Signor Molotov a nome del suo Governo era ben lieto di accettare la profferta italiana di trattative e suggeriva Mosca come sede dei negoziati medesimi. In seguito a ciò detti le opportune istruzioni al nostro Ambasciatore, che il giorno 30 ha avuto con Molotov il colloquio sul quale ha riferito col telegramma che ti unisco in copia (5) e di cui ti prego di darne lettura, od eventualmente !asciarne copia, al Ministro von Ribbentrop.

Come tu stesso vedrai dalla lettura del telegramma di Rosso, il Governo di Mosca intende dare come base ai negoziati, sia politici che commerciali un giro d'orizzonte con la definizione di alcune questioni politiche che particolarmente stanno a cuore al Governo dei sovieti.

Intanto sono tre i problemi che emergono dalla prima conversazione Molotov-Rosso:

0 ) Garanzia alla Romania;

2°) Nostra attitudine nel problema del Danubio;

3°) Questioni degli Stretti in relazione alla sicurezza russa nel Mar Nero.

Il punto di vista del Duce su questi tre problemi è il seguente. 1°) Garanzia alla Romania: essa rappresenta il compenso dato dall'Asse alla Romania in seguito alle amputazioni subite, particolarmente dopo il verdetto di Vienna. È chiaro che nelle intenzioni itala-tedesche la garanzia non aveva e non ha alcuna punta anti-russa: essa rappresenta piuttosto il limite che l'Italia e la Germania pongono alle ambizioni magiare, e forse anche bulgare.

2°) Nostra attitudine nel problema del Danubio: l'Italia è disposta ad andare incontro, nei limiti del possibile, alle esigenze russe, tanto più che anche da parte russa è stato fatto un gesto di comprensione per gli interessi della Italia, che non è potenza rivierasca del Danubio.

3°) Questione degli Stretti in relazione alla sicurezza russa nel Mar Nero: questa è una questione fondamentale. E sarebbe intenzione del Duce di far chiedere a Rosso i termini precisi del problema, almeno come viene impostato dai russi, poiché è evidente che la questione degli Stretti può avere soluzioni di assolutamente diversa natura (cioè, ad esempio, si può andare dall'annessione territoriale -cosa da escludersi a priori -ad una semplice smi'litarizzazione).

Adesso che sei in possesso di tutti questi elementi, ti renderai facilmente conto del come sia per noi indispensabile di procedere, nelle trattative con la Russia, nel più stretto accordo col Governo germanico. Si tratta di problemi a mio avviso troppo importanti e troppo direttamente interessanti il nostro alleato perché noi si possa assumere un qualsiasi impegno che non abbia prima riscosso la totale approvazione di Berlino.

Ti prego quindi di volerti mettere in immediato contatto con Ribbentrop, fargli conoscere tutto quanto precede, interpellarlo sulle questioni che ti ho sottoposto nonché sui nostri intendimenti e farmi conoscere la di lui risposta, nonché ogni eventuale suo suggerimento o indicazione.

Di tutto ciò è evidente il carattere di urgenza: ogni eccessivo ritardo farebbe sorgere il sospetto nei russi che anche questa volta i negoziati non siano destinati ad andare a buon fine Cl).

(l) -Ed., parzialmente, !n M. ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, clt.• pp. 96-97. (2) -Vedi D. 340. (3) -Vedi D. 355. (4) -Vedi D. 365. (5) -Vedi D. 375.
390

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO 207/A. Tirana, 1• gennaio 1941.

I preparativi per la nota azione sono in via di compimento; 1'118 armata fa affluire in Val Shushiza e nel settore di Tepeleni anche un rinforzo di artiglierie di medio calibro.

30 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

Il proposito del generale Geloso è di iniziare l'azione al più tardi il 5 gennaio, purché lo sbarco dei reggimenti della Legnano a Valona possa avvenire entro il giorno 3. Questi reggimenti prenderebbero parte all'azione come scaglione di secondo tempo.

Ma se il loro sbarco fosse ritardato, l'azione dovrebbe esserlo di altrettanto, forse con pregiudizio del suo risultato. A Berat, sulla quale direttrice la situazione permane molto delicata, fra due

o tre giorni potrà essere completata in luogo la divisione Lupi con un terzo reggimento, artiglieria e cavalleria. L'artiglieria affluisce subito. Compito della Lupi: tenersi pronta a contromanovra,re verso le provenienze da Tomorizza, Osum, Vojussa. Questo compito potrà essere meglio precisato a mano a mano che si svilupperà la situazione.

Quanto alla ga armata, questa ha ricevuto questa speciale e categorica direttiva, ch'essa deve -a qualunque costo e in qualunque evenienza -mantenere ,la sua destra ancorata al pilastro del Tomori. Molto giovamento ritrarrà il XXVI C.A. dall'arrivo dei complementi e più ancora da quello dei due btg. alpini Intra e Susa e del btg. sciatori Cervino che è necessario affluiscano con assoluta urg,enza.

Il III corpo, attentamente v!gilato dal comando armata, ha approfittato della lunga sosta per migliorare il proprio schieramento e la propria sistemazione. Ritengo buona misura precauzionale dargli al più presto la terza divisione in partenza dall'Italia; nell'attesa ho assegnato all'armata due btg. CC.RR. in arrivo e 'le ho destinati uno o due btg. mitraglieri che dovrebbero giungere prestissimo.

Duce, tutti qui siamo compresi della gravità e della nobilità del compito che ci è commesso; porremo nell'assolverlo tutta la nostra fede e tutte le nostre energie.

(l) Per la risposta di Alfieri, vedi D. 414.

391

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

MESSAGGIO TELEGRAFICO (1). [Roma, 2 gennaio 1941].

Vi ringrazio della lettera molto importante che mi è stata ieri consegnata dal Vostro Ambasciatore (2). Appena possibile Vi darò la mia risposta. Vi prego intanto di accogliere i miei camerateschi saluti.

392.

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 2 gennaio 1941.

Come Vi è noto, Eccellenza, la somma che si spende per il mantenimento di fuorisciti croati in Italia, è stata portata con ,la Vostra autorizzazione, a

L. 90.000, in considerazione dell'aumento degli elementi croati giunti recentemente nel Regno e della presenza fra di essi di persone per le quali era necessario riservare un determinato trattamento (1).

Rimane ora da stabilire la somma da versarsi mensilmente a Pavelié al quale sono state comunicate le precise istruzioni di V. E. intese a smobilitare la preparazione che si era venuta intensificando in questi ultimi tempi (2). Sarebbe evidentemente possibile sopprimere quasi integralmente gli ingenti versamenti effettuati a Pavelié in questi ultimi mesi, ma un provvedimento di questo genere presenterebbe dei notevoli inconvenienti in quanto metterebbe Pavelié in una situazione difllcile nei confronti delle numerose persone con le quali egli, sulla base delle precedenti istruzioni comunicategli, aveva assunto impegni di varia natura. Allo scopo di consentire a Pavelié di liberarsi più agevolmente da simili impegni ad anche per non provocare nel gruppo delle persone a lui più fedeli sbandamenti che potrebbero avere sfavorevoli ripercussioni, si sottopone a V. E. l'opportunità di fissare, a partire dal corrente mese di gennaio, una erogazione mensile di L. 25.000, con riserva di quelle ulteriori diminuzioni che, in prosieguo di tempo, si dimostrassero possibili ed opportune (3).

393.

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI

L. P. CONFIDENZIALE 1/4. Roma, 2 gennaio 1941.

Desidero intrattenerti di una certa situazione che ha anche attirato l'attenzione del Conte Ciano ed alla quale mi sembra che sarebbe opportuno porre rimedio.

Da aualche tempo, ma sopratutto in questi ultimi mesi, pervengono qui delle informazioni dei RR.OC. le quali senza precisare o definire fatti o nomi di persone, fanno ricadere sul Sottosegretariato per gli Affari Albanesi una serie di addebiti aventi per base favoritismi nelle assegnazioni di forniture, speculazioni sui lavori in corso in Albania, illeciti guadagni ed in una parola leggerezza nella tutela degli interessi dello Stato.

Accuse molto gravi se si pensa che vengono pronunciate contro un'Amministrazione dello Stato ed in [caso] ta'li voci si dovessero limitare a quelle caratteristiche chiacchiere che nascono nel clima propizio delle retrovie, ti prego di

voler intervenire con la tua autorità al fine di stroncarle anche perché tu ben

sai che il Sottosegretariato per gli Affari Albanesi è un organismo che ha

cercato di aderire completamente alle vive necessità dell'Albania e che i risul

tati del suo lavoro sono facilmente documentabili. E se naturalmente le voci

dovessero concretarsi in fatti precisi l'Arma dei RR. CC. dell'Albania potrebbe,

provando i fatti, rendere anche un utile servizio al Paese.

Ti sarò grato se vorrai informarmi confidenzialmente di quello che avrai disposto al riguardo riservandomi, per mia parte, di rendere edotto il Conte Ciano del passo da me fatto e di quanto tu vorrai comunicarmi (1).

(1) -Il presente messaggio è stato trasmesso da Ciano ad Alfieri con T. per telescrlvente 25/2 P.R. del 2 gennaio 1941. alle ore 15, con istruzioni all'ambasciatore di farlo pervenire d'urgenza al FUhrer e di assicurare dell'avvenuta consegna; Alfieri comunicò la richiesta assicurazione con T. s.n.d. 69/5 delle ore 21,45. (2) -Vedi D. 385. (l) -Vedi D. 260. (2) -Vedi D. 236, nota. (3) -Questo documento è una copia sulla quale è annotato: «Originale col "si" del Ministro al comm. Natali».
394

IL MINISTRO A HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 29/3 R. Helsinki, 3 gennaio 1941, ore 17,35 (per. ore 21,30).

Mio telegramma n. 307 (2).

Crisi Ministeriale apertasi due settimane fa non riesce ancora a comporsi.

Altri due nuovi candidati oltre a quelli da me già segnalati hanno dovuto dopo laboriosi ma vani tentativi rinunziare al mandato.

Sintomo questo che se conferma da un lato ben nota scarsità personalità politiche di riconosciuto largo rilievo rivela dall'altro deficiente spirito collaborazione tra i partiti pur nel difficile momento in cui Paese versa sia politicamente che economicamente.

Sembra che oggi si otterrà finalmente risultato concreto con accordo sul nome del Signor Rengel collaboratore finanziario del Presidente della Repubblica, persona al di fuori dei partiti che assumerebbe Presidenza del Consiglio lasciando quasi immutata compagine ministeriale precedente anche per quanto riguarda portafoglio politica internazionale (3).

395

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 27/11 R. Berlino, 3 gennaio 1941, ore 18,30.

Mio telegramma n. 2322 (4).

Weizsacker mi ha riferito che Serrano Sufier, al quale erano state richieste notizie contenuto accordi commerciali conclusi con l'Inghilterra ha dichiarato

che la Spagna si è impegnata non cedere a terzi viveri destinati suo proprlo rifornimento. Serrano Sufier ha inoltre affermato che Governo spagnolo non ha. cambiato linea politica.

Weizsacker mi ha aggiunto che qui si ha invece dubbi che situazione sia diversa da quella soprascritta. A tale proposito Ribbentrop ha intrattenuto molto apertamente questo Ambasciatore spagnolo.

(l) -Per la risposta di Jacomoni, vedi D. 441. (2) -Con il t. 6833/307 R. del 29 dicembre 1940, ore 13,55, non pubblicato, Bonarelll aveva riferito sulla difficoltà esistente per la formazione del nuovo Gabinetto. (3) -Con successivo t. 43/4 R. del 4 gennaio, ore 20,40, non pubblicato, Bonarelll informò che Rengel era riuscito a «costituire Gabinetto lasciando quasi immutata compagine ministeriale precedente con solo aggiunta di un membro del partito nazional!sta e di uno del partito agrario». (4) -Con t. 41612/2322 P.R. del 27 dicembre, ore 20, Alfieri aveva riferito quanto segue: «Weizsltcker, che ho oggi intrattenuto sulla questione degli impegni assunti in seguito agli accordi commerciali della Spagna verso governo inglese, mi ha detto di essere al corrente di tale situazione, sulla quale si è tuttavia riservato farmi conoscere quanto prima atteggiamento governo germanico».
396

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 30/17 R. Berlino, 3 gennaio 1941, are 21,05.

Telegramma per corriere di V. E. 40987 del 30 dicembre (1).

In base ad informazioni raccolte presso questo Ministero Affari Esteri è risultato che alla vigilia di Natale erano stati effettivamente completati quattro accordi commerciali russo tedeschi uno dei quali relativo indennizzo stabilito in centocinquanta milioni marchi dei tedeschi già residenti in paesi baltici recentemente annessi all'U.R.S.S. Al momento di procedere alla firma suddetta venne da parte sovietica avanzata pretesa che fosse anche concluso accordo per delimitazioni di un tratto nuova frontiera fra i due Paesi finora soltanto provvisoriamente fissato. Da parte tedesca venne allora osservato non poter procedere in quel momento alla conclusione questo nuovo accordo non essendo stato fatto necessari lavori preliminari. Ora anche l'accordo di frontiera è stato messo a punto e superata quest'ultima di!lìcoltà si ritiene che la firma commerciale potrà aver luogo lunedì o martedì prossimo. Stipulazione di ogni accordo sarà comunicata stampa separatamente caso per caso. Mi è stato confermato che nel corso dei negoziati si è da parte tedesca rinunziato richiedere talune qualità combustibili liquidi risultati non strettamente necessari in cambio più grande rifornimento cereali da destinare rifornimento paesi occupati.

397

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE AEREO 149/02 R. Lisbona, 3 gennaio 1941 (per. il 9).

Con mio telegramma n. l (2) ho trasmesso un telegramma del R. Console a Lobito il quale riferisce di concentramenti di truppe che avverrebbero nel Kenia come preparazione per una grande offensiva contro l'A.O.

Malgrado che questo Consigliere dell'Ambasciata di Inghilterra, sir Noel Charles, abbia dichiarato a questo Incaricato d'Affari di Romania che per tutto il 1941 la Gran Bretagna farà soltanto azioni dimostrative a largo raggio ma non nettamente offensive dato che non potrà prendere un atteggiamento decisamente offensivo prima del 1942, tuttavia anche qui circolano insistentemente voci di una grande offensiva che gli inglesi preparerebbero contro l'A.O.

Le ragioni che farebbero propendere lo S. M. britannico ad attaccare a fondo l'A.O. sarebbero le seguenti:

l) La convinzione che ogni nuovo successo delle armi britanniche in Africa è destinato a trascinare sempre più l'Impero coloniale francese con le sue risorse e le sue forze armate verso una cooperazione diretta con gli inglesi.

2) Il fatto che Tafari sarebbe riuscito ad organizzare nuclei rilevanti di ribelli etiopici con i quali si spererebbe di agire nei confronti delle nostre truppe indigene.

3) La convinzione che l'aviazione italiana in A.O. abbia penuria di carburante e non possa quindi svolgere azioni difensive e controffensive su vasta scala.

4) La ripercussione che un nuovo successo inglese in Africa avrebbe su tutte le popolazioni indigene presso le quali il prestigio britannico fu molto scosso con la perdita della Somalia.

5) Le ripercussioni che una possibile nostra sconfitta in A.O. avrebbe sul morale del popolo italiano.

Informazioni che vanno accolte con la dovuta riserva precisano che numerosi convogli britannici passati in questi ult:mi tempi nelle acque portoghesi con rotta al Sud erano diretti nel Sud Africa e nei porti delle colonie inglesi del Tanganika e del Kenia.

(l) -Vedi D. 371. (2) -T. s.n.d. 25/1 P.R. del 1° gennaio 1941, non pubblicato.
398

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. PER CORRIERE AEREO 148/19/03 R. Lisbona, 3 gennaio 1941 (per. il 9).

È stato di passaggio per Lisbona il nuovo Ambasciatore americano a Vichy, Ammiraglio Leahy. Ad un collega che lo ha incontrato ad una colazione presso la Legazione degli Stati Uniti il nuovo Ambasciatore ha detto che egli era latore di un messaggio del Presidente Roosevelt per il Maresciallo Pétain.

B€nché non abbia detto quale sia il tenore del messaggio tuttavia l'Ammi

raglio Leahy non ha nascosto la sua opinione e cioè che la situazione della

Francia in questi ultimi tempi si è grandemente migliorata. Il fatto che Pétain

abbia tenuto testa a Lavai e cioè ad Abetz è sintomo che le forze di reazione

della Francia nei confronti delle pretese tedesche sono ancora grandi. Pétain

è in condizioni oggi di resistere alla minaccia di una occupazione integrale

del territorio francese con maggiori chances di prima. Innanzi tutto egli ha

distaccato Weygand in Africa dove le risorse e le possibilità militari francesi

sono ancora grandi e le tiene colà in potenza pronte a riprendere le armi

se ve ne fosse la necessità. In secondo luogo lo stato d'animo dell'opinione

pubblica francese è profondamente mutato in questi ultimi tempi. Mentre esso

era grandemente depresso subito dopo l'armistizio e per tutta l'estate, ora la

resistenza dell'Inghilterra, l'aperto atteggiamento degli Stati Uniti decisi di

marciare sino in fondo per impedire che la Gran Bretagna sia battuta, han

fatto risorgere tutte le speranze nel cuore del popolo francese. La Francia,

secondo l'Ambasciatore Leahy, non ha ancora detto la sua ultima parola, ed

essa potrà avere una grande funzione da assolvere sopratutto in Africa.

È facile immaginare, dato quanto precede, quali potranno essere le istruzioni che l'Ammiraglio Leahy ha ricevuto dal Presidente Roosevelt e quale sarà l'azione che egli svolgerà a Vichy.

(l) Ed., parzialmente, in R. BovA ScoPPA, Colloqui con due dittatori, cit., pp. 27-28.

399

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

L. 00030. Roma, 3 gennaio 1941.

Strettamente personale.

Mi riferisco ai tuoi telegrammi n. 489 e 493 (1).

La segnalazione che ha formato oggetto del telegramma di questo Ministero n. 475 (2) ha origine da documenti di natura strettamente riservata, che non forniscono ragguagli maggiori di quelli già comunicati.

È possibile solo precisarti che alcuni stabilimenti ungheresi -finora non individuati -sono presentemente in contatto con codesta Legazione di Grecia per la fornitura non già di soli razzi illuminanti ma di vero e proprio materiale bellico quali, lanciafiamme, bossoli e pezzi di ricambio per motori di aeroplano. Non risulta, fino a questo momento, che tali forniture siano state eseguite e consegnate, ma è certamente opportuno che codesto Governo faccia quanto è necessario perché ciò sia in ogni modo evitato.

Mi riservo di tenerti informato di quant'altro venisse eventualmente a nostra conoscenza al riguardo e ti invio i miei cordiali saluti.

(l) -Vedi DD. 344 e 364. (2) -Vedi D. 334.
400

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 339/6 P. R. Tokio, 4 gennaio 1941, ore 6 (per. ore 21,35 del 5).

Vostro 487 Cl). Matsuoka si è mostrato gratissimo di quanto gli ho detto in nome V. E. Secondo ho riferito egli ha già una autorizzazione di massima dell'Imperatore che per altro si è riservato una definitiva decisione. Si propone ora di esaminare la questione che, a prescindere dall'aggravarsi della situazione internazionale, comporta anche considerazioni di quella interna tutt'altro che facile per il Gabinetto, insieme al Primo Ministro ed ai suoi colleghi forze armate coi quali è d'urgenza assoluta una piena intesa ad evitare sorpresa durante sua assenza. Egli è anche preoccupato di lasciare la Dieta in funzione ed in disposizioni non ancora chiare. Tuttavia è desiderosissimo effettuare la visita perché si rende esatto conto della solidità che la sua azione potrà avere dopo i contatti direttamente stabiliti sopratutto a Berlino ed a Roma. Rivalità politiche agiranno per queste ragioni in contrario. Ove non sorgano difficoltà Matsuoka avrebbe in programma partire nell'[ultimaJ decade di questo mese facendosi precedere a Berlino dal nuovo Ambasciatore Generale Oshima che ha fissato sua partenza al 18 corrente. Riferirò ulteriormente (2).

401

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 54/7-8 R. Tokio, 4 gennaio 1941, ore 11,15 (per. ore 22,30 del 5).

J94

zione che il Giappone è diviso e perplesso di fronte alla possibilità di una guerra nippo-americana e che gli influentissimi della finanza e dell'industria vi sono contrari.

Quanto sopra per chiarire tutta la reale importanza della richiesta che Matsuoka rivolge al Governo alleato (1).

(7) -Matsuoka ha vivamente insistito perché io Vi preghi di fargli conoscere quale sia il pensiero e quali siano le informazioni del Governo Fascista circa le probabilità che l'America entri in guerra. Mi ha detto che in proposito conosce l'opinione di Berlino, ma che desidera sopratutto avere la vostra. Mi ha aggiunto che desiderava raffermare ancora una volta che uno stato di guerra fra l'America e l'Asse sarebbe automaticamente esteso al Giappone. Debbo quindi chiedervi un cenno che mi valga di norma per una risposta vostro nome. Essa potrà avere sull'azione di Matsuoka risultati importanti. Nel concludere il Patto tripartito egli ha contato sopra una rapida disfatta britannica in Europa tale da immobilizzare l'America ed a soddisfarla con una quota. dell'eredità. E, in fondo, è ancora propenso a credere che a Washington non si sia, al momento attuale, né preparati, né disposti a tentare una grandiosa e pericolosa partita che potrebbe avere ripercussioni gravi anche sopra presente organismo economico e sociale americano. D'altra parte [si ha qui la] sensa (l) -Vedi D. 321, nota 1. (2) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risultano ulteriori comunicazioni sull'argomento.

(8) È indotto quindi a temporeggiare ed a sopportare il continuo crescendo delle pressioni e delle minacce americane in attesa che sviluppo degli avvenimenti presenti circostanze propizie per il Giappone. Ma è premuto: dalla stessa impostazione del suo programma della «grande zona autarchica dell'Asia orientale » inconciliabile con la tradizionale politica americana, dagli esponenti del nazionalismo estremista, dai punti fermi che pongono i militari ad eventuali prese di posizione americane nei mari del Sud che precluderebbero il futuro dell'Impero.

402

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A BEIRUT, SBRANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 37/7 R. Beirut, 4 gennaio 1941, ore 12,30 (per. ore 16).

Signor Roser, delegato tedesco Commissione Armistizio, è venuto a vedermi col pretesto auguri capo d'anno ed ha portato discorso su prossima venuta von Hentig, dicendomi che questa è resa necessaria dal fatto che interessi sudditi tedeschi sono intrigati e tanto numerosi che egli non basta alla bisogna; ma che tale arl"ivo è ritardato da Vichy. Egli si diceva persuaso che forse gioverebbe far sollecitare dalla nostra Commissione Armistizio Torino le pratiche per tale arrivo, se ciò non desse ombra al R. Governo, data divisione zona di influenza Medio Oriente e Mediterraneo.

Fingendo non comprendere, gli ho detto che mi sembra un poco eccessivo che per risolvere rischi commerciali di sudditi tedeschi vi fosse bisogno intervento diretto di un uomo del valore dell'Ambasciatore orientalista Hentig ed ho espresso opinione che sarebbe stato più utile allo scopo far ritornare Cancelliere del Consolato tedesco in Beirut, persona esperta attualmente in Persia, per cui certamente alcuna difficoltà sarebbe stata elevata suo ritorno.

Sono di opinione che arrivo di Hentig quando sarà di pubblica ragione offrirà pretesto non solo all'opinione pubblica locale, ma anche alla propaganda nemica di affermare che in questo paese la politica germanica ha preso il sopravvento su quella italiana e che nostra Delegazione Armistizio è messa in sotto ordine. La propaganda degaullista-bl'itannica va cercando pretesti di tal genere per illustrare agli occhi del pubblico credulo adesione sua tesi di una scissione Asse e di una messa sotto tutela dell'Italia.

Del resto annunzio di tal arrivo è già penetrato in qualche circolo libanese e mussulmano, e viene commentato in senso a noi non favorevole.

(l) Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che Ciano abbia risposto.

403

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 335/3 P. R. Bagdad, 4 gennaio 1941, ore 17,35 (per. ore 3,35 del 5).

Telegramma di V. E. n. 78 (1).

Aspetto finanziario fornitura armi e munizioni non sarebbe stato trattato

al momento passaggio Bagdad Addetto Militare giapponese; né credo che Gai

lani si sia allora posto problema pagamento, ed ancora meno ora che conta

sull'appoggio dell'Asse.

Va tenuto presente che imponenza delle importazioni nell'Iraq -compensate soltanto per circa un quarto dalle esportazioni irachene nel Giappone non accenna ad arrestarsi, malgrado attuali difficoltà valutarie, dato che giapponesi, pur di soppiantare commercio anglo-americano, si sono finora mostrati disposti lasciare aperto qui credito commerciale.

Può darsi che nel caso attuale, trattandosi di fornitura da governo a governo, la cosa si ponga in termini diversi. Gli è per ciò che il nostro intervento a Tokio dovrebbe esercitarst nel senso superare eventuali obiezioni ad inviare subito [aiuto] finanziario. Dico eventuali anche perché non mi stupirebbe che il Governo giapponese, dato l'interesse che porta all'Iraq, si decidesse a fornire gratuitamente armi e munizioni richieste (2).

404

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 66/11 R. Bucarest, 4 gennaio 1941, ore 22 (per. ore 17,30 del 5).

Generale Antonescu mi ha detto in via strettamente confidenziale che arrivo truppe germaniche si verifica con ritmo di circa 50 treni al giorno e cioè all'incirca di una divisione ogni due o tre giorni. Tale ritmo è previsto per la durata di un mese circa per cui forze tedesche in Romania ascenderanno presumibilmente ad un complesso di oltre dieci divisioni. Generale Antonescu ha aggiunto che mentre prima richiesta rivoltagli dal Governo tedesco durante il suo viaggio a Berlino (da me a suo tempo segnalata) (3) si riferiva ad un secondo invio di due divisioni, Governo tedesco gli ha rivolto una seconda richiesta in questi giorni per ulteriore quantitativo truppe. Per quanto concerne motivo invio unità germaniche e loro presumibile impiego, Antonescu mi ha detto che, a parte misure precauzionali nei riguardi U.R.S.S., esso concerne a suo modo di vedere sopratutto situazione nei Balcani, ed ha aggiunto ritenere che tali truppe siano destinate ad essere inviate quanto prima in Grecia attra

verso Bulgaria per determinare, med.'ante accerchiamento dei greci da parte delle truppe italiane e tedesche, una rapida decisione e prevenire cosi possibilità costituzione di un fronte di Salonicco da parte dell'Inghilterra.

Antonescu pensa pertanto che viaggio Filoff a Vienna sia da metter in relazione con imminente decisione germanica nel senso suindicato. Per quanto concerne atteggiamento Bulgaria e Turchia, Antonescu ha detto ritenere che la prima finirà con acconsentire al passaggio truppe tedesche e che la seconda, ove suo territorio non sia direttamente minacciato, sì asterrà dall'intervenire nel conflitto.

Aggiungo in fine che anche mio collega di Germania, pur dicendomi di non aver Informazioni al riguardo mi ha espresso in via confidenziale suo avviso personale che truppe tedesche siano destinate a passare in Bulgaria.

Mi risulta d'altra parte che reparti tedeschi in arrivo sono muniti di materiale da ponti.

(l) -Vedi D. 388. (2) -Rltrasmesso a Toklo con t. s.n.d. 558/15 P.R. dell'8 gennaio, ore 0,50. (3) -Vedi D. 171.
405

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 258/22 P. R. Berlino, 5 gennaio 1941, ore 0,10.

Personale per Eccellenza Ciano.

Per tua notizia e per quell'uso che eventualmente crederai di farne mi permetto esporti -qui di seguito -qualche mia impressione.

Riferendomi accenni contenuti in miei telegrammi precedenti ed a quanto ebbe a dichiararmi incidentalmente il Ftihrer a proposito del problema dei trasporti (l) ritengo poter confermare che è in corso il concentramento di numerose divisioni tedesche in Romania. Concentramento che evidentemente prepara, per una data che si dovrebbe supporre dal ritmo con cui esso avviene non lontana, un'azione offensiva contro la Grecia attraverso la Bulgaria. L'incontro Ribbentrop Filoff (2) ha pertanto lo scopo di preparare con opportune trattative il transito sul territorio bulgaro delle truppe tedesche. Tali tentativi interessano naturalmente anche la nostra situazione politica nei Balcani. Infatti, mentre finora si è cercato di ottenere adesione Bulgaria al patto tripartito e quindi ad un patto di cui facciamo parte dirigente, adesso si tratta di addivenire ad un accordo politico militare tedesco-bulgaro nel quale almeno formalmente noi non figuriamo. Se si tenga conto dell'effetto che ha avuto sulla nostra situazione politica nei Balcani l'invio in Romania di sole truppe tedesche è lecito prevedere che questo nuovo accordo così importante e desiderabile per capovolgere la nostra situazione militare sul fronte greco avrà non favorevole ripercussione sulla nostra influenza in una zona di vitale interesse per noi.

Sul contenuto e sui risultati dei colloqui col Presidente bulgaro rinviati di un giorno a causa del ritardo dei treni non potrò avere precise notizie che al ritorno di Ribbentrop che si prevede per domenica. Secondo notizie non ancora

controllabili i bulgari lascerebbero passare le truppe tedesche limitandosi ele

vare pro torma una protesta soprattutto per poter far fronte reazioni russe.

L'offensiva viene preparata con imprevisti nuovissimi mezzi e cioè con mezzi superiori ad ogni prevedibile resistenza, perciò si può calcolare, dato che le forze greche sono tutte impegnate contro di noi, su un rapido successo sul fronte greco e su una prudente neutralità turca consigliata dal concentramento di ingenti forze tedesche alla frontiera della Tracia e, secondo certe voci, dalla minaccia di un attacco russo contro la Turchia asiatica.

È ovvio che un successo tedesco in Grecia non modificherebbe soltanto la situazione politica balcanica ma anche la situazione di tutto il Mediterraneo orientale. La Germania verrebbe a trovarsi in tale zona, per le forze a sua disposizione, in una situazione privilegiata e predominante e risolverebbe largamente quella che è stata la sua tradizionale spinta verso [il sud]. Ed il nostro cosidetto Lebensraum verrebbe a subire una modifica sostanziale.

Le considerazioni anzidette non hanno lo scopo di voler in qualsiasi modo intralciare progetti tedeschi che sono sopratutto dettati dalla necessità e dalla possibilità dell'ora ma solo quello di far presente che stanno maturando avvenimenti di importanza fondamentale per i nostri interessi balcanici e mediterranei e che in tale speciale momento sarebbe opportuno affrettare il noto incontro per prendere tempestivi «precisi >> accordi per coordinare anche « per il futuro » le rispettive azioni militari e politiche e per evitare di trovarsi di fronte a situazioni di fatto che anche con la migliore reciproca buona volontà è dimcile poi modificare.

Mi rendo conto perfettamente delle ragioni per le quali tale incontro non ha ancora avuto luogo ma ulteriormente dilazionarlo per un tempo relativamente lungo non farebbe sul Ftihrer favorevole impressione e forse perderebbe molto del suo scopo perché nel frattempo la Germania potrebbe essere obbligata a prendere delle definitive decisioni politico-militari alle quali sarebbe bene non mancasse [la nostra] attiva collaborazione (1).

(l) -Vedi D. 323. (2) -Vedi D. 443.
406

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. S. N. D. 9/5 R. Roma, 5 gennaio 1941, ore 0,30.

Personale per Rosso.

Ho preso atto di quanto avete riferito coi Vostri telegrammi 553-556 (2) e riservomi farvi pervenire istruzioni relative alle varie questioni sollevate nel corso della Vostra conversazione con Molotov (3).

Riferendomi frattanto al quesito avanzato col Vostro telegramma n. 556 (4} Vi informo che Governo germanico è stato già messo al corrente dalla R. Ambasciata in Berlino -cui ho fatto pervenire il testo dei Vostri anzidetti tele

grammi -dell'inizio delle conversazioni italo-sovietiche e della loro impostazione. Potrete pertanto dare notizia a Schulenburg dei Vostri colloqui con Molotov nella misura che riterrete opportuna.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. Per la risposta di Ciano vedi D. 408. (2) -Vedi D. 375. (3) -Vedi D. 488. (4) -Rosso aveva sollecitato una risposta al t. 556 con t. s.n.d. 39/9 R. del 4 gennaio, ore 15,10.
407

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. PER CORRIERE 10 R. Roma, 5 gennaio 1941, ore 8.

Mio 1614 (1).

Questo Ambasciatore del Giappone ha formalmente richiesto in un colloquio avuto con me il riconoscimento del Governo di Nanchino da parte italiana e aveva anzi indicato la data del Capodanno come occasione specialmente favorevole.

Data insistenza giapponese, posizione nettamente e pubblicamente favorevole a Nanchino ,già da noi assunta sin dallo scorso gennaio al momento dello scambio dei noti messaggi fra me e Wang King Wei (2), generiche e non equivoche assicurazioni da noi già date da tempo al Governo nipponico, riuscirebbe indubbiamente malagevole ritardare ulteriormente un gesto già implicito in tutto il nostro precedente atteggiamento, e, come tale, atteso e scontato come cosa certa da parte nipponica.

D'altro canto un diverso atteggiamento o l'adozione di una procedura sia pure genericamente favorevole ma temporeggiatrice, non soltanto mal si concilierebbero con lo spirito e la lettera del Tripartito, ma rischierebbero anche di sollevare giustificate diffidenze nipponiche.

Fate presente quanto precede alla Wilhelmstrasse ad illustrazione del nostro parere favorevole al riconoscimento.

Sarei pertanto d'avviso che tranne un diverso atteggiamento del Governo Germanico, l'Italia potrebbe concordare con Tokio riconoscimento e renderlo pubblico al più presto.

Telegrafate (3).

4:08.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 463/19 P. R. Roma, 5 gennaio 1941, ore 22,15.

Strettamente personale per l'Ambasciatore Alfieri. Decifri egli stesso.

In relazione alle tue recenti comunicazioni (4) potrai dire a Ribbentrop che Duce è in massima disposto ad incontrarsi col Filhrer in una data da precisarsi fra il 12 e il 19 corrente mese.

Duce desidera che incontro sia strettamente segreto e per tale ragione ritiene opportuno che i due treni presidenziali anziché incontrarsi nella stazione del Brennero si incontrino in piena campagna, in territorio italiano o germamco, a scelta del Fiihrer. Ciò permetterà abolire ogni formalità aut esteriorità, quali compagnie d'onore, fotografie, ecc.

Mi riservo farti conoscere, non appena possibile, ulteriori decisioni del Duce.

Telegrafa non appena avrai parlato con Ribbentrop Cl).

(l) -Vedi D. 387. (2) -Vedi serie IX, vol. III, DD. 71 e 80. (3) -Per la risposta di Alfieri vedi D. 445. (4) -Vedi, da ultimo, D. 405.
409

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI

T. S. N. D. PER CORRIERE 464 P. R. Roma, 5 gennaio 1941, ore 21,30.

Personale per Magistrati.

Per Vostra riservatissima conoscenza informaVi che R. Ambasciatore a Berlino ha telegrafato (2) che attuale concentramento di numerose divisioni tedesche in Romania prepara evidentemente e probabilmente a scadenza non lontana un'azione offensiva contro la Grecia attraverso la Bulgaria. Incontro Ribbentrop-Filoff avrebbe lo scopo di preparare transito truppe germaniche e quindi di elaborare principalmente un accordo politico-militare tedesco-bulgaro anziché l'adesione della Bulgaria al Patto Tripartito come appariva in un primo tempo. Alfieri riferisce che secondo notizie non ancora controllabili i bulgari 1ascerebero passare le truppe tedesche limitandosi elevare protesta pro forma sopratutto per poter far fronte reazioni russe. Offensiva verrebbe preparata con mezzi tali da superare ogni prevedibile resistenza. Rapido successo che tedeschi conseguirebbero in tal modo sul fronte greco -poiché forze elleniche sono tutte impegnate contro di noi -indurrebbe Turchia a mantenersi neutrale dato anche ingente concentramento forze tedesche alla frontiera Tracia e -secondo certe voci -minaccia di un attacco russo contro Turchia asiatica.

Vi comunico quanto precede affinché, pur mantenendo massimo riserbo, possiate nella misura in cui vi è possibile controllare predette informazioni e tenermi al corrente sviluppi situazione (3).

410

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 132/003 R. Bucarest, 5 gennaio 1941 (per. l'B).

Il Generale Antonescu mi ha detto che l'ex-Re Carol passerà prossimamente in Portogallo, ove già trovasi l'ex Ministro di Corte Urdarianu. Il Con

ducator ha aggiunto di non essersi in definitiva ulteriormente opposto a che la Spagna acconsenta alla partenza dell'ex Sovrano; il quale si sarebbe impegnato a non lasciare il Portogallo e ad astenersi da ogni attività politica, tanto più che egli ha fatto conoscere a Caro! che, ove non si attenesse a tale linea di condotta, egli si vedrebbe costretto a procedere alla deposizione della dinastia Hohenzollern in Romania.

(l) -Per la risposta di Alfieri, vedi D. 414. (2) -Vedi D. 405. (3) -Magistrati rispose con t. s.n.d. 600/11 P .R. dell'B gennaio, ore 13,20 che Filo!! aveva smentito le voci circa i suoi colloqui politici in Germania insistendo sul carattere privato del suo viaggio.
411

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. RR. S. N. D. 81/13 R. Mosca, 6 gennaio 1941, ore 1,20 (per. ore 7).

Valendomi dell'autorizzazione contenuta nel telegramma di V. E. n. 4 (2), ho messo al corrente mio collega tedesco delle linee generali del mio colloquio con Molotov. A sua volto Schulenburg mi ha dato informazioni seguenti:

l) Spiegazioni da lui a suo tempo fornite a Molotov a proposito garanzie alla Romania sono state formulate in modo sostanzialmente identico a quello della mia argomentazione (per una conoscenza più precisa di quest'ultimo mi riferisco alla pagina 5 del mio telespresso 1739 del 31 dicembre scorso) (3).

2) Recentemente Ribbentrop ha dato a Schulenburg istruzioni generiche di intrattenere Molotov sulla questione danubiana. Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo si è espresso con mio collega negli stessi termini usati con me, mostrandosi sorpreso che Germania cercasse impedire partecipazione sovietica nell'amministrazione del Danubio marittimo. Ambasciatore di Germania ha ribattuto essere invece attitudine del Delegato russo a Bucarest quella l!he ha mostrato intenzione dell'URSS di escludere dalla Amministrazione ogni altro interessato. Parlando poi a titolo personale ha lanciata idea che all'amministrazione partecipassero oltre che URSS e Romania anche Germania e Italia. Molotov si è limitato ad osservare che né Germania né Italia avevano finora avanzato richieste del genere, per il momento senza formulare obiezioni. Nella mente del mio collega questa idea -da lui esposta ripeto a titolo personale -potrebbe forse servire come base del compromesso cui ho accennato nel mio telegramma n. 7 del 3 corr. (4).

3) A proposito degli Stretti Schulenburg mi ha confermato che questione aveva formato oggetto di conversazioni fra Ribbentrop e Molotov a Berlino. [n quell'occasione Ribbentrop avrebbe dichiarato che delle Potenze dell'Asse [l'Italia] era quella più direttamente interessata. Ambasciatore di Germania suppone che Ribbentrop abbia messo al corrente V. E. della conversazione in proposito.

Il) Ed. in M. ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 101-102.

Esaminata questione con mio collega siamo venuti alla conclusione che obiettivi sovietici sono verosimilmente seguenti:

l) impedire entrata nel Mar Nero di navi da guerra di qualsiasi Potenza non rivierasca sia in tempo di guerra sia in tempo di pace. Con ciò URSS rafforzerebbe propria sicurezza senza bisogno di mantenere nel Mar Nero forze navali ingenti a scapito delle flotte del Baltico di Murmansk e di Vladivostok;

2) ottenere assoluta libertà di passaggio degli Stretti per proprie navi tanto da guerra che commerciali in qualsiasi circostanza.

Neppure Ambasciatore di Germania ha potuto finora rendersi conto se URSS mira raggiungere tali obiettivi mediante convenzioni internazionali che sostituiscano quelle in vigore oppure reclami presso Turchia partecipazione diretta a controllo militare degli Stretti (1).

(2) -Si tratta in realtà del n. 5, vedi D. 406. (3) -Vedi D. 382. (4) -T. rr.s.n.d. 32/7 R. del 3 gennaio, ore 23,07, non pubblicato, con il quale Rosso aveva riferito circa la possibilità di un compromesso tra Romania e URSS circa la navigazione sul Danubio.
412

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 110/10 R. Ankara, 6 gennaio 1941, ore 20,40 (per. ore 13 del 7).

Ho veduto oggi signor Kiroff Ministro di Bulgaria in Turchia. Mi ha detto che essendo a conoscenza che qui lo si attendeva con impazienza credendolo latore di proposte concrete, di ritorno da Sofia si è trattenuto tre giorni Istambul, è arrivato Angora 4 corrente e soltanto stamane è andato a fare visita Saracoglu.

Kiroff mi ha confidato che effettive proposte verbali avanzate dalla Turchia miravano sancire reciproco impegno di non permettere passaggio sul proprio territorio di forze armate di potenze straniere; Governo Bulgaria ha nettamente declinato di entrare in discussione su simili basi, ma si è dichiarato disposto considerare qualunque possibilità di miglioramento dei reciproci rapporti; sempre nel solo quadro bulgaro-turco, e con esclusione di considerare eventualità che potessero anche indirettamente dipendere da decisioni di terze potenze, o da rapporti della Bulgaria con terze potenze.

Questi in massima gli argomenti che egli ha ripetuto stamane a Saracoglu aggiungendo che, se veramente Turchia ha intenzione migliorare rapporti con Bulgaria, può farlo influendo, per esempio, sull'atteggiamento della stampa turca

o procedendo ad una smobilitazione anche soltanto simbolica delle forze turche disloca te in Tracia.

Il Sig. Kiroff non attribuisce alcuna importanza a queste conversazioni, che, a suo modo di vedere, non possono neanche chiamarsi trattative, e che

si risolveranno nel nulla o in generiche dichiarazioni unilaterali tanto più facili quanto più vuote di contenuto.

Kiroff mi ha detto inoltre che Bulgaria è assolutamente solidale con Asse, alla cui vittoria totale e sicura, sente legato il suo avvenire. Ha ammesso che URSS cerca di bilanciare a Sofia influenza dell'Asse e comunque di ricordare alla Bulgaria la sua volontà di non essere tenuta e creduta in disparte.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

413

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 397/3 P. R. Roma, 6 gennaio 1941 (per. il 6).

In un recente colloquio avuto con il Comm. Babuscio-Rizzo il Cardinale Segretario di Stato ha detto che, secondo notizie attendibili, ma naturalmente non controllate, in possesso della Santa Sede, in Germania si starebbero preparando nuovi provvedimenti contro la Chiesa.

Egli ha aggiunto che riteneva necessaria questa comunicazione perché desiderava si sapesse che qualora quanto sopra dovesse verificarsi la Santa Sede avrebbe risposto con tutti i documenti in suo possesso.

414

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. UU. S.N.D. PER TELESCR. 416/30 P.R. Berlino, 6 gennaio 1941, ore 23.

Personale per il Ministro (2).

Ribbentrop nonostante avesse giornata fortemente impegnata per i funerali del padre mi ha stamane lungamente intrattenuto su quanto qui sotto riferisco. Mi è sembrato, a causa fatica e continuo movimento di questi giorni e per perdita del padre cui era molto affezionato, stanco e avvilito. Ribbentrop ha accolto con compiacimento che Duce aderisce proposta incontrarsi col Ftihrer. Non ho mancato di specificare modalità e riservatezza dell'incontro ed egli si è riservato darmi notizia appena avuta risposta Ftihrer. A proposito dei nostri rapporti con la Russia gli ho particolarmente illustrato contenuto lettera V. E. e gli ho consegnato copia del rapporto Rosso con prescritte transposizioni e opportuni riassunti. Ribbentrop mi ha ascoltato e non ha potuto na

31 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

scondere una certa contrarietà che ha manifestato quando ha detto: «mi è nuovo che siano in corso dei negoziati».

Ho subito chiarito con fermezza quanto avevo già detto all'inizio della conversazione e cioè che è sulla base delle dichiarazioni a suo tempo da lui fatte con le quali riconobbe opportunità di migliorare nostri rapporti con URSS che erano state iniziate conversazioni (1).

Ribbentrop non ha replicato ma ha domandato quale era il fine delle trattative. Ho risposto riferendomi lettera V. E. e cioè aggiornamento del patto 1933. Ribbentrop dopo aver nuovamente letto rapporto Rosso disse che desiderava riflettere su importanti problemi sollevati dalla Russia i quali dovevano essere sottoposti al Filhrer. Egli mi ha dato però subito sua opinione personale. Richiamandosi a dichiarazioni precise fatte a Molotov durante visita a Berlino (2) e cioè che l'Asse Roma-Berlino considerava Balcani come zona di sua diretta influenza giustificata dai suoi vitali interessi economici, mi ha detto che non bisogna indebolire questa linea di condotta. Anche per questione Danubio Ribbentrop è dell'opinione che cedere su presenza Germania e Italia nelle commissioni sarebbe fonte di complicaz:oni. In definitiva Ribbentrop ha l'impressione che Molotov faccia doppio giuoco e cerchi di fare rientrare dalla finestra ciò che si è riusciti ad eliminare dalla porta. Riguardo alla questione degli Stretti Ribbentrop ha ricordato che egli stesso aveva fatto presente opportunità che da parte nostra si manifestasse una certa elasticità verso la Russia fino ad arrivare a considerare il Mar Nero un mare interno della Russia e degli altri rivieraschi, e che comunque lo statuto di Montreux doveva essere riveduto (3). Però ha aggiunto subito che odierna situazione nel Mediterraneo orientale consiglia di essere molto prudenti e riservati nel fare concessioni alla Russia e ciò soprattutto per le reazioni della Turchia.

Chiarendo maggiormente il suo pensiero Ribbentrop ha manifestato delle riserve sulla tempestività del momento ritenuto particolarmente delicato.

In considerazione necessità di dare al più presto una risposta a Molotov, ho insistito per conoscere d'urgenza l'opinione del Governo tedesco al riguardo. Egli mi ha detto di non poter fare ciò prima di tre o 4 giorni ( 4).

Per quanto riguarda i colloqui che Filoff ha avuto col Ftihrer, mi ha precisato che essi hanno avuto lo scopo di ottenere l'adesione della Bulgaria al patto tripartito. Filoff si è in princip:o dichiarato d'accordo, ma ha fatto riserva sulla data dell'adesione stessa, mentre Fiihrer desidera invece che essa avvenga al più presto possibile e in questo senso è stata fatta forte pressione su Filoff, il quale si è riservato una risposta dopo aver ripreso contatti con Sofia. Mi ha poi chiesto qualche notizia su Bardia, che io gli ho dato in base alle informazioni a mia disposizlone. Mi ha inoltre detto che al Fiihrer risulta come fossero fondate e provate le mie precise dichiarazioni fatte all'inizio dell'offensiva inglese in Cirenaica, sull'eroismo e sul valore con cui si sono battuti e sibattono i nostri soldati la cui resistenza può trovare un limite soltanto nella enorme superiorità di mezzi meccanici a disposizione del nemico (5).

(-4) Vedi DD. 482 e 485.

(l) Ed. parzialmente, in M. ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 99-100.

(2) Risponde alla lettera di Ciano del 1° gennaio, vedi D. 389.

(l) -Vedi D. 340. (2) -Vedi D. 96. (3) -Vedi D. 42. (5) -Il presente documento reca li visto dl Mussollnl.
415

IL CONSIGLIERE A BERLINO, COSMELLI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. R.P. 00096. Berlino, 6 gennaio 1941.

Di incarico dell'Ecc. L'Ambasciatore, ti trasmetto qui unito in copia il rapporto del gen. Marras in data 31 dicembre u s., di cui al tuo telegramma n. 20 del 5 corr. (1).

ALLEGATO

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, GUZZONI

R. s. 2592/A. Berlino, 31 dicembre 1940.

A complemento delle notizie già inviate per telegramma riferisco con maggiori particolari sullo svolgimento delle conversazioni sui tre gruppi di questioni che formano oggetto delle attuali trattative, ossia:

-Invio di unità corazzate tedesche in Libia

-fornitura di materiali d'armamento

-fornitura di materie prime.

Le conversazioni con le autorità militari sono state iniziate con una breve riunione nella quale il Maresciallo Keitel ha esposto alcune considerazioni di carattere generale come base delle trattative.

Ho già riferito al riguardo con telegramma.

Metto ora in rilievo alcuni punti:

-necessità programma a lunga scadenza graduato in ordine di urgenza;

-tempo occorrente perché il concorso di materiali tedeschi possa giungere ai reparti; tale tempo è in gran parte in funzione dei trasporti;

-necessità che vengano inviati alla fronte, per primi tutti i materiali comunque disponibili in Italia. Le unità che rimanessero prive di materiali verrebbero riarmate con materiali forniti dalla Germania, per il cui impiego occorre un conveniente periodo di addestramento;

-limitazione delle risorse tedesche, per effetto dei consumi subiti e per le esigenze dell'ampliamento e del riordinamento;

-necessità che vengano applicate anche in Italia tutte le misure restrittive nei riguardi di alcune materie prime già attuate in Germania e vengano impiegati, nella più larga misura, prodotti di sostituzione trasformando per quanto è possibile i processi di fabbricazione. Le maggiori difficoltà riguardano il rame, alcuni correttivi dell'acciaio, la gomma e i combustibili liquidi;

-assegnamento per le nostre forniture su materiali di preda bellica, i quali peraltro sono in parte non ancora rimessi in efficienza e in parte richiedono lunghi trasporti. Eventualità che il riordinamento dei materiali e il trasporto debba essere eseguito a cura dell'Italia;

-difficoltà che si presentano per i trasporti ferroviari.

Invio di divisioni corazzate tedesche in Italia.

Le conversazioni a questo riguardo sono state affidate dal Maresciallo Keitel al gen. Jodl. Questi ha accennato anzitutto, con molto tatto, e dichiarando che le questioni sono ormai oltrepassate;

-che, in passato, si è verificata tra Italia e Germania una certa «crisi di fiducia» per la quale non fu possibile inviare in Libia la divisione corazzata che era stati! promessa dalla Germania;

-che il Comando tedesco considera che l'aver dichiarato la guerra alla Grecill abbia costituito un grave errore militare tanto più C;he esso ha condotto ad un insuccesso.

Ciò premesso il gen. Jodl ha dichiarato: l) Nessun limite verrà posto al concorso tedesco, salvo quelli che possono derivare dalla considerazione del vero comune interesse militare.

2) Il Ftihrer desidera ad ogni costo che unità tedesche siano messe in condizioni dì subire non un insuccesso ma una perdita di prestigio, che deve invece rimanere intatto quale esso si è affermato dopo i grandi risultati ottenuti in questa guerra.

3) La Germania è sicura della vittoria. Non vi è alcuna possibilità che la Germania sia battuta, né per crisi interna, poiché mai la Germania è stata nella storia così unita come adesso, non per fame perché la Germania prima di soccombere per fame affamerebbe i cento milioni di abitanti dei paesi occupati. La Germania è militarmente inattaccabile, a prescindere da qualche distruzione che potrebbe subire per effetto dell'offesa aerea.

4) Se la Germania vince, vince anche l'Italia, la quale può essere sicura di avere quanto deve avere.

* * *

Successivamente il gen. Jodl ha rappresentato la situazione militare nel modo seguente:

La guerra aerea e marittima contro l'Inghilterra viene proseguita incessantemente. L'aviazione continua ad agire a massa contro gli otto grandi aggregati industriali. Gli effetti sono staordinariamente grandi. Gli incendi distruggono ancor più delle bombe esplosive, particolarmente le officine sono sensibili agli incendi.

Le perdite del naviglio inglese aumentano continuamente. La guerra al traffico viene condotta non soltanto dai sommergibili ma anche con navi da battaglia; due di queste agiscono attualmente nell'Atlantico.

La situazione dei rifornimenti è per l'Inghilterra molto grave: gli inglesi stessi lo confessano.

Per quanto riguarda le operazioni previste contro la Grecia, il gen. Jodl informa che due divisioni, delle quali una corazzata ed una corazzata motorizzata, trovansi già in Romania. È previsto l'impiego di venti divisioni circa, delle quali due da montagna; comandante designato delle truppe operanti è il Maresciallo List. I trasporti richiederanno circa 2.000 treni e si svolgeranno intensivamente a partire dal primo gennaio, in ragione di 50 (cinquanta) treni al giorno. È previsto il gittamento di due grandi ponti sul Danubio, per affrettare il trasferimento dalla Romania alla Bulgaria. Il gittamento di questi ponti richiederà da due a tre settimane e verrà iniziato a fine gennaio, salvo impedimenti provenienti dal ghiaccio. Le operazioni contro la Grecia, attraverso la frontiera greco-bulgara, non potranno avere inizio che nella prima quindicina di marzo, ma è certo che la pressione sulla Grecia si farà sentire molto prima, non appena saranno evidenti i primi concentramenti in Romania. La costruzione dei ponti, in particolare, non mancherà di destare apprensioni nel comando greco. Notizie al riguardo sono già trapelate. Così, ad esempio, l'United Press ha già pubblicato notizie da Budapest, secondo le quali da 300 a 350.000 tedeschi verrebbero concentrati in Romania e altre notizie, secondo le quali, 18 divisioni tedesche dovrebbero trasferirsi in Bulgaria.

Le cose, saranno condotte in modo che l'entità delle truppe tedesche dovrà essere valutata in modo superiore alla realtà. Tutto sommato è da concludere che lo stato maggiore greco dovrà abbastanza presto essere indotto ad alleggerire la fronte albanese.

Il gen. Jodl ha fatto qualche accenno alla situazione generale delle forze tedesche, dicendo che tutte le divisioni per la Romania sono già pronte ed in piena efficienza; altre forze sono pronte per l'eventuale completamento dell'occupazione della Francia, mentre gran parte delle divisioni non sono attualmente impiegabili perché hanno dovuto cedere una parte delle loro forze come nucleo per la costituzione delle nuove unità. Così, ad esempio, per la fanteria è stato ceduto un reggimento su tre. Vengono così inquadrati i nuovi contingenti chiamati alle armi. Le nuove divisioni saranno pronte, a scaglioni successivi, per il primo di ciascuno dei prossimi mesi. Tutte le divisioni saranno pronte entro il 30 aprile p.v.

Nella Francia meridionale, sono pronte, ed in corso di addestramento, le forze predisposte per l'occupazione di Gibilterra. Il compito principale è affidato ad un reggimento di cacciatori da montagna e due battaglioni pionieri, con numerosa artiglieria. Si calcola che l'occupazione di Gibilterra possa venir compiuta in tre giorni.

La Spagna peraltro non si decide ancora. Franco è preoccupato e vuole attendere, per l'intervento, migliori prospettive. Un ulteriore tentativo diplomatico, presso Franco, dovrebbe essere svolto prossimamente.

Un cenno particolare è stato fatto alle divisioni da montagna disponibili, delle quali: due sono destinate in Romania, una è in corso di trasformazione, una (la prima divisione da montagna) è stata frazionata per l'operazione contro l'Inghilterra e le rimanenti sono in Norvegia.

Per quanto riguarda gli scacchieri italiani, il gen. Jodl ha premesso che il 10° Flieger-Korps (Corpo aereo), inviato ora in IteJia, deve portare un notevole contributo per l'azione contro l'Inghilterra nel Mediterraneo.

Questo Corpo aereo comprende squadriglie Stukas (Ju 87), di apparecchi Ju 88, Me 110, Me 11, e Fw 200; complessivamente circa 180 apparecchi più un gruppo di aeroplani da trasporto. Per ora il corpo aereo non agirà contro la Grecia ma soltanto

contro l'Inghilterra.

Il Comando tedesco ritiene che l'Albania non debba venire perduta in nessun modo. Valona non deve essere ceduta. Le perdita dell'attuale situazione verrebbe a compromettere Io schieramento delle truppe tedesche contro la Grecia.

Interessa pertanto al Comando tedesco di conoscere se il Comando Supremo italiano ritenga poter garantire il possesso dell'attuale fronte in Albania.

Il gen. Jodl ha osservato che le truppe più indicate per l'impiego sull'attuale fronte sono le truppe alpine. Conosce già che si trovano in Albania quattro divisioni alpine italiane. Domanda se non si pensi di togliere dalla frontiera occidentale anche le divisione alpina taurinense, dato che dalla Francia l'Italia nulla deve temere, perché la Germania interverrebbe al primo cenno ed occuperebbe tutta la Francia in tre giorni.

Ciò premesso domanda di conoscere se il nostro Comando ritenga di aver bisogno del concorso di truppe tedesche in Albania. Tale concorso dovrebbe essere rappresentato da truppe alpine, delle quali attualmente è disponibile soltanto un reggimento rinforzato, perché le rimanenti truppe della prima divisione sono tenute pronte per Gibilterra. Peraltro il Fiihrer è contrario all'impiego di una divisione alpina il quale sarebbe particolarmente possibile ove l'azione contro Gibilterra dovesse venire rinviata.

In conclusione il gen. Jodl domanda di conoscere dal Comando Supremo italiano se ritenga indispensabile il concorso di una divisione da. montagna tedesca. Con riserva delle decisioni da parte del Ftihrer, aggiunge che la divisione verrebbe inviata. solo se necessario, ma che conviene evitare che si ripeta il caso già verificatosi per l'invio di una divisione corazzata in Libia.

Passando all'esame della situazione in Libia il gen. Jodl premette che secondo l'O.K.W. occorre assolutamente impedire che gli inglesi possano riunirsi col Nord-Africa francese. Viene riconosciuta la gravità della situazione confermata da quanto il gen. Gandin ha esposto al riguardo. Il Comando tedesco aveva inizialmente pensato che il concorso militare potesse limitarsi all'invio di reparti di arresto (Sperrverbiinde), che avrebbero potuto comprendere ad esempio, due battaglioni mitraglieri motorizzati, due gruppi anticarro, alcuni battaglioni pionieri, alquanta artiglieria, un reparto esplorante motorizzato. Tali reparti potrebbero essere in condizione, con abbondante impiego di mine, di assicurare il mantenimento di fronti assai estesi. Esaminata e discussa la situazione, il gen. Jodl ha dovuto riconoscere che tali reparti non sarebbero sufficienti e che per scopi rappresentati dal Comando italiano si renderebbe indispensabile l'impiego di unità corazzate.

Il gen. Jodl si riserva di fare le conseguenti proposte per il Ftihrer ed accenna alla possibilità dell'invio di un corpo corazzato, comprendente reparti corazzati e motorizzati, con una forza di almeno 250 carri, i quali in aggiunta ai 150 carri, dei quali disporrà prossimamente il Maresciallo Graziani, potrebbero rappresentare una forza adeguata.

Nell'esame della questione è stata presa l'ipotesi che il corpo corazzato tedesco venga trasportato inizialmente nella zona di Tripoli, salvo poi a trasportarlo in Cirenaica ove la situazione venisse stabilizzata.

Il gen. Jodl basandosi sull'esperienza delle operazioni in Norvegia ritiene molto utile ricorrere all'impiego delle navi da guerra per il trasporto del personale stesso.

Per mia parte prospetto, accennando semplicemente alcune questioni che molto interesseranno il Comando tedesco al momento dell'attuazione, e precisamente: -la difesa aerea delle zone di sbarco;

-la sicura protezione di convogli, che garantisca il mm1mo rischio di perdite, particolarmente in uomini, le quali sarebbero molto sensibili per il Ftihrer;

-il buon regolamento delle dipendenze, che rispetti le evidenti suscettibilità del Comando tedesco.

Il generale Jodl ha dichiarato essere implicito l'impiego del naviglio mercantile tedesco giacente nei porti italiani il quale comprenderebbe attualmente 18 navi efficienti, fra le tre e le quattromila tonnellate.

Riassumendo su questa questione ho avuto l'impressione che Jodl si sia personalmente persuaso della necessità del concorso di truppe corazzate tedesche in Libia e che pertanto egli presenterà favorevolmente la proposta. Questa peraltro, verrà presa in esame minutamente nei suoi vari aspetti, così che è da prevedere che non sarà presentata al Ftihrer se non fra tre o quattro giorni. La risposta peraltro si farà ancora attendere qualche giorno.

Fornitura materiali d'armamento.

Ho già telegrafato i risultati formali. Un rapporto particolare viene inviato dall'Ecc. il gen. Fautilli.

Fornitura materie prime.

Mi risulta che su tale questione il cui esame durerà ancora qualche giorno, l'Ecc. il gen. Favagrossa ha già ottenuto alcuni sensibili risultati (1).

Nel complesso ho avuto la netta impressione che le attuali trattative si svolgono da parte tedesca. con molta comprensione, franchezsa., cordialità e con risultati assai più larghi di quanto si era sinora manifestato. Occorre peraltro sempre attendere la risposta definitiva.

(l) Con t. s.n.d. 465/20 P.R. del 5 gennaio, ore 23,20, Anfuso aveva chiesto ad Alfieri quanto segue: «Eccellenza Ministro desidera avere copia rapporto Marras in data 31 dicembre. Pregatitrasmetterla con primo corriere». Alfieri aveva risposto 11 6 con t. s.n.d. per telescrivente 396/29 delle ore 19,10: «Con corriere in partenza stasera spedisco rapperto richiesto con telegramma 20. Faccio presente che a causa Irregolare servizio ferroviario dovuto a forti nevicate è possibile che corriere giunga con ritardo ».

(l) Con t. s.n.d. per telescr. 370/25 P.R. del 6 gennaio, ore 12,15, Alfieri Informava quanto segue: «Eccellenza Favagrossa che conclude oggi le trattative parte stasera per Italia. E' stato ricevuto da Rlbbentrop ».

416

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. RR. S. N. D. 98/17-18 R. Mosca, 7 gennaio 1941, ore 1,25 (per. ore 7J.

Personale per S. E. il Ministro.

Per ragioni anche psicologiche converrà non tardare a dare qualche risposta ai quesiti di Molotov, onde evitare che prolungata interruzione ingeneri in questi dirigenti sospetti e risentimenti.

A mio giudizio si potrebbe intanto far d:chiarazione all'incirca del seguente tenore: «l) Nel pensiero e nelle intenzioni del Governo italiano garanzia italatedesca alla Romania non ha mai avuto carattere non amichevole verso URSS.

Garanzia è stata necessaria per indurre Governo romeno ad accettare sacrificio richiesto da un pacifico regolamento delle questioni sollevate dalle rivendicazioni ungheresi e bulgare. Governo italiano non prevede che garanzia possa diventare operante nei riguardi dell'URSS in quanto ritiene che dopo restituzione Bessarabia e incorporazione della Bucovina settentrionale URSS non abbia pretese territoriali verso Romania.

2) Nella questione danubiana attitudine del Governo italiano è ispirata dalla necessità di salvaguardare suoi legittimi interessi quale Potenza che nella libertà di navigazione di quella importantissima via di comunicazione fluviale vede presupposto necessario a sviluppo propria attività commerciale coi paesi del bacino danubiano. Governo italiano riconosce accresciuta importanza che la questione del Danubio ha assunto per URSS dopo restituzione della Bessarabia ed è lieto che in controllo della navigazione del Danubio URSS prenda oggi la parte che le spetta nella sua qualità di paese rivierasco e di principale Potenza del Mar Nero. Quanto a divergenze sorte alla conferenza di Bucarest circa amministrazione del Danubio marittimo, Governo italiano ritiene che soluzioni soddisfacenti possano essere raggiunte in quella sede se Governi dei paesi partecipanti saranno d'accordo sul principio che qualsiasi problema connesso con la navigazione del Danubio debba essere regolato con la partecipazione di tutti gli Stati interessati». (Con questa ultima frase si prospetterebbe

implicitamente idea del compromesso menzionato nel mio telegramma n. 13 (1). a meno che d'accordo col Governo tedesco V. E. non creda di potere senz'altro avanzare proposte esplicite in tal senso).

4) Con la dichiarazione fatta all'Ambasciatore Gorelkine il 26 dicembre (2) a proposito degli interessi sovietici nei Balcani ed in Asia Ministro Ciano ha voluto dire che l'Italia si rende conto dell'esistenza di tali interessi ed intende rispettarli.

5) Quando ha dichiarato che l'Italia è pronta a riconoscere nuove frontiere raggiunte da URSS Ministro Ciano ha inteso dare al Governo sovietico prova consimile sentimenti amichevoli attraverso un riconoscimento formale che nella pratica internazionale acquista sempre carattere di manifestazione di buona volontà».

Progettate d:chiarazioni sono state elaborate in base ad una conoscenza dei problemi che è forse unilaterale ed incompleta. Le sottopongo comunque per rispondere all'invito di V. E. e nell'intento contribuire, nella misura dei miei mezzi, alla redazione delle risposte che permetteranno ripresa delle mie conversazioni con Molotov (3).

(17) -Con telegramma n. 239 V. E. (2) mi ha invitato ad avanzare suggerimenti e proposte circa condotta dei negoziati per accordi con URSS. Valendomi di questa autorizzazione ed a complemento dei miei telegrammi 557 e 558 (3) mi prendo libertà di sottoporre quanto segue:

(l) -Ed. In ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, clt., pp. 103-105. (2) -Vedi D. 365. (3) -Vedi D. 378.

(18) -« 3) Governo italiano comprende perfettamente interessi dell'URSS per gli Stretti in relazione al problema della sicurezza sovietica nel Mar Nero ed è pronto esaminare con la dovuta attenzione idee o proposte che Governo dell'URSS crederà sottoporgìi in merito alla desiderata soluzione del problema. Al riguardo Governo dell'URSS vorrà tener presente gli interessi dell'Italia nelle sue relazioni politiche e commerciali con paesi rivieraschi del Mar Nero. (Con dichiarazione del genere Governo italiano non prenderebbe alcun impegno mentre spingerebbe URSS a rivelare propri piani. V. E. giudicherà poi se sia il caso enunciare nostro punto di vista sulla soluzione più desiderabile del problema degli Stretti e di fornire al tempo stesso elementi necessari ad illustrare concetto della preminenza degli interessi italiani nel Mediterraneo).

417

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 527/25 P. R. Roma, 7 gennaio 1941, ore 8,15.

Vostro 11 (4). Potete senz'altro dire a Weizsacker che atteggiamento Spagna relativamente libertà transito merci provenienti da Portogallo e dirette Italia è com

(lJ Vedi D. 411.

pletamente diverso da quanto va dicendo codesto Ambasciatore Spagna, il quale, su ordini di Madrid, cerca evidentemente di coprire suo Governo.

Come Vi ho segnalato con mio n. 40346 del 22 s.n. (1), Von Stohrer è perfettamente al corrente della situazione e ne ha senza dubbio informato Berlino. Occorre quindi che Vostra azione sia diretta spingere codesto Governo ad esaminare problema insieme a noi e concertare passo da fare a Madr:d.

Telegrafate (2).

(2) -Vedi D. 355. (3) -Ciano rispose con t. s.n.d. 630/8 P.R. del 7 gennaio, ore 24: «Per Vostra riservata informazione confermovi che risposta a quesiti posti da Molotov come pure Vostri suggerimenti circa condotta conversazioni !taio-russe sono attualmente oggetto di scambio di vedute con 11 Governo germanico data vastità e complessità problemi affrontati. Rlservomi farvi pervenire al più presto ulteriori istruzioni». Il presente telegramma reca il visto di Mussolinl. (4) -Vedi D. 395.
418

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 135/19 R. Washington, 7 gennaio 1941, ore 12,49 (per. ore 6,50 dell'B).

Presidente Roosevelt nel suo messaggio letto ieri al congresso (telegramma Stefani Speciale 559) ha sostanzialmente ripreso e ribadito concetti espressi in suo discorso rad;o-trasmesso del 28 dicembre scorso (3). Intonazione ne è stata per altro sempre più drammatica, demagogica e provocatoria.

Egli ha esordito proclamando attuale momento come più grave che America abbia mai attraversato nella sua storia, e conseguente necessità, non solo per gli Stati Uniti, ma anche per altre Repubbliche americane, di r:nnegare isolazionismo come insidia propaganda antina:r:ionale.

Ha quindi tracciato linee di quella che ha, in contrapposto definito « politica nazionale>> fissandone seguenti punti: l) Consacrazione di ogni forza e risorsa del paese al riarmo;

2) Pieno appoggio ai popoli che res stono agli aggressori;

3) Rifiuto di considerare ogni proposta di pace imposta da aggressori e patrocinata dai fautori di una pace di compromesso;

4) Impegno di fornire alle democrazie mezzi materiali per proseguimento loro lotta.

Egli ha aggiunto che Stati Uniti non si lasceranno intimidire dalla minaccia dei paesi totalitari i quali, in nome di un diritto internazionale che essi sanno invocare soltanto quando loro convenga, intenderebbero considerare simili aiuti atto di guerra.

In modo particolarmente violento, Roosevelt si è espresso nei confronti di coloro che non aderiscono alla sua politica estera giungendo ad affermare che essi devono essere messi alla gogna e che, ove ciò non bastasse, governo eserciterà suoi poteri sovrani per difendersi. Parole di minaccia che appaiono non solo manifestazione d'intolleranza democratica, ma anche chiara intim'.dazione rivolta agli esponenti in seno al congresso delle correnti neutraliste, poiché Presidente evidentemente teme che essi possano riuscire a fare ritardare ado

zione misure legislative necessarie per attuare finanziare politica degli aiuti, e soprattutto agitare da tribuna parlamentare tesi isolazionista che, per quanto soffocata dalla stampa e vilipesa dalla propaganda bellicista, trova ancora eco profondo in larghi [strati] della popolazione soprattutto nella parte centrale del paese.

Discorso conclusosi con informazione di carattere economico-sociale (che Presidente è sembrato non solo volere rivolgere a masse americane, ma anche voler far balenare a masse europee), nonché con comunicazione dei principi fondamentali di quello che egli ha definito « ordine morale » in contrapposto a « nuovo ordine » totalitario. Enunciazione, che per quanto non vada al di là della consueta retorica demagogica e moralistica Rooseveltiana sembra tuttavia volere rappresentare primo tentativo formulazione degli «scopi della guerra».

Nel suo complesso discorso può giudicarsi ulteriore manifestazione dello sforzo che sciovinismo va compiendo per convincere popolo americano che non solo interessi ma che ragioni ideali morali legano indissolubilmente sorti Gran Bretagna a quelle degli Stati Uniti e come pertanto esso debba essere disposto compiere sacrifici e correre rischio di essere coinvolto nel conflitto.

In sostanza sembra che Presidente abb'a voluto far comprendere al Paese che egli non mette limiti alla politica degli aiuti e che esclude una attiva partecipazione bellica degli Stati Uniti unicamente perché, come egli ha dichiarato, Gran Bretagna per condurre guerra ha attualmente bisogno non di uomini ma solo di mezzi materiali.

(l) -Vedi D. 335. (2) -Per la risposta vedi D. 490. (3) -Vedi D. 372.
419

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 122/20 R. Mosca, 7 gennaio 1941, ore 19,50 (per. ore 21,40).

Mio telespresso n. 1693 del 16 dicembre (1).

Mi risulta da fonte bene informata che alla Delegazione finlandese venuta a Mosca per negoziare accordi circa miniere nichelio di Petsamo Governo sovietico aveva avanzato proposte di concedere esclusivamente sfruttamento di quei ricchissimi depositi minerari ad una società finlandese sovietica nella quale interessi dell'URSS sarebbero rappresentati da 51% contro 49% finlandesi e quindi con prevalenza sovietica. Inoltre senza tener conto del patti già intervenuti fra la Finlandia e Germania Governo russo avrebbe posto condizione che Finlandia si impegni a non esportare alcuna parte della produzione in Germania. Non essendo autorizzata trattare su questa base Delegazione finlandese era tornata a Helsinki per consultare proprio Governo. Tre giorni fa Vice Commissario [del popolo] Wiscinski ha convocato Ministro finlandese Aietondier e gli avrebbe fatto presente necessità di un pronto ritorno della Delegazione e urgenza concludere accordo. Questa Legazione finlandese si mostra preoccupata per attitudine minacciosa assunta da Governo sovietico nella questione.

(l) Vedi D. 303.

420

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 140/21 R. Madrid, 7 gennaio 1941, ore 21,55 (per. ore 3 dell'B).

M~o telegramma n. 50 del 13 corrente (1).

Questo Ambasciatore argentino mi ha detto, di fronte richieste di carattere politico cui S.U.A. continuano volere condizionare forniture cereali, questo Governo si è rivolto Buenos Aires per acquisto 400.000 tonnellate grano. A richiesta di questo Ambasciatore argentino se l'Inghilterra concederebbe navicert per tale partita, Samuel Hoare ha risposto, come sua personale opinione, che probabilmente navicert verrebbe concesso. Ambasciatore dell'Argentina si mostra al riguardo ottimista ritenendo che Inghilterra vorrà evitare pessime ripercussioni che produrrebbe in Sud America un eventuale rifiuto che dimostrerebbe come Sud America non può commerciare con paesi europei neutrali

o non belligeranti. Se Londra negherà navicert Governo spagnolo si troverà nuovamente di fronte ai ricatti nord americani.

Questo Ambasciatore di German:a, col quale ho parlato di tale questione e che ne era al corrente mi ha mostrato un telegramma da lui inviato stamane a Berlino nel quale facendo presente situazione consiglia suo Governo dar subito a Spagna 100.000 tonnellate grano che si trovano giacenti a Lisbona destinate alla Svizzera cui potrà venire dato in camb'o grano esistente in Germania. Ambasciatore di Germania ha pure consigliato invio Spagna di altro quantitativo grano dalla Germania nonché invio concimi ch'miei di cui vi è qui necessità.

Nello stesso telegramma Ambasciatore di Germania rileva come Spagna abbia agito sino ad ora correttamente. Si è infatti rivolta a Stati Uniti d'America solo quando Germania ha rifiutato inviare grano; di fronte poi condizioni politiche imposte da Stati Uniti d'America si è ora indirizzata Argentina. Occorre, conclude Ambasciatore di Germania. aiutarla in modo da evitare debb<.t nuovamente trovarsi di fronte esigenze Nord Americane.

421

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 314/04 R. Ankara, 7 gennaio 1941 (per. il 16).

Quel singolare personaggio che è il Ministro Plenipotenziario von Hentig, nelle more della concessione del visto d'ingresso in Siria, si è recato a Trebl

sonda per non perdere tempo in Ankara e per osservare de visu quella zona del Mar Nero doppiamente interessante per lui: in quanto è turca ed in quanto rappresenta quasi la frontiera marittima fra Turchia e Russia.

Al suo ritorno è venuto a vedermi (mio telegramma n. 9 del 6 corrente) (l) e mi ha esposto le sue impressioni più che altro da turista.

Tuttavia mi ha detto alcune cose particolarmente interessanti perché denotano la viva preoccupazione tedesca per gli atteggiamenti presenti e futuri dell'U.R.S.S. Nei colloqui di Berlino tra Molotov e Ribbentrop quest'ultimo non sarebbe riuscito, data anche la sua incompetenza specifica (è von Hentig che lo dice), a comprendere le intenzioni e le aspirazioni della politica sovietica nel Medio Oriente. Secondo von Hentig è chiaro che l'U.R.S.S. mira indebolimento progressivo dell'Europa per essere in grado di imporre dopo le sue volontà agli Stati asiatici.

Se ho ben compreso, la missione di von Hentig in Siria rientra nel quadro di una più vasta attività che egli dovrebbe o vorrebbe svolgere nel Medio Oriente (mi ha parlato dell'Afganistan, dell'Iraq ed anche della Persia, paesi in cui ha già «lavorato» durante l'altra Grande Guerra) avendo soprattutto di mira le tendenze espansionistiche sovietiche. Egli si sente però seguito e spiato, tanto che mi ha detto: «Chi sa se mi rivedrete di ritorno dalla Siria».

Mi ha poi parlato a lungo degli sviluppi della guerra che, secondo lui, dovrebbe essere estesa anche a questa zona per poter stringere il Mediterraneo in una tenaglia, e che dovrebbe conchiudersi vittoriosamente nello spazio di pochi mesi ad evitare che entri in piena efficienza l'apporto nord-americano e che la Russia dia qualche sorpresa.

Poiché mi chiedeva molte delucidazioni sulla nostra campagna nella Marmarica con l'aria di chi indulga alle difficoltà ad essa inerenti gli ho chiesto a bruciapelo: «e voi quando sbarcate in Inghilterra?». Mi ha risposto: «appena possibile; e quando l'attacco potrà essere sferrato contemporaneamente su tutti i settori».

(l) Riferimento errato: non è st.ato possibile identificare il riferimento esatto.

422

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 41/8. Copenaghen, 7 gennaio 1941 (per. il 16).

Nel mentre che ai primi di dicembre sembrava che vi fosse una felice distensione nei rapporti fra Governo danese e le Autorità tedesche d'occupazione (2), nel corso dell'ultimo mese la situazione è tornata a intorbidirsi tanto da farmi ritenere che si sia giunti ad una svolta decisiva.

A quanto mi è stato riferito -e confermato in seguito dallo stesso Ministro degli Esteri --a metà dicembre il Ministro di Germania prendendo oc

casione di un comizio del partito conservatore nel quale era stato oratore con l'abituale intemperanza di linguaggio l'ex Ministro del Commercio e capo del partito stesso, Christmas Moller, si era ufficialmente rivolto al Ministro degli Esteri per chiedergli che al Christmas Moller fosse tolta la sua qualità di deputato. Il Ministro Scavenius gli spiegò come ciò non era compatibile con la costituzione danese. L'unica soddisfazione che poté dargli fu di assicurare che il Christmas Moller non avrebbe più avuto facoltà di parlare in pubblico (infatti dopo qualche giorno comparve sui giornali una breve notizia dicente che il Christmas Moller, date le sue molteplici occupazioni, non aveva più tempo per preparare e tenere discorsi politici). Alla stessa occasione il Ministro di Germania domandò la testa del capo del partito socialista Hedtoft Nansei dando come motivo che da documenti pervenuti in mano ai tedeschi risultava che questi da anni era stato uno dei più efficaci sostenitori del fondo internazionale «Matteotti » che aveva svolto in Germania una attività nociva al partito nazionalsocialista.

Anche su questo punto, Scavenius disse la sua impotenza ad accontentarlo aggiungendo che se il Governo tedesco avesse insistito in tali richieste non gli restava che presentare le sue dimissioni.

Fallita questa manovra, il Ministro di Germania si recò a conferire a Berlino e tornò indietro alla vigilia di Natale con istruzione di esporre personalmente al Sovrano la gravità della situazione l'impossibilità di continuare una leale e pacifica collaborazione dana-tedesca con un Ministero diretto da Stauning.

L'udienza ebbe luogo all'indomani di Natale. Si dice che Renthe Fink abbia fatto intravedere a Sua Maestà che una volta licenziato Stauning i tedeschi avrebbero potuto esaminare la possibilità di attenuare le pretese di rifornimenti di viveri ed anche quella di allontanare da Copenaghen la guarnigione tedesca; si dice che il Sovrano abbia risposto che si sarebbe consultato col suo Governo anche per decidere se non fosse il caso per Lui di rivolgersi con lettera personale allo stesso Hitler per ricordargli gli impegni presi dai tedeschi all'atto dell'occupazione; si dice che Renthe Fink l'abbia pregato di non farlo come cosa non necessaria, o nella stessa udienza o nel corso di una udienza successiva della quale però non ho potuto aver conferma.

Quello che però mi risulta per avermelo detto lo stesso Ministro di Germania nel corso di una visita fattami il primo dell'anno è che lui partiva per Berlino per conferire nuovamente ma che non dovevo considerare la situazione tanto tesa come la gente credeva.

Il Ministro Renthe Fink partito il 3 per Berlino non ha ancora fatto ritorno, per quanto fosse atteso per iersera.

Il Ministro Scavenius, che ho v:sto appunto nel pomeriggio di ieri, non ha esitato a dirmi che a suo avviso non c'è da far altro che piegarsi alle esigenze tedesche anche per profittare del fatto che per il momento almeno non vien preteso un Governo nazionalsocialista, ma un Governo di semplice amministrazione extraparlamentare ma che purtroppo non tutti i Ministri la pensano come lui, e quel che è peggio, in Danimarca non esiste una personalità extraparlamentare godente di tale prestigio da poter essere accettata con favore come Capo del Governo e successore di Stauning.

La stampa danese conserva sull'argomento il più assoluto silenzio, mentre che la stampa svedese di ieri, che vien venduta anche in Danimarca, ne parla di già apertamente con dettagli più o meno esatti, riferendosi ad articoli tedeschi che sembra abbiano in questi giorni ripreso una v1olenta campagna contro Stauning e il partito socialista danese.

In questi ambienti politici e diplomatici si fa intanto strada la credenza che l'attuale Ministro dell'Interno, Knud Kristensen, potrebbe essere il successore di Stauning. Egli appartiene al tradiziona-le partito delle «sinistre ~ che conta 30 deputati in Parlamento, ed è noto avvocato di Odense, ed ha fama di essere persona energica e attiva e che abbia saputo acquistarsi nei pochi mesi che è al potere la stima e il rispetto delle Autorità tedesche. A conferma delle voci che lo indicano come destinato ad assumersi il grave compito della direzione del Governo danese in questo non facile periodo si pongono in rilievo numerosi discorsi politici che egli ha tenuti in questi ultimi tempi in differenti comizi dei partiti di sinistra, discorsi improntati tutti a moderazione e comprensione delle difficoltà del momento, nei quali soprattutto ha insistito sulla necessità che il popolo danese se vuol conservare la sua libertà e continuare a governarsi secondo i principi democrat:ci deve rinunziare alle lotte economiche e di classe.

Nell'ultimo comizio tenuto ieri ad Esbjer, in Jutlandia, il Ministro della difesa, Soren Brorsen, che appartiene allo stesso gruppo po-litico delle sinistre in maniera ancora più esplicita ha detto che bisognava fare in modo che la collaborazione con i rappresentanti della Germania sia la migliore possibile.

(l) -T. s.n.d. 415/9 P.R. del 6 gennaio, ore 16,32, non pubblicato. (2) -Vedi D. 177.
423

IL MINISTRO A PANAMA, SILENZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 143/6 P.R. Panama, 8 gennaio 1941, ore 18,30 (per. ore 7 del 9).

Miei rapporti n. 532 del 16 ottobre e 582 del 31 dicembre (1). Questo Presidente della Repubblica riuscito suo intento fare approvare nuova costituzione che prolunga fra l'altro suo mandato da 4 a 6 anni, dietro pressioni interne ed esterne sta ora completamente cambiando sua politica verso S.U.A. Compresa impossibilità res'stere esigenze nord-americane è già venuto accomodamento per concessione base aerea Riottato e altre basi richieste da Washington. Inoltre con telegramma odierno a Casa Bianca felicita Presidente Roosevelt per ultimo messaggio al Congresso nord-americano dichiarando suo Governo e popolo panamense pronti collaborare con ogni mezzo con gli Stati Uniti per assicurare integrità territoriale e politica continente americano.

(l) Non pubb!lcatl.

424

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 187/03 R. Berlino, 8 gennaio 1941 (per. il 10).

Durante restituzione della visita all'Ambasciatore sovietico (1), nel corso della conversazione è stato fatto cenno delle attuali note conversazioni in corso, delle quali l'Ambasciatore Dekanosov è perfettamente al corrente.

Egli ha ribadito -l'atteggiamento assunto dal suo Governo in seno alla Commissione per il Danubio, sottolineando che le Potenze dell'Asse non verrebbero escluse dal controllo del fiume se si mettesse in atto la nota proposta sovietica di un comitato di alta sorveglianza composto da Italia Germania Russia e Romania, funzionante al di sopra della Commissione amministrativa russoromena. Ha tenuto a riaffermare la sua precisa convinzione che né il problema del Danubio né altre questioni pendenti tra l'Italia e Ia Russia possano costituire serie difficoltà al miglioramento dei rapporti italo-sovietici e all'auspicata favorevole conclusione delle conversazioni in corso.

Per quanto concerne la posizione della Turchia ed in genere Ia situazione internazionale nel Mediterraneo Orientale, il mio interlocutore osservava che la situazione è alquanto instabile e vaga :n quel settore. Al che io, senza negare la sua asserzione, rispondevo sottolineando che una cosa è però certa: la vittoria finale delle Potenze dell'Asse. Questa mia frase veniva prontamente accolta da Dekanosov con la seguente testuale battuta, che mi pare rivesta un significato oltrepassante i limiti della formale cortesia: «Ebbene, su questa vostra parola di vittoria vogliamo insieme brindare! » e su questa frase mi ha offerto dello champagne brindando inoltre all'Italia.

La conversazione, durata oltre un'ora, ha avuto il carattere di uno dei normali scambi di idee nel quadro delle direttive da V. E. impartite.

425

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 167/13 R. Ankara, 9 gennaio 1941, ore 20,40 (per. ore 7,45 del 10).

Van Papen mi ha detto stamane che alcuni giorni or sono Saracoglu ha voluto vederlo di urgenza per chiedergli le ragioni del continuo passaggio truppe tedesche attraverso l'Ungheria, dirette in Romania. Saracoglu non sapeva spie

garsi il motivo di questi invii di truppe nei Balcani proprio nel momento in cui la Turchia per dare prova delle sue pacifiche intenzioni si disponeva a parziale smobilitazione. Von Papen ha risposto a Saracoglu che non sapeva nulla di preciso ma che poteva escludere qualsiasi idea aggressiva contro la Turch:a; che probabilmente le notizie giunte a Saracoglu erano esagerate; che forse qualche aumento degli effettivi era richiesto in Romania da necessità della situazione internazionale o di difesa delle zone petrolifere; che comunque la Germania doveva essere pronta a qualunque eventualità nei Balcani. Per spiegare meglio questa sua ultima asserzione von Papen ha fatto notare a Saracoglu che Inghilterra potrebbe essere tentata di trasportare in Grecia tutte o parte delle truppe operanti nel nord Africa. A ciò Saracoglu avrebbe ribattuto escludendo in modo assoluto tale eventualità ed asserendo che scopo degli inglesi è eliminare la minaccia sull'Egitto e per raggiungerlo essi intendono continuare la occupazione ed organizzare a difesa le due zone desertiche, quella occidentale egiziana e queHa libica.

Von Papen mi ha riferito la sua conversazione con Saracoglu soprattutto per l'interesse che può presentare per noi la conoscenza di queste intenzioni inglesi.

Circa l'aumento delle forze tedesche in Romania ha aggiunto aver ricevuto in mattinata un telegramma da von Ribbentrop con istruzioni di lasciare sussistere i dubbi e i timori turchi sulle ragioni dell'effettivo invio di importanti ed efficienti forze tedesche in Romania pur facendo rilevare che non è diretto contro la Turchia.

(l) Vedi D 367.

426

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 162/25 R. Madrid, 9 gennaio 1941, ore 20,45 (per. ore 3,40 del 10).

Mio telegramma n. 21 (1).

Questo Ambasciatore Argentina mi ha confermato suo ottimismo circa concessione navicert 400 mila tonnellate grano che Spagna tratta ora con suo Paese. Ha aggiunto che forma pagamento attualmente allo studio presso Ministro Argentina Pinedo non sarà in danaro bensì in mater:e prime e in pacchetto azioni compagnia elettrica Buenos Aires che Spagna possiede.

Parlandomi poi quatitativo mais comprato da Spagna nel novembre scorso (mio telespresso n. 7520/2242) (2) Ambasciatore predetto mi ha assicurato che si sta procedendo imbarco in questi giorni. Anche pagamento tali cereali non è in danaro bensì, come è noto, contro materie prime di cui massima parte costituita lingotti ferro per costruzione cemento armato e rotaie.

(l) -Vedi D. 420. (2) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. S.N.D. PER CORRIERE 256/68/ 013 R. Lisbona, 9 gennaio 1941 (per. il 12).

Ex Ministro di Romania Pangal, che continua darci prova sua simpatia e sua amicizia, venuto oggi a vedermi mi ha detto d'avere appreso da ex funzionario del servizio informazioni romeno oggi passato all'Intelligence Service e qui di passaggio, reduce da Londra, quanto segue:

Lo Stato Maggiore inglese ha da tempo preparato un progetto di azione pel caso che le potenze dell'Asse si decidano ad entrare in Spagna e a marciare su Gibilterra. Tale progetto prevede uno sbarco di forze ipglesi sulla costa del Marocco francese. A quanto assicura l'informatore Governo di Londra e quello di Pétain sarebbero già segretamente d'accordo nel senso che Generale Weygand, considerando ingresso truppe tedesche nella penisola iberica o intervento Spagna nella guerra come grave minaccia per impero coloniale francese, attaccherebbe, d'intesa con inglesi, Marocco spagnolo con l'intento d'installarsi a Tangeri. In tal modo, impadronendosi con un'azione che dovrebbe essere fulminea, della base di Tangeri, gli anglo-francesi neutralizzerebbero la minaccia d'un arrivo di truppe tedesche sullo stretto. Weygand deciso a opporsi alle rivendicazioni spagnole sul Marocco e l'Algeria sarebbe già perfettamente convinto ad agire in tal senso e la sua presenza in Africa sarebbe in relazione a tale piano.

Impadronendosi di tutta la costa Nord dell'Africa Settentrionale dal Marocco alla Libia la grave minaccia di una chiusura di Gibilterra sarebbe sventata, secondo quanto ha affermato l'informatore, il quale ha aggiunto che i rinforzi giunti recentemente a Gibilterra, le pesanti artiglierie installate recentemente e i lavori fattivi danno affidamento allo S.M. britannico che la piazzaforte potrebbe difendersi per un lungo spazio di tempo, permettendo e facilitando l'operazione ventilata contro il Marocco spagnolo.

Informatore ha aggiunto che a Londra nei circoli dello Stato Maggiore si fa il possibile per mantenere i contatti con Pétain e Weygand e che si considera la costa del Marocco francese come il punto di sbarco e la base della futura armata americana che dovrà intervenire, nel giorno X del conflitto. in Eurona

428

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO A LIONE, CONF ALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 231. Lione, 9 gennaio 1941 (per. il 14).

Le possibiUtà di ritorno al potere di Laval sembrano ormai tutte sfumate. Il Maresciallo Pétain, nel suo colloquio con il signor Abetz, che insisteva

32 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

per convincere il Capo dello Stato a ritornare sulla sua decisione, avrebbe così risposto: «Il Ftihrer sa che io voglio mantenere scrupolosamente i miei impegni armistiziali ed ha la mia parola di soldato. Ma essendo anche lui un soldato può comprendere la mia decisione di rompere definitivamente con un immediato sottoposto che ha tradito la mia fiducia».

Il Maresciallo accuserebbe Lavai di aver progettato, in occasione del trasporto a Versailles della residenza del Capo dello Stato, un ampiamente dei poteri del Vice Presidente del Consiglio sì da rendere il Capo supremo un mero simbolo. In tale occasione il gabinetto avrebbe subito un radicale rimaneggiamento perché ne sarebbero stati allontanati i ministri Alibert, Peyrouton e Baudoln rimpiazzati tra l'altro da Marcel Deat e forse da Flandin. (Quest'ultimo nega di essere stato a conoscenza di tale progetto mentre pare che dalle indiscrezioni provenienti dagli ambienti di Deat avrebbero messo al corrente dal progetto gli informatori di Alibert e Peyrouton che avvertirono il Maresciallo). Lavai inoltre perseguendo la sua politica di affiancamento all'Asse avrebbe inteso mettere a disposizione di quest'ultimo i porti di Tolone e di Biserta. Come contro-partita sarebbe stato chiesto alla Germania di riportare più al nord la linea di demarcazione e sarebbe stata restituita una parte dei prigionieri. Altra aspirazione di Lavai si dice, ma con minor certezza, sarebbe stata quella di ottenere dalla Germania l'evacuazione delle truppe dalla città di Parigi saivo le forze di polizia.

Il Consiglio dei Ministri che precedette di qualche ora l'arresto di Lavai sarebbe stato drammatico, la discussione del predetto con il Maresciallo fortissima. Rientrato nel suo ufficio Lavai fu dichiarato in arresto e invitato a raggiungere Ia sua residenza.

Tutti i membri del suo Gabinetto furono arrestati e trattenuti negli uffici; il suo personale di servizio tradotto alle carceri. Tutti i carteggi ufficiali e privati del Vice Presidente del Consiglio e dei suoi collaboratori sequestrati ed esaminati specialmente per trovare le prove di quei traffici finanziari attribuiti anche dall'opinione pubblica ai predetti.

Lavai e i colla'boratori furono liberati dopo la richiesta dell'Ambasciatore Abetz, il personale di servizio usci dalle carceri due giorni dopo.

Nella serata in cui avvenne l'arresto di Lavai fu offerto telefonicamente il potere a Flandin che il Maresciallo def[nì, a quanto pare all'Ambasciatore di Germania Abetz, un successore di Lavai che poteva dare aUa Germania la fiducia della volontà del Capo dello Stato di tener fede alle promesse fatte al Ftihrer.

Anche sull'allontanamento dal potere di Baudoin sono corse le voci più singolari. Si è attribuita persino al predetto l'organizzazione di un complotto a sfondo totautario... ma a quanto mi risulta Baudoin ha lasciato il potere volutamente per ritornare ai grandi affari, in un momento particolarmente propizio a tal genere di attività ed irto invece di pericoli nel campo politico.

Comprova tale versione il fatto che i suoi rapporti con il Maresciallo sono rimasti ottimi.

Flandln procede cautamente, cercando di accattivarsi i militari da una parte e gli esponenti dell'ex mondo politico dall'altra, si parla però di un prossimo rimaneggiamento ministeriale, ma sembra che Peyrouton, lo strapotente ministro dell'Interno, non verrà toccato.

La formula adottata da Vichy sarebbe dunque quella già prospettata nei miei precedenti rapporti: potenziamento dell'armata di armistizio e della flotta concessa, attivazione degli scambi economici specialmente con la Germania e con l'Italia, prudente osservanza del regime armistiziale ma decisa volontà di non ipotecare l'avvenire. Questo per la politica estera.

Per quanto riguarda la politica interna attenuazione della facciata totalitaria creata da Lavai ma però attenta sorveglianza verso i comunisti e gli ultra democratici, e quando necessario misure repressive.

Tale politica condivisa specialmente da queUa parte dell'opinione pubblica dei cosidetti «benpensanti 1> dovrebbe permettere di attendere l'entrata in guerra degli Stati Uniti, la conseguente pace senza «né vinti né vincitori 1> ritraendone adeguati vantaggi tra cui specialmente la salvezza dell'impero coloniale.

Le atroci disillusioni del 1940 hanno ben poco insegnato.

Il rimanente dei francesi pur essendo in fondo all'animo fllobritannico è terribl:lmente disorientato: ora ottimisticamente spera nel miracolo, ora si abbandona al più triste abbattimento.

Manca il capo. Manca la decisa volontà di rinnovamento ed a Vichy si ripete in piccolo quello che succedeva prima al palazzo Borbone.

(l) Ed. parzialmente, in R. BovA ScoPPA, Colloqui con due dittatori, cit., p. 35.

429

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 196/19 R. Sofia, 10 gennaio 1941, ore 20,30 (per. ore 6,40 dell'11).

Mio telegramma n. 17 odierno (1). Secondo informazioni raccolte da più parti questo mio collega britannico avrebbe dichiarato ai bulgari allo scopo spinger li resistere alle richieste tedesche:

)

cani; in passato fu colpa della Francia facente perno su Belgrado se Londra non ha potuto far più per Sofia;

2°) Londra è oggi pronta assecondare Bulgaria perché ottenga rettifica di frontiera con la Jugoslavia e una parte della Tracia greca con sbocco mare Egeo.

Secondo alcuni, Ministro d'Inghilterra avrebbe fatto addirittura nome della Macedonia o di parte di essa. Ciò però mi sembra impossibile dato che Governo britannico appare lavorare attivamente anche a Belgrado. Aggiungo che da parte Bulgaria si mantiene estrema riserva e ci si limita smentire tutti e tutto.

l 0 Gran Bretagna considera Bulgaria più importante e solido paese Bal

(l) T. s.n.d. 193/17 R. delle ore 14,40, non pubblicato: riferiva circa l tentativi del ministro d'Inghilterra per indurre la Bulgaria a prendere << qualche atteggiamento di resistenza ~

430

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 205/29 R. Mosca, 10 gennaio 1941, ore 22,25 (per. ore 13,25 dell'11).

È stato annunziato stamane imminente arrivo a Mosca di una delegazione svizzera che viene negoziare accordo commerciaie con U.R.S.S.

Svizzera aumenta cosi numero già considerevole dei Paesi che hanno regolato o stanno regolando loro intercambio con questo Paese, e che sfruttano quindi possibilità sovietica di fornire materie prime.

Con telegramma n. 234 del 22 dicembre (l) cotesto Ministero mi ha annunziato prossimo invio di progetto per la liquidazione delle questioni commerciali pendenti con U.R.S.S. e possibilità stipulazione di un Trattato commerciale. Finora tale progetto non mi è pervenuto.

Pur conoscendo che regolamento dei rapporti commerciali dipenderà dalla felice conclusione delle conversazioni politiche testé iniziate con Governo sovietico, sono d'opinione converrebbe procedere senza ritardo a contatti preliminari nel campo delle questioni economiche in vista della possibilità di condurre parallelamente trattative politiche e commerciali come è [avvenuto] fra Germania e U.R.S.S. nell'estate ed autunno del 1939.

Quindi sollecito invio dell'annunziato progetto anche per ragione indicata nell'ultimo alinea del mio telegramma n. 558 del 31 dicembre scorso (2), e cioè utilità controllare se l'economia sovietica sarebbe oggi in grado soddisfare nostre domande di forniture (3).

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 207/30 R. Mosca, 10 gennaio 1941, ore 22,15 (per. ore 13 dell'11).

Mio telegramma n. 28 (4).

Saranno firmati oggi a Mosca tre accordi germanico-sovietici.

1°) -Per gli scambi commerciali.

2°) -Per la liquidazione dei beni tedeschi negli ex-Stati baltici.

3°) -Per la futura sistemazione della frontiera delimitazione confini Prussia Orientale e territorio Lituania.

Trattative per la nuova delimitazione erano già state iniziate dal Reich con il Governo di Kaunas dopo occupazione Memel. Fra Governo tedesco e sovietico è stato ora concordato che frontiera seguirà limite degli antichi confini fra la Germania e la Russia imperiale.

Come ripetutamente segnalato questa Ambasciata Germania attribuisce particolare importanza aH'accordo commerciale che viene considerato come grande successo per negoziatori tedeschi specialmente grazie all'impegno sovietico per ingenti forniture di cereali.

Conclusione di questi tre accordi sembrerebbe dover marcare persistenza cordiale atmosfera politica fra Berlino e Mosca.

Ciò nonostante si ha qui sensazione che su relazioni tedesco-sovietiche grava incubo rappresentato dalla incognita dei prossimi avvenimenti nel settore Kabul Balcani.

Viene da più parti confermata affluenza via Ungheria di considerevoli forze tedesche in Romania lungo il fiume Pruth e frontiera bulgara. Questa Ambasciata di Germania non lo smentisce pur dichiarando di non conoscere direttive dello Stato Maggiore del Reich.

Stessa Ambasciata mi ha anche lasciato comprendere che fino ad oggi nessuna comunicazione in proposito è stata da essa fatta al Governo sovietico e che eventualità sul . . . (l) azione militare nei Balcani non è mai stata discussa per lo meno a Mosca.

Sussiste pertanto grave incognita dell'atteggiamento dell'U.R.S.S. di fronte a tale eventualità e presente senso incertezza non manca di riflettersi su accordi odierni la cui effettiva esecuzione dipenderà in definitiva dai prossimi sviluppi dei rapporti politici fra U.R.S.S. e Germania.

Ambasciatore di Germania mi ha fatto sapere che entro due giorni sarà forse in grado di darmi qualche interessante informazione sulla situazione (2).

(l) -Vedi D. 337. (2) -Vedi D. 378. (3) -Giannini rispose con t. s.n.d. 1172/16 P.R. del 12 gennaio, ore 23: «Già !n!z!at! lavori con ministeri tecnici competenti per preparazione progetto accordo commerciale, che v! sarà inviato per corriere fra una settimana». (4) -Con t. 157/28 R. del 9 gennaio, ore 19, Rosso aveva comunicato quanto segue: «Ambasciata d! Germania mi informa che accordo commerciale con U.R.S.S. sarà firmato oggi o domani>>.
432

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 10 gennaio 1941.

Ha telefonato Plessen per informare che l'Ambasciatore von Mackensen rientra a Roma verso le ore 12 e prega di volergli fissare un'udienza del Duce nel pomeriggio di oggi dovendo consegnare personalmente un messaggio del Fii.hrer (3).

Non essendo improbabile che il treno abbia qualche ritardo Plessen riterrebbe opportuno che l'udienza venisse fissata non prima delle ore 18, e sarebbe grato di averne conferma in mattinata.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca». (2) -Vedi D. 439. (3) -Il 10 gennaio Ciano annota nel suo Dtarto, quanto segue: «Il Duce ha ricevuto in mia presenza l'Ambasciatore di Germania, reduce da un colloquio con Hitler. Si tratta di fissare un incontro tra i due Capi. Viene deciso per domenica 19 a Berchtesgaden ».
433

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. 200/67. Madrid, 10 gennaio 1941 (1).

Come ho riferito nel mio ultimo rapporto relativo all'oggetto indicato

(n. 8801/2590 del 30 dicembre u.s.) (2), l'atteggiamento politico della Spagna nell'attuale momento, indipendentemente dalle naturali simpatie e tendenze del Governo, del Partito e di vasti strati popolari verso l'Asse, continua ad essere influenzato dalla situazione economica del Paese, in particolare dalle difficoltà di ordine alimentare.

Come dunque è noto, il problema degli approvvigionamenti ha costituito una delle maggiori preoccupazioni del Governo spagnolo dalla fine della guerra civile in poi. Le maggiori difficoltà derivarono, e tuttora derivano, dalle distruzioni prodotte dalla guerra, dalla scarsezza notevole di prodotti agricoli di prima necessità conseguente ai raccolti deficitari, dal pessimo stato del materiale rotabile che ha impedito sinora la riorganizzazione dei trasporti, dalla particolare congiuntura economica mondiale derivante dalla guerra in corso, nonché dalle difficoltà di ottenere crediti e investimenti dall'estero nel momento stesso in cui si persegue l'indipendenza economica e politica nei confronti dei Paesi che, detentori dell'oro, potrebbero fornire i necessari crediti.

Venuta la situazione alimentare sempre più aggravandosi, la distribuzione dei viveri in tutti i centri spagnoli è stata, come a suo tempo riferito, sottoposta ad uno stretto razionamento che viene effettuato a mezzo di una «tarjeta familiar de abastecimiento » in base alla quale, per non citare che i generi di prima necessità, ogni persona ha diritto a 150 grammi di pane e 250 di latte al giorno, a 100 grammi di carne e 100 di legumi secchi alla settimana, a 100 grammi di zucchero, 300 di olio, 500 di riso al mese. Senonché anche tale razionamento appare insufficiente e si tende ora a ridurre la razione di pane a tutti quelli che, per le loro condizioni finanziarie possono sostituire tale commestibHe con succedanei di maggiore costo e nutrimento.

Nel frattempo questo Governo, come ho pure già riferito, ha da qualche mese preso contatti con i Governi di Londra, di Washington e di Buenos Aires per ottenere crediti, forniture di cereali e concessioni di « navicert » per l'importazione delle forniture stesse, nonché di altre materie prime. Si è addivenuto così il 2 dicembre u.s. alla firma di un accordo anglo-spagnolo integrativo al Trattato di Commercio del 18 marzo 1940 (mio telegramma 658 del 1° dicembre) (3), e benché, in tale circostanza, questo Governo abbia dovuto accettare la nota imposizione di vietare il transito di determinati prodotti base diretti in Francia, Italia e Germania (mio telegramma per corriere n. 0159) (3), non sembra tuttavia che tale accordo abbia sinora dato i risultati sperati.

Infatti, mentre sembrano sul punto di concretarsi, pur attraverso difficoltà varie suscitate dal Governo britannico, gli invii alle opere assistenziali spagnole

di grano acquistato dalla Croce Rossa americana con pubbliche sottoscrizioni

(v. da ultimo mio telespresso n. 157/58 dell'8 corrente) (1), sono tuttora pendenti le trattative per la concessione di crediti da parte degli Stati Uniti e per l'invio alla Spagna di forniture di cereali dall'America sia del Nord che del Sud e per il rilascio dei relativi « navicerts ». Anzi, come ho riferito coi miei telegrammi n. 21 e n. 25 (2), le trattative sinora condotte con Washington a tale scopo sembrano attualmente interrotte per le condizioni di carattere politico che quel Governo vorrebbe imporre alla Spagna. Questo Governo si è pertanto rivolto all'Argentina da cui deve giungere una prima rimessa di mais e da cui si sollecita una fornitura di 400.000 tonn. di grano, forniture che, in mancanza degli sperati crediti dagli Stati Uniti, verrebbero pagate con prodotti deHa siderurgia spagnola e anche mediante la cessione di investimenti spagnoli in imprese argentine.

Tanto Vi comunico, Eccellenza, non solo per fare il punto sulla attuale situazione politico-economica della Spagna ma anche per cercare di meglio inquadrare nel clima ambientale alcune dichiarazioni fattemi dal Ministro Serrano Sufler.

Recatomi da lui per salutarlo prima della sua partenza per Saragozza e Barcellona, dove rimarrà per circa una settimana (mio telespresso n. 198/66 del 9 corrente) (l); e per prendere congedo prima di partire io stesso per il breve congedo che Voi, Eccellenza, avete avuto la benevolenza di accordarmi, egli mi ha pregato di farVi sapere quanto segue:

«Dite al Vostro Capo che la Falange segue le gesta dei Vostri eroici soldati nei deserti dell'Africa e neHe montagne dell'Epiro; la causa del fascismo è la causa della Falange e nulla potrà dissociare i due Regimi. Se la Spagna avesse ottenuto dalla Germania il grano che le è necessario non tanto per accumulare riserve quanto per il suo quotidiano sostentamento, essa già sarebbe in guerra a fianco dell'Asse. Purtroppo ciò non è avvenuto ed il Governo Spagnolo deve lottare gli esosi ricatti dell'Inghilterra e degli Stati Uniti. Dite ancora che, malgrado ogni ostacolo, la Spagna si sta seriamente preparando dal lato militare in attesa dei prossimi cimenti» (3).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Non rinvenuto. (3) -Non pubblicato.
434

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. 135. Budapest, 10 gennaio 1941.

Mi riferisco alla tua 00030 del 3 gennaio (4).

Ho attentamente riesaminata la cosa anche con i tecnici militari dipendenti da questa R. Legazione. Questi ritengono che di massima l'Ungheria non sia in

grado di fornire pezzi di ricambio per motori d'aeroplano ad altre nazioni. Attualmente costruisce su brevetto tedesco il motore Jumo 210 e 211 materiale che non potrebbe verosimilmente essere ceduto alla Grecia. Per i lanciafiamme, basterà dire che non se ne costruiscono. Quanto ai bossoli essi vengono bensì fabbricati in Ungheria ma le informazioni sinora raccolte dai miei tecnici militari escludono che siano stati forniti alla Grecia dopo lo scoppio del conflitto.

Ho peraltro avuto occasione di riparlare della cosa con il Presidente del Consiglio Teleki. Questi mi ha di nuovo accennato ai razzi illuminanti di cui ho già riferito e mi ha aggiunto anche di taluni istrumenti di punteria che sono qui fabbricati dagli stabilimenti Gamma. Gli uni e gli altri, erano, come ho già informato, in corso di contratto al momento dello scoppio del conflitto e gli anticipi erano g!à stati versati dal Governo greco a questa Banca Nazionale: il complesso dell'affare si sarebbe aggirato intorno ai 300 mila dollari. Teleki non esclude che, data una certa difficoltà della Banca Nazionale Ungherese, resasi impossibile la fornitura, di restituire le divise, da parte di questa Legazione di Grecia non possansi essere fatte ivi premure per tentare di ottenere l'esecuzione delle forniture medesime.

Ma Teleki mi ha ripetuto che in nessun caso esse sarebbero state o sarebbero autor:zzate dall'Ungheria: mi è sembrato anzi spiacente che se ne potesse sospettare. Altro per ora non mi risulta e per quanto ho indicato non mi parrebbe che vi sia. Comunque faccio continuare gli accertamenti dagli Addetti Militari (1).

(l) -Non rinvenuto. (2) -Vedl DD. 420 e 426. (3) -Copta di questa dichiarazione fu consegnata al Fiihrer a Berchtesgaden !l 20 gennai<... (4) -Vedi D. 399.
435

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 201/30 R. Bucarest, 11 gennaio 1941, ore 2 (per. ore 10,30).

Ho veduto iersera Generale Antonescu, il quale, dopo avermi confermato sua opinione che truppe tedesche siano destinate anzitutto agire direttamente e indirettamente sulla Grecia per indurb a capitolare, mi ha detto che, a suo modo di vedere, passaggio truppe frontiera russa (2) avverrà solo dopo che sarà completato loro concentramento in Romania, operazione che egli pensa debba durare da 4 a 6 settimane.

Antonescu si è quindi diffuso a parlare della situazione del sud-est europeo, riaffermando la decisione della Romania di dare in ogni eventualità sua piena collaborazione anche militare alle Potenze dell'Asse, insistendo sull'atteggiamento minaccioso e pericoloso della Russia sovietica e concludendo con informarmi confidenzialmente della sua intenzione di recarsi quanto prima nuovamente a Berlino per esporre al Fiihrer punto di vista romeno.

Va inoltre segnalato senso di allarme degli ambienti di questo Stato Maggiore, ove R. Addetto Militare oggi ha riscontrato, accanto alla sensazione che

consenso sovietico al passaggio delle truppe tedesche in Bulgaria sia stato ottenuto mediante ulter:ori compensi, vivo timore che la Romania debba fare, sia pure in parte, le spese tale accordo.

Aggiungo infine che negli ambienti predetti si mostra di pensare che obiettivo delle truppe tedesche sia da ricercarsi non solo nella Grecia ma anche nella Turchia.

(l) -Vedi D. 609. (2) -Sic. Evidentemente trattasi della frontiera «bulgara».
436

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 215/21 R. Sofia, 11 gennaio 1941, ore 14,40 (per. ore 0,30 del 12).

Ho veduto oggi questo Ministro degli Affari Esteri. Dopo aver subito dichiarato che «incontro di Salisburgo » si è svolto soddisfacentemente non è entrato in merito alla richiesta di passaggio truppe tedesche. Invece ha insistito su nuove possibilità di una adesione Bulgar:a al tripartito aggiungendo che allo scopo giungerà ora Sofia Ministro di Bulgaria a Berlino.

Soltanto nella seconda parte della conversazione egli è a poco a poco entrato nella questione di quel passaggio ma indirettamente facendomi notare:

l) che i tedeschi appa:ono sempre convinti che Turchia non si muoverebbe mentre invece a :Sofia si ritiene diversamente (Ministro d'Inghilterra ha dichiarato a Presidente del Consiglio dei Ministri che intervento turco sarebbe sicuro al 100 per 100);

2) che i tedeschi dovrebbero muoversi con forze militari imponenti per evitare sorprese e dovrebbero tener conto che stagione è cattiva, strade pessime e terreno difficile.

In complesso avuto impressione che da parte Bulgaria volenti o nolenti accedesi all'idea di quel passaggio ma si cerca ancora dimostrarne difficoltà e pericolo e relativa utilità. Tra l'altro Ministro degli Affari Esteri mi ha persino accennato se non sarebbe in favore Inghilterra uno sconvolgimento in questo paese potendo così essa stornare pericolo esistente sulla Manica.

437

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 216/53 R. Berlino, 11 gennaio 1941, ore 21,15.

Segreto personale per V. E.

Col nuovo accordo (l) Germania concede Russia specialmente macchine, utensili, apparecchi eccetera, per installaz:oni industriali, nonché varie materie

prime metalli per produzione guerra, come corazze navi, canne cannoni. Russia si è impegnata fornire in diciotto mesi due milioni e mezzo tonneUate grano nonché consegna annuale circa 800.000 tonnellate prodotti petroliferi, anziché un milione come in accordo ora vigente. Per varie voci minerali tra cui manganese e cromo, secondo recenti accordi generale Favagrossa, profitteremo anche noi. Russi cederanno anche rame nichel necessari fabbricazione di quanto Germania si è impegnata fornire, con un margine attivo per la Germania di circa 300 tonnellate nichel, 1000 rame. È stato convenuto anche cessione da parte russa di legname, semi-oleosi non molta lana un poco più di cotone modeste quantità lino. Questione trasporti Transiberiana ha raggiunto qualche risultato compatibHmente con possibilità stessa di tale linea e varie ditlìcoltà formali fatte dai russi, che non manifestano al riguardo eccessiva buona volontà.

È stato inoltre concluso un accordo per indennizzare i tedeschi trasferiti dai paesi baltici nel Reich e per i russi trasferiti dalla Germania nel territorio dell'U.R.S.S. Gli accordi in parola sono qui considerati come molto soddisfacenti, e vi è stato dato oggi rilievo nella stampa per controbattere le insinuazioni di Churchill e di Rooselvelt sulle relazioni tedesco-sov-ietiche.

(l) Vedi D. 431.

438

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 234/46 R. Washington, 11 gennaio 1941, ore 23 (per. ore 11,15 del 12).

Progetto legge presentato ieri al Congresso sotto il titolo «atto per promuovere la difesa degli S.U.A. », qualora fosse approvato nella sua attuale formulazione, darebbe al Presidente amplissimi poteri discrezionali nell'attuazione della sua politica dei massimi aiuti all'Inghilterra. Infatti Presidente potrebbe in forza di esso, senza limiti né qualitativi né quantitativi né di tempo, mettere a disposizione di qualsiasi paese «cui difesa venga considerata vitale per la difesa degli S.U.A. »:

l) Tutto quanto utile ai fini bellici esista negli S.U.A. o possa essere qui prodotto;

2) Mezzi industriali per procedere a rinnovazione, riparazioni ecc. di tutto quanto interessi la difesa del paese che s'intende soccorrere;

3) Ogni informazione tecnica che si riferisca alla produzione di mezzi bellici.

Corrispettivi per tali prestazioni e loro stessa misura verreblbero lasciati anche essi all'assoluta discrezione del Presidente e potrebbero consistere anche soltanto «in un beneficio indiretto».

Data ampiezza formulazione atto, e circostanza che esso troverebbe applicazione malgrado ogni altra disposizione di legge in contrario, Presidente verrebbe ad avere perfino facoltà trasferire senza alcun limite mezzi e materiali bellici attualmente in dotazione a forze armate del paese nonché di consentire riparazioni navi da guerra belligeranti in arsenali degli S.U.A.

Malgrado che Presidente abbia chiesto che progetto di legge venga discusso ed adottato con massima celerità in vista della gravità dell'attuale situazione, ed abbia cercato di giustificare latitudine dei poteri richiesti appunto con necessità di procedere rapidamente negli aiuti alle democrazie prime reazioni del Congresso confermano che opposizione userà di ogni mezzo per tentare di contenere tali poteri e porre ad essi un limite almeno nel tempo.

Per quanto si preveda passaggio progetto anche se emendato in seno restrittivo, tuttavia dibattito presenterà massimo interesse in quanto destinato a rivelare tendenze nuovo Congresso circa limiti della politica degli aiuti all'Inghilterra nonché schieramento forze in favore e contro diretta partecipazione bellica degli S.U.A. nell'attuale conflitto.

439

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S. N. D. 217/37 R. Mosca, 11 gennaio 1941, ore 24 (per. ore 7 del 12).

Mio telegramma n. 30 (1).

Collega tedesco mi ha detto molto confidenzialmente che uniche istruzioni finora ricevute da Berlino in relazione al concentramento di forze tedesche in Romania sono nel senso di spiegare che trattasi dl misure precauzionali prese per eventualità dover combattere contro inglesi in territorio greco (sic). Egli non dovrà prendere iniziativa ma limitarsi dare suddetta spiegazione qualora Molotov ne parli.

Von Schulenburg ritiene (a mio avviso molto giustamente) risposta del genere sia troppo generica per soddisfare Governo sovietico il quale potrà far valere impegno di consultazione derivante dagli accordi dell'anno 1939 per reclamare maggiori precisazioni tanto più che azione tedesca nei Baicani potrebbe facilmente ripercuotersi su Turchia sollevando problemi che interessano direttamente U.R.S.S.

Ambasciatore di Germania mi ha dichiarato che fino ad oggi Molotov non gli ha fatto alcuna allusione alla situazione nei Balcani. Non esclude possa parlargliene stasera in occasione del pranzo offerto alla Delegazione tedesca per celebrazione firma accordi economici.

440

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 112/44. Mosca, 11 gennaio 1941 (per. il 20).

In vista di possibili discussioni italo-sovietiche sulla questione degli Stretti, ho creduto utile di esaminare tutti i documenti sull'argomento esistenti nel

l'archiv:o di questa Ambasciata, onde desumere dai precedenti il presumibile punto di vista odierno dell'U.R.S.S.

La fonte principale di informazioni mi è stata fornita dalla corrispondenza diplomatica relativa alla fase preparatoria ed ai lavori della Conferenza di Montreux (giugno-luglio 1936) e sopratutto dal documento n. l pubblicato da codesto Ministero sotto il titolo «Il problema degli Stretti e Ia Convenzione di Montreux ».

Questi documenti mettono in chiara luce le premesse costanti della politica russa (sia della Russia zarista che dell'Unione Soviet'ca): «Necessità di impedire alle forze navali straniere la libera entrata nel Mar Nero, conservando al tempo stesso alla flotta russa la possibilità di uscire e rientrare liberamente in quel Mare».

La Convenzione di Losanna del 24 luglio 1923 (che l'U.R.S.S. non aveva mai ratificato) era !ungi dal soddisfare questi postulati russi, in quanto lasciava completa libertà di passaggio alle navi da guerra di tutte le Potenze, sia in tempo di pace che in tempo di guerra (quando la Turchia fosse neutrale), senza limitazione di tonnellaggio per le Potenze belligeranti.

Era quindi naturale che l'U.R.S.S. approflttasse della domanda turca di riarmare le zone demilitarizzate degli Stretti per cercare di ottenere l'imposizione di restrizioni alla libertà di passaggio delle flotte straniere.

Per raggiungere tale ob:ettivo l'U.R.S.S. fece valere a Montreux la tesi che il Mar Nero deve considerarsi come un «mare chiuso», sforzandosi allo stesso tempo di collegare il regime degli Stretti al Patto della Società delle Nazioni ed ai Patti regionali (volendo con ciò lasciare aperta la possibilità del concorso della flotta francese in forza del Patto franco-sovietico di mutua assistenza del 1935).

Come noto, a Montreux si sono scontrate in pieno due concezioni diametralmente antitetiche: quella sovietica e quella britannica.

L'U.R.S.S. sosteneva che, la Turchia essendo neutrale, il Mar Nero dovesse rimanere completamente chiuso alle navi da guerra dei belligeranti, mentre le forze sovietiche avrebbero potuto uscire a loro piacimento.

L'Inghilterra sosteneva invece la piena libertà di passagg:o per le navi dei belligeranti, basando la sua tesi sul principio classico dei diritti di belligeranza.

Dopo lunghi ed aspri dibattiti, venne raggiunto un compromesso: l'U.R.S.S. rinunciava al libero passaggio delle proprie navi in tempo di guerra, ma l'Inghilterra accettava per l'entrata nel Mar Nero delle strette limitazioni di tonnellaggio massimo, ed al tempo stesso aderiva alla tesi del libero passagg:o nei casi in cui si trattasse di eseguire i doveri di assistenza contemplati dal Patto della S. d. N. oppure di venire in aiuto ad uno Stato vittima di aggl!essione, in applicazione di trattati conclusi nella cornice della S. d. N. e di cui la Turchia fosse parte contraente.

Pur non avendo dato piena soddisfazione ai postulati russi, la Convenzione di Montreux è stata indubbiamente un successo sovietico, in quanto il nuovo regime degli Stretti diminuiva notevolmente per l'U.R.S.S. il pericolo di essere attaccata nel Mar Nero da una potente flotta nemica. La Convenzione non garantiva tuttavia all'U.R.S.S. una sicurezza assoluta perché, indipendentemente dalle clausole convenzionali, il controllo effettivo degli Stretti r:maneva nelle mani della Turchia. Grazie all'avvenuto riarmo questa può di fatto concedere la libertà di passaggio od impedirla a seconda dei propri interessi. Per l'U.R.S.S. il problema della sicurezza sovietica nel Mar Nero rimaneva quindi legato a quello dei suoi rapporti politici con ola Turchia.

La situazione dei rapporti politici fra le principali Potenze interessate ha subito, dal luglio 1936 ad oggi, dei mutamenti considerevoli.

Quando si riuniva la Conferenza di Montreux l'amicizia fra Mosca ed Ankara sembrava stabilita su basi solide e durature. L'U.R.S.S. contava inoltre sull'appoggio deHa Francia nell'eventualità di un attacco tedesco. D'altra parte l'Inghilterra cercava allora di fare una politica di rlavvicinamento alla Germania, mentre si preoccupava sopratutto di impedire una coalizione di altre Potenze navali nel Mediterraneo.

Fu appunto il timore di una intesa anti-inglese nel Mediterraneo che determinò in larga parte l'atteggiamento britannico a Montreux. L'Inghilterra aderì alla domanda turca di riarmo degli Stretti e fece anche sacrificio dei suoi principi tradizionali sui «diritti dei belligeranti», perché essa riteneva che la Turchia avrebbe potuto in qualunque momento impedire il passaggio della flotta sovietica dal Mar Nero al Mediterraneo orientale; e partendo da questa premessa essa contava di allontanare il pericolo di una alleanza navale fra l'U.R.S.S. ed un'altra Potenza mediterranea (Italia o Francia). Di qui la politica attivamente perseguita negli ultimi anni da Londra per guadagnare l'amicizia della Turchia ed affermare la propria influenza sul Governo di Ankara.

Oggi la situazione è radicalmente mutata sotto diversi aspetti: Italia e Germania sono in guerra contro l'Inghilterra; l'U.R.S.S. è rimasta neutrale ma è legata da patti politici con la Germania; la Francia è temporaneamente fuori gioco; l'Inghilterra e la Turchia si sono reciprocamente impegnate con un Patto di assistenza.

Agli effetti del problema degli Stretti il mutamento più importante è intervenuto però nei rapporti fra Mosca ed Ankara.

La Conferenza di Montreux ha marcato il punto di partenza della crisi delle relazioni turco-sovietiche. L'U.R.S.S. ha incominciato allora ad accorgersi che la Turchia stava entrando nel gioco inglese e che la politica di Londra, pur essendo pel momento spec;ficatamente anti-italiana, era anche tendenzialmente anti-sovietica. L'U.R.S.S. si rese conto cioè che la Turchia si disponeva ormai ad esercitare il controllo degli Stretti nel senso desiderato dall'Inghilterra, e che quindi il riarmo -originariamente incoraggiato e validamente sostenuto dal Governo di Mosca -poteva in determinate circostanze operare in senso contrario agli interessi sovietici.

È pertanto comprensibile che Molotov, nelle nostre conversazioni dello scorso giugno (l) ed in quella recentissima (2), abbia insistito nell'accusare la Turchia «di voler essere la sola padrona degli Stretti>>.

È poi evidente che quando egli ha posto il quesito: << Si rende conto l'Italia dell'importanza che gli Stretti rappresentano per ·l'U.R.S.S. in relazione

alla sicurezza sovietica nel Mar Nero » e quando ha messo in luce il pericolo comune rappresentato tanto per l'Italia che per l'U.R.S.S. dalla «posizione navale dell'Inghilterra nel Mediterraneo orientale », Molotov ha inteso di invitarci a mettersi d'accordo per trovare una soluzione più soddisfacente del problema degli Stretti.

Il problema non è mai stato discusso a Mosca sotto l'angolo degli interessi comuni italiani e sovietici, e nei documenti in possesso di questa Ambasciata non ho trovato alcuna indicazione che riveli il pensiero umciale di questo Governo in proposito.

Dalla già citata pubblicazione di codesto Ministero («Il problema degli Stretti e la Convenzione di Montreux ») ho rilevato però che in conversazioni fra gli Ambasciatori d'Italia e dell'U.R.S.S. ad Ankara nel 1936 la questione era stata esaminata -sia pure in via piuttosto accademica -e che il rappresentante sovietico aveva allora espresso delle opinioni che vale qui la pena di ricordare.

Così in un rapporto diretto al R. Ministero in data 22 aprile 1936, l'Ambasciatore Galli, nel riferire di avere illustrato al suo collega sovietico (Ambasciatore Karakhan) la imperiosa necessità per l'Italia di avere garantita la sicurezza dei propri tra1fici col Mar Nero, aggiungeva:

«A Karakhan ho sviluppato il tema dei rapporti logistici con la Francia, gli ho ricordato la effettiva influenza germanica in Turchia, la possibilità teorica quindi che ancora una volta gli Stretti potessero essere chiusi in ostilità ai Soviet, perciò con danno irreparabile per l'Italia.

Karakhan ha ammesso il pericolo, ma assai ipotetico e lontano, ed ha concluso che la strabocchevole superiorità militare sovietica sulla turca era garanzia che la Turchia non avrebbe agito se non secondo la volontà di Mosca.

Ha poi aggiunto che per l'Italia nulla valeva il passaggio degli Stretti senza sicura durevole amicizia con i Sovieti ».

Con un successivo rapporto in data 26 maggio Io stesso Ambasciatore Galli riferiva ampiamente il contenuto di un altro colloquio avuto col suo collega sovietico, nel corso del quale l'Ambasciatore Karakhan aveva sviluppato la tesi «che all'Italia conveniva la chiusura degli Stretti alle navi da guerra» (si intende delle Potenze non rivierasche del Mar Nero) ed aveva espresso l'opinione «che vi erano molti punti di contatto fra le politiche italiana e sovietica, e si poteva quindi trovare una linea concordata e comune».

L'Ambasciatore Galli concludeva il suo rapporto con una serie di considerazioni, alcune deHe quali mi paiono avere conservato intatto il loro valore di attualità:

«AI passaggio libero attraverso gli Stretti siamo interessati in fatto ed in diritto più di qualsiasi altra Potenza mediterranea.

Ma tale passaggio è comunque minacciato, seppure in grado diverso, sia che le zone siano armate permanentemente oppure con mezzi campali. Il nostro interesse è pertanto ed anzitutto quello di assicurarci il passaggio attraverso gli Stretti per i nostri rifornimenti nel Mar Nero ed in qualsiasi eventualità e combinazione politica o diplomatica, cercando di parare a quelle combinazioni che possono far chiudere gli Stretti contro di noi.

La via per assicurarci tale sicurezza di passaggio passa indubbiamente ed unicamente per Mosca .

... sembra a me che il problema degli Stretti sia condizionato ad un possibile ed ampio accordo con Mosca, la quale vuole la chiusura alle navi da guerra anche perché la debole flotta sovietica del Mar Nero non ha alcun mezzo di difesa contro qualsiasi flotta mediterranea, anzitutto la britannica.

Ciò non esclude ·la sicurezza dei rapporti commerciali marittimi italo-bulgari ed italo-romeni, anzi dovrebbe meglio garantirla».

Ho riportato questi brani dei rapporti del R. Ambasciatore ad Ankara nel 1936 perché mi pare che anche oggi essi impostino chiaramente e logicamente il problema dal punto di vista degli interessi italiani, mentre ho ragione di credere che le idee esposte circa quattro anni or sono dal rappresentante sovietico riflettano tuttora le direttive della politica estera dell'U.R.S.S. nel momento attuale.

Passando a tempi più recenti, credo utile ricordare qui appresso le ultime manifestazioni connesse col problema degli Stretti.

Con l'inizio della guerra europea, l'U.R.S.S. ha visto risorgere la possibilità di approfittare deHa nuova situazione internazionale per riaprire -ed eventualmente risolvere a proprio favore -lo storico problema la cui soluzione era sempre stata differita, o soltanto parzialmente risolta, in ragione della potenza relativa dello Stato russo.

Nell'ottobre 1939 il Ministro degli Affari Esteri di Turchia, Saracoglu giunse a Mosca, con l'intento evidente di migliorare i rapporti fra i due Paesi, che dopo Montreux non avevano mai riacquistato la cordLalità degli anni precedenti.

Saracoglu venne subito ricevuto da Molotov, ma dopo il primo colloquio rimase parecchie settimane nella capitale sovietica senza riuscire ad avere altri contatti importanti coi dirigenti sovietici.

Sul momento non si seppe la precisa ragione del trattamento mortificante inflitto a Saracoglu, nulla essendo trasparito pubblicamente del contenuto del suo colloquio con Molotov. Più tardi però lo stesso Ambasciatore di Turchia a Mosca confidava al R. Incaricato d'Affari che la questione degli Stretti era stata sollevata dal Presidente del Consiglio Sovietico e che ad essa si doveva il fallimento delle trattative di Saracoglu.

Dai rapporti di questa Ambasciata n. 701/261 del 20 febbraio e n. 1111/460 del 15 marzo 1940 (l) codesto Ministero è stato a suo tempo informato -in base alle dichiarazioni fatte dall'Ambasciatore Haydar Aktay al comm. Mascia -che durante le discussioni Molotov-Saracoglu sul tema generale delle relazioni turco-sovietiche (relazioni che attraversavano una fase delicata per l'allora incombente patto turco-franco-inglese), il Presidente del Consiglio sovietico aveva presentato improvvisamente al Ministro turco un promemoria sulla questione degli Stretti. Con questo promemoria il Governo sovietico chiedeva che il diritto della Turchia di chiudere a suo piacimento gli Stretti in caso di guerra o di minaccia di guerra -diritto derivante dagli art. 21 e 22

della Convenzione di Montreux -venisse esercitato congiuntamente dalla Tur

chia e dall'U.R.S.S. nella eventualità dl complicazioni internazionali.

Saracoglu trovò un facile argomento per respingere la pretesa sovietica,

obiettando che la Turchia non poteva modificare unilateralmente le disposi

zioni di una Convenzione internazionale.

Davanti alla negativa reazione turca, Molotov ritirò il memorandum e la

sciò cadere la discussione sull'argomento. Da quel momento però le relazioni

turco-sovietiche sono state caratterizzate da una freddezza e diffidenza reci

proca che tuttora perdura.

Nel mese di marzo 1940 l'Ambasciatore sovietico ad Ankara, Terentiev, po

neva nuovamente sul tappeto la questione degli Stretti (vedi telegrammi per

corriere nn. 5339 e 5340 del 3 marzo della R. Ambasciata in Ankara) (1), ma

senza apparenti risultati.

Più tardi dopo la pace con la Finlandia, il Governo sovietico dichiarava so

lennemente che la sicurezza dell'U.R.S.S. poteva oramai cons:derarsi garantita

q: nel settore nord dei suoi confini occidentali». Ciò lasciava chiaramente comprendere che esso non riteneva esistesse la stessa garanzia per i confini sudoccidentali, e che era compito del Governo di completare il programma della integrale sicurezza di tutti i confini dell'U.R.S.S.

Sebbene non ufficialmente, il problema degli Stretti adunque è già stato posto all'ordine del giorno, e non credo di errare affermando che il Governo di Mosca non si lascerà sfuggire l'occasione per risolverlo radicalmente profittando del fatto che l'intera Europa è coinvolta oggi in una lotta mortale -ad esclusione dell'U.R.S.S.

441.

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. CONFIDENZIALE 66. Tirana, 11 gennaio 1941.

Rispondo alla tua lettera del 2 gennaio, n. 1/4 (2).

L'argomento non mi è nuovo.

Già nella scorsa estate, preannunc:ato da un telegramma del Sottosegretariato per gli Affari Albanesi, venne a Tirana un Ispettore del Ministero delle Finanze, il Comm. Bottari, con l'incarico di accertare come venivano spesi i denari dello Stato Italiano in Albania. Pr:ma di partire, il Comm. Bottari mi disse che non aveva riscontrato irregolarità.

Ciononostante, qualche tempo dopo, l'Ecc. Benini, messo al corrente di alcune voci riaffioranti che, senza precisare fatti e nomi, accennavano ad abusi e scorrettezze nelle forniture e nell'esecuz:one delle opere pubbliche, esaminò con me l'opportunità di creare una specie di Ovra economica, per l'accertamento di eventuali azioni che potessero nuocere al prestigio italiano.

I più assillanti problemi che abbiamo dovuto affrontare, di lì a poco, dopo l'inizio delle ostilità con la Grecia, non ci hanno consentito di dare attuazione al progetto. Debbo aggiungere però che mi è sembrato che, dopo il 28 ottobre,

ne fosse diminuito il bisogno. Ho avuto infatti l'impressione che quelle voci, sorte ed alimentate dal largo giro di affari che si era stabilito in Albania, in un periodo di intensa e crescente attività economica e di concorrenza fra le ditte, si fossero, come era da attendersi, notevolmente attenuate nel <<clima delle retrovie », in seguito alla forte riduzione degli affari ed al rimpatrio di molti italiani.

Vi è stata, nel mese di novembre, durante la fase più critica del1a nostra situazione militare in questo paese, una violenta campagna di voci e di pettegolezzi contro tutto e contro tutti, che si riferivano specialmente all'andamento delle operazioni militari e alle sue ripercussioni politiche ed economiche, ma essa è stata prontamente stroncata dai CC.RR., che avevo invitato a rimpatriare e occorrendo ad arrestare gl<i speculatori e gli allarmisti.

Non mi risulta che le vaghe ed anonime voci da me a suo tempo segnalate all'Ecc. Benini abbiano assunto una qualche consistenza e tanto meno che possano provenire da ambienti della Luogotenenza.

Il Generale Agostinucci, che per compito d'istituto dell'Arma riferisce a Roma senza dare né a me, né ad altre autorità notizia dei suoi rapporti, da me interpellato, mi ha detto che ha riferito su alcune voci che correvano nel paese, che è stato richiesto di precisarle, e che lo farà in quanto possibile. Egli ha accennato specialmente alle critiche e al malcontento suscitati dalle concessioni fatte a condizioni equivalenti a un monopol:o di fatto, a grandi imprese italiane nei vari rami dell'economia del paese.

Le voci lamentate avrebbero quindi in gran parte la loro origine in uno stato d'animo diffuso nell'ambiente economico albanese, fra le numerose categorie di persone del ceto industriale e commerciale interessate all'attività di aziende locali, generalmente di modesta entità, che sono state danneggiate e in molti casi eliminate dalla concorrenza di grandi imprese italiane, dotate di larghi mezzi e alle quali sono state assicurate condizioni di favore, ritenute necessarie per metterle in grado di dare al paese un'attrezzatura industriale moderna. Non manca'i a suo tempo di segnalare questo stato di animo.

Ciò comunque confermerebbe la mia impressione e farebbe ritenere che ci si trovi più che altro di fronte a sfoghi di malcontento o a manifestazioni di risentimento di interessi turbati, alle quali potrebbe non essere rimasta estranea qualche ditta italiana, delle tante venute in Albania con la speranza di facili e rapidi guadagni, e rimasta soccombente nelle gare per le aggiudicazioni

o non soddisfatta dei profitti ricavati dalla sua attività.

Quanto al coinvolgere nelle manifestazioni di certi stati d'animo un'amministrazione dello Stato, come il Sottosegretariato per gli Affari Albanesi, cercando di far risalire ad esso critiche ed addebiti, ritengo che altrettanto sarebbe avvenuto nei riguardi di qualunque altra amministrazione che si fosse occupata di concessioni, appalti, ecc., perché così è fatto l'animo umano.

Non mancherò di tenermi in contatto, per le indagini che sarà possibile svolgere e per gli eventuali provvedimenti da adottare o da proporre, col Generale Agostinucci, al quale ho intanto raccomandato di provvedere perché, se riaffiorassero voci vaghe e incontrollabili di carattere tendenzioso, vengano immediatamente stroncate.

Ti terrò informato.

33 --Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

(l) Vedi D. 431.

(l) -Vedi serle IX, vol. V, D. 104. (2) -Vedi D. 375.

(l) Vedi serle IX, vol. lll, DD. 342 e 566.

(l) -Non pubblicati. (2) -Vedi D. 393.
442

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 238/56 R. Berlino, 12 gennaio 1941, ore 18,40.

Per il Ministro Ciano.

Colloquio con Goering occasionato dalla consegna per incarico del Duce dei notJi quadri e che doveva in programma durare dtieci minuti è invece durato due ore in un'atmosfera di grande cordialità e con carattere strettamente personale e confidenziale.

Dopo aver dichiarato con molta convinzione che le nostre vicende militari (a proposito delle quali egli ha avuto espliciti e lusinghieri riconosC'imenti per l'eroico contegno delle nostre truppe) non hanno affatto modificato rapporti di amicizia tra i due Paesi, Maresciallo mi ha esposto alcune sue osservazioni che diceva di poter fare essendo ben noto suo attaccamento al fascismo e la sua devozione al Duce. Mareseiallo ha detto essere stato anch'egli fortemente contrariato e sorpreso da quanto è avvenuto sul fronte greco, non riuscendo rendersi conto né della mancata preparazione militare né degli obiettivi prefissi. Per quanto concerne mancata preparazione militare egli mi ha detto di aver in altre occasioni osservato come Stato Maggiore italiano abbia abitudine di calcolare le divisioni per una determinata impresa su un minimo ritenuto necessario mentre invece Stato Maggiore tedesco destina oltre indispensabile anche tutte le forze disponibiJti. L'Italia -ha detto Goering -può disporre di circa 80-90 divisioni sul piede di guerra. Sul fronte francese delle Alpi occorrono forze minime; quindi una trentina di divisioni potevano essere inviate in Grecia. Per quanto concerne gli obiettivi, Goering sostiene che il primo scopo della campagna avrebbe dovuto essere quello di <impossessarsi di Creta e cioè di località e basi affacciate sul Mediterraneo aventi quindi un diretto peso sulla situazione strategica del Mediterraneo orientale.

Una campagna di Grecia che avesse portato rapidamente alla totale occupazione della Grecia, ma non di Creta, avrebbe mancato al suo precipuo scopo.

Ho creduto a questo punto di mettere al corrente Maresciallo di quanto era avvenuto circa preparazione e piani militari discussi e approvati a Palazzo Venezia (l) in confronto e quasi in contraddittorio con i comandanti responsabili della condotta delle operazioni. Per quanto riguarda fronte africano, il Maresciallo ha espresso la convinzione che le vicende militari in Cirenaica trovano la loro spiegazione nell'insufficienza della Panzerabwehr (difesa contro i mezzi corazzati) ed a conseguente Panzerschreck (timore dei mezzi corazzati), che ha avuto sui nostri soldati una influenza altrettanto grande quanto sul soldato polacco e francese hanno avuto i mezzi motorizzati tedeschi. Illustrando questo importantissimo elemento psicologico, Maresciallo crede che sia necessario ridare al soldato ital,iano la fiducia con propria difesa anticarro. Tali reparti dovrebbero essere al più presto rinforzati, riducendo la forte differenza

di armamento fra l'unità organica anticarro tedesca (che conta 72 pezzi) e quella italiana (che, a suo dire, ne conta 8).

Goering manifesta speranza che a un dato momento l'avanzata inglese sia arrestata, pur ammettendo la probabilità che il nemico nei prossimi giorni seguiti ad avanzare per lunghi tratti. Al riguardo egli pensa che sarebbe necessario concentrare sul fronte libico tutti i mezzi meccanizzati possibili, allo scopo di sostenere e rendere valido il contegno valoroso ed eroico dei nostri soldati.

Su questo argomento ed a rischio di ripetere cose già note, ho replicato a Goering che dopo guerra di Abissinia e di Spagna è relativamente esiguo nostro materiale bellico meccanizzato; ed è tanto più esiguo in quanto per ragioni a lui note non abbiamo durante anno scorso potuto provvedere ricostruzione materiale bellico. Ho specificato illustrando nostra mancanza di materie prime che ha giustificato nostre recenti richieste (1). Quanto al concentramento mezzi meccanizzati gli ho fatto presente vastità nostro fronte e la grande difficoltà di comunicazioni. Goering ha manifestato sua opin:one che quando situazione in Libia sarà stabilizzata non vi sarà nulla da temere per ciò che riflette la Francia. Che se situazione dovesse nel tempo diventare grave in Libia ciò rappresenterebbe gravissimo pericolo per l'Africa del Nord, che diventerebbe elemento attivo anti-Asse (Weygand sta preparando forte corpo d'esercito, l'Inghilterra a Tangeri a sua volta organizza e prepara; e Spagna avrebbe assunto atteggiamento di supino favore verso Inghilterra e Francia «libera»).

Per queste cons,iderazioni Maresciallo ritiene particolarmente utile incontro del Duce con il Fiihrer (ha manifestato una certa contrarietà quando ha conosciuto data precisa, avendo egli convinzione che incontro avvenisse prima); e si augura vivamente che da questo incontro, al quale egli sa che dovrebbe partecipare anche il gen. Cavallero, sortiranno accordi particolari e precisi sui problemi politici e su quelli militari. È di avviso che i Capi debbono essere in stretto e continuo collegamento.

Maresciallo mi ha quindi chiesto notizie della Stimmung italiana; e poiché egli ha accennato all'impressione deprimente che avrà opinione pubblica italiana quando sarà nota cifra complessiva delle nostre perdite, io prontamente gli ho repHcato che il nostro popolo è ormai abituato a conoscere tutta la verità; ed ho illustrato come il morale del popolo sia elevatissimo e come dovunque vi sia un forte spirito combattentistico.

Sullo sviluppo e sui risultati finali della guerra dell'Asse Maresciallo si dichiara a ragion veduta ottimista, pur non facendo previsioni sulla durata. Quando l'aviazione tedesca, col ritorno del bel tempo, potrà riprendere in pieno la sua attività, e quando l'esercito tedesco, che in questi ultimi 6 mesi si è ulteriormente potenziato potrà rimettersi in movimento, efficacemente coadiuvato dall'esercito italiano, il risultato sarà certamente vittorioso.

La Francia, la cosiddetta grande Potenza militare, è completamente distrutta. Quasi tutti gli altri paesi europei sono, economicamente o militarmente, sotto l'influenza dell'Asse. Dal Capo Nord ai Pirenei la Germania domina e vigila. Per avere una qualsiasi speranza di vittoria, l'Inghilterra dovrebbe scacciare le truppe tedesche dalla Norvegia, Danimarca, Olanda, Belgio, Polonia e

Francia. Con quale mezzo potrà mai farlo? Maresciallo ha concluso le sue osservazioni con queste parole: «L'Asse è più che mai solido; e questo è sommamente importante, perché noi perderemo o vinceremo insieme. E certamente vinceremo insieme». Ed ha accompagnato queste parole con una forte e calorosa stretta di mano.

(l) Vedi Serie IX, vol. V, D. 728.

(l) Vedi D. 308.

443

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 246/24 R. Sofia, 12 gennaio 1941, ore 20,40 (per. ore 6,40 del 13).

Ho visto mio collega tedesco ritornato ora da Berlino che mi dice non essere stato presente conversazioni Ribbentrop-Filoff e Hitler-Filoff, svoltesi rispettivamente a quattro e sei occhi. Per quanto egli non si sia espresso in termini precisi mi è stato dato comprendere che informazioni assunte precedentemente qui ed a Berlino sono più o meno esatte e cioè:

l) Richiesta per passaggio truppe è stata fatta effettiva!Oente;

2) Non si prevede e forse non è desiderato intervento Bulgaria a fianco dei tedeschi e si prefel'lisce atteggiamento supino Bulgaria mascherato eventualmente da una protesta formale;

3) Si ritiene, o per lo meno si spera a Berlino che Turchia resterà ferma ben conoscendo essa ormai che concentramenti tedeschi in territori vicini quali Dobrugia romena possono significare per esercito turco di Tracia un immediato grave pericolo.

Mio collega inoltre mi ha accennato che Ribbentrop insiste sempre per adesione Bulgaria al Tripartito.

444

IL SOTTOSEGRETARIO PER LE FABBRICAZIONI DI GUERRA, FAVAGROSSA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PROMEMORIA 10179 S. P. Roma, 12 gennaio 1941.

Dal colloquio avuto con l'Eccellenza Ribbentrop è risultato evidente che, coll'azione che i tedeschi svolgeranno fra un paio di mesi al massimo, essi si affacceranno al Mediterraneo.

In omaggio al principio di tutto prevedere ed in relazione alla necessità di adeguare il programma delle fabbricazioni di guerra a nuovi futuri sviluppi delle operazioni militari nel Mediterraneo, mi permetto di rappresentarVi la necessità di addivenire ad intese precise coi tedeschi, sulla portata del nostro e del loro concorso.

Vari problemi, a mio modo di vedere, si affacciano: l) Occupata la Grecia col concorso dei tedeschi, chi vi rimane?

2) Eliminata almeno la parte continentale della Grecia, le operazioni a quale altro settore saranno rivolte?

3) Se i tedeschi (come ritengo probabile) agissero in Asia Minore, non potendo avere il concorso delle loro forze di mare, come potrebbe collaborare l'Italia?

Poiché evidentemente ciò si potrebbe attuare con la R. Marina e l'Aeronautica, occorrerebbe concentrare le fabbricazioni di guerra a favore di dette Forze Armate.

L'esercito che d'altra parte dovrebbe occupare la Grecia e continuare le azioni in Africa Settentrionale, non potendo essere trascurato, dovrebbe essere alimentato prevalentemente con armi e munizioni tedesche.

445

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 1030/59 P. R. Berlino, 13 gennaio 1941, ore 13,40.

Telegramma di V. E. n. 1614 e 10 R. per corriere 0).

Segretario di Stato Weizsacker m'informa che Governo tedesco è d'accordo che discussione questione riconoscimento Nanch:no venga rinviata a visita Matsuoka. Occorrerà però concordare preventivamente linea di condotta comune, tenendo presente che Governo germanico mantiene tuttora in argomento un atteggiamento quanto mai riservato e non mostra finora alcuna intenzione di affrettare i tempi o compiere avances per un atto di riconoscimento. È anche da notare che qui si ha molto apprezzamento per Ciang-Kai-Scek e non si vuole <in genere compiere tra l'altro alcun atto che possa pregiudicare un'intesa tra il medesimo e il governo giapponese, considerata come ti.n definitiva quasi inevitabile.

446

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 267/61 R. Berlino, 13 gennaio 1941, ore 20.

Personale per Ministro Ciano.

Weizsacker mi ha comunicato che Ribbentrop in occasione del suo ritorno a Berlino previsto per oggi si riprometteva di conferire lungamente con me

circa rapporti itala-russi, ma lo stesso Ribbentrop avendo dovuto sospendere il suo ritorno sarà riconoscente se le attuali conversazioni saranno condotte in maniera dilatoria fino all'incontro fra i due Capi (1).

(l) Vedi DD. 387 e 407.

447

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 339/828 R. Sofia, 13 gennaio 1941 (per. il 17).

Circa la nota offerta alla Bulgaria da parte dell'Unione Sovietica per un Patto di assistenza (2) i turchi hanno tenuto a dire ai bulgari che essi su tale iniziativa e sulle conversazioni che ne erano seguite, «erano al corrente per notizie direttamente fornite da Mosca>>, e ciò, evidentemente per dare a Sofia l'impressione che quel Patto non doveva essere interpretato come tendenzialmente antiturco.

In realtà, a quanto mi ha confermato H m:o collega tedesco ora qui rientrato da Berlino, i turch:i si sono fatti parte diligente nella capitale sovietica, facendo notare come, in base agli accordi vigenti tra Ankara e Mosca, essi erano in certo modo in diritto di essere posti al corrente di una tale iniziativa presa dai russi.

Tutto c~ò appartiene al gioco turco, in altra mia comunicazione accennato (3), di insistere anche presso i bulgari per sostenere la tesi che in realtà l'offerta sovietica per un patto di assistenza non sarebbe stata che una mossa preventiva per allontanare l'imminente pericolo di una richiesta tedesca per un passaggio di truppe germaniche a t traverso il territorio bulgaro.

448

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 13 gennaio 1941.

Ti scrivo di corsa, perché il corriere è in partenza; e desidero che questa mia lettera giunga il più presto possibile. Qui, tutti gli altissimi gerarchi sono molto entusiasti per l'imminente incontro (4) a cui si attribuisce grande importanza. Il Ftihrer ne è particolar

mente soddisfatto e «per il piacere e l'onore>> di avere osp:te U Duce (ciò che costituisce per lui una vera gioia personale) e perché, svolgendosi i colloqui non più in una vettura-salone sotto il pungolo dell'orario, anche egli si ripromette conclusioni di carattere pratico.

A questo proposito, devo insistere sulla speranza che qui si ha che i due Capi -(ed i loro due Ministri, e gli esperti militari) -stabiliscano una comune linea di condotta in tutti i settori, politico-economico-militare, che sia il risultato di conversazioni esaurienti fatte, a cuore aperto, nel reciproco interesse.

Ciò dico soprattutto in relazione alle operazioni che la Germania prepara contro Ia Grecia.

Il ritmo dei trasporti militari, nonostante qualche deficienza ferroviaria da parte ungherese, procede intenso. Tutto lascia prevedere che il successo delle operazioni tedesche sarà molto rapido, anche perché probabilmente i greci si rassegneranno all'avanzata tedesca ed opporranno una resistenza puramente formale.

È pertanto da prevedere che le truppe germaniche potranno avanzare più celermente delle nostre forze le quali dovranno superare la resistenza della grande massa dell'esercito greco. Si verificherebbe cosi il fatto che le nostre truppe verrebbero ad affrontare il compito ed il peso principale, alleggerendo e facilitando considerevolmente l'azione germanica, senza peraltro assolvere quella funzione principale che esse -le nostre truppe -devono avere nell'abbattimento della Grecia per il ristabilimento del proprio prestigio.

È infatti evidente che la guerra contro la Grecia non potrebbe concludersi positivamente per l'Italia se le mancasse la possibilità di ottenere la rivincita cui ha diritto ed assumere perciò, almeno in determinate direzioni, la parte di primo piano che ad essa spetta.

Richiamandomi pertanto a quanto ebbi a far presente in un mio lungo precedente telegramma che verteva su questo problema (1), penso che una tale situazione non può essere risolta secondo il nostro interesse, se non intervengano chiari e preventivi accordi sulla condotta delle operazioni.

Penso che, ad esempio, la comune linea di condotta delle operazioni potrebbe ass,icurare ai tedeschi l'occupazione di Salonicco ma garantire in pari tempo alle nostre truppe la parte principale per lo svolgimento delle operazioni rimanenti.

Questi accordi richiedono una preventiva intesa che deve, a mio parere, basarsi su di una chiara e franca esposizione alla parte delle evidenti ragioni di prestigio che .impongono una tale linea di condotta. Sono sicuro che il FUhrer avrà tutta la necessaria comprensione: ma è necessario che il Duce parli e discuta di ciò con lui. E nessuna miglior sede ed occasione dell'imminente incontro.

Assicurato il preventivo accordo fra i due Capi, le modalità di attuazione dovrebbero essere studiate dai due Stati Maggiori.

Ti prego di far presente al Duce, nel modo che riterrai più opportuno, queste mie osservazioni che sono il risultato di precise impressioni, anzi di convinzioni, e che sono isp:rate -anche se riconosciute superflue -dal mio desiderio di servirlo nel migliore dei modi (1).

(l) -Il presente documento reca il visto eli MusCJolini. (2) -Vedi D. 168. (3) -Vedi D. 208. (4) -Vedi D. 432, nota 3.

(l) Vedi D. 405.

449

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

T. RR. S. N. D. 302/42 R. Mosca, 14 gennaio 1941, ore 21. (per. ore 7 del 15).

Personale per l'Eccellenza il Ministro.

Telegramma di V. E. n. 8 (3).

Credo mio dovere insistere su necessità di non tardare ulteriormente a dare a Molotov una risposta anche se soltanto in via preliminare. Tre settimane or sono governo italiano ha preso per la seconda volta iniziativa di aprire conversazioni po1itiche alle quali Governo sovietico ha prontamente aderito.

Era ovvio in precedenza che queste conversazioni erano destinate a svilupparsi come continuazione di quelle incominciate e poi interrotte nel giugno scorso. È quindi naturale supporre che quando mi sono recato da lui 30 dicembre (4) Molotov fosse persuaso che R. Governo era pronto discutere vari punti contenuti nel memorandum sovietico del 25 giugno (5). Nostro prolungato ritardo a rispondere ai quesiti di carattere generale e preliminare posti da Molotov non potrà che ingenerare qui dubbi e sospetti dannosi alla nostra posizione ed al nostro prestigio di fronte all'U.R.S.S.

Mi rendo conto perfettamente della necessità di consultazioni diverse. Mi rendo conto anche che vastità e complessità dei problemi non permettono decisione rapida e definitiva specialmente in momento attuale. Osservo però che Molotov non è ancora entrato nel cuore di questo problema, e che ai quesiti preliminari da lui posti si può rispondere in modo da adeguare con formula non 'impegnativa del genere di quella che mi sono permesso di suggerire coi miei telegrammi 17 e 18 del 6 corrente (6).

Risposta anche preliminare e non impegnativa servirebbe a dimostrare che le nostre iniziative erano state determinate da reale des,iderio di giungere ad un chiarimento delle relazioni politiche con URSS e eliminerebbe dubbi e sospetti che forse si stanno già facendo strada nell'animo di Molotov circa nostre intenzioni. Al tempo stesso nostra risposta potrebbe condurre Molotov a meglio precisare obbiettivi e piani sovietici.

Quando Molotov avrà enunciato proposte concrete o domande precise queste potranno sempre essere attentamente esaminate d'accordo con Governo tedesco per decidere allora circa possibilità e convenienza di approfond[re discussioni per giungere ad un accordo.

(G) -Vedi D. 416.

(1) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

(2) Ed., in M. ToscANO, Vna mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 106-107.

(3) -Vedi D. 416, nota 3, p. 410. (4) -Vedi D. 375. (5) -Vedi serie IX, vol. v. D. 104.
450

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. S. N. D. PER TELESCR. 1178/70 P. R. Berlino, 14 gennaio 1941, ore 21,10.

Qui si è molto soddisfatti che Duce accetti ospitalità presso il Fiihrer durante la sua permanenza di due giorni (1). Ti prego anche far presente che si è convinti e si attende che in questa occasione verrà anche gen. Cavallero, sia perché questo Stato Maggiore desidera vivamente, come già riferii, fare ormai sua personale conoscenza, sia perché si offre così meglio possibilità di prendere senz'altro immediati accordi sull'attuazione delle deliberazioni che saranno decise dai due Capi.

451

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 305/48 R. Bucarest, 14 gennaio 1941, ore 21,20 (per. ore 16.40 del 15). Mio telegramma n. 43 odierno

Ministro Mihai Antonescu mi ha detto che viaggio del Generale Antonescu ha avuto luogo in seguito al desiderio manifestato a Berlino dal Conducatar (mio telegramma n. 30) (3). Egli ha soggiunto che favorevole risposta del Fiihrer è stata trasmessa ieri telefonicamente da von Ribbentrop che ha invitato Antonescu e Sima a recarsi oggi stesso a Salisburgo, preannunziando invio dell'aeroplano personale del Fiihrer. Sima non avendo ritenuto di partire, Antonescu è partito solo in compagnia del Ministro di Germania. Il ritorno è previsto per domani sera con lo stesso mezzo.

Circa ragioni che hanno determinato viaggio, Mihai Antonescu si è espresso nel senso da escludere che esso sia in relazione con voci, circolanti in questi ambienti giornalistici e raccolte presso questi ambienti militari dall'Addetto Militare, voci derivanti da nuovo spostamento minaccioso di truppe sovietiche alla frontiera o dalla eventualità che Romania possa aver formato oggetto di una compensazione nei rapporti tra Germania e Russia. Egli si è riferito sostanzialmente a notissimi argomenti accennatimi a suo tempo dal Conducator nell'informarmi della sua intenzione di recarsi in Germania. In sostanza Generale Antonescu, stando sue dichiarazioni ed a quelle del Ministro Mihai. oltre assumere informazioni su situazione generale, tenterebbe di giungere ad una chiarificazione della posizione della Romania dopo arrivo di un vero e pro

prio esercito tedesco nel suo territorio e cercherebbe essenzialmente far riconoscere e considerare Romania dalla Germania non già come paese occupato ma come alleato volenteroso e pronto a giungere fino a collaborazione militare.

(2). (l) -Vedi D. 432. (2) -Con t. 293/43 R. delle ore 14,40 Ghigi aveva comunicato quanto segue: «Generale Antonescu è partito stamane in aereo per Berchtesgaden ove sarà ricevuto dal Ftihrer. Antonescu, che farà ritorno a Bucarest probabilmente giornata domani, è accompagnato da questo ministro di Germania. Nessuna notifica del viaggio viene finora data alla stampa>>. (3) -Vedi D. 435.
452

IL CONSOLE A DAMASCO, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. 324/68. Damasco, 14 gennaio 1941.

Un notabile palestinese, completamente devoto al Gran Mufti, che ha recentemente fatto per mio incarico un viaggio in Palestina per raccogliere varie informazioni, mi ha riferito, tra l'altro, quanto segue:

I risultati dell'offensiva inglese in Libia hanno profondamente addolorato i palestinesi; costoro contavano su una prossima azione vittoriosa italiana in Egitto, che avrebbe dovuto essere il segnale di una nuova insurrezione araba in tutta la Palestina; insurrezione che --secondo la convinzione dei capi dell'altra sommossa -avrebbe in tali condizioni certamente sopraffatto le guarnigioni britanniche locali. Il dover rinunciare, almeno per il momento, alla realizzazione di tale aspirazione ha notevolmente influito sul morale della popolazione.

Il mio informatore ha poi soggiunto che -ad avviso suo e di altri capi per risollevare un po' il morale dei musulmani e per riguadagnare di prestigio presso di loro, sarebbe utilissimo che nostri aeroplani effettuassero un nuovo bombardamento di un centro ebraico, come Tel Aviv. La nostra precedente incursione aerea su Tel Aviv avrebbe infatti sollevato l'entusiasmo di tutti gli arabi di Palestina e soprattutto quelli di Giaffa, che pur videro le bombe cadere vicinissime alla loro città.

453

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 316/71 R. Washington, 15 gennaio 1941, ore 13,53 (per. ore 9,45 del 16).

Mio telegramma n. 46 (1).

Progetto di legge Presidente Roosevelt sembra aver posto a maggioranza membri Congresso repubblicani ed a quelli appartenenti ad ala conservatrice partito democratico, imbarazzante dilemma. Infatti, mentre da un lato tali gruppi politici può dirsi convengano nella necessità di immediati aiuti all'Inghilterra, dall'altro essi dimostrano riluttanza a rilasciare al capo potere ese

cutivo un assegno in bianco qual'è quello sollecitato con una richiesta di concessione di poteri che, senza limite di tempo e senza precisazione di benefici e di metodi, lascerebbe Roosevelt praticamente libero di rivoluzionare vita economica Stati Uniti, di comandare forze armate Paese, di attingere liberamente a fondi tesoreria, d'ipotecare reddito generazioni future, di violare norme neutralità di diritto interne ed internazionali, fino a condurre gradualmente Paese in guerra con esclusione soltanto di un aperto intervento militare.

Ma Presidente ha voluto evidentemente chiedere di più di quanto egli stesso pensi ottenere e sembra disposto a vedere attenuata da emendamenti parte dei poteri solleciti, pur di accelerare passaggio provvedimento.

Dal canto suo piccolo gruppo senatori isolazionisti e non interventisti, capeggiato da Senatore Wheler, sembra deciso sfruttare illimitata latitudine poteri richiesti per impostare dibattito non tanto nel campo politica estera, quanto in quello politica interna, deprecando «abdicazione Congresso» e «sospensione sistema democratico» invocate da Roosevelt in contrasto con sua crociata per difesa democrazia.

Atteggiamento -repubblicani sembra invece diviso e presenta varie sfumature che vanno da netta opposizione al progetto, come nel caso dell'ex-Presidente Hoover e del candidato repubblicano elezioni presidenziali 1936 Landon, a netto consenso del Senatore Austin.

Willkie ha preso atteggiamento intermedio e, pur esprimendo sua adesione a concessione a Presidente di larghi poteri discrezionali per realizzazione politica aiuti a Gran Bretagna, ha invocato approfondita discussione progetto da parte del Congresso (con piena libertà di critica, e senza che critici vengano tacciati di sabotaggio e di mancanza patriottismo) nonché precisa limLtazione di tempo a tali poteri e possibilità per il Congresso di revocarli in qualsiasi momento.

A condizionata adesione Willkie, Presidente ha reagito molto freddamente, avvertendo senza dubbio l'insidia e ciò anche in relazione preannunziato viaggio in Inghilterra del predetto, il quale, evidentemente, ai fini di orientare suo futuro atteggiamento politica estera, intende documentarsi circa reale possibilità resistenza Gran Bretagna.

(l) Vedi D. 438.

454

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 306/28 R. Ankara, 15 gennaio 1941, ore 15,03 (per. ore 20,10).

Ministro di Bulgaria ha avuto il 6 corrente una prima conversazione con Menemencoglu, oggetto del mio telegramma n. 10 (1), circa i rapporti bulgaroturchi; è stato presentito il 12 corr. da un funzionario di questo Ministero degli Affari Esteri circa l'opportunità di sottoscrivere una dichiarazione con cui

la Bulgaria si impegna a non attaccare la Grecia (mio telegramma n. 23) (1), 11 13 corrente ha avuto un lungo colloquio con Saracoglu. SaTacoglu ha di nuovo insistito perché la Bulgaria si impegni con dichiarazione scritta a non aggredire la Grecia. Saracoglu giustificava queste sue insistenze con la necessità di salvaguardare la pace nei Balcani e pregava il Ministro di Bulgaria di rendersi conto degli speciali rapporti che uniscono la Turchia alla Grecia nonché delle pressioni che la Turchia riceve da parte suoi amici. Ministro di Bulgaria rispondeva pregando a sua volta vivamente Saracoglu di non insistere su queste richieste e facendo notare che anche la Bulgaria aveva i suoi amici della cui opinione doveva pur tener conto. Ogni proposta concernente i soli rapporti turco-bulgari e la possibilità del loro miglioramento sarebbe favorevolmente esaminata a Sofia; ogni dichiarazione che implicasse i rapporti della Bulgaria con altre Potenze o costituisse ipoteca sull'avvenire della Bulgaria doveva essere senz'altro esclusa dalla discussione. Saracoglu non si dava ancora per vinto ma pregava Ministro di Bulgaria di volere riflettere sulla questione.

Escluso ogni impegno che direttamente o indirettamente conce'me la Grecia, Saracoglu e il Ministro di Bulgaria sarebbero venuti nella determinazione di redigere due dichiarazioni identiche più o meno del tenore seguente: <<date le intenzioni di Sofia e di Angora di mantenere la pace nei Balcani, dato il desiderio di Sofia e di Angora di non essere implicate nell'attuale conflitto, i due Governi manifestano la loro volontà di non compiere atti di aggressione l'uno contro l'altro>>.

Ministro di Bulgaria nel riferirmi quanto precede mi ha detto che una dichiarazione del genere [sarebbe] in massima approvata dalla Germania, che avrebbe fatto comprendere alla Bulgaria che pe'r tranquillizzare la Turchia poteva spingersi fino a impegnarsi non soltanto a non aggredire ma anche a non prestare assistenza a qualunque altra Potenza che volesse aggredire la Turchia. Ciò rappresenta più di quanto è finora in discussione fra Saracoglu e Ministro di Bulgaria.

Questi mi aggiungeva anche se per ipotesi la Germania intendesse fare passare le sue truppe attraverso la Bulgaria, ciò non costituirebbe una violazione delle dichiarazioni di cui sopra, in quanto militari truppe tedesche non avrebbero di mira la Turchia.

(l) Vedi D. 412.

455

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 318/75 R. Washington, 15 gennaio 1941, ore 22,15 (per. ore 11,30 del 16).

Mio telegramma n. 71 (2).

Comitato Affari Esteri Camera dei Rappresentanti iniziato oggi escussione personalità politiche invitate esporre rispettivi punti di vista nei riguardi progetto di legge diretto a «promuovere difesa Stati Uniti».

Escussione è cominciata con esposizione Segretario di Stato per gli Affari Esteri Hull il quale ha ripetuto in sostanza affermazioni e considerazioni di cui al suo discorso del 26 ottobre u.s. (mio telegramma 891) (l) facendo difesa della politica degli Stati Uniti e violentemente ·attaccando «tre Nazioni che una dopo l'altra hanno espresso chiaramente con le parole e con i fatti determinazione ripudiare e distruggere stesso fondamento ordine legale mondo civile mediante conquista armata e soggiogamento altre Nazioni».

Segretario di Stato si è poi soffermato sugli sviluppi della politica Giappone in Estremo Oriente a partire dal 1931 affermando che tale politica ha per fine «esclusiva dominazione area Pacifico».

Politica S.U.A. nei confronti del Giappone, egli ha affermato essere stata invece costantemente diretta a sviluppare rapporti amichevoli fra i due Paesi, negando che gli S.U.A. abbiano mai fatto ricorso a minacce.

All'Italia Segretario di Stato ha fatto poi risalire primo turbamento ordine mondiale rin Europa per conquistare Etiopia elencando come successive violazioni di tale ordine da parte dell'Italia occupazione Albania, partecipazione italiana guerra europea e conflitto con la Grecia.

Anche nei confronti dell'Italia Segretario di Stato ha affermato che il Governo degli S.U.A. ha fatto ogni sforzo per evitare violazioni dell'ordine internazionale.

Ha quindi attaccato politica della Germania dichiarando che «da quando Hitler e suoi associati vennero al potere nell'anno 1933 az:one diplomatica tedesca è stata un seguito di promesse ripetutamente fatte e ripetutamente violate» ed affermando che i Paesi che la Germania è venuta occupare sono soggetti «a regno terrore e dispotismo».

Segretario di Stato ha insistito sul carattere pacifico e conciliativo della politica che gli S.U.A. avrebbero seguito anche nei confronti della Germania, e che si sarebbe esplicata mediante offerta di assistenza economica e di soluzione pacifica delle controversie pendenti, per concludere che ogni speranza è andata delusa con scoppio della guerra poiché umanità si è trovata così confrontata «non da guerre regionali o da conflitti isolati ma da un movimento spietato e inesorabile di conquista allargantesi incessantemente».

Passando infine a considerare condizioni sicurezza S.U.A. qualora Gran Bretagna vinta, Segretario di Stato ha sostenuto che in tal caso Germania attaccherebbe continente americano cominciando da Repubbliche America Latina donde vitale assoluta necessità per stessa difesa S.U.A. fornire a Gran Bretagna e ad altre vittime attacchi massimo aiuto e nel più breve tempo possibile allo scopo evitare che controllo Oceani passi a Potenze che perseguono programma conquiste.

Segretario di Stato ha concluso esprimendo ferma convinzione che legge in discussione proposta da Roosevelt rappresenti migUore strumento per attuare tale politica.

(1) -T. 1003/23 P.R. del 12 gennaio, ore 17,30, non pubblicato: riferiva che Il ministro di Bulgaria ad Ankara aveva escluso che la Bulgaria potesse sottoscrivere un impegno a non aggredire la Grecia. (2) -Vedi D. 453.

(l) Non pubblicato.

456

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 15 gennaio 1941.

Per darti un'idea dell'atmosfera amichevole con cui è atteso qui l'incontro, ti dirò che Goebbels -il quale era ieri a colazione all'Ambasciata con altre personalità (sua moglie sfoggiava la medaglia per le famiglie numerose che, su incarico di Borghese -le avevo consegnato tempo addietro), appena entrato mi ha preso in disparte e con evidente compiacimento mi ha detto in segreto che il Filhrer gli aveva poc'anzi telefonato, tutto contento, per dargli la notizia e perché egli Goebbels si garantisse affinché nulla trapeli.

Riguardo alla segretezza ed alla iniziale proposta che l'incontro avvenisse in aperta campagna, so che il Fuhrer è del parere che per togliere l'atmosfera di emozione attorno a tali incontri, l'unica cosa è di renderli periodici e normali.

Mi permetto di insistere affinché il Duce, approfittando di questa occasione e delle ottime disposizioni del Filhrer faccia presente i suoi punti di vista, i suoi desideri, le sue richieste.

Goebbels, che ho visitato stamane al Ministero per questioni di radio, mi ha confermato che la propaganda inglese seguita a speculare sul fatto che dopo il ridicolo tentativo di separare il Duce dal popolo il Re non abbia fatto nessun gesto (la notizia di un colloquio, il resoconto di una visita fatta assieme, un incontro: qualcosa, insomma, che fermi le speculazioni straniere). Anche Himmler mi aveva, sempre molto confidenzialmente, parlato di ciò.

Ora ti chiedo se tu ritieni possibile ed opportuno che io, valendomi di queste riservate ma abbastanza diffuse segnalazioni, possa in via assolutamente privata e sulla mia responsabilità farne cenno ad Acquarone. Oltre a tutto, sarebbe un servizio reso anche al Re. Te ne scrivo, affinché di persona tu possa darmi una risposta.

457

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GUERRA, SORICE, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. s. N. Roma, 15 gennaio 1941.

Per incarico del gen. Guzzoni trasmetto l'unita relazione con preghiera di consegna all'Eccellenza il Ministro Ciano.

ALLEGATO

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, AL MINISTERO DELLA GUERRA

R. 10/A. Berlino, 11 gennaio 1941.

La questione del concorso di forze tedesche alle operazioni italiane in Albania e in Libia richiama in questo momento la massima attenzione delle autorità militari del

Reich e anche di quelle politiche, le quali sembra vogliano procedere a riguardo con molte precauzioni. Le richieste da noi presentate negli ultimi giorni di dicembre sono state accuratamente studiate per alcuni giorni. Soltanto la sera del giorno 5 il Maresciallo Keitel, accompagnato dal gen. Jodl è partito per Berchtesgaden, allo scopo di presentare concrete proposte al Fiihrer. A Berchtesgaden si trovava in quei giorni anche il Ministro von Ribbentrop, il quale ha convocato d'urgenza l'ambasciatore von Mackensen che trovavasi a Berlino.

Nulla si conosce ancora circa le decisioni al riguardo e non è ancora noto quando il Maresciallo Keitel tornerà a Berlino. Tutto per altro dimostra con quanta circospezione agisca il comando tedesco in questa circostanza. La ragione di queste cautele sta, come è noto, nella preoccupazione di non lasciare le truppe tedesche in una situazione arrischiata, la quale possa avere sfavorevoli sviluppi per il loro successo e compromettere l'altissimo prestigio di cui attualmente godono le forze armate della Germania.

Mi risulta che intanto sono stati dati necessari preavvisi alle grandi unità che eventualmente verrebbero destinate nei due nuovi scacchieri. Senza che nulla sia ancora deciso, in vista di questo eventuale intervento è stata oggi richiesta l'autorizzazione per l'invio di alcuni ufficiali in ricognizione tanto in Albania quanto in Libia.

Per quanto riguarda la divisione da montagna che verrebbe inviata in Albania, a differenza di quanto fu comunicato dal gen. Jodl il quale informò che l'unica divisione disponibile in questo momento sarebbe stata la prima, mi risulta che è stata designata la sesta, comandata la gen. Schorner, già noto in Italia. Questa divisione trovasi attualmente nell'Austria orientale e molto probabilmente faceva parte delle grandi unità destinate in Romania.

La situazione nostra in Albania, sulla base del recente rapporto inviato dal gen. von Rintelen dopo la sua visita sul posto, viene qui giudicata come sufficientemente stabilizzata e ormai sicura anche per la disponibilità di una certa riserva. Ritengo pertanto che, ove il Comando tedesco si decidesse all'invio di questa divisione, ne richiederebbe l'impiego in direzione di Koritza, in vista del futuro congiungimento con le forze tedesche operanti dalla Bulgaria.

Sul risultato delle conversazioni svoltesi col Ministro bulgaro Filov viene mantenuta una grande riserva. Si ha tuttavia ragione di ritenere che esse si siano svolte favorevolmente e che il Comando tedesco non abbia alcun dubbio che, al momento opportuno, la Bulgaria lascerà libero il passaggio alle truppe tedesche per agire contro la Grecia. Da rilevare a questo riguardo le preoccupazioni che manifesta attualmente la Russia. È significativo che lo Stato Maggiore sovietico abbia designato in questi giorni il nuovo addetto militare, gen. Tupikov dopo parecchi mesi che la carica era rimasta vacante.

Nei riguardi della Russia la Germania mantiene uno stato di vigile diffidenza appoggiato dalla presenza di notevoli masse di forze nelle regioni orientali del Reich e nella Polonia occupata, dove da qualche tempo si sta organizzando rapidamente un sistema di organizzazioni difensive. La stampa ha messo in particolare evidenza la sottoscrizione degli accordi economici e degli accordi per la delimitazione della frontiera sottoscritti a Mosca il 10 gennaio (1). Tali accordi, per quanto finora si può conoscere, non modificano sostanzialmente l'attuale situazione.

La situazione interna della Francia richiama fortemente in questo momento l'attenzione tedesca. Questa situazione viene considerata grave e non si è sicuri che il Maresciallo Pétain riesca a fronteggiarla. Sembra che in Germania si faccia affidamento, nel caso che il Maresciallo Pétain scomparisse dalla scena, sulla persona dell'Ammiraglio Darlan. Comunque la Germania si tiene sempre pronta a occupare il rimanente territorio della Francia. Ma è evidente come in questo momento prema alla Germania evitare complicazioni le quali potrebbero avere dannose ripercussioni nel Nord Africa francese creandovi una situazione che non potrebbe essere facilmente dominata.

Per queste stesse considerazioni sembra che per il momento non si ritenga possibile a breve scadenza il progettato colpo di mano su Gibilterra, per il quale peraltro continua l'addestramento dei reparti designati.

In sintesi, la situazione politica generale si presenta in questo momento per la Germania alquanto complessa, data la necessità di evitare complicazioni che turbino lo sviluppo delle operazioni previste per la primavera. L'atteggiamento della Russia sovietica, la situazione balcanica e quella del vicino oriente, le condizioni interne della Francia, le incertezze della Spagna sono gli elementi che richiamano in questo momento l'attenzione immediata. In questa situazione la Germania sta attentamente pesando le sue decisioni nei riguardi del concorso di forze tedesche in Albania e in Libia, nell'intento di evitare un possibile scacco parziale al soldato tedesco ed assicurare il più ampio successo alle operazioni che stanno preparando nei Balcani.

(l) Vedi D. 431.

458

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 327/17-18 R. Bagdad, 16 gennaio 1941, ore 12,15 (per. ore 5,35 del 17).

Comunicazione turca avrebbe fòrtemente preoccupato.

Nel corso della conversazione con Lo Faro, lo stesso Incaricato d'Affari giapponese ha messo passo turco in relazione con le notizie divulgate qui su movimento di truppe tedesche verso la Bulgaria.

Risponderebbe alla [bisogna] una dichiarazione da farsi da questa R. Legazione a nome dei Governi di Roma e Berlino in cui fossero messi in chiaro seguenti punti:

l o -Al primo segno occupazione militare inglese l'aviazione dell'Asse dovrebbe considerare obbiettivi aperti alla sua azione non solo basi militari britanniche ma anche comunicazioni stradali, porto Bassora, oleodotto ecc.,

2° -Verificando resistenza organizzata esercito Iraq, i Governi Asse darebbero concorso loro aviazione e farebbero quanto possibile per rifornire Iraq, in caso di necessità anche per via aerea.

(17) Questo Incaricato d'Affari del Giappone è venuto oggi per dire al Primo Segretario R. Legazione di sapere da fonte bene informata che il Ministro di Turchia ha fatto giorni fa al Primo M:nistro comunicazione con cui Governo turco invita Governo dell'Iraq dar corso a tutte le proposte che fossero fatte dal Governo inglese a termini del Trattato di alleanza anglo-iracheno e relativo allegato, nonché a non sollevare obiezioni eventuale stabilimento di forze militari britanniche in differenti zone del paese, oltre che nelle due basi aeree contemplate dal Trattato stesso. Tali proposte e misure inglesi sarebbero intese allo scopo difendere Iraq dalla minaccia Asse.

(18) Mentre mi riservo di accertare ove sia possibile esatti termini del passo turco, sottopongo opportunità mi siano impartite istruzioni atte a richiamare alla realtà Gailani il quale -dopo la caduta di Bardia -mostra nei nostri confronti diminuito interesse a continuare le note conversazioni e nei confronti inglesi maggiore disposizione, disposizione che potrebbe da un giorno all'altro -con un cambiamento di Governo -sboccare in chiara acquiescenza.

459

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 1430/79 P. R. Berlino, 16 gennaio 1941, ore 21,15.

Per Conte Ciano.

Posso confermare che le mie previsioni di cui al mio telegramma 22 (l) relative intensificata preparazione tedesca dell'offensiva ed all'anticipo dell'inizio di essa risultano ora pienamente fondate.

Ciò rende estremamente tempestivo ed utile noto incontro (2). Credo poter riservatamente anticipare che Filhrer desidera accordarsi col Duce circa rapporti con Russla con Turchia e discutere con lui sulla situazione dell'America e della Francia. Oltre agli altri problemi politici che potranno essere proposti dal Duce saranno discussi problemi militari in relazione alla necessità riconosciuta di una comune linea di condotta della guerra (3).

460

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 314/52 R. Bucarest, 16 gennaio 1941, ore 23,30 (per. ore 13,23 del 17).

Mio telegramma n. 50 in data 15 corrente (4).

Formentini si è oggi recato in mia vece da Antonescu, il quale gli ha detto che, nel suo colloquio col Filhrer, è stata trattata particolarmente situazione della Romania in seguito arrivo di nuovi contingenti di truppe tedesche. Antonescu ha soggiunto di avere esposto al Filhrer situazione tanto dal punto di vlsta politico militare (in rapporto anche agli espliciti accenni fatt:gli da Minlstri d'Inghilterra e America circa possibilità che Romania venga a trovarsi tpso facto in stato di belligeranza) quaato dal punto di vista economico, date difficili condizioni in cui si trova paese e vivissime preoccupazioni per prossimo raccolto.

Antonescu ha detto di averr ottenuto piena soddisfazione circa detto punto; e che Romania si limiterà a fornire alla Germania quantitativi previsti da trattato in vigore ed anche meno, mentre Germania provvederà direttamente al rifornimenti delle truppe tedesche e usufruirà auto militari germanici spedire in patria prodotti alimentari qui acquistati.

Antonescu ha soggiunto in fine che c!rca questione ungherese della quale parimenti egli intendeva parlare al Filhrer non ha ottenuto invece alcun risul

34 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

tato essendogli stato opposto interesse essenziale che Ungheria presenta attualmente per Germania in vista del passaggio truppe.

Benché da su riferita esposizione possa apparire che b:lancio visita Antonescu al FUhrer non sia molto favorevole, in realtà Conducator è mostrato molto soddisfatto ed ha specialmente insistito su calorosa accoglienza riservatagli da Hitler, il quale avrebbe tenuto a marcare con particolare riferimento alla situazione internazionale della Romania prima di tutto sua piena fiducia personale verso di lui.

Generale Antonescu ha concluso pregando Formentini di trasmettere a V. E. esp,ressioni sua fiducia ,incrollabile in vittoria armi itali.ane.

(l) -Vedi D. 405. (2) -Vedi D. 432, nota 3. (3) -Il presente documento reca il visto di Mussolinl. (4) -T. 320/50 R. del 15 gennaio ore 2,40, non pubblicato: riferiva circa un colloquio di Formentini con Fabricius sul viaggio di Antonescu a Berlino.
461

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

L. 21/01173/48. Roma, 16 gennaio 1941.

Due parole di chiarimento a proposito della questione del riconoscimento del nuovo Governo Namonale Cinese.

Come tu sai (nostro telegramma n. 1614 del 1° gennaio) (l) il Consigliere dell'Ambasciata del Giappone domandò di conoscere qualche g~orno fa il nostro atteggiamento al riguardo. In seguito a tale passo vi furono date istruzioni di proporre costì che l'esame della questione fosse rimandato al momento della visita del Ministro Matsuoka, nel prossimo febbraio, a Berlino e a Roma (2).

Senonché, qualche giorno dopo, l'Ambasciatore del Giappone richiese formalmente all'Eccellenza il Ministro, il riconoscimento del Governo di Nanchino da parte italiana, proponendo anzi una data pressoché immediata per procedervi.

In seguito a quest'ult:mo passo vi furono date ulteriori istruzioni di prospettare costì <nostro telegramma n. 10 del 6 gennaio) (3) il nostro punto di vista favorevole, per le note ragioni, al riconoscimento di Wang Ching Wei, nel più breve tempo possibile, e cioè senza più attendere la visita di Matsuoka in Europa.

Avete prospettato la questione in questi termini? Il Vostro telegramma

n. 59 (2), in cui si dice che «Governo tedesco è d'accordo che discussione questione riconoscimento Nanchino venga rinviata a visita Matsuoka », lascia qualche dubbio al riguardo.

Nello stesso telegramma è detto inoltre che codesto Governo non mostra finora alcuna inten2lione di compiere «avances » per un atto di riconoscimento. Ora, poiché per quanto ci riguarda, le «avances » da parte nipponica ci sono state e formali, ci interesserebbe conoscere se codesto Ambasciatore del

Giappone ha fatto costì un passo analogo a quello fatto dall'Ambasclatore Horikiri presso il Conte Ciano, e, in caso affermativo, che cosa esattamente gli sia stato risposto.

Tu capisci perfettamente come dopo i messaggi Ciano-Wang Ching Wei dello scorso gennaio; le assicurazioni ripetutamente da noi date al riguardo ai giapponesi; e, sopra tutto, in seguito alla diretta e formale ·richiesta nipponica, non ci s:a davvero agevole continuare a rispondere a Tokio in via soltanto interlocutoria o evasiva, o, addirittura, negativa.

Ti sarò molto grato, caro Cosmelli, se vorrai con cortese sollecitudine darmi un qualche maggiore chiarimento al riguardo, senza peraltro fare ulteriori passi.

Aggiungerò, per tua informazione, che, secondo notizie che mi sono state date ieri l'altro da questa Ambasciata del Giappone, la visita del Ministro Matsuoka in Europa sembrerebbe più che mali incerta e verrebbe in conseguenza, se ciò fosse esatto, a mancare anche, la ragione, almeno immediata della proposta dilazione ( 1).

(l) -Vedi D. 387. (2) -Vedi D. 445. (3) -Vedi D. 407, In realtà del 5 gennaio.
462

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 450. Berlino, 16 gennaio 1941.

Con riferimento al mio telegramma n. 56 (2), relativo al mio recente colloquio con Goering, vi trasmetto qui unito un appunto, nel quale sono riassunte alcune altre osservazioni fatte dal Maresciallo nel corso della conversazione.

ALLEGATO

APPUNTO S. N.

Il Maresciallo ha espresso il suo vivo rammarico per il fatto che, al momento della conclusione dell'armistizio con la Francia, non sia stata chiesta l'occupazione di Tunisi da parte dell'Italia. Tale elemento sarebbe oggi forse di decisiva importanza per la pronta ripresa della fortuna delle armi italiane sul fronte africano.

Per quanto si riferisce alla possibilità dell'entrata in guerra degli Stati Uniti, il Maresciallo non ha affatto escluso quell'eventualità, aggiungendo però che questo fatto non apporterebbe modiflcazioni sostanziali all'attuale equilibrio delle forze in conflitto. Gli Stati Uniti si troverebbero in ogni caso di fronte all'impossibilità materiale di sbarcare contingenti di truppe in Europa.

Parlando della situazione inglese, il Maresciallo ha riferito che, secondo precise notizie in suo possesso, la capacità produttiva dell'industria aeronautica inglese è già stata ridotta, dall'inizio della guerra, di circa il 60 % e quella di tutta l'industria metallurgica inglese ha già subito nello stesso periodo una riduzione del 40 %.

(l) -Per la risposta d! Cosmelll vedi D. 487. (2) -Vedi D. 442.
463

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 518. Berlino, 16 gennaio 1941.

A metà del secondo inverno di guerra, mi è sembrato opportuno raccogliere, direttamente e attraverso i Consolati dipendenti, ogni utile informazione sullo stato d'animo della popolazione tedesca. Salvo qualche nota più accentuata, pervenuta da regioni che si trovano in condizioni materiali o psicologiche speciali, quale la Boemia e la Marca Orientale, le informazioni raccolte sono più

o meno concordi e possono cosi -riassumersi.

Con l'inizio dell'inverno il popolo tedesco ha visto tramontare la speranza in una rapida conclusione della guerra, speranza che le vittorie del giugno avevano fatto sorgere e che l'offensiva aerea contro la Gran Bretagna aveva alimentato fino ad autunno inoltra·to. Né la stampa si sforza di ravvivarla, ché anzi -conformemente alle istruzioni ricevute, sulle quali questa Ambasciata ha riferito a suo tempo -si astiene scrupolosamente dal fare previsioni ottimistiche sulla durata del conflitto.

Il popolo germanico è quindi convinto di avere di fronte un secondo inverno di guerra: questo convincimento determina uno stato d'animo che merita di essere descritto.

Non più compiaciuta dallo spettacolo di vittorie superiori ad ogni aspettativa, non soltanto per la loro grandiosità ma anche per il breve tempo impiegato a conseguirle, l'attenzione delle masse torna a rivolgersi ai problemi della vita quotidiana.

Abituato ad un alto tenore di vita e sopratutto a mangiare bene, il tedesco medio ha risentito molto fin da principio le restrizioni sui viveri. Ne risente tanto più oggi, dopo sedici mesi di guerra, quando le razioni sono diminuite se non in teoria almeno di fatto, sia per la maggiore difficoltà che si incontra nel trovare alcuni generi, anche con la tessera, sia perché le provviste che tutti più o meno avevano fatto si stanno esaurendo. Negli ambienti medici affiora già qualche preoccupazione per le conseguenze della scarsa alimentazione sopratutto della gdoventù, si parla delle dannose ripercussioni della mancanza di carne e di grassi e si accenna perfino all'aumentato numero di delitti dovuti a debolezza del sistema nervoso, attribuibile a sua volta alla denutrizione. Queste preoccupaz~oni sono probabilmente esagerate. Sta di fatto però che, almeno per qualche genere, le razioni sono al di sotto di quel minimo oltre il quale non possono a lungo andare non verificarsi conseguenze spiacevoli.

Alle restrizioni sul vitto si accompagnano quelle sul carbone, sui generi di vestiario e su innumerevoli altri articoli: in queste ultime settimane, ad esempio, è diventato assai difficile comprare sigari e sigarette e perfino fiammiferi.

Le segnalazioni pervenute a questa Ambasciata concordano nel mettere in rilievo che questo stato di cose determina uno stato di incertezza. Mormorii, barzellette politiche, senso generale di depressione sono le manifestazioni di questo stato d'animo, di cui gli ambienti dirigenti si rendono conto, come appare dai mezzi che adoperano per farvi fronte. I discorsi dei gerarchi d'ogni grado, fino allo stesso Fiihrer, insistono, pur senza accennare alla probabile durata della guerra, sul fatto che quando questa sarà finita il regime si dedicherà esclusivamente a procurare alle masse un grado di benessere maggiore di quello dell'anteguerra, si parla di grandiosi programmi di costruzione di alloggi operai, si progettano crociere e manifestazioni ricreative per i lavoratori e simHi. D'altra parte si attenuano o addirittura si mettono in sordina taluni argomenti di politica ·interna, cari in passato alle gerarchie naziste, ma suscettibili di irritare le masse, primo fra tutti quello antireligioso. Infine si cerca in ogni maniera di diminuire il disagio dei soldati e dei loro parenti, fra l'altro concedendo ai prlmi di recarsi frequentemente e a lungo in .famiglia (nella sola Berlino trovasi una massa fluttuante di circa 70.000 soldati in licenza) la qual cosa peraltro provoca a sua volta degli inconvenienti, fra cui un indebolimento della disciplina, del quale gli ambienti militari si lamentano spesso.

La pura e semplice constatazione del malcontento sopradesc·ritto non basta, tuttavia, a dare una valutazione esatta dello stato d'animo del popolo tedesco nel momento presente. Occorre invece spingere più a fondo l'indagine e per far questo è utile confrontare la situazione attuale con quella dell'inverno scorso, dalla quale differisce sostanzialmente in due punti: l'abbandono quasi totale delle speranze che allora si nutrivano in una pace di comp.romesso e il ricordo delle vittorie del giugno.

Anche un anno fa era segnalato un malcontento diffuso: ma l'opinione pubblica tedesca era pronta ad accogliere ogni voce e ogni notizia che potesse fare sperare in una conclusione rapida della guerra, ottenuta sul terreno diplomatico: oggi, invece, tutti sono convinti che la lo·tta che si combatte è una lotta di vita o di morte. Ciò acutizzerebbe il malcontento se, al tempo stesso, il ricordo degli avvenimenti della primavera e dell'estate non rafforzasse nelle masse la coscienza della potenza militare della Germania. È bensì vero che questa potenza, rivelatasi sufficiente a conseguire in poche settimane il dominio del continente, non ha ancora mostrato di potere superare la difesa fornita all'Inghilterra dalla sua insularità. Ma il pessimismo dell'inverno scorso ha avuto in primavera una così clamorosa smentita che oggi sono evidenti, malgrado le difficoltà dell'ora, anche i segni di una diffusissima attesa per le nuove azioni offensive di cui la primavera, secondo persuas·ioni molto diffuse, inaugurerà il ciclo, e che si spera possano avere un effetto questa volta risolutivo.

Indubbiamente da molti segni e da molte voci sembra ormai sicuro che, oltre le azioni note nella penisola balcanica, vi debbano essere avanzati preparativi per un'azione a fondo contro l'Inghilterra. probabilmente basata su un perfezionato e vastissimo impiego di paracadutisti esteso su larga misura non solo agli uomini ma alle armi, ai materiali e ai rifornimenti.

464

IL LUOGOTENENTE GENERALE DELLA MILIZIA, MELCHIORRI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. R. ... 16 gennaio 1941.

Ti unisco una relaz!one che Tu avrai la bontà di consegnare al Duce (1).

Colgo l'occasione per dirti che ho fatta larga diffusione verbale del famoso documento del 15 ottobre (2), trovando incredulità in taluno e violenta reazione in altri contro quel signore.

Ti devo però dire che avendo Graziani scritto al Duce per smentire la parte che lo r;guardava e che io mi ero copiata per non incorrere in errori di interpretazione, il Duce gli ha risposto dichiarando «inesistente » l'affermazione di quel tale. Ciò eV'identemente è stato fatto per non turbare la serenità di Graziani in questo momento, cosa questa a cui il Duce giustamente annette molta importanza più che tornare sul passato.

465

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S. N. D. 15/18 R. Roma, 17 gennaio 1941, ore 19.

Mi riferisco al vostro telespresso 382 (3), nonché ai vostri telegrammi 163 e 167 (4).

l) Si prende nota di quanto vi ha comunicato il Mufti; e potete dirgli che da parte nostra Intendiamo continuare a prestare ogni possibile ed utile assistenza, allo scopo di eliminare gli inglesi dai Paesi arabi del Levante, secondo le dichiaramoni già da noi fatte.

2) Prendiamo nota con interesse delle notizie forni·teci circa i recenti attentati a Gerusalemme e circa le sue intenzioni per la ripresa di azioni bellkhe a mezzo di bande regolari.

3) Quanto al fabbisogno di armi e munizioni si comunica per Vostra informazione e perché, ove lo crediate opportuno, ne accenniate anche al Mufti, che, date le dimcoltà tecniche da superare e per non lasciare niente di intentato per condurre l'operazione felicemente in porto, essa è stata affidata ad un organo determinato particolarmente adatto all'uopo, e cioè al Servizio Informazioni Militari (S.l.M.) dipendente dal Ministero della Guerra (5).

4) Quanto al fabbisogno finanziario che egli ha indicato in ventAmila sterline, potete dirgli che Governo fascista è disposto, oltre le cinquemila sterline fornitegli, a corrispondergli le ulteriori quindicimila sterline richieste. Per il momento siete autorizzato a trarre, con quelle cautele che voi stesso giudicherete del caso, per diecimila sterline (tratte da emettersi in lire sterline -ripeto in lire sterline), da corrispondere al Mufti ai fini precedentemente indicati.

Per le ulteriori cinquemila sterline mi riservo istruzioni.

Governo Berlino viene informato in via riservata.

5) Siria. Mi rendo conto dell'importanza che assumerebbe ai fini di tutto il movimento arabo la costituzione di un Governo nazionale siriano. La questione sarà tenuta presente; ma attualmente né i termini della convenzione d'armistizio ci danno la possibilità di farlo, né la situazione generale lo consiglia. Pensiamo anzi che, nella situazione esistente (ripeto nella situazione esistente), un'azione diretta a sostituire le autorità francesi fedeli a Vichy, invece di stroncare le manovre dell'Inghilterra e della Turchia, potrebbe favorirle.

6) Situazione nell'Iraq viene tenuta p·resente e attentamente seguita. Mi riferisco ad altri telegrammi già inviativi sull'argomento.

7) Le informazioni circa obiettivi nemici da bombardare sono particolarmente gradite.

8) Prendiamo nota del desiderio del Mufti di non tenere in nessun conto iniziative che potessero venire presentate a Roma, a Beirut o altrove da parte di arabi che parlassero a suo nome; e che i rapporti fra noi e lui passino quindi soltanto attraverso codesta R. Legazione o attraverso il suo Segretario Tewfik -el-Sciakir.

Abbiamo informato Beirut e informiamo Berlino.

9) Si è preso anche atto di quanto indicato circa il dott. Ahmed Khadri. Sono state impartite istruzioni nel senso richiesto circa l'avvocato palestinese Mussa-el-Alami. Prego telegrafare (1).

(l) -Non pubblicata: contiene solo notizie di carattere tecnico-militare. (2) -Vedi serie IX. vol. V, D. 728. (3) -Vedi D. 215. (4) -Vedi D. 300. il t. 167 non è pubblicato. (5) -Vedi D. 494.
466

IL DIRET'IDRE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 17 gennaio 1941.

Con U.R.S.S. l'Italia ha stipulato fin dal 7 febbraio 1924 un Trattato di Commercio.

Nel maggio 1933 -per riequilibrare i traffici commerciali si firmò un Accordo in base alla quale era stabilita una «punta» a favore dell'U.R.S.S. non superiore a 100 milioni di lire.

Nel 1935 tale «punta» venne ridotta a 43 milioni.

Dopo un periodo di quasi totale interruzione degli scambi fra i due Paesi (1936-38), nel febbraio 1939 si stipularono nuovi Acco·rdi commerciali sulla base dell'equilibrio degli scambi (abolizione « punta ») e pe.r un volume di circa 200 milioni di lire tanto all'importazione che all'esportazione.

E, al sistema del pagamento in divisa libera, venne sostituito il sistema del pagamento in lire bloccate in Italia. Tale Accordo, che ha avuto solo parziale applicazione, non è stato rinnovato alla sua scadenza (nessuno dei due contraenti ne chiese il rinnovo). Ora si è in procinto di preparare un progetto di Accordo commerciale da sottoporre a Mosca. Ci si propone di mantenere per quanto possibile inalterate le basi formali del vecchio Accordo del febbraio 1939, adattandolo alla nuova situazione: l) Si estendono tutti gli Accordi all'Unione doganale itala-albanese.

2) Il volume dell'intercambio è portato a circa 300 milioni di lire sia alla importazione che all'esportazione, prevedendo dei contingenti reciproci, in deroga ai divieti di esportazione.

3) Come sistema di pagamento viene mantenuto quello delle «lire bloccate», già previsto dal precedente Accordo.

4) Si proporrebbe la risoluzione della questione del transito merci da e per l'Italia attraverso l'U.R.S.S. (Transiberiana e Transiraniana).

5) I prlncipali prodotti che ci proponiamo di acquistare dall'U.R.S.S. sono: minerali di manganese (60 mila tonn.), nichelio (1.200 tonn.), amianto (4.500 tonn.), ferri e acciai (6.000 tonn.), ghisa (60 mila tonn.), paraffina, glicerina ecc. 02 mila tonn.), lubrificanti (10 mila tonn.).

Le nostre contropartite dovrebbero riguardare principalmente prodo·tti della meccanica (es. locomotori elettrici, macchinario elettrico, macchine utensili, cavi elettrici, ecc.), nonché prodotti di altri settori caratteristici della nostra esportaz:one (es. mercurio, zolfo, prodotti ortofrutticoli ecc.).

(l) Per la risposta di Gabbriell! vedi D. 496 .

467

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'AERONAUTICA, PRICOLO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 17 gennaio 1941.

Data la mia brevissima permanenza a Tirana non ho potuto assumere informazioni dirette alle varie fonti e specialmente ai Comandi operanti presso la linea. Mi debbo limitare pertanto, Duce, a riferirVi le impressioni di alcuni alti Ufficiali fra i quali vanno specialmente annoverati il Generale Ranza ed il Colonnello Scattini del Servizio Informazioni Militare.

l) Schieramento ed entità delle forze nemiche

Dalle notizie abbastanza precise oramai in possesso dei nostri Comandi si può assicurare che le forze nemiche costitu'scono un complesso di 14 o 15 Divisioni, più una Divisione di cavalleria e truppe motorizzate imprecisate.

Forza totale approssimativa circa 300-350 mila uomini. Si tratta, in genere, di reggimenti che, più o meno al completo, si trovano in linea quasi tutti sin dall'inizio delle operazioni..

Ciò conferma:

-le scarse riserve prontamente disponibili in Grecia;

-le difficoltà dovute all'inquadramento e all'approntamento di nuove unità, per deficienza di materiali, nonostante, nel complesso della forza mobilitabile, risultino ancora disponibili in Grecia oltre 200 mila uomini;

-gli scarsi aiuti ricevuti dall'Inghilterra, risultati sinora nulli per quanto riguarda uomini e unità dell'esercito, discreti nei riguardi della fornitura di materiali, più abbondanti, specialmente all'inizio, in apparecchi e piloti.

Nelle azioni sinora svolte i greci hanno dimostrato capacità tattica, buon inquadramento, specialmente per quanto riguarda ufficiali superiori e ufficiali generali -ferrea disciplina -morale sempre molto elevato -spirito di iniziativa. Contemporaneamente si sono dimostrati poco abili nello sfruttamento di facili successi -molta preoccupazione in genere per i fianchi, che cercano di proteggere con efficaci collegamenti laterali.

Molte difficoltà, in genere, di carattere logistico, sopratutto per i rifornimenti in alta montagna. Danno, irn genere, la precedenza ai rifornimenti munizioni, specialmente per mortai.

Nel campo tattico preferiscono -e ciò ha sempre assicurato loro il successo -attaccare per l'alto, inizialmente, con distaccamenti arditi e specializzati della montagna. Nessun attacco è mai stato fatto in fondo valle se non prima assicurato il possesso delle pos"zioni dominanti.

Sempre largo impiego di mortai accentrati, in genere, ai battaglioni di lo scaglione. Impiego di artiglierie leggere molto avanzato e anche a pezzi isolati.

2) Probabili iniziative e conseguenti piani operativi

Lo schieramento 1n atto dimostra che in nessun punto della fronte vi è uno schieramento in profondità, tranne nel settore tra Osum e Voiussa, che permetta di prevedere le attuali più probabili direttrici di attacco del nemico.

Però, da quanto è stato fatto sinora, si può logicamente dedurre che lo sforzo principale sarà continuato in direzione di Berat, allo scopo di dividere nettamente in due parti il nostro schieramento.

Questo sforzo potrà prossimamente essere coordinato e quasi contemporaneo con quello per la caduta di tutta la stretta Klisura -Tepeleni e per il possesso della strada che da Tepeleni, per Turani, porta a Valona.

Ottenuti questi successi, sarà reso più facile l'attacco per Val Suscizza, allo scopo di raggiungere Valona, che costituisce l'obiettivo territoriale principale dello S. M. greco.

L'avanzata nella direzione di Berat sarà pure accompagnata o seguita da quella su Elbasan, lungo le valli del Tomoriste e del Devoli.

Il problema che lo S. M. greco dovrà risolvere, nell'attuazione di questo programma, sarà quello di trovare unità sufficienti per tenere un fronte notevolmente più vasto, nel caso che il successo non gli assicurasse la vittoria definitiva in questo teatro di operazioni.

Se, per contro, come tutto ora fa sperare, il nemico non riuscisse a fare ulteriori, sostanziali progressi, in conseguenza di una nostra maggiore resistenza, verrebbe a trovarsi in una ben critica situazione.

Sopratutto il suo elevatisstimo morale, che costituisce ancora la sua indiscutibile superiorità, riceverebbe un colpo ben grave.

SITUAZIONE NOSTRA

Forse vale la pena di ,ricordare nel modo più sintetico le fasi ed provvedimenti più salienti dall'iniz,:o delle operazioni alla data odierna:

l) Situazione e schieramento delle nostre forze

All'inizio delle operazioni erano in Albania 8 divisioni, péù un raggruppamento celere.

In complesso ottantamila uomini.

Alla data del 10 corrente la forza complessiva era salita ad un totale di 300 mila uomini, fra i quali circa 12 mila ufficiali.

Da rilevare che in questa fo,rza sono compresi 14 mila uomini attualmente ricoverati in luoghi di cura: quasi 11 mila militari albanesi, attualmente non impiegati in prtma linea.

Alla data odierna la forza presente in Albania si trova inquadrata in:

2 Armate

6 Corpi d'Armata

-21 Divisioni, delle quali 4 alpine

3 Reggimenti bersaglieri (1° -2° -4°)

3 Reggimenti di cavalleria (Gul'de -Milano -Aosta).

Non tutte però le G.U. si trovano dn linea con tutti i loro elementi organici operanti al completo nello stesso settore.

Come ben sapete, Duce, il sistema degli urgenti successivi tamponamenti ha portato a un dissem:namento sulla linea di unità organiche; disseminamento che, per le continue esigenze operative, non ha mai potuto, nonostante la volontà dei capi, essere eliminato.

Quasi tutte le unità, in seguito all'aumentato ed al molto più regolare ritmo degli imbarchi e sbarchi, nonché dei trasporti aereli, sono ora al completo dei loro materiali.

Le maggiori deficienze in uomm1 e in materiali si riscontrano nelle unità maggiormente provate o dalla lunga permanenza in prima linea o da episodi tattici che hanno cagionato notevoli perd:te.

Tra quelle maggiormente logorate devono essere poste le seguenti Divisioni: -Venezia -Arezzo -Parma -Siena -Pusteria -Julia -Bari -Ferrara Modena -Centauro -Piemonte. Tra quelle che hanno perduto parecchia efficienza, nonostante siano da poco tempo in Albania, devono essere comprese:

-la Taro -Lupi -Brennero -Acqui e Cuneo.

Sono da considerarsi in completa efficienza:

-la Tridentina -Cuneense -Pinerolo e la Cacciatori delle Alpi.

Numericamente i Reggimenti italiani attualmente in Albania oggi corrispondono quasi esattamente a quelli greci che li fronteggiano.

2) Deficienze varie

Neppure oggi si può fare una diagnosi precisa delle note deficienze che riguardano un complesso di attività non sempre facile ad individuare e che, dalla capacità e dalla visione operativa dei Comandanti, vanno all'inquadramento all'addestramento ed al morale dei Reparti ed a quelle qualitative e quantitative dell'armamento, dei collegamenti e dei vari mezzi bellici.

Quasi tutte queste deficienze sono la conseguenza dello sforzo fatto dall'Italia per raggiungere solo ora la parità delle forze durante H pieno sviluppo delle operazioni, iniziatesi, come è noto, in notevoli condizioni di inferiorità.

Questa premessa deve essere sempre tenuta presente se si vuol dare un giudizdo ob::ettivo sulla nostra situazione militare in Albania.

Quali sono le deficienze maggiori?

a) Comandanti

Ancor oggi si rilevano le stesse deficienze che Vi ho fatto già presente, Duce, in occasione della mia ispezione in Alban·a alla fine di novembre e che si possono riassumere nella incapacità di apprezzare esattamente la situazione e nella conseguente assoluta mancanza di iniziativa.

Nel corso delle operaz·oni i Comandi greci hanno sempre scelto la data e le zone più sensibili per i loro attacchi ed attuato le prestabili te manovre; mai una volta i nostri Comandi hanno effettuato una contro-manovra od almeno una efficace reazione, limitandosi ad indietreggiare sempre, quasi ubb'dendo ad una fatalità. Ciò deve far quasi pensare ad una paralisi morale che come conseguenza ha portato ad una paralisi fisica e di azione.

Questa passività dei Comandi non può non incidere fortemente sul morale delle truppe e sull'attività dei Comandanti in sottordine.

Tutti comprendono le reali necessità ma ben poche volte sono in condizioni di prendere adeguati provvedimenti per sollevare almeno il morale delle truppe.

Buttati nella fornace di una critica situazione, difficilmente riescono senza mezzi a risolverla comunque a nostro favore.

Tutto è basato sulla resistenza delle truppe in linea e sopratutto sull'azione dei Comandanti di grado inferiore.

Ma, decimata dal nemico la maggioranza degli ufficiali in S.P.E., battaglioni e compagn:e sono rimasti in mano ad ufficiali di complemento, che hanno dimostrato gravi lacune dal punto di vista addestrativo. Anche qui, nel giudicare il comportamento di questi ufficiali, bisogna tener presente le condizioni in cui essi hanno dovuto tenere il comando di uomini stanchi e demoralizzati sia per l'azione del nemico sia per i disagi, che solamente visitando la prima linea, di questo duro fronte, si possono comprendere.

Per dare un'idea della scarsa fiducia che i Comandanti anche di grado elevato hanno nelle loro possibilità e nelle truppe dipendenti basta leggere l'allegato telegramma del Comandante del 4° Corpo d'Armata, inviato alle ore 12 di ieri 16 gennaio (1). Stamani tutto sembra ritornato tranquillo perché

greci hanno desistito dall'attacco.

b) Il Morale

Le truppe che erano qui -tranne rari casi -non hanno potuto o saputo reagire agli iniziali e per loro imprevisti insuccessi.

Sono state subito prese dalla «ossessione del greco», dal pericolo della «infiltrazione greca», dal «terrore dei mortai», dalla «preoccupazione di cadere prigionieri».

I Comandi, quasi tutti sempre nell'impossibilità di intervenire direttamente nelle varie azioni, per mancanza di proprie riserve, sono stati assolutamente incapaci di prendere la benché minima iniz'.ativa, non solo per aumentare la resistenza, ma per stroncare sin dall'inizio qualsiasi infiltrazione.

Questa notevole depressione prodottasi sin dall'inizio delle operazioni si è propagata come un maligno contagio a gran parte delle truppe sopravvenienti, e anche se ciò può essere doloroso, bisogna riconoscere che in complesso il morale delle truppe è ancora poco soddisfacente.

Si deve però anche onestamente rilevare che se è vero che è stato perduto del terreno e sopratutto delle posizioni che potrebbero sembrare assolutamente imprend:bili con un minimo di resistenza, è anche vero che la nostra linea da Pogradec al mare, per quanto sottile, non è mai stata spezzata irreparabilmente.

Non è facile stabilire quale parte di tali risultati si debba attribuire alla capacità di resistenza delle nostre truppe o a mancanza di aggress:vità del nemico.

Ad ogni modo le perdite subite specialmente in morti e feriti, dimostrano che il nostro soldato, dove è stato ben comandato, ha saputo dare fino all'ultimo sacrificio, pur di non indietreggiare.

c) Addestramento

Le truppe che vengono dall'Italia, sia in Divisioni organiche sia come complementi, fanno, in genere, ottima impressione per il loro inquadramento, per l'equipaggiamento e, in complesso, per la loro prestanza.

Però, non appena impiegate (e talunc anche dopo 4 o 5 giorni dallo sbarco) rivelano gravi deficienze di addestramento.

Basti dire che quasi tutti i richiamati arrivano senza nemmeno avere una minima conoscenza delle armi automatiche e, in modo particolare, della mitragliatrice «Breda 37 ». Molti devono andare al fuoco senza mai avere nemmeno provato a lanciare una bomba a mano!

d) Artiglieria

Sono giunte dall'Italia quasi tutte le artiglierie divisionali. Però alcune di esse sono arrivate quando i Regg,:menti Fanteria delle loro Divisioni emno già in gl'\an parte logorati. Attualmente quasi tutte le artiglierie divisionali si trovano in territorio di operazioni.

Non appena i corrispondenti reggimenti di fanteria saranno riordinati, sarà possibile, con esse, ricostituire l'unità organica-disciplinare-spirituale e tattica di ciascuna G.U.

Mancano invece ancora completamente le a'rtiglierìe di Corpo d'Armata, mentre è noto che il nemico possiede ed impiega ottime artiglierie di medio Calibro.

Qui non vi sono che i gruppi del 26° Reggimento artiglieria di C.A., cioè quegli stessi gruppi che si trovavano in Albania prima dell'inizio delle operazioni.

e) Mortai

Tutti i reparti hanno la loro dotazione di mortai. Però solo presso alcuni è stato fatto un razionale impiego di quest'arma che si è rivelata la più importante per le unità di fanteria.

Al riguardo occorre far presente che difetta notevolmente il rifornimento di bombe a causa della nota deficienza di quadrupedi. Sul mora~e delle nostre truppe incide molto la supremazia qualitativa e quantitativa dei mortai nemici.

È strano come non si sia ancora provveduto a fronteggiare questa sproporzione mediante le scorte della Madre Patria o compensando la deficienza dei mortai con ali'quote di artiglieria.

f) Collegamenti

Tutti i Comandi di Armata e di corpo d'Armata sono giunti inizialmente senza i loro o·rgani di collegamento. Tutti hanno vissuto per molto tempo con gli scarsi mezzi esistenti all'inizio in Albania. Quindi difficoltà notevoli nell'esercizio del comando.

g) Aviazione

Per quanto riguarda l'attività dell'Aviazione posso assicurarVi che è stato fatto tutto quanto era umanamente possibile, in relazione ai mezzi a disposizione, per far fronte alle incessanti richieste del R. Esercito.

I Comandi lamentano spesso la mancanza di tempest~vità tra l'azione tattica delle truppe e l'intervento degli aerei.

Questo è un problema di difficilissima ·risoluzione cui molte Nazioni hanno rinunciato, dato che la perfetta sincronia tra truppa ed av~azione non può essere raggiunta, e che le azioni offensive che oggi si chiedono all'aviazione non possono essere ottenute che dall'artiglieria di accompagnamento sul posto.

Bisogna inoltre tener presente che l'attività dell'av~azione nel campo tattico è fortemente ostacolata dalle speciali caratteristiche geografiche dello scacchiere di operazione, dalle condizioni atmosferiche di massima avverse nell'attuale stagione, dalle abbondanti nevicate che rendono quanto mai difficile l'orientamento sul terreno, ed infine dalla imperfetta rete dei collegamenti.

3) Provvedimenti più immediati da attuare

Il Comando Superiore sta facendo ogni sforzo nel campo strategico, tattico, logistico, organico e morale per rlstabilire la situazione a nostro completo favore.

La maggiore resistenza, la migliore organizzazione logistica, le difficoltà che il nemico incontra nel progredire verso obiettivi che certamente credeva di raggiungere più facilmente, dimostrano che si vanno conseguendo risultati più soddisfacenti.

Ottenuta la parità di forze che si fronteggiano, migliorate le condizioni di vita dei reparti, assicurato un turno di riposo almeno nell'interno delle G.U. in linea, migliorate le vie di comunicazione, assicurate le necessarie dotazioni di munizioni, di viveri e materiali vari, la ripresa non dovrà essere sicuramente né difficile né lontana.

A parere di molti oggi occorrerebbe aumentare notevolmente l'arrivo di artiglierie di medio calibro.

Dal fatto che il nemico non è riuscito a travolgerei quando la nostra crisi era molto più grave, messo in relazione con la complessiva maggiore capacità di resistenza raggiunta, bisogna dedurre che l'attuale linea, seppure con ulteriori fluttuazioni, può ritenersi sufficientemente stabilizzata, in attesa dell'arrivo delle ultime Divisioni già segnalate.

I Comandi locali ritengono che la dislocazione di reparti efficienti alla testata delle valli Desnizze e Mezgoranit assicuri che il nemico non potrà, coi mezzi di cui attualmente dispone, raggiungere l'obiettivo di Berat.

(l) Non pubblicato.

468

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 406/043 R. Sofia, 17 gennaio 1941 (per. il 20).

Anche nella conversazione di ieri, il Ministro degli Esteri è ritornato sull'argomento di una eventuale prossima adesione della Bulgaria al Patto Tripartito. Una tale adesione, prima che «altri avvenimenti si ver~fichino », avrebbe due vantaggi: preparare gradualmente l'opinione pubblica bulgara ad un maggiore avvicinamento sostanziale all'Asse e, soprattutto, tastare il polso dei vi

cini (leggi soprattutto Turchia) e studiarne le reazioni sempre in vista di quegli altri futuri avvenimenti.

Questa sera giungerà nuovamente a Sofia da Berlino il Ministro Draganoff, che, per la sua lunga permanenza nella Capitale del Reich, è in certo modo lo <<specialista» del Tripartito e notoriamente elemento ben visto sulle rive della Sprea. A lui appare affidata la parte pratica del Javoro che dovrebbe portare all'adesione in questione.

469

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 00559/119. Berlino, 18 gennaio 1941.

Mi pregio trasmettere in via confidenziale copia del rapporto in data 15 gennaio u.s. n. 59/A, diretto da questo R. Addetto Militare, generale Marras, al Ministero della Guerra.

ALLEGATO

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, AL MINISTERO DELLA GUERRA

R. s. 59/A. Berlino, 15 gennaio 1941.

Col mancato sbarco nelle isole britanniche sz e praticamente chiuso nell'ottobre scorso il primo ciclo delle operazioni tedesche in questa guerra, sviluppatosi sulla base di un piano di guerra prestabilito.

Questo piano operativo contemplava nelle sue linee generali: -la rapida eliminazione della Polonia; -lo sviluppo di una imponente offensiva a occidente, attraverso l'Olanda e il

Belgio, diretta ad abbattere la resistenza nemica sul continente e a conquistare una base di partenza contro le isole britanniche; -l'occupazione delle isole stesse, alla quale avrebbe aperto la via il sicuro successo dell'arma aerea.

Le tre fasi di questo ciclo operativo sono state intervallate da pause più o meno lunghe, le quali costituiscono un elemento caratteristico di questa guerra, svoltasi finora con una alternanza di operazioni fulminee intervallate da lunghi periodi di preparazione.

Occorre rilevare che gli alleati, impreparati, non si sono sentiti in condizione di attaccare la Germania, mentre era ancora impegnata in Polonia e che per sua parte la Germania la quale aveva sperata di imporre la pace dopo il crollo polacco, non ha voluto o non ha potuto attuare nell'autunno 1939 l'offensiva alla fronte occidentale e l'ha differita con successivi rinvii fino al maggio 1940. In questa attesa si è venuta a inserire l'operazione contro la Norvegia, non contemplata nel piano iniziale, ma resasi indispensabile sia per prevenire gli alleati sia per assicurare alla Germania una base più ampia contro l'Inghilterra.

Le operazioni, condotte dalla Germania con estremo rigore e con grande audacia sono state coronate sul continente da un successo completo, più ampio e più rapido di

quanto previsto. Le operazioni contro le isole britanniche devono, invece, considerarsi in certo modo fallite, per effetto del mancato sbarco in Inghilterra.

I fatti hanno così dimostrato che la lunga attesa tra l'occupazione della Polonia e l'inizio dell'offensiva alla fronte occidentale è stata vantaggiosa per la Germania, perché meglio utilizzata ai fini delle fabbricazioni di guerra, della formazione di nuove unità, dell'addestramento e della minuta preparazione delle complesse operazioni.

È lecita invece la domanda se non fosse preferibile tentare lo sbarco in Inghilterra subito dopo l'armistizio con la Francia, per profittare della grave crisi determinata dal rapido crollo del fronte occidentale e dalla disastrosa ritirata inglese.

Caduta in ottobre la speranza di occupare a breve scadenza le isole britanniche, si è imposta alla Germania la necessità di riprendere in esame il problema della condotta della a-uerra.

Il bilancio di questa prima fase della guerra si può per la Germania così riassumere:

All'attivo: -la liquidazione della Polonia, -l'occupazione della Danimarca e della Norvegia, -la sconfitta dell'Olanda, del Belgio e della Francia metropolitana, -l'intervento dell'Italia.

Questi risultati si traducono, agli effetti del proseguimento della guerra, nei seguenti vantaggi:

-eliminazione di ogni resistenza militare sul continente europeo; -controllo diretto o indiretto del continente stesso -salvo la Russia -nel campo politico e in quello economico; questo controllo è di carattere vario, ma assicura nel complesso alla Germania ampie disponibilità di risorse; -possesso di un'ampia base di operazione per il proseguimento delle operazioni contro l'Inghilterra. Tale base è costituita dal possesso di tutta la facciata atlantica europea -salvo le coste iberiche -e del retroterra corrispondente; -il concorso dell'Italia, particolarmente utile per il contributo navale, per il richiamo di una imponente massa di forze inglesi verso il Mediterraneo, per il notevole allungamento che si è imposto nelle comunicazioni tra le isole britanniche e l'Oriente.

Vanno per contro registrati al passivo:

-anzitutto, come già messo in evidenza, il mancato sbarco in Inghilterra; -il mancato controllo dei territori coloniali francesi; -le concessioni che la situazione ha imposto di fare ai Sovieti, consentendo,

oltre l'occupazione già bilanciata di una parte notevole della Polonia, anche quella delle provincie baltiche e di alcune basi finlandesi, ciò che ha determinato una sensibile avanzata delle posizioni sovietiche nel Baltico;

-i dannosi riflessi che il mancato sbarco in Inghilterra ha avuto sulle operazioni e sulla situazione militare dell'Italia, come pure sull'attegiamento degli Stati neutrali e anche su quello degli Stati vinti.

Questo bilancio è largamente attivo, perché la Germania si è assicurati cospicui vantaggi di posizione per lo sviluppo delle future operazioni e la disponibilità di materie prime e di impianti industriali per il proseguimento della lotta. Occorre sopra tutto tener conto che le vittorie militari ottenute hanno assicurato alle armi tedesche un prestigio insuperato e potente ascendente. Di tale prestigio sembra oggi particolarmente geloso il Ftihrer, il quale pone a base di ogni futura operazione la salvaguardia ad ogni costo di questo prestigio.

Constatato che la Germania travasi nella necessità di riprendere in esame il problema della condotta delle operazioni, si può domandare quali siano le possibili linee direttrici di tale condotta e in particolare quali operazioni si prospettino a non lunga scadenza.

È anche lecita la domanda fino a quel punto tali linee direttrici siano già definite e se in parte esse non debbano subire nuovi adattamenti in corrispondenza · dello sviluppo della situazione.

Gli elementi di base di questa situazione sono essenzialmente i seguenti: -la disponibilità di un'apparecchiatura militare molto superiore, salvo nella parte navale, a quella dell'avversario, ma non idonea per il momento ad agire contro l'Impero inglese. Questa apparecchiatura, appoggiata a una potente attrezzatura industriale ed economica, ha come suo strumento principale l'esercito appoggiato da una poderosa aviazione; -l'atteggiamento dei Sovieti, volto a trarre i maggiori profitti dal prolungamento della guerra e sostanzialmente ostile alla Germania; -la maggiore importanza che nei confronti della Germania ha assunto la posizione dell'Impero britannico e più in generale del mondo coloniale incontrollato; -l'evoluzione dell'atteggiamento degli Stati Uniti d'America, il cui contributo diretto o indiretto è destinato ad accrescersi col tempo; -le immancabili dissimulate reazioni che il prolungarsi della guerra determinano in Europa, anche nei paesi occupati, contenuti soltanto dal timore e resi diffidenti verso il progettato nuovo ordinamento europeo dalla spogliazione sistematica dei territori occupati, dal regime di Governo della Polonia, dall'intervento in Romania.

Alcuni elementi di questa nuova situazione sono stati tempestivamente percepiti dalla Germania, la quale ha procurato di fronteggiarli mediante: -l'associazione del Giappone all'Asse nella particolare funzione prevista dal Patto a tre (l), diretta a contenere l'America e a minacciare l'Inghilterra nell'Estremo Oriente; -l'arresto dell'espansione sovietica in Europa, ricorrendo a un imponente spiegamento di forze; -l'atteggiamento verso la Francia, tendente ad associare in qualche modo questo Stato vinto alla lotta contro l'Inghilterra;

-lo svolgimento di un'attiva politica di penetrazione sia nella penisola iberica, sia più particolarmente nella penisola balcanica, dove questa politica ha già condotto a importanti risultati quali l'intervento militare in Romania, il conseguente incapsulamento dell'Ungheria e l'attrazione della Bulgaria nella propria orbita.

Tutto sommato la situazione generale politico-militare si presenta in larga parte positiva, ma contiene anche alcuni germi negativi o, quanto meno, presenta alcuni settori incerti. Sopra tutto essa sembra finora difettare della possibilità di larghi e decisivi sviluppi.

Le possibilità operative.

La tesi ufficiale sostenuta dall'Alto Comando e diffusa dalla propaganda tedesca è che la Germania considera la guerra come già vinta. Sarebbe forse più esatto dire che la Germania considera di non potere più essere vinta, in quanto l'Inghilterra non è più in condizione di rimettere il piede sul continente, e la Germania per la disponibilità di materie prime, di impianti industriali, di forze lavorative, di risorse alimentari, afferma di essere in grado di prolungare la lotta fino all'abbattimento dell'Inghilterra.

35 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

Nella realtà, invece, la guerra non è vinta. Per vincerla occorre:

-occupare l'Inghilterra,

-spezzare la resistenza dell'Impero britannico,

-vincere prima che l'America intervenga e che la Russia si schieri dalla parte del nemico.

L'occupazione dell'Inghilterra è il problema che maggiormente assilla l'Alto Comando e anche l'opinione pubblica tedesca, la quale sente che il mancato sbarco nell'autunno scorso ha costituito sostanzialmente uno scacco. Le direttive fondamentali che regolano attualmente le operazioni militari contro le isole britanniche sono le seguenti:

-persistere nel bombardamento aereo dell'Inghilterra, concentrando l'azione sui grandi centri industriali e portuari; -intensificare la guerra al traffico, con tutti i mezzi;

-tenersi pronti a uno sbarco, appena si presentino condizioni favorevoli; tali condizioni favorevoli consistono essenzialmente nella quasi totale distruzione dell'aviazione da caccia britannica e nella paralizzazione della flotta inglese.

Se sono chiare queste linee direttive, non sono altrettanto chiare le previsioni circa il tempo occorrente a realizzare questo risultato. Oggi non si è in condizione di prevedere l'epoca anche approssimativa dello sbarco; si può soltanto prevedere che fino alla prossima primavera non potranno verificarsi le condizioni atmosferiche indispensabili per attuare lo sbarco, il quale richiede una successione di giorni favorevoli, anche per la relativa leggerezza di numerosi mezzi di traghetto impiegati.

Per quanto riguarda la guerra al traffico, si ritiene che per esaurire l'Inghilterra sia necessario raggiungere e mantenere le 800.000 tonnellate mensili di naviglio affondato. Tale cifra non è stata ancora raggiunta; le cifre relative agli ultimi mesi sono particolarmente basse.

Il tonnellaggio totale affondato può ritenersi di circa 3 milioni sui 21 milioni circa di cui disponeva l'Inghilterra. Si calcola a 10 milioni il tonnellaggio minimo occorrente alla Gran Bretagna per assicurare i rifornimenti strettamente indispensabili.

L'atteggiamento dell'America diventa sempre più ostile. Il contributo diretto in materiali di armamento dato finora all'Inghilterra non viene ritenuto in Germania molto sensibile, ma si pensa che esso può aumentare rapidamente nei prossimi mesi. Una certa preoccupazione si manifesta per l'incremento notevole previsto per l'aviazione da bombardamento nemica. Da diversi mesi è stata iniziata la costruzione di numerosi ricoveri pubblici e danni sensibili sono già messi a calcolo. L'alto Comando ritiene che per l'anno in corso non sia da attendersi un intervento diretto degli Stati Uniti, ma che tale intervento possa verificarsi nel 1942.

Per quanto riguarda le possibilità operative che si aprono alla Germania oltre quelle contro le isole britanniche, occorre tenere presente -come ho già accennato -che questo problema non era stato inizialmente messo a calcolo dal Comando tedesco.

Mancato lo sbarco in Inghilterra, la Germania ha dovuto provvedere con disposizioni di triplice ordine: -assicurazione della frontiera orientale, -adattamenti politici nei riguardi della Francia, -esame delle possibilità operative verso il Mediterraneo.

Assicurazione della frontiera orientale.

I Sovieti hanno abilmente sfruttato la situazione per trarre cospicui vantaggi di carattere territoriale e accentuare la loro espansione verso occidente, che la Germania aveva sperato di contenere nell'ambito dei territori polacchi ceduti.

Le condizioni imposte alla Finlandia hanno segnato per la Russia un notevole progresso nel Baltico e con la costruzione imposta della nuova ferrovia settentrionale hanno messo in evidenza le aspirazioni sovietiche a uno sbocco verso la costa atlantica. L'occupazione degli Stati Baltici ha costituito una nuova avanzata verso l'occidente accentuando i progressi russi nel Baltico. Con l'occupazione della Bessarabia e della Bucovina settentrionale si è pronunziato un sensibile progresso verso sud in direzione del tradizionale obiettivo degli Stretti.

Fin dai primi cenni di questa espansione la Germania è corsa ai ripari mediante: ·-il trasferimento di numerose grandi unità in Polonia e nelle regioni orientali del Reich; -il concentramento di un corpo alpino nella Norvegia settentrionale, a immediata portata della direttrice di espansione settentrionale; -l'appoggio politico e il rifornimento di armi dato alla Finlandia e l'invio di truppe tedesche destinate a organizzare la linea di tappa artica; -la costruzione iniziata da qualche mese e spinta attivamente di un vallo difensivo orientale; -l'intervento militare in Romania.

In tal modo la Germania è presente in forze in corrispondenza di ciascuna delle prin<'i.p:J.li direzioni di avanzata sovietica.

Questa presa di posizione non ha tanto scopo di parare una futura avanzata sovietica, che, nell'attuale situazione delle forze armate russe, appare prematura, quanto quello di esercitare la necessaria pressione politica sulla Russia e mantenerla nell'orbita delle attuali relazioni. Nella sostanza le relazioni fra i due Stati sono dominate da un senso di reciproca diffidenza e dall'intendimento da parte dei Sovieti di trarre il maggiore profitto dall'attuale congiuntura.

Le relazioni con la Francia.

Il prolungamento della guerra ha creato una situazione delicata nei riguardi dell'impero coloniale francese e particolarmente del blocco nord africano, il cui controllo è finora assai problematico e il cui atteggiamento è più che mai incerto e pronto a risentire i contraccolpi delle operazioni itala-britanniche.

Teoricamente la Germania tiene in mano la Francia perché può occupare il rimanente del territorio al primo cenno; praticamente tale occupazione non potrebbe impedire una secessione dell'impero coloniale francese, il cui apporto alla causa britannica sarebbe notevole, specialmente se la guerra si prolungasse e le forze britanniche egiziane potessero prendere collegamento con quelle francesi. L'Africa intera verrebbe controllata dall'Inghilterra, ciò che avrebbe particolare importanza in caso di un intervento dell'America.

Questa situazione impone alla Germania particolari cautele nelle relazioni con la Francia e non è priva di riflessi sull'atteggiamento della Spagna.

Le possibilità operative tedesche verso il Mediterraneo.

L'importanza di questo teatro di operazioni non è stata in passato abbastanza valutata da parte del Comando tedesco, il quale non si è reso conto inizialmente della funzione del Mediterraneo nei riguardi dell'Impero britannico e delle difficoltà che presentavano le operazioni contro l'Egitto. Ciò forse anche perché fino a un certo momento si è fatto troppo affidamento sul rapido successo delle operazioni contro le isole britanniche.

Soltanto quando divenne manifesta l'impossibilità di chiudere la guerra prima dell'inverno, il Comando tedesco rivolse l'attenzione al Mediterraneo, considerando l'inverno come stagione propizia per svolgere l'operazione in Egitto, giungere al Canale e cacciare l'Inghilterra dal Mediterraneo. Guidata in gran parte dall'idea di non essere assente nell'importante zona del canale di Suez, la Germania offriva allora (si era nel mese di settembre) (l) il concorso di una sua divisione corazzata per l'offensiva in Egitto.

Con lo sviluppo degli avvenimenti l'attenzione germanica è stata sempre richiamata maggiormente verso un intervento nel Mediterraneo. Tale intervento non può manifestarsi che attraverso le tre penisole sud-europee. Le tre direttrici vengono tutte sfruttate nelle concezioni operative germaniche.

Attraverso la penisola italiana questo intervento è già in atto con un concorso aereo-terrestre alle nostre forze, il quale dovrebbe proporsi di esercitare un più efficace controllo sul Mediterraneo centrale e rendere più difficile il movimento delle forze navali e dei convogli britannici, mantenere il possesso almeno parziale della Libia, per impedire il congiungimento delle forze inglesi col Nord-Africa francese e mantenere una testa di ponte per una futura eventuale ripresa delle operazioni offensive contro il Canale di Suez. Rientra nello sfruttamento di questa direttrice, l'occupazione di Malta che trova nel Comando tedesco e particolarmente nello Stato Maggiore dell'Aeronautica molti sostenitori.

Attraverso la penisola balcanica l'intervento tedesco può ugualmente dirsi già in atto con l'inizio dei trasporti di truppe verso la Romania e con l'invio di unità da montagna in Albania. Tale intervento è stato affrettato dallo sviluppo delle nostre operazioni contro la Grecia, ma esso era già nel pensiero dell'Alto Comando tedesco,

il quale desiderava per altro raggiungere gli obiettivi più metodicamente, con un'abile preparazione politica. La manomissione della Romania era soltanto la prima tappa di quest'azione sistematica.

La Germania punta ora risolutamente al possesso di Salonicco e dello sbocco all'Egeo.

Da questo intervento nella penisola balcanica potranno derivare nuovi sviluppi sul cui carattere e sulle cui modalità è difficile attualmente pronunziarsi. Molto probabilmente essi non sono ancora fissati perché dipendono dalle circostanze. Alcuni elementi portano a ritenere che la Germania speri di attirare la Turchia nel proprio giuoco, facendo assegnamento sull'elemento militare. Per il momento non si pensa di agire contro la Turchia, ma tutto dipenderà dall'atteggiamento della Russia, alla quale la Germania vuole impedire l'occupazione degli Stretti.

Per l'avvenire potrebbe profilarsi la possibilità di un'operazione di grande stile verso il canale di Suez attraverso l'Anatolia e forse anche verso altri obiettivi del vicino e medio Oriente. Ma al riguardo è prematura ogni considerazione.

L'azione attraverso la penisola iberica mira a risolvere in primo luogo la questione di Gibilterra. Questa operazione è stata già accuratamente studiata; i procedimenti d'attacco vengono sperimentati e perfezionati e l'addestramento dei reparti dirigenti viene fatto intensivamente. All'attuazione dell'operazione sembrano mancare finora le condizioni politiche occorrenti nei riguardi della Spagna. Ma l'operazione verrà a momento opportuno condotta di sorpresa. E l'occupazione di Gibilterra, oltre che contribuire alle operazioni nel Mediterraneo, può aprire la via al controllo effettivo del Marocco francese e forse all'occupazione per via di terra di alcune vecchie colonie tedesche.

In sintesi:

1°) I piani operativi tedeschi avevano previsto il rapido schiacciamento dell'Inghilterra e la sollecita occupazione delle isole britanniche, quando le operazioni sul continente avessero dato alla Germania il possesso delle coste della Manica. Per lo schiacciamento della resistenza inglese si faceva assegnamento sull'efficacia dell'azione aerea, che nell'atto pratico non si è invece dimostrata risolutiva.

2°) La mancata occupa<:ione delle isole britanniche ha posto la Germania nella neccessità di attrontare il prolungamento del conflitto e di riprendere in esame la condotta della guerra. Scopo essenziale è quello di spezzare la resistenza dell'Inghilterra e addivenire a quella pace senza la quale il controllo del continente europeo sarebbe sterile. In queste constatazioni e nelle complicazioni che si profilano per l'atteggiamento dei Sovieti e dell'America stanno i pericoli della situazione.

3°) Nel momento attuale l'idea di spe;;:;;:are la resisten<:a delle isole britanniche rimane ancora a base della condotta della guerra tedesca; si conta di raggiungere questo obiettivo con due mezzi essenziali: il bombardamento aereo e la guerra al traffico. Coronamento di questa azione combinata dovrebbe essere lo sbarco e l'occupazione delle isole. Occupate le isole, la Germania conta di obbligare l'Inghilterra a trattare sotto pena dell'affamamento. Interrogativo principale: tempo occorrente per giungere all'occupazione. Il fattore tempo assume una notevole importanza per entrambi i belligeranti, per quanto per considerazioni diverse.

4°) Nella condotta della guerra tedesca ha assunto importan<:a crescente in questi ultimi mesi l'azione contro l'Impero britannico e quindi le opera<:ioni nel Mediterraneo, cuore dell'Impero. Obiettivi: Suez e Gibilterra. La guerra si viene pertanto allargando, imponendo anche alla Germania la lotta su più teatri di operazioni. Di qui la necessità di un coordinamento delle operazioni con quelle italiane. Le operazioni previste a breve scadenza sono l'occupazione della Grecia e il consolidamento delle posi<:ioni italiane in Libia. A scadenza indeterminata l'occupazione di Gibilterra. Gli sviluppi successivi dovranno mirare all'occupazione del Canale di Suez.

Il problema dell'occupazione delle isole britanniche domina ancora la condotta della guerra tedesca. Senza tale occupazione la Germania, pur padrona del continente, non potrà imporre la pace.

Nel contrasto fra la grandiosità dei risultati militari già raggiunti e l'insufficienza di essi ai fini della sollecita vittoria stanno le difficoltà e le contraddizioni della situazione.

(l) Vedi serle IX, vol. V, D. 649.

(l) Vedi serle IX, vol. V. D. 677.

470

COLLOQUIO TRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP, ED IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

VERBALE. Berghof, 19 gennaio 1941 [ore 11].

Ribbentrop premette che il Fuhrer avrebbe voluto conferire col Duce prima dell'inizio delle operazioni in Grecia, ma ciò non fu possibile per la rapidità con cui fu Iniziata l'azione. Obietto che il Ftihrer era stato informato da una tempestiva lettera del Duce (2). Ribbentrop riconosce che ciò è vero ma aggiunge che non si era c·reduto all'imminenza delle operazioni dato che il gen. Roatta aveva dichiarato ad un ufficiale germanico che l'azione non avrebbe avuto inizio.

Ribbentrop passa quindi ad esaminare le relazioni tra l'Asse e i differenti Stati di Europa.

Le relazioni con la Spagna si sono raffreddate sensibilmente in questi ultimi tempi. Ribbentrop è d'avviso che gli spagnoli si siano ravvicinati all'Inghilterra onde averne degli immediati vantaggi di ordine economico e materiale, ma non ritiene comunque che la Spagna intenda intervenire in guerra a fianco dell'Asse prima che sia iniziato il crollo britannico. D'altro canto egli attribuisce una importanza decis·_va all'intervento spagnolo poiché ciò permetterebbe l'occupazione di Gibilterra e il controllo dell'Africa del Nord destinato a paralizzare qualsiasi eventuale tentativo di sedizione francese. Ribbentrop ha fatto compiere un ultimo passo dal suo Ambasciatore a Madrid presso Franco. Ritiene quindi esaurite le possibilità di azione della Germania: non così quelle dell'Italia. Pertanto sarebbe favorevole -e si riserva parlarne direttamente col Duce (l) -ad un incontro tra Mussolini e Franco.

Nei rigua,rdi della Bulgaria, elemento fondamentale per il prossimo sviluppo dell'azione itala-tedesca nei Balcani, egli è d'avviso che ormai le difficoltà siano superate. Esse risiedevano part~colarmente nel temperamento titubante di Re Boris, tanto più che eg:U non riesce a nascondere del tutto alcune simpatie personali per l'Inghilterra «che è tuttora la casa madre delle Monarchie». Comunque la Bulgaria darà l'adesione al Patto Tripartito. Tocca all'Asse di scegliere il momento migl:ore. Ribbentrop è d'avviso che ciò possa verificarsi verso la fine di febbraio, in modo da non dare eccessivo tempo alla reazione dei paesi vicini. Egli non crede comunque che la Turchia possa reagire sul terreno militare. È in cond'zioni di armamenti troppo scadenti per farlo. D'altro lato basterebbe che l'Asse dicesse una sola parola a Mosca per far scomparire la Turchia dalla carta geografica.

Anche per quanto concerne la Jugoslavia Ribbentrop non nutre particolari preoccupazioni. Non si nasconde che l'opinione pubblica è fondamentalmente ostile all'Asse, ma è convinto che questa ostilità non si tradurrà in alcun concreto gesto sul terreno politico o militare.

Il problema più importante è quello della Russia. Ribbentrop ha letto con vivo interesse quanto gli è stato comunicato dall'Ambasciatore Alfieri circa i nostri negoziati con i Sovieti (2). Premette che quando egli si dichiarò favorevole ad un miglioramento di relazioni fra l'Italia e l'U.R.S.S. (3) non pensava che si potesse andare tanto oltre come è risultato dai primi colloqui. Egli è estremamente scettico sulla buona fede dei russi: teme che avendo Molotov trovato sbarrate alcune porte allorché si trovò a Berlino C4), cerchi adesso di aggirare la pos'zione attraverso l'Italia. Ciò particolarmente per quanto riguarda i problemi balcanici. Ribbentrop è pertanto d'accordo che convenga dare una risposta a Molotov in relazione ai vari quesiti da lui posti nel colloquio

con l'Ambasciatore Rosso (1), ma preferisce che la risposta abbia un carattere dilatorio ed egli stesso ne suggerirebbe gli estremi (2) in relazione anche a quanto fu detto a Berlino a Molotov.

Ciò per mantenere una identità di condotta fra l'Italia e la Germania. Ribbentrop prega, per l'ulteriore sviluppo dei negoziati con Mosca, di tenerlo particolareggiatamente al corrente di ogni questione. Dopo avermi ch',esto alcune informazioni sulla situazione militare in Libia e nell'Impero, il colloquio ha termine.

(l) -Ed. In G. CrANo, L'Europa verso la catastrofe, clt., pp. 625-628. Del colloquio tra Hitler e Mussolinl, che si svolse contemporaneamente a questo non si è rinvenuto Il verbale ma si veda quanto Mussolini ne riferì a Ciano (In Diario 1939-43, clt., vol. II, pp. 17-18). (2) -Vedi Serie IX, vol. V, D. 753. (l) -Vedi D. 471. (2) -Vedi D. 414. (3) -Vedi D. 340. (4) -Vedi D. 96.
471

COLLOQUIO TRA IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, E IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (3)

VERBALE (4). Berghof, 19 gennaio 1941, pomeriggio.

Il Ftihrer parla lungamente sulla situazione francese e non nasconde il suo scetticismo relativo alla stabilità della situazione medesima. Sottolinea come tra Pétain, Weygand e de Gaulle esistano profondi dissensi, ma esista altresì un odio comune: quello verso le Potenze dell'Asse. Non è quindi da escludere una sorpresa nell'atteggiamento francese e il Ftihrer segue con la più prudente attenzione la situazione nell'Africa del Nord. A questo proposito egli considera elemento di fondamentale importanza l'adesione più stretta della Spagna alla politica dell'Asse e il suo intervento in guerra. Narra con abbondanza di particolari la preparazione compiuta dalla Germania per l'occupazione di Gibilterra, preparazione che è stata successivamente frustrata dall'atteggiamento assunto dalla Spagna, atteggiamento titubante ed infido che il Ftihrer, più che al Generalissimo Franco, imputa alll'azione personale del Ministro Serrano Sufier e all'influenza che la Chiesa ha ,ripreso sul Governo spagnolo. Il Ftihrer sottolinea l'importanza che potrebbe avere un'azione personale del Duce per decidere Franco all'intervento. Per parte sua, Hitler nega di aver rifiutato l'assistenza materiale richiesta dal Governo spagnolo e si dichiara pronto a fornire generi alimentari richiesti dalla Spagna.

Il Duce acconsente a proporre un 1ncontro al Generalissimo Franco e poiché da parte germanica si insiste sull'urgenza del colloquio, si stabilisce che in linea di massima il colloquio possa aver luogo verso la fine del mese (5).

Il Ftihrer passa quindi a parlare della situazione nei Balcani ed espone le condizioni attuali della preparazione germanica in Romania in relazione all'intervento tedesco contro la Grecia. Mentre si riserva di precisare nel colloquio

successivo (1), che avrà luogo in presenza degli esperti militari, la situazione dal punto di vista tecnico, afferma che l'azione germanica non potrà aver luogo prima della fine di marzo e che in linea politica potrà essere influenzata soltanto dall'atteggiamento del~a Russia, mentre egli non nutre preoccupazioni di sorta per l'atteggiamento della Turchia e della Jugoslavia.

(l) -Vedi D. 375. (2) -Vedi D. 481, nota l, p. 489.

(3) Ed. in G. CIANo, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 628-629.

(4) -Erano presenti al colloquio anche Ribbentrop e Ciano. (5) -Vedi D. 568.
472

COLLOQUIO TRA IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA WEHRMACHT, KEITEL, E IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE GUZZONI (2)

VERBALE. Berchtesgaden, 19 gennaio 1941, ore 15.

Il generale Guzzoni espone la situazione italiana nei quattro teatri di operazioni: Albania, Africa Settentrionale, Africa Orientale Italiana, Dodecanneso. Accenna poi a problemi di armistizio con la Francia e di munizionamento.

Albania -La situazione attua'le, pur non essendo ancora perfettamente consolidata, è tale, per il quantitaUvo di forze inviate nel territorio albanese, da darci la certezza che i greci non raggiungeranno gli obiettivi di Berat e Valona che essi si prefiggono.

Se non si è potuto ottenere di più, ciò è dovuto essenzialmente alla scarsa capacità dei porti albanesi, i quali, complessivamente, non consentono di sbarcare, in media, più di 2.500 tonnellate al giorno.

Questa cifra fa comprendere senz'altro come sia assolutamente impossibile pensare all'invio in Albania di più di una divisione tedesca come è stato offerto da parte germanica.

Per una divisione convenientemente alleggerita sarà fatto il possibile onde riceverla nel quadro dei nostri trasporti.

Circa le nostre intenzioni offensive, tenuto conto della situazione e del tempo relativamente breve che ormai ci separa dall'inizio dell'azione tedesca dalla Bulgaria contro la Grecia, non sarà possibile che riunire una massa di 10-12 divisioni, tra le quali le quattro divisioni alpine, opportunamente ricompletate, tre divisioni di nuovo inv:o, la divisione da montagna tedesca e alcune altre divisioni di fanteria da riorganizzare in Albania.

Tale massa agirà in direzione di Korc:a e quindi di Florina e di Kastoria. Questa direzione risulta la più redditizia in quanto è più aderente all'azione tedesca verso Salonicco e ha influenza risolutiva su tutto il settore meridionale, attraverso la strada di arroccamento Erseke-Kalibaki, mentre ciò non si verificherebbe nei riguardi del settore settentrionale, qualora si prescegliesse come direzione di attacco quella dell'Epiro.

Il maresciallo Keitel concorda pienamente.

Oltre Florina non sarebbe possibile proseguire senza un concorso di automezzi: già occorrono, infatti, ripieghi logist:ci per spingere a Florina poco più di dieci divisioni.

Per ulteriori sviluppi delle operazioni necessiterebbe, perciò, preventivamente risolvere il problema logistico, sfruttando all'uopo la stazione di Florina, cui dovrebbero far capo trasporti da effettuare attraverso la Jugoslavia. Il Ma·resciallo Keitel trova che questa soluzione non appare possibile e si dimostra dubbioso circa Ja possibilità di rifornimenti per noi da Salonicco, una volta conquistata dai tedeschi.

La nostra preparazione per l'offensiva r:chiederebbe oltre due mesi: però, essa verrà fatta per gradi, per modo di avere la possibilità di marciare prima, non per dare battaglia ma per sfruttare il tracollo che potrebbe verificarsi in Grecia anche prima dell'effettiva entrata in azione dei tedeschi.

Il generale Jodl fa presente che in relazione all'azione su Salonicco (a fine marzo potrà essere ultimato il gittamento dei ponti sul Danubio) il comando tedesco aveva pensato di inviare in Albania più di una divisione e precisamente un « Corpo di montagna >> su due divisioni da montagna, ciascuna su due reggimenti e quattro gruppi artiglieria: prima e quarta, la prima una delle migliori, costituita da elementi bava,resi e la quarta, di nuova costituzione ma con reggimenti di vecchia costituzione. Con le truppe di corpo d'armata (artiglieria, carri armati, contraerei) si sarebbe raggiunta la forza complessiva di 36.000 uomini, 9.200 muli e 4.000 veicoli (di cui 2.000 automezzi).

Treni occorrenti per il trasporto: 300. Sarebbero stati messi a disposizione nove piroscafi tedeschi.

Durata del trasporto: 33 giorni.

La prima divisione sarebbe pronta subito.

Il trasporto dovrebbe essere ,iniziato a fine febbraio per averlo ultimato a fine marzo. Il generale Jodl chiede se tale trasporto potrebbe effettuarsi senza impedire il normale rifornimento dell'Albania.

Il generale Guzzoni risponde che la quantità di truppe indicata è troppo forte; che sarebbe molto utile poterne disporre, ma che non si potrebbe assorbirla se non rinunciando a completare e r:fornire le nostre divisioni in Albania. Bisognerebbe, quindi, limitarsi ad inviare in Aibania una sola divisione da montagna e con servizi ridotti.

Verso metà febbra:o potrebbe avere inizio il trasporto. Il generale Jodl fa presente che occorre, sull'argomento, una nuova decisione del Fuhrer.

Africa Settentrionale -In Cirenaica è imminente l'attacco a Tobruk, presidiata da una divisione rinforzata. Il maresciallo Graziani ha deciso di attuare l'estrema difesa della Cirena:ca sulla linea Derna-Berta-Mechili dove è schierata una divisione rinforzata da una brigata corazzata, in via di costituzione all'ala sud, e da unità di artiglieria, di mitraglieri, di armi anticarro e di accompagnamento tratte dalle divisioni di Tripoli. Successive difese sono organizzate a Bengasi ed Agedabia. Anche G'arabub resiste bravamente a forze superiori inglesi.

Sono, inoltre, già in atto trasporti per rimettere in efficienza le tre divisioni rimaste a presid·are il campo trincerato di Tripoli e per l'invio colà della divisione corazzata Ariete (munita però di carri leggeri) e della divisione motorizzata Trento.

Il trasporto per l'unità tedesca prevista per la Libia sarebbe opportunamente inserito tra quello della divisione Ariete e quello della divisione Trento.

Il generale Jodl precisa che l'unità tedesca è una divisione leggera « leichte Division » agli ordini del generale Funk, già in Libia per le ricognizioni. Si tratta di una speciale unità creata apposta per combattere i carri armati: 9.300 uomini, 200 veicoli, 111 pezzi anticarro.

Per il trasporto occorrono 240 treni e saranno disponibili 12 piroscafi tedeschi che si prevede possano partire quattro al giorno. Il trasporto durerà approssimativamente 45 giorni.

L'unità sarà pronta a imbarcarsi dal 15 febbraoio :n poi.

La composizione della divisione è la seguente:

Comando divisione.

Gruppo esplorante (due compagnie autoblindo, una compagnia motociclisti, una compagnia armi pesanti).

Tre gruppi << cacCJiatori di carri» ciascuno su tre compagnie, di 9-12 pezzi anticarro (da 50 o da 37 mm.) ciascuna. (In totale 30 carri armati mod. 3 con carrelli adatti per trasporto in terreni sabbiosi).

Due battaglioni mitraglieri motorizzati, con adatte armi anticarro, con una compagnia pionieri per battaglione, tutti su mezzi di trasporto corazzati.

Un gruppo anticarro misto Cpezzi da 88 e da 37); 15 colonne di rifornimento.

n generale Jodl afferma che tale unità potrà essere ulteriormente modificata ed anche ampliata a seconda di quanto eventualmente proporrà il generale Funk di ritorno dalle ricognizioni in Libia. Egli rappresenta il desiderio del Fi.ihrer che la divisione leggera venga subito portata al fuoco in Libia, là dove il maresciallo Graziani riterrà più opportuno. Inoltre prega che la stampa non parli del movimento di questa divisione specialmente mentre sono in corso i trasporti.

Il generale Guzzoni illustra, infine, la situazione della nostra aeronautica in Libia per le grandi perdite subite in Cirenaica, e segnala l'opportunità di ddslocare altre forze aeree tedesche in Libia, soggiungendo che noi si è stati contrari a spostare colà forze aeree tedesche dalla Sicilia, perché in tal modo queste avrebbero ritardato l'inizio delle loro azioni, la cui necessità era urgente specie nel canale di Sicilia dove, infatti, hanno avuto occasione di operare brillantemente.

Da parte tedesca si fa presente che è prevista l'azione di aerei tedeschi dalla Libia previo approntamento di campi intermedi che il generale Guzzoni assicura già in corso di attuazione.

Africa orientale italiana -Nonostante la superiorità nell'ins:eme delle nostre forze terrestri (330.000 u. circa) su quelle dell'avversario (circa 230.000 u.) la situazione nell'Impero è grave sia perché le nostre forze sono schierate difensivamente su fronti immense, senza possibiUà di rapidi spostamenti per difetto di automezzi, sia perché il nemico dispone di un'assoluta preponderanza di carri armati e di aviazione.

In previs,ione di questa offensiva che muoverebbe dal Sudan su Massaua e Gondar, e dal Kenia verso la Somalia con probabili sbarchi nella Somalia ex britannica, a Gibuti e anche sulla costa Eritrea, il Viceré ha predisposto l'occupazione di posizioni p:ù arretrate rispetto a quelle di confine, ma meglio adatte, per natura di terreno, a contrastare l'azione di forze corazzate.

Data la situazione dei collegamenti con l'Impero, basati sull'invio giornaliero, di un aereo, non è ormai più possibile influire sulle operazioni laggiù se non in misura minima.

Dodecanneso -Le isole del Dodecanneso sono bene apprestate a difesa e attendono l'attacco nemico che sembra sia in preparazione. La loro importanza aumenterà appena la prevista azione tedesca si delineerà in Tracia.

Se la capacità degli apprestamenti e la possibilità dei rifornimenti lo consentissero l'invio di Stukas tedeschi colà riuscirebbe assai utile per battere specialmente i convogli inglesi in movimento tra l'Egitto e la Grecia.

Francia -L'attacco di forze degaulliste nel sud della Tripolitania non ha sorpreso ed è stato contenuto dai nostri presidi. Saranno fatte nuove concessioni alla Francia nel sud Algerino per poter fronteggiare le minacce di de Gaulle. E saranno fatte soprattutto perché non si avrebbe la possibilità di impedire trasgressioni in materia.

Ma per la Corsica non si intende di far alcuna delle concessioni richieste.

Il maresciallo Keitel si associa pienamente a questo punto di vista.

In merito all'eventuale occupazione della Francia tuttora non occupata, non sarebbe possibile all'Italia occupare tutta la zona che è sotto il suo controllo fino al Rodano. In ogni caso però occuperebbe quei territori che rientrano nelle sue rivendicazioni.

Il maresciallo Keitel trova perfettamente giusta tale osservazione.

Circa le questioni del controllo delle comunicazioni francesi e della libertà delle comunicazioni della nostra Commissione d'Armistiz'o con le Delegazioni nei territori francesi, il maresciallo Kettel si esprime decisamente favorevole: le due Commissioni di Armistizio, d'accordo, esigeranno dalla Francia la piena osservanza di quanto stabilisce la Convenzione d'Armistizio in questo campo.

Munizioni -In fatto di munizioni la situazione italiana è assai difficile specie per i pezzi contraerei, pei cannoni da 37 e da 20, e per le bombe a mano. Il generale Jodl fa presente che la questione deve essere segnalata al generale von Thomas a Berlino. La richiesta è, quindi, consegnata al generale Marras perché provveda a segnalarla a von Thomas.

(l) -Vedi D. 473. (2) -Da Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Al colloquio era presente Il capo dell'Ufficio Operazione della Wehrmacht generale Jodl.
473

COLLOQUIO FRA IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER. E IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (l)

VERBALE. Berchtesgaden, 20 gennaio 1941, pomeriggio.

ESPOSIZIONE DEL FUHRER SULLA SITUAZIONE POLITICO-MILITARE

l. -Schieramento forze tedesche nei Balcani.

Oltre alle forze destinate contro la Grecia si dovrà mettere un forte nucleo a disposizione dei Bulgari per dare loro la sicurezza verso la Turchia. Un altro gruppo dovrà dare tranquillità ai Rumeni.

Per l'avanzata in Tracia sono previste notevoli difficoltà per la scarsezza delle comunicazioni e per la presenza di terreni paludosi. Nel corso del mese di marzo si prevede di avere sufficienti forze per da'l' protezione verso la Turchia ed attaccare la Grecia. Difficile si presenta il passaggio del Danubio, che ora è gelato e su cui la costruzione di ponti richiede tre settimane. Con il passaggio del Danubio è da prevedere l'entrata in azione dell'aviazione inglese, sui punti di passaggio e sui pozzi petroliferi rumeni: la Germania dovrà quindi schier&re molte artiglierie contraeree e molta aviazione, perché i rumeni sono molto deboli in questo campo. La difesa contraerea dei pozzi petroliferi costituisce il comp:to più preoccupante.

2. -Albania.

La presenza di una unità tedesca che non venga subito impd.egata, mentre gli italiani combattono, sarebbe poco gradita.

D'altra parte la presenza di una unità tedesca in Albania autorizzerebbe gli inglesi ad attaccare subito i pozzi petroliferi romeni. Pe,rciò, in considerazione anche delle gravi difficoltà di trasporto che esistono tra l'Italia e l'Albania, appare opportuno tenere le forze approntate salvo mandarle in caso di bisogno.

Sembra molto difficile riuscire ad allontanare completamente gli inglesi dalla Grecia, essendosi essi installati a Creta, dove possono avere delle buone basi aeree e la pratica dimostra che la distruzione totale degli aeroporti è impossibile.

Vi è poi da considerare la possibilità che hanno gli inglesi di utilizzare gli apparecchi americani di grande autonomia (sui 4.000 km.). Dobbiamo così contare per fine marzo su di una azione inglese di alleggerimento contro la zona di Ploesti.

Il Fiihrer non Titiene attendd.bile la notizia di un progettato sbarco di importanti forze inglesi a Salonicco. Esse rischierebbero di cadere in bocca ai te

deschi. Inoltre occorrerebbe all'Inghilterra un rilevante numero di navi da trasporto ed il trasporto dovrebbe affrontare l'offesa delle forze ae,ree dell'Egeo. A questo riguardo il Fiihrer si sofferma ad esaminare le possibilità che potrebbero avere unità da bombardamento tedesche in Egeo con cacc:a italiana.

3. -Russia.

È da premettere che una seria minaccia russa sarebbe assai poco desiderabile. È vero che con le forze tedesche schierate a nord sarebbe possibile effettuare una forte azione di alleggerimento, ma gravi sarebbero le difficoltà per mantenere un grande esercito alla fronte orientale, data la scarsità delle comunicazioni.

Con la Russia i rapporti sono stati regolati sulla base dei trattati, però la miglior garanzia è data dalla presenza delle nostre truppe; Stalin è intelligente e prudente, ma :il pericolo sta nel fatto che i russi considerano i trattati unilateralmente. Perciò occorre essere prudentissimi: si spiega così come noi destiniamo grandi forze a quel lato.

Se non vi fosse il fattore russo tutti i problemi sarebbero facilmente risolvibili in Europa. Il pe~icolo maggiore di un intervento russo starebbe soprattutto nelle possibilità dell'aviazione russa.

4. -Turchia.

Il Fiihrer non crede che la Turchia possa attaccare anche perché è pronta solo in parte. Inoltre essa sa che dopo 24 ore dall'entrata in guerra Costantinopoli sarebbe distrutta dal bombardamento tedesco. Il pericolo maggiore è quello che essa metta delle basi a disposizione dell'esercito inglese. Ma tutto è legato agli sviluppi delle azioni in occidente.

5. -Inghilterra.

Premessa indispensabile per l'attacco all'Inghilterra è la conquista della superiorità aerea. Bisogna considerare anche che questa azione contro l'Inghilterra qualora non riuscisse non si potrebbe ritentare. Perciò bisogna attendere che si verifichino tutte le condizioni indispensabili per il successo. Tra queste importantissima è quella di un minimo periodo di bel tempo (almeno cinque giorni). Nello scorso anno non si sono avuti mai tre giorni di tempo favorevole. Grande sarà anche l'apporto delle potenti batterie tedesche schierate sulle coste occidentali. La Germania inoltre ha la possibilità di attacchi concentrici da basi molto più vicine di quelle che aveva nella passata guerra.

Tuttavia l'impresa è ardua: gli inglesi si batteranno molto bene dato che la posta della lotta è immensa.

La Germania si preoccupa anche di proteggere le coste atlantiche, data la presenza in corrispondenza di esse di basi aeree e di punti di appoggio per sommergibili. Particolarmente si preoccupa del Portogallo, esposto all'insidia inglese.

È importante chiudere il canale di Sicilia. Peccato che non appaia possibile per ora eliminare Gibilterra. Se si riuscisse a smuovere la Spagna, ed in questo il Ftihrer chiede l'appoggio del Duce, Gibilterra sarebbe sicuramente conqu:stata in pochissimo tempo.

Il complesso della operazione richiederebbe tuttavia tempo in quanto che, pure avendo le forze a portata nel sud della Francia, bisogna tener conto del ritardo che deriva ai trasporti per la diversità di scartamento della rete ferroviaria spagnola. È stato calcolato che per tale trasporto occorrono una ventina di giorni.

L'ideale sarebbe che questa operaz:one potesse essere fatta in gennaio-febbraio: essa porterebbe un alleggerimento dovunque e permetterebbe di economizzare 60-80 divisioni. Anche la situazione in Franc1a migliorerebbe a nostro vantaggio.

Il Ftihrer non crede che vi sia pericolo di un diretto intervento dell'America. Comunque questo non potrebbe modificare sostanzialmente la situazione che Sii delinea a noi favorevole, nei riguardi dell'Inghilterra, per la vicinanza delle basi, che ci consente, ad esempio, di rovesciare su Londra, in un solo attacco aereo, 600 tonnellate di bombe e 600 mila bombe incendiarie. Agli inglesi fare tutto ciò contro di noi non è possibile.

È di somma importanza intensificare l'azione contro il nav:glio inglese sia da guerra sia commerciale e soprattutto contro quest'ultimo perché si realizza cosi un doppio vantaggio: di paralizzare le loro operazioni e di togliere loro disponibilità di tonnellaggio. Si può infatti rinunciare a tutto ma non al pane ed alla carne. Ad ogni modo la decisione della guerra non può venire se non ci si impadronisce delle isole britanniche.

6. -Francia.

Nei riguardi della Francia non si vede possibile in questo momento che esercitare una minaccia sul governo francese, ricorrendo anche alla stampa di Parigi e sfruttando anche la concorrenza che esiste tra le varie tendenze: quelle del governo di Vichy, quelle di Weygand e quelle di de Gaulle.

7. -Romania.

Nei riguardi della Romania il Filhrer afferma la sua fiducia nel generale Antonescu, per quanto riconosca che la sua opera si svolga in mezzo a gravi dimcoltà.

8. -Africa settentrionale italiana.

L'unità speciale che si sta approntando per la Libia viene costituita tenendo presente che l'azione anticarro è essenzialmente un problema psicologico. L'esperienza della lotta in Francia ha dimostrato come delle unità anticano bene addestrate possano distruggere molti carri anche se potenti come quelli francesi, che sono stati immobilizzati facendo fuoco sui cingoli.

Il Ftihrer ritiene che questa unità speciale sarà assai più utile in Libia di vere e propr:e grandi unità corazzate, le quali in ogni caso per la loro pesante composizione non avrebbero potuto giungere che troppo tardi. Invece questa unità di sbarramento, con elementi particolarmente addestrati al tiro contro i carri (addestramento che richi3cle da quattro a sei mesi di tempo) può rendere preziosi servizi.

Essa dovrà essere subito impegnata, perché i tedeschi non vogliono che si dica di essi quello che si diceva degli inglesi in Francia: che combattevano sino all'ultimo f["ancese. Non dovrà essere impiegata nella difensiva, ma deve avere il compito di attaccare i carri armati nemici. Lo stesso nome di «panzerHiger » (cacciatori di carri) dice quale è il compito di queste speciali truppe.

Le mine hanno anche un grand·ssimo valore contro i carri: esse sono state molto adoperate alla fronte occidentale ed hanno dato risultati precisi, specie là dove si intendeva garantire la sicurezza di punti delicati. Il collocamento delle mine richiede anche poco tempo: in quattro giorni alla fronte occ:dentale sono state collocate 60.000 mine. Il toglierle è opera quanto mai difficile e richiede dei veri eroi.

Il Fiihrer chiede se non sia possibile portare a Tobruk mine con un p:ccolo piroscafo o sommergibile. Il maresciallo Keitel si dichiara disposto a metterne a disposizione, qualora occorrano, dietro semplice richiesta telegrafica.

Il Fiihrer insiste sulla importanza della fronte Derna-Mechili, che deve essere tenuta ad ogni costo.

Anche nei riguardi della questione di Gibilterra e della Francia ha molta importanza mantenere le posizioni italiane in Libia, che potrebbero costituire basi per eventuali azioni verso ovest.

(l) Da Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Erano presenti al colloquio anche Rlbbentrop, Ciano, Keltel e Guzzoni.

474

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 425/42 R. Ankara, 20 gennaio 1941, ore 21,19 (per. ore 7 del 21).

Mio telegramma n. 28 (1).

Questo Ministro Bulgaria mi ha detto oggi confidenzialmente che il Governo turco gli ha rimesso un progetto di dichiarazione, progetto che egli stesso ha discusso con Saracoglu e che ha comunicato a Sofia per la definitiva approvazione. La dichiarazione consterebbe di un preambolo e di alcuni paragrafi. Nel preambolo si fa riferimento a precedenti contatti e scambi di vedute fra uomini politici dei due paesi con speciale accenno al comunicato diramato a Sofia il 13 gennaio 1940 dopo la visita di Menemencoglu colà (2).

1°) La generica conferma della volontà di non aggressione; 2°) La riaffermazione della necessità di conservare rapporti di buon vicinato; 3°) L'utilità di sviluppare gli scambi economici; 4°) L'opportunità di indirizzare la stampa su queste linee.

Il sig. Kiroff mi ha aggiunto che nella relazione del preambolo Saracoglu aveva incluso una frase così concepita: «considerando che i rapporti di reciproca fiducia fra i due Stati hanno contributo al mantenimento della pace nelle

rispettive zone di sicurezza,> ecc. Kiroff sarebbe riuscito a far togliere l'equi

voco accenno alle « zone di sicurezza » ed a sostituirvi « rispetto della mutua

sicurezza», sostituzione accettata da Saracoglu con riluttanza.

Quanto al paragrafo lo ho ch:esto a Kiroff se la promessa di non aggres

sione fosse esplicitamente limitata ai due Stati f•ra loro. Kiroff mi ha risposto

che nella dichiarazione essa è concepita in forma generica ma tutta la dichia

razione è redatta in modo da fa·r risultare inequivocabilmente che concerne

i soli rapporti turco-bulgari.

(l) -Vedi D. 454. (2) -Vedi serie IX, vol. III, DD. 116 e 140.
475

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 463/25-26 R. Bagdad, 20 gennaio 1941, ore 22,05 (per. ore 22,15 del 21).

Miei telegrammi 17 e 18 (1).

Primo Ministro ha fatto chiamare iersera Lo Faro per esporgli attuale situazione. Pressioni inglesi nel senso piena armonizzazione politica drachena con quella britannica sono state rafforzate da passi del Ministro di Turchia e del Ministro Stati Uniti e perfino del Presidente del Consiglio Egitto, il quale gli ha fatto rimettere una lettera «indegna di un uomo d'onore» per invitarlo accettare richieste dell'Inghilterra «nella cui vittoria sta la sa1lvezza dei Paesi arabi». Per quanto rinnovati passi 1n questione non ne facciano menzione, Primo Ministro ha impressione che Inghilterra prepari occupazione Iraq per mettersi in grado assistere militarmente Turchia in previsione attacco germanico

o russo-tedesco.

Primo Ministro ha poi detto che egli non ha finora ricevuto dall'Asse alcun appoggio né politico né militare né economico-finanziario; che i suoi colleghi gli rimproverano aver esposto Iraq senza essersi prima assicurata assistenza Asse; che egli non potrebbe a lungo sostenersi qualora non fosse subito da noi aiutato.

Lo Faro gli ha ricordato termini della comunicazione di cui al telegramma di V. E. n. 66 (2), mettendo in rilievo nostro interessamento presso il Governo di Tokio per fornitura di armi e munizioni. Circa collaborazione economicofinanziaria egli -Gailani -sapeva benissimo che Roma è in attesa da circa un mese di prec:sazioni. Non farebbe buona impressione questo voler scaricare su noi responsabilità ritardi. In sede di sfogo amichevole, doveva anzi dirgli che, a suo avviso personale, il Governo italiano aveva dimostrato generosa tolleranza trattando con un governo H quale -senza esserne obbligato dai termini del trattato di alleanza con l'Inghilterra -consentiva agli inglesi indisturbato uso basi aeree, passaggio materiale e truppe dirette Egitto, transito armi ed aeroplani anglo-americani diretti Turchia e Grecia.

Per la prima volta da quando trattiamo con lui, Gailani ha ammesso che egli aveva dovuto piegarsi alle ingiunzioni britanniche in fatto di transito di materiale di guerra per Egitto e Turchia e che, quanto al transito di truppe, era solo riuscito ad ottenere che nel periodo di tempo necessario al trasporto da Bassora alla frontiera T,ransgiordania (da 10 a 15 giorni) non vi fossero in territorio iracheno più di 3 mila [soldati] contemporaneamente, raggiungendosi così sensibile rallentamento affluenza truppe.

«Se mi aiutate subito -ha detto il Primo Ministro -vi assicuro che non soltanto l'esercito iracheno si opporrà ai tentativi occupazione inglese ma che sarà anche interrotto transito truppe ed armi e non escludo prenderemo iniziativa liberare Palestina».

All'invito di precisare sue immediate occorrenze, Primo Ministro ha chiesto: 0 ) che gli siano da me comunicati per iscritto i termini del telegramma di V. E. n. 66, in modo che anche i suoi colleghi titubanti prendano atto degli impegni di massima assunti dai Governi dell'Asse;

2°) che sia provveduto subito ad un primo invio di armi e munizioni, possibilmente di fabbricazione inglese (la Germania dovrebbe disporne in abbondanza), seguendo via Romania-Mar Nero-Russia-Persia. Gailani ha saputo dal rappresentante diplomatico Iraq a Teheran che la Germania invia in questo momento armi in Persia, dove sarebbero pure in corso installazioni fabbriche tedesche munizioni;

3°) che per la stessa via gli sia assicurata continuità rifornimenti bellici e traffici commerciali Arabia Europa. Primo Ministro considera effettivamente apertura transito Persia come elemento essenziale per inizio politica di opposizione alle imposizioni britanniche.

Contenuto conversazione Gailani-Lo Faro viene a confermare quanto da me riferito col telegramma n. 18, ed, in particolare, opportunità mi siano impartite istruzioni atte stimolare resistenza Governo Iraq a più larghe imposizioni britanniche. Fermo restando proposta da me fattavi con telegramma citato, di una dichiarazione ufficiale, che dovrebbe, fra l'altro servire disperdere qui illusioni che sarà consentito Iraq adagiarsi comodamente nella stessa posizione Egitto, reputo necessario sia pure dato corso ,immediato alla richiesta del Primo Ministro di aver una comunicazione scritta sull'assistenza che l'Asse è disposto a dare, nonché si faccia una prima spedizione di armi e munizioni per l'esercizio iracheno, spedizione che dovrebbe in ogni caso aspettare in territorio persiano chiarimento situazione interna Iraq. Non ho bisogno sottolineare portata che assumerebbe totale cedimento Iraq agli inglesi. Per il momento siamo indotti a polarizzare nostra attenzione sull'apporto dato dall'Iraq, con il complemento delle sue basi e comunicazioni, al fronte egiziano, e al rifornimento della Turchia e Grecia. Non deve essere sottovalutato -mi pare che, attraverso Iraq e sua posizione di arroccamento dall'Oceano Indiano al Mediterraneo, e di smistamento verso Africa ed Europa, si aprono per l'avvenire possibHità di una vasta cooperazione militare Impero Britannico e Stati Uniti d'America, cooperazione che -una volta espugnate Isole britanniche -non potrebbe più sull'Atlantico appoggiarsi a basi vicine ai settori sensibili per l'Asse.

36 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

Data enorme posta del giuoco non è difficile prevedere che l'Inghilterra,

prima o poi, con pressioni politiche e finanziarie o con pressioni militari che

può meglio esercitare ora che è diminuita minaccia italiana Egitto, riuscirà

a piegare resistenza irachena.

Ignoro se predisposizioni siano state prese da parte comandi militari dell'Asse per una tale eventualità. Spero non siano state trascurate, o saranno con ogni urgenza considerate, quelle predisposizioni di diretta nostra azione nell'interno Iraq. Questo è paese dove, con abbondante scorta di oro e con una piccola e ben diretta «quinta colonna>>. si potrebbe ripetere contro gli inglesi il capolavoro realizzato da Lawrence contro Impero turco: interruzione ferrovie e strade, rivolte tribù, assalti basi e presidì isolati, segnalazione sicuri obiettivi all'aviazione ecc. Ciò tanto più queste popolazioni ed anche esercito si mantengono avversi agli inglesi, e occupazione militare non farebbe che aggravare avversione.

Ritengo comunque doveroso avvertire, quando fosse chiusa questa Legazione, nulla, assolutamente nulla di nostro resterebbe qui su cui contare con sicurezza. Prima che posizione Iraq sia assimilata a quella dell'Egitto occorrerebbe prima di partire predisporre elementi per trasformare paese in una Palestina turbolenta.

(l) -Vedi D. 458. (2) -Vedi D. 293.
476

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S. N. D. 436/43 R. Sofia, 21 gennaio 1941, ore 21 (per. ore 6,30 del 22).

Mio telegramma n. 39 del 20 corrente (1).

Progetto turco dichiarazione per distensione turco-bulgara prende spunto da comunicato ufficiale che venne pubblicato a Sofia nel gennaio 1940 a seguito incontro tra allora Presidente del Consiglio dei Ministri Kiosseivanoff e Segretario Generale del Ministero Affari Esteri turco (2). Esso continua dicendo che i due Governi sono caduti d'accordo sui seguenti 4 punti:

l) intenzione reciproca di non aggredirsi;

2) intenzione comune di sviluppare amicizia tra i due paesi;

3) intenzione di facilitare gli scambi commerciali;

4) desiderio comune di veder migliorati rapporti stampa.

Nessun accenno a situazione militare esistente alla frontiera.

Progetto qui piace perché esso, secondo desiderio chiaramente mostrato da Sofia, non contiene alcuna allusione a terzi paesi od a situazioni che non siano quella turco-bulgara. Anche prime impressioni tedesche favorevoli e penso che da parte nostra anche non vi siano difficoltà.

Non appena testo sarà approvato, verrà inviata ad Ankara risposta perché dichiarazione sia resa di pubblica ragione.

(l) -T.s.n.d. 1862/39 P.R. del 20 gennaio, ore 13,40 non pubblicato: comunicava che il minitra di Bulgaria ad Ankara aveva ricevuto dai turchi «una bozza di dichiarazione per distensione turco-bulgara». (2) -Vedi serie IX, vol. III, DD. 116 e 140.
477

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI SPAGNOLO, SERRANO SUNER (l)

L. 1/00294. Roma, 22 gennaio 1941.

In occasione della tua ultima permanenza a Roma, tu parlasti al Duce della eventualità di un Suo prossimo incontro col Caudillo, e il Duce accolse col più vivo compiacimento questa tua proposta (2). Gli avvenimenti che si sono successivamente svolti hanno fin qui reso impossibile l'incontro medesimo così come abbiamo dovuto, tu ed io, aggiornare l'idea di un incontro tra noi, proposto fin da,l mese di novembre (3).

Adesso, a giudizio del Duce, sarebbe giunto il momento molto propizio per un incontro fra il Duce e il Caudillo, naturalmente accompagnato da te. Pertanto, a nome del Duce, ti propongo di voler studiare la possibilità di un viaggio del Caudillo e tuo in Italia, viaggio da compiersi nei prossimi giorni.

L'Ambasciatore Lequio, al quale affido questa mia lettera, è incaricato dal Duce dì esporti verba,lmente le ragioni per le quali il momento attuale appare il più favorevole ad un incontro tra il Capo della Rivoluzione Fascista e quello della Rivoluzione Nazionale Spagnola. Lequio è altresì incaricato, qualora il Caudillo e tu siate favorevoli a questa proposta, di concretare i particolari deUa visita: ìn linea di massima io credo che potrebbe aver luogo verso la fine della settimana ventura e che il posto più indicato è la Riviera ligure nelle vicinanze di Genova.

Sono certo che un incontro tra il Duce ed il Caudillo in questo momento così singolarmente importante della vita internazionale avrà effetti molto profondi e proficui nelle relazioni attuali e future tra i nostri due Paesi. Per parte mia sarà veramente felice se mi sarà dato di passare qualche giorno in tua compagnia, che mi è sempre molto amichevolmente cara.

478

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP (4)

L. 1/00295. Roma, 22 gennaio 1941.

Vi scrivo per informarVi che ho affidato al nostro Ambascia,tore a Madrid, che si trovava in congedo in Italia, una lettera (5) con la quale, a nome

del Duce, invito Franco e Serrano Sufier a venire nella Riviera ligure, verso la fine della prossima settimana. Serrano Sufier sarà in possesso di questa mia lettera entro sabato e conto quindi di poterVi far conoscere quanto prima il risultato di questo mio passo (1).

(l) Ed. in G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 629-630.

(2) -Vedi serie IX, vol. V, D. 660. (3) -Vedi DD. 5, 14, 21, 54. (4) -Ed. in G. CIANo, L'Europa verso la catastrofe, cit., p. 630. (5) -Vedi D. 477.
479

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 505/039 R. Belgrado, 22 gennaio 1941 (per. il 24).

Vostro telegramma per corriere n. 1320 in data 13 corrente (2).

Accurate indagini opportunamente svolte non hanno dato conferma di sondaggi qui svolti da Inghilterra per spingere Jugoslavia ad attaccare Italia. Può piuttosto dirsi che ciò rappresenta uno degli scopi generali dell'azione inglese in questo Paese, cui corrisponde l'intensificarsi della propaganda britannica notato negli ultimi mesi. Tale azione aveva posto, come noto, le sue maggiori speranze nell'ex Ministro della Guerra Nediç che, avendo preso alcune iniziative sospette, fu prontamente allontanato. Per quanto non sia dubbio che un tale attacco tuttora accende la fantasia e le velleità di non pochi elementi del nazionalismo serbo, non vi è oggi alcun indizio che autorizzi ad attribuire intenzione di tal genere al Governo, e vi sono anzi come Vi è noto, assicurazioni dirette e indirette del contrario.

Può ancora essere ripetuto che movimento truppe germaniche verso Romania, collaborazione aerea itala-tedesca nel Mediterraneo, e da ultimo incontro Duce e Ftihrer sono elementi che hanno indiscutibile peso sulla situazione come sullo stato d'animo di questo paese. È ad esempio evidente, da qualche tempo a questa parte, una innegabile premura di questo Governo verso di noi.

È certo che situazione militare jugoslava oggi è tutt'altro che chiara. Assicurazioni date da Min"stro Guerra ad Addetto Militare germanico (mio telegramma per corriere n. 02 in data 19 corrente) (3) sembrano corrispondere sempre meno nella lettera come nello spirito delle disposizioni in corso. Addetto Militare mi riferisce infatti che ai congedamenti succedono richiami e rotazioni, e si ha impressione che Governo cerchi contemperare esigenze imperiose situazione economica con minimo sacrificio efficienza militare. In sostanza vi sarebbero riduzioni di secondaria importanza, e anche esse con dispositivi che consentono immediato ripristino forza alle armi. R. Addetto Militare ritiene che ciò possa attribuirsi a costante timore domanda passaggio forze dell'Asse

in territorio jugoslavo, specialmente da parte della Germania. Tale timore è ormai così diffuso da poter quasi essere considerato di dominio pubblico.

In recente conversazione, questo Ministro Aggiunto Affari Esteri, portato su argomento circostanze di particolare interesse per Jugoslavia negli ultimi giorni mi ha confidenzialmente 'informato che solo fatto degno di speciale attenzione era stato passo fatto da Governo greco allarmato per presenza truppe tedesche alla frontiera romeno-jugoslava. Con misurata e molto abile esposizione Smiljaniç mi ha tuttavia fatto chiaramente intendere che questo Governo aveva risposto a quello greco che non vi era stata alcuna domanda di passaggio di truppe tedesche in territorio jugoslavo, e che non prevedeva tale eventualità. Smiljaniç ha anche commentato che timori cosi ,largamente diffusi sono in qualche modo puerili visto che «anche da un punto di vista strettamente tecnico un passaggio di tal genere non sarebbe così semplice come molti :immaginano».

Mi sembra interessante a questo proposito riferire alcuni accenni fatti da questo Ministro di Germania al Ministro di Ungheria. Von Heeren ha detto che attuali relazioni tra Germania e Jugoslavia sono «sodd:sfacenti ». Jugoslavia collabora in ogni modo possibile nel campo economico, e Governo tedesco ha superato prevenzioni che vi sia nel Governo qualche massone di più o qualche democratico in eccedenza purché le cose vadano come devono (testuale). Nel fondo di tali « sodd:sfacenti >> relazioni vi è tuttavia idea accuratamente taciuta ma altrettanto presente nelle due parti che è possibile da un momento all'altro domanda passaggio truppe tedesche. Ministro di Germania si affrettava ad indicare che non aveva alcuna idea se ciò sia probabile e neppure se eventualità abbia mai a presentarsi. Aggiungeva ad ogni modo di ritenere che se tale domanda fosse fatta preventivamente, in vista di un accordo per il futuro, molto probabilmente prevarrebbero correnti contrarie. Se invece fosse posta in ckcostanze che significassero immediata accettazione o impiego della forza, riteneva che prevarrebbe «corrente ragionevole» che è consapevole inutilità resistenza ».

Credo che soltanto la prova dei fatti potrebbe dimostrare se il mio collega di Germania sia nel vero o meno in questo giudizio. Oggi mi sembra che tutti gli elementi disponibili siano ancora troppo incerti perché qualsiasi previsione possa essere formulata a priori circa la eventuale reazione jugoslava, mentre è indubbio che tendenza alla resistenza ha negli ambienti serbi e pertanto in quelli dello Stato Maggiore tuttora tenaci fautori.

(l) -Vedi DD. 498 e 501. (2) -È la ritrasmissione a Belgrado del t.r. 199/18 R. da Sofia del 10 gennaio, con il quale Magistrati riferiva circa presunti sondaggi degli inglesi «in via indiretta e senza risultati per spingere Jugoslavia ad approfittare attuale momento ed attaccare Italia». (3) -Non pubblicato: riferiva circa un colloquio tra il ministro della Guerra jugoslavo e l'addetto militare tedesco nel corso del quale 11 generale Pesic aveva, tra l'altro, assicurato che «con congedamenti avvenuti forza jugoslava alle armi è di 280.000 uomini, e che a causa crescenti difficoltà economiche Governo intende ridurla ancora entro periodo invernale a 150.000 ».
480

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 587/152/030 R. Lisbona, 22 gennaio 1941 (per. il 27).

Questo Ministro di Germania mi ha detto di aver appreso da ottima fonte che Ambasciatore del Portogallo presso il Vaticano, Carneiro Pacheco -il quale è stato qui in congedo durante alcuni giorni -ha presentato al Presidente Salazar un rapporto segreto sulla situazione italiana.

In tale rapporto Carneiro Pacheco, afferma: l) che sul territorio della Santa Sede si sarebbero tenute delle riunioni alle quali sarebbero intervenuti il Ministro d'Inghilterra presso il Papa, un rappresentante americano e rappresentanti segreti di ambienti monarchici per esaminare la situazione del paese e del regime in seguito agli scacchi subiti in Albania in Libia;

2) che nel corso di tali riunioni si sarebbero trattate le condizioni possibili d'una pace separata dell'Itlalia con l'Inghilterra. Tali condizioni sarebbero: cessione all'Italia di Nizza e di Gibuti; accordo sulla Tunisia; rappresentanza italiana nella Compagnia del Canale di Suez; indipendenza dell'Etiopia che verrebbe di nuovo posta sotto la sovranità del Negus;

3) che in questi negoziati sarebbe stato tenuto al corrente l'Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede;

4) che la perdita dell'Etiopia sarebbe ormai considerata come inevitabile;

5) che i grossi industriali italiani che prima avevano appoggiato il Fascismo ora sarebbero lieti d'una pace separata e farebbero sentire anch'essi la loro azione in questi complotti presso la Santa Sede;

6) che la situazione italiana era da considerarsi nel suo insieme come molto grave e che se le sconfitte militari fossero continuate c'era da attendersl complicazioni imprevedibili;

7) che alla riunione presso la Santa Sede partecipava segretamente anche lo Stato Maggiore italiano.

Il barone Hoyningen-Huene nel darmi queste notizie mi ha aggiunto che il rapporto di Carneiro Pacheco aveva molto impressionato il sig. Salazar e che certi atteggiamenti ultimi del governo e della stampa portoghese -dei quah io mi ero !agnato con lui --erano da mettersi in relazione con queste notizie.

Comunico quanto precede con le riserve del caso (1).

481

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. PER TELESCR. 2081/90 P. R. Berlino, 23 gennaio 1941, ore O,Ob.

Sono stato chiamato da Weizsacker che mi ha rimesso, in relazione intese prese a Berchtesgaden da V. E. con Ribbentrop (2), copia dell'appunto consegnato da questo Ambasciatore dell'U.R.S.S. il 17 corrente alla fine di una comunicazione verbale dello stesso tenore.

Mi ha contemporaneamente consegnato copia appunto scritto che a nome Governo germanico egli aveva, poco prima di ricevermi, rimesso a questo Ambasciatore sovietico ·al termine comunicazione verbale di eguale contenuto.

È stata aggiunta l'osservaz:one che i punti dall'l al 5 incluso, di cui a questo ultimo appunto, si riferiscono e rispondono ai vari quesiti sollevati nella nota russa del 17, mentre il punto 6, si collega ad una conversazione Schulenburg-Molotov, di carattere politico generale, a sua volta riallacciantesi alle conversazioni di Berlino del novembre scorso.

Trasmetto con telegramma a parte traduz:one di tali due documenti (1), cui segue più tardi per corriere testo originale tedesco. Essi hanno carattere strettamente riservato.

(l) -Con successivo t.s.n.d. 2343/125 P.R. del 24 gennaio, ore 14,26, Bova Scoppa comunicò: «Ho chiesto udienza a Salazar per chiarirgli che informazioni dategli dal suo ambasciatore presso la S. Sede sono infondate>>. Circa i particolari della conversazione con Salazar v. D. 495. (2) -Vedi D. 470.
482

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

T. UU. S. N. D. PER TELESCR. 2103/93 P. R. Berlino, 23 gennaio 1941, ore 3.

Segretario di Stato Weizsacker mi ha questa sera nuovamente convocato per darmi lettura, nel testo originale, del lungo appunto su nota conversazione con la Russia, di cui Ministro Ribbentrop sembra aver dato comunicazione verbale riassuntiva in inglese a V. E. a Berchtesgaden. Mi ha pregato di riferire d'urgenza, giusta intese intervenute a Berchtesgaden (3), punti principali.

Riassumo pertanto documento su scorta appunti presi, riserbandomi trasmettere domani (4), dopo che, dato valore loro formulazione precisa, avrò potuto collazionare testi, quelle parti che mi sono state dettate da stesso Weizsacker 1in originale e riguardanti più specialmente tre punti toccati da

V. E. nella conversazione del 26 dicembre (5).

Vengono da principio avvalorati contatti e scambi di idee avuti in quegli argomenti nell'estate scorsa dall'E. V. con Ribbentrop (6). Considerazioni tedesche si riconosceva 'in sostanza l'interesse ad un miglioramento delle nostre relazioni con la Russia pur essendo di avviso che fosse necessario evitare giungere per certe questioni politiche a stipulazione concreta e che comunque essa proceda molto cauta.

Tali concetti sono ora più che mai necessari dopo inizio della campagna ellenica.

Le tre specifiche questioni sollevate nelle nostre recenti conversazioni con Russia di cui alla lettera di V. E. 10003 del l o corrente (7):

a) Garanzia per la Romania. Nostra formula, di cui a detta lettera, viene considerata con qualche preoccupazione in quanto effettivamente la garanzia

D. -vol. XI, DD. 666 e 661.

data ai romeni è generale contro tutti per i vitali interessi connessi con il mantenimento dello statu quo e delle attuali frontiere romene. Ho raccolto sotto dettatura parte degli appunti che precisano precedenti, significato, portata e scopo garanzie date alla Romania.

b) Danubio marittimo. Si ricorda pretesa russa che partecipazione alla discussione e amministrazione danubiana fosse limitata solamente Stati rivieraschi e conseguente presa di posizione germanica che, pur convenendo in interesse Stati rivieraschi, insisteva per partecipazione Italia sulla base stretti legami di alleanza esistenti fra l'Italia e la Germania. Permanenza dell'Italia nella Commissione non è quindi dovuta Russia. Dato che obiezioni sollevate dalla Russia vengono giudicate oltrepassare un significato tecnico, si ritiene opportuno intanto proporre che apertura della conferenza danubiana già prevista per il 20 gennaio venga rinviata a marzo. Ho trascritto testualmente formula in argomento.

c) Questione Stretti. Premessa sua importanza decisiva si aggiunge che nei probabili eventi di azione germaniche nei Balcani essa acquista un valore anche più che grande nelle relazioni con la Bulgaria e sopratutto con la Turchia. Se si verrà a sapere, come è inevitabile avvenga, che l'Italia proponga soluzioni a spese della Turchia ciò potrebbe pesare sulle questioni territoriali con la Bulgaria e anche piiù gravemente con la Turchia. Trasmetto formula testo (1).

Memoria conclude che il Governo germanico vedrebbe con favore il raggiungimento di risultati concreti nei ilmiti e sulle linee precedentemente indicate, che non riterrebbe inopportuno che al momento di una raggiunta intesa (...) (2) senza dettagli, diramare un appropriato comunicato alla stampa, e che sarebbe infine gradita comunicazione preventiva, prima che al Governo sovietico, delle nostre proposte.

Mi riservo domani completare presente telegramma con invio testi e ogni altra precisazione che mi sarà possibile raccogliere.

(l) -Non si pubblicano. Sono editi in Documents on German Foreign Po!icy, 1918-1945, Series (2) -Ed. in M. ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 110-111. (3) -Vedi D. 470. (4) -Vedi D. 485. (5) -Vedi D. 355. (6) -Vedi serie IX, vol. V, DD. 431 e 435. (7) -Vedi D. 389.
483

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 468/88 R. (3). Bucarest, 23 gennaio 1941, ore 11,45.

Mio telegramma n. 86 (4).

Si fa presente, ad ogni buon fine, che il presente telegramma n. 88 non è ancora pervenuto per filo.

Fino tarda sera situazione presentasi senza sostanziali mutamenti. Mentre continuano gravi incidenti e frequenti cruente sparatorie, non sono tuttavia cessate conversazioni fm Antonescu e dirlgenti Legionari, sia a mezzo di delegati di Horio Sima che per tramite della Legazione di Germania, Antonescu è persuaso, ove ricorra più largamente e più energicamente alla forza militare di cui dispone, di giungere in breve a dominare la situazione. Egli aveva tuttavia fatto conoscere a Horio Sima di essere disposto a una soluzione di compromesso purché quest'ultimo facesse evacuare locali pubblici occupati e procedesse immediatamente disarmare legionari.

In tal caso Antonescu avrebbe formato nuovo Governo intesa legionari, riservandosi peraltro Ministero dell'Inte,rno, direzione Generale Pubblica Sicurezza e Prefettura Polizia Bucarest. Alle ore 23 Horio Sima non aveva ancora dato risposta, ma nel frattempo, pendendo trattative legionari avevano ripreso accanirsi contro centrali telefoniche provocando sdegno Antonescu che mostrasi mentre telegrafo proclive ad iniziare repressione completa.

Da parte dei Legionari, mentre nel pomeriggio si mostravano quasi certi vittoria, questa sera si manifestava magg:ore tendenza a trattare, che potrebbe però essere anche espediente per attendere rinforzi dalla provincia nella giornata di domani.

Non si conosce numero morti. Secondo fonte legionaria vi sarebbero soltanto nella Capitale e nella sera di oggi 300 guardisti caduti.

Mio collega tedesco, che è in frequente contatto telefonico con Ribbentrop, mi ha comunicato testé che Governo del Reich continua mantenere punto di vista che, pur assecondando possibilità conciliazione, Generale Antonescu merita fiducia del Governo tedesco e deve essere lasciato libero risolvere nel modo che egli crede migliore situazione interna romena.

Comando tedesco, pur esitando intervenire conflitto, comincia a prendere misure precauzionali circa proprie sedi e comunicazioni ed avrebbe proceduto -secondo informazioni non ancora controllate -a presidiare centrale radio che travasi nei pressi della Capitale e che era stata occupata da Legionari.

Innanzi alla porta della Legazione di Germania montano la guardia due sentinelle germaniche. È atteso per domani o per venerdì nuovo Ministro di Germania von Killinger.

(l) -Con il t.s.n.d. per telescr. 2199/96 P.R. del 23 gennaio, ore 21 che non si pubblica essendo tali formule riprodotte integralmente nelle istruzioni inviate da Ciano a Rosso con il D. 488. (2) -Gruppo indecifrato. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: la R. Legazione in Bucarest nel trasmettere per telefono il presente telegramma ha fatto premettere la seguente comunicazione: <<Qualora non sia ancora pervenuto per filo telegramma n. 88 ve lo dettiamo di seguito con preghiera di annotare che esso si riferisce alla situazione del giorno 22 alle ore 24 e che non ha potuto essere spedito, a detta ora a motivo dell'interruzione telefonica».

(4) T. per telefono 456/86 R. del 22 gennaio, ore 21.55, non pubblicato con il quale Ghigi riferiva circa l'aggravarsi della situazione interna in seguito all'estendersi dell'insurrezione dei legionari.

484

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 472/89 R. Bucarest, 23 gennaio 1941, ore 13.

Radio Bucarest ha trasmesso a partire dalle prime ore del mattino un appello alla Nazione del Generale Antonescu. Trascrivo qui di seguito un sunto

della radioascoltazione del predetto messaggio che mi riservo di inviare nel suo testo integrale non appena sarà pubblicato: Dopo aver detto che tutti gli sforzi per ristabilire l'ordine sono rimasti vani e che egli è stato costretto fare uso della forza e ad aprire il fuoco contro 'il Palazzo dei guardiani pubblici dove si erano asserragliate alcune centinaia di Legionari per tentare l'assalto alla Presidenza del Consiglio, il Generale Antonescu assicura che in tutto il Paese le organizzazioni Legionarie si arrendono coperte di vergogna all'Esercito che ovunque fa pienamente il suo dovere. Aggiunge che verrà ricostituito lo Stato Legionario con gli elementi che amano sinceramente la Patria ed intanto invita i cittadini a difendere con tutta l'energia le loro case e le loro vite facendo appello ai militari che accoreranno immediatamente in aiuto. Il proclama termina inneggiando al Sovrano ed ordinando a tutti i cittadini l'adunata.

485

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. S. N. D. PER TELESCR. 481/95 R. Berlino, 23 gennaio 1941, ore 20.

Mio telegramma n. 93 (2).

Con telegramma (3) a parte invio in traduzione i testi delle tre formule circa Romania, Danubio marittimo e Stretti, trascritto testo da nota memoria già verbalmente comunicata a V. E.

Segretario di Stato Weizsacker, alla presenza del Ministro Schmidt che ha assistito come interprete ai colloqui di Berchtsgaden (4), mi ha precisato che tali formule sono da considerarsi come già di massima concordate e approvate. Anche il testo concernente garanzia romena ha il valore di formula. Esse sono le basi delle nostre comunicazioni alla Russia.

Circa parte conclusiva della memoria, di cui al penultimo capoverso del mio telegramma 93 sopracitato, Segretario di Stato Weizsacker mi ha ulteriormente e meglio precisato che <<Governo germanico, anche in considerazione di quanto è stato da noi già compiuto verso la Russia, ha compreso che Governo italiano debba raggiungere almeno un risultato positivo provvisorio, senza per altro andare troppo in profondità. Forse per concretare un tale risultato provvisorio, occorre trovare una formula che, malgrado il suo carattere generale,

abbia un certo contenuto positivo senza trascurare le comuni necessità politiche. Altrimenti potrebbero sorgere per le Potenze dell'Asse indesiderabili complicazioni. Sarebbe politicamente vantaggioso se al raggiungimento di un'~ntesa provvisoria itala-russa venisse pubblicato sulla stampa appropiato comunicato senza però dare dettagli. Governo germanico sarebbe grato, se Governo italiano desse .wnoscenza delle sue proposte per un'intesa politica generale con la Russia prima della loro comunicazione al Governo russo medesimo».

Quanto precede, dall'inizio virgolette alla fine virgolette, è in buona parte trascrizione quasi testuale di quanto dettomi come chiarimento e commento oppure Iettami e va considerato come integrazione e precisazione definitiva del penultimo capoverso già sopra citato del mio telegramma di ieri sera.

Come V. E. rileverà, vi sono insistentemente espressi i concetti di accordo non troppo approfondito, di accordo provvisorio di carattere generale pur avendo un certo contenuto positivo di utilità politica, di un comunicato da diramare a suo tempo senza dettagli, di comunicazione preventiva al Governo germanico delle nostre proposte.

(l) Ed. in M. TOSCANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, pp. 112-113.

(2) -Vedi D. 482. (3) -Vedi D. 482, nota 7. (4) -Vedi DD. 470, 471, 473.
486

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 151/45. Copenaghen, 23 gennaio 1941 (per. il 30).

Mio telespresso n. 41/8 del 7 gennaio (1).

La mattina dell'll tutti i giornali hanno pubblicato senza commenti 11 seguente comunicato dell'Agenzia Ritzau: «A quanto si viene a sapere il deputato Christmas Moller ha rassegnato le dimissioni di membro del Folketing e nello stesso tempo si è ritirato dalla carica di dirigente del partito conservatore e da tutte le cariche amministrative tenute nel partito stesso».

Con questo colpo di scena veniva a risolversi la montatura inscenata sul nome di Christmas Moller dalle Autorità tedesche che avevan contato sul «caso Moller » per arrivare alle dimissioni di Stauning.

Il Ministro di Germania che ho visto poco dopo pur ostentando una certa soddisfazione per il successo conseguito, ha insistito nel dire che si trattava di un primo passo verso la normalizzazione ma che altri e più radicali provvedimenti erano necessari prima di poter dire i rapporti dana-tedeschi normalizzati.

È opinione però molto diffusa tanto negli ambienti diplomatici che tra personalità danesi benpensanti che il Ministro di Germania e Plenipotenziario del Reich Renthe Fink continuando nel sistema di voler agire per vie traverse finirà col trovarsi in una via senza uscita. Difatti il Governo di Stauning in queste ultime settimane, rincarato forse dal successo di aver risolto elegante

mente e dignitosamente la questione Moiler, ha moltiplicato le manifestazìonl di lealismo verso i tedeschi: legge speciale contro lo spionaggio e la collaborazione coi nemici dello Stato che occupa temporaneamente la Danimarca votata a pieni voti dal Parlamento (vedi mio rapporto n. 148/43 in data odierna) (1), banchetto offerto alle alte Autorità militari e civili tedesche; accorrere in massa dell'intero Governo ad una conferenza tenuta il 13 corrente dal Dott. Ham Draeger presidente dell'Associazione Nordica di Berlino; successivo discorso dello stesso Stauning a una riunione del partito socialdemocratico che altro non è stato che una parafrasi della conferenza del Dott. Draeger che aveva parlato della Germania e della Danimarca nella nuova Europa. Si ha l'impressione che la socialdemocrazia danese si giochi dei tentativi tedeschi di imporsi e abbia adottato la tattica di cedere a poco a poco ma non sull'essenziale per far loro cadere di mano le armi in attesa di tempi migliori.

Questa situazione anormale pone in disagio anche molti danesi buoni patrioti ed equilibrati che non sarebbero scontenti dell'allontanamento definitivo di Stauning che da tempo dà segni di senile debolezza, e forse si devono a questo diffuso stato d'animo le voci che circolano in questi ultimi gioml che il Ministro Renthe Fink sarebbe in disgrazia e che la sua sostituzione sarebbe prossima.

A questo proposito è sintomatico quanto mi ha rapportato un danese che era legato da tempo di amicizia col precitato Dottor Draeger: questi lo avrebbe pregato di smentire recisamente la voce che lui aspirava ad esser nominato Ministro di Germania a Copenaghen, mentre che nessuno mai si è sognato di fare il suo nome.

Da due settimane il Ministro degli Esteri ha sospeso le abituali udienze del Corpo Diplomatico.

(l) Vedi D. 422.

487

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS

T. PER TELESCR. 3039/98 P. R. Berlino, 24 gennaio 1941, ore 16,30.

Mi riferisco tua lettera 16 corrente 21/01173/48 (2).

Ambasciatore Alfieri ha fatto comunicazione verbale base vostro telegramma del 1 o corrente n. 1614 (3) e conoscendo atteggiamento germanico in materia non deve forse avere proceduto a nuova formale comunicazione in base telegramma del 5 (4) soffermandosi piuttosto su proposta rinvio momento visita Matsuoka di cui al vostro telegramma di pochi giorni prima.

Nostro telegramma 59 del 13 gennaio (5), pur riferendosi anche al vostro telegramma per corriere 10/R (4) risponde in realtà piuttosto al telegramma

primitivo del primo gennaio, pur lasciando intendere chiaramente quale sia atteggiamento germanico e quindi implicitamente rispondendo anche nostra proposta di riconoscimento immediato. Impressione è che essa non dovrebbe avere attualmente molte probabilità di essere accolta.

Circa tuo quesito su eventuale passo compiuto dai giapponesi a Berlino, sono in grado di dirti che fino a ieri non c'è stato. Non so se si sia parlato in argomento in noti incontri (1). Ad ogni modo attendo nuove istruzioni prima di agire in qualsiasi senso. Qui non risulta che visita Matsuoka sia definitivamente rinviata.

(l) -Non pubblicato: contiene un'analisi dettagliata dei nuovi procedimenti legislativi. (2) -Vedi D. 461. (3) -Vedi D. 387. (4) -Vedi D. 407. (5) -Vedi D. 445.
488

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. S. N. D. 18/32 R. Roma, 24 gennaio 1941, ore 19.

In relazione ai Vostri telegrammi nn. 557-558 e successivi nn. 17 e 18 (2) preciso punto di vista italiano su questioni Romania, Danubio, Stretti.

Romania. La garanzia accordata dalle Potenze dell'Asse alla Romania, come già risulta dalle circostanze che accompagnarono concessione, non ha punte contro la Russia. L'Italia ha come la Germania un interesse fondamentale alla conservazione della tranquillità e dell'ordine in Romania; un interesse che prima di tutti nasce dalla stretta connessione dei due Paesi con l'economia romena. In particolare sono di un permanente vitale interesse la produzione del petrolio romeno ed il suo trasporto in Italia e in Germania, come pure la libera importazione alle Potenze dell'Asse dei cereali romeni. Perciò Italia e Germania alla fine di agosto, nell'allora così critica situazione, avevano assunto la parte di arbitri e avevano assicurato con il loro Lodo nel bacrino danubiano la pace minacciata. Ma allo scopo di prevenire una volta per sempre la ripetizione facilmente possibile in questo territorio di analoghe divergenze, le Potenze dell'Asse avevano assunto questa garanzia quando esse vennero allora espressamente richieste dal Governo romeno della concessione della garanzia.

Poiché la sentenza arbitrale doveva comprendere la cessione di una considerevole parte del primitivo territorio romeno, era esigenza del tutto naturale della Romania di poter considerare il suo confine verso l'Ungheria come in generale il suo territorio come ormai definitivamente assicurato contro qualsiasi intervento esteriore . .Poiché le rivendicazioni territoriali sollevate dal Governo sovietico contro la Romania avevano allora g'à trovato la loro soddisfazione e anche il regolamento pacifico delle aspirazioni bulgare si prevedeva prossimo, non sussisteva più per le Potenze dell'Asse anche da questo punto di vista alcuna preoccupazione contro la concessione della garanzia.

Danubio. L'Italia per l'ulteriore trattazione dei problemi del Danubio si porrà in relazione con la Germania nonché con la Romania e coopererà volentieri ad una pratica utile soluzione che soddisfi tutte le parti.

Stretti. Il Governo italiano considera completamente con simpatia una modificazione dello Statuto degli Stretti a favore della Russia. Esso sarebbe per esempio d'accordo che, per quanto concerne il passaggio delle navi da guerra, questo passaggio fosse accordato soltanto alle navi da guerra degli Stati rivieraschi del Mar Nero. Il regolamento in dettaglio deve naturalmente rimanere riservato a future trattative con la Turchia.

Di quanto precede date comunicazione a Molotov a mio nome. Per Vostra informazione personale aggiungo che formule sopra riportate sono state da me concordate personalmente con Ribbentrop.

Ritengo di avere così ,risposto in massima ai quesiti postivi da Molotov e resto in attesa di conoscere sue osservazioni e ulteriori eventuali sviluppo negoziati (1).

(l) -Si riferisce all'incontro di Berchtesgaden. (2) -Vedi D. 378 e 416.
489

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 530/126 R. Washington, 24 gennaio 1941, ore 21,40 (per. ore 10,56 del 25).

Deposi2'1ione colonnello Lindbergh innanzi al Comitato Affari Esteri della Camera dei rappresentanti (2), freddamente tecnica e realisticamente obbiettiva ha senza dubbio prodotto notevole impressione.

Lindbergh svolgendo in sua deposizione concetto che moderni sviluppi aviazione hanno reso ugualmente impossibile invasione America da parte dell'Europa come invasione Europa da parte dell'America, ha mirato a colpire ad un tempo allarmismo e interventismo base della propaganda bellicista rooseveltiana.

A domande di carattere politico postegli successivamente dai membri del Comitato, Lindbergh ha risposto con concisione epigrammatica e logica serrata tali da raccogliere spesso gli applausi della folla di parlamentari e di personalità presenti.

Tesi da lui sostenuta in interrogatorio può così riassumersi: 1° -Aiuti Stati Uniti possono soltanto prolungare conflitto ma non salvare Gran Bretagna che non può vincere a meno di una « coincidenza di miracoli».

2° -Prolungamento guerra rappresenta solo inutile continuazione distruzione che gli Stati Uniti potrebbero far cessare accettando idea di una pace negoziata.

3° -Governo degli Stati Uniti, dopo aver indotto Francia e Inghilterra ad entrare in guerra impreparate, respinge ora pace negoziata ed anzi va creando convinzione in popolo americano che partecipazione guerra sia inevitabile e risolutiva mentre in realtà Stati Uniti se sono forti abbastanza per respingere invasione non sono in grado invece di imporre propria volontà ad Europa e ad Asia.

Atteggiamento di serenità e di sicurezza conservato da Lindbergh durante interrogatorio nonché assenze nelle sue risposte di ogni intonazione polemica, contro tesi coloro che non hanno esitato diffamare aviatore per i suoi discorsi radio, giungendo a definirlo in pieno Senato «capo della quinta colonna negli Stati Uniti», sembra aver contribuito a impressionare molto favorevolmente ambienti più seri di Washington a stessa stampa dimostratasi negli ultimi anni non troppo bene disposta verso eroe americano.

Allo scopo neutralizzare effetti deposizione Lindbergh fautori progetto di legge in seno al Comitato hanno chiesto, e naturalmentE: subito ottenuto, che vengano consentite deposizioni dei capi di Stato Maggiore dell'Esercito e della Marina.

(l) -Rosso rispose con t. 565/62 R. del 26 gennaio, ore 17,52: «Ho chiesto subito colloquio con Molotov che si è riservato darmi risposta domani lunedì». Vedi DD. 502 e 506. Comunicazione del presente telegramma fu data anche a Berlino con t. per corriere 2763 P.R. del 24 gennaio, ore 15. (2) -Vedi D. 453.
490

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. PER CORRIERE 592/021 R. Berlino, 24 gennaio 1941 (per. il 27).

Telegramma ministeriale n. 25 (1). Assicuro aver provveduto fare presso Auswartiges Amt comunicazione nel senso del telegramma citato.

Come già riferito con telegramma n. 11 del 3 corrente (2), Auswartiges Amt condivide pienamente nostra opinione circa esistenza divario tra cerM atteggiamenti Governo Madrid e quello che da parte spagnola si cerca prospettare, ma è stato lasciato tuttavia comprendere che mentre situazione viene seguita con la massima attenzione e personalmente se ne interessa Ministro Ribbentrop; da parte tedesca non si è ancora giunti ad alcuna determinazione sulla nostra proposta nel senso che questione sia fatta oggetto di un passo ufficiale a Madrid.

491.

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A LIONE, CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 669. Lione, 24 gennaio 1941 (per. il 31).

Mio rapporto n. 357 del 15 gennaio corrente (1).

Mi è stato assicurato che il Maresciallo Pétain ha affidato all'Ammiraglio Darlan, con incarico di rfmetterlo nelle mani dell'Ambasciatore Abetz, un messaggio per il Ftihrer in data 22 dicembre. In tale messaggio il Maresciallo avrebbe esposto al Ftihrer i motivi che lo avevano indotto a rinviare Lavai nonché l'assicura21ione che il suo Governo intendeva osservare scrupolosamente l'Armistizio e permaneva volenteroso di dar vita ad una attiva collaborazione che non implicasse modificazioni del regime armistiziale.

Pare anche che il Ftihrer sia stato pregato di voler far comunicare direttamente al Maresciallo quali fossero i punti base di tale collaborazione.

A tutt'oggi nessuna risposta scritta del Ftihrer sarebbe pervenuta al Maresciallo. Pare che Lavai invece nel recente colloquio con Pétain abbia comunicato a quest'ultimo che la Germania lo aveva messo al corrente di tale messaggio e che lo aveva incaricato di preparare egli stesso un progetto del piano dei futuri rapporti franco-germanici.

D'altra parte anche negli ambienti germanici si lascia intendere che Abetz è stato nuovamente incaricato di far comprendere a Vichy che il Governo germanico non intende recedere dal suo desidevio di veder rientrare Laval nel governo.

Per scopi tattici si lascerebbe scegliere a Vichy la data del conseguente rimaneggiamento di Gabinetto. Nel nuovo governo prevarrebbe, oltre a Lavai, l'Ammiraglio Darlan che già ebbe ad appoggiare in un primo tempo Laval nei suoi piani collaborazionistici. Quello che si da per certa a Vichy invece è la caduta del guardasigilli Alibert a cui si attribuisce di aver convinto il Maresciallo a rompere col suo erede costituzionale e che avrebbe montato l'accusa del romanzesco complotto.

L'opinione pubblica è sempre più disorientata, ed il ritorno di Laval sarà sfruttato con ottimi risultati dalla propaganda gaullista britannica. Il franco continua a precipitare sul mercato svizzero.

492.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

T. S. N. D. 2852/35 P. R. Roma, 25 gennaio 1941, ore 1.

Continuano a circolare e a pervenire da varie fonti voci secondo le quali inglesi tratterebbero diversamente militari italiani prigionieri secondo che ap

partengano a Esercito e a Milizia. Camicie Nere non sarebbero cioè riconosciute come soldati regolari e verrebbero fatte oggetto a duri maltrattamenti e vessazioni.

Vogliate confidenzialmente pregare codesto Governo di interessare rappresentanza ungherese al Cairo a controllare eventuale fondatezza notizia e riferire quanto verrà a r'isultare al riguardo (1).

(l) -Vedi D. 417. (2) -Vedi D. 395.

(l) Non pubblicato.

493

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 563/130 R. Washington, 25 gennaio 1941, ore 21,25 (per. ore 13 del 26).

Mio telegramma n. 126 (2). Mentre è sembrato opportuno che deposizioni da parte Stato Maggiore Esercito e Marina circa progetto legge Roosevelt avvengano in seduta segreta Commissione degli Esteri della Camera dei Rappresentanti, Governo americano ha ritenuto far prendere la parola pubblicamente innanzi Commissione stessa da coloro che vengono considerati fra maggiori esponenti dell'interventismo americano.

Primo a deporre è stato oggi ex-Ambasciatore a Parigi Bullit il quale ha elencato 28 assiomi politica estera S.U.A. la maggior parte dei quali sono ripetizione luoghi comuni ricorrenti ormai da tempo nella stampa interventista e in dichiarazioni di questo Governo.

Segnalo alla S.V. peraltro seguenti concetti finora non precisati così esplicitamente da portavoce governativi:

1°) S.U.A., essendo decisi non entrare in guerra, non è il caso discutere partecipazione americana (quantunque tale partecipazione rappresenterebbe senza dubbio modo più sicuro per garantirsi dal rischio di una disfatta britannica) cosicché alla politica di aiuti a favore della Gran Bretagna vanno posti due limiti e cioè: a) S.U.A. non dichiareranno guerra, b) S.U.A. non prenderanno iniziativa azioni ostili militari o navali.

2°) Non partecipazione americana rappresenta vantaggio così grande per Stati totalitari, che qualsiasi aiuto venga dato e qualsiasi forma esso possa assumere, dittatori eviteranno di dichiarare guerra a S.U.A. sino a quando Gran Bretagna non sia stata vinta.

3°) Qualora isole britanniche fossero invase ufficiali e equipaggi flotta inglese si troverebbero di fronte affamamento loro Paese ove continuassero a combattere in Atlantico, cosicché appare improbabile che essi possano essere disposti continuare guerra.

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4°) S.U.A. essendo attualmente impreparati difendere a un tempo Atlantico e Pacifico in caso collasso inglese, debbono guadagnare tempo per prepararsi, ciò che potrà essere assicurato soltanto rendendo possibile a flotta inglese di continuare nel suo controllo su Atlantico, mentre flotta americana vigila in Pacifico.

(l) -Con successivo t.s.n.d. 3145/40 P.R. del 27 gennaio, ore 18,30, Anfuso comunicò ancora: «Vengono segnalate voci secondo le quali anche greci tratterebbero militari italiani prigionieri appartenenti alla Milizia diversamente da militari del R. Esercito. Vogliate perciò riservatamente pregare Governo ungherese di far controllare per mezzo della sua rappresentanza ad Atene la eventuale fondatezza di tali voci e telegrafare al riguardo ogni possibile notizia». Per la risposta di Talamo vedi D. 537. (2) -Vedi D. 489.
494

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 2528/33 P. R. Bagdad, 25 gennaio 1941, ore 22,46 (per. ore 20,10 del 26).

Telegramma ministeriale n. 2126 (1). Comunicazione è stata fatta iersera.

Prego perciò trasmettere SI M seguente risposta:

«Vostro C/277. Mufti ha detto aver in un primo tempo proposto sbarcare noto materiale in una località della Sir,ia contando formalmente su assistenza nostra Commissione Armistizio e connivenza Autorità francesi. Ove non potessero verificarsi tali condizioni, egli preferirebbe materiale stesso fosse inoltrato via Persia (dico via Persia) fino alla frontiera irachena dove sarebbe preso in consegna da elementi sicuri dell'esercito iracheno ».

495

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 350/158. Lisbona, 25 gennaio 1941.

Ho visto oggi il Presidente Salazar al quale non ho mancato di chiarire opportunamente che la situazione in Italia è ottima e che tutte le informazioni che possono giungergli in contrario sono infondate o tendenziose. Gli ho spiegato che quello che contava in circostanze come le attuali era la solidità morale del popolo e dell'esercito. Se di fronte al peso massiccio di tutte o quasi le forze terrestri, navali ed aeree disponibili dell'impero britannico sostenuto dagli Stati Uniti eravamo costretti in alcuni punti a cedere terreno, questo non significava che avessimo perduto fede nella vittoria o che vi fossero sintomi di crisi in Italia dove popolo e Forze Armate si stringevano compatte attorno al Duce. La propaganda britannica non poteva che affermare il falso sostenendo il contrario.

Salazar mi ha ascoltato con interesse: ha aggiunto che queste notizie gli erano di conforto perché da buon latino non poteva non soffrire all'idea che una dopo l'altra le nazioni latine dessero prova del loro disfacimento: Francia, Spagna, Belgio, Romania -e se anche l'Italia avesse dovuto seguire sarebbe

stato terribile per l'intera latinità. Ne ho subito profittato per dirgli che la stampa portoghese non sembrava dividere questi suoi sentimenti mostrando tanto calore nel mettere in rilievo le vittorie inglesi e tanto zelo nel non darne alcuno alle nostre. Salazar ha obiettato che ·quello che contava era l'atteggiamento del Governo portoghese che malgrado l'alleanza secolare aveva fatto grandi sforzi per mostrare alle Potenze dell'Asse la sua amicizia. Nulla impediva che anche noi agissimo sulla stampa. Alle mie insistenze perché egli intervenisse con la sua autorità al fine di moderare certe manifestazioni dei giornali, Salazar non senza una certa dose di ingenuità mi ha detto: «datemene il modo; perché io possa indurre la stampa a dare maggior rilievo alle cose vostre bisogna che ci forniate dei bollettini di vittoria». Al che ho obiettato che noi amavamo la fedeltà all'amicizia anche nelle ore avverse. Ha precisato: « nessun articolo antitaliano viene mai scritto sulla nostra stampa che per principio abbiamo tendenza a lasciar libera. Non date troppo peso a cose che non ne hanno».

Ho detto allora al Presidente che se si trattava dell'atteggiamento del Governo portoghese non potevo felicitarmi neppure troppo e gli ho lungamente chiarito lo stato dei nostri rapporti commerciali consegnandogli ed illustrandogli la lettera che allego in copia (1). Salazar mi ha dichiarato che esisteva « un tempo d'arresto » generale in tutti gli affari commerciali del Portogallo con tutti i Paesi e mi ha chiarito nei seguenti termini il problema:

«Noi abbiamo assunto un atteggiamento prudenziale con tutti perché Ia situazione è estremamente delicata e difficile da sormontare con i mezzi ordinari. Con l'Inghilterra i nostri negoziati sono praticamente interrotti perché le autorità britanniche non contente della garanzia che noi abbiamo dato e cioè che non riesporteremo le materie prime che riceviamo da altri mercati, ora esigono da noi che non si esporti neppure quello che è prodotto nazionale nostro. Naturalmente io non mi piego di fronte a queste esigenze. Se accettassi un accordo su queste basi, il popolo portoghese si troverebbe di fronte ad una crisi gravissima e ne darebbe la responsabilità al Governo. D'altra parte io non intendo rinunciare all'esercizio dei nostri diritti. Gli inglesi hanno atteso che noi esaurissimo certe scorte che avevamo nel paese ed ora vorrebbero imporci i loro contingenti. Io mi sono rifiutato di aderire alle loro pretese. Siccome so che ci verranno fatte delle difficoltà per il trasporto delle nostre forniture d'armi, come ne sono state fatte ai brasiliani recentemente per le armi tedesche, cosi ho preferito attendere prima di fissare i contingenti previsti nei nostri accordi del '39. D'altra parte come vogliamo fare a commerciare se ora la Spagna ci fa delle gravi difficoltà per il transito a causa della crisi dei trasporti?».

Ho precisato a Salazar, che aveva l'aria di ignorarlo, che più che a una crisi di trasporti l'atteggiamento spagnolo obbedisce a opportunità d'ordine politico e gli ho accennato alla lunga lista di prodotti il cui transito è ormai vietato in Spagna.

Salazar mi ha detto <<che le notizie che gli davo (mi chiedo cosa fa l'Ambasciata del Portogallo a Madrid) gli erano causa di profonda amarezza. Se la

SOl

Spagna accettava le imposizioni inglesi il Portogallo si sarebbe trovato ad essere «il solo paese bloccato per mare e per terra. La crisi minacciava di prendere proporzioni allarmanti». «L'Inghilterra -ha continuato il Presidente non può acquistare anche per difetto di trasporti che una parte minima della nostra produzione. Se la Spagna ci sbarra la strada per suo conto che succederà dei produttori e dei lavoratori portoghesi? L'Inghilterra non si contenterà di pretendere il divieto di transito per le merci in uscita dal Portogallo ma vieterà alla Spagna di far entrare merci provenienti dall'Italia o dalla Germania ivi comprese le forniture militari». Ho detto a Salazar che visto che eravamo lesi insieme dalle misure adottate dal Governo spagnolo avremmo potuto fare dei passi insieme a Madrid per ottenere che quel Governo non applicasse rigorosamente i provvedimenti presi e chiudesse gli occhi su una parte aimeno del commercio di transito. Il Pres~dente ha detto che avrebbe studiato la cosa che meritava di essere esaminata attentamente. Egli aveva l'aria d'essere molto scoraggiato della situazione generale. A suo avviso la guerra continuerà a lungo. Ormai l'America si era praticamente impegnata ed avrebbe sostenuto l'Inghilterra anche se il Governo britannico avesse dovuto rifugiarsi al Canadà. Vedeva come possibile una guerra di continenti, con paurose conseguenze per l'economia europea e la sorte dei popoli del vecchio mondo.

Mi ha infine aggiunto che non aveva notizie di eventuali offensive pacifiste e che per parte sua avrebbe continuato nella politica severa che si era imposta: «d'uno stretto rispetto della neutralità».

Nel congedarmi mi ha promesso che avrebbe fatto prendere in esame tutte le questioni che gli avevo sottoposto con l'intento amichevole di soluzionarle nei limiti !asciatigli 'liberi dalla politica di sopraffazione e di blocco terrestre e marittimo che era costretto a subire.

(l) Con t.s.n.d. 2126/22 P.R. del 20 gennaio, ore l, Anfuso aveva comunicato a Gabbrlelll Il seguente telegramma del S.l.M.: «C.-277. Prego prendere preliminar! accordi, valendovl se del caso di Loce, con Muftl o suo Incaricato, per conoscere località più opportuna per sbarco e consegna noto materiale bellico richiesto. Colonnello Amè ».

(l) Non pubblicata.

496

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 593/35 R. Bagdad, 26 gennaio 1941, ore 14,45 (per. ore 7,15 del 27).

Telegramma di V. E. n. 18 (1).

Sono state fatte al Mufti comunicazioni prescvitte. Gli è stata pure consegnata somma autorizzata di 10 mila sterline carta. Mufti se ne è mostrato gratissimo esprimendo riconoscenza e decisione sua e palestinesi continuare lotta fino alla vittoria.

2°) Circa fornitura armi e munizioni rispondo con mio telegramma

n. 33 (2).

3°) Quanto al fabbisogno finanziario Mufti dice che somme finora rimessegli gli serviranno per l'organizzazione preparatoria già in corso. Fa pre

sente tuttavia che egli (con le precedenti richieste e con il memoriale presentato a Berlino e comunicato poi a codesto Ministero) aveva domandato che gli fosse corrisposta una sovvenzione mensile (dico mensile) di 20.000 sterline oro e non carta (e quindi ricaverebbe al cambio di Bagdad circa 50 mila sterline carta). Mufti dichiara che, fin quando non potrà fare assegnamento su tale contributo finanziario a carattere continuativo, non sarà in grado di mettere in esecuzione quel vasto programma organico di azione in Palestina e in Transgiordania che è nelle sue intenzioni. Ha incaricato Tewfik Shakir di dar a codesto Ministero precisi ragguagli in proposito.

Nel corso della conversazione Mufti ha pure accennato che, allo scopo facilitare provvista dei fondi, egli sarebbe disposto stipulare vero e proprio contratto di prestito con i Governi dell'Asse, prestito che palestinesi indipendenti potrebbero agevolmente rimborsare dato che Amministrazione inglese ricava attualmente dal ~Paese circa sei milioni e mezzo sterline all'anno.

Nel fa,rmi tramite comunicazione su riassunta ritengo doveroso mettere in rilievo che mai e poi mai il Mufti o chi per lui ha fatto cenno con me di sovvenzioni a carattere continuativo.

Gradirei conoscere se i Governi di Roma e di Berlino siano disposti entrare in tale ordine di idee. Nell'affermativa mi riservo di fare precise proposte sulle necessarie cautele da prendersi per assicurarsi che il contributo dato raggiunga i risultati voluti (1).

(l) -Vedi D. 465. (2) -Vedi D. 494.
497

IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 594/13 R. Bangkok, 26 gennaio 1941, ore 20 (per. ore 2 del 27J.

Mio telegramma n. 11 (2). Ripresa mediazione giapponese a seguito accettazione Governo Vichy ha qui prodotto vero colpo di scena.

Governo Tai infatti basandosi indizi pervenutigli da Tokio erasi ormai orientato verso una decisa azione militare e programma massima rivendicazione contando possibile spartizione Indocina. Notizia giunta ieri l'altro, accoglienza mediazione da parte francese, ha qui determinato una prima reazione negativa. Nota a carattere uffi:cioso pubblicata stesso giorno al riguardo ribadiva che nessun mutamento previsto politica del Governo nella vertenza. Contemporaneamente Legazione nipponica dichiarava ai giornali che non aveva avvicinato Governo Tai in relazione nota mediazione né aveva avuto istruzioni di farlo. Ieri nel pomeriggio viceversa Legazione giapponese ha dtramato comunicato ufficiale dichiarando aver ricevuto in quel momento da Tokio notizie che «proposte giapponesi mediazione erano state accettate ufficialmente dai due

Governi francese e Tai ». Poiché di ciò giornali serali non hanno potuto aver conferma ambienti governativi, essi hanno fatto precedere comunicato Legazione nipponica titolo .interrogativo: «Accetta Siam mediazione Giappone?». A tarda sera finalmente, in seguito affrettata riunione del Consiglio Ministri, è stato diramato comunicato di questo Governo annunziante sua accoglienza.

Tutto lascia perciò supporre che Giappone abbia forzato la mano al Siam per prevenire possibili tergiversazioni. Secondo l'edizione straordinaria giornali giustificano accoglienza Siam come riprova suo spirito conciliativo. Riaffermano tuttavia che termini mediazione non potranno non essere «adeguati all'immensa energia nazionale impegnata nella campagna Indocina » e che fino a nuovo ordine ostilità dovranno continuare. Di ciò mi viene anche data conferma da Ministro Esteri aggiunto.

In conclusione, una volta di più Siam si rende conto che sua politica è destinata subire delle oscillazioni interessi di Tokio.

498.

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 2538/49 P. R. Madrid, 26 gennaio 1941, ore 23,40 (per. ore 2 del 27).

Mio telegramma n. 48 Cl).

Avuto luogo colloquio con Serrano tornato soltanto stasera dalla sua abituale cacciata di fine settimana. Egli si è mostrato favorevole Vostra proposta assicurandomi di dare definitiva risposta entro domani dopo aver parlato con Caudillo.

Data importanza sue dichiarazioni per ragioni sicurezza mi permetterei riferire con corrie.re aereo di domani (2) pregando V. E. di dare disposizioni Ala Littoria affinché aereo suddetto torni immediatamente a Roma non appena qui giunto (3).

499.

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER TELEFONO 598/105 R. Bucarest, 27 gennaio 1941, ore 19,45 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 102 (4).

Sono continuate nella giornata di sabato e di ieri perquisizioni e operazioni militari per disarmo legionari. Continuano altresì ricerche capi guardisti, i

principali dei quali a cominciare da Sima sono tuttora irreperibili. Sono tuttora sospese comunicazioni ferroviarie e permane divieto circolare dopo le dieci di sera.

Da parte Legazione di Germania si fanno pressioni su Antonescu perché usi relativa clemenza verso i legionari colpevoli.

Quanto costitUZlione nuovo Governo e nuovo Part:to, Ministro Antonescu, anche in luogo del Generale da due giorni ammalato di influenza, procede a contatti e colloqui con uomini già appartenenti a gruppi nazionalisti di destra, nonché con elementi legionari non compromessi. Sembra però difficile che questi ultimi intendano o comunque osino partecipare Governo, correndo rischi essere considerati traditori e trattati in conformità da legionari estremisti.

Se pertanto ordine pubblico appare assicurato nelle grandi linee, situazione è ancora molto difficile, sia perché grava su tutti gli spiriti incubo dei recenti avvenimenti che hanno provocato guerra civile tra esercito e solo partito ufficiale, sia perché pesa ormai su tutti uomini di Governo minaccia dell'attentato politico.

(l) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che dal ministero sia pervenutaalcuna risposta. (2) -Non rinvenuto. (l) -Con t. 2446/48 P.R. del 25 gennaio, ore 21,50, Lequio aveva riferito quanto segue: « Serrano Sufier assente da Madrid mi riceverà domani subito dopo suo ritorno ». (2) -Vedi D. 501. (3) -Il presente telegramma reca il visto di Mussolini. (4) -T. 561/102 R. del 25 gennaio, ore 21, non pubbllcato: trasmetteva un comunicato del generale Antonescu circa gli avvenimenti del 22 e 23 gennaio.
500

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 642/39 R. Bagdad, 27 gennaio 1941, ore 22,52 (per. ore 14,30 del 28).

Dopo parecchi giorni di pressioni da parte Primo Ministro e del Capo dell'Esercito -pressioni che in qualche momento hanno assunto anche carattere minaccioso e personale -l'Emiro reggente ha accettato le dimissioni di Nuri Said da Ministro degli Affari Esteri. Come ho già riferito (mio telegramma

n. 168 del 20 dicembre u.s.) (1), Gailani -obbligando Nuri Said a dimettersi si proponeva in primo luogo eliminare lo strumento più pericoloso dell'influenza bri:tannica nel seno stesso del Gabinetto.

Tanto più che non è escluso che altri Ministri usciranno dal Governo, sarebbe prematuro dare un giudizio sicuro sulla conformazione che verrà ad assumere situazione politica dopo questa che potrebbe finanche essere « vittoria di Pirro >>.

Interd.m Ministero degli Affari Esteri è stato affidato al Ministro delle Finanze Nagi Suedi, ex Presidente Consiglio e noto Presidente del Governo arabo di Bludan.

Suedi è da tempo conosciuto per il suo [atteggiamento] piuttosto favorevole all'Asse.

(l) Vedi D. 326.

501

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 661/181. Madrid, 27 gennaio 1941 (1).

Come ho riferito col mio telegramma n. 49 (2), Serrano Sufter mi ha ricevuto in casa sua non appena rientrato dalla sua gita abituale di fine settimana, ieri sera alle 20,30.

Dopo avergli riferito quanto Voi, Eccellenza, mi avevate dato istruzioni di dirgli, e dopo avergli esposto e svolto, pur mantenendomi sulle linee generali e senza entrare in dettagli, talune considerazioni atte a inquadrare la nota proposta, gli ho consegnato la Vostra lettera.

Il Ministro l'ha letta attentamente. Mi ha quindi detto di essere personalmente molto lieto del convegno da Voi, Eccellenza, prospettatogli, convegno che da molto tempo egli ritiene necessario e che, a suo giudizio, recherà utili risultati. Ha aggiunto che di tale progetto egli avrebbe immediatamente parlato al Caudillo facendomi pervenire una risposta entro oggi 1unedì.

Tuttavia egli ha fatto le seguenti osservazioni: 1° -che probabilmente Franco non potrà essere pronto nel breve periodo di tempo da noi richiesto, perché uomo calmo, lento a decidersi, poco incline agli spostamenti; 2° -che essendo capo di uno Stato Cattolico e personalmente molto religioso il Generalissimo vedrà forse qualche difficoltà a mettere piede nella Penisola senza recarsi dal Papa o comunque senza compiere al suo indirizzo qualche atto di omaggio, cosa d'altra parte impossibile nell'attuale stato delle relazioni ispano-vaticane.

Serrano ha perciò prospettato la possibilità che l'incontro avvenga a bordo di una nave da guerra spagnola in acque italiane, nave che il Caudillo potrebbe raggiungere anche per ferrovia attraverso la Francia meridionale. Ha aggiunto che prima di prospettare tale soluzione, o altre del genere, egli avrebbe comunque cercato di convincere il Caudillo a superare gli scrupoli che eventualmente avesse a tale riguardo, e ciò in quanto, ha ripetuto, egli è convinto che « un incontro fra i due Capi apporterebbe quei frutti che sono invece mancati nell'incontro con Hitler, sia perché il Ftihrer e il Caudillo non avevano lingua comune in cui esprimersi, sia perché Franco, che ha una mentalità più militare che politica, male si prestava al serrato gioco di dialettica a cui vollero obbligarlo i tedeschi».

Spontaneamente, senza che la conversazione ci avesse comunque condotto sull'argomento, e quasi ragionasse ad alta voce con se stesso, Serrano ha quindi affrontato la questione della partecipazione della Spagna al conflitto.

Riassumo per sommi capi le sue considerazioni: l) egli non dubita della vittoria dell'Asse;

2) egli teme complicazioni nei Balcani. La Germania si mostra troppo sicura di Mosca e quasi la disprezza. Ciò non toglie che ogni qualvolta vorrà

agire nei Balcani, essa si troverà di fronte russi che, se ostili, potranno bloccarla anche ad Oriente.

3) egli desidera che la Spagna entri in guerra. Ragioni militari, economiche, psicologiche, politiche impediscono tuttavia ancora tale evento.

Militarmente la Spagna non è pronta. D'altra parte la chiusura di Gibilterra non significherebbe nulla se non avvenisse dopo, o per lo meno contemporaneamente a quella di Suez. Gibilterra occupata dagli spagnoli recherebbe senza dubbio un sollievo alla situazione dell'Asse nel Mediterraneo Orientale.

Economicamente la Spagna non si è mai trovata nella sua storia in una situazione di tale miseria come l'attuale. Il popolo spagnolo è duro, forte, capace di affrontare anche i più aspri sacrifici. Tuttavia sarebbe assurdo e disumano chiedergli di entrare in guerra senza le necessarie scorte di grano. « Se la Germania avesse dato quel minimo di cereali richiesto dalla Spagna nel settembre scorso, quest'ultima sarebbe ora già in guerra accanto alla potenza dell'Asse» (mio rapporto N. 200/67 del 10 gennaio u.s.) Cl).

Psicologicamente la Spagna si è trovata sinora di fronte ad una Ge·rmania severa, esigente, cavillosa sempre nel discutere le sue naturali aspirazioni territoriali di modo che oggi anche «l'uomo della strada», nonostante l'atteggiamento del Governo e della Stampa, non nutre eccessive simpatie per quel Paese. Anzi in queste ultime settimane si è diffusa l'impressione, che se la Spagna ha ottenuto qualcosa che allev'i la sua situazione annona;ria, essa lo ha ottenuto dalla nemica Inghilterra e non dall'amica Germania. E si è persino sparsa la voce che trae origine dalla propaganda inglese e che naturalmente non risponde a realtà, che molte esportazioni si sono effettuate dalla Spagna verso la Germania aggravando le difficoltà alimentari del paese.

Politicamente la Spagna non può affrontare una «lunga guerra>>. La sua situazione interna non è quella dell'Italia che da dictotto anni è guidata da un Uomo provvidenziale, governata da un Regime forte che ha salde basi nelle masse popolari, che ha organizzato il paese sul piano politico interno e combattuto all'estero guerre vittoriose. In Spagna il Caudillo ha mentalità più di soldato che di uomo poritico, le masse non hanno ancora pienamente aderito al regime, di modo che una lunga guerra esporrebbe il paese a dissensi interni e a rivolte per fame, alimentati dalla vicina base inglese rappresentata dal Portogallo.

4°) la Falange ha la stessa causa del Fascismo e del Nazismo. La sconfitta dell'Asse sarebbe dunque la sua. Serrano sa bene che in tal caso egli sarebbe il primo ad essere fucilato, cosa, egli ha detto, «abbastanza sgradevole», ma cosa di ben poca importanza se si considera che con la caduta della Falange ritorne·rebbero i Prieto, i Negrin ecc. e si formerebbero le varie repubbliche (la Basca, la Catalana, ecc.) secondo le tendenze autonomistiche regionali;

5°) il pericolo maggiore per la Spagna è sopratutto nel Marocco e in Algeria rappresentato dall'esercito francese colà efficiente e i cui capi man

tengono tuttora un atteggiamento equivoco. Più volte egli ha fatto presente tale situazione alla Germania, la quale si è però solo preoccupata del suo interesse, tentando persino di accordarsi al riguardo con la Francia di Vichy. La Spagna dopo aver creduto per qualche tempo agli affidamenti che le venivano da Berlino, ha finalmente aperto gli occhi, ma tanta fede essa ha prestato alle promesse tedesche che se invece di Beigbeder, anglofilo, indeciso, pavido, vi fosse stato allora un altro ministro degli esteri, la Spagna sarebbe probabilmente entrata nel Marocco subito dopo la conclusione dell'armistizio, affrontando da sola tutti i rischi che tale operazione comportava.

Concludendo, Serrano ha detto: « La Spagna entrerà in guerra solo quando essa sarà sicura che la guerra non sarà lunga. Ciò non per timore, ma perché non ne ha i mezzi. Ed anche per questa guerra di breve durata essa deve avere la necessaria preparazione. Ma la Spagna entrerà in guerra, siatene certo. T,ra quanti mesi non posso dire. Dipenderà dalle circostanze, dalle nostre possibilità, dall'aiuto che ci verrà dato. Quando il paese avrà grano ed armi a sufficienza il Governo falangista potrà preparare l'opinione pubblica al conflitto e la Spagna, finalmente, sarà in grado di da,re il suo contributo alla causa comune». Queste le considerazioni del Ministro Serrano Sufier. Non le ho contestate pur avendone la possibilità, non volendo interrompere un ragionamento che mi era prezioso ascoltare per riferirVi l'esatto pensiero del Ministro degli Esteri spagnolo sugli a,rgomenti che oggi particolarmente ci interessano, pensiero che Voi, Eccellenza, nel prossimo divisato convegno, e con ben altra autorità, avrete modo di confutare.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 498.

(l) Vedi D. 433.

502

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. R. S. N. D. 614/67-68 R. Mosca, 28 gennaio 1941, ore 2,40 (per. ore 9,10).

Sulla questione della garanzia alla Romania egli mi ha ripetuto che Governo sovietico continua considerare giustificate sue recriminazioni contro modo d'agire delle Potenze dell'Asse. Come osservazioni nuove ha fatto rileva,re che mentre nel Patto Tripartito Potenze firmatarie avevano sentito bisogno inserire clausola concernente U.R.S.S. quest'ultima era stata totalmente ignorata in occasione garanzia romena quantunque U.R.S.S. quale potenza limitrofa fosse «seriamente interessata alla questione».

Ha dichiarato comunque che nostre spiegazioni erano «chiare e comprensibili».

Circa Danubio Molotov ha preso atto della mia dichiarazione esprimendo speranza che la nostra buona volontà di collaborare nella ricerca di una soluzione soddisfacente per tutti gli interessati si manifestasse in pratica attraverso attitudine meno parziale del delegato italiano il quale finora aveva sistematicamente ed esclusivamente appoggiato punto di vista romeno, senza tener conto delle ragioni sovietiche. Governo sovietico contava su attitudine più obiettiva nell'avvenire.

Più lunga ed approfondita è stata la conversazione sugli Stretti che Molotov ha fatto durare oltre un'ora mostrando con ciò in modo palese essere quello per U.R.S.S. problema di maggiore importanza ed attualità. Egli ha riconosciuto subito che la nostra dichiarazione circa eventuali modificazioni dello Statuto degli Stretti conteneva elementi «positivi ed interessanti».

Mi ha chiesto poi se riferimento da noi fatto a future trattative con la Turchia volesse significare che il Governo italiano si era già interessato per conoscere punto di vista del Governo turco al riguardo.

Ho risposto facendo rilevare che la questione era stata sollevata nella conversazione del 30 dicembre (l) dallo stesso Molotov e che finora era stata esaminata unicamente sotto [il profilo] degli interessi dell'U.R.S.S. in relazione alla sua sicurezza nel Mar Nero. R. Governo aveva risposto al quesito mostrando che l'Italia si rendeva conto di tale interesse fino al punto di aderire in principio ad uno dei tradizionali postulati russi cioè divieto di libero passaggio per navi da guerra non rivierasche. Non spettava però all'Italia prendere iniziativa per soluzione pratica che interessa in primo luogo U.R.S.S.

Molotov ne ha convenuto. Ha tuttavia osservato che con subordinare soluzione a trattative con Turchia e quindi a consenso turco Governo italiano manteneva problema su terreno puramente teorico e accademico.

Molotov ha molto insistito su questo punto dichiarando che sapeva benissimo di non poter pretendere una risposta ma che desidera vivamente conoscere pensie,ro del Governo italiano.

Nel corso della conversazione ho a mia volta cercato conoscere intenzioni sovietiche. Così quando Molotov ha parlato della probabilità che guerra si estendesse a Mar Nero gli ho domandato quale sviluppo poteva a suo avviso provocare tale eventualità. Mi ha risposto menzionando nuovamente probabile entrata in guerra della Turchia e basi navali aeree britanniche all'imboccatura degli Stretti ma non ha voluto dire nulla c!rca ripercussioni di questo fatto sulle decisioni dell'U.R.S.S.

Nel concludere Molotov mi ha pregato esporre a V. E. concetti da lui svolti ed ha espresso ancora una volta speranza conoscere quanto prima pensiero del Governo italiano.

(67) Ho fatto oggi a Molotov comunicazione secondo le istruzioni del telegramma n. 32 (1).

(l) Vedi D. 488.

(68) Sviluppando a lungo proprio pensiero Molotov mi ha confidato in sostanza quanto segue: «Intenzione tedesca inviare truppe in Grecia attraverso Bulgaria è destinata provocare entrata in azione della Turchia. Pur non avendo informazioni positive Governo sovietico è persuaso che Turchia legata da patto di mutua assistenza tanto con l'Inghilterra quanto con Grecia non potrà più rimanere estranea a conflitto. Inglesi hanno già stabilito basi navali e aeree a Lemnos cioè all'entrata degli Stretti. Ciò lascia presagire che guerra entrerà anche in Mar Nero il quale diventerebbe così campo di lotta con pericolo per sicurezza dell'U.R.S.S. Avvenimenti possono svilupparsi ormai con grande rapidità. Discussione teorica sul regime degli Stretti ha scarsa importanza nel momento attuale. Pur apprezzando atteggiamento assunto dal Governo italiano (che ha più volte qualificato come "nuovo", "molto interessante" e " positivo ") quello che a U.R.S.S. interesse,rebbe sapere con certezza è posizione che l'Italia assumerebbe nei riguardi problema degli Stretti qualora Turchia volente o nolente venisse coinvolta nel conflitto».

(l) Vedi D. 375.

503

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. S. N. D. 20/45 R. Roma, 28 gennaio 1941, ore 15.

Vostro n. 105 (1).

Consigliate opportunamente ad Antonescu, a nome Duce, evitare spargimento sangue e rappresaglie che potrebbero compromettere futuro. Opera normalizzatrice e ricostruttrice Romania non potrebbe non essere irrimediabilmente compromessa da stessi metodi sanguinari che hanno caratterizzato precedenti regimi Romania. Mantenetevi comunque su linea condotta codesto Ministro di Germania (2).

504

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 627/53 R. Madrid, 28 gennaio 1941, ore 15,10 (per. ore 17,30).

Mio telegramma n. 52 (3).

Malgrado mie insistenze per avere urgenza nota risposta che mi era stata promessa per ieri Serrano non è ancora in grado darmela poiché Caudillo -che in questi giorni ha dovuto presiedere vari importanti Consigli dei Ministri per questioni politica interna -si è riservato decidere. Ciò dipende anche, come ha affermato Serrano (mio rapporto n. 661/181 del 27 corrente) (4), dal carattere del Generalissimo poco incline alle rapide decisioni.

Superfluo aggiungere che tanto Serrano quanto io stesso nulla tralasciamo affinché risposta venga data al più presto e in senso favorevole (5).

(l) -Vedi D. 499. (2) -Per la risposta di Ghigi vedi D. 519. (3) -Con t.s.n.d. 2635/52 P.R. Lequio aveva comunicato quanto segue: «Avendo saputo che domani 28 giugno giunge idro a Barcellona ho spedito colà con corriere ufficiale plico di cui al mio telegramma 49 (vedi D. 498). Ho altresì disposto che idro rientri Roma nella giornata di domani 28 "· (4) -Vedi D. 501. (5) -Il presente telegramma reca il visto di Mussolini.
505

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 2684/116 P. R. Berlino, 28 gennaio 1941, ore 19,30.

Sono stato convocato da Segretario di Stato Weizsaecker che mi ha dato lettura di un appunto da comunicare a titolo personale al Duce ed a V. E. da parte di Ribbentrop.

Riassumo tale appunto: Ambasciatore di Germania a Madrid ebbe subito istruzioni di esporre nuovamente a Franco nostro punto di vista allo scopo soprattutto di preparare incontro con il Duce di cui si è parlato a Berchtesgaden. La Spagna nulla ha da attendersi dalle democrazie ma solo ricatti. Sua sorte è legata a quella dell'Asse. La guerra è vinta: entro l'anno lo sarà definitivamente. La chiusura di Gibilterra può contribuire alla rapida conclusione della guerra ed apre alla Spagna la via dell'Africa. Ma questa operazione ha valore strategico per l'Asse solo se compiuta in prossime settimane. Atteggiamento Governo spagnolo non è chiaro ed è oscillante in contrasto con l'appoggio fornito per guerra civile e reali interessi della Spagna. La Germania ha voluto ancora all'ultimo minuto esprimere questo suo apprezzamento per mettere in guardia Spagna contro un destino che può essere grave di conseguenze.

Generale Franco dopo consultatosi con Commissione Difesa Nazionale ha risposto a von Stohrer con estesa dichiarazione respingendo accusa atteggiamento oscillante di infedeltà e riconfermando sua persuasione che Potenze democratiche sono, secondo tutti i dati della storia, vere nemiche Spagna. Trattative condotte con democrazie hanno avuto solo scopo prepararsi meglio a guerra. Egli è sempre fedele ad accordi di Hendaye. Spagna non è però pronta per una guerra lunga a causa eccezionale penosa situazione economica cui contribuisce anche circostanza che la Germania non si è decisa concedere aiuti; d'altra parte condizioni climatiche Spagna meridionale non sono in prossimo mese adatte ad azioni. Solo estate ed autunno vi si prestano. Egli rimane fermo suo obbligo a entrare in guerra ma i necessari dettagli debbono prima essere fissati fra l'Italia e la Germania e la Spagna.

Fin qui istruzioni date a von Stohrer e risposta di Franco.

Ribbentrop osserva che tale risposta significa che Spagna rinvia inte,rvento almeno al principio estate. Avendo Franco e Serrano Sufier accennato a mancato appoggio Germania sul terreno economico egli ha dato istruzioni compiere Madrid nuovi passi con istruzioni qui sotto riassunte: soltanto immediato intervento ha per l'Asse un valore strategico. Un ritardato intervento non rappresenta alcun contributo alla vittoria finale. Von Stohrer respinga decisamente rimprovero difetto aiuti economici. Germania si dichiarò pronta ad aiuti preliminari purché fosse fissata data definitiva intervento. Ciò fu declinato. Ora Germania è ancora pronta dare come concessione preliminare rilevanti quantitativi frumento se la Spagna lascia alle Potenze Asse di fissare data suo ingresso in guerra. Dopo intervento verranno accordati ulteriori aiuti.

Weizsaecker ha istruzioni comunicare immediatamente tramite questa Ambasciata esito nuovi passi von Stohrer. Precedente comunicazione ha carattere strettamente segreto e personale.

506

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI (l)

R. RR. U. 328/123. Mosca, 28 gennaio 1941 (2).

Miei telegrammi nn. 67 e 68 del 27 corrente (3).

A complemento delle comunicazioni telegrafiche, riferisco in modo pm particolareggiato sulla mia conversazione col Presidente del Consiglio e Commissario del Popolo per gli Affari Esteri dell'U.R.S.S.

Il colloquio ha avuto luogo al Cremlino nel pomeriggio di ieri, ed è durato un'ora e mezza. Ero accompagnato dal cav. Relli in funzione di interprete.

Ho cominciato col fare a Molotov, a nome di V. E., le dichiarazioni prescrittemi col telegramma n. 32 (4) e relative ai tre argomenti: Rumania, Danubio e Stretti.

Salvo le opportune trasposizioni e qualche lieve variante di forma -rese necessarie anche in vista della traduzione in russo -mi sono attenuto fedelmente al testo trasmessomi.

Molotov mi ha lasciato fare l'intera comunicazione senza interrompere, chiedendo all'interprete di tradurre molto lentamente e chiaramente, in modo che il suo segretario potesse trascriverla testualmente. Ha poi ripreso uno ad uno i tre argomenti, facendo delle osservazioni e ponendomi delle domande.

A proposito della garanzia itala-tedesca alla Rumania, Molotov ha premesso che il Governo sovietico si interessa molto della questione perché, essendo l'U.R.S.S. confinante con la Rumania, «il problema ha per esso una seria importanza».

È ritornato poi sugli argomenti già sviluppati nella conversazione del 30 dicembre (5) per ripetere che l'Italia e la Germania non hanno agito nella circostanza come il Governo sovietico aveva il diritto di attendersi. Ha aggiunto un motivo nuovo di recriminazione: quello cioè che, mentre nel patto tripartito le tre Potenze firmatarie avevano sentito il bisogno di inserire una clausola a proposito dell'U.R.S.S., questa ultima era stata completamente ignorata nella concessione della garanzia alla Rumania.

« Questo modo di agire -ha aggiunto -non poteva e non può neppure oggi soddisfare il Governo di Mosca».

Molotov ha tuttavia terminato le sue osservazioni sull'argomento riconoscendo che l'esposizione da me fattagli del punto di vista del Governo italiano «gli era riuscita chiara e che egli l'aveva ben compresa».

Passando alla questione del Danubio, Molotov ha detto che prendeva atto della dichiarazione del Governo italiano di voler collaborare con le altre delegazioni alla Conferenza di Bucarest per trovare una soluzione favo,revole e soddisfacente per tutti gli interessati. Con tono leggermente ironico egli ha aggiunto che il Governo dell'U.R.S.S. attenderà i risultati dell'attitudine italiana, nella speranza che il nostro delegato darà prova di una obiettività maggiore di quella mostrata finora, quando egli aveva sistematicamente ed esclusivamente appoggiato le proposte rumene, senza tene,r conto di quelle sovietiche.

Ha terminato osservando che non era il caso di approfondire maggiormente la discussione sull'argomento: si vedrà in pratica come la questione sarà risolta.

Sulla questione degli Stretti Molotov, dopo essersi raccolto per alcuni istanti, ha incominciato a parlare lentamente e pesando le parole.

«Questo -ha detto -è un problema più complesso dei due problemi precedenti, e mi riservo di studiare la comunicazione del Governo italiano, la quale merita un esame approfondito».

Mi ha poi chiesto se aveva ben compreso la dichiarazione italiana circa la revisione dello Statuto degli Stretti, nel senso che il Governo italiano era d'accordo di accettare che il libero passaggio degli Stretti fosse unicamente riservato alle navi da guerra degli Stati rivieraschi del Mar Nero.

Ho risposto ripetendo la dichiarazione e sottolineando il passaggio: « ... il Governo italiano sarebbe ad esempio d'accordo ecc. ecc. ».

Molotov mi pone allora una seconda domanda:

«Il Governo italiano è già informato che la Turchia accetti o sia d'accordo con il punto di vista italiano per quel che riguarda la revisione dello Statuto degli Stretti»?

Ho risposto che non avevo informazioni in proposito. Non credevo però che il Governo italiano avesse avuto occasione di interpellare il Governo turco in proposito, perché non aveva nessun motivo di farlo.

Ho fatto rilevare che la questione degli Stretti era stata sollevata, nel corso delle nostre conversazioni, da Molotov stesso, il quale mi aveva prospettato il problema unicamente sotto l'angolo degli interessi sovietici e cioè quelli della sicurezza dell'U.R.S.S. nel Mar Nero. Si trattava dunque di una questione che egli stesso aveva posto sul tappeto come «problema sovietico». Non spettava adunque al Governo italiano di prendere iniziative per accertare l'attitudine turca in proposito.

Ho fatto d'altra parte notare a Molotov che su questo tema il Governo italiano era già andato molto avanti, dichiarandosi pronto ad una revisione dello Statuto degli Stretti in senso favorevole all'U.R.S.S. e -cosa importante -mostrando che l'Italia avrebbe potuto appoggiare quello che era sempre stato uno dei tradizionali postulati russi, cioè il divieto di passaggio per le navi da guerra dei paesi non rivieraschi del Mar Nero.

Gli ho ricordato che alla Conferenza di Montreux la tesi sovietica era stata aspramente combattuta dall'Inghilterra, la quale reclamava il libero passaggio delle navi da guerra di qualsiasi belligerante. L'attitudine della Turchia a Montreux era stata piuttosto equivoca. l'Italia non aveva partecipato a quella Conferenza e non aveva quindi avuto occasione allora di prendere partito. Oggi l'Italia dichiarava all'U.R.S.S. di essere in massima favorevole alla tesi sovietica e Molotov doveva riconoscere che ciò rappresentava già una manifestazione importante di buona volontà e di amicizia da parte nostra.

Molotov ne ha subito convenuto, riconoscendo che la mia dichiarazione aveva un contenuto «positivo » e che l'atteggiamento del Governo italiano nella questione degli Stretti era «nuovo>> «importante>> e «molto interessante». Egli l'apprezzava in tutto il suo valore.

Ciondimeno -ha continuato Molotov -la riserva contenuta nell'ultima parte della dichiarazione italiana, dove si dice che «il regolamento in dettaglio deve naturalmente rimanere riservato a future trattative con la Turchia», viene in pratica a subordinare l'attitudine italiana al consenso turco. Per questo era molto importante di conoscere le intenzioni della Turchia.

Ho interloquito a questo punto per dire che ero d'accordo con lui sulla importanza delle intenzioni turche. La Turchia, avendo il possesso territoriale delle due rive degli Stretti, e possedendo quindi il controllo effettivo del loro passaggio, era evidentemente una delle parti direttamente interessate. Appunto per questa ragione il Governo italiano, nel rispondere al quesito postogli da Molotov, non aveva potuto fare a meno di tener conto della situazione di fatto esistente e quindi di menzionare la necessità di trattative con la Turchia. Osservavo ancora 'però che non spettava all'Italia di prendere iniziative in proposito.

Molotov ha spostato allora la discussione portandola in un'altra direzione coll'entrare nel tema della situazione balcanica.

«Il Governo germanico -egli ha detto -ci ha informati della sua intenzione di inviare le truppe tedesche, oggi concentrate in Rumania, verso il sud, attraverso la Bulgaria, qualora l'Inghilterra estendesse le sue operazioni militari in Grecia.

La Turchia è alleata dell'Inghilterra ed è legata da un patto di assistenza con la Grecia. Se e quando si verificasse la marcia delle truppe tedesche verso la Grecia, con tutta probabilità la Turchia entrerà in azione. Ciò significherebbe l'estensione del conflitto nella zona degli Stretti e nel Mar Nero. L'Inghilterra ha già stabilito delle basi aeree e di sottomarini nell'isola di Lemnos, cioè all'imboccatura degli Stretti, per cui la sicurezza del Mar Nero e quindi quella dell'U.R.S.S. sono già coinvolte nella situazione.

In vista di ciò, è interesse primordiale dell'U.R.S.S. di conoscere che cosa pensa il Governo italiano di simile eventualità. Come si giudica a Roma l'attitudine della Turchia »?

Gli ho risposto che non avevo informazioni ufficiali in proposito e quindi non avrei potuto esprimere che delle opinioni personali.

Dovevo !imitarmi ad osservare che nel rispondere al quesito sovietico era naturale che il Governo italiano partisse dalla premessa che la Turchia non era entrata in guerra con le Potenze dell'Asse. Era pertanto logico tener conto della necessità della partecipazione della Turchia alla revisione dello Statuto degli Stretti.

Riconoscevo che, nella situazione odierna, non poteva escludersi in modo assoluto l'ipotesi contraria avanzata da Molotov, cioè l'entrata in guerra della Turchia. Correvano voci, infatti, tanto nell'uno quanto nell'altro senso. Personalmente io avevo la sensazione che, poiché né Italia né Germania intendevano ledere gli interessi della Turchia, questa avrebbe continuato a mantenersi neutrale.

Ho chiesto allora se il Governo sov1et:co fosse in possesso di informaEioni serie che lasciassero presagire invece la sua entrata nel conflitto.

Molotov mi ha risposto di non possedere elementi positivi, ma di essere ciononostante convinto che un'azione militare tedesca nei Balcani avrebbe inevitabilmente coinvolto la Turchia nel conflitto a fianco dell'Inghilterra e della Grecia.

Per questa ragione, egli ha soggiunto, la discussione di una eventuale revisione dello Statuto degli Stretti d'accordo con la Turch"a non può avere oggi che un valore teorico ed accademico.

«La situazione si sviluppa rapidamente e gli avvenimenti possono precipitare. La questione da me sollevata può quindi diventare da un momento all'altro di immed~ata attualità. La questione è precisamente la seguente: Quale posizione assumerebbe l'Italia nei riguardi del problema degli Stretti qualora la Turchia, volente o nolente, venisse coinvolta nel conflitto »?

Ho risposto a Molotov che non potevo dargli una risposta a nome del Governo italiano e che dovevo lim1tarmi a riferire a Roma quanto egli mi aveva detto.

Allo scopo tuttavia di esporre chiaramente al mio Governo la situazione come era vista da quello di Mosca, desideravo a mia volta chiedergli dei chiarimenti.

Egli -Molotov -aveva affermato che, coll'entrata in guerra della Turchia il conflitto si sarebbe fatalmente esteso nella zona degli Stretti e di là sarebbe passato nel Mar Ne·ro, sollevando in tal modo il problema della sicurezza dell'U.R.S.S.

Poteva egli dirmi quali erano gli sviluppi probabili o prevedib.Ji che, a suo modo di vedere, avrebbero potuto provocare una espansione del conflitto dell'U.R.S.S.? Mi sarebbe interessato poter comunicare a Roma il suo pensiero in proposito.

A questa mia domanda, diretta a sondare le intenzioni sovietiche, Molotov ha risposto in modo evasivo. Ha ripetuto ancora una volta che il passaggio delle truppe tedesche attraverso la Bulgaria anche se provocato Ce qui ha aggiunto con tono leggermente ironico: <<come i tedeschi prevedono») dall'intenzione inglese di estendere la loro attività bellica in Grecia, provocherebbe l'entrata in guerra della Turchia. Le basi britanniche già stabilite a Lemnos lasciano prevedere che in tal caso l'attività bellica si trasferirebbe (si è ripreso subito dicendo «si potrebbe trasferire») anche nel Mar Nero, e ciò implicherebbe un aggravamento della sicurezza sovietica.

Molotov ha concluso dicendo che beninteso eg.i si rende conto di non poter « pretendere » che il Governo italiano gli comunichi il proprio pensiero e le proprie intenzioni. Sarebbe però vivamente interessato di conoscerle, e per questo mi pregava di sottoporre a V. E. il nuovo quesito da lui formulato.

Per parte propria, egli avrebbe riferito ai suoi colleghi di Governo (vedi Stalin) le dichiarazioni che io gli avevo fatto a nome di V. E. ed avrebbe

38 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

esaminato con loro se la materia richiedesse altre delucidazioni. In tal caso mi avrebbe pregato di venirlo nuovamente a vedere. Altrimenti avrebbe atteso di conoscere il pensiero del Governo italiano sul problema prospettato nella presente conversazione.

Riassumo qui appresso le miei impressioni: Per le questioni della garanzia alla Rumania e della navigazione del Danubio, Molotov ha mostrato di considerare chiusa la discussione, almeno per il momento. Pur ripetendo le sue recriminazioni, egli ha infatti dichiarato di apprezzare le nostre spiegazioni per la prima, e di prendere atto delle nostre intenzioni per la seconda. Come era previdibile, Molotov ha invece cercato di spingere a fondo per la questione degli Stretti, che evidentemente rappresenta oggi per il Governo sovietico il problema di maggiore attualità ed importanza. È ovvio, a mio avviso, che Mosca conta di poter sfruttare i possibili sviluppi degli avvenimenti militari nella penisola balcanica per risolvere la questione a proprio vantaggio. Molotov in sostanza ha voluto dirci: In questo momento, che è forse la vigilia dell'entrata in guerra della Turchia a fianco dell'Inghilterra, è perfettamente inutile parlare di una « revisione » consensuale dello Statuto di Montreux, che implicherebbe la necessità per lo meno del consenso turco. Importa adunque contempla·re un'altra soluzione che potrebbe anche essere una soluzione di gue·rra. Dopo di che ha posto la domanda: « Che posizione intende assumere l'Italia di fronte al problema degli Stretti nel caso probabile dell'entrata in guerra della Turchia»? Domanda questa che molto verosimilmente voleva significare: «Siete voi, Potenze dell'Asse, pronte a mettervi d'accordo con me per la regolare questione fra di noi. Siete disposte a riconoscere giustificata e ad appoggiare la mia pretesa di partecipare direttamente ed eiTettivamente al controllo degli Stretti, per esempio con delle guarnigioni sovietiche installate sulla sponda europea di quel passaggio che tanto interessa la sicurezza dell'U.R.S.S. nel Mar Nero»? Questo è stato, a mio avviso, il senso reale delle considerazioni fattemi e delle domande postemi da Molotov. Al quesito di Molotov sull'attitudine italiana nel caso di intervento della Turchia nel conflitto mi sarebbe stato facile rispondere subito che, il giorno in cui tale eventualità si verificasse, le Potenze dell'Asse avrebbero diritto di usare la completa libertà d'azione che un belligerante acquista di fronte a qualsiasi avversario pur belligerante. Con ciò, dal punto di vista formale, la risposta sarebbe stata logica ed esauriente. Mi sono beninteso astenuto dal farlo, rendendomi chiaramente conto che una simile risposta avrebbe incoraggiato il mio intelocutore a spingere la conversazione anche più a fondo, e forse a porre altre domande più concrete, e magari a presentare proposte, che ignoro se il R. Governo giudica conveniente o meno, nel momento attuale, di evitare.

Ho mantenuto quindi una attitudine riservata, !imitandomi (più che altro per controbattere la tendenza troppo inquisitiva di Molotov) a chiedergli a mia volta -sia pure in via indiretta -quali fossero le effettive intenzioni ed i piani dell'U.R.S.S. Come prevedevo, Molotov ha evaso la mia domanda, insistendo invece su quella da lui posta per conoscere il pensiero e le intenzioni italiane.

Avendo esposto fedelmente l'avvenuta conversazione con questo Presidente del Consiglio, ed illustrato quello che io ritengo essere il senso intimo di quanto egli mi ha detto, non mi rimane che attendere le istruzioni di V. E. per il seguito che si credesse dare alle trattative in corso.

Subito dopo la conversazione del 30 dicembre, io avevo espresso l'opin:one che il Governo sovietico fosse sinceramente desideroso di raggiungere una intesa politica coll'Italia, ma che non si sarebbe accontentato di un accordo generico, senza un contenuto concreto e positivo (mio telegramma n. 557 del 31 dicembre) (1).

Confermo anche oggi questa opinione. Mi chiedo però se, dopo la dichiarazione già fatta a proposito della revisione dello Statuto degli Stretti, non sarebbe possibile dare al quesito di Molotov una risposta che, anche senza impegnare definitivamente la nostra azione futura (che mi rendo conto essere subordinata a problemi generali di capitale importanza), riesca a dargli la sensazione della nostra buona volontà di collaborazione e permetta quindi di condurre verso l'apertura di utili negoziati commerciali (2).

(l) Ed. in M. TosCANO, Una mancata intesa italo-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 115-121.

(2) -Manca l'indicazione della data di arrivo. (3) -Vedi D. 502. (4) -Vedi D. 488. (5) -Vedi D. 375.
507

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2826/29 P. R. Tokio, 29 gennaio 1941, ore 7,40 (per. ore 19,50).

Vostro n. 15 (3).

Solo per corrispondere nostro interessamento, appoggiato anche da parte tedesca, queste sfere militari avevano preso in serio esame possibilità forniture sollecitate da Governo Iraq per quanto in termini assai poco precisi. In tale ordine di idee esse si sono messe in comunicazione con Bagdad per esaminare punti principali difficoltà: finanziamento trasporti, scelta materiale cedibile.

Non avendo avuta alcuna risposta, stesse autorità sono propense a ritenere che la cosa non presenti carattere di serietà e non meriti ulteriore considerazione.

(l) -Vedi D. 375. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussollni. (3) -Vedi D. 403. nota 2.
508

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 652/58 R. Madrid, 29 gennaio 1941, ore 15 (per. ore 18,15).

Precedenza assoluta.

Caudillo accetta invito ringraziandone Duce e V. E. certo che incontro ar

recherà quei frutti che Italia e Spagna si attendono.

Decisione, secondata specialmente da Ministro Serrano, è stata presa con

tro il parere della maggior parte Ministri che ritenevano pericoloso allonta

narsi Capo dello Stato in un momento di tale tensione internazionale.

Scartata ipotesi viaggio per mare o per aria è stato fissato itinerario ter

restre attraverso Francia non occupata onde raggiungere porto italiano dove si

troverà nave da guerra spagnola (mio rapporto n. 181 del 27 corrente) (1).

A tale scopo questo Ministero sta presentando al Governo Vichy [l'itine

rario] onde siano prese tutte le misure di sicurezza lungo il percorso.

Viaggio non potrà dunque avvenire in questa settimana ma nel corso della prossima. Ministro Serrano si riserva farmi conoscere periodo di tempo in cui di comune accordo potrà essere fissata data incontro (2).

509

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI (3)

T. S. N. D. PER CORRIERE 21/R. Roma, 29 gennaio 1941, ore 16,30.

Mio telegramma n. 2763 del 24 gennaio (4).

Rosso telegrafa quanto segue:

« (riprodurre telegramma da Mosca n. 67-68, di collezione n. 614/R del 28 correnteh (5). Informate codesto Governo facendo presente quanto segue: Circa Romania, Molotov ha mantenuto suo punto di vista pur trovando

che chiarimenti «erano chiari e comprensibili», e non è evidentemente il caso di ritornare sull'argomento.

Anche per Danubio possiamo attenerci alle cose già dette da Rosso, salvo a concordare col Governo tedesco le istruzioni da dare ai Delegati italiano e tedesco al momento della ripresa delle trattative. Silenzi ha del resto proceduto sempre d'accordo con collega tedesco.

Stretti. È naturalmente la questione di gran lunga più importante e per la

quale Molotov ha chiesto una risposta che può effettivamente interessare an

che a noi di dare. Molotov desidera conoscere la posiz:one dell'Italia nel caso

in cui la Turchia, nolente o volente, fosse coinvolta nel conflitto.

Per dare una dsposta a Molotov occorrerebbe conoscere qual'è il punto di vista russo circa il problema degli Stretti. Finora Molotov ha chiesto se l'Italia «comprendeva l'interesse dell'URSS per gli Stretti in relazione al problema della sicurezza sovietica nel Mar Nero » (telegramma Rosso n. 554, ultimo paragrafo, del 31 dicembre 1940 (1), trasmesso a Berlino con lettera personale diretta all'Eccellenza Alfieri del l o gennaio 1941) (2); e noi abbiamo fatto sapere (mio telegramma n. 2763 su riferito) che «avremmo considerato completamente con simpatia una modificazione dello Statuto degli Stretti a favore dell'URSS: ad esempio il passaggio accordato soltanto alle navi da guerra degli Stati rivieraschi del Mar Nero».

Quale sia però esattamente il punto di vista dell'URSS in proposito non lo sappiamo.

Salvo a chiedere le necessarie precisazioni al riguardo, si potrebbe rispondere a Molotov, a complemento e precisazione della comunicazione già fattagli, che:

l) se la Turchia entrerà in guerra contro l'Italia, ci sarà evidentemente una ragione essenziale per accogliere il punto di vista sovietico sugli Stretti (inteso tale punto di vista in massima nei limiti della comunicazione già fattagli);

2) se la Turchia rimane neutrale e non belligerante, il punto di vista sovietico potrà formare oggetto di discussione;

3) in ogni caso, dato l'attuale atteggiamento turco, l'Italia è disposta a considerare o discutere la questione degli Stretti, dando la priorità agli interessi sovietici ( 3).

(l) -Vedi D. 501. (2) -Il presente telegramma reca il visto di Mussolini.

(3) Ed. in M. TosrAND, Una mancata intesa itala-sovietica ne! 1940 e 1941, cit., p. 122.

(4) -Vedi D. 488, nota l, p. 496. (5) -Vedi D. 502.
510

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 665/40 R. Bagdad, 29 gennaio 1941, ore 21 (per. ore 0,55 del 30).

Mio telegramma 39 (4).

Anche il Ministro della Giustizia Nagi Sciawkat è uscito dal Gabinetto, venendo sostituito ad interim dal Ministro delle Comunicazioni. Sciawkat rappresentava nel Governo -negli ultimi tempi più decisamente di Gailani

l'orientamento favorevole Governi Asse. Dopo i contatti da lui avuti nell'estate scorsa con von Papen ad Angora (l) era particolarmente sospettato dagli inglesi. Da fonte attendibile risulta che la sua uscita è stata richiesta da questa Ambasciata d'Inghilterra per compensare allontanamento di Nuri Said.

Salvo ulteriori possibili mutamenti, che potrebbero anche essere bruschi, apparente fisionomia che si vuole dare da una parte e dall'altra al Governo sa,rebbe quella del compromesso. Evidentemente Gran Bretagna conta, in una atmosfera di compromesso, di poter lavorare meglio per avviare Iraq verso una pos'zione analoga a quella dell'Egitto, soprattutto in vista assistenza militare orientale da prestare alla Turchia. Richiamo a tale proposito editoriale giornale Alyaumin di cui al mio telegramma odierno.

È appena il caso sottolineare quanto sia urgente una decisione da parte dei Governi Asse in merito al contenuto dei miei telegrammi 17, 18, 25 e 26 (2).

(l) -Vedi D. 375. (2) -Vedi D. 389. (3) -La parte conclusiva venne dettata da Mussolini che rilesse e firmò il telegramma. Per la risposta tedesca vedi D. 522. (4) -Vedi D. 500.
511

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. PER CORRIERE 708/070 R. Sofia, 29 gennaio 1941 (per. il 31).

Sulla missione che sta svolgendo a Sofia con la maggiore riservatezza il Ministro plenipotenziario germanico Neubacher mi è stato dato di raccogliere le seguenti informazioni.

Il Neubacher risiede da circa un anno in Romania dove ha avuto incarico dal suo Governo e sembra personalmente dal Fuhrer di studiare i mezzi migliori per sviluppare i rapporti economici rumeno-tedeschi e soprattutto di considerare la possibilità di un aumento della produttività rumeno. Ora egli è stato inviato in Bulgaria per una prima presa di contatto con i Bulgari un lavoro inteso a provocare qui, con l'aiuto e i mezzi tedeschi, un aumento della produzione del Paese, tanto nel campo agricolo quanto in quello industriale.

Questa missione va legata con tutto un programma economico che la Germania appare avere nei riguardi della Bulgaria e del quale si hanno già i primi sintomi. Così particolarmente nel campo chimico si nota un intervento della

«I. G. Faber Industria » che nei giorni scorsi ha cercato di far varare un progetto che avrebbe praticamente posto sotto il suo controllo la produzione bulgara di acido solforico. Questo progetto ha incontrato l'opposizione di gruppi parlamentari bulgari che lo hanno fatto per ora cadere sostenendo che l'industria chimica, tanto importante ai fini militari, deve rimanere nazionale. Ma esso non tarderà a risorgere con qualche diversa mascheratura.

Mi risulta anche che tra qualche giorno dovrebbe essere qui presentato da un gruppo tedesco un progetto completo per la formazione di un «holding >> bulgaro-germanico atto a controllare le principali industrie bulgare per favorirne, praticamente sotto l'egida tedesca, lo sviluppo.

Notevole la circostanza che in questi contatti tra industriali tedeschi e bulgari si sareboo fatto cenno da parte germanica, a quanto qui si dice, alla opportunità «che si tenga conto degli interessi italiani».

(l) -Vedi serie IX, vol. V, DD. 213, 575, 664, 769. (2) -Vedi DD. 458 e 475.
512

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. S. N. D. 3525/50 P. R. Roma, 30 gennaio 1941, ore 14,30.

Precedenza assoluta.

Vostro telegramma n. 58 (1).

Duce ha preso atto decisioni Caudillo e condizioni proposte. Poiché Egli si assenta, a partire da oggi, da Roma, dovendo compier,e alcune visite di carattere militare, gradirebbe che incontro avesse luogo -nei termini proposti sulla fine della settimana prossima.

PregoVi comunicare quanto precede a Serrano Sufier e telegrafare data definitiva da stabilire in conformità di quanto sopra, nonché quanto possa riuscire gradito agli ospiti circa loro soggiorno (2).

513

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. UU. S. N. D. 3526/124 P. R. Roma, 30 gennaio 1941, ore 15,15.

A seguito di precedente comunicazione (lettera dell'Eccellenza il Ministro in data 22 gennaio) (3) fate conoscere a Ribbentrop quanto ha testé comunicato il R. Ambasciatore in Madrid e che qui di seguito si trascrive:

«Franco ringrazia ed accetta invito del Duce e di V. E. sicuro che esso darà i frutti desiderati dai due Paesi.

Maggior parte Ministri avevano espresso parere contrario ritenendo pericolosa assenza caudillo nell'attuale situazione internazionale; decisione favorevole è stata tuttavia presa soprattutto per la pressione esercitata da Serrano Sufier.

È stato stabilito itinerario terrestre, attraverso Francia non occupata, fino porto italiano ove si recherà bastimento da guerra spagnuolo. Governo di Madrid sta prendendo contatti con Vichy per necessarie misure di sicurezza lungo percorso. Data precisa sarà stabilita di comune accordo e prevedesi possa cadere nella prossima settimana». Prese istruzioni dal Duce è stato telegrafato a Madrid quanto segue -che comunicherete parimenti a codesto Ministro degli Esteri:

« Il Duce si allontana da Roma a partire da oggi, per compiere una serie di visite di carattere militare. Egli gradirebbe perciò che incontro abbia luogo, nelle condizioni proposte dal Caudillo, verso la fine dalla prossima settimana».

Assicurate avvenuta comunicazione (1).

(l) -Vedi D. 508. (2) -Lequio rispose con t.s.n.d. 3062/63 del 31 gennaio, ore 20,55, quanto segue: «Fatta comunicazione di cui al telegramma di V. E. n. 50. Questo Ministro Affari Esteri si è dichiarato d'accordo e si è riservato farmi conoscere al più presto dettagli itinerario e soggiorno ». (3) -Vedi D. 478.
514

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 692/64 R. Sofia, 30 gennaio 1941, ore 19 (per. ore 2,10 del 31).

È ripartito oggi per Berlino Ministro di Bulgaria colà residente (2). L'ho veduto prima della sua partenza e in pari tempo ho conferito stamane con Popoff. Ministro di Bulgaria raggiunge Berlino con due seguenti principali istruzioni:

0 ) Confermare intenzione del Governo bulgaro di voler collaborare praticamente per la migliore riuscita prossima mossa tedesca.

2°) Persuadere Governo tedesco circa necessità che detta mossa avvenga con mezzi imponenti e tali da spaventare a priori eventuali avversari. I bulgari infatti hanno ora impressione che i teò.eschi vogliono agire con soltanto quindici o diciotto divisioni al massimo comprese quelle destinate rimanere di guardia in Romania. Stimano viceversa necessario almeno 25 divisioni per evitare pericolose sorprese. Questo Ministro degli Affari Esteri mi conferma che situazione transiti e valichi su frontiera bulgaro-greca è tuttora pessima a causa neve. Egli ha aggiunto notarsi qualche spostamento unità greche per ora non esattamente valutate ma che potrebbero essere 2 o 3 divisioni dallo schieramento verso Albania ad altro verso frontiera bulgaro-greca. Da quanto ho appreso Bulgaria comincerà prendere nei prossimi giorni velatamente prime importanti misure militari protettive verso sud e nell'interno del Paese.

515

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. uu. s. N. D. 725/41-42 R. Bagdad, 30 gennaio 1941, ore 19,28 (per. ore 11,35 del 31). 39 e 40

1°. Crisi ministeriale ha avuto sua nuova svolta.

Ministro delle Finanze Nagi Suedi, di recente nominato Ministro degli Affari Esteri ad interim, ed il Ministro della Guerra Taha Hascim, i quali finora avevano solidarizzato con Primo Ministro nel senso cercare appoggio Asse per resistere pressioni inglesi, presentavano ieri improvvisamente dimissioni invitando Gailani a fare altrettanto. Dopo essersi consultato con il Generale dell'Esercito, Primo Ministro decideva rimanere al potere. Nella stessa giornata venivano nominati Ministro degli Affari Esteri Mussa Sciabandar attualmente Vice Direttore Generale al Ministero degli Affari Esteri ed ex Incaricato d'Affari Iraq a Berlino, ed a Ministro delle Finanze Mohamed Alì Mahmud. Sembra che lo stesso Gailani assumerebbe anche Ministero della Guerra, qualora Taha non intendesse recedere dal suo proposito.

2°. Secondo informazioni attinte direttamente dal Primo Ministro, l'uscita dal Governo delle due più rilevanti personalità sarebbe dovuta al fatto che Suedi e Taha, non avendo più fiducia che i Governi dell'Asse potessero venire in aiuto concreto Iraq prima che il Governo britannico mandi ad effetto sue minaccie, proponevano ora per un atteggiamento più remissivo. Sempre secondo Gailani, Inghilterra avrebbe comunicato che «in un avvenire molto prossimo Governo di Londra si sarebbe forse trovato nella necessità di fare al Governo Iraq proposte dirette a fronteggiare situazioni pericolose~ e che pertanto «raccomandava dimissioni Gailani il quale non sarebbe la persona più adatta a discutere proposte».

Attuale svolta della situazione politica determinatasi come reazione all'azione britannica di questi giorni sembra debba portare in primo piano i capi dell'esercito iracheno. Predisposizioni di carattere militare si notano in prossimità di Bagdad e pare siano state prese anche nella zona retrostante Bassora per fronteggiare un temuto sbarco truppe inglesi.

4° Primo Ministro mi fa conoscere attuale sua posizione diventerebbe insostenibile se non gli si desse risposta favorevole a quanto da me comunicato coi telegrammi n. 25 e 26 (1), raccomandandosi in particolare per l'immediato invio di una prima spedizione armi e munizioni via Persia. Egli attende ansiosamente di poter provare con elementi concreti ai capi dell'esercito quanto sia fondata fiducia riposta nell'assistenza dei Governi Asse. Non posso che appoggiare tale urgente appello del Primo Ministro anche se la situazione non è del tutto chiara e presenta alcuni aspetti di incertezza, mi pare non convenga trascurare di fare tentativo anche estremo di galvanizzare e rafforzare presente atteggiamento di resistenza alle imposiz:oni inglesi.

(41) Miei telegrammi n. (3). (l) -Cosmelli rispose con t.u.s.n.d. per telescr. 2940/128 P.R. delle ore 19,40: «Comunicato». (2) -Vedi D. 468. (3) -Vedi DD. 500 e 510.

(42) 3°. Con l'uscita dal Governo dei maggiori esponenti politici, Gailani resta a rappresentare volontà dei capi dell'esercito. Il Governo perde pertanto apparentemente fisionomia di compromettersi ed assume quella di quasi aperta resistenza alle imposizioni inglesi. È pure significativa nomina del Ministro degli Affari Esteri di Sciabandar funzionario che ha reputazione di marcato germanofila.

(l) Vedi D. 475.

516

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 719/35 R. Budapest, 30 gennaio 1941, ore 21,15 (per. ore 2,10 del 31).

Oggi hanno avuto luogo funerali Conte Csàky (l) con manifestazioni ufficiali di cordoglio molto marcate.

Ho veduto successivamente Conte Teleki che mi ha detto nuovo Ministro degli Esteri già nominato in persona Bardossy, finora Ministro Ungheria Bucarest, cui designazione per eventuale successione sarebbe stata a suo tempo fatta dallo stesso Conte Csàky.

Per riguardo memoria quest'ultimo nomina non sarebbe resa nota prima di una settimana circa, durante la quale Teleki conserverebbe interim.

Teleki si è espresso analogamente con mio collega germanico che me lo ha ripetuto, non nascondendomi soddisfazione suo Governo per tale designazione. Bardossy che conosce, ha fama essere forse migliore elemento diplomazia ungherese è di notevole capacità specialmente simpatizzante per Potenze Asse, in particolare per Italia ove erasi qui testè pensato inviarlo in sostituzione codesto Ministro Ungheria.

517

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 738/73-74-75 R. Tokio, 31 gennaio 1941, ore 7,50 (per. ore 17,25).

(t. 19 R. minuta autografa): «Notizia del lutto grave che vi colpisce mi rattrista profondamente. Ero legato a vostro marito da vincoli di personale amicizia oltre quelli della politica svolta in comune. Vi prego di accogliere le mie condoglianze ».

non avrebbe avuto (1)... mete da raggiungere ma i tempi dell'azione. Oshima che con Shiratori ex Ambasciatore a Roma ed attualmente consultore di questo Ministero degli Affari Esteri è stato uno dei maggiori sostenitori del Patto Tripartito quando questo era lungi dall'essere popolare è nettamente fautore di una pronta e risolutiva iniziativa del Giappone verso il Sud anche se l'atteso collasso britannico nella Manica e soprattutto in Mediterraneo e Mar Rosso dovesse tardare a verificarsi.

In previsione di ciò questo mio collega di Germania si è dedicato con i suoi collaboratori militari ad uno studio tecnico della situazione militare giapponese per riferirne a Berlino ed aver istruzioni circa la linea di condotta da seguire localmente. Mi ha in via strettamente confidenziale e personale messo al corrente dei risultati di tale esame:

l o -Un attacco a Singapore preceduto da occupazione di Saigon, ove già travasi una nave da guerra giapponese che probabilmente vi rimarrà anche dopo ultimati negoziati Thai-Indocina. Avrebbero probabilità di riuscita;

2° -preparazione difensiva della flotta giapponese farebbe escludere possibilità di una minaccia della flotta americana che giungendo da così grande distanza non troverebbe come base di appoggio che quello del tutto insufficienti delle Filippine. È da prevedere quindi che reazione americana si manifesterebbe con molta probabilità soltanto con una durissima guerra economica.

4° -Convenienza di un conflitto nippo-britannico deve essere quindi esaminata in relazione agli interessi dell'Asse tenendo presente limitazione di tempo indicata. Tutto sommato e considerato Ambasciatore di Germania esprime parere che vantaggi sono superiori ai prevedibili rischi e svantaggi.

Aggiungo che elemento essenziale situazione è evidentemente atteggiamento U.R.S.S. nei riguardi Giappone che è qui oggetto di molta preoccupazione malgrado qualche recente manifestazione conciliante. Mi risulta che questo Ambasciatore dell'U.R.S.S. ha fatto chiaramente intendere che per Mosca trattato Portsmouth è qualche cosa di simile a quello di Versailles. D'altra parte è da tener conto che se parlare di Sahalin e di Kurili può apparire attualmente inammissibile, qualunque preteso prezzo troverebbe ampio compenso in una

facilitazione dell'espansione nipponica verso Sud che risolverebbe ampiamente aspirazione demografica ed economica del Giappone.

Quanto sopra ho creduto opportuno riferire riservatamente per l'eventualità che argomenti dovessero essere prossimamente oggetto di comune esame dei Governi dell'Asse.

(73) -Manifestazioni popolari di cui è stato oggetto prima e al momento della sua partenza per Berlino nuovo Ambasciatore del Giappone generale Oshima costituiscono una chiara dimostrazione della tendenza che va sempre più qui generalizzandosi che espansione nipponica verso mare del Sud sia ormai diventata un imperativo categorico per la futura esistenza dell'Impero e per la sussistenza stessa del popolo giapponese. Situazione cinese che non accenna a risolversi e che esaurisce energie finanziarie ed economiche del Paese, anche a prescindere dal continuo e grave sacrificio di uomini, non potrebbe essere sopportata e giustificata se non nel quadro di una larga e promettente espansione nipponica verso il Sud che apre speranze di un avvenire più solido. Lo stesso Matsuoka ha dovuto finire col rendersi interprete di tale tendenza e dichiarare in piena Dieta, suscitando le ire della stampa americana che politica nipponica (l) -Il 27 gennaio Mussolini aveva inviato alla Contessa Csàky il seguente telegramma

(74) Egli non ha mai nascosto ai numerosi suoi amici al momento di partire da Tokio come intendeva dare alla sua Missione a Berlino un carattere prevalentemente militare e come questione di estendere operazioni militari e conseguente partecipazione del Giappone alla guercra dell'Asse fosse il numero più urgente del suo programma. Credo tuttavia che egli abbia avuto istruzioni di limitarsi in un momento a sondare opinioni e disposizioni del Governo del Reich.

(75) 3° -Dai dati che qui si hanno si può ritenere che le risorse giapponesi si esaurirebbero nel periodo di un anno. È vero che Malacca ed Indie Olandesi potrebbero supplire abbondantemente ad ulteriori necessità. È peraltro difficile poter contare sopra una immediata valorizzazione nipponica di tale regione in tempo di gueHa;

(l) Gruppo !ndecifrato.

518

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 747/68 R. Ankara, 31 gennaio 1941, ore 19,14 (per. ore ... del 1° febbraio).

Mio teleg,ramma n. 42 (1). Questo Ministro Bulgaria mi ha detto che suo Governo è in massima d'accordo su testo del progetto di dichiarazione turcobulgaro da lui comunicatogli. Propone soltanto di modificare il preambolo, sostituendo il rich'amo al comunicato diramato da Sofia dopo la visita di Menemencoglu con un richiamo al trattato di amicizia turco-bulgaro del 1925.

Kiroff ha portato la risposta del suo governo a conoscenza di Menemencoglu il quale ha insistito per il mantenimento della formula precedentemente elaborata facendo notare che la modifica suggerita dal governo bulgaro segnerebbe a suo parere passo indietro di fronte al testo proposto dal governo turco: il trattato di amicizia è infatti meno attuale del comunicato di Sofia che contempla la situazione balcanica cambiatasi dopo il 1925. Kiroff ha chiesto istruzioni al suo governo.

519

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. S. N. D. 756/121 R. Bucarest, 31 gennaio 1941, ore 22,30 (per. ore 9 del 1° febbraio).

Telegramma di V. E. n. 45 (2).

Essendo generale Antonescu tuttora obbligato letto da forma influenzale, mi sono espresso nel senso di cui al telegramma in riferimento con Mihai Antonescu. Questi mi ha assicurato che generale Antonescu, come ha cercato evitare spargimento di sangue durante giornate moti, così intende procedere soltanto in via legale alla punizione di coloro che hanno preso parte attiva alla ribellione armata, evitando in modo assoluto qualsiasi rappresaglia e spargimento di sangue.

Mihai Antonescu ha aggiunto che un attento esame della lista dei loro morti sotto il fuoco delle truppe durante giornate in questione ha rivelato che

si trattava in buona parte di elementi comunisti infiltratisi recentemente nel movimento legionario. Quanto ad ulteriore collaborazione con guardie di ferro, Mihai Antonescu mi ha confermato che egli mantiene contatti con vari esponenti, avendo in vista riorganizzazione legioni possibilmente sotto la guida del Generale Antonescu. Egli mi ha confidato che Conducator, persuaso di aver dato tutta la sua attività di questi ultimi mesi e tutto il suo appoggio con lealtà e con affetto a favore guardia di ferro, sopportandone numerosi eccessi anche a costo di alienarsi opinione pubblica e devozione forze armate, in complesso ostili alla legione, è oggi molto amareggiato per ciò che egli considera tradimento dei capi legionari già membri del Governo ed è attualmente animato da diffidenze nei loro riguardi.

A tale dichiarazione di Mihai Antonescu corrispondono poi due comunicati di ieri e di oggi (miei telegrammi 118 e 120) (l) il primo dei quali afferma atteggiamento moderato del Generale Antonescu durante e dopo la rivolta, mentre il secondo si riferisce alla necessità di ristabilire ordine nello Stato prima di procedere alla riorganizzazione della vita politica. Continuo da parte mia a mantenermi su linea di condotta tenuta da questo Ministro di Germania.

520.

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 766/44 R. Bagdad, 31 gennaio 1941, ore 23,16 (per. ore 22,30 del JO febbraio).

Mio telegramma n. 43 (2).

Lettera di dimissione del Ministro Gailani riassume vicende che hanno fatto precip:tare la crisi nella notte scorsa. Emiro Reggente ritirandosi fra le tribù sciite -lavorate da tempo dall'Ambasciata d'Inghilterra -ha messo Gabinetto nell'impossibilità governare. Essendo fino ad ora Gailani irreperibile Bagdad, ignoro ragioni del suo gesto e sue intenzioni.

Confusione è qui enorme, aggravata da voci di sbarchi di truppe inglesi avvenuti oggi a Bassora dove già ieri si è ancorata nave da guerra Lawrence.

Mancano pure notizie attendibili sull'atteggiamento dei Capi dell'esercito. A meno che l'esercito non si pronunci subito apertamente, soluzione costituzionale della crisi ministeriale non può portare che ad un Governo disposto accettare per l'Iraq -in forma più o meno immediata -la stessa posizione

dell'Egitto, ma ad ogni modo, soprattutto nell'idea di evitare reazione aviazione

Asse, non verrà subito decisa rottura delle relazioni diplomatiche con l'Italia.

Ciò stante la sola cosa veramente efficace che possiamo fare per stimolare esercito a pronunciarsi pienamente contro Gran Bretagna sarebbe immediato forte bombardamento delle basi aeree britanniche di Habbania e Sceiba, evitando accuratamente almeno per il momento obiettivi iracheni. Tale bombardamento del resto non avrebbe soltanto valore dimostrativo nostra decisione assistere Iraq ma anche valore effettivo per noi essendo in quelle basi -come segnalato con nostri notiziari militari -abbondante materiale aeronautico e bellico in genere destinato in massima parte armata Egitto.

(l) -Vedi D. 474. (2) -Vedi D. 503. (l) -T. 718/118 R. del 30 gennaio, ore 21,45 e t. 740/120 R. del 31 gennaio, ore 22,30, non pubblicati. (2) -Con t.uu.s.n.d. 735/43 R. del 31 gennaio, ore 15,30, Gabbrielli aveva trasmesso la seguente lettera di dimissioni presentate da Rashid el-Gailani all'Emiro Reggente: «Mi sono sforzato a condurre paese verso suo alto ideale adottando politica ispirata ai suoi interessi generali. Senonché intrighi ed interessi stranieri, cui non conveniva regnasse reciproca fiducia tra voi ed un Governo deciso a continuare servire paese con sincerità e lealtà vi hanno indotto a non approvare nostra opera. Avete abbandonato Palazzo Reale e Capitale sospendendo firma decreti, specialmente quelli relativi scioglimento Camera Deputati che ritenevo necessario per conoscere nelle attuali condizioni difficili volontà opinionP pubblica. Non potendo ministero assumere la responsabilità della amministrazione del paese in tali condizioni vi prego voler accogliere mie dimissioni da Presidente del Consiglio ».
521

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. S. N. D. PER CORRIERE AEREO 3780 P. R. Roma, 1° febbraio 1941, ore 8.

Si fa riferimento alle precedenti comunicazioni relative alla situazione in Iraq ed alle richieste presentate da quel Governo per il caso di una cooperazione con le Potenze dell'Asse.

Il R. Ministro a Bagdad con telegramma del 16 corrente ha riferito quanto segue:

«t. s. n. d. 327/17-18 R.» 0).

Con successivo telegramma del 20 corrente lo stesso R. Ministro ha riferito:

«t. s. n. d. 463/25-26 R. >> (2).

Il sopratrascritto telegramma del R. Ministro a Bagdad conclude con varie considerazioni circa l'importanza che l'Iraq per la sua situazione geograficostrategica presenta; e può ancora più rappresentare nel futuro.

Date opportuna comunicazione di tutto quanto precede a codesto Governo, facendogli nel contempo presenti le seguenti considerazioni. Dalle comunicazioni ricevute da Bagdad risulta in sostanza che le richieste irachene vertono su tre punti: l) Dichiarazione delle Potenze dell'Asse;

2) Assistenza nel campo militare;

3) Assistenza nel campo economico-ftnanziarto.

l) Dichiarazione. Più che una dichiarazione scritta sarei d'avviso d'incaricare la R. Legazione di fare a Gailani delle comunicazioni verbali (lasciando eventualmente che prenda appunti) sulla base delle istruzioni contenute nel progetto di telegramma unito.

Poiché il R. Ministro a Bagdad dovrebbe parlare a nome delle Potenze del· l'Asse, Vi prego di chiedere a codesto Governo di farmi conoscere se, sia dal punto di vista politico che da quello militare, sia d'accordo, e i suoi suggerimenti.

2) Assistenza militare. Per dimostrare la nostra buona disposizione di aiutare l'atteggiamento di resistenza assunto da Gailani, sarei in massima d'avviso di venire incontro -in quanto possibile -al suo desiderio di ricevere un primo invio di armi e munizioni.

Con telegramma per corriere n. 2177 in data 20 corrente (1), Vi ho comunicato il quantitativo di armi richieste dal Governo dell'Iraq. Non si tratterebbe per il momento d'inviare detto quantitativo, ma di esaminare se non sia possibile procedere ad un limitato invio per la via indicata (Romania, Mar Nero, Russia, Persia), e ciò sempre che la Germania non disponga di già in Persia di quantitativi di armi che potrebbero essere resi disponibili per l'Iraq.

In ogni caso -come indica il R. Ministro a Bagdad -l'invio anche limitato di armi a Gailani non dovrebbe avvenire se non previo chiarimento della situazione interna dell'Iraq.

Anche su quanto precede prego interpellare il Governo tedesco e farmi conoscere le sue vedute.

3) Assistenza economico-finanziaria. Come risulta dal telegramma sopra trascritto, Gailani deve ancora precisare le sue richieste in questo campo. Per quanto riguarda la parte economica risulta dai precedenti (di cui codesto Governo è già al corrente) che Gailani desidera attivare l'esportazione dei principali prodotti iracheni (e più precisamente datteri, lana, orzo, ecc.).

Stiamo esaminando e sarebbe interessante che anche codesto Governo esaminasse la possibilità di venire incontro a questa richiesta, e particolarmente di accertare se e fino a che punto vi sia agevolezza di transito per l'interscambio fra l'Iraq e le Potenze dell'Asse.

La via indicata per l'invio di armi e che presumibilmente dovrebbe poter servire anche per gli scambi commerciali, è quella Romania, Mar Nero, Russia, Persia.

Attendo cortesi sollecite comunicazioni da parte di codesto Governo (2).

ALLEGATO

IL MINISTRO DEGLI ESTERI AL MINISTRO A BAGDAD

PROGETTO DI TELEGRAMMA.

vostri telegrammi 17, 18, 25 e 26 (3). Ho attentamente esaminato il contenuto dei telegrammi suindicati ed ho messo al corrente il Governo tedesco, d'accordo col quale vi invio le seguenti istruzioni: L'asse si rende conto delle difficoltà in cui si trovano Gailani e gli altri elementi nazionalisti; ma corrisponde evidentemente al ben inteso interesse dell'Iraq di resistere

alle rinnovate pressioni inglesi, pur con le cautele che impongono le circostanze attuali. I Paesi arabi del Levante si trovano oggi dinanzi a decisioni che avranno profonda influenza sul loro avvenire; e solo la vittoria dell'Asse potrà liberarli dalla dominazione più

o meno larvata della Gran Bretagna.

Gli ultimi avvenimenti bellici rappresentano una fase militare del presente conrutto che sarà sicuramente superata. Essi lasciano, in definitiva, intatta la forza politica e militare dell'Asse e la sua superiorità assoluta sull'Inghiterra.

Ciò premesso potrete aggiungere che Italia e Germania confermano solennemente che nulla è cambiato nei loro intendimenti già ufficialmente dichiarati nei riguardi dei Paesi arabi del Levante ed in particolare nei riguardi dell'Iraq.

Esse sperano che il Governo dell'Iraq saprà evitare che il territorio iracheno divenga

una base di operazioni militari contro l'Asse. Questo corrisponde all'interesse e al fermo

desiderio di Roma e Berlino. In caso contrario però -come è ovvio -esse si trove

rebbero loro malgrado, e senza loro responsabilità, costrette a considerare il territorio

iracheno come territorio occupato dal nemico con tutte le conseguenze che ciò com

porterebbe.

Per quanto riguarda la questione dell'eventuale aiuto armato da portarsi all'Iraq,

ove si verifichi una resistenza organizzata dell'esercito iracheno contro gli inglesi,

potrete esprimervi con Gailani giusta le seguenti considerazioni:

L'Italia e la Germania non desiderano assumere impegni se non su una base

seria e dopo attento studio. Fare promesse che non hanno possibilità di applicazione

non è nello stile né corrisponde alla serietà della loro azione politica.

Esse hanno -come devono avere -ben presente l'esposizione fattavi dal Generale Salahuddin (vostro telespresso n. 394 del 10 dicembre) (l) dalla quale risulta assai difficile che si verifichi una resistenza armata organizzata (ripeto organizzata) dall'esercito iracheno contro gli inglesi. Tale resistenza è infatti subordinata tra l'altro -secondo l'esposizione fattavi -a premesse di ordine politico (costituzione di un Governo nazionale in Siria), che non trovano corrispondenza nelle attuali circostanze, e ad assicurazioni da parte di Potenze straniere (neutralità della Turchia e dell'Iran nel caso in cui l'Iraq sia in guerra) assicurazioni che non appare possibile ottenere, almeno nel momento presente.

È d'altra parte evidente che, ove in un futuro dovesse costituirsi un fronte bellico nell'Iraq per una resistenza armata opposta dall'esercito iracheno contro le forze militari inglesi, sarebbe nell'interesse stesso delle Potenze dell'Asse di venire in aiuto, in tutti i modi possibili, agli iracheni combattenti contro gli inglesi.

Del resto l'Italia e la Germania -rendendosi conto delle difficoltà che presenterebbe attualmente un appoggio armato all'esercito iracheno, non desiderano per quanto le riguarda, che il Governo dell'Iraq assuma fin d'ora atteggiamenti tali da spingere gli inglesi ad un'occupazione militare del Paese, ma desiderano invece che Gailani si mantenga al Governo e continui a svolgere una accorta politica che eviti l'occupazione militare inglese del territorio iracheno.

Informate da ultimo Gailani che sono in corso consultazioni tra il Governo italiano e il Governo tedesco per stabilire la possibilità di un limitato invio di armi in Iraq seguendo la via indicata: Romania, Mar Nero, Russia, Persia; nonché consultazioni sia per quanto riguarda i traffici commerciali fra le Potenze dell'Asse e l'Iraq. Appena possibile forniremo precisazioni in proposito; per le quali gioverebbe però di avere da Gailani i maggiori elementi promessivi per la parte economica.

Comunicazioni saranno da fare verbalmente. Ove Gailani ve lo richieda, potrebbe fargli prendere degli appunti. Telegrafate (2).

(l) -Vedi D. 458. (2) -Vedi D. 475. (l) -Vedi D. 276, l, p. 259. (2) -Per la risposta di Cosmelli vedi D. 548. (3) -Vedi DD. 458 e 475. (l) -Vedi D. 276. (2) -Questo telegramma di istruzioni non venne inviato a Oabbrielli, benché gli fosse stato preannunziato con il D. 525, a causa del mutamento ministerlale sopravvenuto a Bagdad.
522

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI (l)

T. S. N. D. PER TELESCR. 757/133 R. Berlino, 1o febbraio 1941, ore 21,35.

Telegramma di V. E. 21 R. (2). Ho fatto comunicazione a Segretario di Stato Weizsaecker che ha ascoltato con grande attenzione. Ha ringraziato e ne riferirà subito al Ministro Ribbentrop.

In relazione alle tre ipotesi prospettate in ultima parte di detto telegramma circa gli Stretti, in rapporto atteggiamento Turchia, segnalo che mi è stato confidenzialmente richiesto quale fosse nostra opinione circa probabili reazioni turche a passaggio truppe tedesche per Bulgaria. Ho risposto che non ero in grado di dare risposta informativa. Richiesto di mia impressione personale, mi sono limitato a dire che dalla lettura di quanto riferivano nostri rappresentanti, situazione malgrado varie induzioni sembrava molto incerta. Segretario di Stato ha forse riassunto pensiero tedesco su tale punto dicendomi a titolo personale e confidenziale che se si opera con cautela non sembra tuttora doversi escludere possibilità mantenere Turchia fuori del conflitto. Mi è sembrato intendere che nostra formulazione dei tre punti suddetti gli è a prima vista apparsa partire da un presupposto senz'altro, e forse troppo, pessimista dell'atteggiamento turco e, almeno per il momento, già troppo condiscendente verso Russia. Ciò sembrerebbe nel suo pensiero pregiudicare atteggiamento turco, con riferimento forse a preoccupazioni C« soluzione a spese Turchia potrebbe pesare gravemente sulle relazioni con la stessa») già espresse 22 gennaio scorso e di cui a mio telegramma n. 93 (3). Naturalmente quanto precede, in attesa di una risposta ufficiale, ha valore puramente personale confidenziale e di prima impressione (4).

523

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 773/124 R. Bucarest, 1° febbraio 1941, ore 22 (per. ore 9 del 2).

Questo Ministro di Germania mi ha come appresso confidenzialmente manifestato suo punto di vista circa situazione interna Romania.

l) Se ai recenti moti hanno partecipato Legionari in buona fede, è peraltro più che probabile che alla sollevazione abbiano fortemente contribuito agenti inglesi e russi facilitati dalla leggerezza con la quale venivano reclutati legionari. In particolare modo Killinger ritiene che il capo degli operai legionari, e principale autore dei moti in questione, sia un agente sovietico;

39 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

2) Killinger ritiene altresì che taluni elementi tedeschi abbiano indirettamente incoraggiato legionari !asciandoli credere che potevano contare sull'appoggio tedesco e contribuendo ad isolare nei loro confronti ministro Fabricius. Egli mi ha confidenzialmente aggiunto aver riunito i suoi collaboratori e gli altri maggiori esponenti tedeschi e di aver loro partecipato che egli solo è responsabile della politica tedesca in Romania, invitandoli in pari tempo tassativamente ad astenersi da ogni contatto non autorizzato e da ogni iniziativa particolare.

3) Circa situazione interna Killinger ritiene che ordine sia ristabilito e che Antonescu abbia in mano situazione. Solo vero pericolo resta quello di un attentato, contro il quale è pertanto necessario che Antonescu prenda ogni possibile precauzione.

4) Quanto ad atteggiamento Germania, Killinger mi ha detto che Governo Reich, che ha sue truppe in Romania, tiene anzitutto all'ordine nel Paese. A tal fine esso mantiene sua fiducia nel Generale Antonescu considerato il solo uomo in grado raggiungere tale risultato. Generale Antonescu sa pertanto che truppe tedesche sono accanto a quelle romene, pronte ad appoggiarlo, ave fosse necessario. Killinger, per ragioni evidenti, cerca facilitare riavvicinamento fra Generale Antonescu e la parte sana della Legione, ciò che consentirebbe mantenimento regime legionario in Romania. Egli si astiene però dal formulare concrete proposte al riguardo, essendo opportuno che Generale Antonescu, che conosce uomini e cose del suo paese, sia (l) scegliere vie più opportune. Quanto a Governo militare testè nominato, esso è destinato a lasciare se e quando possibile il posto a nuove formazioni eventualmente con partecipazione elementi legionari, che peraltro non è ancora determinato.

(l) -Ed. in M .ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit. p. 124. (2) -Vedi D. 509. (3) -Vedi D. 482. (4) -Vedi D. 528.
524

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO SEGRETO S. N. Roma, 1° febbraio 1941.

L'avvocato Stakié, latore di un messaggio verbale del Ministro di Corte jugoslavo desidera poterVi intrattenere personalmente. Egli si fermerà a Roma tutta la settimana e si dice disposto a venire anche costà (2), pur di riferirVi personalmente quanto gli è stato commesso dal Ministro di Corte serbo. il quale ha ricevuto espressa autorizzazione dal Principe Reggente (3).

Prego avvisate il Vostro amico A[nfuso], affinché avvisi 11 suo principale di questa situazione, sperando che entro qualche giorno io sarò a Roma portando la risposta affermativa».

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Mussollni si trovava presso la sede del Comando Generale in Puglia. (3) -Insieme al presente appunto fu trasmessa a Mussolini la seguente lettera inviata da Stakié ad un funzionario del Gabinetto qualche giorno prima: «In relazione alle mie conversazioni che io ho avuto a Roma e fuori di Roma, e malgrado che hanno fatto visita alla concorrenza, la quale è stata solamente una visita di informazione, spero fortemente che la decisione sarà conforme ai desideri dei Vostri amici di fare l'affare prima con loro e non con la concorrenza.
525

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S. N. D. 3882/41 P. R. Roma, 2 febbraio 1941, ore 1.

In relazione situazione indicata vostri telegrammi 41 e 42 (1), vi informo che vostri precedenti telegrammi 17, 18, 25 e 26 (2) formano oggetto di consultazione col Governo tedesco (3) per mettervi in grado di parlare costì a nome delle Potenze dell'Asse, tenuto presente quanto da Voi prospettato e possibilità esistenti.

526

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 785/136 R. Berlino, 3 febbraio 1941, ore 1.

Gli avvenimenti di ieri sabato a Parigi sono stati preceduti giorni scorsi da vari sintomi e voci.

Malgrado giornata domenicale odierna, che rende diflìcili controlli e contatti, è impressione prevalente che alla costituzione del nuovo partito francese, e ad altri fatti che l'hanno accompagnata, non debbano essere estranee mani germaniche con finalità che possono andare da una pura e semplice reintroduzione di Laval nel Gabinetto, ed eliminazione di Flandin, ad un nuovo tentativo suscettibile di più largo sviluppo in senso della collaborazione francese all'ordine nuovo, magari con punte anti-inglesi.

È certo che avvenimenti del 13 dicembre sono stati qui ritenuti come uno scacco personale dell'Abetz e, comunque, ferita al prestigio potenza occupante. Di qui necessità di una epurazione almeno sul terreno politico.

Certamente è sempre nettamente avvertibile da un lato la preoccupazione sulla situazione del cosidetto impero francese d'oltremare, e dall'altro la questione dei rapporti con la Francia metropolitana cui il prorogato regime d'armistizio non dà assetto definitivo. Sua soluzione sembra tuttora oscillare da quella violenta di una occupazione totale di tutti i territori metropolitani all'intrigo politico.

Non è però ancora percepibile una sostanziale modificazione dei rapporti franco-tedeschi verso basi diverse che non da vincitori a vinti.

Mi riservo riferire ulteriormente, ed a titolo d'indicazione, avverto intanto per esempio e ad ogni buon fine che a diffondere notizie hanno certamente contribuito agenzie germaniche notoriamente controllate.

(l) -Vedi D. 515. (2) -Vedi DD. 458 e 475. (3) -Vedi D. 521.
527

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 3327/139 P. R. Berlino, 3 febbraio 1941, ore 18,30 (per. ore 18,35).

Ritengo mio dovere riferire risultare da vari indizi una certa tendenza a ritardare effettivamente invio noti rinforzi destinati Africa.

Aggiungo che impressioni abbastanza analoghe sono state anche raccolte da questo R. Addetto Militare.

Predette notizie hanno valore di segnalazione con carattere strettamente confidenziale (1).

528

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 803/142 R. Berlino, 3 febbraio 1941, ore 20.

Mio telegramma n. 133 (2).

Segretario di Stato Weizsacker mi ha testé informato che era desiderio del Ministro von Ribbentrop di procedere ad un esame approfondito della nostra comunicazione e che pertanto si riservava una risposta ufficiale. Mi ha aggiunto che riteneva comunicazione avesse valore, oltre che informativo, di consultazione e che pertanto in attesa risposta tedesca conversazione non sarebbe andata oltre.

Ho assicurato che avrei riferito, limitandomi ad osservare che era forse opportuno non (3) troppo domande e risposte con Molotov, dato che già da ultimo vi era stato un prolungato arresto (4).

529

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A LIONE, CONFALONIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. 855. Lione, 3 febbraio 1941 (per. il 9).

Mio rapporto n. 669 del 24 gennaio ( 4). L'altro ieri questa stampa riportava il comunicato Stefani relativo alla risposta del Fiihrer al messaggio del Maresciallo Pétain del 24 dicembre.

(-5) Vedi D. 491.

Ieri venne pubblicata una smentita di ongme svizzera (A.G.) nella quale si diceva che il Fiihrer non aveva inviato uno scritto al Maresciallo. Molti commenti sono stati suscitati, naturalmente, dalla seconda comunicazione.

Secondo notizie avute da buona fonte, il 30 gennaio l'Ambasciatore de Erinon sarebbe stato convocato dal signor Abetz il quale gli avrebbe fornito verbalmente la risposta del Fiihrer al messaggio del 24 dicembre. Tale comunicazione, molto concisa, pur riconoscendo la buona volontà del Maresciallo nella osservanza del regime armistiziale, rinnoverebbe il consiglio di richiamare al potere il Presidente Lavai.

Malgrado che a Vichy tutti si aspettassero che il predetto suggerimento venisse ripetuto in maniera categorica. lll. secca procedura verbale ha provocato In quegli ambienti un senso di timorosa costernazione.

La Germania con atteggiamento molto realistico, da due mesi in quà sta dimostrando verso la capitale provvisoria della Francia libera una sempre minore considerazione e questo nuovo atto ha confermato tale linea di condotta. A Vichy si sperava inoltre che il sacrificio di Alibert, persona particolarmente cara al Maresciallo, avrebbe reso Berlino molto più accondiscendente, mentre invece da parte germanica l'allontanamento del Guardasigilli è stato considerato come un dovere armistiziale. Ora, a quanto mi si dice, si sarebbe disposti a sostituire anche il potentissimo Ministro dell'Interno Peyrouton il quale verrebbe destinato, quanto prima, all'ambasciata di Washington.

(l) -Il documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 522. (3) -Gruppo !ndecifrato. (4) -Ciano rispose con t. 4676/165 P.R. dell'8 febbraio, ore 24: «D'accordo. Attenderemo a riprendere conversazione risposta Ribbentrop ». Per tale risposta vedi D. 542.
530

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI

T. S. N. D. PER CORRIERE 4021 P.R. Roma, 4 febbraio 1941, ore 8.

Vostro 070 (1). Pregovi seguire attività Neubacher allo scopo precipuo di impedire che Bulgaria diventi mercato monopolizzato da economia tedesca. Sarà gradito ricevere anche vostre concrete proposte su nostre possibilità pratiche controbilanciare tale azione Reich costà.

Agli stessi bulgari del resto deve convenire di non lasciare accaparrare e dominare la loro economia da un solo paese, ma di profittare degli interessi talora rivali delle grandi potenze per mantenere quell'indipendenza economica che è la base dello sviluppo dei commerci e dell'industria al fini nazionali (2).

(l) -Vedi D. 511. (2) -Per la risposta di Magistrati vedi D. 576.
531

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 856/51 R. Bagdad, 4 febbraio 1941, ore 16,45 (per. ore 10 del 5).

Miei telegrammi 44 (l) 46 e 48 (2).

Con costituzione governo Taha situazione attuale non sembra aver raggiunto sufficiente chiarificazione. Risentimento opinione pubblica contro il Reggente -apertamente denunziato da Gailani come strumento di interessi stranieri -se non può arrivare ad essere da solo produttivo di seri eventi, è tuttavia tale da incoraggiare eventuale colpo di stato dell'esercito. Sebbene Ambasciata d'Inghilterra facendo nominare Primo Ministro l'ex Ministro della Guerra miri a valersi dell'influenza di questi per ricondurre esercito a più miti consigli, pure da parecchi segni appare che manovra non è ancora riuscita. Come Ministro Affari Esteri della nuova combinazione si fa il nome di Tewfik Suedi che è tutto un programma di sottom'ssione alla volontà britannica. Se qualche brusco avvenimento non si verificherà nei prossimi giorni, posizione Iraq si avvia ad essere analoga a quella dell'Egitto. Vedo rafforzarsi tuttavia possibilità valerci forte popolarità Gailani presso esercito e popolazione per cercare capovolgere situazione attuale per vie rivoluzionarie (vedi in particolare mio telegramma n. 26 (3).

532

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 825/148 R. Berlino, 4 febbraio 1941, ore 22,15 (per. ore 22,30).

Per dovere di cronaca setgnalo che alcune vaghe voci darebbero come molto prossimo inizio vaste operazioni contro Inghilterra. Difficile dire se esse siano conseguenza o causa informazioni stampa e radio, diffuse questi giorni Inghilterra e America.

Comunque persone giunte da Francia e dal Belgio parlano di certe misure militari e di movimenti di materiale. Anche qualche elemento raccolto da nostri confidenti potrebbe confermare notizie. Controlli resi però impossibili da vero assoluto (dico assoluto) segreto.

Varie informazioni da ritenere attendibili indicherebbero che tale eventuale azione potrebbe basarsi su impiego senza precedenti di paracadutisti. Sarebbero state costituite e addestrate intere divisioni con trasporti sempre aerei di artiglierie, munizionamenti e persino mezzi meccanizzati e corazzati.

Circa epoca, riferisco apprezzamento fatto recentemente da alta personalità militare che mese febbraio presenta condizioni particolarmente favorevoli nella zona della Manica (1). Segnalo infine, senza elementi però da collegare in alcun modo a quanto precede, che ieri sera nostro Addetto Aeronautico è stato chiamato dal Maresciallo Goering che trovasi al Quartier Generale vicinissimo a Parigi. È partito stamane (2).

(l) -Vedi D. 520. (2) -T.s.n.d. 754/46 R. del 1° febbraio, ore 15,20 e t, 777/48 R. del 1° febbraio, ore 21,50, non pubblicati: riferivano circa la costituzione del nuovo governo iracheno. (3) -Vedi D. 475.
533

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 868/52 R. Bagdad, 4 febbraio 1941, ore 22,38 (per. ore 10,30 del 6).

Mio telegramma n. 51 di questa mattina (3).

Lo Faro ha avuto scorsa notte un incontro confidenziale con Gailani che gli ha esposto sue decise intenzioni lottare a fondo contro Inghilterra ove convenientemente assistito dai Governi dell'Asse.

Dato estremo interesse argomento anche ai fini proposte dirette a nostra azione interno Iraq di cui al mio telegramma 26 (4), ritengo che una esposizione a viva voce permetterebbe fornirVi elementi più esaurienti per una decisione da parte nostra e concorderebbe anche con organi tecnici interessati modalità esecuzione.

Viaggio Lo Faro a Roma dovrebbe effettuarsi per via aerea da Beirut con apparecchio speciale.

Prego voler prendere massima possibile considerazione tale proposta e telegrafarmi tenendo presente, quanto data partenza da Beirut, essere necessario un preavviso di almeno tre giorni.

534

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 828/149 R. Berlino, 4 febbraio 1941, ore 23,25.

Mio telegramma n. 136 (5).

Ho trasmesso per corriere odierno materiale informativo su avvenimenti francesi del 1° corrente che ritengo indicato anche per documentare atteggiamento ufficioso e in parte anche ufficiale germanico in materia.

Capo Ufficio Stampa estera ha dichiarato poi alla conferenza di sabato esistere a Parigi gruppi e forze che giudicano attitudine Vichy non corrispon

dente al desiderio della maggioranza della Francia soprattutto per questione riflettente Germania ed ora in stasi per esclusione Lavai principale esponente tale politica. Concetti quasi analoghi sono contenuti in nota informativa per la stampa diramata questa notte, in cui si va anche oltre auspicata aperta collaborazione ed esprimendo sfiducia opera Vichy, pur premettendo che eventi sono esclusivamente di natura interna.

Confermo quanto già segnalai, debbasi vedere in tali manovre mano Abetz che, come è noto, gode personale fiducia Ribbentrop, ma che ho inteso anche apertamente criticare per premessa fallace sua azione circa reale stato d'animo francese e idee non chiare su -come di fatto collaborazione dovrebbe e potrebbe realizzarsi.

Riferii telefonicamente domenica sera risposta datami poco prima da Segretario di Stato per gli Affari Esteri, non esservi, a sua impressione, in notizie da Parigi alcunché di sensazionale e nulla d'altra parte di mutato nelle relazioni con la Francia. Credo però dover ad ogni buon fine anche aggiungere che quando ieri lo vidi e riportai conversazione sull'argomento, egli fu nettamente evasivo e fece marcatamente cadere il discorso.

(l) -Con successivo t.n.s.d. 880/167 R. del 6 febbraio, ore 21,34, Cosmelli comunicò ancora: ''Segnalo intensificarsi sintomi circa quanto riferito con telegramma n. 148 del 4 corrente». (2) -Vedi D. 550. (3) -Vedi D. 531. (4) -Vedi D. 475. (5) -Vedi D. 526.
535

APPUNTO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (l)

Roma, 4 febbraio 1941.

Il motivo dell'intervallo fra il primo colloquio (2) e l'odierno di Stakié, non è quello da lui enunciato: cioè di non volere avere l'aria di «extorquer » qualche cosa dall'Italia in relazione ai suoi insuccessi militari (faiblesses). Il vero motivo della ripresa del contatto è: a) nella convinzione che il destino della Grecia è segnato e che quindi non bisogna perdere l'occasione di partecipare alla eredità; b) nella presenza delle truppe tedesche in Romania che sigillano a breve scadenza il destino di cui sopra; c) nella speranza di avere Salonicco prima dei bulgari e senza una contropartita adriatica troppo onerosa per Belgrado; d) nel desiderio di arrivare a Berlino sostando però -facendo tappa a Roma.

Considerazioni.

a) Il nuovo patto dovrebbe costituire una integrazione del patto del 1937 e dovrebbe fra le altre clausole contenere quella della smilitarizzazione della sponda jugoslava;

b) dovrebbe avere il carattere di un trattato di vera e propria alleanza politica.

Conseguenze.

a) La conclusione di questo patto sarebbe il colpo mortale per la Grecia. Atene capirebbe che Salonicco è perduta e che i serbi potrebbero occuparla

b) I bulgari avrebbero Dede Agach.

c) Londra vedrebbe cadere le sue superstiti speranze per quanto concerne Belgrado e Sofia.

d) La Turchia rimanendo completamente isolata e premuta dalle armate tedesche, il cui intervento in Grecia si renderebbe forse superfluo, potrebbe cambiare atteggiamento e facilitare gli eventuali piani ulteriori dell'Asse nel Mediterraneo orientale e centrale.

536.

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 943/013 R. Berna, 4 febbraio 1941 (per. l'B).

Come si ricorderà, poco tempo fa il Consiglio Federale dichiarò soppresso il Movimento Nazionale Svizzero (MNS), che mostrava simpatie per l'Asse e ne seguiva le idee. Da Berlino ordinarono allora al Ministro di Germania di organizzare un grande ricevimento dimostrativo in onore dei più noti membri di quel Movimento. Il Ministro, signor Kocher, non ritenne opportuno tale ricevimento riservandosi l'azione dimostrativa alla prima occasione favorevole. Il 30 gennaio, appunto nell'anniversario della conquista del potere da parte del Nazismo, il Kocher ha dato un pranzo al quale ha invitato tutti i capi principali del MNS.

Benché il Kocher abbia avvisato Pilet-Golaz di questo gesto, esso ha prodotto profonda impressione e negli ambienti del Consiglio federale, che lo considera come un affronto, e negli ambienti politici, che hanno dovuto capire che dietro il MNS stava la Germania.

Nella stampa finora non s'è avuto che un forte attacco della socialista

Arbeiter Zeitung.

537.

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, DEL BALZO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER CORRIERE 3685/045 P. R. Budapest, 4 febbraio 1941 (per. il 7).

Telegramma di V. E. n. 35 (1).

Questo Ministero Esteri mi comunica oggi che Incaricato d'Affari al Cairo riferisce che la notizia secondo la quale autorità inglesi farebbero distinzione fra Camice Nere e militari del R. Esercito prigionieri non corrisponde a verità.

Stesso Incaricato Affari assicura che trattamento nostri ufficiali superiori e generali è buono. Essi ricevono vitto identico a quello stabilito per pari grado britannici. Stipendi sono regolarmente corrisposti a tutti gli ufficiali.

Militari R. Esercito e Camice Nere. che sono in attesa essere trasportati in India, trovansi in campi provvisori in cui si rilevano varie deficenze, soprattutto per vestiario e coperte.

Inoltre soldati inglesi ed australiani cercano spesso di asportare a nostri militari bottoni, distintivi grado e specialità, nastrini decorazioni, sotto pretesto collezionare ricordi guerra.

Risulta che a tale pr<Qposito Incaricato d'Affari Svizzera ha già elevato protesta. Feriti ricevono cure adeguate (1).

(l) -Minuta autografa di Mussolini. (2) -Tale colloquio l'avvocato Stakié lo ebbe con Ciano 1'11 novembre 1940. Non sono stati rintracciati documenti relativi ad esso, ma si veda O. CIANO, Diario, cit., p. 477.

(l) Vedi D. 492.

538

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. S. N. D. 4303/155 P.R. Roma, 5 febbraio 1941, ore 13.

Segreto per Cosmelli.

Alla sede del Comando Generale in Puglia il Duce ha ricevuto Stakié, emissario ufficioso del Reggente Jugoslavo (2). L'avv. Stakié ha proposto una ripresa dei negoziati tra Jugoslavia ed Italia per approfondire il Patto del 1937 e per avvicinarsi, attraverso la tappa di un Patto con l'Italia, all'adesione della Jugoslavia al Tripartito. La contropartita per l'Italia potrebbe essere la smilitarizzazione della costa dalmata e per la Jugoslavia la cessione territoriale di Salonicco che il Duce considera sbocco naturale e vitale della Jugoslavia verso il Mediterraneo.

Il Duce ha risposto: l) essere favorevole all'approfondimento del Patto, naturalmente previa consultazione d'accordo in merito col Governo del Reich;

2) clausole dovrebbero essere oggetto di ulteriori negoziati ed esaurirsi nel più breve termine di tempo possibile; Lo Stakié è ripartito per Belgrado da dove nella settimana prossima manderà risposta ufficiale per inizio delle trattative.

Nell'attesa il Duce fa osservare:

l) che la conclusione di questo Patto costituirebbe elemento favorevole per la politica dell'Asse nei Balcani e produrrebbe collasso morale e militare della Grecia;

2) Londra vedrebbe cadere definitivamente le sue superstiti speranze e suoi intrighi per quanto concerne Belgrado e Sofia;

3) la Turchia rimanendo completamente isolata di fronte alle Armate tedesche, il cui intervento in Grecia si renderebbe forse superfluo, potrebbe cambiare atteggiamento e facilitare eventuali ulteriori piani dell'Asse nel Mediterraneo orientale e centrale (1).

Date notizia di quanto precede al Ministro Ribbentrop affinché informi al

più presto il Flihrer (3).

(l) -Assicurazioni analoghe telegrafò al suo Ministero il ministro d'Ungheria ad Atene, come comunicò Del Balzo con t.s.n.d. per corriere 4208. 055 P.R. dell'll febbraio. (2) -Vedi D. 535.
539

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A LIONE, CONFALONIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. u. 880. Lione, 5 febbraio 1941 (per. il 7).

Già da alcuni giorni correvano insistentemente delle voci di un imminente allargamento della occupazione da parte germanica per imporre a Vichy un nuovo atteggiamento.

Queste voci avevano avuto come origine non solo i vivaci articoli della stampa parigina ma erano state spesso accreditate anche da ufficiali delle varie Commissioni germaniche.

A riprova dell'intenzione germanica di dar corso a tale occupazione erano citati recentissimi nuovi concentramenti di truppe lungo la linea di demarcazione.

Il comunicato ufficiale annunciante che l'Ammiraglio Darlan era stato inviato l'altro ieri a Parigi per conferire con l'Ambasciatore Abetz e col Presidente Lavai è stato da molti considerato come un ultimo tentativo da parte del Maresciallo di ottenere che il Governo del Reich non gli imponesse l'immediata cessione di gran parte dei poteri al suo ex erede costituzionale, data la sua impopolarità e la riluttanza dell'esercito francese in Francia occupata e nell'impero ad accettare tale soluzione.

Tanto più che, secondo quanto mi si è precisato da buona fonte e che codesto Ministero, se la notizia è vera. conoscerà già da Berlino, alla pressante insistenza per la nomina di Laval sarebbe stata affiancata la richiesta della disponibilità da parte dell'Asse delle basi navali di Tolone e di Biserta.

Ciano: «Duce,

Io vi ringrazio con animo commosso per Il grande onore che avete voluto concedermi e Vi assicuro che serberò nell'animo mio l'Impressione più grata dell'incontro.

Tornando al mio Paese sarà per me motivo di sincera gioia operare sempre per quei rapporti che potranno essere nel Vostri alti desideri ». « Excellence,

Permettez mol de vous remercier, Excellence, de tout mon coeur de l'amabllité et de la confiance que vous avez bien voulu me témoigner. Je n'oublierai jamais le plus grand honneur de ma vie, d'avolr eu l'occasion de rencontrer Duce envers !eque! je ressens la plus vive admiration ».

(2} Cosmelli rispose con t.s.n.d. per telescr. 3251/159 P.R. quanto segue: «Ho fatto comunicazione e mi è stato assicurato che essa perverrà al Ftihrer questa sera stessa».

In numerosi ambienti si afferma che il Maresciallo avrebbe autorizzato Darlan, in caso di irrigidimento germanico, a prospettare la possibilità che egli rinunci alla direzione dello Stato.

Dato che le notizie giunte nelle ultime ore confermerebbero che le Autorità germaniche a Parigi avrebbero avuto istruzioni di non concedere ulteriori proroghe a Vichy, se ne deduce l'imminenza di una azione militare.

Ritengo pertanto doveroso di far presente con urgenza tale possibilità fondata su informazioni di primo piano.

Personalmente però sono portato a credere che i concentramenti di truppe e l'atteggiamento delle Autorità germaniche a Parigi fanno parte per il momento di una azione dimostrativa di grande ampiezza.

Lavai è molto impopolare, specialmente in Francia non occupata e la sua assunzione al potere non coperta dal Maresciallo potrebbe aver luogo solo se imposta da forze di occupazione; anche la Germania ha bisogno provvisoriamente del Maresciallo Pétain che finora ha garantito la tranquillità dell'1m· pero coloniale, che quasi certamente non potrebbe essere mantenuta se le truppe dell'Asse occupassero altri territori francesi senza il preciso scopo di reprimere una sommossa gaullista.

D'altra parte sembra che il Reich, attenendosi all'atteggiamento realistico sempre dimostrato finora offrirebbe come contropartita, delle concessioni sfruttabili a titolo spettacolare quali per esempio il trasporto del Governo a Parigi e la restituzione parziale dei prigionieri.

È quindi mio convincimento che se verrà concesso a Vichy un termine sia pur breve ma sufficiente a preparare in qualche modo l'opinione pubblica il Maresciallo Pétain cederà, si adatterà alle nuove circostanze e riuscirà ad imporre anche a Weygand la disponibilità di Biserta.

Tale realizzazione sarebbe un cospicuo successo dell'Asse sul popolo francese che ideologicamente è ogni giorno più distante da noi.

(l) Prima di partire per la Jugoslavia Stakié Inviò le seguenti lettere a Mussolini e a

540

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. (TRADUZIONE) (l) Berlino, 5 febbraio 1941.

Scrivo la presente lettera pervaso dalla preoccupazione di voler fare il giusto per aiutarVi, Duce, a superare una situazione che, a lungo andare dovrà determinare sfavorevoli effetti psicologici non solo nel resto del mondo, ma anche nel Vostro stesso Popolo. In tesi generale il lato grave della situazione consiste in questo: che ogni aiuto che noi siamo decisi di dare, può avere i suoi effetti, in quanto a durata, solo dopo alcune settimane; mentre, considerate dal punto di vista puramente meteorologico, le condizioni militari per un attacco contro i Balcani migliorano, ma peggiorano per noi riguardo all'Africa del Nord.

Comincio coi Balcani. Vi è noto, Duce, che i nostri trasporti -come parlammo a Obersalzberg -(l) transitano ininterrottamente; cosicché noi cl troviamo, adagio adagio, nella situazione di dover costruire almeno una certa protezione addizionale antiaerea (Flak) della zona petrolifera, e, a poco a poco, anche una protezione antiaerea (Flak) dei passaggi danubiani. Il passaggio del Danubio è stato reso molto ditllcile ora dalla grande formazione di ghiacci e dal movimento di essi sulla corrente. Finché questa situazione non cambierà non si potranno lanciare dei ponti. Ho però la speranza che nella seconda metà del febbraio le premesse a ciò saranno più favorevoli. Grazie ai minuziosi preparativi, il passaggio si potrà operare poi in un tempo relativamente breve. Tuttavia, Duce, passeranno ancora molte settimane prima di poterVi finalmente portare un vero sgravio sul fronte greco. Debbonsi considerare quali aggravanti: a) la possibilità di un attacco aereo inglese; possibilità su cui dobbiamo contare e quindi prendere in considerazione in ogni preparativo; b) l'incerto contegno della Turchia, che, comunque, ci costringe a tener pronte più truppe di quello che, altrimenti, sarebbe necessario. (In quanto alla Russia spero che non ci abbia a fare più difficoltà di sorta).

È poi sempre possibile che, all'ultimo minuto, l'Inghilterra proceda in Grecia allo sbarco di forti formazioni. Nel misurare le nostre forze noi dobbiamo prendere in considerazione anche questa eventualità.

Veniamo a trovarci infine così lontani dalle nostre basi di partenza che già per assicurare il solo vettovagliamento e munizionamento, dobbiamo piazzare dei forti depositi.

Anche la marcia nella stessa Bulgaria verrà resa ditllcile dalle condizioni meteorologiche, tantoché, tutto considerato, prima della fine di marzo non si potrà contare in un sicuro successo.

Africa settentrionale

Quando mi lasciaste, Duce, eravamo ancora d'opinione che il tenere più a lungo Tobruk avrebbe forse determinato un ritardo all'avanzata delle forze inglesi. Io Vi proposi allora, Duce, di mandare a Tripoli e, ris,pettivamente in Libia, una formazione di sbarramento per aiutarVi a rinforzare laggiù il Vostro fronte. Lo sviluppo subentrato da allora mi ha indotto a riflettere nuovamente sulla situazione attuale, e, probabilmente, su quella che verrà a formarsi.

In merito a ciò, si è fatta strada in me la convinzione seguente: i Vostri reparti dislocati nella Cirenaica hanno oramai dovuto subire da parecchie settimane l'amarezza dei rovesci di guerra. Come si sa, questa situazione agisce sfavorevolmente su ogni soldato, dal punto di vista psicologico. Il soldato perde la fiducia in se stesso e la fede in una possibilità di successo. Sono quindi, appunto per questo, Duce, convinto che già per ragioni d'ordine psicologico per i Vostri stessi soldati, l'intervento di un reparto germanico non può influire che favorevolmente. Per gli inglesi, al contrario, ne risulterà il presentimento di una minaccia di rafforzamento della nostra resistenza. Sono però

ed appunto per questa ragione convinto, Duce, che un tale aiuto non ha senso che se esso è idoneo ad essere veramente coronato dal successo, vale a dire quindi, se esso è capace a mutare il corso del destino. E ciò, Duce, mi spinge -ed io sono a questo proposito d'accordo con le opinioni dei Componenti il mio Comando Supremo -a valutare in modo speciale la situazione e le conseguenze che ne derivano, che mi sento in dovere di comunicarVi nel modo più leale e schietto.

L'arrivo di un reparto germanico non ha senso che se esso è veramente in grado, per la sua forza e la natura della sua composizione a piegare il destino ai nostri voleri. Fino al momento in cui esisterà ancora la possibilità di tenere le posizioni davanti a Derna ero dell'opinione che già un eccellente reparto corazzato di difesa avrebbe potuto rendere ottimi servigi.

Ma ora, dopo la perdita di questa posizione e, con questa, di quasi tutta la Cirenaica, io credo che anche per ragioni tattiche un reparto di questa forza e composizione non potrebbe più bastare per raggiungere lo scopo suaccennato. Io reputo ora necessario, di far intervenire, oltre a questo reparto di sbarramento, che dovrebbe essere rafforzato da un reggimento corazzato, una altra divisione corazzata germanica completa. Infatti, io credo che non si può impedire l'ulteriore avanzata degli inglesi, limitandosi a tenere una posizione con sola tattica di difesa. La tattica degli inglesi consiste nel fatto che passano per il deserto, oltrepassano ogni reparto, l'attaccano alle spalle, e, giunti al mare, ottengono immediatamente gli approvvigionamenti necessari dalla loro flotta lasciata indisturbata. Da questo stato di cose però risultano due fatti:

l) -La difesa stessa dev'essere condotta con tattica offensiva! Bisogna lanciare contro le forze corazzate inglesi un reparto corazzato che possa in ogni momento imporre loro il combattimento, colpirle da ogni parte e sbaragliarle.

2) -È necessario impedire che la flotta britannica allestisca sempre nuove basi di approvvigionamento per le loro forze corazzate che avanzano nel deserto oltrepassando i reparti avversari.

Se questo modo di procedere non viene adottato, non sarà possibile tenere l'Africa settentrionale italiana!

Secondo il mio modo di vedere, due misure sono necessarie: l) -Un'azione combinata di forze marittime ed aeree contro le navi britanniche da trasporto e d'approvvigionamento e contro le navi da guerra che le convogliano.

2) -Creazione di una forte formazione corazzata, adatta tanto alla difesa che all'attacco.

Concernente il punto 1):

Faccio esaminare attualmente in quale misura, da parte nostra, i reparti Stuka con una o due formazioni di grossi caccia a grande autonomia di volo

o di caccia normali, possono trasferire le loro basi in Africa settentrionale od intervenire partendo dalle loro basi attuali e facendo scalo su campi d'atterraggio intermedi, svolgendo la loro azione sia contro navi-trasporto e navi da guerra britanniche operanti nella Si:·tc che contro tutti gli eventuali obiettivi terrestri. Se ciò è praticamente possibile e se Voi, Duce, siete d'accordo, io credo che sarà possibile alla formazione aerea germanica stazionata in Sicilia, senza trascurare i suoi obiettivi ed in collaborazione coi Vostri propri reparti aerei, d':mpedire definitivamente la tattica degli inglesi mirante ad allestire, a mezzo della loro flotta, sempre nuove basi d'approvvigionamento sulla costa settentrionale dell'Africa.

Concernente il punto 2):

Per poter conferire aìle Vostre forze di carri armati e quindi alle forze di resistenza più vitali un nucleo di assoluta solidità io aggiungerei -come ho già menzionato -oltre alla formazione di sbarramento costituita da un reggimento di carri armati, una completa Divisione corazzata. Questa proposta che io, Duce, Vi faccio con la presente mia, presuppone però quanto segue: la sicurezza cioè, che fino al giungere di detta formazione, che comprenderebbe dunque un numeroso e ben agguerrito corpo, l'intera costa settentrionale dell'Africa non sia andata perduta al punto che la difesa dovesse essere limitata ad un territorio più o meno vasto attorno alla città di Tripoli. Infatti, Duce, non ritengo che una tale difesa sarebbe più possibile, poiché non si avrebbe più la possibilità di agire di là con l'aviazione e neppure vi sarebbe la possibilità di provvedere per via marittima all'ulteriore indispensabile approvvigionamento. Con ciò cadrebbe anche la premessa per poter iniziare, da uno spazio, che non si sarebbe più in grado di approvvigionare, la riconquista dell'intero territorio. Indipendentemente da ciò ritengo ulteriormente indispensabile di distruggere interamente la base aviatoria e marittima britannica di Malta. Anche sotto questo punto di vista hanno luogo attualmente delle consultazioni. In quanto risultassero necessarie ulteriori forze aviatorie tedesche, sono disposto, qualora Voi, Duce, siate pure d'accordo, di fare di tutto per assicurare il successo. La formazione corazzata di sbarramento e la Divisione armata sono guidate ambedue da eccellenti e provetti ufficiali. A capo di questo corpo, per il caso che venisse adottata la mia proposta, avrei l'intenzione di porre il Generale Rommel, il quale è il più audace Generale dell'arma corazzata di cui dispone l'armata tedesca. Quale prima comandante di una divisione corazzata all'ovest gli fu ssegnata la Croce al merito di Guerra (Ritterkreuzl e riceverà per il primo la Fronda di quercia (Eichenlaub). I suoi meriti nella campagna occidentale sono assolutamente unici!

Il Generale Rintelen, latore della presente, potrà fornirVi, Duce, tutti gli schiarimenti desiderati. In caso del Vostro consenso di massima, ritengo necessario che il Generale Rommel si rechi immediatamente in persona, con un piccolo Stato Maggiore, dal Generale Graziani. Dai risultati di un tale esame dipenderebbe quindi la decisione definitiva. Il Generale Rommel potrebbe, nel contempo, formarsi un concetto personale del compito che gli viene affidato. Egli ed i suoi uomini si porrebbero alla soluzione del compito loro affidato -di questo ne sono convinto -con lo stesso eroismo e fanatismo come il Generale Dietl a Narvik, essendo egli dello stesso suo valore. L'esame delle questioni di carattere puramente tecnico. dei trasporti, ecc. verrebbe affidato agli uffici competenti.

Abbiamo ricevuto da Franco un rapporto in cui egli si rifiuta di riconoscere di non voler fare causa comune con noi, e che non intende intervenire nella lotta, tuttavia finisce per constatare che prima dell'autunno o dell'inverno -ora per altre ragioni -un tale intervento non è possibile. Voglio inviargli ancora una lettera molto cortese, mentre nutro un unico desiderio: che forse a Voi, Duce, riesca infine di fargli cambiare opinione.

Del resto se il Generale Franco avesse aderito alla nostra preghiera, non più tardi del l o febbraio sarebbe stato possibile cominciare l'attacco contro Gibilterra, ed oggi, Duce, l'Inghilterra avrebbe perduto l'accesso occidentale al Mediterraneo! È gran peccato constatare, come per l'irresolutezza, vada perduta una splendita occasione.

(l) L'originale tedesco non è stato rintracciato. Per i particolari della consegna e l commenti di Mussolini, vedi D. 556.

(l) D. 471.

541

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 886/84 R. Tokio, 6 febbraio 1941, ore 7,59 (per. ore 18,45).

Mio telegramma n. 82 (1).

Matsuoka mi ha fatto oggi comunicare per mezzo di questo Vice Ministro Affari Esteri, per informazione strettamente confidenziale al Governo Fascista, che come corollario della mediazione giapponese fra Thai ed Indocina, i cui negoziati si inizieranno domani a Tokio, egli ha intenzione di proporre che ambedue le parti s'impegnino, a sistemazione avvenuta dei loro rapporti, a non entrare in combinazioni di carattere politico o militare con terze Potenze. Tale impegno si intenderebbe naturalmente limitato nei riguardi francesi al governo di Hanoi. Analoga comunicazione è stata fatta a questo Ambasciatore di Germania. Riuscita della mediazione è presentemente questione della più essenziale importanza per questo Governo in quanto coinvolge il prestigio e futura posizione Giappone nell'est dell'Asia. Si è preoccupati per le irregolari manovre ostili anglo-americane. Perciò ricerca quindi favorire fronte dell'Asse anche perché in definitiva cessione territoriale in Indocina sembra necessiti sia pure formalmente dell'assenso delle Potenze stesse.

542

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI (2)

T. S.N.D. 878/163 R. Berlino, 6 febbraio 1941, ore 18,20 (per. ore 11,30 del 7).

Mio telegramma n. 133 l o corrente (3).

Ribbentrop ringrazia cortese comunicazione circa conversazione di Ambasciatore Rosso con Molotov e fa presente di aver constatato con grande

soddisfazione come la medesima si sia mossa sulle linee da lui concordate a Berechtesgaden (1). Egli tuttavia ritiene di non poter considerare nelle attuali circostanze senza qualche preoccupazione la risposta che avremmo in animo di dare a Molotov sugli Stretti sulla domanda da questo medesimo fatta. Occorre infatti contare su delle probabili indiscrezioni e,. se la Turchia venisse ad apprendere qualche cosa delle intenzioni espresse dall'Italia sulla questione degli Stretti, ciò potrebbe esercitare nei prossimi avvenimenti una influenza sfavorevole. Egli prega pertanto di voler esaminare ancora una volta se sia necessario di dare ora rapidamente delle ulteriori spiegazioni a Mosca. Lo stesso Molotov ha del resto detto che non si attendeva una risposta immediata. Si potrebbe così rinviare la risposta o almeno attendere per il momento che Molotov stesso ritorni sulla questione.

Se da parte nostra però si ritenesse opportuno dare una risposta rapida, Ministro Ribbentrop sarebbe grato ancora una volta volesse consultarsi con lui (2).

(l) T. 864/82 R. del 5 febbraio, ore 7,40, non pubblicato: riferiva, tra l'altro, che da parte giapponese, nei negoziati Thai-Indocina, ci si preparava «ad appoggiare, entro limiti utili e ragionevoli, ma con molta fermezza, richieste avanzate dal siamesi ».

(2) Ed. in M. ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit. p. 126.

(3) Vedi D. 522.

543

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 3624/168 P.R. Berlino, 6 febbraio 1941, ore 21,45

Mio telegramma 139 (3). Dopo aver sentito Generale Rintelen Addetto Roma, sembra qui di massima deciso affrettare invio noti mezzi Africa (4).

544

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 881/169 R. Berlino, 6 febbraio 1941, ore 21,45 (per. ore 10 del 7).

Mentre giornali continuano mantenere su situaz:one Parigi assoluto riserbo essendo limitata pubblicazione notizie diramate da D.E.B. notiziari interni Agenzie sono abbastanza ricchi d'informazioni su ulteriori sviluppi. Si nota ripetutamente movimento Ammiraglio Darlan tra parigi e Vichy, colloqui tra emissari delle due parti accompagnati da notizie trattative che dovrebbero riportare Lavai nel Governo come parte di un triumvirato con Darlan e Generale Huntzinger e Presidente, e ritiro Pétain a sole funzioni di Capo dello Stato. Circa il programma del nuovo indirizzo come già indicato da varie informazioni precedentemente inviate esso dovrebbe basarsi su rinnovo interno, rior

(-4) Il documento reca il visto di Mussolini.

40 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

ganizzazione nazionale e collaborazione con Germania. Nel pensiero francese nelle finalità da raggiungere successivamente vi sarebbero fra l'altro la probabile restrizione zone occupate; comunicazioni facilitate attraverso linea demarcaz:one delle due zone; aiuti alimentari; trasporto Governo da Vichy a Versailles. Da parte Germania si mantiene atteggiamento, per situazione, di puro interesse francese interno e accuratamente si tiene a nascondere eventuale propria azione per facilitare ritorno Laval. Pur mantenendo vivace pregiudiziale contro Governo Vichy, appare la tendenza di mettere però fuori causa la persona del Maresciallo Pétain.

(l) -Vedi D. 471. (2) -Vedi D 580. Il presente telegramma reca il visto di Mussollnl. (3) -Vedi D. 527
545

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. RR. 496/226. Lisbona, 6 febbraio 1941 (per. il 15).

Mi viene riferito che in Italia v1 e una vivissima indignazione contro il Portogallo per l'atteggiamento della sua stampa. Ho ragione di credere che questa indignazione sia stata alimentata da rapporti di agenti e persone facilmente eccitabili e tendenti al rodomantismo come pure da articoli di giornali scritti con un eccessivo superficialismo.

Mi corre l'obbligo perciò di rappresentare in rapida sintesi a V. E., col massimo possibile di obiettività, la reale situazione di questo paese.

Com'è noto il Portogallo è legato all'Inghilterra da un trattato di alleanza che risale al 1703. Durante questi 350 anni una tale alleanza ha servito, ha reso qualche cosa: ha cioè garantito al Portogallo, paese debole, inerme, divorato da lotte intestine, un grande impero coloniale che senza la protezione britannica sarebbe sparito da un pezzo.

Durante questi tre secoli di alta protezione il mercantilismo e l'affarismo britannico si sono valsi della solida piattaforma politica per costituire nel paese una rete di interessi vastissimi. Praticamente l'economia, la finanza, la Banca e, in gran parte, anche il commercio, erano, allo scoppio della guerra, sotto il controllo britannico. È logico quindi desumere che se tanti interessi legavano il Portogallo all'Inghilterra da secoli, si siano creati nel Paese correnti favorevoli all'Inghilterra più ancora per ragioni di puro affarismo che per simpatia istintiva. Giova anche non dimenticare che fino allo avvento di Salazar al potere questo paese era completamente nelle mani della massoneria e che se Salazar è riuscito a combatterla, tuttavia la b:eca potenza occulta continua a mantenere viva la sua azione tra la burocrazia, l'esercito e la marina.

Se su questa base che ha fondamenta secolari s'innesta una propaganda intensa fatta con larghezza di mezzi, come può stupire che l'atteggiamento della stampa portoghese sia filo-britannico? Ma anche su questo occorre essere ben precisi. Un solo articolo veramente antipatico durante i nove mesi che io sono qui è stato pubblicato dal Diario da Manhà ed originò una mia lettera allo stesso Presidente Salazar di cui inviai copia a V. E. (confrontare mio rapporto n. 4408/1778 del 24 dicembre u.s.) (1). Ma pel resto non ho mai segnalato articoli antitaliani. È viceversa francamente antipatico il modo di presentazione delle notizie inglesi. Sono più i titoli che i testi delle notizie quelli che urtano la nostra sensibilità. Ci addolora vedere che su 100 fotografie pubblicate 90 sono inglesi e solo 10 italiane ma non dobbiamo dimenticare che l'Inghilterra con le fotografie dà le sterline mentre noi diamo solo i clichés. Ci addolora che la stampa annunzi a grossi caratteri i successi britannici e quindi all'« uomo della strada » sembra che tutto questo paese sia venduto agli inglesi. Ma la verità è un'altra. La verità è che Salazar, quel Salazar che si è messo decisamente in contrasto con gli inglesi in varie occasioni nel passato (ingresso dell'URSS a Ginevra, guerra civile spagnuola etc.) non è per nulla favorevole alla Gran Bretagna.

Se si deve giud~care sul suo atteggiamento ufficiale bisogna riconoscere che esso è irreprensibile. Ho avuto occasione già di segnalare che durante i nove mesi che sono a Lisbona né io né il mio collega di Germania abbiamo mai dovuto intervenire per protestare contro una violaz:one aperta e manifesta della nuetralità portoghese. Si può anzi dire, se si tien conto dei precedenti storici economici e politici, che la neutralità portoghese è stata finora impeccabile.

Naturalmente durante il periodo della mia missione qui non ho mancato, come ho comunicato varie volte a V. E., di richiamare l'attenzione sia di Salazar che di Sampayo sulla necess~tà che la stampa attenuasse il suo ardore filo-britannico. La risposta che mi venne data fu sempre la stessa e cioè che Salazar non vuole istituire un controllo diretto sulla stampa: egli ha istituito una censura preventiva sugli articoli, censura che vieta la pubblicazione di scritti offensivi o politicamente inammissibili, ma non dirige la stampa in un senso piu\tosto che nell'altro !asciandola libera di subire le influenze della propaganda straniera.

Questo atteggiamento è spiegabilissimo se si considera che l'autoritario non il totalitario Salazar (egli t:ene a questa distinzione sottile) è in fondo il vecchio professore universitario di formazione liberaloide, che è arrivato all'autoritarismo attraverso l'ammirazione che ha sempre avuto ed ha per il Duce.

Gli atteggiamenti decisamente fermi assunti da Salazar nei confronti degli inglesi provano che egli vuol conservare la sua piena indipendenza e salvaguardare la sua neutralità.

Nell'azione di governo ci è stato favorevole. La questione LATI sostenuta contro la volontà inglese, le forniture di materie prime concesse nei limiti delle sue possibilità sono prove di quanto affermo. A ciò bisogna aggiungere che in ogni intervista che ho avuto con lui Salazar mi ha r:affermato la sua ammirazione profonda e incondizionata per il Duce. Questo è il quadro per quanto possibile esatto e obiettivo della situazione.

Il giovane Rivelli è venuto a Lisbona e malgrado gli avessi detto di essere misurato e prudente nella sua inchiesta giornalistica, perché nell'attuale momento politico il Portogallo poteva essere più utile a noi di quanto noi potesslmo esserlo al Portogallo, è partito in quarta contro questo Paese, dipingen

dolo di «venduto» agli inglesi (caso mai si tratta d'una compravendita di vecchia data e non è una scoperta) e ascoltando alcuni eccitati e fanatici che non mancano mai in nessun ambiente. Il primo articolo di Rivelli « Storia di un'alleanza» ha ferito profondamente Salazar al quale nulla è meno gradito quanto l'affermazione che il suo paese, che egli vuoi affrancare dalla pesante protez•ione britannica, sia un semplice feudo inglese. Subito dopo è apparsa la nota di Regime Fascista «Sempre Portoghesi» che ha reso l'atmosfera ancora più pesante. E purtroppo tutto questo avveniva mentre i nostri alleati tedeschi, pubblicavano articoli favorevoli al Portogallo e altri articoli elogiativi sulla neutralità portoghese comparivano in fogli di vari paesi.

Durante tutto il periodo dell'Esposizione del Mondo Portoghese -che è stata una manifestazione tipica dell'orgoglio e della fierezza di questa Nazione i giornali italiani hanno completamente ignorato le feste centenarie.

Finalmente un giornahsta italiano è venuto (mentre gli inglesi ne hanno qui dieci stabili e i tedeschi undici) e tutto quello che ha saputo scrivere è stato una violenta filippica contro questo paese la cui situazione internazionale è tutt'altro che facile anche se la sua stampa s:a decisamente antipatica. Comunque è di ieri una mia lunga conversazione con Antonio Ferro il quale mi ha molto gentilmente pregato di segnalargli tutto quello che potrà riuscirei sgradito nell'atteggiamento della stampa. Vedo quindi che molta buona volontà esiste da parte portoghese.

Ritengo nell'interesse nostro che ci converrebbe inviare qui qualche g:ornalista ponderato e maturo, di notevole autorità il quale constaterebbe la verità e cioè che se la stampa è montata per effetto di quelle sterline che noi non spendiamo, governo e buona parte della opinione pubblica ci sono favorevoli e se noi riusciremo a coordinare meglio gl<i sforzi d'una ben intesa propaganda, come stò facendo malgrado i scarsissimi mezzi, noi potremo neutralizzare in gran parte l'attività dei nostri nemici.

(l) Non pubblicato.

546

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 984/57 R. Bagdad, 7 febbraio 1941, ore 21,45 (per. ore 15,30 del 9).

Mio telegramma n. 56 (1).

Dichiarazioni Primo Ministro Tahà alla Camera dei Deputati, e più ancora quelle alla stampa, confermano che nuovo Governo intende essere docile strumento politica inglese.

Tra Gailani e Tahà vi è intransigente ineluttabile differenza: il primo interpretava Trattato di Alleanza anglo-iracheno nel senso che esso non potesse venire applicato per guerra Gran Bretagna contro l'Italia, ma ciò nonostante aveva accettato che Trattato e relativo allegato avessero parziale e dissimulato

funzionamento; il secondo invece si mostra disposto dare al Trattato di Alleanza. stesso ~ntegrale applicazione, e quindi accettare anche libero passaggio truppe, ma si illude di continuare malgrado ciò a tener lontana dall'Iraq «calamità della guerra » (leggi bombardamento aviazione Asse). Dal che si vede che Egitto ha fatto scuola.

Prima sia tardi, e cioè ora che posizione Tahà è ancora incerta, spetta a noi di dare qui un energico avvertimento che vogliamo colpire il nemico inglese dovunque si presenti.

Anche Gailani è dello stesso avviso.

(l) T. 945/56 R. delle ore 16,15, non pubblicato: riferiva circa le dichiarazioni fllo-brltannlche del primo ministro Taha alla Camera del Deputati.

547

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 976/30 R. Shangai, 8 febbraio 1941, ore 6 (per. ore 5,30 del 9).

Questo Ambasciatore di Francia rientrato da Chunking dopo una sosta in Indocina, dove collabora con Ambasciatore Decoux, si è mostrato relativamente ottimista circa avvenire della Colonia. Egl1i ritiene che Giappone non muterà atteggiamento adottato verso Indocina limitandosi a chiedere ad essa collaborazione economica e facilitazioni per sue forze di terra e di mare impegnate contro la Cina. Tuttavia Cosme ammette che se Giappone insistesse, Francla non potrebbe rifiutargli, malgrado l'accanita opposizione anglo-sassone, uso di basi navali ed aeree nel Sud.

Cosme ripeteva che oggi Francia sia per Indocina, che per concessione di Hankow e di Shangha·i, ha una linea di condotta obbligata: « mantenere il massimo, cedere il minimo>>.

Parlando dell'attuale mediazione nipponica fra Tha·i e Indocina ha ammesso che Giappone ne trarrà notevoli vantaggi. Era ormai certo che si era giunti ad azioni di guerra per istigazione della Gran Bretagna che aveva scopo da un lato di indebolire Vichy dall'altro, attraverso le vicende del conflitto, riaffermare sua influenza in Thai per vasti futuri disegni. Contatto con dura realtà aveva tolto a Bangkok molte illusioni e lo aveva indotto accettare mediazione di Tokio, che sin da princ:lpio erano apparse a Decoux come la soluzione inevitabile.

548

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 3782/174 P.R. Berlino, 8 febbraio 1941, ore 11,15.

Telegramma n. 3780 P.R. l o corrente (1).

Nostro progetto è sotto studio ma via Russia è già da escludere. Si pensa poter utilizzare Trebisonda-Aleppo-Bagdad. Poiché frattempo S1ituazione Iraq risulta mutata si terrebbe a conoscere apprezzamento ora fattone da nostro rappresentante (1).

(l) Vedi D. 521.

549

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 3801/177 P .R. Berlino, 8 febbraio 1941, ore 18,40.

In relazione conversazione telefonica di ieri sera con Ministro Anfuso, Ministro von Ribbentrop ha fatto testè sapere che ringrazia per cortese richiesta, ma che da parte germanica non vi sono in relazione noto convegno (2) nuovi speciali desiderata (3).

550

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 957/179 R. Berlino, 8 febbraio 1941, ore 20,15.

Miei 148 (4) e 167 (5).

Addetto Aeronautico rientrato iersera mi riferisce che né da colloquio con Maresciallo Goering né da sue altre impressioni risulterebbero confermate voci circolanti da me segnalate.

Maresciallo gli ha detto che a giorni conta rientrare in Germania.

In via strettamente confidenziale informo che convocazione nostri addetti a Bauvais e Parigi ha avuto scopo discutere varie questioni tecniche concernenti corpo aereo germanico in Sicilia e migliorare coordinamento suo impiego specie con la nostra Marina.

551

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 963/149 R. Bucarest, 8 febbraio 1941, ore 23 (per. ore 6,45 del 9).

Affluire truppe germaniche in Romania, che aveva subito rallentamento e tempo d'arresto per causa recenti mo1/, ha r,ipreso con ritmo consueto. Secondo notizie da fonte attendibile tale affluire sarebbe previsto per tutto mese in corso.

(-3) Il presente telegramma reca Il visto d! Mussolinl. (-4) Vedi D. 532.
(1) -Vedi D. 574. (2) -Con t. s.n.d. 4302,'154 P.R. del 5 febbraio, ore 11,20, Anfuso aveva comunicato quanto segue: «Dopo un ritardo chiesto dagli spagnoli Il convegno Franco-Duce avrà luogo a Bordighera nei giorni 11, 12 e 13 corrente. Informatene subito Ribbentrop ». (5) -Non pubblicato.
552

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 968/152 R. Bucarest, 8 febbraio 1941, ore 23 (per. ore 6,45 del 9).

Questo Ministro d'Inghilterra ha inviato oggi al Conducator nota di carattere minacciosa nella quale tra l'altro dice «sarebbe una bassezza» se governo romeno permettesse che siano inVIiati in Germania rifugiati militari polacchi e che governo inglese riterrebbe quello romeno responsabile di tale azione. Conducator crede trattarsi di atto provocativo che possa eventualmente preludere a rottura dei rapporti e a conseguenti azioni militari. Governo romeno ha informato di quanto precede autorità tedesche che ne hanno dato comun:cazione all'Alto Comando truppe germaniche che travasi a Predeal.

Ministro d'Inghilterra ha ieri prevenuto Antonescu che dopodomani dovrà fargli comunicazione di grande importanza (1).

553

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Bari, 8 febbraio 1941.

Sta bene quanto avete disposto circa Bordighera (2). Manderò un telegramma a Serrano Sufier, al momento del suo arrivo (3).

Unisco i documenti, preparati in base alle Vostre istruzioni, per i negoziati con la Jugoslavia. Salvo nuove proposte da parte di Belgrado, mi sembra che possano servire come base di trattativa.

Il tempo migliorato ha permesso la ripresa di attività aerea. Stamani abbiamo bombardato Clisura. Vedendo dall'alto quel complesso di vallate e di balual.'dl, ci si domanda ancora come è stato possibile ritirarsi da posizioni così formida-· bili. La vostra formula « che si possono difendere coi fucili da caccia » risponde letteralmente alla verità.

ALLEGATO I

PRECEDENTI ITALO-TEDESCHI CIRCA L'ACCORDO CON LA JUGOSLAVIA

Nel suo colloquio con il conte Ciano, del 18 novembre 1940 al Berghof (4), il Fiihre:.-, parlando della Jugoslavia, manifestò la sua viva soddisfazione di apprendere per bocca del Ministro degli Esteri italiano che era nelle intenzioni del Duce di migiorare le relazioni con la Jugoslavia.

Il Fiihrer chiese al riguardo se il Duce fosse disposto a fare un Patto con la Jugoslavia basato su questi tre punti: garanzia dell'Asse per le frontiere jugoslave; cessione di Salonicco alla Jugoslavia; smilitarizzazione dell'Adriatico da parte jugoslava. Alla risposta di massima favorevole del Conte Ciano. il Fiihrer aggiunse testualmente: c< Ma se è cosi sono certo che potremo avere la Jugoslavia con noi. L'affare greco si risolverà rapidamente in uno dei più grandi successi dell'Asse. La Jugoslavia avrà Salonicco, la Bulgaria lo sbocco al mare. l'Italia tutta la rimanente parte della Grecia. L'Inghilterra, una volta perduta la Grecia e minacciato l'Egitto, sarà praticamente scacciata dal Mediterrano ». Suggerì inoltre, qualora i negoziati confidenziali tra Roma e Belgrado non potessero subito prodursi, che la Germania cominciasse per conto suo a parlare con il Governo jugoslavo.

Nella sua lettera indirizzata al Duce da Vienna il 20 novembre 1940 (1), il Fiihrer, relativamente alla Jugoslavia, ebbe a scrivere: «La Jugoslavia dovrà essere indotta al disinteressamento, e, quando ciò sia possibile, interessata anche alla collaborazione positiva nel nostro senso per regolare la questione greca. Senza sicurezza da parte della Jugoslavia non c'è da rischiare sui Balcani operazione alcuna che possa prometter successo ».

Nella sua lettera di risposta del 22 novembre 1940 (2), il Duce dichiarò al Fiihrer: ((Forse. è ancora più importante la carta jugoslava. Mi dichiaro pronto a garantire le attuali frontiere jugoslave e a riconoscere Salonicco alla Jugoslavia a queste condizioni:

a) che la Jugoslavia aderisca al Tripartito;

b) che smilitarizzi l'Adriatico;

c) che il suo intervento militare sia concordato, e cioè avvenga soltanto dopo che la Grecia abbia ricevuto un primo colpo dall'Italia.

Vi dò quindi, con questa lettera. la mia adesione per quanto vorrete fare onde raggiungere questo scopo, il più sollecitamente possibile».

Con lettera in data 5 dicembre 1940 (3) il Fiihrer riferì con le seguenti parole al Duce, un suo recente colloquio con il Ministro degli Affari Esteri di Jugoslavia: ((Ho avuto un colloquio con il Ministro jugoslavo degli Affari Esteri Marcovich. Ho cercato di rendergli chiara l'occasione unica che si presentava di entrare in stretti rapporti di amicizia con le Potenze dell'Asse -che in ogni caso vinceranno la guerra -di realizzare in tal modo ambizioni, al cui soddisfacimento il popolo jugoslavo non avrebbe potuto, allo stato delle cose, nemmeno sognare di sperare. Mi sono dapprima astenuto, Duce, dal parlare di garanzie della Germania e dell'Italia, insistendo piuttosto sulla possibilità di un Patto di non aggressione. Se non riusciremo in ciò, credo ci sarà psicologicamente più facile di sostenerlo nei confronti dell'Ungheria e della Bulgaria. Infine non ho potuto definire più da vicino il concetto della smilitarizzazione della Jugoslavia nell'Adriatico. Sono stato perciò molto lieto della comunicazione ricevuta che ciò non costituiva per l'Italia una condizione inderogabile. Non so se riusciremo a guadagnare dalla parte nostra la Jugoslavia, il cui atteggiamento di benevola neutralità è per noi molto importante. Se dovessi ricevere una risposta da Belgrado o si offrisse occasione di ulteriori conversazioni, non mancherei, Duce, di darvene subito notizia».

Infine. sempre sulla Jugoslavia, il Fiihrer nella sua lettera diretta al Duce il 31 dicembre 1940 (4) ebbe a dichiarare: ((Il contegno della Jugoslavia per il momento è di cauta attesa. La Jugoslavia, secondo le circostanze. potrà concludere con noi un Patto di non aggressione, ma, a quanto sembra, non aderirà in alcun caso al Patto Tripartito. Io non mi riprometto di ottenere alcunché a mezzo di ulteriori misure da parte nostra fiantantoché successi militari non abbiano migliorato in generale la situazione psicologica».

(I) -Vedi D. 140.

ALLEGATO II

SCHEMA DI TRATTATO TRA ITALIA E JUGOSLAVIA

Sua Maestà...

Omissis

convinti che è essenziale interesse dell'Italia e della Jugoslavia approfondire e sviluppare quella politica di amicizia e di cooperazione tra i due Paesi, le cui basi furono poste nell'Accordo concluso a Belgrado il 25 marzo 1937; e desiderosi di consolidare e rafforzare -anche in relazione all'attuale situazione europea e ai problemi che alla fine della guerra si porranno -i vincoli fra i due Paesi, che dall'Accordo di Belgrado sono stati creati; hanno deciso di rivedere tale Accordo e a tal fine hanno designato...

Omissis

i quali, dopo essersi scambiati pieni poteri, trovati in buona e debita forma, hanno convenuto quanto segue:

Art. 1° -Le Altre parti contraenti s'impegnano a rispettare le loro frontiere comuni, nonché le frontiere tra la Jugoslavia e l'Albania e le frontiere marittime tra i due Stati nell'Adriatico.

Le Alte Parti contraenti si impegnano di non ricorrere in nessun caso alla guerra nelle loro relazioni reciproche, e di regolare con mezzi pacifici qualunque controversia che potesse sorgere tra loro.

Art. 2° In caso di complicazioni internazionali, le due Alte Parti contraenti si impegnano a concertarsi sulle misure da adottare per salvaguardare i loro comuni interessi.

Art. 3° -Nel caso in cui una delle due Alte Parti si trovi impegnata in una guerra con una o più potenze, l'altra Parte si impegna ad adottare verso di essa un atteggiamento di benevola neutralità.

Le due Alte Parti contraenti si impegnano inoltre a concertare le modalità e gli sviluppi di tale atteggiamento.

Art. 4° -Le Alte Parti contraenti si impegnano a non favorire in alcun modo e a non tollerare nei loro rispettivi territori, qualsiasi attività che fosse diretta contro l'integrità territoriale o l'ordine stabilito dell'altra Parte contraente o che fosse di tale natura da portare pregiudizio alle relazioni amichevoli tra i due Paesi.

Art. 5° -Il presente trattato avrà la durata di anni dieci. Esso si intenderà rinnovato d'anno iri anno, a meno che sei mesi innanzi allo spirare del suo termine, esso non sia denunciato.

Art. 6° -Il presente Trattato sarà ratificato. Esso entrerà in vigore il giorno dello scambio delle ratifiche. In fede di che...

Omissis

ALLEGATO III

PROGETTO DI LETTERA SEGRETA DEL GOVERNO JUGOSLAVO AL GOVERNO ITALIANO

Signor Ministro,

In relazione al Trattato che abbiamo oggi concluso e il cui scopo è di consolidare l'amicizia e la cooperazione tra i nostri due Paesi e la pace nell'Adriatico, ho l'onore

di informarVi che il Governo Jugoslavo prende formale impegno di procedere alla smilitarizzazione permanente delle coste jugoslave sul Mare Adriatico, quando e qualora esso potrà realizzare, secondo quanto è stato concordato tra i due Paesi, la sua aspirazione a uno sbocco al mare nell'Egeo.

ALLEGATO IV

PROGETTO DI LETTERA SEGRETA DEL GOVERNO ITALIANO AL GOVERNO JUGOSLAVO

Signor Ministro,

Con riferimento al Trattato che abbiamo oggi concluso, ho l'onore di informarVi che il Governo italiano riconosce il vitale interesse che ha la Jugoslavia ad assicurarsi uno sbocco al Mare Egeo, e, nell'intesa che il Governo Jugoslavo darà all'Art. 3 del Trattato la più favorevole interpretazione prende formale impegno di sostenere-in sede di negoziati di pace -le rivendicazioni jugoslave alla città e al porto di Salonicco e al territorio circostante quale risulta dalla carta annessa alla presente lettera.

ALLEGATO V

PROGETTO DI LETTERA SEGRETA DEL GOVERNO ITALIANO AL GOVERNO JUGOSLAVO RELATIVA ALLO SCAMBIO DI POPOLAZIONE

Signor Ministro, In relazione all'Art. 1° del Trattato che in data odierna abbiamo concluso, ho l'onore di informarVi che il Governo italiano, allo scopo di eliminare cause di controversie e di attriti tra l'Italia e la Jugoslavia, è disposto a procedere a uno scambio di popolazioni tra l'Italia, la Jugoslavia e l'Albania. A tale effetto esso s'impegna -al momento che avrà proceduto all'annessione di alcuni territori che si trovano attualmente sotto la sovranità della Grecia -di entrare in negoziati con il Governo jugoslavo per trasferire in territorio albanese le popolazioni albanesi del Kossovo, e per trasferire in territorio jugoslavo le minoranze etniche jugoslave che vivono nella Venezia Giulia.

(l) -Con t. per telefono 996/158 R. del 10 febbraio, ore 18,40, Chigi comunicò che Il ministro d'Inghilterra aveva rimesso al segretario generale del Ministero degli Esteri romeno una nota annunziante la decisione del Governo britannico di rompere le relazioni diplomatiche con la Romania. (2) -Mussolini aveva disposto che Ciano non lasciasse il fronte per partecipare all'incontro di Bordighera. (3) -Vedi D. 565. (4) -Vedi D. 123. (2) -Vedi D. 146. (3) -Vedi D. 244. (4) -Vedi D. 385.
554

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 997/201 R. Washington, 9 febbraio 1941, ore 10,3U (per. ore 13,30 del 10).

Da ultimo mio telegramma 193 (l) progetto di legge aiuti all'Inghilterra approvato iersera da Camera dei rappresentanti con 260 voti contro 165 e rinviato al Senato per discussione e votazione.

Progetto di legge rimasto sostanzialmente !intatto con soli seguenti emendamenti: l) Presidente non potrà disporre delle risorse belliche americane senza previa consultazione con capi dello Stato Maggiore forze armate;

2) Valore del materiale bellico ceduto non potrà durate anno finanziario in corso superare un miliardo 300 milioni di dollari;

3) Termine poteri discrezionali straordinari conferiti a governo fissato 30 giugno 1943;

4) Poteri conferiti potranno in tutto o in parte essere revocati da congresso con risoluzione e maggioranza di voti;

5) Presidente vorrà dare conto periodicamente a congresso, almeno ogni 90 giorni, delle attività svolte in forza legge;

6) Legge non potrà essere interpretata come autorizzante [scorta] convoglio navi mercantili da parte navi da guerra degli S.U.A.;

7) Legge non potrà essere interpretata come autorizzante entrata navi americane in « aree combattimento » in violazione legge sulla neutralità anno 1939.

In relazione predetti emendamenti merita di essere rilevato:

a) che mentre un limite è stato posto a forniture che verranno a gravare su eserciz'o in corso, nessun limite è stato invece fissato per successivi anni finanziari e anzi un emendamento diretto a fissare a 7 miliardi di dollari ammontare massimo complessivo aiuti è stato respinto;

b) emendamento per cui congresso può con semplice risoluzione a magg:oranza di voti modificare o revocare legge evitando che, per eventuale revoca totale e parziale disposizioni legge stessa, necess:ti adozione di altra legge contro cui Presidente potrebbe esercitare suo diretto divieto;

c) emendamento relativo a convogli, ha soltanto valore di platonica dichiarazione parlamentare perché governo sostiene che il presidente può costituzionalmente quale comandante in capo forze armate disporre movimento flotta come creda e in qualunque momento;

d) anche dich~arazione relativa a ingresso navi mercantili in «aree combattimento» ha valore molto limitato. Infatti spirito legge sulla neutralità anno 1939 può essere facilmente violato e suoi scopi elusi poiché pres:dente, avendo facoltà di stabilire limiti tali aree, potrebbe in una nuova delimitazione escludere ad esempio taluni porti irlandesl in modo da permettere alle navi americane di effettuare trasporti per isole britanniche.

Fra emendamenti respinti degni di particolare rilievo, per suo implicito significato e per vivo dibattito cui ha dato luogo, appare quello proposto da esponente isolazionista repubblica Fish diretto ad escludere che porti e cantieri americani vengano aperti a navi da guerra britanniche.

(l) T. 952/193 R. dell"8 febbraio, ore 2,45, non pubblicato: riferiva circa le dichiarazioni di Llndbergh davanti al Comitato Affari Esteri del Senato.

555

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. 981/87 R. Sofia, 9 febbraio 1941, ore 14,40 (per. ore 22,30).

Ieri mio collega Jugoslavia è rientrato da Belgrado ed è stato subito dopo ricevuto da questo Ministro degli Affari Esteri. Ha ripetuto sentimento amicizia che Jugoslavia nutre, particolarmente in questo momento, per la Bulgaria. Ha poi accennato ai vantaggi che presenterebbe una nuova «presa di contatto» bulgaro-jugoslava facendo cosi allusione alla possibilità di un incontro PopoffCincar Markovich. Ha inoltre ricordato comunicato ufficiale pubblicato luglio 1939 dopo conversazioni di Bled (l) aggiungendo che su queste basi potrebbe essere oggi ribadita amicizia tra Belgrado e Sofia.

Nel complesso questa «avance» jugoslava ha fatto qui, a quanto mi sembra, buona impressione. Si ricorda però che il comunicato ufficiale del 1939 conteneva accenno a «buone ed am'chevoH relazioni» della Bulgaria verso tutti gli Stati vicini e non si vorrebbe quindi che, indirettamente, Jugoslavia cerchi ora di manovrare in qualche modo a favore della Grecia.

Si vorrebbe inoltrare a Sofia essere veramente sicuri che Belgrado consideri oggi morta Intesa Balcanica.

556

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III

L. P. Roma, 9 febbraio 1941.

Mi permetto mandarVi, qui acclusa, copia di una lettera del Fiihrer (2), portata dal Generale Rintelen. Quanto in essa è contenuto è giusto. Sulla situazione dei fronti ecco il mio giud·zio. Albania: situazione generale in via di progressivo miglioramento. Etiopia: si tiene, come le stesse radio inglesi ammettono. Libia: problema di sapere se gli inglesi si fermeranno o no, e problema Graziani. In Tripolitania ci sono tre divisioni con le artiglierie, più la corazzata Ariete, e la motorizzata Trento (in corso di invio). La caduta di Bengasi ha suscitato una forte penosa impressione, per quanto già fosse preveduta e scontata.

Ritengo il mio viaggio a Bordighera (3) perfettamente inutile e lo avrei molto volentieri evitato. Franco non dirà a me nulla di diverso da quanto ha detto al Fiihrer.

(l) -Vedi serle VIII, vol. XII, D. 548. (2) -Vedi D. 540. (3) -Vedi D. 568.
557

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. 4825 P.R. Roma, 10 febbraio 1941, ore 8.

Vostro 59 0).

Il R. Ambasciatore a Tokio ha telegrafato in data del 3 corrente quanto segue:

«Risultami che Ambasciatore del Giappone a Roma ha recentemente avuto istruzioni di tornare a insistere nuovamente per un riconoscimento da parte italiana del Governo di Nanchino; allo stesso tempo l'Ambasciatore del Giappone a Berlino sarebbe stato interessato affinché il Governo tedesco, anche se non disposto a concedere per proprio conto tale ,riconoscimento, dia il proprio appoggio per ottenere almeno quello del Governo italiano. Finora non mi è stato fatto da Matsuoka alcun cenno al riguardo, ma è possibile che Matsuoka me ne parli alla prima occasione. Formale cenno mi è invece stato fatto, in occasione del primo passo Horikiri, da questo DJ-ettore degli Affari politici, che tuttavia sembrava allora convenire circa l'opportunità che il riconoscimento da parte della Germania e dell'Italia avvenisse contemporaneamente, e che sembrava allo stesso tempo rendersi conto del desiderio di Berlino di non compromettere le possibilità di una mediazione con Ciung King. Si può peraltro ritenere che in seguito il Governo di Tokio, considerando che la presente situazione non consenta alcuna speranza nel proposito di mediazione, abbia ritenuto utile, dare nel frattempo tutto il possibile appoggio diretto a Nanchino, non soltanto con mezzi militari ed amministrativi, ma anche diplomatici, attraverso il riconoscimento da parte del maggior numero di governi. Dato che la resistenza del Governo tedesco sembrerebbe insormontabile, i tentativi si concentrerebbero a Roma, sperando di incontrare qui minori difficoltà e di ottene,re d'altra parte il riconoscimento di altri Stati attraverso l'effetto morale del riconoscimento italiano. Mi sarebbe utile, per mia eventuale norma di linguaggio nei riguardi di Matsuoka, qualora egli abbia a parlarmi dell'argomento, essere messo al corrente della risposta che al nuovo passo di Horikiri è stata data o sta per essere data».

(t. 800/78 R.) (2).

Secondo informaz:oni fornitemi da Ambasciatore Horikiri, passo cui si accenna nel telegramma surriferito, sarebbe stato effettuato or è qualche giorno da codesto Ambasciatore del Giappone.

Von Ribbentrop avrebbe in risposta confermato noto punto di vista tedesco favorevole ad un atteggiamento di riserva e di attesa, soprattutto per non pregiudicare una possibile intesa fra Ciung King e Tokio, considerata in definitiva come inevitll!bile.

Von Ribbentrop avrebbe comunque aggiunto che si proponeva di riesaminare la questione con noi. Gradirò conoscere quanto potrà risultarVi al riguardo (3).

(l) -Vedi D. 445. (2) -Vedi D. 567. (3) -Per la risposta di Cosmelli vedi D. 633.
558

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 4060/86 P.R. Tokio, 10 febbraio 1941, ore 8,30 (per. ore 21,45).

Mlo telegramma n. 6 (1).

Imperatore Hìro-Hìto ha dato oggi sua definitiva approvazione viaggio Matsuoka. Questi sì propone pertanto dì partire alla fine del mese corrente. Suo programma comporterebbe: prevìa brevissima sosta a Mosca arrivo a Berlino verso il 12 marzo prossimo; 3 giorni a Berlino; arrivo a Roma verso il 16 o 17 per una permanenza dì 2 giorni. Al ritorno: sosta brevissima a Berlino e permanenza dì qualche giorno a Mosca ove Matsuoka avrà conversazione con Molotov. Ministro degli Affari Esteri sarà accompagnato da questo Direttore Generale Affari Politici Europa e Asia Saìkamoto già Consigliere a Roma, da alcuni funzionari ed impiegati del Ministero da un colonnello dell'Esercito e da un Capitano dì Vascello, rappresentante forze armate. Notizia deve essere per il momento considerata strettamente confidenziale. Qualora tale programma incontrasse approvazione Governo Fasc:sta e Governo del Reìch, Saìkamoto sì proporrebbe annunziare viaggio con un comunicato ufficiale da diramare nelle tre capitali fra una diecina dì giorni. Tale comunicato dovrebbe motivare viaggio Matsuoka con opportunità presa di contatto personale con Governi Roma e Berlino a seguito conclusione Patto Trìpartito ed esaminare posto situazione europea. Matsuoka dovrà essere senza fallo di ritorno Tokio non oltre 10 aprile p.v. Durante sua assenza Interim Ministero Affari Esteri sarà assunto da Konoye.

Prego telegrafare urgenza approvazione programma (2).

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1001/203 R. Washington, 10 febbraio 1941, ore 12,50 (per. ore 1 dell'11).

Recenti ripetute dichiarazioni con cui Matsuoka ha inteso confermare aderenze giapponesi al Patto Trìpartìto e sua insistenza nel prospettare volontà Tokìo come decisa a non deflettere dalla realizzazione del nuovo ordine in Asia mentre hanno suscitato periodiche repliche nella stampa americana, hanno provocato da parte dì questo Governo soltanto note teorie e dìch:arazìonì dì principio dì Hull (mio telegramma n. 75) (3). Ulteriore attività mìlìtare che Giappone è venuto svolgendo, e vantaggi da esso assicuratisi mediante la sua «mediazione>> conflitto Indocina, non hanno qui determinato quelle reaz-ioni che nell'ultimo tempo avevano seguito ogni nuovo passo ed ogni nuova mossa del Giappone in

Oriente. Date misure di coercizione economica già qui adottate nei riguardi del Giappone, non sembra infatti ormai che r:manga agli Stati Uniti d'America che l'adozione di misure economiche che per la loro portata potrebbero spingere Tokio ad estreme reazioni.

Sembra infatti che nell'attuale momento le preoccupazioni di ordine europeo appaiano agli Stati un:ti d'America così gravi ed immanenti da indurre Washington ad astenersi da misure che possano trasformare l'attuale tensione nippoamericana in una rottura, anche se questo Governo continui attivamente nella sua politica di aiuti alla Cina, coordinamento del proprio sistema d~fensivo nel Pacifico con quello inglese, australiano e neo-zelandese e nei tentativi di riavvicinamento con URSS, e questo nell'intento di prepararsi a quella crisi nel Pacifico che si considera qui inevitabile e che si teme possa sorgere non appena la Gran Bretagna mostri di cedere all'urto dell'Asse.

(l) -Vedi D. 400. (2) -Per la risposta di Anfuso vedi D. 593. (3) -Vedi D. 455.
560

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1023/85 R. Ankara, 10 febbraio 1941, ore 15,35 (per. ore 3 dell'11).

Von Papen mi ha detto stamane che da ottima fonte gli risulta che inglesi si preparano ad attaccare nostri possedimenti Isole Italiane dell'Egeo.

Ciò anche allo scopo di esercitare una diretta pressione sulla Turchia.

Questi ambienti inglesi danno come sicura prossima entrata in guerra della Turchia. Von Papen ed io ne dubitiamo. Il momento cruciale sarà quello del passaggio delle truppe tedesche attra

verso Bulgaria.

Anche in tale evento le decisioni che prenderà la Turchia saranno molto verosimilmente più connesse con atteggiamento sovietico che subordinate ai legami con l'Inghilterra ed alle promesse di quest'ultima.

561

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. U. S.N.D. 32/46 R. Roma, 10 febbraio 1941, ore 20.

Riassumesi conversazione avuta con TewHk el Shakir: «Tewfik el Shakir ha innanzi tutto parlato della situazione interna Iraq. Secondo lui nuovo Presidente del Consiglio gode fiducia dell'esercito, e fisionomia nuovo Gabinetto non è sostanzialmente diversa da quella Gabinetto Gailani.

Tanto Gabinetto Gailani quanto Gabinetto attuale sono nettamente ostili a inglesi, come lo è il Paese nella sua quasi totalità.

Una decisa azione contro Gran Bretagna non è tuttavia in Iraq possibile finché non si verifichino le due condizioni già note: e cioè costituizione in Siria di un Governo nazionalista, e soprattutto sicura presunzione, in caso di complicazioni fra Iraq e Inghilterra, della neutralità della Turchia e della Persia.

In attesa si verifichino tali condizioni, iracheni ritengono indispensabile rafforzare loro Ese,rcito. A questo proposito Tewfik el Shaikir ha chiesto informazioni circa note richieste rivolteci per invio materiale da guerra e circa possibilità attirare esportazione prodotti iracheni verso Germania e Italia, particolarmente attraverso Persia; e ha detto che avrebbe parlato della questione anche a Berlino. Iraq annette a queste due questioni la maggiore ·importanza.

Tewfik el Shakir ha aggiunto che parlerà anche a Berlino degli aiuti chiesti dal Mufti per l'azione contro gli inglesi in Palestina, azione che il Mufti è più che mai deciso a compiere; ma per la quale egli ritiene che sia indispensabile una preparazione adeguata, poiché dato lo stato di guerra inglesi non esiterebbero a ricorrere alle peggiori misure di rappresaglia contro i centri e le popolazioni arabe.

Tewfik el Shakir ha insistito sul carattere strettamente segreto delle sue comunicazioni. Ha informato infine che in questi giorni Voi dovrete vedere Mufti ed ha pregato fornirgli notizie su tale colloquio». Tewfik el Shakir parte per Berlino 1'11 corr. (1).

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IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1006/163 R. Bucarest, 1 O febbraio 1941, ore 23 (per. ore 3 dell'11).

Rottura relazioni diplomatiche da parte Inghilterra (2) era qui, come è noto, da tempo attesa e preveduta. Sono state comunque prese fin da ieri da parte delle autorità tedesche e romene ulteriori precauzioni per difesa anti-aerea e rinnovate disposizioni per oscuramento delle principali città. Non posso precisare invece ancora quali reazioni notizia in questione abb:a suscitato in questa opinione pubblica, non essendo essa ancora di pubblica ragione.

Segretario Generale degli Affari Esteri non ha infine mancato, per incar:co ricevuto dal Generale Antonescu, di mettere meco in rilievo la circostanza che

56!2

la Gran Bretagna non ha preso misure analoghe nei confronti dell'Ungheria, ciò che, a modo di vedere del Conducator, costituirebbe indizio di minor dirittura della linea politica di Budapest.

(l) -Identico sunto della conversazione con Tewfik el Shaklr fu Inviato anche a Berlino con t. 4826 P.R. del 10 febbraio, ore 8. (2) -Vedi D. 552, nota l.
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IL REGGENTE DEL CONSOLATO GENERALE A PARIGI, ORLANDINI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. 951/709. Parigi, 10 febbraio 1941 (per. il 20).

Vichy tlen duro. Da una settimana, ogni giorno, si annunclava la formazione del nuovo Governo. Ma l giorni passavano e il Governo rimaneva sempre lo stesso. Darlan, U Delfino, è venuto due o tre volte a Parigi dopo aver «lungamente conferito» con il Maresciallo ed è ripartito per v.ichy dopo aver «conferito lungamente» con La val.

Ieri finalmente è stato annunciato che Vichy si degnava di offrire a Laval un posto di Ministro di Stato, offrire a Laval, che si sente chiamato (o scritturato) per jouer le grand role, una misera parte da compa·rsa! Laval ha rifiutato. Per non irritare troppo i tedeschi Flandin se ne va con i più affettuosi saluti del Maresciallo.

Chi è più imbarazzato a trovare una soluzione? Vichy o Parigi?

Il Rassemblement National Populaire sceso nella pista domenica 2 febbraio con accompagnamento di grande orchestra ha l'aria, dopo una settimana, di aver rassemblé ben poca cosa.

La modestissima sede della rue d'Amsterdam è quasi deserta.

Ho assistito alla prima conferenza di Jean Fontenoy, che è una specie di segretario e di propagandista del Partito. Era la prima esposizione del Programma d'Azione al pubblico accorso numeroso. Ben pochi furono gli applausi e molti l sorrisi ironici.

Alla seconda conferenza di de Gobineau, una sala quasi deserta: i congiunti, gli amici di famiglia e qualche curioso come il sottoscritto. Manca una fiamma.

Nel campo degli affari si trovano dei collaborazionisti d'azione e in azione: Ja vita continua, bisogna pur lavorare. Una sola porta è aperta, quella tedesca, bisogna pur passarvi. Dopo, si vedrà.

Nell'agricoltura, nell'industria, nel commercio, là dove vi è un tedesco e vi è dappertutto, la collaborazione -se così può chiamarsi -è quotodiana ed effettiva.

Ma nel campo politico o spirituale il collaborazionismo non recluta che dei delusi, degli irosi, degli ambiziosi di scarto, degli intellettuali senza editore.

Vi sono invece dei giovani che partono ogni giorno clandestinamente per raggiungere Weygand o de Gaulle. Passano la linea di demarcazlone di notte, attraverso campi, guLdati da complici del luogo. So come prima si presentano a Vichy e poi vanno ad imbarcarsi a Marsigl:ia.

41 -Documenti atplomatici • Serle IX • Vol. VI

È evidente che il romanticismo patriottico di questa avventura attira molto più la gioventù che le conferenze noiose del Rassemblement National Populaire fatte con ritagli di vecchi giornali propagandistici tedeschi.

Il Rassemblement National Populaire annuncia prossime grandi assemblee. Ma Vichy annuncia la prossima apertura a Lione del Conseil National, il nuovo parlamento.

Sulle rive dell'Allier l'Ammiraglio Leahy è molto attivo e l'hotel du Pare gli è aperto a qualsiasi ora. Il Cardinale Gerlier, Primate delle Gallie, reduce da Roma, ha portato l'apostolica benedizione al Maresciallo e le istruzioni al clero.

Cardinali, arcivescovi e vescovi della zona libera si sono riuniti a Ll"one. Quelli della zona occupata, a Parigi. Hanno, proclamato un loyalisme complet envers le pouvoir établi du Gouvernement de la France, con preghiera ai fedeli d'entretenir cet esprit. Cioè, in altre parole: fedeltà a Pétain, resistenza ai tedeschi.

Weygand da parte sua, con l'aria di smentire una notizia di fonte inglese, ha fatto sapere che a Biserta i tedeschi non si installeranno. Si capisce che Pétain non molla. Non è solo il dr. Menestrel, l'eminenza grigia dell'Hotel du Pare, anglofilo e degaullista: si dice che fa delle iniezioni quotidiane per tener su il Maresciallo.

Sono stato molto riservatamente informato che in un ambiente borghese, di funzionar·i, scrittori, artisti, si starebbe creando un movimento inteso a preparare il terreno per un ravvicinamento con l'Italia. Vi parteciperebbe anche un Ministro a riposo.

Questo movimento intenderebbe raggruppare le fo·rze spirituali e morali latine e mediterranee contro U dilagare della forza tedesca, vorrebbe creare una fusione completa di queste forze scartando qualsiasi progetto di rivendicazione di un paese verso l'altro.

Questo movimento non può assumere alcuna forma concreta ed esteriore perché è evidentemente antitedesco. Ignoro quindi come potrebbe attualmente sviluppare la sua azione.

Il problema dell'alimentazione è sempre gravissimo: gli scambi fra le due zone sono sempre più ridotti. I commercianti non possono ottenere dei lasciapassare che dopo una procedura d'una complicazione inverosimile e dopo varie settimane d'attesa. Rarissime sono del resto le domande accettate.

È invece sempre più attivo il famoso mercato nero. Vedo italiani -purtroppo -e tedeschi e francesi far rapide fortune e cadere poi come mosche ad uno ad uno nelle reti della polizia. Altri del resto li sostituiscono, forse per un criterio di avvicendamento.

Domenica abbiamo distribuito i pacchi della befana fascista. È stata una cerimonia molto intima, famigliare, ma forse per questo più commovente. Mai come quest'anno -tutti assicurano -vi è stata una folla così numerosa. Questi italiani sentono più che mai il bisogno di sentirsi uniti e danno un riconfortante spettacolo di fede.

I miei rapporti con le autorità tedesche e con le autorità francesi sono sempre buonissimi. Ciò facilita il mio compito di difesa e di tutela degli interessi dei nostri connazionali.

564

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA

T. UU. S. N. D. 4953/70 P. R. Roma, 11 febbraio 1941, ore 2.

Vi confermo quanto vi ha telefonicamente comunicato oggi La Terza e cioè che porto Genova è libero come per passato al commercio neutri e che abbiamo categoricamente smentito sia a questo Ministro Svizzera che a mezzo comunicato nostra Legazione a Berna false notizie apparse al riguardo su giornali elvetici.

Astenetevi però dal far pressioni su codesto Ministro svizzero o su capitani piroscafi noleggiati da Governo elvetico perché si rechino Genova, in quanto è stato in seguito nostro passo che Governo svizzero ha per il momento sospeso partenza per Genova dei piroscafi carichi di grano noleggiati da Governo di Berna.

Quanto precede per Vostra riservata notizia.

565

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI SPAGNOLO, SERRANO SUSER

T. UU. S. N. D. 33 R. Roma, 11 febbraio 1941, ore 11.

Caro Ramon, sono molto spiacente che operazioni militari nelle quali il mio reparto d'aviazione è seriamente impegnato mi .impediscono, come avrei molto desiderato, di trovarmi con te. Sono certo che questo piacere mi sarà riservato in un altro prossimo futuro. Mentre ti mando le espressioni della mia cordiale immutabile amicizia, ti prego presentare i miei omaggi al Caudillo (1).

566

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

TELESPR. RR. 224/70. Teheran, 11 febbraio 1941 (per. il 27).

Con l'evolversi della situazione internazionale derivante dall'attuale conflitto europeo, anche la posizione dell'Iran subisce un continuo trasformarsi, che l'apparente calma esterna ed interna non riesce a nascondere.

Poche notizie si possono avere dell'attività presente della grande società petrolifera Anglo-Iranian Oil Company, ma sembra sicuro che essa concentri ogni suo lavoro nel rifornimento all'impero britannico ed alla flotta inglese, unitamente alle raffine,rie di Bahrein, alle altre della costa arabica ed a quelle dell'Irak Petroleum Company.

Corrono sempre più insistenti le voci di cessioni delle azioni dell'A.I.O.C. ad un gruppo americano, e sembra oramai assodato che questo Governo non solo ne sia informato, ma che sia anzi l'ispiratore ed il promotore del trapasso per ragioni fiscali e politiche. Mi viene anzi riferito che l'A.I.O.C., pur essendo propensa ad ammettere una cointeressenza americana, sia contrarissima al programma del Governo iraniano che vorrebbe la completa americanizzazione della società.

Né ciò potrebbe essere diversamente. L'A.I.O.C. completa con i prodotti petroliferi il grande mercato di rifornimenti che va sotto il nome generico di «India», la quale non si limita alle materie prime ma oggi alimenta anche con forniture militari gli eserciti inglesi che combattono 'in Africa contro l'Italia.

Ai petrolii del Golfo Persico sono oggi rivolti gli occhi dei belligeranti e degli Stati Uniti d'America, e per quello che essi rappresentano come valore immediato di «implement of war », e come campo immenso per le contese future, industriali e commerciali.

L'Iran oggi per la prima volta comincia a sentire l'onore e l'ònere di possedere le ricche sorgenti del grande combustibile, e si prepara a difendere, forse più con le arti dell'astuzia e della diplomazia, che con quelle guerresche, questa sua fonte unica di potenza e di denaro.

Tre sono le incognite che agitano l'animo dei governanti iraniani: l) la pace interna, che si impernia nella persona dello Scià. Voci non del tutto controllate, ma che per un attento conoscitore hanno un fondo di vero, circolano da qualche tempo a Teheran, circa poco buone condizioni di salute dello Scià Rezà Pahlavì. È sicuro che egli da circa due settimane è immobilizzato. I più benevoli dicono che trattisi di semplici dolori reumatici; i più malevoli parlano di cancro allo stomaco. L'attività del potente Sovrano si è in questi ultimi tempi rilasciata, e regna grande preoccupazione ,in questi circoli di Corte. La eventuale scomparsa dello Scià Rezà precipiterebbe gli avvenimenti interni verso il disordine e la caduta del suo regime. Inglesi, russi e tedeschi si preparano al grande evento, ed il petrolio è il miraggio che muoverà i contendenti.

Ho detto anche tedeschi poiché, pur non essendo confinanti, essi cercano di essere qui ben presenti ed operanti.

2) La situazione in India, vicina e pur tanto distante da Teheran, può divenire tragica da un momento all'altro. Qui viene avvertito chiaramente che un improvviso aggravarsi della situazione indiana avrebbe ripercussioni imprevedibili sull'Iran, come in tutti i paesi confinanti o prossimi all'India. Si avverte qui che la lotta combattuta dagli indiani per la loro libertà acquista uno speciale risalto, inquadrandosi nel grande conflitto europeo. Anche nel pericolo comune l'India nazionale e l'Impero Inglese sono rimasti armati l'una contro l'altro. Il fatto che le truppe indiane combattano in Africa contro l'Italia non ha alcun effetto sedativo sugli animi dei nazionalisti indiani, né può costituire una prova di comunanza di politica fra gli oppressi e gli oppressori.

Come ha scritto un indiano: «L'India, priva della libertà in casa sua, è costretta a combattere per difendere la libertà degli Abissini'>.

3) L'avvicinarsi della Germania al Mar Nero, e quindi al Medio Oriente, non dovrebbe creare di per se stesso alcuna apprensione in Iran, se non si profilasse sull'orizzonte un movimento concomitante dell'U.R.S.S. verso il Sud. Si fa strada ogni giorni di più nei circoli politici iraniani la sensazione che l'U.R.S.S. non lascerà passare l'occasione di una avanzata germanica verso il Medio Oriente senza approfittarne per rivendicare le provincie strappate alla vecchia Russia ed incorporate alla Turchia durante il precedente conflitto europeo, e senza avanzare nelle provincie settentrionali dell'Iran.

L'attuale apparente immobilità sov-ietica, venuta improvvisamente dopo le minaccie dei primi tempi del conflitto anglo-germanico nei riguardi dell'Iran, verrebbe così spiegata con la supposizione che fra Germania ed U.R.S.S. sia da lungo tempo intervenuto un accordo, per cui ad un momento dato e ad una mossa tedesca verso la Turchia Anatolica corrisponderebbe una mossa sovietica verso le provincie caucasiche turche e verso le provincie caspiche iraniane.

Questi sono i tre grandi fattori che minacciano di turbare sempre più i sonni del vecchio Scià Rezà e dei suoi Ministri. Intanto vengono compiuti sempre maggiori arruolamenti di nuove reclute, e buona parte delle autovetture sono state requisite per trasporti militari.

Le relazioni turco-iraniane, che agli albori dell'attuale conflitto erano rimaste piuttosto fredde, temendo l'Iran di compromettere la sua politica di neutralità con una troppo palese intimità con la sua vicina, appaiono oggi, se non più intime, certo più serrate.

Ma sia gli affrettati preparativi militari che i maggiori contatti con la Turchia, e forse indirettamente anche con l'Inghilterra, che è pur sempre la grande protettrke del regime dello Scià Rezà, non sembra possano aumentare l'efficienza bellica difensiva di questo Paese che, come ho detto nei miei precedenti rapporti, è predestinato a divenire preda del più forte.

(l) Serrano Sufier con t. 1052/s.n.R. da Bordighera del 12 febbraio, ore 17,30, rispose quanto segue: «Anche a me, caro Galeazzo, è molto dispiaciuto di non lncontrarti qui nella tua doppia attività mllltare e polltlca ti auguro la migllor fortuna e puoi avere la certezza che ora più che mal vi seguiamo con la sincerità di una immutabile amicizia. Il Caudillo ha gradito il tuo saluto e lo ricambia affettuosamente. Oggi abbiamo avuto la soddisfazione di parlare lungamente con il Duce di problemi di comune interesse».

567

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 4988 P.R. Roma, 12 febbraio 1941, ore 11,50.

Vostro 78 (1).

Ambasciatore Horikiri ha formalmente richiesto in un colloquio avuto con me ai primi dello scorso gennaio (2) il riconoscimento del Governo di Nanchino da parte italiana ed aveva anzi proposto una data pressoché immediata per procedervi.

Passo nipponico è stato da noi fatto presente al Governo tedesco, che, come vi è noto, (mio telegramma n. 37998 del 3 dicembre) (3) ci aveva neUo scorso

marzo chiesto di voler concordare preventivamente un comune atteggiamento al riguardo.

È stata in pari tempo prospettata all' Auswartiges Amt opportunità che il Governo fascista aderisse senz'altro, in conformità al suo precedente esplicito atteggiamento, alla proposta nipponica.

Governo tedesco (cui non era stato fatto da parte giapponese alcun passo analogo a quello compiuto da Ambasciatore Horikiri presso di noi) ci ha, in risposta, confermato il suo noto punto di vista: non intendere cioè affrettare i tempi, continuando a mantenere nei riguardi di Nanchino l'atteggiamento più riservato, soprattutto per evitare di compiere alcun atto che possa pregiudicare una possibile intesa fra Cung-King e Tokio che Berlino considera in definitiva come inevitabile.

Tale punto di vista sarebbe stato -secondo informazioni fornitemi da quest'Ambasciatore del Giappone -ulteriormente confermato da von Ribbentrop ad Ambasciatore nipponico a Berlino, in un colloquio recentissimo che ha probabilmente avuto luogo in seguito alle istruzioni di cui fate cenno nel telegramma in alto citato.

Ribbentrop avrebbe comunque aggiunto che si proponeva di riesaminare la questione con noi.

Quanto precede per Vostra informazione e norma di linguaggio.

Aggiungo che Governo fascista è, come sempre, decisamente favorevole al sollecito riconoscimento di Wang Ching-Wei, ma è in pari tempo d'avviso essere evidente opportunità che tale riconoscimento abbia luogo contemporaneamente da parte dell'Italia e della Germania o comunque di comune intesa, soprattutto per evitare sia pure apparenti sfasamenti fra le Potenze dell'Asse, che pregiudicherebbero in definitiva piuttosto che giovare alla stessa posizione diplomatica del nuovo Governo di Nanchino.

Vi terrò ulteriormente informato.

(l) -Vedi D. 557. (2) -Vedi D. 407. (3) -Vedi D. 225.
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COLLOQUIO TRA IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, IL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI SPAGNOLO, SERRANO SU:NER (l)

VERBALE (2). Bordighera, 12 febbraio 1941 (mattino).

nucE: Esprime la sua simpatia al Caudillo, porgendogli il suo saluto. II Ministro degli Esteri è assente perché al fronte albanese in un momento di particolare interesse militare (3). Il Duce considera il presente incontro come un anticipo della visita che Franco farà a Roma e che sarà la prima visita dopo finita la guerra.

Nel suo ultimo incontro col Fuhrer al Berghof si è molto parlato della Spagna (1). Il Fuhrer dà grande importanza all'atteggiamento spagnolo. Il Fuhrer dice che se fosse possibile per i ge·rmanici occupare Gibilterra, la posizione dell'Asse nel Mediterraneo cambierebbe in modo radicale. Al Berghof si è parlato dei motivi per cui la Spagna non è entrata in guerra. Si è parlato di grano. Secondo i germanici la Germania era pronta a dare il grano, ma la Spagna avrebbe tergiversato. Il Fuhrer ha detto al Duce: «Vorreste avere un colloquio col Caudillo»? Il Duce ha detto che aveva già progettato di vedere il Caudillo, ed ha risposto affermativamente.

Il Duce fa una esposizione dettagliata della situazione generale. È sua profonda convinzione che l'Asse vincerà la guerra. Non lo dice come atto di fede, ma come convinzione profonda. La Germania ha oggi il continente con sé. Tutti i Paesi europei o sono paesi occupati, o sono nella sua orbita, o sono suoi amici,

o sono suoi alleati. Nella guerra scorsa la Germania aveva tutto il continente contro di sé. Ora è tutto contro l'Inghilterra. Quali sono le speranze dell'Inghilterra? Forse la Russia. Ma la Russia è fuori giuoco. Stalin è un uomo molto furbo, che non si lascia influenzare dagli ebrei e in ogni modo la Germania ha al confine est 85 divisioni. La Germania non permetterà nessun attentato, né contro la Finlandia, né contro la Romania, che sono le due ali dello schieramento orientale germanico in mezzo al quale si trovano appunto le 85 divisioni. In Romania la Germania ha 15 divisioni. Prima della fine del mese ne avrà altre 15. Sta intanto già passando in Bulgaria, ove sono da tempo alcune migliaia di germanici in borghese. L'atteggiamento della Bulgaria è amichevole. Quanto alla Turchia, essa non attaccherà se non è attaccata. La Romania può mobilitare 30 divisioni, che i germanici possono armare e inquadrare. Fuori di Europa sono da prendere in considerazione gli Stati Uniti. Il loro aiuto è, e potrà esse.re, molto forte, ma non servirà a riparare i danni dell'aviazione germanica, e poi non è sicuro che l'aiuto americano arrivi. Gli aiuti americani devono fare i conti con i sommergibili e con l'aviazione dell'Italia e della Germania. La Germania ha oggi pronte 235 divisioni. Produce all'incirca un sottomarino al giorno. Si può contare su 25 o 30 sottomarini al mese. In aprile avrà 250 sottomarini. La produzione aerea germanica è molto forte anche se non ha raggiunto talune delle cifre date in proposito dai giornali. La Germania ha infatti decine di migliaia di apparecchi, e questa forza non può essere raggiunta dall'Inghilterra. La situazione interna della Germania è ottima. Il popolo è unito, forte e sicuro della vittoria. La situazione economica è buona. Vi sono delle restrizioni, ma tutti hanno da mangiare. La situazione dei Paesi occupati non dà inquietudine. È tranquilla, e d'altra parte i germanici non permetterebbero sollevazioni o rivolte.

Quanto alla Francia essa non può fare niente contro la Germania. Se tentasse qualche cosa la Germania occuperebbe tutta la Francia, meno una zona riservata all'occupazione italiana. Il movimento de Gaulle è abbastanza importante, ma non tale da avere ripercussioni sull'atteggiamento tedesco.

I rapporti tra l'Italia e la Germania sono chiari, rettilinei, intimi. Niente pace separata. Sono fantasie che non hanno senso. Noi portiamo all'Asse un

contributo molto forte dal punto di vista aereo e marittimo. Dal punto di vista terrestre noi dovevamo attaccare tra il 15 e il 18 dicembre in Africa. Gli inglesi ci hanno prevenuto. L'attacco inglese è riuscito anche perché abbiamo tenuto 1n prima linea ~ libici, che sono ottime truppe ma non di fronte a mezzi meccanizzati. Dobbiamo pure ammettere che vi è stata sorpresa tattica. Ma l'insuccesso in Africa ai fini della guerra generale non ha grande importanza. I germanici mandano ora in Libia una «divisione di arresto~. con molti cannoni. Poi manderanno una divisione corazzata. Questo è molto utile anche per le ripercussioni sulla situazione in Tunisia e in genere nell'Africa francese. Anche noi mandiamo una divisione corazzata in Tripolitania che, aggiunta alle altre 5 divisioni che sono già a Tripoli, dà una certa sicurezza.

In Africa Orientale si resiste, ma non potremo mandare aiuti. Vi sono 300 mila uomini, dei bravi generali e uno spazio immenso. I progressi del nemico non potranno essere che lenti.

In Albania si può ritenere che la situazione sarà presto liqutdata. Abbiamo attaccato con forze insufficienti. Anche nella storia recente è avvenuto che altri Paesi attaccassero con forze insufficienti. Così l'Austria contro la Serbia nel 1914. Così, più recentemente, la Russia contro la Finlandia. Noi abbiamo attaccato con 6 divisioni contro 15. Dopo una prima marcia in avanti siamo stati costretti a indietreggiare, ma le perdite non sono state gravi. I prigionieri sono da 10 a 12 mila, tra cui alcune migliaia di albanesi, non perché traditori, ma perché non abituati alla guerra moderna. Comunque la situazione in Albania è da considerare stabilizzata. La Germania scenderà presto a Salonicco ed allora la situazione sarà modificata In tutto il Mediterraneo orientale. La Germania porterà dei sommergibili a Salonicco.

Questi gli elementi di fatto della situazione.

Sono portato a credere che la resistenza inglese sarà ancora lunga. La Germania farà tutto il possibile per finire nel 1941. Ha preparato tutto per lo sbarco in Inghilterra, ma la Germania tenterà l'invasione solo quando il colpo sarà sicuro. Lo sbarco è una pistola carica puntata contro l'Inghilterra, ma quando partirà il colpo bisogna che il bersagHo sia colpito. L'operazione non potrà essere ripetuta.

Gibilterra. Se l'Asse potesse passare per Gibilterra e andare nel Marocco, la situazione nell'Africa francese verrebbe completamente modificata. Inoltre da Gibilterra potrebbero allora passare le nostre navi per la guerra da corsa, molto più efficace della guerra subacquea.

Il Duce ricorda al Caudillo come Egli sia stato sempre molto riservato nel riguardi dell'atteggiamento della Spagna. Egli condivide l'avviso del Caudillo che la Spagna non possa rimanere assente, ma pensa che la data e il modo della sua partecipazione alla guerra dipendano dalla Spagna stessa. La partecipazione alla guerra è cosa troppo seria per essere sollecitata da altri. Se domani, per un assurdo Inammissibile, le democrazie dovessero riuscire vittoriose, la prima Nazione ad essere colpita sarebbe la Spagna. I problemi africani della Spagna non troverebbero più alcuna soluzione favorevole; non solo, ma l'Inghilterra cercherebbe di disintegrare l'unità spagnola per impedire alla Spagna di fare una politica autonoma. È il destino del mondo che si decide con questa guerra per lunghissimi anni. E la Spagna non può rimanere assente. Ma, ri

pete il Duce, il problema riguarda la Spagna. A Hitler Egli ha detto: «Parlerò ma non farò pressioni». Hitler ha detto: <<Sono disposto a dare tutti gli aiuti possibili e terrò fede al Protocollo di Vienna. Chiedo solo che le truppe germaniche possano prendere Gibilterra». Hitler ha molta simpatia personale per il Caudillo, molta simpatia per la Spagna, molto desiderio che la Spagna entri nella politica militare dell'Asse.

CAUDILLO: Esprime anzitutto la sua profonda riconoscenza al Duce e al popolo italiano per l'aiuto dato durante la guerra civile spagnola.

Parlerà con tutta franchezza esponendo interamente e liberamente il suo pensiero. Parla al Duce nel quale ha piena fiducia e che considera un grande e provato amico del popolo spagnolo.

Quando è scoppiata la guerra europea la Spagna ha avuto l'amarezza di non potervi partecipare. Infatti la guerra la sorprendeva in un momento molto difficile. La Spagna doveva liquidare la vittoria, cioè pacificare il Paese, unificare i vari Partiti far trionfare la Rivoluzione.

La questione più importante è quella di Gibilterra, questione secolare che deve assolutamente essere risolta. La Spagna non ha perso tempo. Attorno a Gibilterra si stanno rafforzando le linee e appostando cannoni. Una prima batteria di mortai è stata posta in piazzuola in questi giorni e presto se ne apposterà una seconda. È opinione del Generalissimo che l'aviazione può far poco contro Gibilterra in quanto tutto è nella roccia, ossia in caverna. Diversa sembra essere l'opinione dei germanici, i quali credono che con i bombardamenti dall'alto si possa presto prendere la piazza. L'aviazione invece ha un effetto intermittente mentre occorre che l'effetto sia continuo. Tale effetto continuo può solo attenersi con i bombardamenti di mortai. A tale scopo la situazione tattica dell'assalitore è buona poiché Gibilterra è al centro di un arco di circonferenza, nel quale possono unirsi tutte le traiettorie. Ora lo Stato Maggiore spagnolo sta studiando le possibilità di portare il calibro dei mortai da 101 a

120. Di tali mortai ce ne vorranno per lo meno cento. I mortai da 101 già di per se stessi hanno un effetto distruttore demoralizzante, ma ben più grande naturalmente sarà l'effetto dei mortai da 120.

Tutta questa preparazione la Spagna la fa perché è assolutamente convinta della necessità di prendere Gibilterra con i propri mezzi. Con questi mezzi essa distruggerà i baluardi di Gibilterra, che, se sono forti dalla parte esterna, sono invece deboli all'interno e sbarrerà, bloccandolo, il canale di entrata.

L'anno scorso la Spagna sperava in un buon raccolto. Perciò il Governo spagnolo durante l'estate aveva offerto il suo intervento. Esso ha ripetuto tale offerta nel settembre u.s. Senonché la Germania non ha dato molta importanza all'intervento spagnolo, ed ha sollevato la questione di concessioni economiche (miniere, imprese bancarie, ecc.); ciò che non ha fatto buona impressione sugli spagnoli. Il Ministro Serrano Sufier, allora Ministro dell'Interno, si trovava come negoziatore a Berlino, e, giorno per giorno, informava il Caudillo delle conversazioni. Mentre Serrano accennava ad aspirazioni territoriali e a rivendicazioni, i germanici parlavano piuttosto di problemi economici.

Le richieste spagnole riguardavano quello che spetta alla Spagna in Africa per ragioni naturali, e che la F-rancia, pezzo per pezzo, le ha strappato nei momenti di debolezza e di decadenza politica; in particolare. il Marocco. La Spagna non vuole nulla di gratuito, vuole combattere, vuole liberarsi dal dominio inglese e francese, vuole la propria indipendenza politica ed economica.

La Spagna non ha respinto le richieste tedesche. Ha invitato l'Auswiirtiges Amt ad inviare commissioni tecniche per esaminare sul posto i vari problemi militari. I tecnici germanici hanno studiato tali problemi, non in collaborazione con gli spagnoli, ma per proprio conto. A Hendaye (l) si ebbe l'impressione che la Germania, invece di essere irrimediabilmente nemica della Francia, si preparasse ad attrarla nella propria orbita ed a farne una delle collaboratrici dell'Asse. Ora la Francia non collruborerà mai. Non vi è governante che sia capace di tenere disciplinato il popolo francese. La Francia è la nemica secolare della Spagna come della Germania: è il paese che, come l'Inghilterra, ha maggiormente contribuito alla decadenza spagnola. Certo che il Fithrer aveva i suoi piani: voleva la pace nell'Occidente d'Europa, dovendo pensare a portare le sue armi in Inghilterra. Ma l'impressione fu che la Germania non conoscesse bene il popolo spagnolo e le sue secolari aspirazioni. Pareva quasi che la Spagna dovesse passare in secondo ed anche in terzo piano. Ad ogni modo, perché Hendaye non fosse un incontro sterile, la Spagna accettava di firmare il Protocollo che veniva poi perfezionato a Vienna con la firma appostavi dai Ministri Ribbentrop e Ciano.

Quali sono i problemi da risolvere per la Spagna prima di entrare in guerra?

Risposta: grano. Ossia:

l) Ottenere il grano dai paesi produttori;

2) Trasportarlo in Spagna;

3) Distribuirlo nel tempo dovuto tra la popolazione.

Quest'anno la Spagna si trova col raccolto che è stato la metà del previsto, e ciò: l)) -per mancanza di sementi; 2) -per mancanza di concimi; 3) -per mancanza di muli. Il fabbisogno della Spagna è di 32 mila muli; si è cercato di sostituirli con trattori (500), chiedendoli alla Germania, ma essa ha risposto negativamente.

Pochi mesi fa si recò in !spagna l'Ammiraglio Canaris (2) per indurre gli spagnoli a lasciar passare le truppe germaniche fino al campo di Algesiras, dicendo che la Spagna non doveva far altro che limitarsi a rimanere passiva di fronte al passaggio dei germanici. Ora, l'impresa di Gibilterra è impresa spagnola e non impresa tedesca e gli spagnoli non potrebbero permettere mai che altre truppe si sostituissero alle loro. Il Caudillo lo ha detto chiaramente a Canaris, come gli ha detto anche che la Spagna non poteva accettare un termine perentorio per entrare in guerra, perché doveva prima regolare il problema annonario, il problema ferroviario e quello dei carburanti. Ha invitato perciò Canaris a recarsi dovunque volesse per rendersi conto che in !spagna c'è la fame, che in Spagna le ferrovie non sono sufficienti, che manca il car

bone, che in Spagna, dove si devono trasportare dai 3 ai 4 milioni di tonnelhte di merci dal nord al sud, mancano i piroscafi. Entrare in guerra significava poco o nulla, anzi un danno anche per l'Asse se la Spagna non fosse riuscita a portare aiuto reale e invece avesse dovuto far gravare il suo peso sulla G':lrmania.

Quale è la situazione in questo momento? La fame. Solo otto delle provincie spagnole hanno tre mesi di grano; le altre ne mancano totalmente o quasi; il popolo spagnolo mangia pane fatto col grano che entra giornalmente I!el paese. Sono state ora trattate 500 mila tonnellate con l'Argentina, ma anche queste non saranno sufficienti, a parte il fatto che ci vorranno mesi e mesi prima che esse giungano in !spagna, dato che la flotta mercantile spagnola è quanto mai povera di navi. Quante tonnellate sono giunte finora? Quindicimila. Il fabbisogno di un solo giorno. E quale sia la crisi che ne deriva -conclude Franco -lo dimostra il fatto che non può tenere sotto le armi più di 300 mila soldati, in quanto non avrebbe da dar loro da mangiare.

SERRANO SUNER: Dice che è stato parlato con i germanici con franchezza. Il popolo spagnolo esce da una guerra spaventosa e non lo si può condurre alla battaglia se non spiegandogli ben chiaramente il vantaggio di questa necessità. Due sono i problemi spagnoli: problema di alimentazione, problema di realizzare le aspirazioni nazionali. Quando ad Hendaye si parlò di grano, i germanici non accolsero la richiesta spagnola; né diversamente fecero per le rivendicazioni della Spagna.

Serrano ricorda che, quando parlò l'ultima volta al Duce (l) e Gli chiese quale sarebbe stato il momento opportuno per l'entrata in guerra della Spagna, il Duce rispose con questa formula: «La Spagna dovrà entrare in guerra nel momento che sarà per essa meno grave di sacrifici e più proficuo di risultati per la causa generale». Ora la Germania invita la Spagna ad entrare in guerra. Serrano non discute se il momento sia il più proficuo di risultati, ma constata che esso è il più oneroso di sacrifici. Si è infatti a cinque mesi dal raccolto ed in !spagna non vi è pane che per qualche giorno. Gli spagnoli sono amici leali della Germania, ma appunto questa lealtà impone loro di parlare chiaramente. Serrano deve perciò ripetere quanto il Caudillo ha detto, ossia che tutte le offerte fatte finora dalla Spagna alla Germania non sono state accolte favorevolmente e sono state sempre poste in relazione con compensazioni economiche.

Si è detto che la Spagna non voleva intervenire nel conflitto pel mancato sbarco germanico in Inghilterra, per gli insuccessi italiani in Libia, per un possibile intervento degli Stati Uniti. Ciò è assolutamente falso. Anche gli spagnoli credono fermamente nella vittoria dell'Asse. Oggi la Germania è trionfante nel continente e l'Inghilterra non è in condizioni di poter resistere.

DUCE: Il momento per la Spagna di entrare in guerra è sempre favorevole. La Germania risolverà in ogni caso il problema alimentare dell'Europa nel modo migliore. Se occorrerà, prima che essa muoia di fame, dovranno

morire di fame i suoi nemici o ex nemici. Il Duce mantiene la formula che Serrano ha voluto ricordare, e riconosce che un popolo che ha avuto tre anni di guerra civile non può entrare nuovamente in guerra se non ha una buona situazione alimentare e se non lo si compensa dei suoi sacrifici. Fino ad ora la Germania sperava di avere la Francia a collaboratrice; ed una delle aspirazioni germaniche era quella di mostrare al mondo che tutto il continente era contro l'Inghilterra. Il Duce ha ora l'impressione che la Germania non creda più alla collaborazione della Francia. La Francia è incoercibile, essa è in spirito tutta degaullista, spera solo nella vittoria dell'Inghilterra, si adopera a « grignoter » (come dicono i Francesi) l'armistizio e sogna che un giorno ? l'altro la vittoria sarà strappata dai 120 mila soldati francesi, che in Marocco, agli ordini di Weygand attendono armati il momento opportuno per agire.

SERRANO suN"En: Gli spagnoli intendono entrare in guerra, ma desiderano delle garanzie. A Hendaye non è stato loro riconosciuto nulla di concreto. Il Protocollo di Vienna è quanto mai vago. Tale Protocollo dovrebbe perciò essere modificato.

DUCE: Ripete che il periodo in cui la Germania pensava alla possibilità di una collaborazione francese è passato. L'uomo che avrebbe voluto attuare questa politica è Lavai, ma Lavai è stato sbarcato. Quanto a Darlan, egli non darà altro che una collaborazione passiva. Non metterà mai la Francia nettamente contro l'Inghilterra. L'articolo 5 del Protocollo di Vienna era subordinato ad una situazione che molto difficilmente si realizzerà: quella di una Francia sinceramente disposta a collaborare con la Germania.

Il Duce crede di poter riassumere il pensiero del Caudillo cosi: La Spagna entrerà in guerra quando saranno riconosciute queste due condizioni:

l) -Invio di grano sufficiente;

2) -Accoglimento delle sue aspirazioni coloniali.

CAUDILLO: Dice che è esattamente così.

DUCE: Chiede: se fosse nato nei tedeschi il sospetto che la Spagna non vuole entrare in guerra a seguito del mancato sbarco e degli insuccessi italiani, può Egli assicurare il Fiihrer del contrario?

CAUDILLO: Assolutamente. La fede spagnola nel successo dell'Asse è la stessa del primo giorno.

DUcE: Vediamo ora di precisare il fabbisogno granario della Spagna.

SERRANO: La Spagna desidera il grano non solo per oggi, ma per tutto il tempo in cui ne avrà bisogno. Non si sa ancora se il prossimo raccolto sarà sufficiente. Se i germanici metteranno a disposizione della Spagna le 100 mila tonnellate di grano che si trovano in Portogallo e destinate alla Svizzera, sarà questo un vero aiuto concreto, ma le 100 mila tonnellate basteranno appena per venti giorni. Oltre a questa prima concessione, va studiato un sistema che possa assicurare alla Spagna da mangiare anche in avvenire. Recentemente è stato consegnato all'Ambasciatore tedesco a Madrid un lungo memoriale, in cui gli spagnoli hanno esposto U loro fabbisogno, non soltanto alimentare, ma anche nel campo militare, dei trasporti, delle industrie, ecc. (l) L'Ambasciatore von Stohrer lo ha fatto avere al Ftlhrer a mezzo di un corriere speciale. Si attende la risposta.

DUCE: Dice a proposito della collaborazione tedesca che la Germania verso l'Italia è di un'assoluta lealtà. L'Italia riceve un milione di tonnellate di carbone al mese e lo scambio commerciale è di 14 miliardi all'anno. Riconosce che gli spagnoli hanno ragione di preoccuparsi, oltre che delle necessità immediate, anche di quelle avvenire.

(Il colloquio viene sospeso per essere ripreso nel pomeriggio).

pomeriggio

DUCE: Riassume il punto di vista spagnolo così:

0 ) La Spagna crede nella vittoria dell'Asse;

2°) È necessario per la Spagna, prima di entrare in guerra, di risolvere il problema granario;

3°) Bisogna rivedere l'art. 5 del Protocollo di Vienna, non essendo esso sufficiente a risolvere le aspirazioni spagnole. Chiede: se questi due ultimi punti fossero risolti, la Spagna entrerebbe in guerra, e quando?

CAUDILLo: L'entrata della Spagna in guerra dipende dalla Germania più che dalla Spagna stessa; tanto prima la Germania le verrà in aiuto, tanto prima la Spagna darà il suo apporto alla Causa fascista mondiale.

Il Caudillo dà lettura del rapporto consegnato all'Ambasciatore di Germania a Madrid von Stohrer e ne rimette copia al Duce.

DUCE: Chiede: se la Germania soddisfa le richieste del rapporto, è disposta la Spagna ad entrare in guerra?

CAUDILLo: Risponde affermativamente.

Si augura che la Germania mostri maggiore comprensione della situazione spagnola e dell'importanza che può rivestire il fattore spagnolo nella guerra. Pensa che la Germania non dia il voluto peso all'allarmante situazione del Marocco dove l'esercito francese sta continuamente migliorando i suoi armamenti e dove Weygand mantiene giornalmente rapporti con gli Stati Uniti. Dà lettura di alcuni telegrammi, che illustrano la serietà della situazione in Marocco, e li consegna al Duce. (2)

DUCE: Conferma che due mesi or sono la Germania non aveva perduto la speranza di trarre Pétain alla collaborazione. Tale speranza è ora caduta. Hitler

ha dichiarato a Berghof: <<La Francia ci odierà sempre. La Francia è ne

mica». (1). La Germania teme tuttavia che l'adozione di misure contro la Francia, come per esempio la sua occupazione totale, inducano il Governo di Vichy a trasportarsi ad Algeri, e Weygand a ribellarsi. Tale pericolo scomparirà quando Gibilterra sarà occupata e le divisioni corazzate germaniche passate per lo Stretto, domineranno il Marocco. (2) Oggi l'America può aiutare la Francia solo attarverso il Marocco dato che le coste francesi atlantiche sono occupate dalla Germania. Tale eventualità svanirà quando il Marocco francese non sarà più in potere della Francia. Solo allora questa Francia, che ha ancora troppo orgoglio, che è convinta di non aver perduto la guerra, di avere subito una << fausse défaite » per non aver voluto combattere, sarà di fronte alla cruda realtà.

La Francia mantiene sempre un atteggiamento di orgoglio:

l) perchè malgrado i 400 bombardamenti subiti, Londra non ha ancora capitolat o;

2) perchè lo sbarco dei germanici non è ancora avvenuto;

3) per l'atteggiamento favorevole di Roosevelt;

4) per i nostri insuccessi libici.

Questo orgoglio cadrà presto. Presto i germanici entreranno in Bulgaria e l'Inghilterra non avrà altra base in Europa che in Portogallo.

SERRANO: Sarebbe veramente da augurare che la Germania concedesse alla Spagna quanto le abbisogna, ed assicurasse la realizzazione delle aspirazioni spagnole. Oltre tutto, c'è anche il pericolo che un incidente disgraziato possa far entrare improvvisamente la Spagna in guerra, senza che sia compiuta la sua preparazione, cosa che sarebbe di danno per la Spagna e per l'Asse. Allude ad una possibile invasione inglese del Portogallo. Con l'aiuto della Germania alla Spagna e con la conseguente preparazione spagnola alla guerra, anche il pericolo portoghese diverrebbe relativo. Certo l'atteggiamento del Portogallo risente degli avvenimenti. Nel giugno scorso esso era molto più distante dall'Inghilterra di quello che lo sia attualmente. Bisogna ammettere però che la stampa, l'esercito, la classe dirigente in Portogallo, sono anglofili e massoni.

DUCE: Riassume una volta di più concludendo le questioni che la Spagna ritiene necessario risolvere per la sua entrata in guerra. Esse sono:

l) soddisfazione immediata almeno parziale dei desiderata contenuti nel rapporto consegnato a Stohrer (grano, armamenti, trasporti, ecc);

2) revisione favorevole alla Spagna dell'articolo 5 del Protocollo di Vienna. Ne informerà il Ftihrer (3).

(l) Ed. in G. CIANo, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 631-643.

(2) -Il presente verbale fu steso dai funzionari (gli ambasciatori Buti e Lequio) che accompagnavano Mussolini; il quale, però, lo rivide apportandovi alcune correzioni di forma e sopprimendo le due frasi indicate dalle note. (3) -Vedi D. 565.

(l) Vedi D. 471.

(1) -Vedi serie IX, vol. V, D. 780. (2) -Vedi D. 307.

(l) Vedi serie IX, vol. V, D. 660.

(l) Vedi Documents on Gcrrnan Foreign Policy 1918-1945, Sertes D. vol. XII, D. 28.

(2) Non rinvenuti nel fascicolo.

(l) Mussolini soppresse la seguente frase presente nella stesura originaria: «È inutlle risparmiare la Francia ed è necessario che essa paghi la sua disfatta».

(2)1 Seconda frase soppressa da Mussolini, presente nella stesura originaria: <<La Germania vuole che la Francia diventi una nazione di 30-34 milioni di abitanti e che si riduca al solo territorio metropolitano, divenendo potenza di SPcondo ordine».

(3)1 Vedi D. 577.

569

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. u.u. S.N.D. 1056/187-188 R. Berlino, 12 febbraio 1941, ore 16 (per. ore 18,20).

Segretario di Stato ha dapprima riassunto brevemente cronaca rapporti Jugoslavia-Asse da novembre in poi ricordando lettera 22 novembre del Duce al Filhrer, (l) successivo incontro Ribbentrop-Markovic. (2) Nulla ne era però seguito. In complesso atteggiamento Jugoslavia non era risultato soddisfacente ed era intervenuta anzi certa disillusione. Da parte tedesca si era pertanto stabilito di riprendere questione a un momento più opportuno che avrebbe potuto coincidere con un consolidarsi nostra situazione militare in Albania.

A principio febbraio era avvenuto peraltro un sondaggio da parte jugoslava. Un fiduciario del Presidente del Consiglio Cvetkovic chiese di vedere il Filhrer. Tale fiduciario è di fatto venuto in Germania e dato impressione che effettivamente la questione dei rapporti con la Jugoslavia potesse incamminarsi verso una migliore sistemazione. Vennero da parte tedesca esposti due desideri: coordinarsi della Jugoslavia a nuovo ordine europeo e sua adesione a Patto a tre. Fu aggiunto che signor Zvetkovic poteva venire a Salisburgo per vedere Ribbentrop. Si è lasciato in forse se avrebbe visto il Fuehrer. Ora Cvetkovic si è annunziato per venerdì e Ribbentrop partiva stamane. Si è d'accordo con Jugoslavia di non parlare della visita nella stampa e solo dopo partenza Cvetkovic si potrà forse fare un corto comunicato.

Pur partendo stamane per Fuschl, egli è sempre raggiungibile anche telefonicamente direttamente o per tramite di qui.

(187). Segretario di Stato Weizsacker mi ha detto stamane di essere stato incaricato da Ribbentrop, che egli aveva visto lungamente ancora ieri sera, di far per mio tramite seguente comunicazione:

(188). Scopo conversazioni è ora come prima di provocare adesione Jugoslavia a Patto a tre ed è naturalmente nelle intenzioni di Ribbentrop di far conoscere al Duce appena possibile esito del suo colloquio. Circa poi comunicazione da me fatta 5 corrente, e di cui a telegramma di V. E. 155 (3), il Fuehrer e Ministro Ribbentrop desiderano esprimere i loro vivi ringraziamenti. Da invio dell'emissario essi concludono che vi è da parte Jugoslavia parallelismo di azione mostrando così di essere decisa prendere una attitudine positiva verso proposte che furono fatte a suo tempo. Ribbentrop non sa se nel frattempo sia giunta da Belgrado a Roma qualche altra comunicazione e si vi sia qualche cosa che ora da parte nostra si desideri senza ritardo sapere. Egli fa presente che a suo avviso sarebbe necessario di concordare in modo completo ulteriore atteggiamento, in modo da poter portare ad una conclusione favorevole tali trattative (4).

(l) -Vedi D. 146. (2) -Vedi D. 244. (3) -Vedi D. 538. (4) -Vedi D. 575.
570

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 1111/096 R. Sofia, 12 febbraio 1941 (per. il 14).

Questo Ministro degli Esteri mi informa che il Ministro bulgaro a Berlino, Draganoff, rientrato in sede (1), ha ripreso, dopo una breve indisposizione, suoi contatti in tema di adesione della Bulgaria al Patto Tripartito.

A quanto egli ha fatto conoscere, i tedeschi, leggi von Ribbentrop, si sono andati persuadendo della necessità sostenuta dai bulgari, che quella adesione avvenga non prima dell'immediata vigilia dell'inizio delle operazioni militari germaniche nei Balcani e che quindi non si crei tra i due avvenimenti una pericolosa soluzione di continuità.

571

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. S.N.D. PER CORRIERE 1110/097 R. Sofia, 12 febbraio 1941 (per. il 14).

Continua sempre la trattativa turco-bulgara sulla famosa «dichiarazione~ comune di distensione (2).

Il mio collega turco, Berker, ha avuto sabato scorso ed ieri due lunghe conversazioni con il Ministro Popoff allo scopo di fare presente il desiderio del Governo di Ankara di vedere in qualche modo mantenuto nel progetto di «dichiarazione» il ricordo del comunicato Kiosseivanoff-Menemencoglu del gennaio 1940 (3). Da parte turca, in definitiva, si propone ora che, se non nel preambolo almeno nel numero 2 del progetto stesso si faccia esplicita menzione che l'amicizia tra i due Paesi ebbe a trovare conferma in quel comunicato, il quale, essendo di data recentissima ha, secondo Ankara, valore ben maggiore dell'antico Trattato di amicizia turco-bulgaro del 1925.

Evidentemente i turchi non demordono dalla loro recondita idea di legare in qualche modo la Bulgaria, nella « dichiarazione » in progetto, al concetto della «neutralità», da esso interpretato, come è noto, a norma del comunicato del gennaio 1940, in senso molto lato e tale da impedire qualsiasi concessione bulgara a favore di terzi Stati.

Aggiungo, in proposito, che i tedeschi continuano a dimostrarsi molto interessati ad un possibile felice esito delle trattative in parola.

(l) -Vedi D. 514. (2) -Vedt D. 476. (3) -Vedi serie IX, vol. III. DD. 116 e 140.
572

IL MINISTRO A PANAMA, SILENZI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE AEREO 1720/05 R. Panama, 12 febbraio 1941 (per. il 4 marzo).

Ho consegnato ieri a questo Presidente della Repubblica opera Tassinari su bonifica italiana da lui richiestami e qui spedita da Ministero Cultura Popolare. In tale occasione Arias mi ha manifestato tutto il suo d"sappunto aver dovuto in parte cambiare sua politica estera e consegnare nuove basi aeree agli S.U.A., riconfermando però quanto ebbe a dire Ministro Linares (vedi mio telespresso n. 49 del 22 gennaio u.s.) (l) e cioè suo intendimento proseguire politica interna forte, contrastando per quanto gli sarà possibile invadenza imperialistica S.U.A. Mi aggiunse che tale ardita politica, in piccolo paese, con speciale situazione canale tenuto da forze nord americane, deve essere guardinga e condotta con ogni cautela giacché Washington non avrebbe scrupoli creargli nuovi e maggiori difficoltà ed eventualmente procedere occupazione Repubblica. Confidenzialmente si è poi lamentato che altri Paesi Centro America, Caraibi e anche Perù, tutti asserviti S.U.A., non solo non assecondino sua politica di vigilanza, che dovrebbe servire esempio, ma lo attacchino in tutti modi sulla loro stampa. Avendogli io poi detto che Italia combatte non solo in funzione europea ma anche latina, egli ha aggiunto che augurasi vittoria Asse di cui è del resto convinto. In caso contrario, ha soggiunto, Europa e America latina verrebbero asservite e forse assorbite da imperialismo anglo sassone e primi sentirne conseguenze sarebbero questi paesi centro America. Avendolo poi ringraziato per l'espulsione del giornalista Ted Scott egli mi ha detto che da tempo era sua intenzione allontanare tale pericoloso straniero e che forse anche il Vernacci (mio telespresso n. 48 del 5 corrente) (l) verrà messo a tacere.

Infine dietro mia domanda relativa risposte ricevute da cancelleria Repubblica da parte Stati firmatari conferenza di Panama nei riguardi protesta per affare brasiliano nave Mendoza mi ha risposto che è sua impressione Washington cerchi far ritardare risposte per poi mettere a tacere incidente.

573

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A LIONE, CONFALONIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. R. 1095. Lione, 12 febbraio 1941 (per. il 16).

La nomina dell'Ammiraglio Darlan costituisce un parziale ritorno all'indirizzo politico lumeggiato nel mio rapporto 153 del 28 novembre (2). L'Ammiraglio uomo duttilissimo, di grandissima ambizione personale, è riuscito a far

(2, Vedi D. 190.

42 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

giustificare dagli stessi eventi che si sono seguiti dalla caduta di Laval a questi giorni l'opportunità della sua nomina ad erede costituzionale del Maresciallo.

Come ho avuto l'onore di rendere noto a suo tempo, Darlan era l'unico che aveva condiviso e spesso appoggiato la politica di Lavai in seno al Gabinetto; agli altri segretari di Stato e agli uomini politici che gli rimproveravano il suo atteggiamento anti-britannico (sia pur larvatamente manifestato) egli rispondeva che un marinaio doveva nutrire tali sentimenti imposti dagli stessi ingles·i in seguito alle aggressioni di Mers-el-Kebir e di Dakar.

D'altra parte, molto abilmente Darlan aveva mantenuto opportuni contatti con l'ex mondo parlamentare e coi più accaniti nemici di Lavai; sicché quando la crisi si è aperta egli è venuto ad essere automaticamente il naturale portavoce del Maresciallo presso il rappresentante del Reich signor Abetz, presso il Presidente Laval e presso quegli ambienti parlamentari di cui il Governo di Vichy non può o non vuole fare a meno.

Molto abilmente ha saputo essere un ambasciatore efficace e con pari abilità ha ottenuto con l'acquiescenza dello stesso Lavai, conscio della sua impopolarità e impossibilità di ottenere dei portafogli anche per i suoi amici politici, troppo sconsiderati da tutti •i francesi, gli attuali poteri larghissimi.

Da parte germanica questa soluzione alla quale dovrebbe far seguito un rimaneggiamento ministeriale, almeno provvisoriamente è stata a quanto sembra accolta favorevolmente in considerazione delle sufficienti garanzie offerte dai sentimenti anti-britannici dell'Ammiraglio ed anche per la possibilità di sviluppi futuri di collaborazione con l'Asse in campi diversi da quello economico.

Il signor Abetz si sarebbe convinto o avrebbe ricevuto precise istruzioni da Berlino circa l'opportunità di tenere Laval ed il suo gruppo di amici parigini in riserva, nel caso che nuovi fatti in Francia libera e specialmente nell'Impero rendessero necessario l'allargamento dell'occupazione e l'organ1zzazione di un governo su basi completamente diverse.

In Francia libera il nuovo atto costituzionale emanato dal Maresciallo è stato accolto senza contrasti e questo è già da considerarsi un successo per Vichy se si pensa al giubilo generale suscitato a suo tempo dalla rinuncia del Maresciallo a nominare legalmente un successore.

L'ascesa di Darlan ha dovuto essere accolta anche dal Generale Weygand con un senso almeno ufficiale di compiacimento, dato che se è noto che il nuovo Vice Presidente del Consiglio è personalmente favorevole alla collaborazione con l'Asse in senso anti-britannico, è pure noto che egli è convinto che tale collaborazione è necessaria per ottenere come contropartita la garanzia da parte dell'Asse dell'integrità dell'Impero coloniale o quanto meno adeguati indennizzi tratti dalle spoglie dell'Impero britannico.

È certo però che il Generale Weygand il quale contava di venire presto

o tardi designato successore legale del Maresciallo, ora che il posto tanto agognato è stato concesso ad un militare non solo molto più giovane di lui ma anche se non appoggiato non sgradito a Berlino, deve trovarsi in uno stato d'animo singolare.

L'atteggiamento dell'Africa del Nord dipenderà dunque dai futuri eventi bellici e Weygand non potrà trovare mot:vi giustificanti una aperta dissidenza, appoggiata da un adeguato consenso, fin tanto che una situazione militare, che seco~do ogni logica non potrebbe presentarsi, giustificasse tale grave decisione.

(l) Non pubbllcato.

574

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. !i'ER TELESCR. 1088/189 R. Berlino, 13 febbraio 1941, ore 19.

Mio telegramma n. 174 (1). In relazione visita Segretario Mufti giunto ieri e che inizierà oggi suoi contatti, informasi intanto Ministro Ribbentrop ha definitivamente confermato non potersi fare ora a Mosca un passo inteso a facilitare transito armi munizioni dirette Iraq.

Rimane pertanto via indicata in telegramma sopra accennato. Sarà detto a Segretario che aiuti concessi di massima sono però in definitiva subordinati ad accertjtmenti in corso su possibilità valersi della medesima.

Segretario Mufti mi ha intanto confermato che situazione rimane immutata anche dopo partenza Gailani.

575

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. S.N.D. PER TELESCR. 36/181 R. Roma, 13 febbraio 1941, ore 22.

È stato preso atto del contenuto dei vostri telegrammi nn. 187 e 188 (2) e siete pregato di ringraziare codesto Governo per informazioni comunicatevi da Weizsacker (3).

Vorrete in pari tempo informare che da Belgrado non ci è pervenuta, fino a questo momento, nessuna altra notizia circa il seguito delle aperture che erano state qui fatte da parte jugoslava. Ci riserviamo naturalmente di telegrafare subito tutte le informazioni che potranno giungerci al riguardo.

576

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 4583/0104 P.R. Sofia, 13 febbraio 1941 (per. il 17).

Telegramma per corriere dell'E. V. numero 4021/P.R. del 4 febbraio (4). Il signor Neubacher, dopo due prese di contatto a Sofia, è entrato in Ro

mania evidentemente richiamatovi dai gravi avvenimenti colà svoltisi e che devono rendere necessaria una nuova sistemazione delle attività economiche tedesche in terra romena.

Egli ha lasciato qui ottima impressione, quale uomo al tempo stesso deciso e ragionevole, e se ne crede prossimo il ritorno.

Frattanto ho appreso che il gruppo tedesco che deve presentare tanto al Governo quanto agli industriali bulgari un piano concreto per l'avvicinamento sostanziale delle economie dei due Paesi non ha ancora presentato le sue attese conclusioni. Il piano di lavoro dovrebbe ,in un primo tempo considerare le seguenti attività:

l) -acido solforico;

2) -fosfati;

3) -macchine agricole.

Di queste ultime le più semplici verrebbero fabbricate in Bulgaria e le più complesse ~mportate dalla Germania secondo un piano prestabilito.

Quanto alla Industria tessile apprendo che la « Textile Industrie "' tedesca si è fatta nuovamente promotrice di un convegno fra i produttori tessili dei Paesi amici, compresa Bulgaria.

Di un tale convegno si era già parlato nello scorso anno senza che l'iniziativa avesse seguito. Ora dovrebbe avvenire in marzo a Vienna. La Bulgaria vi sarà rappresentata dal Presidente dell'Associazione degli industriali bulgari, Balabanofi e dall'avvocato Kieselofi, persone ambedue a noi molto note e che hanno rapporti diretti e seguiti con la nostra industria tessile (1).

(l) -Vedi D. 548. (2) -Vedi D. 569. (3) -Cosinelli rispose con t.s.n.d. per telescr. 1123/196 del 14 febbraio, ore 19, quanto segue: "Informato Weizs!lcket. Presidente del Consiglio e Ministro Esteri Jugoslavia sono Intanto arrivati oggi a Salisburgo e poiché visita ha trapelato verrà probabilmente diramato comunicato ». (4) -Vedi D. 530.
577

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. S.N.D. 5302/184-185-186 P.R. (2) Roma, 14 febbraio 1941, ore 9,30.

Comunicate a Ribbentrop quanto segue: «Incontro con Franco e Sufter ha avuto luogo il giorno 12 a Bordighera (3). Colloqui politici hanno durato cinque ore. Conclusioni sono le seguenti:

l) Franco crede oggi come sempre nella vittoria dell'Asse.

2) Franco ritiene che la Spagna deve collaborare con l'Asse al conseguimento della vittoria.

3) Franco aggiunge che non può dare questa collaborazione nelle condizioni in cui oggi versa la Spagna: condizioni di vera fame e di assoluta impreparazione militare.

4) Intervento Spagna è subordinato a due condizioni e cioè l'aiuto economico e militare e una precisazione dell'articolo 5 del Protocollo di Vienna (1), nel senso che la Spagna dovrà avere oltre Gibilterra, il Marocco, oggi francese.

5) Franco ha dichiarato che l'attacco di Gibilterra deve essere compiuto da truppe spagnole sia pure aiutate da truppe tedesche.

6) Franco ha dichiarato che gli eventuali accordi di natura economica con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti non lo impegnano sul terreno politico. «Un conto è il commercio, egli ha detto, un conto è l'onore».

7) Franco mi ha consegnato cop:a del promemoria dello Stato Maggiore spagnolo mandato a Berlino e nel quale sono elencati tutti i fabbisogni militari e civili della Spagna.

I colloqui si sono chiusi col solito comunicato generico.

Mia impressione è che Spagna non può entrare in guerra e che anche ammettendo che la Germania sia disposta a dare tutto ciò che la Spagna chiede, ciò richiederà, per i soli trasporti, mesi e mesi di tempo. Bisogna quindi a mio avviso e data questa situazione limitarsi a conservare la Spagna nel nostro campo politico e darle il tempo per superare la crisi della fame e quella della sua quasi completa impreparazione militare » (2).

(l) -Giannini rispose con t. s.n.d. per corriere 5946 P.R. del 19 febbraio, ore 8: «Si ringrazia delle notizie comunicate e si resta in attesa di conoscere vostre proposte circa possib1lltà per nol di controbilanciare costà azione economica tedesca». Non risulta che Magistrati abbia formulato alcuna proposta al Ministero ma tornò sull'argomento con t. 10769/0695 dell'll n-ovembre 1941. (2) -Minuta autografa di Musso!lnl. (3) -Vedi D. 568.
578

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. S.N.D. 5355/71 P.R. Roma, 14 febbraio 1941, ore 17,30.

Fate sapere ad Antonescu che il Duce approva vivamente fermo atteggiamento tenuto dal Conducator nei riguardi dell'Inghilterra (3). Egli ha molto apprezzato rettilinea condotta Governo romeno che ha troncato in modo netto ogni residua manovra britannica riconfermando inequivocabilmente solidarietà Romania con Potenze dell'Asse (4).

Il presente telegramma tu trasmesso da Anfuso anche all'ambasciatore a Madrid (t.s.n.d. 5414/101 P.R. delle ore 23,30), con l'Istruzione di comunicarlo a Serrano Sufier e di riferire che a Berlino era stato comunicato un sunto molto ampio delle conversazioni.

(-4) Per la risposta vedi D. 601.
(1) -Vedi serle IX, vol. V, D. 780. (2) -Cosmelll comunicò con t.s.n.d. per telescr. 4346/197 P.R. del 14 febbraio, ore 19,10, quanto segue: «Ho Informato Welszl1cker che trasmetterà subito a Rlbbentrop il quale, come è noto. è assente e mi ha Intanto espresso viva soddisfazione e ringraziamenti per sollecitudine con cui comunicazione è avvenuta». (3) -Vedi D. 552.
579

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. 1141/102 R. Sofia, 14 febbraio 1941, ore 19 (per. ore 4,10 del 15).

Impressioni Bulgaria circa imminenti conversazioni tedesco-jugoslave di Salisburgo (l) sono naturalmente di natura doppia. Da una parte tale diretta presa di contatto alla vigilia degli avvenimenti che si preparano in queste zone rassicurano Sofia la quale ad onta di tutto teme sempre di poter essere ad un dato momento minacciata alle spalle della Jugoslavia.

D'altra parte però essa non vorrebbe che i contatti fra Belgrado e Asse Roma-Berlino andassero troppo oltre fino cioè provocare qualche garanzia da parte di Berlino-Roma nei riguardi della Jugoslavia con conseguente definitiva rinunzia da parte della Bulgaria e rivendicazioni nei riguardi della Macedonia, si unisce inoltre presso bulgari maggiormente simpatizzanti per Asse, preoccupazioni che per un insieme di circostanze Belgrado possa addirittura precedere Sofia nell'adesione patto tripartito.

Ma tale eventualità sembra qui fino ad oggi molto improbabile non apparendo Belgrado ancora matura per tale tanto netta presa di posizione anti britannica.

580

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI (2)

T. S.N.D. 37/187 R. Roma, 14 febbraio 1941, ore 19,45.

Vostro telegramma n. 163 (3).

Ho riesaminato problema alla luce anche delle giuste osservazioni di Ribbentrop. Non vi è dubbio che una troppo netta presa di posizione di fronte al problema degli Stretti -certamente subito risaputa -eserciterebbe un'influenza sfavorevole sulla Turchia; e convengo con Ribbentrop che questo vada evitato anche in relazione ai prossimi avvenimenti.

È anche da tener presente però l'andamento del negoziato, che risale al giugno scorso; e dell'ultima conversazione (4), e non credo che la domanda fatta da Molotov potrebbe essere lasciata cadere senza inconvenienti. Tutto sommato, converrebbe quindi che Rosso desse una risposta, senza naturalmente assumere nuovi impegni o dire cose nuove.

La risposta potrebbe essere press'a poco del seguente tenore:

« La comunicazione già fatta nei riguardi degli Stretti si riferisce alla situazione, quale essa è attualmente, ed è in ordine di idee decisamente amichevole verso l'URSS. Essa rappresenta un'indubbia manifestazione di buona volontà ett

un desiderio di collaborazione. Questo riconoscimento appare esplicito anche nelle stesse osservazioni di Molotov. La domanda rivoltaci da Molotov si riferisce invece ad una situazione che attualmente non esiste, e mancano quindi oggi gli elementi di fatto su cui basare una risposta concreta. Se tale ipotesi dovesse però verificarsi, noi l'esamineremmo con quello spirito di comprensione e con quella volontà di collaborazione che desideriamo vedere instaurati nei rapporti con l'URSS ».

Chiedete di conoscere l'avviso di Ribbentrop e telegrafate (1).

(l) -Vedi D. 569. (2) -Ed. in M. ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., p. 128. (3) -Vedi D. 542. (4) -Vedi DD. 375 e 440.
581

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

L. S.P. 1/666. Roma, 14 febbraio 1941.

A seguito dei telegrammi nn. 184, 185 e 186 (2} ti invio in copia i qui uniti verbali dei colloqui di Bordighera, che il Duce desidera siano rimessi al Ftihrer nella loro integrità.

Ti prego pertanto di trasmetterli a Ribbentrop affinché ne prenda visione e provveda a rimetterli al Fuhrer.

I presenti verbali quasi stenografici sono stati riveduti dal .Duce che li ha trovati conformi alle conversazioni. Essi sono riservatissimi, destinati,, ripeto, al Ftihrer ed a Ribbentrop, e non sono stati comunicati agli Spagnoli.

Ti sarò grato di un cenno di assicurazione e ti saluto cordialmente (3).

582

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, GERBORE, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. PER CORRIERE AEREO 1434/390/050 R. Lisbona, 14 febbraio 1941 (per. il 26).

Ho avuto una lunga conversazione con il Tenente Colonnello de Utassy, Addeto Militare ungherese a Londra, il quale travasi di passaggio a Lisbona diretto a Budapest dove parteciperà alla periodica riunione degli Addetti Militari. Riassumo quanto egli mi ha detto.

l) L'aspetto esteriore di Londra dopo quattro mesi di bombardamento è quale altri viaggiatori lo hanno descritto e questa R. Legazione ha periodicamente segnalato. Nessuna strada della capitale è rimasta intatta. Delle grandi stazioni ferrovia11ie King's Cross è quella in peggiori condizioni, ma anche le

altre sono state fortemente colpite. Ad ogni modo i danni sono stati sinora riparati. Dei grandi alberghi il Carlton ha dovuto essere abbandonato, tre piani del Savoy sono inabitabili, il Ritz ha perduto l'ala che dava sul Parco. La R. Ambasciata in Grosvenor Square è ancora assolutamente intatta.

2) Pochi giorni prima di lasciare l'Inghilterra il Tenente Colonnello Utassy ha visitato Southampton e constatato che le distruzioni superano colà ogni possibile ricordo dell'ultima guerra.

3) L'Addetto Militare ungherese calcola che la diminuzione della produzione industriale sia in generale del 30%, e in qualche settore anche del 50%. È imposs;bne ottenere un'idea approssimativa degli stocks ancora disponibili, ma si avverte la contrazione progressiva di molte merci e materie prime. Il ferro è ormai introvabile sul mercato. La situazione alimentare è critica, ed il Coi. Utassy aveva potuto verificare le difficoltà con le quali le classi lavoratrici debbono lottare in questo campo. Di queste difficoltà i comunisti approfittano.

4) La propaganda pacifista, del genere di quella fatta nella People's Convention, è però limitata ad una minoranza, rumorosa ma non influente. Le masse non sono soddisfatte, ma in esse è radicato il sentimento della situazione privilegiata che godono nel quadro dell'egemonia imperiale britannica, e per questa egemonia sono decise a resistere. Il Governo di Churchill è riuscito a far circolare questo spirito di resistenza in tutti gli strati sociali. Il Ten. Col. Utassy è convinto che governo e popolo resistono non per conseguire una pace di compromesso ma per vincere la guerra. È però impossibile ottenere una enunciazione degli scopi di guerra. Più volte egli ha chiesto agli esponenti dello Stato Maggiore quali fossero le vedute del Governo britannico sulla sistemazione dell'Europa centro-orientale, in relazione specialmente alle frontiere ungheresi, ma non è riuscito ad ottenere alcuna precisazione. Il Governo degli Stati Uniti -a quanto pare -insiste per una definizione degli scopi di guerra, ma quello britannico sfugge. Hiconosce e sostiene finanziariamente i governi nominali polacco e cecoslovacco ma, soprattutto per riguardo alla Russia, evita di parlare della Polonia. Benes -secondo il Col. Utassy -è mal visto e per nulla stimato. Nei confronti dell'Ungheria pare prevalga una certa indifferenza.

5) Secondo l'Addetto ungherese i piani di guerra britannici s'imperniano sul prolungarsi della guerra. Essi prevedono tre fasi: a) lo strangolamento economico del continente mediante un blocco mondiale sempre più ermetico, al quale gli Stati Uniti dovranno collaborare; b) la costruzione di una imponente arma aerea con la cooperazione degli Stati Uniti e del Canadà, ed il bombardamento intensivo dei centri vitali sul continente; c) la propaganda. Attraverso queste tre fasi e con questi mezzi il Governo britannico spera di conseguire uno stato di decomposizione del continente tale da permettere lo sbarco incontrastato in un punto qualsiasi di minore resistenza e la marcia risolutiva.

6) Questi piani presuppongono che l'Inghilterra possa superare un periodo intermedio di estrema vulnerabilità. Il Ten. Col. Utassy pensa che uno sbarco nelle isole britanniche sia attuabile ma, non assolutamente necessario. Se esistono adeguati mezzi tecnici per dominare l'arma aerea britannica e per 11

trasporto degli uomini e delle armi, l'esercito territoriale br:tannlco non potrà opporre una resistenza efficace. Pur avendo effettivi in quantità, manca di stati maggiori-quadri e materiali: Dankirk e l'Egitto hanno assorbito quanto l'industria bellica ha potuto produrre sinora, quello che è rimasto vale poco. (È da rilevare che su questo punto 11 giudizio dell'Addetto Militare ungherese a Londra coincide pienamente con quello dell'Addetto jugoslavo, riferito con telespresso

n. 4024/1614 del 25 novembre u.s.) (1). Ma il Colonnello Utassy ritiene che il collasso della resistenza britannica possa prodursi anche senza arrivare all'invasione, mediante l'impiego combinato dell'arma aerea con quella sottomarina. Egli cons:dera quest'ultima come il mezzo risolutivo più efficace date le attuali condizioni. Le isole britanniche sono oggi un organismo che respira con un solo polmone. Il porto di Londra ha perduto ogni importanza, quelli della Manica hanno cessato di esistere; tutti i rifornimenti affluiscono lungo un numero limitato di rotte marittime a tre unici porti: Glasgow, Liverpool e Bristol. Qualora sia possiblle concentrare su questa rotta una massa tale di sottomarini da realizzare la chiusura ermetica o quasi di quei porti -la resistenza delle isole -secondo il Colonnello ungherese cesserà entro un definitivo periodo di tempo.

7) Negli ultimi tempi il Colonnello Utassy aveva visto ripetutamente l'addetto Militare egiziano il quale gli aveva manifestato le sue apprensioni per l'eventualità di una vittoria britannica.

(l) -Per la risposta di Cosmelli vedi D. 598. (2) -Vedi D. 577. (3) -Cosmelli con T.s.n,d. per telescr. 4618/208 P.R. del 17 febbraio, ore 20.15, comunicò ad Anfuso di aver provveduto alla consegna dei verbali e con lettera 01811 dello stesso giornoassicurò di aver precisato, nel rimetter!i, il loro carattere riservatissimo.
583

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1159/93 R. Ankara, 15 febbraio 1941, ore 1,50 (per. ore 6,50 del16).

Mio telegramma n. 68 (2).

Le dichiarazioni turco-bulgare saranno paragonate in questi giorni nelle due Capitali. Governo turco ha molto insistito per l'inclusione nel preambolo del richiamo al comunicato diramato a Sofia nel gennaio 1940 in occasione della visita colà di Menemencoglu.

L'insistenza turca era dovuta al fatto che in quel comunicato si conferiva la concordanza dei due Paesi nella « salvaguardia della neutralità patrocinata dal Governo bulgaro». Sofia non ha aderito al punto di vista turco e le dichiarazioni faranno riferimento soltanto al Trattato di amicizia turco-bulgaro che rimonta al 1925.

Su richiesta turca sarà peraltro inserita nel preambolo una frase più o meno del seguente tenore: «Senza pregiudizio degli impegni contratti con altre Potenze ».

Questo Ministro di Bulgaria durante le trattative da lui svolte in Angora ha tenuto a mantenersi in continui contatti con me e con von Papen.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 518.
584

I DELEGATI DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A BEIRUT, SBRANA E CASTELLANI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1161/73/1 R. Beirut, 15 febbraio 1941, ore 18,10 (per. ore 0,50 del 16).

Von Hentig è partito oggi per Angora ove conta trattenersi due giorni. Durante il mese di sua permanenza in Levante egli ha apertamente svolto minuziosa inchiesta sulla situazione politica del Paese visitando tutte le regioni della Siria e del Libano ad eccezione Gebel Druso; ha visto anche personalità, ma in genere tutti elementi di secondo piano, politicanti, giornalisti ed informatori; giacché personalità politiche più in vista hanno evitato avvicinarlo direttamente per timore di compromettersi.

Pure evitando dichiarazioni ed impegni precisi, egli ha dato impressione che la Germania si interessi in concreto alla Siria e che è arbitra del suo avvenire. Il gruppo dei tedeschi locali e dei propagandisti indigeni, non sempre felicemente scelti, oltrepassando forse le sue istruzioni, tendono dare interpretazione esagerata a tale atteggiamento, preconizzando venuta della Germania in Siria e cercando talvolta esautorarci di fronte popolazione locale. Contemporaneamente suo passaggio nei diversi centri si nota intensa ripresa attività simpatizzanti nazisti per costituzione associazioni di carattere culturale e commerciale.

Capi Nazionalisti Damasco sono stati male impressionati da alcuni accenni che il Ministro avrebbe fatto circa opportunità suscitare uomini e forze nuovi, interpretando ciò come intenzione Germania non tener conto dei vecchi partiti.

Nel Paese impressione viaggio von Hentig è che esso nasconda precisa missione e che preluda ad intervento Germania in Levante.

Autorità francesi, dopo primo incidente polizia, sono state con lui assai premurose; con Delegazione e con noi personalmente, suoi rapporti sono stati costantemente cordiali e simpatici.

585

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1170/91 R. Mosca, 15 febbraio 1941, ore 21,10 (per. ore 6,30 del 16).

Mio telegramma n. 80 (1). Secondo ragguagli ottenuti da fonte svedese bene informata trattative fra

U.R.S.S. e Finlandia per miniere di Petsamo si trovano a questo punto: gio

vedi scorso vice commissario Vlscinski ha convocato Ministro finlandese e gli ha fatto sentire necessità di giungere a vera e propria conclusione. Ministro finlandese ha risposto che era pronto a suggerire e raccomandare al proprio governo accettazione di tutte le domande dell'U.R.S.S. ad eccezione della pretesa che direttore Generale delle miniere fosse cittadino sovietico. Vice Commissario non si è pronunciato in favore di tale soluzione ma neppure ha mosso abbiezione limitandosi a manifestare opportunità che delegati finlandesi rimanessero a Mosca in attesa di risposta da Helsinki.

Finora questa risposta non è giunta e negoziati rimangono temporaneamente in sospeso.

Mi risulta che Ministro di Finlandia è rimasto deluso per mancato appoggio da parte di quest'Ambasciata di Germania la quale si sarebbe astenuta dall'esercitare qualsiasi pressione a favore del punto di vista finlandese. Qualora U.R.S.S. insista per avere anche direttore generale sovietico, e quindi completo controllo di fatto sullo sfruttamento delle miniere, Ministro finlandese sarebbe personalmente propenso ad una soluzione estrema, e cioè cessione all'U.R.S.S. del territorio di Petsamo dietro compenso territoriale di altre regioni. In tal modo Finlandia sarebbe per lo meno liberata dalla preoccupazione di regolare gravi difficoltà sorte con Inghilterra, e problema della vecchia concessione al gruppo canadese il quale dovrebbe essere allora regolato direttamente fra Mosca e Londra.

(l) T.r. 1044/80 R. dell'H febbraio, ore 20,40, non pubblicato, con il quale Rosso riferiva avergli detto il collega tedesco che la Finlandia aveva respinto <<la pretesa sovietica di possedere la maggioranza delle azioni del progettato Consorzio, e di aver un proprio direttore generale alla testa dell'amministrazione».

586

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S.N. Roma, 15 febbraio 1941.

D'ordine di Ribbentrop Bismarck mi ha fatto stamane una comunicazione del seguente tenore:

«Il Presidente del Consiglio jugoslavo Cvetkovié e il Ministro degli Affari Esteri, Markovié sono stati ricevuti dal Ftihrer al Berghof dopo una visita al Ministro degli Esteri a Fuschl.

I predetti signori sono immediatamente ripartiti per Belgrado. Il risultato delle conversazioni (1), brevemente riassunto, è il seguente:

l) Il Governo jugoslavo desidera anzitutto il pronto ristabilimento della pace nei Balcani. Esso quindi vedrebbe con piacere che il conflitto fra l'Italia e la Grecia fosse terminato. Inoltre, la Jugoslavia è consapevole che con una

ulteriore intromissione dell'Inghilterra a lato della Grec:a le prospettive per la pace diventerebbero sempre peggiori. La Jugoslavia sarebbe quindi pronta a fare da parte sua tutto il possibile per ostacolare l'Inghilterra ed anche, se necessano, per costringerla a sgomberare le sue posizioni in Grecia. A tale scopo si chiede se sia possibile la costituzione di un blocco formato dalla Jugoslavia dalla Turchia e dalla Bulgaria, al fine di trattare con l'Inghilterra. Se questi sforzi fallissero la Jugoslavia sarebbe moralmente libera di conformare la sua politica secondo il suo interesse e di optare a favore dell'Asse.

Il Filhrer ha a ciò risposto che la Germania non può prendere alcuna posizione nei riguardi del conflitto italo-greco, ma che a tale riguardo ha un valore decisivo solo l'opinione italiana. Se la Jugoslavia crede di poter fare qualche cosa in tale questione, l'unica via giusta sarebbe di mettersi in collegamento con l'Italia e di rivolgersi direttamente al Duce. Sulle conseguenze pratiche di una tale pressione sulla Grecia si può però essere scettici, perché: con l'intromissione dell'Inghilterra a lato della Grecia, il significato di questo conflitto nei Balcani é andato al di là delle sue origini, e la natura del conflitto è divenuta completamente diversa. Comunque la Germania, dal canto suo, non potrebbe mai consentire che l'Inghilterra si stabilisse ancora una volta in un qualsiasi altro luogo del Continente. Dovunque essa si mostri sarà attaccata. Inoltre, secondo l'opinione germanica, un accordo della Jugoslavia con altri Stati, come ad esempio la Turchia che già ha un'alleanza con l'Inghilterra, non sembra poter essere efficace per effettuare una pressione contro l'Inghilterra. Ma anche se teoricamente una tale comunanza di interessi fosse pensabile... (l) persuazione che, ciò nonostante, gli inglesi non cederebbero ad una pressione diplomatica del genere. In ogni caso, però, bisognerebbe anzitutto portare tale progetto a conoscenza dell'Italia.

I Ministri jugoslavi hanno dato l'impressione di comprendere il nostro punto di vista. Da parte jugoslava non sono state fatte altre proposte.

2) Il Filhrer da parte sua ha dimostrato ai Ministri jugoslavi che una chiara presa di posizione jugoslava nei riguardi della situazione dei Balcani e del nuovo ordine dell'Europa è del più assoluto interesse della Jugoslavia. La Germania e l'Italia sono disposte ad addivenire a quegli accordi di cui si è a suo tempo parlato con il Ministro degli Este~i Cincar Markovié. Inoltre entrambi questi Stati sarebbero disposti a tener calcolo, in un successivo ordinamento nei Balcani, dei possibili desideri jugoslavi circa uno sbocco all'Egeo (Salonicco). Ciò sarebbe per la Jugoslavia una possibilità unica, e la immediata dichiarazione di solidarità colle Potenze dell'Asse, cioè l'immediata adesione al Patto Tripartito sarebbe per la Jugoslavia l'occasione del momento.

I Ministri jugoslavi hanno apparentemente preso atto con grande interesse della esposizione del Filhrer. Essi avrebbero riferito al Principe Reggente e ci avrebbero fatto conoscere al più presto la presa di posizione della Jugoslavia. Probabilmente dovrà aver luogo ancora una conversazione tra il Filhrer ed il Principe Reggente Paolo».

(l) Copia del verbale dei colloqui tedesco-jugoslavi fu trasmessa al governo italiano con varie modifiche rispetto all'originale pubblicato in Documents on German Foreign Poltcy 19181945, Series D, vol. XII, D. 48.

(l) Parole lndecifrablli, poiché il documento è gravemente deteriorato dall'umidità.

587

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S.N. Roma, 15 febbraio 1941.

D'ordine del Duce, ho fatto a Bismarck la seguente comunicazione: «Il Duce ha preso atto con molto interesse della comunicazione di Ribbentrop e lo ringrazia vivamente. Quanto Egli ha ora appreso sui colloqui del Berghof conferma sempre di più la Sua opinione: essere cioè la situazione jugoslava un punto interrogativo che bisognerà prima o poi chiarire».

588

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR.S.N.D. PER CORRIERE 1181/0105 R. Sofia, 15 febbraio 1941 (per. il 17).

Mio telegramma n. 101 di ieri (1). Dopo la lunga trattativa svoltasi tra la Turchia e Bulgaria per la «dichiarazione » di distensione, sembra che questa sia per essere finalmente varata.

I turchi infatti hanno finito per cedere alle insistenze bulgare intese a cancellare nel nuovo documento il ricorso del comunicato Kiosseinoff-Menemencoglu del gennaio 1940 (2) e a inserirvi invece l'accenno al Trattato di amicizia esistente tra i due Paesi. Ma al tempo stesso, allo scopo evLdente di tenersi aperta, a loro volta, una porta alle loro spalle, e per rendere questa «dichiarazione » maggiormente digeribile per lo stomaco britannico, hanno chiesto di aggiungere nel preambolo la frase attestante che il nuovo documento non tocca gli impegni che i due Paesi hanno nei confronti di terzi Stati.

Accolta dai Bulgari questa aggiunta, il testo è risultato più o meno del seguente tenore:

«La Turchia e la Bulgaria, riconoscendo come il Trattato tra loro esistente abbia permesso il mantenimento tra loro di una amicizia e di una pace che ha dato così notevoli vantaggi, sono venuti nella determinazione di venire oggi a scambi di idee tra di loro che hanno portato alla seguente dichiarazione che non tocca gli impegni che i due Paesi hanno nei confronti dei terzi Stati:

I due Governi di Turchia e di Bulgaria si dichiarano così d'accordo sui seguenti quattro punti:

0 ) La reciproca intenzione di non aggredirsi;

2°) La comune intenzione di sviluppare l'amicizia tra due Paesi;

3°) L'intenzione di facilitare i rapporti commerciali;

4°) Il comune desiderio di vedere migliorati i rapporti di stampa».

Tale dichiarazione verrà, con ogni probabilità, resa di pubblica ragione tra qualche giorno a Sofia e ad Ankara.

Il Ministro Popoff, nell'informarsi ieri di quanto sopra, mi è sembrato soddisfatto del risultato raggiunto e convinto che tale «dichiarazione» sarà accolta favorevolmente in Bulgar:a dove il popolo oggi, pur non temendo i turchi, non vede di buon occhio i preparativi militari di Ankara in Tracia. Popoff però mi ha anche detto di non condividere interamente l'ottimismo del mio collega tedesco il quale nella « d:chiarazione » vede addirittura un gesto quasi decisivo della Turchia per inoltrarsi nel cammino dell'astensione in vista dei prossimi avvenimenti.

Popoff infine non può non preoccuparsi di eventuali malumori sovietici nei confronti della dichiarazione stessa e mi ha informato che egli si riserva di convocare in questi giorni il mio collega sovietico per parlo al corrente del felice esito della trattativa tra Sofia e Ankara e non porre così improvvisamente Mosca dinanzi ad un «fatto compiuto».

(l) -T.u.u.s.n.d. 1139/101 R. del 14 febbraio, ore 19, non pubblicato, con il quale Magistrati comunicava che le trattative tra la Turchia e la Bulgaria erano sul punto di giungere in porto. (2) -Vedi serle IX, vol. II, DD. 116 e 140.
589

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 1180/0106 R. Sofia, 15 febbraio 1941 (per. il 17).

Mio telegramma n. 102 di ieri (1).

Ho trovato ieri questo Ministro degli Affari Esteri effettivamente molto sorpreso della notizia giunta inopinata e senza alcun preavvertimento da parte germanica, della partenza per Salisburgo del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Esteri di Jugoslavia.

Le impressioni generali, che avevo telegraficamente riassunto all'E. V. circa le ripercussioni in Bulgaria di un tale viaggio. hanno trovato così nella mia conversazione con il Signor Popoff piena conferma. Da una parte, negli attuali delicatissimi momenti, veramente decisivi per l'avvenire della Bulgaria, questa non può non vedere nella conversazione di Salisburgo un atto, da parte jugoslava, capace di far ritenere che allo scoppio della vicina crisi, la Jugoslavia rimarrà per lo meno ferma, senza assumere un atteggiamento ostile alla iniziativa armata germanica. E clò significa praticamente per la Bulgaria avere le spalle libere e non temere più la minaccia di una qualche grave e sempre temuta sorpresa.

Al tempo stesso potrebbe avvenire (e in fondo la Bulgaria se lo augura dal profondo del cuore) che la Jugoslavia giungesse persino «concorrere» in qualche modo a facilitare la mossa tedesca giungendo ad esempio, non a prendere parte attiva (altra cosa che, per diversi motivi, sarebbe vista a Sofia con dif

fidenza), ma a permettere l'uso, per il trasporto dei materiali germanici, della ferrovia Prahovo-Nish, in modo da alleggerire i transiti attraverso la Bulgaria.

Dall'altra parte, in questa atmosfera di diffidenza e di gelosia, Sofia non può non temere che da parte jugoslava si mettano condizioni ad una tale velata collaborazione, e tale da fare assumere dall'Asse una qualche garanzia nei confronti di Belgrado atta in definitiva, data la maggiore ampiezza e capacità del Paese jugoslavo nei confronti della Bulgaria, a tagliare per un pezzo a quest'ultima le gambe in tema di revisioni territoriali.

Su questo tema delicato, le ripercussioni nell'interno della Bulgaria particolarmente nei numerosi macedoni, sono sempre non leggere. Ed il Governo viene subito, di solito, attaccato ed accusato di non sapere difendere gli interessi nazionali e di lasciarsi sopravvanzare da Belgrado, anche in tema, oggi, di avvicinamento all'Asse. Popoff, a tale proposito, mi è sembrato piuttosto preoccupato dal fatto che qualche oppositore parlamentare potrebbe far notare come, proprio mentre la Bulgaria si prepara ad aiutare in forma tanto chiara e decisiva la futura iniziativa armata di Berlino, questa la lasci completamente all'oscuro del tema delle conversazioni tedesco-jugoslave. Gli ho fatto però notare, e lo ho trovato subito consenz:ente, che il Presidente Filoff aveva agito molto opportunamente ed intelligentemente, allorché aveva due giorni fa dichiarato ai Membri dell'opposizione recatisi a visitarlo (mio rapporto odierno) (l) che la Bulgaria era al corrente della circostanza che la Germania, tra l'altro, aveva aperto conversazioni con Belgrado. Con tale sistema delle mani avanti, Flloff si è oggi indubbiamente salvato da una eventuale grave critica degli oppositori.

Stamane, infine, è stato qui riconosciuto il comunicato ufficiale a seguito dell'incontro, nel quale, in un testo piuttosto semplice e normale, si fa però accenno allo «spirito dei rapporti di amicizia tradizionale tra le due Nazioni». La stampa bulgara, nel complesso, non ha mancato di dare rilievo all'avvenimento ponendolo in un quadro di una maggiore considerata comprensione balcanica, ma fino ad ora si è mantenuta piuttosto r~servata nei commenti ad esso relativi.

(l) Vedi D. 579.

590

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

TELESPR. 513/229. Roma, 15 febbraio 1941 (per. il 18).

Sotto il titolo « Per la verità » l'Osservatore Romano di questa sera pubblica un articolo nel quale, riferendosi a notizie inesatte e infondate diffuse da giornali e agenzie di stampa scrive fra l'altro: «Si è osato spargere la notizia che il Santo Padre avrebbe dichiarato essere obbligatorio adattarsi alla nuova situazione europea ed esser noto che la Santa Sede avrebbe, da tempi remoti, combattuto le forme di governo democratiche; si è dato rilievo a una informazione secondo la quale la vita della Chiesa Cattol:ca in Germania si

svolgerebbe ora in condizioni più che soddisfacenti; si è detto che un Rappresentante pontificio avrebbe portato incoraggiamenti da parte del Santo Padre ad Ufficiali e soldati di una Nazione passati sotto la bandiera di un'altra Nazione belligerante, si è affermato che il Santo Padre avrebbe benedetto le armi di una singola Nazione; agenzie e giornali hanno ospitato la notizia che il Santo Padre avrebbe espresso l'opinione essere conveniente che la Francia, per evitare la completa rovina, sostituisca all'armistizio vigente un trattato di pace definitiva senza attendere la fine delle ostilità; in occasione del Natale, come riferlmmo, altre informazioni sono apparse a proposito di agevolazioni che sarebbero state concesse ed ottenute per permettere ai cattolici dei territori occupati di prendere parte alle cerimonie di culto; ultimamente è stata anche diffusa la notizia che la S. Congregazione del S. Offizio si sarebbe pronunciata in merito alla « politica razziale della Spagna nei riguardi dei Paesi americani di lingua spagnola».

E potremmo continuare con documenti alla mano a citare altri tentativi di nuocere alle verità che si riallacciano ad una sistematica campagna «di cui un'epoca meno sconvolta ed agitata della nostra noterà un giorno le vicende entro le pagine più dolorose ed oscure della storia del mondo». Tra gli spiriti deboli i quali, come diceva il Santo Padre nell'ultima allocuzione natalizia «si fanno intermediari di concezioni e di teorie, di pensieri e pregiudizi, che, sorti in circoli estranei ed ostili al Cristianesimo, vengano ad insidiare le anime dei credenti», potranno forse questi tentativi ottenere, più o meno, lo scopo voluto. Ma non sarà così deì fedeli che «grazie all'aiuto divino, durano aggrappati ed ancorati più tenaci di tutte le tempeste, alla salda pietra della loro fede e alla Chiesa di Dio, tutrice, depositaria e infallibile maestra di verità» e memori dell'ardente voto del Padre comune, in mezzo a coloro che lasciandosi sorprendere e sgomentare da voci che nulla hanno di vero cadono nella pusillanimità e nella debolezza, non dimenticano di mettere in pratica con generosità e coraggio l'esortazione del Profeta «rafforzate le mani abbandonate e corroborate le ginocchia indebolite».

È da rilevare particolarmente la parte concernente la situazione della Chiesa in Germania, non considerata dalla Santa Sede soddisfacente, e che fa eco a dichiarazioni fattemi personalmente in proposito dal Santo Padre, sulle quali ho già avuto l'onore di riferire.

In complesso, però, con l'articolo in parola la Santa Sede tende evidentemente a sottrarsi alle contingenze della politica mondiale per riaffermare «la sovrumana universale paternità del Romano Pontefice».

(l) Non pubblicato.

591

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T.s.N.D. 4558/115-116 P.R. Belgrado, 16 febbraio 1941, ore 15,30 (per. ore 22,10). Mio telegramma 112 di ieri (1).

Mio collega di Germanla rientrato oggi da Salisburgo ove aveva accompagnato Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri jugoslavo mi ha dato seguenti informazioni. Ha confermato innanzi tutto che incontro è avvenuto ad iniziativa jugoslava. Da qualche tempo era visibile in questo Governo inquietudine per sviluppi situazione in questa zona ed ultimamente aveva domandato incontro con i dirigenti Reich. Ministro di Germania avendc segnalato mercoledì scorso che vi era occasione presenza Fiihrer venerdì presse Salisburgo essa fu immediatamente colta da parte jugoslava ad insistenza particolarmente Presidente Consiglio. Ministro di Germania mi ha indicato che colloqui con Fiihrer e con Ribbentrop si sono svolti molto cordiali su una linea generale di scambio di idee. Fiihrer ha esposto a larghi tratti suo piano organizzazione economico politico sud-est europeo insistendo in particolare: «che intende cacciare gli inglesi da qualunque parte essi tentino insediarsi nella zona».

Non vi sono stati accordi conclusi né questioni risolte. In generale è stato detto da parte tedesca, in relazione principali ansie jugoslave, che Germania desidera mantenere pace in questo settore. Eventualità passaggio truppe tedesche in Bulgaria è stata toccata nei colloqui. Si è anche parlato come possibilità futura dell'adesione jugoslava a patto tripartito ma sempre in linea generale. Ministro di Germania ha insistito che non vi è stata alcuna pressione tedesca '3U questo punto.

In conclusione ha riaffermato che si è trattato di uno scambio idee a larghe linee per quanto molto amichevole senza specifiche applicazioni per il momento ma sul quale tuttavia pensiero tedesco è stato esposto con ogni chiarezza ai &overnanti jugoslavi

(l) T. 4466/112 P.R. del 15 febbraio, ore 15,50 non pubbl!cato: riferiva circa le reazioni dell'opinione pubbl!ca jugoslava alla notizia del colloqui tedesco-jugoslavi.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1184/239 R. Washington, 16 febbraio 1941, ore 20 (per. ore 8,50 del 17).

Mio telegramma n. 203 (1).

Notizia concentrazione navale giapponese in acque Indocina ha riacutizzato in questi giorni la tensione ormai cronica dei rapporti fra U.S.A. e Giappone Ma malgrado evidente ans:età di questi ambienti politici <manifestatasi anche in tutta la stampa e riflessi in borsa con un notevole indietreggiamento di tutto il mercato) organi responsabili del Governo, pur sembrando sempre più persuasi ineluttabilità conflitto con Giappone, non sembrano ritenere che Tokio possa decidersi ad una mossa contro Singapore o contro Indie Olandesi fino a quando collasso Gran Bretagna non appaia chiaramente delineato.

Ma se questo Governo non appare allarmato nella stessa misura di quello australiano esso rimane quanto mai vigile e cerca di tenersi preparato nel miglior modo per qualunque eventuale immediata mossa di sorpresa da parte giapponese, preoccupandosi di rendere quanto più palese possibile tale prepara

43 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

zione e di ostentare allo stesso tempo la più assoluta sicurezza nelle [proprie forze], non soltanto circa esito di un conflitto nel Pacifico, ma anche circa capacità degli S.U.A. di poter continuare ad un tempo nella piena attuazione della politica aiuti all'Inghilterra perseguita da Washington.

In complesso può dirsi che se da un lato ogni riacutizzazione della tensione mppo-americana impone remore a quelle iniziative degli S.U.A. che potrebbero renderne inevitabile belligeranza, d'altra parte tendenza rappresentata specialmente da questi ambienti navali si vale di tali crisi ormai ricorrenti per sostenere che attuale momento è il più favorevole per colpire Giappone, anche se intervento in Pacifico dovesse significare partecipazione americana in una conflagrazione ruondiale, anziché correre rischio che S.U.A. possano finire col dover affrontare Giappone dopo crollo britannico quando settore Atlantico fosse rimasto scoperto.

Tendenza questa che è naturalmente incoraggiata da Londra ansiosa vedere Stati Uniti d'America coinvolti in un conflitto in Pacifico come mezzo per assicurarne immediata partecipazione nel suo conflitto con l'Asse.

(l) Vedi D. 559.

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IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T.S.N.D. 5626/90 P.R. Roma, 16 febbraio 1941, ore 23,30.

Vostro 86 (l).

Concordiamo per parte nostra in massima con proposte giapponesi. Ci siamo al riguardo posti in contatto con Berlino (2). Quella R. Ambasciata informa ora che Ribbentrop non ha ancora deciso circa risposta da dare per programma visita Matsuoka (3). Converrà attenderla prima di fare costì comunicazioni conclusive al riguardo. Questione è comunque tenuta segreta qui a Berlino. Quanto precede per Vostra norma di linguaggio (4).

594

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R.S.N. Roma, 16 febbraio 1941.

Ho preso visione delle informazioni fiduciarie -trasmessemi per ordine superiore -relative ad apprezzamenti che si farebbero in certi ambienti Vaticani circa la politica degli Stati Uniti e la portata degli aiuti americani all'Inghilterra.

(-4) Per la risposta di Indell1, vedi D. 595.

Effettivamente, in Vaticano si crede -ciò che del resto sembra rispondere a verità -che Roosevelt intenda dare prova all'Inghilterra della sua più completa solidarietà.

Naturalmente, anche in Vaticano -come altrove -vi sarà chi tende a sopravalutare la importanza, e soprattutto l'efficacia, degli aiuti americani. Posso assicurare però che questo non è il pensiero del Cardinale Maglione, il quale, oltre ad essere in questo come in altro, piuttosto scettico, e poco facile agli entusiasmi, ripeteva a me, ancora l'altro giorno, la giusta osservazione che, ove Roosevelt intendesse forzare la sua solidarità fino ad entrare in guerra a fianco dell'Inghilterra, finirebbe col rendere a questa un pessimo servizio, dato che, una volta entrata in guerra, l'America terrebbe tutti gli aiuti per sé stessa 3 cesserebbe quasi completamente dall'aiutare l'Inghilterra.

Quanto poi alla informazione relativa a Monsignor Grano della Segreteria di Stato, il quale avrebbe fatto comprendere «quanto e come la Santa Sede appoggi le iniziative di Roosevelt » essa può essere smentita senz'altro sia per la nota discrezione del Grano, sia soprattutto, perché non si vede in qual modo la

S. Sede potrebbe praticalmente appoggiare le iniziative (quali?) di Roosevelt. In Vaticano, nonostante l'obolo americano, non si dimentica che vi sono negli Stati Uniti 50 milioni di individui che dchiarano di non aver religione (1).

(l) -Vedi D. 558. (2) -Con T. 5344/188 P.R. del 14 febbraio, ore 20. (3) -Con t. 4421/202 del 15 febbraio Cosmell1 aveva rifiutato tale risposta di Rlbbentrop. Il 17 febbraio con t. 4633/213 P.R. delle ore 20,35, Cosmell1 aveva Infine comunicato quanto segue: << Rlbbentrop è d'accordo di massima con programma e Istruzioni conformi vengono Inviate ambasciatori di Germania a Tokio. Circa dettagli visita riferirò perché questione non è stata ancora abbordata ».
595

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T.S.N.D. 4616/101 P.R. Tokio, 17 febbraio 1941, ore 6,55 (per. ore 18).

Vostro telegramma n. 90 (2).

Questo Ambasciatore di Germania ha ricevuto stamane istruzioni da Berlino di comunicare ufficialmente a Matsuoka gradimento Governo tedesco per visita secondo U programma proposto. Prego telegrafarmi ciò stante se possa fare analoga comunicazione formale per quanto ci concerne (3).

Mi consta che codesto Ambasciatore giapponese ha telegrafato qui che nel corso dell'udienza concessagli, il Duce gli ha espresso suo compiacimento per visita Matsuoka.

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IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. U U.S.N.D. 1208/70 R. Bagdad, 17 febbraio 1941, ore 10 (per. ore 6,30 del 18).

Miei telegrammi 51 (4), 57 (5) e precedenti.

Posizione Taha si fa sempre più difficile per le resistenze che incontra presso capi dell'esercizio. Viaggio Bagdad del generale Wavell (mio telegramma n. 67) (l) ed anunzio arrivo Cornwallis (mio telegramma n. 66) (2) hanno ribadito impressione che l'azione moderatrice di Taha prepari strada assoggettamento Paese. Dal Mufti ho quindi appurato iersera che i capi dell'esercito progetterebbero di fare un colpo di mano fra quindici giorni ove il Reggente non si decidesse nel frattempo a richiamare Gailani. Essi conterebbero evitare spargimento di sangue ma non si arresterebbero davanti a una tale eventualità. Per quanto colpo di mano in questione non sembri sia condizionato immediato arrivo nostre armi frontiera Persia, pure Gailani e i capi dell'esercito, per mezzo dello stesso Mufti, mi pregano fare nuovo appello ai Governi di Roma e Berlino perché non si [indugi] più oltre nell'invio di armi e munizioni, duplicando o triplicando quantitativi a suo tempo richiesti per l'esercito Iraq.

Si faccia o no colpo di mano dell'esercito, è certo che abbiamo interesse incoraggiarlo come unica possibilità che ci rimane per creare qui situazione imbarazzante per il nemico. Ove si facesse e non riuscisse esso lascerebbe in ogni caso strascichi su cui sarebbe più facile innestare nostra azione diretta interno Iraq.

Occorre pertanto che da parte nostra si agisca con prontezza rispondente ad una situazione come questa. Richiamo a tale proposito mio telegramma 44 (3) circa effetti che avrebbe bombardamento basi aeree britanniche Iraq.

Dopo vostro telegramma n. 41 (4) del 2 corrente sono sempre in attesa di ::!onoscere esito consultazioni col Governo tedesco. Nessuna risposta ho neppure avuta al mio telegramma n. 52 del 4 corrente (5).

Non posso nascondere imbarazzo in cui si trova questa Legazione per il fatto che, dopo quanto ho riferito coi telegrammi 25 e 26 del 20 gennaio scorso (6), non è ancora nemmeno in grado di rispondere se armi e munizioni arriveranno attraverso Persia, quesito che ci viene posto costantemente e ansiosamente.

(l) -Un'annotazione marginale dice: «Visto dal Duce». (2) -Vedi D. 593. (3) -Anfuso rispose con t.s.n.d. 5874/94 P.R. del 18 febbraio, ore 17: «Comunicate ufficialmente Matsuoka nostro vivo gradimento per sua prossima visita Roma secondo programma proposto». (4) -Vedi D. 531. (5) -Vedi D. 546.
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L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1199/103 R. Tokio, 17 febbraio 1941, ore 11,20 (per. ore 21,10).

Campagna allarmista anglo americana per Estremo Oriente è in continuo crescendo; rinnovo di disposizioni perentorie per partenze inglesi e americani dal Giappone, dalla Cina occupata e dal Thai; pressioni militari ed economiche

alla frontiera della Malesia e della Birmania; notizia delle opere difensive anglo americane in Pacifico coll'invio di ufficiali di marina americana a Port Darwin; preparazione militare delle Indie Olandesi; annunzio che stretto di Singapore è stato minato dalla parte di Levante. Tutto ciò viene qui accolto con relativo sangue freddo nella persuasione che trattasi di manovre dirette a sollecitare attuazione legge americana per forniture all'Inghilterra e ad influire sulle disposizioni del Thai e dell'Indocina di fronte alla possibilità di un successo della mediazione Giapponese. Sta di fatto che le trattative di Tokio hanno procedùto finora poco conclusivamente date esigenze di Bangkok e l'evidente interesse dei negoziatori indocinesi di tirar in lungo anche per la dubbia situazione determinatasi a Vichy. L'esito del piano di mediazione che Matsuoka si dispone nei J,Jrossimi giorni a porre innanzi ai contendenti sarà un primo passo verso la chiarificazione del concreto programma giapponese e delle effettive intenzioni e possibilità inglesi e americane e per quanto concerne intanto la penisola indocinese mi richiamo mio telegramma n. 84 (1).

(l) -T. 1202/67 R. del 17 febbraio, ore 10, non pubbllcato: riferiva circa la visita in Iraq del generale Wavel. (2) -T. 1188/66 R. del 16 febbraio, ore 16, non pubbllcato: riferiva circa la sostituzione clell'ambasciatore di Gran Bretagna a Bagdad con slr Kinahan Cornwallis. (3) -Vedi D. 520. (4) -Vedi D. 525. (5) -Vedi D. 533. (6) -Vedi D. 475.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (2)

T.S.N.D. 1196/209 P.R. Berlino, 17 febbraio 1941, ore 20,35 (per. ore 21).

Vostro telegramma 187 (3).

Ribbentrop ha testè pregato far conoscere che senza assumere nuovi impegni o dire cose nuove, è d'accordo che Rosso dia una risposta a Molotov. In relazione non ha particolari osservazioni da fare neppure su tenore presso a poco da no'Ì proposto (4).

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1224/244 R. Washington, 17 febbraio 1941, ore 21,26 (per. ore 22 del 18).

Mio telegramma n. 10 (5) Ha fatto ritorno a Washington dopo un mese di permanenza in Inghilterra

il sig. Hopkins reca tosi colà quale «personale rappresentante» del Presidente Roosevelt.

Come già Willkie egli si è subito affannato a fare apologia di Churchill a proclamare determinazione popolo inglese a resistere nonché ad affermare che inglesi per vincere devono ricevere quegli aiuti materiali di cui hanno « disperatamente bisogno».

Tali dichiarazioni da parte del più intimo amico del Presidente Roosevelt s'inquadrano nell'attuale fase della campagna propagandistica governativa che al precipuo scopo di assicurare sostanzialmente inalterato paesaggio del progetto di legge per «aiuti alle democrazie», sta appunto insistendo nel concetto che l'Inghilterra per vincere la guerra non ha bisogno di uomini ma solo di mezzi adeguati. Ma se propaganda governativa in questo senso è ancora impostata su motivo che politica aiuti rappresenta mezzo più sicuro per evitare che gli

S.U. d'America vengano trascinati nel conflitto, tutto lascia prevedere che :ruando legge sarà stata approvata tale formulazione farà posto ad impostazione propagandistica apertamente bellicosa.

(l) Vedi D. 541.

(2) Ed. in M. ToscANO, Ur;a mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pag. 129.

(3) -Vedi D. 580. (4) -In seguito a questa comunicazione fu trasmessa a Rosso la formula di risposta al quesito posto da Molotov contenuta nel D. 580 con t. s.d.n. 42/59 R. del 19 febbraio 1941, ore 23,30, firmato da Mussolini. Per la risposta di Rosso, vedi D. 634. (5) -T. 40/10 R. del 3 gennaio, ore 19,50, non pubblicato, con il quale Colonna aveva riferito la decisone di Roosevelt di inviare a Londra Harry Hopkins quale suo personak rappresentant-e in attesa della nomina del nuovo ambasciatore.
600

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A BEIRUT, CASTELLANI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T.S.N.D. 4692/31 P.R. Beirut, 17 febbraio 1941, ore 21,30 (per. ore 13,30 del 18).

Rispondo telegramma di V. E. n. 34 in data del 12 corrente (1).

Notizia degli scambi di visite e doni tra Emir Fawas SC'ialan e maggiore Glubb risultata confermata. Ciò non basterebbe però o dimostrare che Emiro siasi lasciato guadagnare alla causa inglese, poiché gli (2) le sue tribù in Transgiordania egli è obbligato tenere normali rapporti con autorità locali uniformandosi tradizioni del deserto; egli stesso del resto nel suo primo colloquio mi prevenne che fino al giorno in cui avesse deciso sferrare attacco generale continuerà mantenere contatti con inglesi per non insospettirli e per evitare una ìoro eventuale azione preventiva.

Tuttavia non escluderei che i suoi sentimenti nei nostri riguardi si siano alquanto raffreddati in seguito agli avvenimenti militari in Libia.

Questa ragione ed il fatto che situazione attuale rende forse sua iniziativa (che non potrebbe esplicarsi per ora al di fuori di una informativa e prudente azione propaganda) meno utile per noi di quanto apparisse due mesi fa, mi ha trattenuto finora dall'assumere con lui precisi impegni finanziari.

Salvo contrarie istruzioni di V. E. e d'accordo con generale De Giorgis, mi riprometterei pertanto controllare ancora atteggiamento Emiro e, se questi non risulta compromesso, sarà trasmesso a lui un donativo mensile di 100.000 franchi.

(l) -Con t. 4863/34 P.R. dell'll febbraio, ore 24, Buti aveva chiesto a Castellani di svolgere indagini e riferire circa gli eventuali contatti dell'Emiro Fawas Scialan con gli inglesi. (2) -Gruppo Indecifrabile.
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IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T.S.N.D. 1203/199 R. Bucarest, 17 febbraio 1941, ore 23,30 (per. ore 8 del 18).

Telegramma di V. E. n. 71 (l).

Generale Antonescu, al quale ho comunicato contenuto telegramma in riferimento, mi ha incaricato di pregare V. E. di far pervenire al Duce espressioni sua viva riconoscenza.

Egli mi ha poi fatto comprendere che sarebbe molto lieto di essere autorizzato dare notizia alla stampa del messaggio del Duce, o quanto meno di ottenerne copia per l'archivio del Governo romeno.

Sarei grato telegrafarmi se e quale seguito debba dare a desiderio espressomi da Generale Antonescu (2).

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1255/105-106 R. Tokio, 18 febbraio 1941, ore 8,50 (per. ore 21).

britannici si rendano conto del pericolo e provvedano in conseguenza, che « Giappone, profondamente [desideroso] di un pronto ristabilimento della pace, è completamente disposto ad agire come mediatore e ad intraprendere quella qualunque azione che possa condurre al ritorno di condizioni normali, non solo nella grande Asia Orientale, ma in tutto il mondo». Appare indubbiamente inopportuno, e non mancherò di farlo rilevare, la diffusione attraverso la stampa di tali idee di Matsuoka soprattutto perché è da tenere presente che ciò è avvenuto nell'imminenza della sua progettata visita a Berlino e a Roma. Quanto alla sostanza del noto ricevimento al Foreign Office è da tener conto della nota verbosità e vanità di Matsuoka che la mediazione Thai Indocina ha esaltato. È da tenere conto altresì che questo Ministro degli Affari Esteri ha idea fissa di convincere America della possibilità di una sistemazione amichevole col Giappone e la speranza di realizzare piano est asiatico del Giappone manovrando senza arrischiare un conflitto.

(105) Nei primi giorni della scorsa settimana Eden ha fatto chiamare al Foreign Office Ambasciatore del Giappone a Londra per dichiarargli che il Governo britannico si vedeva costretto a richiamare seria attenzione di quello nipponico sui propositi violenti che sarebbero stati manifestati in recente occasione sulla stampa, in seno alla Dieta e perfino da parte delle personalità responsabili della Camera in relazione al programma di espansione giapponese verso il sud. Analogo passo è stato fatto 15 corrente da questo Ambasciatore d'Inghilterra presso Matsuoka. Questi ha dato a Craigie ed ha fatto dare contemporaneamente a Londra ampie assicurazioni sugli intendimenti pacifici del Giappone anche con una nota confidenziale che dovrebbe essere stata consegnata ieri al Foreign Office. Ne trasmetto testo integrale per corriere anche perché inaspettatamente il concetto sostanziale della nota, che fa riferimento alla stessa, ha formato oggetto di una dich:arazione del portavoce dell'Ufficio Stampa del Gabinetto, diramato oggi alla stampa e che ho fatto comunicare con Stefani Spec,iale n. 1257. In sostanza nota riproduce abituali luoghi comuni circa scopo pacifico Patto tripartito e incomprensione della politica essenzialmente di pace che il Giappone intende condurre per le realizzaz'oni del nuovo ordine asiatico.

(106) Conclude infine, dopo avere deprecato un prolungamento della guerra con le sue inevitabili conseguenze ed espresso speranza che uomini di Stato

(l) -Vedi D. 578. (2) -Anfuso rispose con t. s.n.d. 6146/86 P.R. del 20 febbraio, ore 16,30: «Fate sapere a Antonescu che Duce non ha difficoltà a che egli utilizzi il messaggio come meglio crede».
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L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1238/107-108 R. Tokio, 18 febbraio 1941, ore 12,10 (per. ore 4 del 19).

Matsuoka ha presentato ieri sera a queste Delegazioni Thai ed Indocina una nota con la quale espone il suo piano mediazione. Ne ho avuta comunicazione confidenziale e ne trasmetto testo integrale per corriere. Nota accenna come nel corso dei negoziati finora condotti si sia dovuto constatare una divergenza di punti di vista tale da far ritenere impossibile raggiungere l'accordo dove le tose rimangano nello stato attuale. Mediazione proposta tiene conto delle relazioni religiose, geografiche, storiche, etniche fra i due Paesi così come della situazione militare ed è concepita come un'intesa per concessioni reciproche fra di essi. Un sollecito assestamento della questione è necessario dato prossimo spirare termine armistizio e della pace in Asia Orientale. Si chiede pertanto pronta risposta. Piano proposto da Matsuoka è testualmente il seguente:

A) Francia cede al Thai territori seguenti:

l) quelli contemplati nell'articolo 2 della Convenzione 13 febbraio 1904 fra Francia e Siam;

2) quelli della riva destra del fiume Mekong, da una parte al nord della frontiera delle due provincie Battambang e Scapursat, e dall'altra a nord della linea che, partendo da un punto sul Grande Lago e dall'estremità meridionale della frontiera delle due provincie di Siam Remp e di Battambang, segue la

linea longitudinale fino al decimo quinto grado latitudine nord e si dirige poi da t;.uesto ultimo punto verso est lungo linea latitudinale fino al Mekong.

l) creazione di una commissione mista per delimitazione della frontiera;

2) disposizione sui funzionari;

3) nazionalità degli abitanti;

4) misure atte a prevenire conflitto futuro (comprova determinazione di zone demilitarizzate controllo del Giappone sull'esecuzione delle misure preventive ed altre questioni) ;

5) cooperazione ed aiuti del Giappone per esecuzione dei punti suindicati e con concessione di facilitazioni da parte Francia e Thai.

Analoga comunicazione è stata fatta a questo Ambasciatore di Germania con preghiera che il Governo tedesco influisca per accettazione del piano presso 11 Governo di Vicky. Dato che risulta come Delegazione francese abbia dimostrato t•el corso dei negoziati di trincerarsi dietro le clausole dell'armistizio coll'Italia e la Germania per quanto concerne cessioni territoriali anche nelle colonie mi sarebbe utile per eventuale mia norma di condotta e di linguaggio conoscere il pensiero del Governo Fascista in argomento (1).

(107) Mio telegramma n. 103 (l).

(l) Vedi D. 597.

(108) B) Thai pagherà alla Francia dieci milioni di ticals. Modalità di IJagamento saranno ulteriormente fissate. Piano propone poi seguenti argomenti per un accordo necessario:

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IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1175/104 R. Sofia, 18 febbraio 1941, ore 14,40 (per. ore 20,50).

Ho veduto ieri sera questo Presidente del Consiglio e questo Ministro della Guerra. Ho trovato ambedue maggiormente ottimisti e fiduciosi circa sviluppi situaz· one. Evidentemente conclusione trattative Bulgaria-Turchia circa nota dichiarazione (2) ha praticamente avvalorato anche agli occhi Bulgaria tesi tedesca circa astensione Angora nei prossimi avvenimenti.

Ora grande attenzione è rivolta a Belgrado dove ieri sera avrebbe avuto luogo Consiglio della Corona per decidere circa richieste che Hitler avrebbe rivolte ai due Ministri e non sarebbero escluse misure di parziali richiami alle armi. Circa situazione militare Bulgaria, Ministro della Guerra mi ha detto: «tutto va bene e tutto può considerarsi pronto». Armi e munizioni continuano a giungere dalla Germania. Frattanto serie ininterrotte belle giornate con [clima] estremamente mite dovrebbe veramente far ritenere vicino inizio azione germa

nica che potrebbe essere legata ad annunizio della dichiarazione di distensione fra Angora e Sofia. Not'zie che ho dalla Dobrugia fanno ritenere colà si sia effettivamente iniziata infiltrazione piccoli reparti tedeschi destinati preparare marcia del grosso. È stato qui per alcuni giorni ripartendo, per Bucarest, geneIelle aviazione tedesca von Richtofen che fu già se ben ricordo comandante forze aeree tedesche in Spagna.

(l) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta pervenuta dal Ministero alcuna risposta alla richiesta di Indelli. (2) -Vedi D. 588.
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L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 4765/122 P.R. Madrid, 18 febbraio 1941, ore 14,57 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 114 {1).

Fatta a Serrano comunicazione di cui al telegramma di V.E. n. 101 (2), Serrano mi ha pregato esprimere Duce e V. E., che lo ha invitato convegno Bordighera, sua grande riconoscenza per nuovo attestato amicizia che egli uc.n potrà dimenticare. Caudillo e lui sono certi che intervento dell'Italia presso Germania chiarirà situazione Spagna e dissiperà malintesi che si sono venuti creando tra i due Governi. Ha aggiunto che parola Duce di assoluta franchezza li ha, se possibile, maggiormente convinti che sua logica li ha lasciati ammirati.

Caudillo, mi ha detto Serrano, ascrive a sua fortuna ed onore avere conos::iuto Duce che egli ha definito il più grande uomo politico del mondo. Mentre Hitler è un mistico, un divinatore e molto vicino per mentalità e carattere agli slavi, avrebbe affermato il Generalissimo, Mussolini invece è umano, chiaro nelle idee. mai lontano dalla realtà, in una parola «vero genio latino».

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L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 4782/123 P.R. Madrid, 18 febbraio 1941, ore 18 (per. ore 22,05).

Serrano annunziandomi che presto avrà luogo in questa capitale un incontro con Salazar detto scopo apparente per lui e Caudillo è di avere scambio idee su situazione europea ed in particolare su situazione penisola iberica. Scopo reale è invece camuffare per quanto è possibile decisioni prese nel convegno con Duce e calmare ire e apprensioni britanniche. Circa Portogallo Serrano si è espresso come a Bordighera. Si tratta cioè, egli ha detto, di paese di tipo coloniale che trema di terrore pensando alla vittoria dell'Asse senza aver il coraggio di schierarsi decisamente dalla parte inglese. Salazar è prototipo di tale

mentalità; uomo di grande intelligenza e senza dubbio dabbene egli annulla lJ.Ueste sue doti con «codardia » che lo mette nell'impossibilità di prendere un atteggiamento deciso e di dare al suo paese una sicura coscienza nazionale.

(l) -Con t. s.n.d. 4456/114 P.R. del 15 febbraio, ore 16,30, Lequio aveva comunicato quanto segue: «Vostro 101. Serrano rimasto Barcellona perché poco bene. Al suo ritorno previsto per domani, gli farò comunicazione di cui al telegramma sucitato ». (2) -Vedi D. 577, nota 2, p. 582.
607

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1216/124 R. Madrid, 18 febbraio 1941, ore 18 (per. ore 23).

Con rapporto odierno 1245/350 (l) che invio con prossimo corriere aereo riferisco circa colloquio di Montpellier. Posso ad ogni modo fin da ora assicurare dlP malgrado tentativi dei francesi di condurre la discussione su questioni essenziali e sforzi da loro fatti per conoscere argomenti trattati a Bordighera, sia Franco che Serrano sono riusciti a dare alla conversazione tono banale e senza importanza.

608

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR.S.N.D. PER CORRIERE 1287/086 R. Belgrado, 18 febbraio 1941 (per. il 21).

Mio telegramma n. 116 in data 16 corrente e precedenti (2). In lunga conversazione odierna questo Ministro Affari Esteri mi ha parlato, senza attendere di essere sollecitato, delle conversazioni di Berghof.

Sul loro contenuto mi ha sostanzialmente confermato naturalmente con una marcata accentuazione dei punti di vista jugoslavi -quanto mi aveva già detto mio collega di Germania.

Ha precisato che prima conversazione von Ribbentrop è durata un'ora e mezza, quella successiva con il Fiihrer tre ore. Qui Cincar Markovié ha avuto una battuta che è piuttosto insolita per un uomo che si propone di essere così anodino; -Ha detto: «Non so se il Fiiher ci ha detto tutto il suo pensiero ma certo ci ha detto molto>>.

Ha anch'egli indicato che conversazioni hanno avuto carattere largo scambio d'idee, e che da parte jugoslava era stato chiaramente manif.estato proprio punto di vista, (e meglio sarebbe dire propria ansiosa aspirazione) che questo Paese possa continuare a rimanere al di fuori del conflitto. Da parte germanica, ha precisato «non ci è stato domandato nulla. Cadono quindi voci sensazionali di passaggio di truppe nel nostro territorio, e di utilizzazione delle nostre ferrovie». Questo punto è da registrare, perché è certamente una delle molle principali che hanno spinto gli jugoslavi ai colloqui di Berghof.

Ha anzi aggiunto con una certa enfasi che Fuehrer aveva dichiarato che ,, intende rispettare frontiere, libertà, integrità e indipendenza jugoslavia» (testuale). Non ha precisato però a quali condi:bioni né in quale situazione.

Ha ammesso anch'egli che vari punti situazione balcanica erano stati esaminati; mi ha ripetuto che Fuehrer aveva categoricamente dichiarato che avrebbe cacciato gli inglesi da qualsiasi parte Penisola avessero tentato di insediarsi; che eventualità passaggio truppe tedesche in Bulgaria era stato contemplato. Meno esplicito è stato circa parte conversazioni concernente eventuale &desione jugoslava a Patto Tripartito. Ha tuttavia caratteristicamente accennato -pure indicando che non è previsto immediato seguito conversazioni -che «amichevoli relazioni così felicemente confermato potranno avere futuri sviluppi>>, aggiungendo anche che da parte jugoslava era stato espresso desiderio partecipare «a ricostruzione economica Europa>>.

Del pari ha evitato confermare se viaggio fosse avvenuto ad iniziativa jugoslava. Anche qui tuttavia ha sintomaticamente rilevato che conflltto itala-greco alle porte, impegni «militari» tra Turchia e Inghilterra, indicazioni di un imminente passaggio di truppe germaniche in Bulgaria, rendevano più che opportuni ne:::essari scambi di vedute tra Germania e Jugoslavia.

Nella conversazione Cincar Markovié ha quasi esclusivamente parlato di rapporti tedesco-jugoslavi. Parola «quasi» si riferisce al fatto che solo poche volte ha menzionato Asse, quando era evidente che per essere ortodosso non poteva farne a meno. All'Italia e ai rapporti itala-jugoslavi in particolare, non ha fatto accenno di sorta, né diretto né indiretto. Era evidente anzi ogni volta che i punti toccati o le battute della conversazione lo ponevano alle strette, un imbarazzo e un disagio, tanto più notevoli in un uomo cui non manca quando vuole una disinvoltura superficiale ma decisa. Dato anche carattere del prudentissimo Ministro degli Affari Esteri, questo suo contegno può essere interpretato in molti modi, tra cui questi:

-che non sapesse ancora ciò che si intende ora di fare nei nostri riguardi, il che non è improbabile, visto che com'è noto il Principe non rivela né a lui né a Cvetkovié tutte le carte del suo gioco. Cvetkovié e Markovié non sono che esecutori. Non mancano d'altra parte insistenti accenni (per quanto riservati ad aicuni particolari circoli) che il Principe starebbe conducendo sue particolari e segrete trattative con Roma;

-che sapendolo non volesse porsi, per una ragione o per l'altra, nel pericolo di rilevare alcunché di prematuro;

-che decisioni (e questa è l'ipotesi più probabile) siano tuttora in corso. focse attendendosi che da parte nostra vi siano segni indicatori.

Vi è anche l'ipotesi pura e semplice che lasciato a se stesso -o per altre ra6ionl -Governo jugoslavo non intenda di far nulla per ora, e questa è ipotesi come precedentemente riferito (mio telegramma n. 113 in data 15 corrente) (l) ampiamente sfruttata da propaganda nemica e da elementi locali a noi ostili.

Questione se veramente colloqui Bcrt;hof siano avvenuti ad iniziativa jugo~lava o per «invito» germanico, è qui all'ordine del giorno in tutti gli ambienti, locali ed esteri, e vi è ampia disputa in argomento. Tale punto non manca evidentemente di interesse, sia in se stesso che per futuri sviluppi della situazione.

Che l'iniziativa sia stata jugoslava fu affermato a questa R. Legazione successivamente da due fonti tedesche (miei telegrammi n. 109 in data 14 corrente (l) e n. 115 del 16 corrente) (2). Mi fu confermato da parte jugoslava e cioè dallo stesso Ministro Aggiunto degli Affari Esteri (mio telegramma n. 115 del 16 corrente).

Ora tutto ciò viene discusso e posto in dubbio, sia negli ambienti esteri :::he in alcuni jugoslavi.

Credo che opinione attivamente espressa da questa Legazione degli S.U.A. non abbia altro valore che di propaganda. Affermazione che vi fu « categorico invito » tedesco, corrisponde troppo bene a postulati propaganda anglo-americana.

Legazione di Bulgaria è incerta e sembra piuttosto propendere per un invito tedesco. Ambasciatore Romania, uomo molto equilibrato, indica che certo jugoslavi hanno detto che iniziativa fu loro, ma che ora lo dicono meno. È esatto.

Ministro Affari Esteri -a distanza di tre giorni dalla mia conversazione con Smiljanié -ha evitato argomento. Ma ciò appare comprensibile. Viaggio a Salisburgo è stato effettuato da Cvetkovié e Cincar Markovié come grande e quasi improvvisa decisione e indubbiamente contro corrente dell'opinione pubblica. Se vi sono state promesse rispetto frontiere ecc., che Ministro mi ha menzionato, esse non furono consacrate da accordi di sorta né sono di pubblica ragione. Per ora non vi è che un comunicato anodino. In tali condizioni Governo non ha evidentemente alcun interesse a proclamare sua iniziativa in una mossa invisa all'opinione pubblica e che, per ciò che il pubblico ne conosce, ha lasciato le cose come sono.

Degno di nota è un accenno, fattomi da Ministro Commercio Andres (croato) sera stessa del ritorno di Cvetkovié e Cincar Markovié. In una delle sue frequenti indiscrezioni conHdenziali mi ha detto «ora Cvetkovié ci ha fatto dichiarazioni rassicuranti (alludendo ai Ministri croati) e Macek è soddisfatto. Capirete, non era cosa allegra essere invitati a conversazioni di cui non si conosceva neppure 11 programma». In questa confidenza va fatta la parte del disappunto croato nella faccenda. Gruppo Ministri croati -gelosissimi loro posizioni e di ogni 1;revalenza serba -non era a priori per nulla soddisfatto di trattative esclusivamente condotte da Ministri serbi, anche se esse fossero necessarie o fossero per essere giovevoli alla Jugoslavia.

Punto centrale rimane che mio Collega di Germania mi ha precisamente affermato che iniziativa fu jugoslava. Non ho nessuna ragione di dubitare, e ho anzi ogni ragione di credere a quanto mi ha affermato. Se vi sono affermatioui e indicazioni contrastanti, credo che esse possono rispondere a elementi di \·erità successivi e cronologicamente separati.

È noto infatti che più di una volta -in epoche certo non recenti ma neppure co&ì lontane -Ministro Affari Esteri ha ripetuto a mio Collega di Germania e a me che presentandosi occasione e se situazione lo consigliasse, sarebbe stato lieto di diretti contatti con Governi italiano e germanico. Questo elemento -per ::iò che mi è noto -è mancato nelle più recenti conversazioni con noi; ma è più che probabile che sia stato ripetuto quando truppe tedesche si concentravano a Timesvar, e quando cominciarono ad attestarsi alla frontiera romeno-bulgara. Fu probabilmente -nell'ansia dell'ora -un sondaggio di carattere generale e reputato di necessità. Da parte tedesca vi fu ad un certo momento pronta replica dell'« occasione» della presenza del Filhrer a Berghof in un determinato porno e quasi da un giorno all'altro, occasione alla quale da parte jugoslava sarebbe stato invero assai difficile sottrarsi. Dopo due Consigli dei Ministri nello stesso giorno (mio telegramma per corriere n. 080 in data del 12 corrente) (l) occasione fu colta.

Ciò può spiegare che possano basarsi su elementi altrettanto veritieri quelli cile affermano che iniziativa generale fu jugoslava come coloro che sostengono che preciso invito fu tedesco.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 591.

(l) Non rinvenuto.

(l) -T. s.n.d. 1134/109 R. del 14 febbraio, ore 22,45, non pubblicato. (2) -Vedi D. 591.
609

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. s. 950. Budapest, 18 febbraio 1941.

Faccio seguito alla mia lettera n. 135 del 10 gennaio (2).

Nel seguitare gli accertamenti circa le informazioni fiduciarie pervenute al nostro Ministero in materia di possibili forniture belliche ungheresi alla Grecia, mi risulta ora, che la fornitura per l'ammontare di 300.000 dollari, sospesa a seguito dello scoppio delle ostilità fra Italia e Grecia, si riferiva non a 45.000 razzi, come dettomi a suo tempo dal Conte Csàky, bensì, per esser precisi, a un numero press'a poco pari di spolette per proiettili di artiglieria. La ragione dell'equivoco sta nel fatto che in francese i razzi si chiamano « fusées », come le spolette, ad indicare le quali si aggiunge peraltro la specifica « d'obus » o <( d'artillerie ».

Csàky si limitò a parlarmi di « fusées » ed è anche possibile che egli per p:imo, per superficiale conoscenza della cosa, equivocasse.

Sebbene la cosa non abbia importanza in sé, visto che la fornitura venne spontaneamente sospesa fin dall'inizio del conflitto italo-greco, ho ritenuto comunque opportuno comunicarti la presente rettifica.

Con comunicazione a parte sulla quale attiro la tua attenzione, riferisco circa un'altra fornitura di fondelli d'ottone qui richiesta dalla Grecia.

(l) -T. per corriere 1104/080 R. del 12 febbraio, non pubblicato. (2) -Vedi D. 434.
610

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 4785/S.N. P.R. Budapest, 19 febbraio 1941, ore 1,10 (per. ore 9).

Ministro Esteri mi ha prospettato difficoltà sorte in merito importante partita tonnellata 2.670 rottami ottone, 180 di rame e 10 di nichel, da tempo acquistata dall'Ungheria negli Stati Uniti d'America, donde era stata inoltrata via di mare ad Atene. Governo greco, avendo posto sequestro su detta merce, si è dichiarato disposto rilasciarla consentendone rispedizione in Ungheria a condizione questa a sua volta dia corso contratto già denunziato forniture 75 tonnellate dischi ottone per uso costruzioni bossoli artiglieria. Questo Ministro Affari Esteri mi ha chiesto se da parte nostra consentirebbesi a che cambio abbia luogo, data esigua fornitura evidentemente sproporzionata ad importanza descritte merci, occorrente a questa industria non escludo per eventuale fornitura Italia. Ho risposto a questo Ministro Esteri, a cui non avevo mancato ricordare quanto da telegramma di V. E. n. 475 del 22 dicembre (1), che avrei non dimeno presentito V. E.

Prego istruzioni (2).

611

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

1. 1284/259 R. Washington, 19 febbraio 1941, ore 19 (per. ore 16,30 del 20).

Mio telegramma n. 203 (3).

Sottosegretario di Stato Welles Sumner stato richiesto ieri da rappresentanti stampa di commentare (in assenza del Segretario di Stato Hull) dichiarazione portavoce Governo giapponese il quale ha affermato che Tokio sarebbe pronto ad agire quale mediatore in qualsiasi conflitto, che responsabilità attuale acuta tensione in Pacifico ricade su S.U.A. e Inghilterra e che tale tensione potrebbe essere attenuata qualora S.U.A. limitassero proprie attività ad emisfero occidentale.

Welles Sumner ha risposto leggendo dichiarazione, già preparata, nella quale ha dichiarato che «nella presente critica situazione mondiale S.U.A. sono ben più interessati a quanto altre Nazioni fanno che a quanto esse dichiarano».

Stampa dà grande risalto ed attribuisce particolare importanza a parole Sottosegretario di Stato che interpreta per evidente ispirare ufficiale, quale manifestazione della ferma intenzione del Governo degli S.U.A. non solo di

non ritirarsi da Pacifico ma anche di non deflettere da sua attuale politica in ogni settore.

Qualche giornale considera inoltre risposta come particolarmente signifi~·ativa nel momento presente quando Germania sembra essersi assicurata dominio Balcani e quando conversazioni fra Giappone e U.R.S.S. sarebbero in progresso per sgomberare terreno ad azione Tokio.

In proposito viene fatto anche riferimento alle circostanze che nei giorni scorsi, non appena attuale tensione in Estremo Oriente ebbe a delinearsi presidente Roosevelt tenne subito a rilevare come questo Governo, avendo esaminato r;o;;sibl~ità propria partecipazione ad un eventuale conflitto in Pacifico anche in relazione alle possibili ripercussioni sulla capacità degli S.U.A. di continuare in un simile caso negli aiuti all'Inghilterra, fosse giunto alla conclusione che aiuti stessi potrebbero proseguire con ritmo immutato.

Nuovo Ambasciatore del Giappone Ammiraglio Nomura venuto visitarmi oggi, pur evitando entrare in dettagli circa impressioni da lui riportate in suoi primi contatti con questo Governo, non mi ha celato suo pessimismo circa svolgimento rapporti nippo-americani nonché suo scarso entusiasmo per missione affidatagli.

(l) -Vedi D. 334. (2) -Per la risposta in Anfuso. vedi D. 621 (3) -Vedi D. 559.
612

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

l'. 1339/262 R. Washington, 20 febbraio 1941, ore 10,35 (per. ore 12,30 del 21).

Mio telegramma n. 259 (1). Nuovo Ambasciatore del Giappone Ammiraglio No;nura in sua prima intervista concessa ai rappresentanti dei principali giornali americani, ha fatto ieri varie dichiarazioni politiche suo Governo in Estremo Oriente e sulle relazioni con S.U.A. e con Asse.

Sul primo punto Ammiraglio Nomura ha insistito circa finalità puramente economiche dell'espansione g!i.apponese in Estremo Oriente. Riferendosi partic0larmente alle Indie Olandesi, egli ha detto che azione politica giapponese non mira a conquiste territoriali ma bensì all'ottenimento di quelle materie prtme (di cui peraltro egli ha menzionato solo il petrolio, come accaparramento economico inquietante per l'America) che il Giappone non sarebbe in grado di procurarsi su mercati più lontani date attuali condizioni di guerra. A riprova tali intenzioni pacifiche, Nomura ha citato negoziati condotti Batavia dall'ex Ministro degli Affari Esteri Oshizawa.

Richieste se Giappone intendesse ricorrere alla forza qualora non riuscisse ad ottenere quanto desidera a mezzo di negoziati, egli ha risposto non poter zscludere tale eventualità, pur sottolmeanao che il suo Governo farà di tutto per evitarla.

{l) Vedi D. 611.

Nei riguardi della Cina egli ha dichiarato che Giappone è desideroso «chiudere l'affare cinese » e instaurare con quel Paese rapporti di buon vicinato; circa Indocina ha detto che tale regione, avendo speciale funzione strategica nella compagine cinese, Giappone intende prevenire una azione di Ciang-Kai-Sheck su quel territorio, ma che Tokio non ha mire annessionistiche su di esso.

Per quanto concerne relazione con gli Stati Uniti America Nomura ha dichiarato di non vedere alcuna possibilità di guerra a meno che America non ne prenda iniziativa. Egli peraltro ha poi espresso convinzione che sia possibile armonizzare interessi ed esigenze commerciali americane con nuovo ordine il giorno in cui siano cessate presenti condizioni di guerra in Cina.

Interrogato circa accordo Tripartito Ambasciatore avrebbe dichiarato che gcopo del Patto è « preservare pace ed evitare guerra », che egli non ritiene che gli S.U. d'America intendano entrare in guerra con Asse e che condotta Giappone se tale evenienza dovesse verificarsi, sarebbe determinata da impegni Patto a cui Giappone intende rimanere aderente.

613

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1281/117 R. Sofia, 20 febbraio 1941, ore 13,20 (per. ore 24).

Ho veduto iersera Presidente del Consiglio che nel pomeriggio aveva fatto dinanzi Parlamento Nazionale breve dichiarazione circa accordo bulgaro-turco (l) ponendo rilievo intenzioni Bulgaria di non aggredire chicchessia. Egli mi ha parlato a lungo della situazione con Jugoslavia. Da parte Bulgaria nonostante buoni intendimenti dimostrati da Belgrado esiste tuttora profonda diffidenza verso vicino occidentale e non mancasi evidentemente insistere anche presso Berlino, maggiormente ottimista, perché sia evitata qualsiasi sorpresa. Quanto possibilità prese contatto diretto tra Sofia Belgrado, Presidente mi ha espresso suoi dubbi facendomi presente come non si comprenda molto bene quale scopo Jugoslavia in realtà persegua con tale programma. Anche mio collega jugoslavo più tardi, mi ha fatto accenno alle voci correnti circa intensificazione rapporti tra i due Paesi dicendo però nulla sapere circa eventualità di un incontro tra Re Boris e Principe Reggente.

Mio collega tedesco infine mi ha detto aver ricevuto da Berlino notizia che in complesso conversazioni di Salisburgo con dirigenti jugoslavi si sono svolte in forma piuttosto soddisfacenti.

Circa reazione Atene alla dichiarazione turco-bulgara nulla preciso è qui giunto ancora. In Bulgaria, come ho veduto in conversazioni Presidente del Consiglio, permane sempre speranza che essa possa cedere prima inizio avvenimenti.

44 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

(l) Vedi D. 588.

614

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1285/118 R. Sofia, 20 febbraio 1941, ore 13,30 (per. ore 21,20).

Telegramma di V. E. n. 53 (l). Ho riferito a più riprese precedentemente circa quanto risulta qui su movimenti militari tedeschi alla frontiera bulgaro-romena. Riassumo oggi situazione: l) Per complesso circostanze inizio azione sembra vicina. Condizioni tempo e clima sempre ottime;

2) Mio collega tedesco ieri mi ha detto che ponti barche sul Danubio non sono state ancora gettati;

3) In Dobrugia dove frontiera è terrestre esiste infiltrazione piccolissimi elementi destinati preparare marcia del grosso;

4) In tutta Bulgaria continua afflusso elementi in abito civile per preparazione alloggiamenti campi d'aviazione. Per ora non si è vista in giro alcuna uniforme tedesca;

5) Anche in campo economico e finanziario tutto va preparandosi. Giungerà ora qui funzionario della Reichsbank per prendere accordi con questa Banca Nazionale. Truppe tedesche useranno in Bulgaria moneta bulgara di cui quantitativi sono già stati inviati in Romania. Continuando requisizioni ville e alberghi in zona dove sarà stabilito Quartier Generale.

615

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

'l'. R.S.N.D. 1319/120 R. Sofia, 20 febbraio 1941, ore 21 (per. ore 6,50 del 21).

Seguito mio telegramma n. 118 (2).

Mio collega jugoslavo venuto oggi a vedermi mi ha detto di aver ricevuto una lettera da Ministro Affari Esteri circa l'incontro tedesco-jugoslavo di Salisburgo.

Nella lettera l'incontro viene definito di carattere soprattutto informativo. Con essa molti equivoci ed inesattezze appaiono essere state opportunamente dissipate e l'atmosfera tedesco-jugoslava è sostanzialmente rasserenata. Ad ogni modo da colloqui non deve attendersi nessun colpo sensazionale. Le accoglienze riservate da Hitler agli ospiti jugoslavi sono cordiali e cortesi.

Circa situazione anche egli ha ripetutamente espresso la speranza che la Germania possa ottenere che la Grecia ceda prima dello scoppio degli avvenimenti. Atene però, secondo lui, crede alla vittoria finale anglo-americana e praticamente, del resto, non è più in condizioni di allontanare gli inglesi dalle posizioni nelle quali di fatto essi si sono oggi insediati in terra ellenica.

(l) -Con t. 5605/53 P.R. del 19 febbraio, ore 21,30, Vidau aveva chiesto a Magistrati di controllare e riferire telegraficamente circa il passaggio delle truppe tedesche in Bulgaria. (2) -Vedi D. 614.
616

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. S.N.D. 43/220 R. Roma, 21 febbraio 1941, ore 3,50.

In data 19 corrente il R. Ministro a Sofia ha telegrafato quanto segue:

«Firma dichiarazione turco-bulgara ha reso nuovamente attuale possibilità di concludere qualcosa di simile anche con Jugoslavia. Belgrado ha già fatto chiaramente intendere a Sofia che vedrebbe molto volentieri un rafforzamento ed una conferma del Patto esistente tra Jugoslavia e Bulgaria, eventualmente mediante una « dichiarazione » comune. Anche Germania dovrebbe essere favorevole, poiché tutto ciò contribuisce a sgretolare sempre più quella unione balcanica che Churchill ha suggerito » (1).

Data l'importanza della questione e la necessità di vigilare affinché eventuali ulteriori ravvicinamenti tra i Paesi Balcanici non mirino -sotto ingannevoli apparenze -a ricostruire formazioni ostili all'Asse, questo Ministero si proporrebbe di telegrafare a Sofia nei seguenti termini:

«Quanto avete riferito circa l'eventualità di un rafforzamento dei rapporti bulgaro-jugoslavi -similmente a quanto si è determinato con la dichiarazione turco-bulgara (2) -è stato letto qui con interesse. Questione presenta tuttavia aspetti delicati che occorre opportunamente luneggiare.

Le Potenze dell'Asse hanno sempre avuto come preciso obiettivo il mantenimento dell'ordine nei Balcani. La dichiarazione turco-bulgara è stata quindi registrata con soddisfazione a Roma e a Berlino, ove l'atteggiamento turco -dati i rapporti di alleanza esistenti tra Turchia e Gran Bretagna-è sembrato ispirato da una prudente valutazione della situazione. Un riavvicinamento bulgaro-jugoslavo, che mirasse ad eliminare residue diffidenze e frizioni tra i due Paesi, potrebbe quindi essere anche esso considerato con favore, se e in quanto i suoi scopi venissero a coincidere con quelli dell'Italia e della Germania. Occorre tuttavia considerare che questi obiettivi potrebbero concretamente raggiungersi con l'adesione della Bulgaria e della Jugoslavia al Tripartito o anche mediante manifestazioni pubbliche che inquadrassero positivamente nel sistema dell'Asse la politica estera dei due Paesi.

È necessario insomma vigilare con molta attenzione affinché questo ulteriore riavvicinamento tra i Paesi balcanici non nasconda la riesumazione di vecchie «unioni» o «intese» balcaniche i eui scopi e la cui natura sarebbero del tutto evidenti, malgrado ogni contraria apparenza.

Vogliate pertanto seguire attentamente gli sviluppi della situazione riferendomi su tutto quanto vi risulterà al riguardo».

Prendete contatto con codesto Governo e chiedete se esso concorda con punto di vista espresso nel telegramma sopra trascritto, che verrebbe da noi inviato per conoscenza anche a Budapest, Belgrado e Ankara.

Telegrafate (1).

(l) -Parafrasi del t. 1242/114. Vedi anche il D. 555. (2) -Vedi D. 588.
617

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1340/114 R. Tokio, 21 febbraio 1941, ore 10,47 (per. ore 23,45).

Miei telegrammi nn. 105 e 106 (2).

Sorprese, critiche e risultati negativi ovunque incontrati, anche da parte stesso Giappone, da « mediazione » mondiale di Matsuoka e d'altra parte accenno fatto Butler alla Camera dei Comuni al messaggio inviato ad Eden, hanno consigliato questo Ministero degli Affari Esteri a fare macchina indietro a tutto vapore coll'intervista alla stampa che ho oggi comunicato con Stefani Speciale

n. 1262. Con questo Ambasciatore di Germania Matsuoka ha cercato di g'iustificarsi dichiarando che conclusione suo messaggio ad Eden tende essenzialmente a dimostrare a Londra, di fronte alle provocazioni militari ed economiche britanniche, come Giappone si ispira sempre a considerazioni superiori e pacifiche che erano in fatti alla base della mediazione fra Thai e Indocina. Gli ha anzi aggiunto che stava esaminando in concreto varie manifestazioni di tale pratica per farne eventuale oggetto di una prossima nota di protesta energica a Londra. Effettivamente rimostranze in tal senso sono state ieri fatte da questo Vice Ministro Affari Esteri al Ministro Australia per apprestamenti militari di questa.

Comunque pubblicità data fino dal primo momento alle disposizioni mediatrici di questo Ministro Affari Esteri può giustificare supposizione che Matsuoka, oltre che dalle ragioni accennate infine mio telegramma n. 106, sia stato mosso in tutte queste faccende dal proposito di tentare: da un lato di dare soddisfazione a quella larga parte dell'opinione pubblica giapponese che vede con grande apprensione sviluppo della situazione in pacifico posteriore al patto tripartito, dall'altra di svincolarsi fino ad un certo punto della posizione internazionale in cui Giappone è venuto a trovarsi per la sua partecipazione al patto tripartito e

D. -653.

che gli era opposto da Washington come prima ragione della tensione fra i due -Paesi. E ciò con l'assumere nella figura di mediatore una posizione più libera che potesse offrire al Giappone maggiore possibilità di manovra.

(l) -Cosmelli rispose con t. s.n.d. per telescr. 1315/243 delle ore 20,45: «Ho fatto comunicazione che verrà trasmessa subito al ministro Ribbentrop sempre assente. Qui intanto risulta che Bulgaria ha accolto però con riserva aperture jugoslave». Per le successive comunicazioni vedi (2) -Vedi D. 602.
618

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER TELESCR. 1314/242 R. Berlino, 21 febbraio 1941, ore 21 (per. ore 21,30).

Mio 228 (l) e vostro 221 (2).

Non mi pare di poter ancora qui ravvisare una opmwne definita circa la nota dichiarazione del portavoce del Ministero degli Affari Esteri giapponese. Ne ho parlato anche ieri ed ancora oggi con il Sottosegretario di Stato, ma ciò sulla scorta delle notizie ancora contraddittorie qui pervenute. Mi risulta che il Ministro Ribbentrop, sebbene a Fuschl, ha chiesto di essere informato e documentato in proposito.

Giusta quanto avrebbe riferito l'Ambasciatore di Germania a Tokio, è peraltro da escludere qualsiasi significato negativo nei confronti dei due altri contraenti del Tripartito. Più oscura è la finalità del Giappone, tanto più che, come mi è stato assicurato, giusta notizia da Tokio, sembra che corrisponda almeno in parte al vero la notizia che in proposito una comunicazione sarebbe stata anche fatta al Sig. Eden dall'Ambasciatore del Giappone a Londra. Interpretazioni a carattere però piuttosto personale che vengono date, sono tra l'altro: il desiderio di contro-attaccare la campagna allarmistica anglo-sassone per la situazione nel Pacifico e nell'Estremo Oriente, nonché scopi di politica interna.

Permane però sempre una certa sorpresa ed uno stato di incertezza è anche riflesso in informazioni diramate iersera dall'agenzia berlinese di ispirazione ufficiale, molto cauta e anodina (3).

619

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S.N.D. PER CORRIERE 5999/52 P.R. Roma, 21 febbraio 1941, ore 23,15.

Mio telegramma n. 41 (4) e vostro telegramma n. 26 ultimo paragrafo (5).

{l) Non rinvenuto.

Prego fare proposte in proposito, e fornire suggerimenti circa modo in cui mantenere possibilmente rapporti con codesti elementi nazionalisti in caso di chiusura di codesta R. Legazione (1).

(2) -Con t. 6239/221 P.R. del 21 febbrio, ore 11,45, Anfuso aveva Inviato a Cosmelll le seguenti istruzioni: « Pregasi telegrafare appena possibile quanto verrà a risultare costà circa senso e portata dichiarazioni portavoce Ministero Esteri giapponese nonché Interpretazione e atteggiamento Codesto Governo>>. (3) -Con t. per telescr. 1316/244 delle ore 20,45 Cosme!li comunicava ancora: «Vengo informato che Ministro Ribbentrop ha ora prevenuto Auswartlges Amt di avere telegrafato direttamente da Fuschl a Roma e Tokio circa note dichiarazioni giapponesi >>. (4) -Vedi D. 525. (5) -Vedi D. 475.
620

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 1436/587 R. Mosca, 21 febbraio 1941 (per. il 25).

Mio telegramma n. 91 del 15 corrente (2). Le trattative finno-sovietiche per le miniere di Petsamo sono giunte nuovamente ad un punto morto.

Mi risulta da buona fonte che alla proposta fattagli dal suo Ministro in Mosca a cede1.1e su tutti i punti all'infuori di quello riguardante il Direttore Generale del nuovo consorzio per lo sfruttamento delle miniere, il Governo di Helsinki ha risposto dando a Passakivi istruzioni di mantenere invece un'attitudine ferma anche su altri punti. In base a queste istruzioni la Delegazione finlandese ha rifiutato la domanda sovietica di avere la maggioranza delle azioni, insistendo che il 51 per cento almeno dovesse rimanere alla Finlandia e non più del 49 per cento all'U.R.S.S. Ha ugualmente insistito sul proprio diritto di avere la decisione finale circa i tecnici da impiegarsi nelle miniere, e su altri punti riguardanti l'organizzazione del consorzio.

I negoziatori sovietici si sono mostrati fortemente irritati da questo irrigidimento dell'attitudine finlandese ed i negoziati sono da un paio di giorni praticamente sospesi.

621

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BUCAREST, TALAMO

T. S.N.D. 6256/104 P.R. Roma, 22 febbraio 1941, ore 1,15.

Vostro telegramma senza numero del 19 febbraio corrente (3).

Presi gli ordini superiori Vi informo che nulla asta da parte itaHana a che avvenga scambio tra Ungheria e Grecia della fornitura 75 tonnellate dischi ottone per bossoli artiglieria contro rilagc,io partita rottami ottone rame nichel acquistata dall'Ungheria negli Stati Uniti e sequestrata ad Atene. Ciò soprattutto in considerazione quanto Vi è stato fatto presente cioè che partita potrà eventualmente servire codesta indust1.1ia per fornitura Italia (4).

(l) -Per la risposta vedi D. 631. (2) -Vedi D. 585. (3) -Vedi D. 610. (4) -Talamo rispose con t. s.n.d. 5470/97 P.R. del 24 febbraio, ore 20,17, quanto segue: «A telegramma di v. E. n. 104. Ministero degli Affari Esteri a cui ho fatto comunicazione come da telegramma suddetto di v. E., mi si è manifestato molto grato amichevole comprensione R. Governo, assicurando interessi eventuali forniture italiane saranno tenuti in primo luogo presenti nella circostanza».
622

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR.S.N.D. 1350/126 R. Sofia, 22 febbraio 1941, ore 12,30 (per. ore 22).

Mio telegramma n. 117 O).

Continuano qui preoccupazioni circa atteggiamento Jugoslavia. A Belgrado Incaricato d'Affari Bulgaria ha avuto conversazioni Vice Ministro Affari Esteri che, commentando dichiarazione turco-bulgara. ha dichiarato essere stato peccato che in essa non si sia fatta esplicita menzione delle conversazioni turcobulgare del gennaio 1940 ossia della neutralità della Bulgaria.

Se ciò fosse avvenuto, Jugoslavia e Grecia potrebbero ora aderire a quella dichiarazione.

Tutti questi accenni, che vengono fatti all'indomani dell'incontro tedescojugoslavo di Salisburgo, non piacciono affatto a Sofia ed aumentano sua diffidenza verso Belgrado.

Mi si dice che, per motivi prudenziali, qualche unità di truppe viene trattenuta in prossimità confine jugoslavo. Oggi, a quanto apprendo, frontiera tra i due Paesi, se non addirittura chiusa, è stata oggetto di misure di stretta sorveglianza da parte jugoslava.

623

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

L. P. (2) Roma, 22 febbraio 1941.

Rispondo con molti, forse troppi giorni di ritardo alla Vostra lettera del 5 febbraio (3), ma ho voluto, nell'attesa. che alcuni fattori della situazione si precisassero e mi permettessero di riferirvi su elementi oramai positivi.

Comincio dalla situazione interna. Non vi è dubbio che dall'll novembre ad oggi, abbiamo attraversato un periodo nero e abbiamo dovuto dare al popolo italiano una serie di notizie ingrate. Il popolo italiano ne ha sofferto, ma tutto ciò non ha avuto riflessi di carattere politico per il Regime. Solo la ben nota stupidità inglese poteva pensarlo o sperarlo. La tensione oggi esistente si allevierà non appena il vento cambierà di direzione e non appena qualche buon bollettino di guerra potrà essere diramato agli italiani che ansiosamente lo aspettano.

Per quanto riguarda i fronti di guerra, non vi parlo dell'Atnca orientale, dove .>i lotterà fino all'ultimo. Per fortuna il Paese è immenso, il vice-re è un forte soldato, i suoi generali sono ottimi e vi sono grandi masse di indigeni favorevoli all'Italia. Non bisogna farsi illusioni. La fortezza è assediata e non ha che un collegamento aereo colla Madre Patria, ma a Cheren gli inglesi hanno riportato una severa disfatta. Il piano inglese tende all'occupazione dell'Eritrea e della Somalia per tagliare ogni possibilità di comunicazione col mondo e a fornire di armi e mezzi le bande del Negus. Non credo che le forze metropolitane inglesi vogliano penetrare nel centro dell'Etiopia.

Albania -La situazione è nettamente migliorata da ogni punto di vista È mio proposito di recarmi su quel fronte per vedere di vicino la situazione. Tutti gli sforzi dei greci per raggiungere Berat e quindi aggirare Valona da una parte ed Elbassan dall'altra non sono riusciti. Non so se saranno ripetuti ma non credo che riusciranno. Si pone quindi il problema della nostra controffensiva per la quale stiamo concentrando uomini e mezzi. Il traffico sull'Adriatico procede indisturbato. Abbiamo trasportato per via mare 301 mila uomini e circa 50 mila via aria, grazie anche al prezioso concorso delle vostre squadriglie di stanza a Foggia. Tutto sommato considero la situazione stabillzzata. Questa è anche l'opinione dello Stato Maggiore e di Cavallero.

Libia -Mentre tardavo nel rispondere alla Vostra lettera, i fatti mi hanno preceduto. Come vi sarà stato riferito, abbiamo scelto come nuova linea quella della Sirte. L'arrivo dei vostri reparti della Leichtdivision, ha tonificato l'ambiente. Noi abbiamo concentrato su quella linea le divisioni di fanteria Bologna, Savona, Pavia e la div~sione corazzata Ariete che avrà i carri armati medi (13 tonnellate e cannone da 47). Sarà anche mandata una divisione motorizzata. Vi sono forti aliquote di artiglieria. L'invio di una seconda divisione corazzata germanica, creerà un'armata molto efficiente tale da poter agire verso la Cirenaica e da pesare sulle eventuali manovre di Weygand. Ho deciso che anche i reparti corazzati e motorizzati italiani passino sotto il comando del Generale Rommel, per ottenere l'unità organica e di azione.

Per quanto riguarda la situazione navale desidero dirvi che entro i primi di aprile le due corazzate Duilio e Littorio saranno di nuovo in grado di combattere, mentre per la Cavour si prevede che non potrà essere efficiente prima del gennaio 1942.

Per quanto concerne l'aviazione sta per iniziarsi la produzione in serie dei nostri nuovi apparecchi da caccia e da bombardamento che devono essere considerati fra i migliori del mondo. Col mese di aprile la produzione di carri armati avrà un ritmo tale che mi permetterà di creare nel secondo semestre dell'anno da due a quattro divisioni corazzate pesanti.

Lasciate, Fiihrer, che passi ora sul piano politico. Vi ho mandato il testo delle conversazioni di Bordighera (1). È quasi stenografico. Per quanto riguarda le mie impressioni di carattere personale ve ne parlerò, Flihrer, quando avrò di nuovo la gioia di incontrarvi in Italia. Vi ripeto la mia opinione che la Spagna -oggi -non è in grado di iniziare alcuna azione di guerra. È affamata, disar

mata, con forti correnti ostili a noi (borghesia e aristocrazia anglofila) e oggi tormentata anche dagli elementi avversi della natura. Credo che potremo trascinarla dalla nostra parte, ma non ora. Dipenderà anche dal corso più o meno rapido della guerra.

Vi ringrazio molto, Ftihrer, di avermi mandato i protocolli dei Vostri colloqui coi Ministri jugoslavi Cl). Mentre voi avete parlato come sempre molto schiettamente e lealmente, i serbi sono stati come al solito tortuosi e bizantini. La mia impressione è negativa. Si tratta di gente che ci è segretamente ostile, nella speranza di poterlo essere apertamente. Anche qui, il corso della guerra, sarà elemento decisivo. Quando colla disfatta della Grecia, la Gran Bretagna sarà stata espulsa dal sud-est europeo, Belgrado dovrà decidersi e allora reclamerà la sua parte di bottino, cioè Salonicco. È chiaro però che Salonicco rientra nello spazio vitale di una Jugoslavia amica, non nemica dell'Asse.

Malgrado gli eventi non lieti dall'll novembre ad oggi, la mia fiducia nella nostra vittoria è radicata, profonda, incrollabile e tale è anche il sentimento del popolo italiano. In un discorso che pronuncerò fra qualche giorno (2) ne dirò le ragioni. La prima è che noi metteremo insieme uomini e mezzi, combatteremo insieme spalla a spalla sino alla vittoria che vedrà il trionfo della nostra Rivoluzione e compenserà i nostri popoli dei sacrifici sopportati con coraggio e disciplina ammirevoli.

Accogliete, Ftihrer, i miei saluti di camerata fedele, il ringraziamento per gli aiuti che con solidale premura mi avete mandato e per il discorso del 30 gennaio il quale ebbe ripercussione grandissima e favorevole in tutta Italia.

(l) -Vedi D. 613. (2) -Minuta autografata di Mussolini. La presente lettera fu trasmessa a Berlino da Anfuso in un plico allegata ad una lettera per l'incaricato d'alfari Cosmelli (L. s.p. 1/793 del 22 febbrato) perché questi la facesse pervenire nelle mani del Fiihrer con <<ogni possibile urgenza».Con t. s.n.d. per telescr. 5347 s.n. P.R. del 24 febbraio, ore 14, Cosmelli comunicò quanto segue: «Con riferimento lettera personale 22 corrente n. 1/793 e comunicazione telefonica odierna confermo che plico è partito alle ore 13 in aeroplano per Salisburgo ». (3) -Vedi D. 540.

(l) Vedi D. 581.

624

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 1378/042 R. Berlino, 22 febbraio 1941 (per. il 24).

Mio telegramma 169 del 6 corrente (3).

I nuovi ripetuti spostamenti Ammiraglio Darlan tra Parigi e Vichy danno lo spunto a nuove induzioni e voci su quanto è giudicato la perdurante crisi francese. Per quanto si dica che l'Ammiraglio Darlan, considerato qui del resto con simpatia e rispetto, abbia definitivamente sostituito Lavai, si afferma da altre parti che Lavai è tuttora la vera pedina su cui Germania punterebbe per sistemazione rapporti con Francia.

Corre voce che Abetz si trovi di nuovo in Germania. A Berlino non risulterebbe, ma potrebbe essersi recato direttamente a Berghof e Salisburgo dove come è noto trovansi tuttora Ftihrer e Ribbentrop. Comunque varie persone venute in questi ultimi giorni dalla Francia, italiani e tedeschi, unanimamente confermano

B. -MussoLINI, Opera Omnia, Firenze, La Fenice, 1960, pp. 49-59.

che cosiddetto movimento popolare nazionale, malgrado l'artificioso afflusso di adesioni, oltre che limitato, soprattutto a Parigi, non trova vera e propria rispondenza in opinione pubblica, come d'altra parte esautorati sono tutti personaggi politici vecchio mondo parlamentare che si aggirano tra Parigi e Vichy. Solo personalità come Pétain, Darlan, Huntzinger, provenienti da esercito e marina godono di prestigio. Né si vedono capi nuovi, né idee nuove, dato che stesso programma collaborativo con Germania è incerto di quale contenuto possa riempirsi in definitiva. Da altra parte stessa opinione germanica trova che presente situazione, creata nell'estate scorsa in presunzione rapida fine guerra presenta inconvenienti molto gravi, a cominciare da netta separazione paese in due tronconi, ciò che oltre renderne difficile vita ne ostacola anche possibilità collaborative.

(l) -Vedi D. 591. (2) -In effetti parlò il 23 febbraio al Teatro Adriano alle gerarchie del Fascio dell'Urbe: vedi (3) -Vedi D. 544.
625

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 1387/093 R. Belgrado, 22 febbraio 1941 (per il 24).

Mio telegramma per corriere n. 086 in data 18 corrente (l).

In successiva conversazione mio collega di Germania mi ha comunicato su colloqui tedesco-jugoslavi di Berghof alcuni altri particolari che mi sembrano degni di attenzione.

Ha confermato che iniziativa generale fu jugoslava, e anzi del Presidente Cvetkovic che aveva a suo tempo inviato in Germania per sondaggi di carattere generale giornalista Gregoriç. Recentemente tempi furono stretti (discorso Churchill ebbe probabilmente ripercussioni su questo Governo specie per parte concernente Bulgaria). Ad ogni modo vi fu precisa offerta tedesca « occasione » presenza FUhrer a Berghof, attraverso questa Legazione di Germania.

Von Heeren ha chiarito che Cincar Markoviç non era affatto contrario (come già facilmente previsto nei precedenti rapporti) ma che si trattava di tentativo personale di Cvetkoviç, che con intento caratteristico mentalità e intrighi politici locali tentava avere esclusività trattative e se possibile, voleva recarsi solo alle conversazioni, per avere successo personale tendente assicurargli permanenza al potere almeno sino a maggiore età del Re. Principe Reggente nell'accettare proposta incontro annullò tentativo imponendo che Ministro Affari Esteri accompagnasse Presidente Consiglio a Berghof.

Ministro Germania mi ha anche rivelato altro punto che specialmente ci concerne e che si è scusato di avere involontariamente omesso nelle prime rapide informazioni datemi sui colloqui.

Mi ha detto che ad un certo momento Cvetkoviç intraprese col Fiihrer una elaborata spiegazione sulla situazione jugoslava rispetto al conflitto itala-greco,

rilevando che Jugoslavia con grande rammarico e con non minore apprensione vedeva alle prese nella penisola balcanica due paesi limitrofi con cui aveva amichevoli relazioni. Governo jugoslavo riteneva essere in grado -anche nell'interesse generale -di poter adoperarsi per soluzione conflitto. Avendo attentamente ascoltato proposizione CCvetkoviç non parlando tedesco conversazione avveniva attraverso noto interprete Schmidt), Fiihrer rispose in tono breve «che se Governo jugoslavo riteneva di poter offrire sua mediazione, non aveva che a rivolgere ogni sua offerta e proposta al Duce». Vi fu -ha precisato von Heeren -un silenzio da parte jugoslava, dopo di che si passò ad altro argomento.

Ministro di Germania mi ha indicato che in generale -nei colloqui -Cvetkoviç ha esposto una certa fermezza e non senza semplicità ed efficacia punto di vista jugoslavo, anche se in ciò fu evidentemente guidato dalla sua nota furberia e sensibilità di vecchio politicante, mentre da parte tedesca non vi sono dubbi che se egli può indovinare nota giusta nella sua locuzione, raramente ci si può fidare che alle parole seguano i fatti.

Quale sia stata realmente atmosfera incontro Berghof, attraverso premure innegabilmente poste in atto anche da parte tedesca per inquadrarle in un piano di normalità e cordialità, può essere ampiamente indicato dalla battuta seguente:

«Non pensate certo -egli disse -e scusa temi se lo menziono senza circonlocuzioni, che Germania abbia a preoccuparsi delle forze armate che Jugoslavia potrebbe opporle. Questo non è dunque il punto. Noi vogliamo mantenere pace e tranquillità nel vostro settore. Se venite verso di noi esse vi sono assicurate e vostra posizione sarà chiara e definita. Se esitate o procrastinate, o decidete altrimenti, naturalmente vostra posizione sarà diversa o diametralmente opposta. In base a ciò decidete».

Mio collega di Germania ha ripetuto -e non credo che volesse fare alcuna ironia -ma semplicemente confermare quanto mi aveva precedentemente affermato «che da parte tedesca non vi fu su questo punto pressione di sorta».

(l) Vedi D. 608.

626

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 44/105 R. Roma, 23 febbraio 1941, ore 23.

Vostro 114 e precedenti (1). Alle disposizioni per una «mediazione mondiale» manifestate da codesto Ministero degli Esteri a Eden e alle susseguenti dichiarazioni fatte da Tahi nello stesso senso, sono state, come Vi è noto, date dalla stampa inglese e americana

interpretazioni e motivazioni tali da indurre lo stesso Matsuoka a rettificarle e smentirle nella intervista pubblica ieri dalla Domei.

Codesto Ambasciatore di Germania ha avuto dal suo Governo istruzioni di tornare costì sull'argomento, sottolineando soprattutto che manifestazioni siffatte da parte del Giappone, strettamente associato dal Tripartito alle Potenze dell'Asse, si prestano facilmente ad essere interpretate, con tutte le pregiudizievoli conseguenze connesse, come espressione di un presunto desiderio di pace tedesco o italiano, e, in ogni caso, come sintomo e segno di indebolita posizione dell'Asse.

Ciò che infatti è avvenuto. Trovate anche Voi modo di parlare in tono e forma amichevoli, nello stesso senso, con codesto Ministro degli Affari Esteri, d'accordo con Vostro collega tedesco, ma senza peraltro dare alla Vostra conversazione carattere di un passo preventivamente concordato fra Italia e Germania. Potrete d'altra parte aggiungere che disposizioni mediatrici manifestate da Matsuoka, appunto perché interpretate come segno di incerto attegg,iamento, hanno del resto ravvivato, anziché sopirle, reazioni di intransigenza proprio da parte nordamericana. Ciò che è documentato da dichiarazioni scritte lette ier l'altro al riguardo da Sumner Welles ai giornalisti e che intera stampa anglosassone commenta come manifestazione ferma intenzione Stati Uniti non ritirarsi dal Pacifico e non deflettere da sua attuale politica antinipponica in ogni settore Cl).

(l) Vedi DD. 603 e 617.

627

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 5372/47 R. Kabul, 24 febbraio 1941, ore 11,40 (per. ore 12,30).

Mio telegramma n. 15 (2). Bose il quale sta sui carboni ardenti è venuto chiedermi trasmettere al Duce suo appello personale perché gli faciliti prosecuzione viaggio. Qualora vi fossero difficoltà ottenere nelle attuali circostanze suo transito per la Russia potrei farlo partire per Teheran passaporto di un suddito italiano qui residente: da Teheran con documento apparentemente regolare potrebbe più facilmente ottenere visto russo e proseguire per altra via che quella Legazione ritenesse più conveniente. Data organizzazione Polizia afghana vi sono 90 possibiHtà su cento che trucco passi inosservato; qualora fosse scoperto Governo afghano si limiterebbe protesta che si potrebbe liquidare senza grave inconveniente.

Occorre tener presente che sua situazione qui è assai precaria senza passaporto o altro documento: se fosse scoperto Governo afghano gli rifiuterebbe diritto di asilo ma sarebbe poi molto difficile farlo partire di qui. Se la sua venuta in Europa interessa occorre agire in fretta qualunque via che preferiate.

Informazioni e proposte che egli intende sottomettere ai Governi dell'Asse sono assai interessanti (1).

(l) -Per la risposta di Indelli, vedi D. 641. (2) -Non rinvenuto.
628

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1407/123 R. Tokio, 24 febbraio 1941, ore 11,45 (per. ore 3,10 del 25). Mio telegramma n. 118 (2).

Anche da parte della Delegazione francese è giunta ieri risposta non favorevole al piano mediazione Matsuoka. Ciò che soprattutto asta all'accettazione francese del piano è cessione della zona acquisita dalla Francia col trattato del 1907. Da parte del Thai si è opposto categorico rifiuto al pagamento dei dieci milioni tical. Ciò stante, per compiere ultimo tentativo, mentre si è concordata un'ultima proroga di una settimana per scadenza armistizio, cui termine era 25 corrente, Matsuoka ha presentato oggi un altro piano mediazione che riproduce il precedente, già riassunto nei miei telegrammi 107 e 108 (3), ad eccezione del punto B che scompare per far luogo al seguente testo che trascrivo qui appresso:

«Circa paragrafo del punto A, per quanto concerne la parte di territori definita all'articolo uno del trattato del 23 marzo 1907 fra Francia e Siam: l) Sarà fissata una zona demilitarizzata su tutta questa parte di territorio;

2) In questa zona i nazionali francesi e indocinesi (compresi i protetti) godranno di un trattamento del tutto uguale a quello accordato ai nazionali Thai per quanto concerne entrata stabilimento e imprese».

Previsioni di questo Ministero degli Affari Esteri non sono eccessivamente ottimistiche circa accoglienza nuovo piano, tanto che si considera il contributo di un intervento armato del Giappone per imporre una sistemazione. Matsuoka ha chiesto alle due delegazioni una risposta definitiva entro 28 corrente. Intanto egli ha rinnovato per mezzo questo Ambasciatore di Germania preghiera che Governo tedesco usi sua [influenza] per persuadere Governo di Vichy. Sarebbe grato ave potrà se anche Governo fascista volesse agire in senso analogo nel modo che ritiene migliore (4).

(-4) Non risulta dall'esame della corrispondenza telegrafica che il governo italiano abbia agito in alcun modo su Vichy.
(l) -Per la risposta vedi D. 647. (2) -T. 1349/118 R. del 22 febbraio, non pubblicato: riferiva che solo la delegazione Thai aveva dato una risposta, non favorevole, al piano di mediazione di Matsuoka, mentre si era in attesa di una comunicazione da parte della delegazione francese. (3) -Vedi D. 603.
629

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. U. PER TELESCR. 1391/260 R. Berlino, 24 febbraio 1941, ore 14,05.

A conferma segnalazione telefonica informo che discorso Duce (l) ha fatto veramente sotto ogni aspetto ottima impressione. Giornali mettono nei titoli e sotto titoli in rilievo punti essenziali dello stesso, tra cui in particolare certezza vittoria e ragioni della certezza, difficoltà guerra italiana, eventi italiani e europei che l'hanno preceduta, decisione condurre guerra inflessione fino a vittoria. Coraggiosa disamina avvenimenti ha superato attesa ed ha prodotto una favorevolissima impressione, rafforzata da notizie immediatamente registrate in America ed in Inghilterra sulla sorpresa che colà si esprime per il linguaggio aperto e senza veli.

Nei commenti stampa oltre i precedenti punti verranno svolti anche concetti che parola che solo Duce sa dire è sempre decisiva nell'orientamento del popolo italiano, che essa è risposta preventiva adeguata a movimenti Eden in Egitto, che reciproci aiuti tra Germania e Italia apertamente e sinceramente dati, sono naturali e avvii tra alleati.

630

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. S.N.D. PER TELESCR. 6619/239 P.R. Roma, 24 febbraio 1941, ore 19,30.

Personale per Cosmelli.

Mi riferisco al telegramma n. 155 del 5 febbraio (2).

L'avvocato Stakié è stato vicevuto oggi dal Duce al quale ha portato una risposta del Reggente di Jugoslavia. Egli ha praticamente detto che il Principe Paolo, esaminando la specifica situazione interna ed esterna del suo Paese, deve decidere se la sua Reggenza sarà per l'Asse o contro l'Asse. Il Reggente non crede alla vittoria dell'Inghilterra o per meglio dire non crede che l'Inghilterra possegga le condizioni totali per potersi assicurare la vittoria. Messo a scegliere tra le due forze in contrasto e confrontato dagli avvenimenti che si svolgono nei Balcani, il Principe Paolo è piuttosto propenso ad optare per l'Asse.

Il Reggente di Jugoslavia dice che la Jugoslavia è disposta ad approfondire il Patto itala-jugoslavo del 1937.

Nel dare tale risposta affermativa l'avvocato Stakié si rifà a quanto ebbe a dire nella sua ultima conversazione col Duce (3) circa le aspirazioni jugoslave. II Reggente ritiene indispensabile però che prima di arrivare alla conclusione

del Patto si crei una atmosfera favorevole in maniera che esso non venga a sorprendere non solo l'opinione pubblica jugoslava che è lavorata dalla propaganda avversa, ma anche l'ambiente in cui egli vive che, come si sa, ha forti legami con la Casa Reale britannica. L'avv. Stakié chiede perciò al Duce, a nome del Reggente, che la firma del Patto abbia, come prologo, un gesto di amicizia del Duce verso la Jugoslavia, gesto che potrebbe concretarsi, per esempio, in pubbliche dichiarazioni.

L'avv. Stakié si è detto al corrente del contenuto dei colloqui del Borghof (l) ed· ha sottolineato l'interesse che l'Italia avrebbe nella conclusione del Patto il quale farebbe crollare le residue posizioni britanniche nella Penisola balcanica conducendo definitivamente alla ragione la Turchia il cui atteggiamento è ancora incerto e abbattendo ogni velleità di resistenza da parte della Grecia.

Il Duce ha risposto: l) che considera il Patto come un utilissimo apporto alla chiarificazione della politica degli Stati balcanici verso l'Asse e tiene presente i vantaggi che ne risultano;

2) che si rende conto delle naturali aspirazioni jugoslave verso l'Egeo ma che pensa sia meglio non affrettarsi a precisarle pubblicamente mentre conviene invece affrettare l'allineamento della Jugoslavia all'Asse;

3) che vede il Patto itala-jugoslavo da stipulare come una premessa fondamentale per Belgrado di arrivare a Berlino ed entrare definitivamente nel sistema dell'Asse aderendo formalmente al Tripartito;

4) che è pronto a compiere un gesto per preparare l'opinione pubblica jugoslava al Patto itala-jugoslavo, ma insiste sul fatto che la conclusione del Patto con l'Italia dovrebbe parimenti servire a preparare l'opinione pubblica jugoslava a quella che dovrà essere, in un secondo tempo, l'adesione della Jugoslavia al Tripartito;

5) che non si può passare per Roma senza arrivare a Berlino

L'avv. Stakié, che parte stasera per Belgrado, ha detto che riferirà subito al Reggente la conversazione avuta. Ha chiesto a titolo supplementare se quanto il Duce faceva presente significava che l'interesse dell'Italia nel concludere il Patto con la Jugoslavia fosse determinato più dal desiderio di una alleanza fruttuosa per l'Asse che per l'Italia in particolare. Il Duce gli ha risposto: << Per l'Italia e per l'Asse. I nostri interessi in questo campo sono paralleli».

L'avv. StaMé ha promesso che riferirà verbalmente la conversazione al Principe Paolo. Egli è d'avviso che il Principe Paolo sarebbe piuttosto incline ad accettare il punto di vista del Duce e ritenere di poter tornare presto a Roma accompagnato da rappresentanti ufficiali.

Di quanto precede informate subito Ribbentrop perché lo porti a conoscenza del Fuehrer (2).

(l) -Vedi D. 623. nota 2, p. 617. (2) -Vedi D. 538. (3) -Vedi D. 535. (l) -Vedi D. 471. (2) -Cosmelli rispose con t. 5481/265 P.R. del 25 febbraio, ore 14,05: «Fatto stamane comunicazione che viene trasmessa subito ulteriormente. Rimane inteso che da parte nostra si attende risposta Berlino per continuare qui trattative».
631

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1452/77-78 R. Bagdad, 24 febbraio 1941, ore 23,15 (per. ore 12,45 del 26).

circa continuazione contatti con noi. Almeno nella fase preparatoria è più opportuno collegamento di qua verso centro che non viceversa.

2) Nomina di un capo e di un sotto capo in grado di dirigere ufficio in questione con larghi poteri discrezione. Entrambi dovrebbero conoscere arabo ed inglese e possedere spiccate qualità organizzative e di comando militare nonché capaci fisicamente affrontare rischi e fatiche in questo clima. Uno dei due dovrebbe -con passaporto di stato limitrofo -trasferirsi in Iraq. Suoi compiti: consigliere militare di forze regolari irachene che decidessero resistenza armata contro Inghilterra e delle forze irregolari Palestina che Mufti progetta costituire; organizzatore in situazioni incerte di atti rivoluzionari e interruzione comunicazioni [ferroviarie], colpi di mano per disturbare movimenti nemici sono piuttosto facili in Iraq dove obiettivi si riducono a linee ferroviarie ad un solo binario con lunghi percorsi in deserto, al porto di Bassora ed all'oleodotto. Per tale attività riuscirebbe utile un gruppo di graduati arabi, ripeto arabi, del nostro Corpo Truppe Coloniali che potrebbero giungere qui attraverso deserto Arabia.

4) Elementi locali su cui appoggiasi attività rivoluzionaria dipenderanno dalle reazioni finali che provocheranno azioni inglesi ancora in corso contro Gailani. In ogni caso si potrà almeno contare sulla convivenza di qualche altro ufficiale dell'esercito. Si avverte in proposito essere risultato casualmente qualche

(l} Vedi D. 619.

giorno fa che la Germania ha qui da tempo abbozzato con elementi esclusivamente indigeni una azione a sfondo rivoluzionario comprendente anche ufficiali dello Stato Maggiore, organizzazione che per quanto forse non ancora indirizzata verso precise attività, sembra aver qualche importanza (1).

(77) Telegramma ministeriale C1). Riassumo schematicamente proposte richieste: l) Costituzione presso una delle R. Rappresentanze limitrofe (Teheran Angora o Damasco a seconda situazione come è vista da Roma) di un ufficio «rivolta araba» a carattere prevalentemente militare. Suoi compiti: seguire coordinamento con Roma ed assistere nostra attività in Italia e Palestina assicurando rifornimento personale denaro armi e munizioni. Tale ufficio che comincierebbe funzionare al momento chiusura R. legazione Bagdad dovrebbe essere predisposto in tempo per poter dare a questi elementi nazionalisti precise indicazioni

(78) 3) Quantitativi e qualità materiale di guerra naturalmente variano secondo trattisi alimentare forze militari, nel qual caso si rientra nelle proposte già allo studio, o di organizzare atti rivoluzionari, nel qual caso bastano quantitativi minimi che potrebbero anche essere introdotti via aerea, ove occorra con atterraggi di fortuna facili nel deserto iracheno. Quanto a mezzi finanziari, come punto di riferimento si ricorda che il Mufti ha chiesto 20.000 sterline oro mensili per la sola Palestina. Va tenuto presente che unico mezzo pagamento adatto è sterline oro.

632

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1451/279 R. Washington, 25 febbraio 1941, ore 21,38 (per. ore 9,15 del 26).

Mio telegramma 266 (2).

Questo Ambasciatore del Giappone mi ha confermato di aver trovato qui ambienti particolarmente ostili malgrado queste Autorità siano state formalmente molto cortesi e corrette con lui. Egli ha impressione che S.U.A. considerino inevitabile loro ingresso nel conflitto verso cui vanno leggermente non realizzando conseguenze guerra e pericoli cui si troverebbero esposti con solo effetto protrarre guerra forse di alcuni anni con l'apporto della loro ricchezza e delle loro risorse. Secondo Ambasciatore del Giappone Nomura, sarà mancanza tonnellaggio per trasporti verso Gran Bretagna che finirà col portare nel conflitto S.U.A. perché è probabile che essi dopo passaggio legge «aiuti a democrazie» finiranno col decidere di fare scortare da navi da guerra americane convogli diretti a isole britanniche.

Circa rapporti Giappone e URSS egli mi ha detto che vanno notevolmente migliorando e che in Giappone esiste forte corrente favorevole ad intesa con URSS.

Ritengo scheletrico apprezzamento situazione fatta dall'Ambasciatore del Giappone possa essere considerato corretto qualora si aggiunga che S.U.A. sono ben lungi dall'essere preparati ad una guerra alla quale potranno partecipare soltanto quando annunziata offensiva Asse contro l'impero britannico avesse a fallire o, quanto meno, si fosse dimostrata non decisiva.

633

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 5712/044 P.R. Berlino, 25 febbraio 1941 (per. il 27).

Vostro 4825 del 9 corrente (3). Non risulta che l'Ambasciatore del Giappone abbia qui compiuto un nuovo passo per il riconoscimento del Governo di Nanchino. È da rilevare in proposito

45 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

che ne sarebbe forse anche mancata b )Ossibilità in quanto che Ambasciatore Kurusu è partito da una diecina di giorni e nuovo titolare Generale Oshima è appena giunto e soltanto ieri è stato ricevuto da Ribbentrop a Fuschl. Può darsi che in questa prima visita egli abbia intrattenuto in proposito Ribbentrop, Comunque atteggiamento Germania a tale riguardo sembra rimanere quello noto. A meno che, come mi è stato detto stamani, Ministro Ribbentrop non si sia espresso diversamente in conversazione che ha avuta ieri con Oshima.

Come è noto ultima intesa convenuta con Ribbentrop era che questione riconoscimento Nanchino venisse, previa discussione con noi, trattata in occasione visita Matsuoka. Vi è fondata impressione tuttavia che tale soluzione provvisoria fosse per intanto un modo per guadagnare tempo.

Faccio presente che gli accenni già ripetutamente avvenuti in Tokio che riconoscimento nuovo Governo debba comportare una rinunzia ai cosiddetti privilegi delle concessioni in Cina, malgrado la posizione diversa che ha in proposito la Germania da noi, non sono stati accolti qui con soverchio entusiasmo e sono atti a raffreddare anche di più le già scarse disposizioni germaniche al riconoscimento del Governo di Nanchino.

(l) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che dal ministero si sia risposto a questo telegramma. (2) -T. 1355/266 R. del 21 febbraio, ore 21,01, non pubblicato, con il quale Colonna riferiva, tra !"altro, che la stampa americana continuava a riprodurre una <<ridda di notizie relative ad attività militari e navali giapponesi presentate come dirette a preparare <<aggressione» di S!ngapore o delle Indie Olandesi... ». (3) -Vedi D. 557, in realtà del 10 febbraio.
634

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI (l)

R. RR. 607/214. Mosca, 25 febbraio 1941 (2).

Mio telegramma n. 107 del 24 febbraio 1941 (3).

Ho poco da aggiungere al mio rapporto telegrafico di ieri sera.

Attendami alle direttive impartitemi col Vostro telegramma n. 59 (4), mi sono espresso col Presidente del Consiglio all'incirca nei seguenti termini:

<<Nel riferire al mio Governo la conversazione che avevo avuto con Voi il 27 gennaio scorso (5), non ho naturalmente mancato di sottoporre a Roma il quesito che mi avete allora formulato, quando avete espresso il desiderio di conoscere quale posizione assumerebbe l'Italia nei riguardi del problema degli Stretti qualora la Turchia venisse coinvolta nel conflitto, e cioè entrasse in guerra contro l'Italia e la Germania a fianco dell'Inghilterra.

Ho ricevuto ora un telegramma a firma di Mussolini il quale mi incarica di rispondervi facendoVi la seguente comunicazione.

Quando nella conversazione del 30 dicembre (6) Voi ci avete posto la domanda: "Comprende l'Italia l'interesse sovietico per gli Stretti in relazione con la sicurezza dell'URSS nel Mar Nero", il Governo italiano vi ha dato una risposta implicitamente affermativa, in quanto esso Vi ha dichiarato che sarebbe

stato pronto ad appoggiare una revisione del regime degli Stretti nel senso che il libero passaggio fosse riservato unicamente alle navi da guerra degli Stati rivieraschi del Mar Nero. Con ciò il Governo italiano si mostrava pronto a collaborare per un nuovo regolamento della questione degli Stretti che risultasse vantaggioso alla sicurezza dell'URSS nel Mar Nero

Con questa dichiarazione il Duce ha voluto darVi, e Vi ha effettivamente dato, una prova non dubbia della sua buona volontà nel venire incontro ai desiderata sovietici, mostrando il suo sincero desiderio di sviluppare la collaborazione politica fra i nostri due Paesi. Voi stesso avete allora riconosciuto l'interesse e l'importanza della dichiarazione italiana.

Naturalmente, nel darVi quella risposta il Governo italiano si era basato sulla situazione di fatto esistente, quella cioè di una Turchia che non partecipa al conflitto oggi in corso fra le Potenze dell'Asse e l'Inghilterra.

La Vostra seconda domanda è partita invece dal presupposto che la Turchia entri in guerra contro di noi: presupposto che non solo non si è fin qui verificato, ma che l'Italia crede e desidera non si verifichi. In queste circostanze Voi dovete riconoscere che non è facile pronunciarsi in modo concreto e positivo su una situazione puramente ipotetica che è per lo meno dubbia, ed i cui sviluppi noi non possiamo prevedere in anticipo, visto che essi possono essere determinati da avvenimenti indipendenti dalla nostra volontà. Il Governo italiano non vede quindi come potrebbe dare già oggi alla Vostra domanda una risposta specifica e precisa.

Il Duce mi ha però incaricato di dichiararVi che, qualora l'ipotesi da Voi affacciata -cioè l'entrata in guerra della Turchia -dovesse verificarsi, il Governo italiano esaminerebbe la nuova situazione che da tale fatto sarebbe creata con lo stesso spirito di comprensione per gli interessi sovietici che esso ha già mostrato con la sua precedente dichiarazione relativa agli Stretti, e con la volontà di creare con Voi delle basi solide per quella collaborazione che l'Italia desidera di instaurare nei suoi rapporti con l'URSS >>.

Avendogli fatta la comunicazione che precede a nome del Governo italiano, ho aggiunto a titolo personale qualche commento. Ho detto ad esempio che supponevo la nostra dichiarazione avrebbe soddisfatto Molotov, in quanto essa gli dava l'affidamento che l'Italia era ben disposta a tener sempre conto degli interessi sovietici: interessi la cui esistenza era già stata da noi implicitamente riconosciuta con la dichiarazione che gli avevo fatto nel colloquio precedente a proposito degli Stretti.

Prevenendo poi le sue probabili osservazioni, lo invitai a rendersi conto come nell'ora presente. quando nessuno poteva ancora dire se e quale nuovo sviluppo avrebbe preso la guerra nel bacino del Mediterraneo orientale (ed un nuovo sviluppo poteva anche essere determinato da avvenimenti e fattori indipendenti dalla nostra volontà), ciò che io gli avevo comunicato fosse il massimo che il Governo italiano poteva dirgli pel momento. Doveva però riconoscere che gli avevo già detto qualche cosa di interessante e di importante.

Avendomi ascoltato con un'espressione piuttosto apatica, Molotov disse testualmente: «Nella vostra risposta alla mia domanda c'è qualche cosa di poco chiaro che richiede della riflessione ».

Dopo di che tacque. come se volesse limitare a ciò tutti i suoi commenti.

Osservai allora che mi pareva di essermi espresso in modo sufficientemente chiaro; che se tuttavia qualche punto meritasse di essere delucidato, ero pronto a farlo. Aggiunsi che se si trattava del fatto che la nostra risposta non era stata specifica e più concreta, gli avevo già dimostrato non essere possibile pronunciarsi diversamente su un quesito basato sul presupposto di una situazione puramente ipotetica che nessuno poteva dire ancora se si sarebbe verificata, né in quali circostanze, sotto quali aspetti e con quali sviluppi.

A ciò Molotov rispose con la frase piuttosto sibillina: «Voi conoscete già il punto di vista del Governo sovietico». Ammise poi di avere ben compreso il mio linguaggio; ciò nonostante doveva ripetermi che << la risposta non era chiara e che egli preferiva riflettere».

Avendo constatato che il mio interlocutore intendeva evitare qualsiasi discussione, mi sono astenuto dall'insistere per farmi meglio chiarire le sue laconiche affermazioni.

Quando ho preso congedo, Molotov non ha fatto alcun accenno a future conversazioni, e per parte mia non ho creduto il caso di toccare l'argomento.

L'impressione che ho riportato dal colloquio di ieri è che Molotov attribuisca ormai uno scarso interesse alle nostre discussioni, in quanto non spera più che ne possa derivare un risultato positivo a vantaggio della soluzione concreta che l'URSS aspira di dare alla questione degli Stretti. Mi pare infatti lecito pensare che nel momento attuale, quando a Mosca si ha la sensazione dell'imminenza di importanti avvenimenti militari nella penisola balcanica (avvenimenti che secondo le previsioni di Molotov sarebbero fatalmente destinati a far entrare in guerra la Turchia), il Governo sovietico veda una maggiore probabilità di realizzare le proprie aspirazioni attraverso un tempestivo sfruttamento delle occasioni favorevoli che potranno presentarsi in un avvenire forse molto vicino, anziché mediante discussioni che continuano a mantenersi in un campo generico e piuttosto accademico.

L'offerta italiana di appoggiare la tradizionale tesi sovietica per gli Stretti (divieto di passaggio alle navi da guerra dei paesi non rivieraschi) è indubbiamente una manifestazione di buona volontà che dovrebbe essere apprezzata dai dirigenti del Cremlino; e se questa offerta avesse potuto essere fatta qualche mese fa (ad esempio durante le conversazioni dello scorso giugno) (l) essa sarebbe probabilmente stata giudicata da questo Governo come un contributo positivo ed importante alla politica di collaborazione italo-sovietica. Ho, invece, il sentimento che nella nuova situazione creata dai recenti avvenimenti (specialmente dal concentramento di forze tedesche in Romania col presumibile obiettivo di una marcia verso il sud), si sia arrivati qui ad attribuire più che altro il valore di un gesto, sempre amichevole ma di scarsa portata pratica.

Questa è la interpretazione che sono maggiormente propenso a dare oggi all'attitudine di Molotov. Non escludo però che tale attitudine possa spiegarsi anche con l'incertezza del momento, con le varie incognite della situazione, le quali consiglino a questi dirigenti di attendere lo sviluppo degli avvenimenti pri

ma di decidere se convenga o meno insistere con noi per un accordo sugU Stretti.

Non è poi forse da escludere una terza ipotesi, connessa questa coll'attitudine della Germania. Senza avere informazioni in proposito, io ho avuto qui la sensazione che il Governo tedesco non ritenga conveniente e tempestivo in questo momento di spingere a fondo delle trattative per gli Stretti. Se questa mia presenzione è esatta, è probabile che il modo di vedere di Berlino sia noto a Mosca e che pertanto questo Governo si renda conto della inutilità di modificare una direttiva che esso comprende benissimo essere comune alle Potenze dell'Asse. Le mie conversazioni con Molotov appaiono comunque destinate a subire un certo periodo di arresto, che sarà dovuto questa volta al silenzio sovietico. Beninteso mi asterrò dal prendere qualsiasi iniziativa per riaprire la di

scussione, a meno che non mi giungano al riguardo delle istruzioni di V. E.

(l) -Ed. in M. ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 130-133. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (3) -Non pubblicato: conteneva un breve riassunto del colloquio oggetto del presente rapporto. (4) -Non pubblicato: vedi D. 598, nota 4. (5) -Vedi D. 502. (6) -Vedi D. 375.

(l) Vedi serie IX, voi. V, D. !04.

635

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. S.N. Berlino, 25 febbraio 1941.

Con telegramma odierno n. 265 (l) ti ho dato subito assicurazione di avere eseguito comunicazione di cui al telegramma n 239 (2) di ieri. La comunicazione è stata da me fatta al Segretario di Stato Weizsacker, dato che oltre tutto il Ministro Ribbentrop è ancora assente. Il Segretario di Stato mi ha assicurato che avrebbe informato subito il Ministro Ribbentrop ed a sua volta il Ftihrer e che avrebbe fatto sapere una risposta al più presto. Intanto ringraziava per la comunicazione.

Mi permetto ora di aggiungere qualche ulteriore informazione sulla conversazione che ho avuto con il Segretario di Stato Weizsacker e specialmente su alcune domande che egli, a titolo assolutamente personale e soltanto ai fini della comunicazione che ascoltava da me e di quanto egli avrebbe dovuto ulteriormente riferire a Salisburgo, mi ha posto. Gli ho chiesto alla fine se potevo comunicare le domande che mi aveva fatte, ma dopo riflessione mi ha detto che preferiva di no in quanto che esse avrebbero potuto assumere un peso che di fatto non avevano e che quindi era preferibile attendere soltanto la risposta ufficiale.

Viceversa a me sembrano abbastanza interessanti e quindi te le riferisco a titolo strettamente confidenziale. È questo anche il motivo per cui non ne ho fatto menzione nel telegramma odierno. Il corriere parte questa sera e la presente sarà nelle tue mani dopodomani.

Riprendendo quindi il discorso, ecco le domande:

l. -Il gesto che dovrebbe precedere la conclusione del patto o meglio del patto di approfondimento del patto del 1937 che cosa in sostanza dovrebbe

essere? Io ho comunicate <<una pubblica dichiarazione per esempio>>. Di quale -.:ontenuto?

2. --Quale dovrebbe essere il contenuto del patto da concludere ora con la Jugoslavia? Gli ho ricordato che nelle precedenti comunicazioni del 6 cor:ente (l) era stata fatta menzione della smilitarizzazione della costa dalmata. Si è fatto allora portare il testo della conversazione che avevamo avuto allora ed ha naturalmente riscontrato questo dettaglio. Poiché però ora l'emissario ha ricordato le aspirazioni jugoslave, mi è stato chiesto se la questione di Salonicco dovrebbe entrare o no nel quadro del patto come contropartita della smilitarizzazione. 3. --Sempre su Salonicco in relazione al numero 2 della risposta del Duce mi è stato chiesto se il non affrettarsi a precisare le aspirazioni pubblicamente significasse il non precisarle «pubblicamente», ma intanto precisarle segretamente, oppure semplicemente rinviare la questione.

Come vedi si tratta di distinzioni talvolta molto sottili e spesso pedanteo;che, ma certamente non mancano di qualche fondamento e sollevano indubbiamente dei problemi che bisogna risolvere.

Da parte mia è superfluo dica che mi sono tenuto strettamente allo spirito e alla lettera delle istruzioni anche se talvolta ero costretto ad illustrarle con i precedenti e che mi sono quasi sempre trincerato nella formula non ero in grado di nulla dire.

Più tardi il Segretario di Stato mi ha telefonato per dirmi che egli aveva già trasmesso la comunicazione al Ministro Ribbentrop e poi ha aggiunto che supponeva che le conversazioni non sarebbero andate avanti senza attendere la risposta tedesca. Gli ho detto che ritenevo che fosse inteso e nello spirito della cosa, ma che naturalmente avrei menzionato subito a Roma tale indicazione.

Scusa se mi è sembrato opportuno di fare questo codicillo forse anche troppo lungo al mio telegramma odierno.

Forse è un indulgere troppo all'intenzione di essere precisi, ma comunque poiché le domande mi sono state poste e per incidenza mi è stato anche espresso 11 desiderio di non comunicarle, non avevo altro modo, per farne giungere a te notizia, che questa forma così personale.

(l) -Vedi D. 630, nota 2, p. 625. (2) -Vedi D. 630.
636

IL CAPO DELL'UFFICIO II DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, LA TERZA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. PER TELESCR. 6841/245 P.R. Roma, 26 febbraio 1941, ore 19,30.

Oggi alle ore 18 verranno firmati accordi commerciali con Germania di cui invierò testi col prossimo corriere.

Per vostra notizia Vi trascrivo testo comunicato che sarà pubblicato domattina in Italia e in Germania:

«Le trattative economiche itala-germaniche svoltesi a Roma nelle ultime settimane hanno avuto termine oggi. Gli Accordi conclusi sono stati firmati per l'Italia dall'Ambasciatore Giannini e per la Germania dal Ministro Clodius. Gli accordi regolano l'insieme degli scambi commerciali e dei rapporti di pagamento fra i due Paesi per l'anno 1941. Il fatto che sia stato possibile prevedere un rilevante aumento delle esportazioni nei due sensi sta a dimostrare ancora una volta che le possibilità di produzione delle economie italiana e germanica non sono pregiudicate dalla guerra. I due Paesi sono in grado di fornirsi reciprocamente in larga misura le materie prime interessanti l'economia bellica e altri prodotti utili per la condotta della guerra. Allo scopo di assicurare che la collaborazione nell'economia bellica possa portare senza intralci alla comune meta della Vittoria finale delle Potenze dell'Asse è stato convenuto che durante la guerra qualsiasi fornitura di carattere bellico fra i due Paesi sia effettuata prescindendo dalla possibilità di equilibrare la bilancia commerciale e dalla situazione dei conti di compensazione. Le trattative si sono svolte in quello spirito di schietto e leale cameratismo che informa i rapporti fra i due Paesi alleati».

(l) Vedi D. 538.

637

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1491/51 R. Rio de Janeiro, 26 febbraio 1941, ore 19,45 (per. ore 5,45 del 27).

Questo Ambasciatore Germania mi ha detto aver ricevuto istruzioni, analogamente suoi colleghi paesi neutrali totalitari, dirigere Governo brasiliano nota scritta molto ferma per esprimere anticipato riserve e proteste nell'eventualità che Governo brasiliano adotti misure requisizione piroscafi tedeschi qui rifugiati e per attirare l'attenzione grave influenza che questo atto avrebbe su rapporti fra i due paesi.

In mancanza superiori istruzioni ho manifestato al collega germanico mio avviso personale che detto passo avrebbe quì reazione del tutto contraria alla aspettativa e potrebbe dare luogo a nota di risposta con cui Governo brasiliano respingendo argomenti e proteste procedesse in avvenire questo atto cui esso si è finora dimostrato tendenzialmente contrario.

Ho aggiunto che a mio avviso, qui in Brasile [passo] dovrebbe, se del caso, e diversamente da quanto si facesse in altri paesi, essere verbale e presentato piuttosto sotto forma di quesito al quale non è nemmeno da escludere Governo brasiliano risponda se del caso dando generici affidamenti e negando esso pensi procedere a t ti requisizione.

Tali affidamenti per quanto senza valore definitivo potrebbero ritardare processo che induce paesi americani e quindi anche il Brasile allungare mani su piroscafi rifugiati.

Ho anche aggiunto che aggravandosi situazione Ambasciata d'Italia e di Germania potrebbero, riferendosi passo verbale ed agli eventuali affidamenti ricevuti, presentando protesta scritta intesa paralizzare, sia pure temporaneamente, l'azione in progetto.

Ambasciatore di Romania ha trovato che le mie osservazioni erano fondate e le riferisce suo Governo appoggiandole. Intanto ha sospeso presentazione nota.

638

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 1498/011 R. Madrid, 26 febbraio 1941 (per. il 28).

Il Ministro Serrano ha confidato a persona di assoluta fiducia che un agente informatore, al soldo della Spagna e della Germania, di nazionalità spagnola, da lui inviato in missione a Londra dove è ben introdotto in quegli ambienti ufficiali, ha recentemente avuto lunghi colloqui con Eden e Butler. Costoro che con le continue domande su cosa si era fatto a Bordighera si mostravano visibilmente preoccupati per gli eventuali risultati colà raggiunti, incaricavano l'agente di far conoscere al Governo spagnolo che l'Inghilterra, a pace conchiusa, era disposta anzitutto ad affittare (zu verpachten) Gibilterra alla Spagna per un determinato numero di anni e poi a difendere i diritti della Spagna sul Marocco francese (die Rechte Spaniens auf Marocco zu verteidigen).

Serrano ha considerato la «mossa» null'altro che come uno dei tanti mezzi messi in atto per conoscere le intenzioni della Spagna.

639

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. s. 1509/427. Madrid, 26 febbraio 1941.

Riassumo per sommi capi quanto mi ha confidato persona di questa Ambasciata di Germania, persona sulla cui sincerità e serietà non ho ragione di dubitare. circa l'atmosfera, la «Stimmung », che si è venuta creando all'Auswaertiges Amt in seguito ai risultati di Bordighera (Vostro telegramma n. 101 del 15 U.S.) (l).

l) Gli spagnoli credono alla vittoria dell'Asse. I tedeschi non dubitano che il Caudillo e Serrano siano di questa opinione. Essi sanno da tempo come qui si paventi una sconfitta dell'Asse nel senso che essa porterebbe non solo alla violenta scomparsa della Falange e degli attuali governanti ma anche allo smembramento della Spagna in repubbliche autonome, la catalana, la basca.

l'andalusa, ecc. (mio rapporto n. 662/181 del 27 gennaio u.s.) (1). Essi riten

gono tuttavia che il Caudillo e Serrano, un poco per tattica, un poco per il loro temperamento riluttante alle rapide decisioni, tentino di portare le cose in lungo per entrare in guerra all'ultimo momento quando cioè l'intervento spagnolo non sarà più necessario. Vi è anzi persino qualcuno che, ben conoscendo la Spagna, sostiene come questa cerchi di lasciarsi «una porta aperta>> con la Gran Bretagna e ricorda al riguardo il protocollo segreto annesso al trattato di commercio varie volte menzionato nei miei rapporti e di cui dò precisa notizia nel telespresso n. 1508/426 in data odierna, allegato in copia (2).

2) Gli spagnoli pretendono che se vi sarà guerra in Spagna questa sarà guerra spagnola e non tedesca. All'Auswaertiges Amt si dice che questa è nient'altro che una << spagnolata >>. Da sola la Spagna non potrà non solo guadagnare la guerra ma neppure osare di mettersi in guerra. Le batterie di mortai piazzate nella zona di Algesiras e di cui questo Stato Maggiore mena gran vanto sarebbero ridotte al silenzio in un batter d'occhio non essendo protette neppure da una lamiera, mentre, come è noto, le artiglierie britanniche sono tutte postate in caverne.

3) Gli spagnoli desiderano una precisazione dell'articolo V del protocollo di Vienna, ossia la promessa che venga loro ceduto tutto il Marocco france:;:~. La Germania non consentirà mai alla richiesta. Anzitutto essa sa che se si inducesse a farlo l'indiscrezione degli organi spagnoli è tale che immediatamente Francia e Inghilterra verrebbero a saperlo (ciò è esatto: basterebbe a dimostrarlo l'allegato telespresso del R. Console a Tetuan (3), telespresso in cui vengono con relativa esattezza riassunti i risultati di Bordighera). Inoltre si dice a Berlino. la Germania non ha alcun interesse di mettersi contro la Francia che è oramai ridotta a nazione di secondo ordine e con la quale la Germania ha già scontato la sua guerra annettendosi l'Alsazia Lorena. La Germania non vuole avere un nemico alle spalle quando avanzerà nella Spagna, né vuole trovarsi un nemico di fronte, nell'esercito francese dell'Africa settentrionale, quando marcerà con le truppe italiane verso l'Egitto. D'altra parte se la Spagna aveva tale pretesa perché ha firmato il protocollo in questione? Essa era perfettamente libera di non farlo.

4) Gli spagnoli lamentano che la Germania li tratti duramente. L'Auswaertiges Amt ha assunto tale atteggiamento a ragion veduta. La Spagna è irriò.ucibile. Il suo orgoglio la rende cieca. La Spagna deve quindi essere trattata come si merita, e, all'occorrenza, violata.

5) Gli spagnoli hanno presentato i loro desiderata per armi, munizioni, vagoni ecc. nel rapporto consegnato a von Stohrer. Tali desiderata sono esorbitanti, e danno corpo ai dubbi tedeschi. Basterebbe considerare lo stragrande numero di vagoni richiesti per la cui fornitura non sarebbero sufficienti mesi e mesi (14.000 vagoni oppure tre camion per vagone ossia 42.000 camions!). La

formula tedesca invece è questa: <<!asciateci passare e poi vi daremo quanto vi occorre>>.

6) Gli spagnoli, si sostiene a Berlino, malgrado il loro odio per l'Inghilterra e gli Stati Uniti preferiscono <<l'Atlantico al Mediterraneo», questo perché è dall'Atlantico che può arrivare alla Spagna il grano e le materie prima di cui ha bisogno o che può esportare nell'Europa industriale e commerciale. È vero d'altra parte che la Spagna è nazione europea e che senza una Europa non può esistere, ma il dilemma la rende tuttora perplessa.

Date queste premesse quale l'atteggiamento della Germania?.

Sembra che la Germania per il momento abbia deciso di non rispondere affatto alla Spagna. Tuttavia, per un futuro assai prossimo, essa avrebbe già preso le sue decisioni.

Il pericolo nordamericano diviene di giorno in giorno più grave. Il Marocco è la testa di ponte dell'America. A Rabat, a Casablanca, a Dakar gli Stati Uniti sbarcano clandestinamente e di continuo armi e munizioni (mio telegramma 125 e miei precedenti rapporti) (1). Se la guerra si prolunga in modo da permettere all'America di intervenire, la guerra non sarà combattuta in Europa ma nel Marocco. L'eventualità di uno sbarco in Inghilterra sarà allontanata e l'Asse si dovrà difendere in Africa. Nell'ipotesi poi che Tangeri cada nelle mani degli anglosassoni Gibilterra sarà salva, e, passati all'offensiva, gli angloamericani potranno entrare in Spagna e minacciare i tedeschi dalla Francia. La Germania non può dunque attendere con le braccia incrociate il beneplacito spagnolo e il gioco dell'Inghilterra. Essa attraverserà la Spagna. Tutto è stato predisposto. Divisioni leggere verranno trasportate con aeroplani nella zona di Algesiras mentre divisioni corazzate procederanno per via di terra allo scopo di passare il canale non appena le artiglierie prendano Gibilterra sotto il loro fuoco.

Vi è il pericolo che gli spagnoli si diano alla guerriglia profittando degli immensi spazi isolati e delle montagne della loro terra. Anche questa eventualità è stata studiata. La Germania procederà, se del caso, con l'energia e la persuasione: fucilazioni in massa e distribuzioni di viveri alla popolazione affamata (2).

(l) Vedi D. 577, nota 2, p 582.

(l) -Vedi D. 501. (2) -Non pubblicato. (3) -Non rinvenuto.
640

IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L P. Zagabria, 26 febbraio 1941.

Mi è stato dato notizia che ultimamente il Ministero della guerra jugoslavo ha emanato disposizioni riservate a qualche Comando richiamando la necessità

di effettuare ogni più diligente indagine nei riguardi dei mobilitati, allo scopo di avere ben presenti le tendenze politiche di ciascuno. La circolare accennerebbe al pericoloso dilagare dell'idea paveliciana, aggiungendo inoltre essere a cognizione che, in questo momento in Istria si effettua una attività organizzativa ad opera del noto maggiore Sertic, mentre da Zara penetrano armi, che vengono distribuite attraverso una organizzazione diretta dal sig. Relja unitamente al Prof. Versic. Che il motivo paveliciano sia, abbastanza frequentemente, l'assillo che occupa questi dirigenti politici e militari, è noto ma poiché nelle istruzioni di cui si tratta è fatta menzione di attività specifica che sarebbe esercitata da persone cognite, credo opportuno farti cenno delle citate indicazioni jugoslave.

Circa l'asserito dilagare dell'idea paveliciana, è opportuno chiarire che l'opinione dei circoli militari è alquanto forzata. Come ho accennato in un mio recente rapporto (1), di fronte alle delusioni delle risultanze dell'accordo serbocroato, il seguito del Partito Rurale subisce un evidente assottigliamento. Ne guadagna, certo, l'idea croata nazionalista ma trattasi di un riflesso che non si traduce in elemento politico attivo. Pavelic è un simbolo, diffusissimo, ma di aspetto lontano. Tanto più, per effetto della situazione prodottasi in seguito agli avvenimenti di guerra che ci riguardano. Questo periodo di tempo può essere considerato momento di transazione. L'autorità banovile ne ha subito approfittato per imbavagliare i nazionalisti più attivi assegnandoli al confino. Ed effettivamente si ha il risultato che le acque nazionaliste non si muovono quasi ed i capi, che sino ad ora non sono stati toccati, si tengono, giustificatamente, in tranquillità. Non vi è dubbio che misure molto rigorose e minute sono state concordate fra questa autorità e Belgrado per quanto riguarda la soffocazione dell'elemento paveliciano ove venissero a maturarsi momenti delicati. Essendo il nazionalismo croato una tendenza e non un partito basteranno alcuni provvedimenti di rigore per neutralizzare all'interno la efficacia della corrente stessa anche se questa è molto larga come stato d'animo.

La situazione croata non è più una antinomia e nemmeno una discriminazione nei confronti di Belgrado; è, praticamente, un lato operante dell'intelaiatura jugoslava in mano ai poteri centrali. Il dott. Macek è diventato una specie di santone della situazione generale jugoslava: più onori gli vengono tributati a Belgrado che non qui. Egli è alquanto avulso dalla posizione croata, la quale è condotta da un affiatamento triumvirale costituito dal Bano Subasic, dal Ministro Sutej e dal dotto Ernjevid: i due primi sono espressioni di carattere « cetnico » ed il terzo espressione di carattere demomassonico. Fa contrasto con detti uomini l'atteggiamento del Vice-Presidente del Partito Rurale ing. Kosutic, il quale si mantiene su di una linea molto riservata e visibilmente assai differenziata da quella degli altri esponenti del Partito. Si dice che ciò sia fatto in accordo con Macek, il quale si servirebbe eventualmente in seguito del profilo Kosutic per presentarsi un po' meglio verso l'Asse. Ma non sembra errato ritenere che l'ing. Kosutic non condivida per proprio conto l'indirizzo generale del Partito e che perciò si tenga giudiziosamente in disparte. L'atteggiamento di Kosutic è assai interessante (ad esempio si è rimarcata la sua

assenza, diversamente dagli altri esponenti rurali, da rlcevimenti e contatti durante una recente visita a Zagabria del ministro inglese a Belgrado) dato l'ascendente che egli gode nel partito rurale. È indubbiamente un uomo che ha l'aria di riservarsi. Mi è capitato di dirglielo; per scorgere soltanto un sorriso malizioso.

Ora è certo che la struttura croata ufficiale e di partito al potere subisce un indirizzo di conformità jugoslava ed insieme antinazionalista, indirizzo che non potrebbe presentarsi in nessun modo migliore alle esigenze dei circoli belgradesi. Le costituzioni e gli atti di questi poteri pur non riuscendo a sconvolgere il fondamento nazionalista della popolazione, tuttavia ne neutralizzano la espressione e la forza ed inducono disorientamenti determinanti fra la popolazione stessa incertezza e supinità. Ve ne è constatazione nel fatto che sono, si può dire, scomparse, malgrado il diffuso malessere ed intimo contrasto, quelle forme di indisciplina e di reazione che hanno caratterizzato i richiami alle armi nello scorso anno. L'idea nazionalista croata è, in questo momento, praticamente resa inerte ad opera di stessi croati che sino a non molto addietro ne erano gli zelatori in senso completo. Gli attributi croati riconosciuti dall'accordo serbocroato appaiono sufficienti agli uomini, e loro affiliati, che hanno assunto il potere: trattasi di un concetto limite. che si riconnette a posizioni occupate in una imbastitura di pseudo soluzione.

La realtà dell'attuale momento per la Croazia è la seguente: l) l'ordinamento autonomo croato ha quasi perduto l'impronta politica originale per ridursi ad un fattore amministrativo di genere particolare nello Stato Jugoslavo. La sostanza politica è riassorbita da Belgrado attraverso una collaborazione di uomini croati sempre più adesiva ed attraverso i colpi che gli uomini stessi cercano di infliggere alla manifestazione prettamente nazionalista, dalla quale si sono distaccati; 2) la tendenza nazionalista in Croazia è sempre molto larga e consistente come aspirazione ma non operando con quadri di partito ed essendo per di più, attualmente, sottomessa ad imbrigliamenti ed a tentativi di soffocazione, deve considerarsi forza latente; 3) le condizioni interne del paese non sono propizie per farle assumere vitalità, ma bensì adatte a non alterarne il consentimento generico diffuso; 4) il dott. Pavelic polarizza, come simbolo e come fattore nel quale la parte attiva nazionalista ha la più cieca fiducia, l'idea nazionale croata; 5) nessun uomo potrebbe prendere anche lontanamente il posto di Pavelic nel sentimento croato; 6) il fatto che Pavelic sia presso di noi salvaguardato in passato e presentemente, lega a noi sentimenti riconoscenti e comprensivi di molta parte di questa popolazione. È certo che se Pavelic non fosse in Italia, noi non avremmo qui alcuna seria base e verosimilmente una corrente irredentista in seno al nazionalismo. È inoltre positivo l'enorme interesse di certi poteri a togliere di mezzo il Pavelic: per tale !'onsiderazione non sembra estranea la cosiddetta fuga presso di noi del note Gagliardi, che secondo la mia ininterrotta convinzione dovrebbe essere, in definitiva, messo ai ceppi senza scampo.

Di tale segnalazione è stata informata la competente Autorità (1).

(l) -Con t. 1217/125 R. del 18 febbraio, ore 18, Lequio aveva comunicato quanto segue: «Questo ministro del Giappone mi ha assicurato aver saputo da fonte sicura che americani sono recentemente riusciti a sbarcare nel Marocco francese armi e munizioni per ingenti quantitativi. Ne Informo questi addetti militari per controlli». (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.

(l) Non rinvenuto.

(l) Questa lettera fu sintetizzata da Anfuso in 11n brevissimo appunto, che reca il visto di Mussolini.

641

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. 1505/132-133 R. Tokio, 27 febbraio 1947, ore 7,45 (per. ore 20).

032) Vostro telegramma n. 105 (1).

Ho veduto Matsuoka ieri, e ho avuto occasione prop1z1a per esprimermi con lui nel senso prescrittomi e nel tono più amichevole. Ho [agito] in pieno accordo con questo mio collega di Germania, che doveva vederlo dopo di me nella stessa giornata. Matsuoka ha tenuto a chiarire che sua pretesa proposta di mediazione non era che una sua replica, che è stata assai male interpretata, ad una comunicazione che Eden gli aveva fatta pervenire tramite Ambasciatore del Giappone a Londra, e nella quale quello che soprattutto lo aveva colpito era accusa che l'azione giapponese, specialmente nei riguardi della mediazione tra Thai e Indocina, tende alla « umiliazione >> dei popoli est Asia. Egli aveva pertanto inteso ribattere accusa, rievocando, e per specifica questione e per ogni altra del genere, oneste e pacifiche intenzioni del Giappone, sulle quali egli aveva già avuto occasione di esprimersi personalmente con Eden nel corso delle loro passate relazioni a Ginevra. Nota confidenziale e personale per Eden essendo stata, in assenza di questi, inopportunamente rimessa a Butler, quest'ultimo ne aveva fatto pubblicamente stato alla Camera dei Comuni, in modo che aveva profondamente indignato Matsuoka. A complicare le cose era poi intervenuta la comunicazione alla stampa del contenuto della nota da parte Ishi, che non era stato autorizzato a fare ciò, e che per tale ragione è stato severamente rimproverato. Matsuoka che mi è apparso molto scocciato del come tutta questa faccenda si è svolta, mi ha aggiunto che non avrebbe mai potuto pensare di proporre seriamente una mediazione qualsiasi senza previo accordo coi Governi alleati, e che, ad ogni buon fine, nel comunicare anche a questo Ambasciatore d'Inghilterra la sua risposta ad Eden, aveva chiaramente precisato che la sua risposta era data a titolo strettamente personale, e che non aveva alcuna relazione con eventuale suggerimento o punto di vista dei Governi dell'Asse Roma-Berlino.

cherà confidenzialmente insieme col messaggio di Eden, allo scopo di dare al Governo fascista una documentazione [completa] di questo affare (1). Gli ho detto anche che un annuncio immediato, anche senza fissazione di data, della sua visita a Roma e a Berlino, avrebbe potuto essere utile (2). In questo punto egli ha manifestato qualche esitazione, motivata col fatto della perdurata incertezza della situazione Thai-Indocina. Mi ha detto peraltro che, ieri appunto, interrogato da questo Ambasciatore degli Stati Uniti di America sul fondamento delle voci e congetture che circolano a proposito questo suo viaggio, avrebbe risposto che effettivamente egli ne ha il progetto che va maturandosi fin dall'epoca della firma del Tripartito. In sostanza Matsuoka dovrà ormai prendere posizione soprattutto dopo annunzio dato delle dichiarazioni di Butler alla Camera dei Comuni il 25 corrente. Per queste ragioni la faccenda finirà forse con l'offrire, nel momento presente, qualche vantaggio. Occorre per altro tener presente che la posizione personale di Matsuoka è attualmente molto difficile, stretto come è fra le disapprovazioni dei suoi avversari e le presioni fortissime dei gruppi politici giapponesi che l'azione anglo-americana ha mobilitato in pieno in questo momento critico.

(133) Mi ha poi vivamente pregato far conoscere al Duce la più assoluta decisione sua personale e del Governo giapponese di rimanere fermamente sulla base del Tripartito. Ho fatto osservare a Matsuoka come, in considerazione interpretazione ufficiale e di stampa data a Washington e a Londra alla sua comunicazione ad Eden, e dopo soprattutto che era annunziata una replica di Churchill -il che faceva definitivamente uscire la corrispondenza dal campo personale -mi sembrasse necessario che, a tagliare corto ad ogni discussione e a ogni dubbio, egli trovasse modo di far luogo a una messa a punto netta e categorica della situazione. Matsuoka mi ha assicurato che pensa chiarirlo non appena in possesso del testo completo della replica di Churchill, che mi comuni

(l) Vedi D. 626.

642

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1492/134 R. Tokio, 27 febbraio 1941, ore 13,07 (per. ore 3,30 del 28). Mio telegramma n. 129 (3).

Delegazione francese ha comunicato risposta negativa a piano di mediazione giapponese dichiarando che il Governo francese non può prendere in considerazione cessione territoriale del genere di quella richiesta. Matsuoka ha fatto le più esplicite pressioni perché questione venga attualmente presa in attenta considerazione sulla base delle sue ultime proposte facendo valere offerta garanzia Giappone. [Si è dichiarato] anche pronto a ritornare sulla sua primitiva idea di esigere dal Thai pagamento di una indennità. A forzare situazione ha fatto infine comprendere che in caso di intransigenza francese Giappone si riservava di denunziare accordo nippo-francese del 30 agosto scorso (mio telegramma

n. 540 del 4 settembre scorso) ( 4), e di riprendere nei riguardi Indo-Cina piena libertà d'azione. Matsuoka ha fatto al mio collega di Germania nuove premure perché Berlino agisca su Vichy nel senso desiderato.

(-4) Non pubblicato.
(l) -Vedi DD. 656, 657 e 658. (2) -Vedi DD. 558 e 595. (3) -T. 1455/129 R. del 26 febbraio, ore 10,26, non pubblicato: riferiva circa l'accettazione incondizionata del piano di mediazione di Matsuoka da parte della delegazione Thai.
643

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 5727/278 P.R. Berlino, 27 febbraio 1941, ore 15,45.

Mio 265 (1).

Mi risulta confidenzialmente che finora da Fuschl non è giunta alcuna reazione circa nostra comunicazione

È però da rilevare insoddisfazione e quasi irritazione per atteggiamento Jugoslavia. Viene tra l'altro osservato che recenti colloqui avuti qui da Ministri jugoslavi non hanno avuto alcun seguito. Seguesi d'altra parte anche con certo sospetto azione jugoslava che sarebbe in atto di un certo coordinamento interbalcanico, comprese Ungheria e Turchia.

Segnalo infine con ogni riserva notizia discreta che da parte germanica si intenderebbe persuadere Grecia cedere senza resistere rinunziando a occupazione alcune zone, specialmente Atene.

644

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. UU. S.N.D. 1488/140 R. Sofia, 27 febbraio 1941, ore 20,30 (per. ore 7,30 del 28).

Sono in grado ora riassumere qui appresso quanto è previsto avvenire qui nei prossimi giorni e come avrà inizio azione tedesca.

l) Sabato mattina l o marzo questo Presidente del Consiglio dei Ministri partirà col mio collega tedesco, in aereo, per Vienna dove subito dopo suo arrivo avrà luogo al Belvedere cerimonia firma adesione Bulgaria al Patto Tripartito. Ministro degli Affari Esteri Popoff, che si dice ammalato, non accompagnerà Filoff, il quale conta essere qui di ritorno nello stesso pomeriggio di sabato.

A Vienna verrà pubblicato comunicato ufficiale circa adesione.

2) Domenica prossima 2 marzo verrà convocato seduta straordinaria Par

lamento Bulgaria al quale Presidente del Consiglio dei Ministri leggerà dichia

razione della cui bozza ho preso conoscenza.

In essa Governo bulgaro informa aver ricevuto da Governo tedesco ri

chiesta far stazionare in territorio Bulgaria sue truppe «per concorrere a con

servare pace nei Balcani». «Compito tali truppe sarà limitato>> e non compro

metterà né politica pace che Sofia ha sempre seguito e che nella recente dichia

razione turco-bulgara ha trovato nuova solenne conferma, né interessi Bulgaria.

Governo tedesco inoltre -continua dichiarazione -ha dato assicurazioni che non verranno menomamente toccate sovranità e prerogative, in ogni campo, della Bulgaria

In tali condizioni e dichiarandosi pronto a reagire nel modo più assoluto qualora da chiunque venisse fatto tentativo contro integrità e linea politica del Paese, Governo bulgaro ha deciso di accedere alla richiesta tedesca.

3) In pari tempo e cioè nella stessa giornata del 2, avrà inizio marcia tedesca destinata concentrarsi subito alle frontiere meridionali.

(l) Vedi D. 630, nota 2, p. 625.

645

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

TELESPR. 640/298. Roma, 27 febbraio 1941.

Da persona vicina agli ambienti Vaticani m1 e stato possibile conoscere qualche impressione causata dai due discorsi di Mussolini ed Hitler.

L'impressione generale è che realmente la situazione dell'Asse oggi -a parte gli episodi particolari di alcuni successi militari -è assolutamente prevalente. Del resto, questa persuasione esisteva anche prima, ed è rafforzata dalla convinzione della impossibilità di intervento dell'America. Questa impossibilità per l'anno corrente è da tutti ammessa. Ma per l'anno successivo -dato che nell'anno corrente la guerra non sia finita -essa sembra egualmente esclusa. Un intervento americano di qui ad un anno significherebbe, infatti, che l'America interverrebbe in un momento in cui dovrebbe sostenere da sola tutto lo sforzo bellico. Questa circostanza aggravata dalla tremenda esperienza che in quest'anno sta facendo l'Inghilterra circa l'efficacia della guerra sottomarina, sembra rendere tanto meno probabile l'intervento americano quanto più il tempo passa (l).

646

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

TELESPR. 641/299. Roma, 27 febbraio 1941.

Ho avuto occasione più volte in passato, riferendo talvolta le dirette parole del Pontefice, di far presente a codesto Ministero quali serie preoccupazioni nutra la Santa Sede per la situazione religiosa in Germania.

Da persona vicina alla Segreteria di Stato mi viene riferito che queste preoccupazioni si fanno sempre più vive poiché le cose in Germania, a giudizio della Santa Sede, sono andate in questi ultimi tempi ancora peggiorando.

Infatti, viene affermato, oggi non si fa più alcun chiasso intorno a campagne antireligiose, ma si continuano a chiudere, silenziosamente e sistematicamente, tutti i conventi ed istituti dell'Austria.

Mi viene aggiunto che queste constatazioni e previsioni confermano sempre più la convinzione della Santa Sede che nel dopoguerra l'unico appoggio sul quale essa potrà contare in seno alle potenze dell'Asse è l'Italia (1).

(l) Il documento reca il visto di Mussollni.

647

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A KABUL, QUARONI

T. S.N.D. 6980/28 P.R. Roma, 28 febbraio 1941, ore 1,15.

Vostro 47 (2).

In base al Vostro telegramma n. 15 (3) si è provveduto a consultare subito Governo germanico ed essendosi con questo convenuto su interesse venuta di Base in Germania ed in Italia, sono state inviate istruzioni agli Ambasciatori dei due Paesi a Mosca affinché compiano opportuni sondaggi presso Governo sovietico per permesso transito.

Il R. Ambasciatore a Mosca telegrafa ora in proposito quanto segue: «Questa Ambasciata di Germania aveva già fatto un passo presso il Commissariato Affari Esteri per raccomandare la concessione del visto di transito a Subhas Chandra Base. Il Commissariato aveva promesso di esaminare la domanda riservandosi di rispondere più tardi, ma si era astenuto da qualsiasi commento. Fino ad oggi la risposta non è stata data. Essendomi consultato col Collega di Germania circa l'opportunità o meno di un mio intervento, Schulenburg ha espresso l'avviso che un mio passo sullo stesso argomento fosse sconsigliabile, perché darebbe soverchia importanza alla nostra richiesta e farebbe forse nascere nell'animo dei sovietici dei sospetti inutili. Meglio, secondo lui, trattare la cosa in modo casuale, come se si trattasse di un piccolo favore che il Governo di Berlino chiede a quello di Mosca. Sono perfettamente d'accordo con Schulenburg su questo punto, tanto più che non ritengo una mia raccomandazione potrebbe influenzare la decisione delle autorità sovietiche. Mi astengo pertanto dall'intervenire» (t. s.n.d. per corriere 5588/584 p.r. del 21 febbraio). Suo eventuale viaggio via Iran verrà preso in considerazione se Governo sovietico si dimostrasse contrario al suo transito. Spiegate quanto precede a Bose, cui farete sapere che ci interessiamo con molta simpatia sua sorte.

46 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

(l) -Il documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 627. (3) -Non rinvenuto.
648

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. s. 1529/144 R. Sofia, 28 febbraio 1941, ore 14,11 (per. ore 9,30 del 1° marzo).

Con giornata di stamani ossia con formale adesione Bulgaria al Patto Tripartito dovrebbe terminare, e felicemente, lunga partita qui giocatasi fra Inghilterra e Asse Roma-Berlino alla presenza di una Russia attivamente diffidente e scontrosa.

Tale partita terminata in «bellezza >> perché la Bulgaria compiendo tale importantissimo atto sotto il naso dello stesso Eden accampatosi ad Angora con suo Capo di Stato Maggiore dimostra, dopo tanti dubbi e tante incertezze non tutti ingiustificati, un coraggio del quale non si può e non si potrà non tener conto.

Occorre infatti non dimenticare che mentre adesione Ungheria e Romania al Tripartito avvenne in un momento relativamente tranquillo e senza che due Paesi fossero soggetti ad imminenti minaccie, Sofia aderisce in tempo estremamente agitato e con anglo-turchi alle porte, ben sapendo come su adesione potrebbe domani significare per essa guerra durissima. Ho accennato a ciò perché adesione Bulgaria al Tripartito e quello che ne seguirà abbiano nella nostra stampa il dovuto risalto e perché qualunque siano ragioni contingenti ed inesorabili dell'adesione, anche amica Italia mostri comprenderne tutto il valore ed il significato.

649

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. UU. S.N.D. 1521/148 R. Sofia, 28 febbraio 1941, ore 14,10 (per. ore 4 del 1° marzo).

Ho veduto ora questo Presidente del Consiglio. Mi ha detto che secondo gli accordi presi con il Comando germanico, le divisioni corazzate tedesche devono aver già iniziato stamane il movimento d'ingresso in Bulgaria. Tutto è stato predisposto perché tale ingresso sia mantenuto a qualunque costo segreto e non giunga alle orecchie inglesi che a cose fatte. Stamane il Presidente del Consiglio prima di me ha ricevuto i miei colleghi d'Inghilterra e di Turchia.

Il primo ha rinnovato le solite minacce, mentre il secondo si è mostrato più calmo ed ottimista. Ambedue non hanno dato l'impressione di essere perfettamente al corrente di quanto già svolgesi e di conoscere specialmente l'adesione della Bulgaria al Tripartito.

Il Paese, calmo, ancora ignora gli avvenimenti. Il Presidente Consiglio dei Ministri mi conferma la sua fiducia circa le reazioni interne e parlamentari.

650.

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1566/123 R. Ankara, 28 febbraio 1941, ore 15,33 (per. ore 16,30). Mio telegramma n. 122 (l).

Nei ricevimenti delle due ultime serate Eden ha conversato con quasi tutti capi-missione qui accreditati ma specialmente con l'Ambasciatore Jugoslavia.

Al Ministro di Bulgaria ha chiesto quali notizie avesse da Sofia.

Avendogli Kiroff risposto che aveva buone notizie, Eden soggiunto: «me ne compiaccio e spero vivamente che non farete ancora una volta una cattiva scelta perché è sicuro che noi guadagneremo con l'aiuto dell'America».

Per dare forza alle sue parole ha preso sotto braccio l'Ambasciatore degli Stati Uniti il quale, piuttosto vaporoso, ha balbettato nel suo idioma qualche parola che Kiroff non ha compreso. Con Ambasciatore dell'URSS, Eden ha avuto colloquio che non è durato più di due minuti.

Non so quello che gli abbia detto ma so che Vinogradoff parlando con altri colleghi dell'arrivo ad Angora dell'Ambasciatore dell'Inghilterra a Mosca ha detto testualmente: « Cripps non è il rappresentante dei Sovieti ». Con l'Ambasciatore Iran Eden si è vantato dell'impresa di Castelrosso esprimendosi in questi termini: «Sotto gli occhi dei nostri amici turchi che guardavano dalla costa abbiamo dimostrato che cosa siamo capaci di fare». In realtà la poco gloriosa impresa di Castelrosso non ha prodotto alcun effetto sui turchi ed anzi c'è chi la considera un errore da parte inglese perché Castelrosso, essendo stato sempre punto di frizione fra l'Italia e la Turchia, può diventare oggi punto di frizione fra Inghilterra e Turchia.

All'Ambasciatore Afghanistan Eden ha ricordato i «tempi felici in cui si incontravano all'albergo della pace a Ginevra». Ambasciatore afghano gli ha risposto: «Adesso tutti gli alberghi della pace sono diventati della guerra, smettetela con questa guerra». Con Ambasciatore Jugoslavia Eden ha avuto colloquio circa due ore sera 26 corrente ed altro lungo colloquio a due salvo errore ieri sera. Noto fra parentesi che Ambasciatore Jugoslavia è giunto in ritardo ieri sera al ricevimento inglese perché era stato prima a pranzo da me. Fino a questo momento non si riesce avere alcuna informazione sui colloqui Eden-Ambasciatore Jugoslavia che si mostra abbottonatissimo.

Tali colloqui sono stati per altro molto seguiti e variamente interpretati.

Nelle varie conversazioni Eden avrebbe dichiarato che Inghilterra non intende mandare truppe in Grecia.

Durante il ricevimento all'Ambasciata d'Inghilterra è stato proiettato film documentante due ultimi successi militari e politici dell'Inghilterra e cioè cam

pagna Africa settentrionale e... (l) l'arrivo di Eden in Turchia. Colleghi miei amici colà intervenuti mi hanno detto che è stato impossibile avere serie conversazioni con inglesi perché erano tutti ubriachi (2).

(l) T. 1559/122 R. del 28 febbraio, ore 13,49, con il quale De Peppo aveva riferito circa i particolari della visita di Eden ad Ankara.

651

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 6004/99 p .R. Buenos Aires, 28 febbraio 1941, ore 18,52 (per. ore 9,30 del 1° marzo).

Ministro Affari Esteri ad interim, Rothe, mi ha detto: l) che Governo argentino era sommamente preoccupato conseguenze che guerra europea e conseguente mancanza tonnellaggio aveva prodotto economia argentina. Che Ministri e autorità interessate si erano in queste ultime settimane più volte riuniti per vedere di porre rimedio a grave situazione e che egli era stato incaricato di informarsi se Governo italiano sarebbe stato in massima disposto a entrare in negoziati con Argentina per cedere o affittare tutte o parte navi italiane qui rifugiate per essere adibite commercio interamericano;

2) che Governo argentino appena conosciuto parere Governo italiano al riguardo avrebbe cercato ottenere da Governo britannico assicurazione che tali navi sarebbero state lasciate liberamente navigare tra i porti americani;

3) che dati rapporti amichevoli esistenti tra Argentina e Italia Governo argentino stimava che questione doveva aver luogo attraverso negoziati amichevoli fra i due Governi e col pieno accordo Governo italiano.

Ho risposto anche che avrei trasmesso a V. E. contenuto conversazione e che mi riservavo di fargli [conoscere] Vostra risposta (3). Che intanto però a titolo personale dovevo dirgli che mi pareva che fatto che nel «commercio interamericano » si erano compresi S.U.A. avrebbe costituito ostacolo, giacché S.U.A. avrebbero dovuto cedere a Inghilterra o adibire a commercio con essa una parte del loro tonnellaggio uguale a quella del tonnellaggio italiano. Rispondendo direttamente mia obiezione Ministro Affari Esteri mi ha detto che Argentina non poteva prescindere da commercio con gli S.U.A. sia perché vi erano alcuni prodotti essenziali a sue industrie, come ferro e carbone, che poteva procurarsi solo negli S.U.A., sia per cercare di sottrarsi a monopolio trasporti imposto di fatto da Compagnie di navigazione nord-americane che non solo avrebbero aumentato tariffe ma avevano stabilito un prezzo di trasporto unico tanto per merci argentine destinate Nord-America quanto per quelle destinate altri porti del continente il che nuoceva grandemente a economia argentina che desiderava e necssitava di esportare in tutti i paesi americani. Nel congedarmi Ministro Affari Esteri ha concluso facendo voti che Governo italiano voglia dare una prova di amicizia a Governo argentino aiutandolo in questa sua grande necessità.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Ritrasmesso a Berlino, Mosca, Belgrado, Budapest e Bucarest con t. per corriere 7532/C P.R. (3) -Per la risposta di Anfuso, vedi D. 689.
652

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1568/125 R. Ankara, 28 febbraio 1941, ore 19,52 (per. ore 13 del 2 marzo).

Circa lunghi colloqui avuti da Eden con questo Ambasciatore di Jugoslavia di cui al mio telegramma n. 123 (l) mi risulta che a domanda rivoltagli dal Ministro di Spagna il Consigliere di questa Ambasciata inglese ha risposto che Inghilterra sta perdendo una dopo l'altra le sue posizioni nei Balcani e cerca almeno di attirare a sé la Jugoslavia.

Da altra fonte molto autorevole mi è stato riferito che l'Inghilterra tenta di ottenere che la Jugoslavia non si impegni a fondo con Asse e non sottoscriva né al Tripartito né ad altro Patto di non aggressione con la Germania di cui si sarebbe macchinato a Salisburgo. Eden avrebbe fatto forti pressioni in questo senso sull'Ambasciatore jugoslavo facendo intervenire opportunamente anche Saracoglu.

653

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 1514/287 R. Berlino, 28 febbraio 1941, ore 22.

Mio telegramma n. 243 (2).

In relazione comunicazione di cui al telegramma di V. E. n. 220 del 21 corrente (3) informo che è stato fatto sapere a Sofia, che aveva fatto nuovamente presente insistenze jugoslave per una dichiarazione jugoslava-bulgara paragonabile a quella accordata con Turchia, che sarebbe opportuno trattare la questione in modo dilatorio.

Mi è stato confidenzialmente aggiunto che finché ancora durano in sospeso note conversazioni con Jugoslavia una dichiarazione del genere non avrebbe ragione (4).

(l) -Vedi D. 650. (2) -Vedi D. 616, nota 1, p. 614. (3) -Vedi D. 616. (4) -Con successivo t.u.s.n.d. per telescr. 1530/295 R. del 1° marzo, ore 14,20, Cosmelli telegrafò ancora: <<In relazione anche conversazione telefonica con Farace, faccio presente che pur non essendo stata data una vera e propria risposta ufficiale a comunicazione da me fatta 21 febbraio di cui al telegramma di V. E. n. 220, debbo ritenere che nostro progetto di telegramma è qui considerato in parte superato e dovrebbe pertanto essere eventualmente aggiornato a ultimi sviluppisituazione e a punti di vista qui espressi ».
654

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 1512/288 R. Berlino, 28 febbraio 1941, ore 21,20.

A parte molte insistenti voci che circolano in proposito in ambienti giornalisti, mi risulta effettivamente che ipotesi, che Grecia accetti occupazione Germania senza combattere, è qui considerata come da non escludere. Risulterebbe che pochissime sarebbero tuttora truppe greche ai confini Tracia. Spostamenti truppe e servizi tedeschi da Romania verso Salonicco che probabilmente comincierà domani avverrà tuttavia molto lentamente anche in considerazione stato strade tuttora pessimo e stagione ancora prematura. Spostamento avverrà con lentezza sufficiente per far riflettere Grecia ai suoi casi, mi è stato detto.

Prevale in complesso grande soddisfazione in questo momento per svolgimento eventi Balcani e persuasione diffusa che sistemati rapporti con Bulgaria non vi saranno complicazioni né con Russia né con Turchia e forse neppure con Grecia. Unico punto un poco oscuro ma con scarse preoccupazioni ormai Jugoslavia.

Anche Segretario Stato Weizsacher nel parlare confidenzialmente su situazione non solo era evidentemente sereno e soddisfatto ma mi ha esplicitamente detto che avvenire prossimo era da considerarsi con tranquillità e che né da Turchia né da Russia erano da attendersi ormai difficoltà.

655

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 5873/291 P.R. Berlino, 28 febbraio 1941, ore 21,25.

Tramite Segretario di Stato Weizsacker, Ministro Ribbentrop ringrazia per informazioni di cui al telegramma di V. E. n. 239 (1). Fa inoltre sapere che note conversazioni iniziate con Ministro jugoslavo al Berghof continuano e che in relazione si è in attesa di una risposta.

Nell'attesa occorrerebbe quindi procedere con unitarietà e suggerisce che ove gli jugoslavi si presentassero di nuovo in Italia, il discorso non venisse ulteriormente approfondito né si considerasse la conclusione di un accordo fino al risultato delle anzidette conversazioni ancora in sospeso. Naturalmente Ribbentrop terrà informati e gradirà essere al tempo stesso informato lui stesso.

(l) Vedi D. 630.

656

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1531/135 R. Tokio, 28 febbraio 1941, ore 22

(per. ore 1,20 del 1° marzo).

Mio telegramma n. 132 (l).

Ecco sunto rimessomi della comunicazione fatta a nome di Eden da questo Ambasciatore d'Inghilterra a Matsuoka, comunicazione che ha provocato la nota risposta di questi, di cui al telegramma n 105 e 114 (2). In tale documento, premesso un cenno limitato relazioni nippo-britanniche immediatamente precedenti a Patto Tripartito, si afferma:

l) che, malgrado si fosse dichiarato che Tripartito era Patto di pace destinato sollevare Giappone dalle sue difficoltà in Cina, attività nipponiche, nonché atteggiamento circoli politici e di stampa, erano state tali da ingenerare impressione che Giappone intenda dominare tutta l'Asia Orientale;

2) che Londra, pur non potendo accettare affermazione che soltanto Giappone è qualificato per mediatore conflitto Estremo Oriente, vi si sarebbe adattata nel caso Thai-Indocina se si fosse trattato soltanto di raggiungere un amichevole compromesso fra le due Parti, mentre preoccupanti informazioni erano giunte al Governo britannico circa concessioni politiche e militari di grande importanza alle quali si mirava da parte giapponese attraverso mediazione;

3) che l'Inghilterra non poteva rendersi conto delle ragioni per le quali si erano diffuse in Giappone previsioni di una imminente crisi in Estremo Oriente, a meno che non fossero spiegabili col supporre che Giappone intendeva sincronizzare una sua azione con offensiva tedesca. Altrimenti Giappone aveva ogni ragione di essere sicuro da ogni minaccia e di rimanere in buoni rapporti con Inghilterra e S.U.A.;

4) che Governo britannico, pur non avendo intenzioni aggressive, non intende sacrificare suoi possedimenti Estremo Oriente all'imposizione di alcuna Potenza ed era deciso a difenderli a oltranza; né era disposto a che solo Giappone avesse il diritto di controllare destino popoli Estremo Oriente. Ciò stante Giappone doveva decidere sua politica. Eden sperava che tale decisione non sarebbe stata nel senso di una politica pericolosa e che, nella sua associazione con Italia e Germania, Giappone non si sarebbe allontanato da quella politica prudente e di buon senso che lo aveva portato all'attuale prosperità e grandezza.

(l) -Vedi D. 641. (2) -Vedi DD. 602 e 617.
657

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1525/136 R. Tokio, 28 febbraio 1941, ore 10,15 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 132 (l). Ecco sunto comunicazione inviata da Churchill a Matsuoka cui testo integrale trasmesso per corriere: «Premesso che Primo Ministro britannico prende atto con soddisfazione assicurazione circa intenzioni pacifiche del Governo giapponese, si ritiene opportuno fare alcune osservazioni sui pretesi preparativi militari inglesi e americani ai quali si è riferito Matsuoka, e ciò nell'intento di eliminare ogni possibile malinteso circa posizione Governo britannico:

l) Un attacco o qualsiasi atto di aggressione britannica contro Giappone è fuori causa e Primo Ministro ritiene altrettanto possa dirsi degli Stati Uniti d'America. Tutti i preparativi militari in corso dei due paesi sono di natura puramente difensiva;

2) Come viene riconosciuto in tutto il mondo Gran Bretagna è entrata in guerra suo malgrado dopo aver compiuto ogni sforzo per scongiurarla Ora che vi si trova impegnata non ha altro pensiero che di condurla a fine vittoriosamente. Naturalmente occorre un certo tempo perché pacifiche comunità dell'Impero britannico possano superare preparativi militari di paesi che da tempo curano loro preparazione bellica. Ma fin da ora si può essere certi che grazie alle loro possibilità e al rapido aumento dei rifornimenti di materiale bellico dagli S.U.A. esse raggiungano entro pochi mesi la superiorità di forze;

3) Matsuoka accenna all'aiuto che l'Inghilterra sta ricevendo dall'America. Primo Ministro fa osservare che detto aiuto è dato per la specifica ragione che battaglia che l'Inghilterra combatte è diretta all'abbattimento del sistema di disprezzo del diritto e di violenza all'estero, e di fredda, crudele tirannia all'interno, che costituisce regime nazista germanico. È questo sistema che popoli Impero britannico, con l'appoggio morale e materiale di tutto il mondo di lingua inglese, sono decisi ad estirpare dal continente europeo;

4) Il signor Matsuoka, mosso da lodevole proposito, ha accennato alla sua disposizione ad agire quale mediatore fra i belligeranti. Primo ministro è sicuro che alla luce di quanto egli ha esposto signor Matsuoka comprende come una questione che non concerne territorio, commercio o qualsiasi motivo materiale, ma l'avvenire dell'umanità non possa risolversi con compromessi o conferenze. Governo britannico proverebbe profondo rincrescimento qualora Giappone e Inghilterra dovessero trovarsi in conflitto, e ciò non soltanto per la memoria degli anni in cui i due paesi erano felicemente uniti da un patto di alleanza, ma anche perché un simile disgraziato sviluppo non servirebbe che ad estendere e prolungare guerra, senza però riuscire nell'opinione del Governo britannico a mutarne esito.

658.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1535/137 R. Tokio, 28 febbraio 1941, ore 11,40 (per. ore 22).

Mio telegramma n. 136 (1).

Matsuoka mi comunica confidenzialmente testo messaggio per Churchill che ha telegrafato stanotte ad Ambasciata del Giappone a Londra, e che rimetterà oggi a questo Ambasciatore britannico. Messaggio dice in sostanza:

l) Nella sua nota comunicazione ad Eden Matsuoka non ha affatto inteso di dichiararsi pronto a mediare nell'attuale conflitto ma unicamente riferirsi alla mediazione presente in corso a Tokio, facendo, nell'occasione, cenno incidentalmente e genericamente ad un personale suo punto di vista diretto a chiarire aspirazione giapponese nei riguardi della pace del mondo;

2) che egli ritiene opportuno reiterare dichiarazioni già fatte in relazione Patto Tripartito.

Questo è stato concluso e rimane come patto di pace diretto a prevenire partecipazione di una terza Potenza al conflitto europeo ed a quello cinese, per limitare così estensione della guerra e facilitare un più sollecito ritorno della pace. Preambolo del Patto riassume principi e scopi Giappone ai quali esso rimarrà assolutamente fedele. Giappone sarà sempre a fianco dei suoi alleati sulla base Tripartito. Sua fedeltà ai patti è stata ampiamente provata dal trattato di alleanza anglo-nipponico;

3) che anche egli deplorerebbe se, per qualche combinazione, Gran Bretagna e Giappone dovessero trovare in conflitto, non solo per la memoria della passata alleanza ma anche perché una simile tragica eventualità minaccerebbe civiltà ed intera umanità.

Sembra che testo messaggio, insieme a quelli delle comunicazioni Eden, Churchill Matsuoka che lo hanno preceduto verranno resi pubblici nei prossimi giorni ove la cosa non incontri opposizione da parte di Londra.

659.

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 1604/071 R. Budapest, 28 febbraio 1941 (per. il 3 marzo).

Markovié, giunto qui 26 corrente, ha proceduto ieri con Bardossy alla firma protocollo per scambio ratifiche patto ungaro-jugoslavo. Come già segnalato è stato dato alla visita grande risalto per solennità accoglienza nonché per ampiezza e calore commenti stampa. Parte Ufficiale soggiorno

Markovié si è chiusa ieri sera con brindisi pronunziati da Bardossy e da lui nei quali, in termini analoghi a quelli già adoperati nel corso del viaggio di Csàky a Belgrado, è stata sottolineata comprensione fra i due popoli come fattore costruttivo pace in Europa sud orientale. Bardossy ha aggiunto che tale comprensione costituirà elemento indispensabile nuovo ordine europeo e contributo alla politica dei «due grandi amici dell'Ungheria: Italia e Germania». Markovié, rispondendo, ha espresso voto che sforzi pacifici in collaborazione con «grandi vicini Italia e Germania>> portino benefici frutti per Ungheria, Jugoslavia e tutta Europa sud-orientale.

Sebbene si sia mantenuto all'incontro carattere di avvenimento interessante essenzialmente rapporti fra i due Paesi vicini, è stato qui rilevato come formula adottata questa volta da Markovié nei riguardi politica dell'Asse appaia meno reticente e più costruttiva di quella da lui usata nei brindisi del dicembre scorso, accostandosi maggiormente a quella ungherese.

Trasmetto a parte testi brindisi e principali commenti.

(l) Vedi D. 641.

(l) Vedi D. 657.

660

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 1606/013 R. Madrid, 28 febbraio 1941 (per. il 3 marzo).

Questo Ambasciatore di Gran Bretagna a nome di Churchill ha, in questi giorni, invitato Serrano Sufier a recarsi a Londra allo scopo di esaminare con Governo britannico problemi vari « connessi con attuale situazione internazionale e con futura pace».

Serrano Sufier ha declinato invito.

661

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (l)

L. P. (2). Obersalzberg, 28 febbraio 1941.

Nehmen Sie zunachst meinen Dank ftir lhren Brief entgegen, ebenso ftir die Ubersendung des Protokolls iiber die Aussprache mit Franco (3). Da ich selbst ein Schrein von Franco (4) erwarte, nochte ich meine Stellungnahme bis dahin noch aufschieben. Wie dem aber auch sei, der langen spanischen Reden und schriftliche Erklarungen kurzer Sinn ist, dass Spanien in den Krieg nicht eintreten will und auch nicht eintreten wird. Dies ist sehr bedauerlich, weil damit

die einfachste Moglichkeit, England in seiner Mittelmeerposition zu treffen, zunachst ausschaltet. Der spanische Entschluss ist aber auch deswegen zu beklagen, weil er uns um die beste Gelegenheit bringt, der franzosischen Schaul{elpolitik ein Ende zu bereiten. Die Erkliirung Francos, dass den Angriff, auf Gibraltar spanische Truppen ftihren wtirden, kann ich nur als eine naive Uberschatzung des Konnens und der Schlagkraft der spanischen Wehrmacht oezeichnen.

Davon abgesehen sehe ich ebenfalls die Situation im grossen jetzt als wesentlich besser an.

l) Auch ich glaube, dass in Albanien die Lage nunmehr als gefestigt beurteilt werden darf.

2) In Nordafrika wird -wenn uns nur noch vierzehn Tage Zeit bleibt ein neuer britischer Versuch, gegen Tripolis vorzustossen, dann mit Sicherheit scheitern. Ich bin Ihnen sehr dankbar, Dice, dass Sie Ihre motorisierten Streitkrafte in Tripolis dem Generai Rommel zur Verftigung stellen. Er wird Ihr Vertrauen sicher nicht enttàuschen. Er wird aber auch -das ist meine Uberzeugung -das Vertrauen und -ich hoffe sogar -die Liebe Ihrer Soldaten in kurzer Zeit gewinnen. Das Urteil, das ich von Oberst Schmundt, der ebenfalls in Tripolis war, tiber seinen Eindruck von den italienischen Soldaten erhielt, war ausserordentlich beruhigend. Er brachte die Uberzeugung mit, dass es ohne weiteres gelingen wird, mit diesen Manne die Situation wieder in Ordnung zu bringen. Dass wir dabei auch mithelfen dtirfen und konnen, ist besonders ftir mich eine aufrichtige Freude. Ich glaube, dass schon das Eintreffen des ersten Panzerregiments eine ausserordentliche Verstàrkung der Lage zu unseren Gunsten sein wird. Der Antransport der Panzerdivision kann dann die Voraussetzung geben ftir weitere Uberlegungen, die ich hoffe, Duce, mit Ihnen personlich beraten zu konnen.

3) Griechenland.

Die nunmehr wohl endgtiltige Befreiung der Donau von der Eisgefahr gab mir die Moglichkeit filr den 28. Februar den Beginn des Brtickenschlages anzuordnen. Ebenso haben sich seit heute frtih eine Anzahl von Flak-Abteilungen in Marsch zu setzen, um den Luftschutz Bulgariens zu verstarken. Mit dem 2. Miirz wird der Einmarsch der ersten Division in Bulgarien stattfinden. Das Aufschliessen bis zur grefhischen Grenze vollzieht sich dann im Laufe der nachsten Wochen. Ich hoffe, dass dadurch schon eine ftihlbare Ent lastung an der albanischen Front eintreten wird. Ich habe zur Zeit noch eine Sorge, Duce. Sie betrifft Ihre Inseln im Dodekanes. Es ware eben doch eine ausserordentliche Erleichterung der Luftkriegsftihrung im ostlichen Mittelmeer, wenn diese Inseln erhalten werden konnten. Ein sicherer Ausbau von Rhodos wtirde wahrscheinlich den Suezkanal fur England endgtiltig verriegeln. Der Verlust von Rhodos wird den Anflug jedenfalls zunàchst sehr stark verlangern. Das Entscheidende aber, Duce, ist die Gewissheit, dass jetzt endlich der Winter vorbei geht und dass damit die nattirlich bedingte Lahmung unserer Operationen aufhort.

Den heutigen Brief abschliessend, mochte ich Ihnen noch mitteilen, dass ich an der tilrkischen Staatsprasidenten Ismet Inoenul einen Brief schreibe in dem ich mitteile, dass das Einrilcken deutscher Truppen in Bulgarien sich nicht gegen die Tilrkei richte und dass ich im Gegenteil ilberhaupt glaube, dass es im interesse auch der Tilrkei liegen wilrde, mit uns ein gutes Verhaltnis herzustellen. Deutschland besitz weder in Bulgarien noch in Rumanien territoriale Interessen und werde sofort nach Bannung der britischen Gefahr je eher umso lieber diese Gebiete wieder raumen. Wenn es Herrn Eden nicht gelungen ist, die tiirkischen Staatsmanner und Soldaten von der nilchternen Beurteilung ihrer eigenen interessen wegzubringen, dann sehe ich auch hier keine Gefahr. Im iibrigen habe wir uns selbstverstandlich auf alles vorbereitet.

Nehmen Sie also meine herzlichsten und kameradschaftlichsten Grilsse entgegen.

ALLEGATO

TRADUZIONE

Accogliete anzitutto i miei ringraziamenti per la Vostra lettera, come pure per l'invio del Verbale sul colloquio con Franco. Poiché io stesso attendo uno scritto di Franco, vorrei rinviare fino a tanto la mia presa di posizione. Ma comunque sia, in breve il senso dei lunghi discorsi spagnoli e delle loro spiegazioni scritte è che la Spagna non vuole entrare e non entrerà in guerra. Ciò è assai spiacevole poiché così è per ora eliminata la più semplice possibilità di colpire l'Inghilterra nella sua posizione mediterranea. Ma la decisione spagnola è da deplorare anche perché essa ci toglie la migliore occasione di porre fine alla oscillante politica francese. Posso definire la dichiarazione di Franco, che l'attacco su Gibilterra sarebbe condotto da truppe spagnole solo come una ingenua sopravalutazione della forza e della potenza offensiva dell'esercito spagnolo.

A parte questo io pure vedo ora la situazione in generale sensibilmente migliorata.

l) -Anch'io credo che ormai la situazione in Albania può essere considerata come stabilizzata.

2) -Nell'Africa Settentrionale -se ci rimangono a disposizione ancora 15 giorni di tempo -sono certo che un nuovo tentativo britannico di avanzare verso Triooli. fallirà. Vi sono assai grato, Duce, per il fatto di mettere a disposizione del Generale Rommel le Vostre truppe motorizzate di Tripoli. Egli non deluderà di certo la Vostra fiducia. Ma egli si guadagnerà anche -è la mia convinzione -in breve tempo la fiducia e, spero, anche l'affetto dei Vostri soldati. Il giudizio datomi dal Colonnello Schmundt, che è stato pure a Tripoli, sui soldati italiani è stato oltremodo tranquillizzante. Egli ha riportato la convinzione che con tali uomini si riuscirà senz'altro a ristabilire la situazione. Che sia concesso anche a noi di aiutarvi, e che lo possiamo fare, è oggetto per me di una gioia sincera. Io credo che il solo giungere del primo Reggimento corazzato costituirà un rafforzamento straordinario della situazione a nostro favore.

L'arrivo della divisione corazzata può poi servire di base per ulteriori riflessioni che io spero Duce, di poter discutere personalmente con Voi.

3) -Grecia. La liberazione del Danubio dal pericolo del ghiaccio, oramai probabilmente definitiva, mi ha fornito la possibilità di ordinare, per il 28 febbraio, l'inizio del gettamento del ponte. Così pure a partire da stamattina devono mettersi in marcia un numero di reparti corazzati, per rinforzare la protezione antiaerea della Bulgaria. Con il 2 Marzo avrà luogo l'entrata della prima divisione in Bulgaria. Il completarsi dello schieramento fino alla frontiera greca, si effettuerà poi nel corso delle prossime settimane. Io spero, che così si verificherà già un sensibile alleggerimento alla frontiera albanese. Ora ho ancora una preoccupazione, Duce. Essa riguarda le Vostre Isole del Dodecanneso. Sarebbe certo una straordinaria facilitazione per la condotta della guerra aerea nel Mediterraneo orientale se queste isole potessero essere tenute. Un forte apprestamento di Rodi probabilmente chiuderebbe in modo definitivo il Canale di Suez per l'Inghilterra. In ogni caso la perdita di Rodi allungherebbe di molto il volo per recarvisi. Ma la cosa decisiva, Duce, è la certezza che ora finalmente l'inverno passa, e con ciò finisce la paralisi delle nostre operazioni causata dalla natura.

Concludendo la mia lettera odierna, desidero ancora comunicarVi che scrivo una lettera al Presidente dello Stato turco Ismet Inonu, nella quale comunico che l'entrata delle truppe germaniche in Bulgaria non è diretta contro la Turchia e che al contrario io sono convinto che sarebbe anche nell'interesse della Turchia di stabilire con noi buone relazioni; che la Germania non ha interessi territoriali né in Bulgaria né in Romania e sgombrerà quanto prima, tanto meglio, quei territori, immediatamente dopo aver allontanato il pericolo britannico. A meno che il signor Eden sia riuscito a distogliere gli uomini di Stato e i militari turchi dal giudicare spassionatamente i loro propri interessi, non vedo anche qui alcun pericolo. Del resto, ci siamo naturalmente preparati a tutto.

Accogliete i mie più cordiali e più camerateschi saluti.

(l) -Ed. in Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 91-93, con differenze formali rispetto alla traduzione letta da Mussolini conservata nell'Archivio del Ministero degli Esteri che si pubblica in allegato. (2) -La presente lettera, rimessa ad Anfuso dal consigliere dell'ambasciata di Germania, fu trasmessa tradotta a Mussolini che si trovava a Bisceglie, per telescrivente alle ore 15,35, mentre il testo tedesco gli venne inviato per corriere. (3) -Vedi D. 623. (4) -Vedi D. 577.
662

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 6019/100 P.R. Buenos Aires, 1° marzo 1941, ore 1,28 (per. ore 12,30).

Miei telegrammi odierni 98 (l) e 99 (2).

Oltre che per considerazioni esposte con mio telespresso aereo inviato ad Anfuso a me sembra che non sarebbe opportuno rifiutare subito e senza discussione proposta Argentina di entrare in negoziati per la vendita o la locazione delle nostre navi, per le seguenti altre ragioni derivanti appunto dalla stessa proposta Argentina:

l o -Durante i negoziati Governo argentino non può logicamente prendere alcuna misura unilaterale e coercitiva;

2° -Qualora si riuscisse, con consenso reciproco, ad arrivare ad un accordo per la locazione di tutte o parte delle nostre navi, per la durata della guerra, le 88.000 tonnellate di navi mercantili italiane oggi rifugiate in Argentina sarebbero conservate all'Italia per 11 dopo guerra. Una considerazione analoga può essere fatta circa eventuale vendita parziale;

3° -Anche ammettendo che una percentuale delle nostre navi riuscisse a prendere la fuga, col nostro rifiuto reciso di negoziare molto probabilmente provocheremmo provvedimenti coercitivi per le rimanenti anche se inutilizzate, giacché in questa ipotesi esse sarebbero, qui o altrove, riparate;

4° -Attuale situazione Argentina è molto grave tanto dal punto di vista politico che da quello economico. Dal punto di vista politico vi è un Governo bicefalo (malattia del Presidente in dissidio col Vice Presidente che non riesce a governare) che fa si che piazza e stampa abbiano più che mai influenza sulle decisioni del Governo. Dal punto di visto economico situazione è quasi angosciosa. Argentina che ha sempre vissuto di esportazione agro-pecuaria ha oggi saldi in vendita, tra carni e cereali, di circa 800 milioni pesos che corrispondono a circa 4 miliardi di lire italiane.

Pertanto qualsiasi nostro atto intempestivo in materia di tonnellaggio potrebbe suscitare in tutto il Paese un profondo movimento anti-italiano (soltanto anti-italiano giacché Germania non ha qui navi mercantili) che Governo argentino potrebbe tacitamente assecondare, ma che noi faremmo bene ad evitare anche perché decisione Argentina ha anche grande peso sulle decisioni anche politiche di tutti i Paesi sud America;

5° -Negoziati, iniziati subito, potrebbero essere abilmente portati per le lunghe. Potremmo eventualmente cercare d'imporre clausole e limitazioni essenziali alla progettata navigazione interamericana delle nostre navi come per esempio, oltre esclusione porti nord americani, quella di qualche altro porto dell'America centrale, insieme richieste di prezzi altissimi e pagamento in contanti, ecc.;

6° -Nostro consenso di massima ai negoziati sarebbe una causa di discordia discretamente gettata tra Argentina e Inghilterra la quale ultima non consentirebbe facilmente a dare assicurazione libera navigazione sia pure interamericana, nostre navi. A questo proposito aggiungo che, a quanto mi viene riferito, esiste già un accordo navale tra i due Paesi per la navigazione delle tre navi ex tedesche, che oggi appartengono al Lloyd Argentino e battono bandiera Argentina. Sarei grato in ogni modo farmi conoscere appena possibile anche in linea generale modo di vedere Regio Governo sia per rispondere Ministro Argentina sia per predisporre, nel caso contrario, qualche urgente misura per l'applicazione delle disposizioni di cui al telespresso segreto n. 41/1108/4 del 19 gennaio u.s. (l) giacché Addetto Navale travasi nord Brasile e non si sa quando potrebbe venire qui per mancanza aeroplani.

(l) -T. s.n.d. 5159/98 P.R. delle ore 18,40, non pubblicato: Boscarelli riferiva di essere stato convocato dal Ministro degi Esteri argentino e annunciava l'Invio di un rapporto segreto per Anfuso circa l'eventuale vendita o locazione delle navi italiane al governo argentino. Tale rapporto non è stato rinvenuto. (2) -Vedi D. 651.
663

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI (2)

'r. S.N.D. PER TELESCR. 1533/296 R. Berlino, 1° marzo 1941, ore 15,30.

Telegramma di V. E. 6692 (3). Ho oggi informato in senso prescritto. Segretario di Stato mi ha chiesto se ritenevo che conversazioni fossero così giunte a un punto morto. Ho risposto

sembrarmi difficile che in realtà per il momento potessero svilupparsi. Egli ha aggiunto che il momento rendeva evidentemente poco attuale scambi di idee su questione Stretti.

In tale occasione mi ha accennato alla convinzione che Russia, pur non rallegrandosi sviluppo situazione Balcani, avrebbe al massimo presentato una protesta o pubblicato una nuova smentita. Come probabilmente già noto a V. E. tra ieri e oggi sono stati gettati due ponti sul Danubio e stamane è intanto cominciato afflusso truppe tedesche da Dobrugia. Confermato che spostamenti saranno più lenti e graduali.

Circa Turchia, anche ultime informazioni sono nettamente rassicuranti e che ci si adatta a situazione. Mi è stato anche detto che è stato ora fatto riferire formalmente ad Angora che Germania intende rispettare territorio turco. Anche tale comunicazione può avere avuto effetto determinante.

Generale soddisfazione per az:one diplomatica compiuta che avrebbe suo coronamento se Grecia cedesse senza combattere.

(1) -Non rinvenuto. (2) -Ed. in M. ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pag·. 134. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione a Berlino del t. 1398/107 R. da Mosca, per il quale vedi D. 634, nota 3.
664

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1580/130 R. Ankara, 1° marzo 1941, ore 17,49 (per. ore 6,30 del 3).

Stamane a mezzogiorno questo Ministro di Bulgaria si è recato da Saracoglu per annunziargli che Bulgaria avrebbe in giornata aderito al Tripartito. Questa decisione non doveva essere considerata diretta contro la Turchia che anzi era nelle intenzioni del Governo bulgaro di attenersi con fedeltà al trattato di amicizia turco-bulgaro ed alla recente «dichiarazione». Saracoglu ha accolto notizia con molta serenità e non ha fatto alcuna osservazione o recriminazione. A Kiroff che gli ha chiesto se la politica del Governo turco subisse qualche modificazione dopo visita di Eden, Saracoglu ha risposto negativamente.

Subito dopo Kiroff, si è recato da Saracoglu l'Ambasciatore di Germania von Papen per ripetere stesse assicurazioni date dal Ministro di Bulgaria. Anche con von Papen Saracoglu si è dimostrato calmo e non ha manifestato alcuna reazione.

665

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA

T. S.N.D. 7345/70 P.R. Roma, 1° marzo 1941, ore 23.

Secondo notizie riservate qui pervenute agenti finanziari e politici angloamericani starebbero sviluppando costì forte azione politica interna per suscitare movimenti oppos1zwne contro Vargas, da essi considerato come massimo sostenitore neutralità latino-americana nel presente conflitto e principale esponente tendenze autoritarie.

Maggiore elemento al servizio anglo-sassone sarebbe codesto Ministro Esteri. Per reagire tale movimento, Generale Dutra avrebbe nello scorso gennaio fatto invadere dalla truppa tipografia San Paolo che avrebbe stampato e diffuso appello antipresidenziale. Scontro sarebbe stato cruento.

Quanto precede per Vostra riservata informazione e per accertamento e controllo (1).

666

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1555/162 P.R. Belgrado. 1° marzo 1941. ore 23,40 (per. ore 6,30 del 2). Personale per S. E. il Capo Gabinetto.

Nota persona (2) mi prega comunicarti che ha avuto lungo colloquio con principale personalità cui doveva riferirne. Colloquio non è stato ancora decisivo. Sostanzialmente personalità ha approfondito i vari punti con grande interesse dichiarando infine che si era alla vigilia importanti decisioni. Nota persona, nel riconfermare atmosfera generale favorevole, afferma pure aver avuto impressione che decisione sia stata già raggiunta in pectore, ma che per circostanze del momento si vuole attendere ancora a dichiararla. Circa modalità previste, potrò indicare ad ogni modo che si preferirebbe discorso a intervista atta a dichiarazioni Stampa. Colloquio secondo indicazioni persona medesima era precedente ultimi sviluppi relativi Bulgaria avendo avuto luogo ieri l'altro sera (3).

667

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1560/163 R. Belgrado, 1° marzo 1941, ore 23,40 (per. ore 6,30 del 2).

Notizia adesione Bulgaria Patto Tripartito per quanto già scontata (ma altrettanto temuta) prodotto enorme impressione in questo Paese. È visibile sbandamento di fronte crollo illusioni così tenacemente mantenute e cerchio che si chiude. Non manca nemmeno oggi prevalenza consueto partito militare. Senza tener conto insistenti voci mobilitazione non controllata, è accertato intensificato ritmo misure militari. Anche prima notizia era riamorata voce prossimo viaggio Principe Reggente in Germania. Voce oggi è più insistente. Stessa Legazione Germania non esclude viaggio, ma lo indica anzi come probabile.

Secondo notizia data Addetto Militare dal suo collega tedesco, passaggio_ truppe tedesche in Bulgaria è già iniziato. Sintomatico è sbigottimento-ambienti i:n·glesi ed americani nonché spavento di quelli ebraici.

In generale vi è diffusa ed ansiosa sensazione che anche per Jugoslavia tempi si stringono e si accelerano.

(l) -Per la risposta di Sola vedi D. 673. (2) -L'avvocato Stakié: vedi D. 630. (3) -Ritrasmesso a Berlino con t. per corriere 7521 P.R. del 3 marzo, ore 18.
668

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI BULGARIA, FILOFF

L. 1/01335. Vienna, 1° marzo 1941.

Ho l'onore di riferirmi alle conversazioni che si sono svolte in occasione dell'adesione della Bulgaria al Patto Tripartito (l) e di confermarVi, in nome del R. Governo, l'accordo intervenuto tra i Governi delle Potenze dell'Asse ed il Governo bulgaro sul fatto che, nel quadro della nuova sistemazione delle frontiere nei Balcani. la Bulgaria deve ottenere uno sbocco sul mare Egeo, che si estenderà approssimativamente dalla zona dove sfocia la Struma, ad ovest, fino alla zona ove sfocia la Maritza, ad est.

Ho l'onore di pregarVi di voler considerare la presente comunicazione come strettamente segreta e di non renderla di pubblica ragione senza preventivo accordo con i Governi delle Potenze dell'Asse.

669

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 6086/65 R. Kabul, 2 marzo 1941, ore 18,50 (per. ore 16,50 del 3).

Vostro 28 (2). Ho fatto a Bose comunicazione del caso: egli è stato molto soddisfatto perché cominciava temere che noi non ci interessassimo al suo caso.

Per quanto posso giudicare di qui non sono molto ottimista circa possibilità ottenere dal Governo dell'U.R.S.S. autorizzazione richiesta. Rivoluzionari indiani che passano clandestinamente in Russia sono molti e generalmente loro permanenza colà dura pochi giorni. Ho impressione vi siano ditllcoltà di politica interna comunista in relazione atteggiamento Bose di fronte sezione filo-comunista del Congresso. Comincio intanto preparare quanto è necessario per tl suo viaggio attraverso Iran in modo che quando me ne comunicherete ordine egli possa partire senza ritardo.

Mi permetto ripetere che sua situazione qui è molto ditllcile; oltre polizia afghana Kabul è piena agenti inglesi che potrebbero scoprirlo ed anche tentare sopprimerlo. Ho cercato trovargli nascondiglio sicuro ma inutilmente: per

47 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

sone di cui potremmo fidarci fanno difficoltà prendere in casa un indù. Se Governo afghano venisse sapere sua presenza qui sarebbe poi estremamente difficile farlo proseguire per Europa.

(l) -Per il testo del protocollo pubblico di adesione della Bulgaria vedi MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI, Trattati e convenzioni jra l'Iialia e gli altri Stati, vol. 57" Roma, 1952, pp. 70-71. (2) -Vedi D. 647.
670

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. R. 1608/156 R. Sofia, 2 marzo 1941, ore 22,15 (per. ore 10,15 del 3).

Seguito mio 155 (1). Re Boris mi ha oggi convocato per esprimere sua soddisfazione per avvenuta adesione Bulgaria al Tripartito.

Egli appariva aver particolarmente gradito caloroso e personale telegramma inviatogli dal Duce (2) e ha ricordato in proposito le conversazioni di Palazzo Venezia (3).

Sovrano mi è sembrato non nervoso e oramai deciso della via prescelta.

Si augura che l'atto della Bulgaria possa essere il primo di un inizio «primaverile» che marcherà il successo Asse. Egli si domanda ora sopratutto cosa farà la Grecia. Mi ha informato infine che egli riceverà questa sera mio collega britannico del quale già si attende le vane recriminazioni (4).

Ho poi assistito seduta Parlamento che è andata bene.

Soltanto 18 deputati opposizione parlamentare cercato presentare una mozione per una politica neutralità e contraria a nota dichiarazione Presidente del Consiglio su ingresso truppe tedesche. Ma schiacciante maggioranza ha fatto togliere tra applausi la seduta.

Truppe tedesche sono ovunque presso Sofia. Piccoli nuclei entrati anche in città sono oggetto simpatia curiosità da parte della folla.

671

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S.N. Roma, 2 marzo 1941.

In relazione all'odierno telegramma di Belgrado (5) Vi informo, Duce, che, secondo le istruzioni da Voi impartitemi, in risposta al telegramma di Ber

lino {1), che per ogni buon fine allego, avevo fatto pervenire alla R. Ambasciata in Berlino, la seguente comunicazione: «Vostro 291.

Assicurate costà che Duce concorda >> (2).

Se Voi lo credete opportuno, per aderire a quanto ci è stato detto da parte tedesca, potrei telegrafare a MameU che trovi la maniera di far segnare a Stakié una battuta d'arresto senza peraltro fargli abbandonare le trattative.

672.

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI

T. S.N.D. 7510/112 P.R. Roma, 3 marzo 1941, ore 17,30.

Personale per Mameli.

Si è preso atto di quanto da Voi riferito con telegramma n. 162 (3).

Tenete tuttavia presente negli eventuali ulteriori contatti con la nota persona -che in ogni caso non bisogna sollecitare -che recenti avvenimenti nei Balcani consigliano per il momento di segnare una battuta d'arresto nelle trattative, senza tuttavia abbandonarle.

Regolatevi quindi in conseguenza comunicando che Duce è assente da Roma e valendovi intanto di tale argomento (4).

673.

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 7451/001 P.R. Rio de Janeiro, 3 marzo 1941

(per. il 16).

Vostro n. 70 (5).

Invasione tipografia di un piccolo giornale, per ordine Ministro Guerra Generale Dutra, avvenne tre settimane or sono a Rio, non S. Paolo, senza spargimento sangue. È perfettamente esatto che antinomia fra politica Vargas e quella Roosevelt (da questa Ambasciata più volte sottolineata) è sfruttata da agenti anglo-americani con manovre dirette contro Presidente Vargas, specialmente in ambienti a lui avversi a San Paolo.

Ho più volte fatto pervenire al signor Vargas per un tramite di mia fiducia le informazioni in mio possesso su tali manovre che per verità sono state finora piuttosto basate su una opera di denigrazione fondata su dicerie e spargimento false notizie.

674.

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. U.S.N.D. PER TELEFONO 1633/242 R. Bucarest, 4 marzo 1941, ore 16.

Generale Antonescu mi ha informato a titolo confidenziale e con preghiera di mantenere segreta sua comunicazione, che partirà domani mattina per Vienna per incontrarsi con Maresciallo Goering.

Antonescu ha soggiunto che scopo del suo viaggio è queilo di trattare con Goering questioni economiche interessanti due paesi con particolare riguardo industrie belliche romene e rifornimenti di materie prime della Romania, sebbene sia probabile che anche altri argomenti vengano toccati nel corso della conversazione.

675.

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 1639/312 R. Berlino, 4 marzo 1941, ore 17,20.

Mio 300 (1).

Informo ad ogni buon fine che g:usta voci attendibili ma non controllabili in realtà vi sarebbe stato un avvertimento indiretto alla Grecia perché ceda entro 15 marzo. Ufficialmente si nega però come già segnalato ieri esistenza qualsiasi ultimato.

Vi è sempre viva aspettazione e desiderio capitolazione e ho impressione che, malgrado notizie da Londra, sussiste tuttora fiducia che ciò possa avvenire.

Ambasciatore di Turchia è stato poi ieri pomeriggio da Segretario di Stato ma di sua iniziativa. Segretario di Stato mi ha detto che visita era informativa e che ne ha tratto impressione nettamente favorevole. Anche notizie da Ankara sono buone. Circa Russia, permane tranquillità e certezza poiché tutto, come previsto, si limiterà noto comunicato già in complesso scontato.

676.

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1683/143 R. Ankara, 4 marzo 1941, ore 21,56 (per. ore 17,40 del 5).

Mio telegramma 139 (2).

L'aeroplano è arrivato stamane ad Angora con un corriere speciale latore di un messaggio del Fiihrer per il Presidente della Repubblica.

Von Papen mi ha informato che ha già rimesso ad Ismet Inonu il messaggio contenente assicurazioni sulle disposizioni della Germania nei riguardi della Turchia. Germania non ha nessuna rivendicazione né politica né territoriale verso la Turchia e però la discesa delle truppe tedesche nei Balcani non è affatto diretta contro di essa.

Ismet Inonu, che sembrava attendere con un certo allarme l'annunziato messaggio, lo ha letto attentamente manifestando suo compiacimento ed aggiungendo che lo avrebbe passato al suo Governo per l'esame. Ha pregato von Papen di ringraziare a suo nome il Filhrer. Ha poi proposto diramare comunicato ufficiale, al che von Papen che non aveva istruzioni in merito si è schernito; ma il Presidente gli ha fatto notare la circostanza che già radio Londra aveva data stamane notizia arrivo di uno speciale corriere tedesco Angora e von Papen ha finito con accedere. Comunicato sarà pubblicato stasera.

Nel corso deHa conversazione Ismet Inonu ha detto a von Papen che mobilitazione decretata in Bulgaria lo preoccupava vivamente. Von Papen gli ha risposto escludendo che misure adottate dalla Bulgaria possano valere contro la Turchia, specialmente dopo la recente dichiarazione firmata ad Angora.

Ismet Inonu ha anche chiesto a von Papen che cosa intende fare la Germania ora che truppe sono arrivate confine greco. Von Papen gli ha risposto che alla Germania interessano non i greci bensì gli inglesi e che Reich intende battere questi ultimi dovunque si presentino. Ismet Inonu ha soggiunto non risultargli vi fossero truppe inglesi in Grecia e von Papen ha risposto già ve ne sono ed altre potrebbero esservi avviate, come si può desumere anche dai viaggi di Eden e di Dill.

Ismet Inonu ha congedato von Papen dicendogli che la Turchia farà tutto il possibile per evitare la guerra con Germania.

(1) -T. r. 1582/155 R. del 2 marzo, ore 18,20, non pubblicato: riferisce circa la presentazionealla Camera bulgara del Patto Tripartito. (2) -Mussolini aveva inviato a Re Boris il seguente telegramma (T. 48 R. del 1° marzo, ore 20,10): «Permettetemi Maestà di dirVi che considero la giornata di oggi come straordinariamente importante per la storia e l'avvenire della Bulgaria. Questa decisione logica e coraggiosa allinea la Bulgaria con le forze che domani vittoriose creeranno il nuovo ordine europeo. Nel ricordo dei nostri colloqui degli anni passati desidero esprimervi, Maestà, 1 miei devoti ossequi e saluti ». (3) -Queste conversazioni avevano avuto luogo durante la visita compiuta da Re Boris a Roma nel gennaio del 1939. (4) -Vedi D. 680. (5) -Vedi D. 666. (l) -Vedi D. 655. (2) -Trasmessa con t. 7184/261 P.R. del 2 marzo. (3) -Vedi D. 666. (4) -Il presente telegramma fu comunicato anche a Berlino con t. per corriere 7521 P.R. del 3 marzo, ore 18. (5) -Vedi D. 665. (l) -Con t. 1607/300 R. del 3 marzo, non pubblicato. Cosmelli aveva comunicato essere privadi fondamento la notizia di un ultimatum tedesco alla Grecia. (2) -Con t. s.n.d. 1638/139 R del 3 marzo, ore 21, De Peppo aveva comunicato che von Papen era in attesa di un corriere speciale latore di istruzioni circa un messaggio per il Presidente della Repubblica relativo al passaggio delle truppe tedesche in Bulgaria.
677

IL VICE DIRETTORE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, GUARNASCHELLI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI

APPUNTO S.N. Roma, 4 marzo 1941.

Il Segretario tedesco Doertenbach, in data 3 corrente, mi ha detto che l'Ambasciata di Germania ha ricevuto un telegramma del suo Governo, nel quale si fa presente che Tewfick-el-Sciakir ha affermato a Berlino che la dichiarazione itala-tedesca a favore dell'indipendenza dei Paesi Arabi del 5 dicembre scorso ha un contenuto più limitato della lettera scritta nel luglio scorso a Gailani dal Ministro Gabbrielli. Il Governo tedesco è già al corrente che il Ministro Gabbrielli non era autorizzato a fare alcuna comunicazione scritta. Comunque Woermann chiede di avere possibilmente il testo della lettera di Gabbrielli, o quanto meno chiarimenti sul suo contenuto.

Doertenbach ha sollecitato possibilmente una risposta per oggi 4 marzo. Si potrebbe dare a Doertenbach la seguente risposta verbale: Nel luglio scorso, in relazione a preoccupazioni sulle sorti dei Paesi Arabi manifestate al R. Ministro a Bagdad dal Primo Ministro Gailani in occasione

del viaggio di Nuri Said ad Ankara (1), venivano date istruzioni al Ministro Gabbrielli di esprimersi con Gailani nel senso che l'Italia, coerentemente alla politica sinora seguita, mira ad assicurare l'indipendenza e l'integrità territoriale dei Paesi Arabi del Levante (2). Tale concetto era del resto già stato ripetutamente affermato nelle radiotrasmissioni dedicate ai Paesi Arabi.

Il Ministro Gabbrielli assicurava di aver eseguito le istruzioni impartitegli ed aggiungeva che il Ministro Gailani gli aveva espresso il desiderio che fosse fatta una comunicazione ufficiale nella quale si prendesse posizione a favore dell'indipendenza e integrità territoriale dei Paesi Arabi del Levante (3).

Veniva replicato al Ministro Gabbrielli che l'Italia confermava la linea politica costantemente seguita a favore dell'indipendenza dei Paesi Arabi del Levante; ma che non sembrava opportuno mettere per il momento nulla per iscritto. La linea politica italiana era del resto ripetutamente espressa a mezzo delle radiotrasmissioni dedicate ai Paesi Arabi (4).

Successivamente, nel settembre, a seguito di richiesta dell'Ambasciatore di Germania a Roma veniva telegrafato a Gabbrielli di chiarire se fosse stata da lui o meno rilasciata una dichiarazione scritta (5).

Gabbrielli precisava di aver consegnato al Primo Ministro Gailani due righe in forma strettamente personale (6).

Il carattere personale di tale comunicazione è confermato dalle successive richieste del Primo Ministro iracheno che si emanasse un comunicato o dichiarazione ufficiale circa l'atteggiamento nei riguardi del Paesi Arabi (7); ciò che poi avvenne in data 5 dicembre, a seguito della prima visita di Tewfickel-Sciakir a Berlino (8).

Il testo della lettera personale inviata da Gabbrielli al Primo Ministro iracheno non è stato comunicato dalla R. Legazione a Bagdad al R. Ministero. Viene richiesto per telegramma (9).

678

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 1704/074 R. Budapest, 4 marzo 1941 (per. il 6).

Ministro Affari Esteri mi ha detto che Markovic gli avrebbe parlato in maniera alquanto evasiva e reticente della sua visita in Germania. Fuehrer avrebbe affermato che Germania non avrebbe nulla da chiedere alla Jugoslavia, né attraversamenti di truppe e neppure mezzi ferroviari per trasporto

materiali. Gli avrebbe quindi lungamente parlato vedute tedesche riorganizzazione europea, affermando che a tutti gli Stati continentali conveniva orientarsi secondo tali vedute. Ha inoltre accennato che Stati sottoscrittori tripartito avrebbero avuto particolare titolo discutere formule coUaborazione: sarebbe questo solo accenno corso rispetto predetto accordo. Avrebbe altresì dichiarato essere a conoscenza che truppe britanniche starebbero filtrando in Grecia e che da parte tedesca non potrebbe consentirsi tale nuovo tentativo continentale dell'Inghilterra.

Circa altre questioni discusse da Ministro Affari Esteri jugoslavo con questo Governo, mi ha confermato quanto già riferii col mio telecorriere n. 072 (1). Mi ha soggiunto che da parte jugoslava davasi segno, specie per le questioni minoritarie, di evidente ma tuttora generica buona volontà.

(l) -Vedi serle IX, vol. V, D. 111. (2) -Vedi serle IX, vol. V., D. 133. (3) -Vedi serle IX. vol. V., D. 205. (4) -Vedi serie IX, vol. V, D. 249. (5) -Vedi serie IX, vol. V, D. 589. (6) -Vedi serie IX. vol. V, D. 614. (7) -Vedi DD. 74, 97, 119. (8) -Vedi D. 221. (9) -Con t. s.n.d. 7629/63 P.R. del 4 marzo, ore 23, Buti telegrafò a Gabbrie!ll quanto segue: «Vostro telegramma del 19 settembre 1940, n. 91 via Teheran. Per regolarità di carteggio prego inviare per corriere lettera personale di cui trattasl >>.
679

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. ~-D. PER TELEFONO 1669/179 R. Belgrado, 5 marzo 1941, ore 13,45.

Mio telegramma n. 163 in data l o corrente (2).

Informazioni riservate indicano che Principe Paolo e Ministro Corte Centich sono partiti ieri per Brdo in Slovenia. Vera meta viaggio sarebbe tuttavia Germania. Ministro di Germania li raggiungerebbe da Zagabria ove trovasi attual

mente. Tali notizie non hanno potuto essere ancora controllate ma pervengono da fonti degne massima attenzione.

680

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1692/174 R. Sofia, 5 marzo 1941, ore 14 (per. ore 6,20 del 6).

Stamane come era qui già previsto questo Ministro di Gran Bretagna ha chiesto udienza a questo Presidente del Consiglio e gli ha presentato nota con la quale si fa conoscere decisione dell'Inghilterra di rompere relazioni con Bulgaria.

Ne ho spedito testo per Stefani. Egli con gesto poco protocollare e che ha urtato i bulgari, prima recarsi fare sua comunicazione, ha letto pubblicamente nota ai giornalisti ing-lesi e

americani. Nella nota notevole circostanza che si parla soltanto della Grecia senza alcun accenno a Turchia. Piuttosto grottesca affermazione che il Governo bulgaro ha rotto ieri relataonl con Belgio, Polonia, Paesi Bassi.

Grandissima maggioranza nota infatti che soltanto per cortesia Governo bulgaro aveva fatto nominalmente qui sopravvivere quelle rappresentanze diplomatiche con le quali da tempo memorabile ogni pratico rapporto era interrotto. Paese calmissimo.

(l) -T. per corriere 1605/072 del 28 febbraio, non pubblicato. (2) -Vedi D. 667.
681

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI

L. R. P. 1/953. Roma, 5 marzo 1941.

Da Zagabria sono pervenute a questo Ministero le notizie riferite nell'appunto che ti rimetto in copia per tua riservata personale conoscenza (1).

Tanto per informazioni sullo stato effettivo delle cose quanto per controllo nell'attendibilità della fonte informativa, ti sarei grato di volermi far conoscere il tuo pensiero circa quanto è contenuto nel rapporto qui allegato e fino a che punto esso rispecchi la reale situazione costà.

682

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER CORRIERE 1761/0121 R. Belgrado, 5 marzo 1941 (per. il 7).

Vostro n. 112 (2).

Nota persona è venuta oggi spontaneamente a vedermi per dirmi che gli sono state promesse comunicazioni importanti fra qualche giorno, al ritorno personalità principale che anch'egli ha affermato attualmente assente. Riteneva anche dal canto suo che meta viaggio quest'ultima fosse quello già riferito sia precedentemente che con segnalazione odierna pur senza esserne assolutamente certo.

In conclusione scopo principale visita era evidentemente assicurarmi -con argomenti molto elaborati e del tutto soggettivi -~ che note trattative non gli appaiono ostacolate ma anzi facilitate da ultimi avvenimenti. Non vi è stata alcuna concreta proposta.

Non ho avuto pertanto bisogno usare argomentazioni particolari per mantenere contatto odierno su conversazione intermedia di attesa (3).

(l) -Non pubblicato: per il suo contenuto si veda !l D. 714. (2) -Vedi D. 672. (3) -Un'annotazione marginale dice: «Visto dal Duce».
683

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 53/70 R. Roma, 6 marzo 1941, ore 0,35.

Mio 16 (1).

Con prossimo corriere Vi invio i progetti di accordi commerciali da stipu

lare con U.R.S.S., unitamente ad un rapporto illustrativo per vostro uso per

sonale (2).

Copia dei predetti Accordi sarà consegnata per conoscenza a quest'Amba

sciatore sovietico non appena mi comunicherete che Vi sono pervenuti i progetti.

Nel presentarli a codesto Governo fate presente che se a suo avviso essi

formano una base di discussione sarà senz'altro inviata una delegazione.

Qualora però dovessero esservi osservazioni di una certa importanza sa

rebbe opportuno venissero preventivamente concordate in modo da intavolare

le trattative su una base concretata almeno nelle linee generali.

684

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. U. 1730/150 R. Tokio, 6 marzo 1941, ore 10 (per. ore 15,30).

Mio telegramma n. 149 (3).

Desumo che dato che negoziati per mediazione Thai Indocina si sono prolungati oltre termine previsto, Matsuoka mi domanda modificare suo programma rinviando partenza da frontiera russa al giorno 13 corrente. Egli giungerebbe quindi a Roma soltanto il 28 o 29 corrente. Testo comunicato che verrà diramato qui alla stampa non appena concluso accordo circa mediazione è seguente: «Il Ministro degli Affari Esteri Signor Matsuoka si recherà prossimamente in visita in Germania e Italia per scambio personali felicitazioni ed incontrarsi con gli uomini di Stato di Germania e Italia in relazione alla conclusione del Patto Tripartito. Tale viaggio era stato progettato fra i tre Governi al momento della conclusione del Tripartito ma doveri improrogabili del Ministro degli Affari Esteri gli avevano fino a questo momento impedito di realizzarlo. Ministro Esteri si varrà dell'occasione opportuna per compiere un personale esame della situazione europea».

Con questo mio Collega di Germania abbiamo molto insistito per un comunicato più categorico ed attuale. Ma Matsuoka è stato irremovibi:le, nella JJreoccupazione delle ripercussioni e dell'interpretazione anglo-americana del

suo viaggio. Comunicato da parte nostra e tedesca non è necessario (dico non è necessario) sia redatto identicamente. Si desidera qui per altro che esso tenga conto intonazione comunicato Giappone. Mi risulta Ambasciatore di Germania suggerirà a Berlino inserire nel comunicato tedesco un accenno al fatto che è questa la prima visita in Europa di un Ministro Esteri giapponese dalla pace di Portsmouth.

(l) -Vedi D. 430, nota 3. (2) -Non pubblicati. (3) -T. 1648/149 R. del 4 marzo, ore 20,10, non pubblicato: riferiva circa l'arrivo di Matsuoka a Roma, previsto per il 25 marzo.
685

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1766/151 R. Tokio, 6 marzo 1941, ore 11,30

(per. ore 2,15 del 7).

Mio telegramma 142 (1).

Mi riferisco telegramma Stefani speciale n. 1284 che annunzia accettazione in linea di massima della mediazione giapponese da parte Thai e Indocina. Comunicato ha potuto essere diramato fin da oggi avendo delegazione francese ritirato sue riserve circa concessioni territoriali e rinunziato alla demilitarizzazione completa delle zone cedute. Rimangono ancora da discutere e da sistemare questioni di dettaglio relative alla demarcazione della nuova frontiera. Inoltre da parte francese è stata chiesta una precisazione della garanzia giapponese. In relazione alla scadenza dell'armistizio che avrà luogo domani 7 corr. a mezzogiorno, è prevedibile un ulteriore comunicato giapponese prima di quell'ora constatante in termini definitivi che non mancherà l'accordo raggiunto. È possibile che alcune sistemazioni rimangano da definire ulteriormente. Ciò dovrebbe essere compito degli esperti in modo permettere a Matsuoka di assentarsi alla data indicata nel telegramma mio 159 (2).

686

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1743/88 R. Bagdad, 6 marzo 1941, ore 15,50 (per. ore 18).

Mentre perdurano incertezze situazione interna Iraq si fanno più appariscenti preparativi inglesi occupazione paese, attività di quest'Ambasciata britannica ha sempre più libero campo contro di noi.

Imbavagliati pochi giornali indipendenti, solita stampa prezzolata domina incontrastata. II paese è inondato opuscoli e manifestini che attaccano volgarmente Italia e suo Esercito.

Notiziari propagandistici inglesi con traduzione araba danno un quadro offensivo nostra guerra Libia Albania Abissinia.

Radio Bagdad ripete quotidianamente menzogne radio nemiche.

Al Senato l'anglofilo ex Presidente Consiglio ha preteso denunziare «reclutamento stranieri che circolano Iraq per insidiare unità nazionale >> facendo chiaramente allusione Italia. Controlli dell'Intelligence Service sui membri della Legazione e della sede hanno fatto intorno a noi quasi completo isolamento. Mi sono finora astenuto da qualsiasi protesta: 1°) -perché miei passi nella situazione attuale non avrebbero nessun pratico risultato;

2°) -perché termini energici di una protesta necessariamente comporterebbero Governo Iraq rottura diplomatica con l'Italia.

Prego volermi far conoscere se approvate tale mio atteggiamento o se debba esserne impiegato uno diverso (1).

(l) -T. 1630/142 R. del 3 marzo, ore 7,50, non pubblicato: riferiva circa le riserve espresse da Vichy. (2) -Vedi D. 684.
687

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S.N. Roma, 6 marzo 1941.

L'Ambasciatore di Germania è venuto stamane a comunicarmi che il Reggente Paolo è stato ricevuto dal Ftihrer, al Berghof. martedì 4 corrente. Il FUhrer si riserva di scriverVi personalmente per informarVi, Duce, sull'esito del colloquio. La notizia è tenuta segreta.

688

IL DOTI'OR PAVELIÉ, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. . .. , 6 marzo 1941.

Secondo notizie pervenutemi dopo il ritorno del primo ministro e del ministro degli affari esteri jugoslavo dalla Germania, la reazione da parte della popolazione serba e da parte dei circoli politici serbi era molto sfavorevole alla eventuale politica di collaborazione coll'Asse e particolarmente sfavorevole alla idea di aderire al Patto Tripartito e alla concessione di passaggio delle truppe dell'Asse attraverso la Jugoslavia. Anzi, la mobilitaizone di riservisti, che era già in corso, fu subito dopo il suddetto ritorno accelerata ed intensificata.

L'adesione della Bulgaria al Patto Tripartito e l'ingresso delle truppe germaniche in Bulgaria, comunque prevista dallo stato maggiore serbo, ha provocato

QUanto nei ranghi dell'Esercito tanto nei circoli politici governativi, un enorme nervosismo perché avvenuto prima di quello che si aspettava.

Tra la popolazione serba e quella di orientamento jugoslavo, assolutamente contraria all'Asse si guardava non soltanto verso la reazione inglese, ma sopratutto si aspettava la reazione della Russia, nella quale quella popolazione vede sempre la tradizionale grande protettrice slava dei popoli balcanici. Ora, dopo la dichiarazione russa, l'agitazione è diventata ancora più grande e perciò la decisione del governo di richiamare sotto le armi la quasi totalità dei riservisti, avvenuta proprio negli ultimi giorni, ha avuto in Serbia e fra i Serbi generalmente un'approvazione generale in modo che l'affluenza dei richiamati serbi si sta svolgendo efficacemente.

Tra la popolazione croata in tutto ciò si vede soltanto avvicinarsi il momento dell'ora decisiva tanto aspettata e desiderata da anni, e del prossimo collasso dell'ultimo baluardo versaillista e della prossima fine del mostruoso «misto composito» statale, che fu creato per opprimere la nazione croata e per fastidiare in perpetuo la nazione italiana.

Perciò in qualunque modo si svolgeranno gli eventi, il popolo croato, sotto la guida dell'idea e dell'organizzazione Ustasa guarda tranquillamente e con massima fiducia verso il prossimo avvenire.

Mi permetto di accludere alcune notizie pervenutemi dalla patria (1).

(l) Anfuso rispose con t. 8394/68 P.R. dell'll marzo, ore 21: «Approvo vostro atteggiamento>>.

689

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI

T. S.N.D. 7848/71 P.R. Roma, 7 marzo 1941, ore 0,30.

Vostri 99 e 100 (2).

Abbiamo esaminato con la maggior attenzione proposta che Vi è stata fatta da codesto Ministro Aggiunto degli Affari Esteri. Nostre direttive di massima sono, come sapete, molto precise: Governo italiano intende cioè in modo assoluto evitare che nostre navi rifugiate in porti neutri siano direttamente o indirettamente utilizzate dal nemico o a vantaggio del nemico. Le motivazioni di tali direttive sono evidentissime. La procedura con cui codesto Governo ha abbordato il problema (negoziati amichevoli fra i due Governi e col pieno nostro accordo) dimostra del resto che di ciò Argentina si rende pienamente conto. Ciò premesso aggiungiamo che il gravissimo pregiudizio arrecato al commercio dei neutri dall'arbitrio britannico ci è naturalmente noto. Pregiudizio e arbitrio che i neutri accettano del resto con remissività. Siamo comunque animati verso codesto Paese dalle migliori intenzioni, nonostante la violenza della campagna condotta da mesi contro di noi dalla stampa, radio, leggi restrittive contro le nostre collettività ecc. Ed è soltanto per dimostrare concretamente tali nostri propositi che il R. Governo si è indotto a deflettere, nella misura del possibile,

dalle direttive suddette. Col successivo telegramma (l) Vi sono comunicate le istruzioni concordate coi Ministeri interessati circa proposte argentine. Vorrete sopratutto sottolineare, all'inizio delle trattative, quanto precede e particolarmente insistere sul significato nostro atteggiamento amichevole.

690.

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI

T. S.N.D. 7849/72 P.R. Roma, 7 marzo 1941, ore 2.

Continuazione del numero precedente (2).

Siete autorizzato iniziare senza impegno da parte nostra trattative con limitazioni di cui al Vostro telegramma n. 100 (3) (esclusione porti nord-americani ecc.) per cessione alcune nostre navi (3 o 4 al massimo, a Vostra scelta, ad esclusione di quelle designate partire). Procedura da tenersi eventualmente in considerazione potrebbe essere quella già adottata dai tedeschi mediante fittizia organizzazione Società argentina. Trattative dovranno essere subordinate alla esplicita condizione che, qualora si addivenga cessione, codesto Governo si impegni formalmente a che non sia posto per qualunque motivo alcun vincolo rimanenti nostre navi, di cui dovremmo per conseguenza avere piena e assoluta disponibilità sino fine ostilità. Ciò sm per salvaguardare principio disponibilità navi neutre, sia per non pregiudicare situazioni analoghe in altri Stati. Segnalate nomi navi prescelte per trattative onde comunivarVi particolari di cessione. Abbiate presente che per sopravvenute circostanze è necessario far partire per porti Francia occupata anche maggior numero possibile piroscafi vuoti specie cisterne. Per queste navi inviansi speciali istruzioni ad Addetto Navale. Si confermano ad ogni buon fine disposizioni precedenti circa preparativi inutilizzazione navi che dovranno rimanere nei porti nel caso tentata requisizione. Si comunica aver disposto che navi Adamello e Fausto attualmente Montevideo si trasferiscano Buenos Aires per poi proseguire verso Francia. Sia rammentato Comandanti navi partenti preciso dovere affondare navi caso tentata cattura, evitando che nemico possa comunque utilizzarle a suo vantaggio. Caso inadempienza tali disposizioni, equipaggio sarà passibile pene previste Tribunale Militare di Guerra.

691.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1774/155 R. Tokio, 7 marzo 1941, ore 7,30 (per. ore 18,30).

Mio telegramma n. 151 (4). Accordo per mediazione è stato raggiunto. Delegazioni francese e Thai hanno chiesto autorizzazione loro governi per parafare

protocollo probabilmente dopo domani 9 corrente. Matsuoka mi ha fatto comunicare che sua partenza rimane fissata per 9 corrente da Manciuli e che comunicato giapponese nel testo già trasmessovi sarà pubblicato nell'edizione pomeridiana dei giornali di domani 8 corrente (1).

(l) -Non pubblicate. Sul dispaccio di trasmissione di questa lettera inviato dall'ispettore Conti. Anfuso ha annotato: «la lettera di Pavelié è di particolare interesse, 8 marzo 1941 >>. (2) -Vedi DD. 651 e 662. (l) -Vedi D. 690. (2) -Vedi D. 689. (3) -Vedi D. 662. (4) -Vedi D. 685,
692

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 1804/133 R. Budapest, 7 marzo 1941, ore 22,2B (per. ore 6,30 dell'B).

Corrispondenza telegrafica 6 corrente da Berlino dell'Agenzia telegrafica ungherese, di cui qui si è vietata pubblicazione stampa, comunica incontro Ftihrer con Principe Reggente Jugoslavia in territorio tedesco 4 corrente. Corrispondenza soggiunge essere attesa prossima visita in Germania Presidente e Ministro Esteri jugoslavi per adesione patto tripartito.

Nel confermare quanto precede, questo Vice Ministro Affari Esteri mi ha detto non aver in proposito maggiori informazioni: essere d'altra parte a conoscenza che Macek, cui presenza Budapest per la Fiera Agricola è qui attesa 23 corrente, dichiarerebbesi contrario adesione jugoslavia Tripartito. Egli nondimeno osservava che specie in considerazione adesione Bulgaria, presenza in Bulgaria truppe germaniche, liquidazione problema greco, condizioni isolamento Jugoslavia non consentirebbero quest'ultima altra soluzione.

Rilevava che Consiglio tenuto presso Principe Reggente e misure militari adottate in Jugoslavia manifesterebbero probabilmente imminenza decisioni a cui sembra opporsi vivacemente attività anglo-americana. Mi ha citato in proposito corrispondenza 7 corrente da Washington croce-frecci:ato Magyarsag, di cui segnalo testo per corriere, e che denunzierebbe secondo Vice Ministro Affari Esteri, con qualche attendibilità manovra anglo-americana nei confronti Governo Belgrado.

693

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1798/255 R. Bucarest, 7 marzo 1941, ore 23,30 (per. ore B,45 dell'B).

Generale Antonescu è ritornato ieri da Vienna (2). Essendo egli partito oggi per Predeal per passarvi fine settimana, ho veduto Ministro Mihai Antonescu

il quale mi ha riferito che durante incontro con Goering, a parte conversazioni di carattere generale su situazione europea, sono state essenzialmente discusse relazioni economiche tedesco romene. Antonescu ha soggiunto che, su basi direttive fissate durante visita del Conducator a Berlino Cl), penetrazione tedesca verrà intensificata su base della conservazione alla Romania della proprietà delle ricchezze del suolo e del controllo del Governo romeno in investimenti tedeschi nelle varie industrie.

In seguito colloqui Goering-Antonescu, è qui giunto ex Ministro Affari Esteri austriaco Guido Schmidt, quale rappresentante del gruppo Goering per prendere accordi ulteriori con questo Governo.

(l) -Con succesivo t. u. 1811/159 R. dell'B marzo, ore 1,23, Indelli comunicò che Matsuoka in previsione delle probabili difficoltà che sarebbero sorte per il perfezionamento formale dell'accordo rag~iunto tra le delegazioni Thai e francese, preferiva spostare al 17 marzo la sua partenza dalla frontiera russa, ritardando, di conseguenza, il suo arrivo a Roma al primo o due aprile. (2) -Vedi D. 674.
694

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 1763/25 R. Roma, 7 marzo 1941 (per. il 7).

Stanno apparendo in questi giorni le prime pastorali che i Vescovi ogni anno, in occasione deHa quaresima, indirizzano ai fedeli delle proprie diocesi.

Sono già stato interessato, in via privata, al sequestro operato dal Prefetto di Trapani della pastorale del Vescovo di Mazara del Vallo per alcune frasi contenute nel documento religioso, evidentemente contrastanti con lo spirito che in quest'ora deve animare anche il Clero nazionale.

Su quest'argomento dovrò anzi ritornare con codesto Ministero risultandomi che la Segreteria di Stato, profondamente impressionata per il sequestro di un documento ufficiale di un Vescovo -cosa che, mi vien detto, è la prima volta che si verifica -sta per inviare all'Ambasciata una nota verbale di protesta.

D'altra parte ho rilevato altre due Pastorali, una del Vescovo di Bergamo, pubblicata dall'Osservatore Romano del 3 corrente, l'altra del Vescovo di Cremona che, specialmente la seconda, contengono tutti gli spunti necessari a rafforzare la fede del popolo nel Governo e nella vittoria.

Prevedo però che con l'apparire, di mano in mano, dei nuovi documenti vescovili, altre Pastorali possano formare oggetto di rilievo da parte dei Prefetti, e ritengo doveroso richiamare subito l'attenzione di codesto Ministero sulla gravità che verrebbero ad assumere presso la Santa Sede altri provvedimenti del genere di quello adottato per Mazara del Vallo.

La Santa Sede ritiene evidentemente che l'art. 2 del Concordato il quale stabilisce che «per tutto quanto si riferisce al Ministero pastorale i Vescovi comunicano e corrispondono liberamente col loro clero e con tutti i fedeli » non possa non riferirsi, in primo luogo, alla emanazione del più importante documento che una volta all'anno i Vescovi usano indirizzare ai propri fedeli.

È evidente però che un paese in guerra non possa non ritenere ugualmente inammissibile la circolazione di documenti capaci di nuocere alla compagine

nazionale, ed ho motivo di ritenere che la Santa Sede stessa non voglia affatto opporsi a questo nostro punto di vista.

Mi sembra però che la procedura da usarsi nei confronti delle Pastorali dei Vescovi se e quando queste siano ritenute censurabili non possa e non debba essere la stessa usata dai Prefetti per i semplici bollettini parrocchiali, e ciò sia per l'esistenza del predetto articolo del Concordato, sia per le ripercussioni di gran lunga più serie, anche in seno alle stesse Diocesi, che importa il sequestro di documenti provenienti dalla persona stessa dei Vescovi.

Non bisogna dimenticare che lo stesso Papa è Vescovo e che quindi ogni limitazione portata alla libertà dei Vescovi tocca anche virtualmente la libertà sua e le sue prerogative. Occorre quindi, sopratutto, salvare le forme ed io mi permetto sottomettere alla E. V. l'opportunità di pregare il Ministero dell'Interno e quello della Cultura Popolare di volere invitare i signori Prefetti ad astenersi, nei casi di lettere pastorali, da azioni immediate e dirette, riferendo invece ogni loro eventuale osservazione ai predetti Ministeri che, di accordo con quello degli Esteri, giudicheranno se e quale azione -diplomatica o meno -sia in base al Concordato ed alle leggi vigenti da svolgersi.

(l) Vedi D. 460.

695

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1871/161 R. Tokio, 8 marzo 1941, ore 8,20 (per. ore 20,20).

Mio telegramma n. 155 (1).

Mi viene comunicato testo integrale della Nota rimessa ieri da parte del Giappone alle delegazioni Thai e francese per accompagnare il definitivo piano di mediazione concordato con le delegazioni stesse per il quale si è in attesa approvazioni dei Governi interessati. In tale piano si è finito coll'aderire alla demilitarizzazione di tutte le zone cedute alla Thailandia sulla quale Governo Vichy si è mostrato assolutamente intransigente. Nella nota poi si conferma essere Governo giapponese pronto a portarsi garante « del carattere definitivo ed irrevocabile del sistema [politico] che risulterà dall'adozione del piano proposto». Ma si aggiunge che Giappone si attende dal canto suo che i Governi di Vichy e di Bangkok, nell'interesse del mantenimento della pace in Asia Orientale e dei rapporti economici e di buon vicinato fra i tre paesi, precisino «che non esamineranno in avvenire con terze potenze alcun accordo od intesa che preveda qualsiasi politica militare od economica in opposizione diretta o indiretta al Giappone e che attualmente non sono legati da alcun accordo od intesa del genere ».

Impegno dovrebbe venire stipulato contemporaneamente alla garanzia Giappone ed insieme all'atto comprovante accordo raggiunto circa regolamento conflitto. Trattasi di un tentativo di Matsuoka di realizzare progetto di cui al mio telegramma 84 (2), con la differenza che impegno viene richiesto al Governo di

Vichy e non è limitato all'Indocina. Data portata della richiesta non è escluso che da Vichy si facciano ulteriori obiezioni. Il che spiega come ancora non possano farsi comunicazioni ufficiali circa chiusura negoziati di Tokio.

(l) -Vedi D. 691. (2) -Vedi D. 541.
696

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S.N. Roma, 8 marzo 1941.

Dal:l'Ambasciatore di Germania ho ricevuto alle ore 18,45 la seguente comunicazione urgentissima da Ribbentrop:

«In relazione alle conversazioni che hanno avuto luogo tra il FU.hrer ed il Principe Reggente di Jugoslavia (1), il Ministro degli Affari Esteri di Jugoslavia ha fatto conoscere per iscritto quali sono le condizioni che la Jugoslavia pone per una sua adesione al Patto Tripartito, qualora tali condizioni vengano accettate daHa Germania e dall'Italia;

l) garanzia dell'integrità e della sovranità territoriale della Jugoslavia;

2) che non vengano richiesti aiuti militari dalla Jugoslavia e nemmeno transito di truppe o di trasporti militari per tutta la durata della guerra;

3) che si tenga presente l'interesse che ripone la Jugoslavia in uno sbocco al Mar Egeo attraverso Salonicco nel nuovo ordine dell'Europa.

Queste condizioni sono quelle che sono state poste prima dalla Jugoslavia al Duce ed al Fuhrer per l'adesione al Tripartito.

Il FU.hrer è di avviso che stabilendo come principio che la Jugoslavia aderisca al Patto Tripartito immediatamente si possa acconsentire alle condizioni poste dal Governo jugoslavo.

Il Fuhrer sarebbe molto grato al Duce se potesse fargli conoscere il Suo avviso al riguardo affinché si possa informare oggi stesso il Governo jugoslavo (2).

697

L'INCARICATO D'AFFARI A HELSINKI, SEGANTI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

TELESPR. 257/131. Helsinki, 8 marzo 1941 (per. il 18).

Il 4 corrente è stato distribuito ai deputati un promemoria sulla politica del governo finlandese durante il 1940, la cui parte principale è dedicata alla politica estera.

Il compito principale della politica estera finlandese nel 1940, dice il promemoria, è stato un 1lavoro di costruzione esterna in cui la normalizzazione delle relazioni con l'Unione Sovietica occupa una parte notevole.

-48 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

Dalla conclusione della pace, la npresa delle relazioni diplomatiche e la demarcazione della nuova frontiera orientale e del territorio di Ha.ngo, hanno contribuito alla normalizzazione dei rapporti fra i due paesi.

Superati alcuni incidenti di frontiera durante i lavori di delimitazione, le condizioni confinarie sono diventate rapidamente normali. È stato realizzato lo scambio dì prigionieri, l'accordo sul pagamento dell'affitto per Hangèi, la costruzione della ferrovia Salla-Kemijarvi, la rìattivazione degli stabNimenti industriali ceduti e delle comunicazioni postali, telefoniche e telegrafiche; si è inoltre già ottenuto un accordo di principio per la restituzione degli archivi dei territori ceduti e restano da risolversi solo alcuni particolari. Sono altresì in discussione alcune questioni riguardanti l'accordo per la marina e per l'aviazione e sono state fatte proposte sulla organizzazione dei giudizi delle questioni confinarie.

Su iniziativa del Governo sovietico vennero pure trattate le seguenti questioni: la smilitarizzazione delle Isole Aland, per le quali si giunse ad un accordo firmato 1'11 novembre (l) e il traffico per Hangèi il 6 settembre.

In tutte le questioni la Finlandia ha mirato a ristabilire delle relazioni di buon vicinato ed a svilupparle al fine di addivenire a normali relazioni basate sul reciproco rispetto e la reciproca fiducia.

È stato altresì concluso un accordo commerciale e istituito un comitato competente per intensificare le relazioni culturali.

La politica estera della Finlandia è stata basata sulla conservazione della neutralità rispetto all'attuale conflitto generale e la trattazione delle varie pretese provocate daUa posizione geografica del paese.

Pur mantenendo e realizzando la sua politica di neutralità la Finlandia ha dovuto considerare come questa, nella sua forma classica e caratteristica, secondo i principi della neutralità nord:ca è stata ovunque superata. Hanno dovuto essere riconsiderati i doveri ed i diritti della neutralità portando questa ad uno sviluppo che ha consentito ad accordare alla Germania un diritto limitato di usare il suo territorio per il transito delle truppe dirette neUa Norvegia settentrionale, secondo un principio adottato anche dal governo svedese.

Con una analoga valutazione sono state trattate questioni importanti per la Gran Bretagna, come quella del traffico marittimo di Petsamo. È importantissimo dal punto di vista geografico l'aver potuto conservare comunicazioni con altri paesi del mondo attraverso il porto di Petsamo.

La grande simpatia che la Finlandia ha continuamente goduto da parte degli Stati Uniti d'America le ha permesso di conservare ottime relazioni anche con i paesi al di là dell'Atlantico.

Strettissimi sono anche i rapporti della Finlandia con i paesi del Mar Baltico per naturali ragioni geografiche: oltre che con la Russia, anche con la Germania, la Finlandia ha continuato nel 1940 lo sviluppo di quell'amicizia tradizionale che il suo popolo sente da secoli. Anche con la Svezia la tradizionale amicizia e collaborazione è stata consolidata in moltissime forme e fecondissimi sono i rapporti tra le due nazioni specialmente in seguito agli aiuti dati per la ricostruzione della Finlandia.

69S.

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1843/77 R. Rio de Janeiro, 9 marzo 1941, ore 13,55 (per. ore 23,30).

Mio telegramma n. 51 (1).

Governo germanico ieri ha telegrafato suo Ambasciatore aderire punto di vista che in via amichevole avevo manifestato al mio collega circa portata e forma del passo che gli era stato prescritto, di anticipata protesta e riserva nella eventualità requisizione navi rifugiate. Al passo è stato perciò data forma verbale carattere puramente amichevole intesa ad accertare punto di vista Brasile. Ministro Aranha, con cui Ambasciatore di Germania ha avuto stasera colloquio, non solo si è dichiarato personalmente contrario ad ogni misura di requisizione, ma ha sostenuto egli stesso e di propria iniziativa argomento che Ambasciatore di Germania era stato da parte del suo Governo incadcato sviluppare. Ha aggiunto che egli sperava far trionfare sua opinione, non condivisa però da alcuni membri del Gabinetto. Ha confidato all'Ambasciatore di Germania che Governo cileno aveva invocato solidarietà di tutte le repubbliche sud americane alla politica da esso adottata e che comporterebbe requisizione di tutto il naviglio rifugiato. La richiesta l'argomentazione del Governo cileno avevano fatto alquanto breccia sull'animo di Vargas che perciò non si mostrava completamente alieno dall'esaminarla con favore.

Ministro Esteri Aranha proponesi tuttavia far rilevare Vargas che il vantaggio immediato per economia Brasile non serve a compensare turbamento futuro che gesto sicuramente avrebbe nei rapporti economici con Germania e Italia. Nel caso che non fosse riuscito influenzare Vargas, Aranha avrebbe provocato nelle prossime settimane un incontro tra Presidente e Ambasciatore di Germania. Ho concordato col mio collega tedesco (salvo diverse superiori istruzioni) che vedrò settimana prossima Aranha allo scopo di controHare sue affermazioni e che inoltre coadiuverò passo dell'Ambasciatore di Germania direttamente presso Presidente Vargas.

(l) -Vedi D. 687. (2) -In calce al documento de Ferraris, uno dei segretari del gabinetto, ha annotato quanto segue: «Anfuso comunica al Duce quanto sopra. Il Duce esprime il suo accordo che Mackensen telefona al governo del Reich ».

(l) Vedi D. 58.

699

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 6754/192-193 P.R. Belgrado, 9 marzo 1941, ore 16,45 (per. ore 20,25).

Personale per Capo di Gabinetto.

Nota persona (2) è venuta ieri nel pomeriggio a comunicarmi d'urgenza che era stata convocata a colloquio da personalità principale, e che avrebbe

dovuto partire sera stessa per Roma. Ha aggiunto di conoscere principale fiduciario che gli aveva fatto comunicazione che. scopo principale missione era di presentire se fossimo disposti da parte nostra a cessione zona Scutari (sic). In base alle istruzioni contenute nel vostro telegramma n. 112 (1), mi sono valso, quanto ai viaggio, dell'argomento prescrittomi. Nel seguito conversazione, ad insistente domanda circa probabile accoglimento proposizione, ho osservato che mentre qualsiasi giudizio esulava evidentemente da mia competenza, non vedevo -a titolo opinione personale -in che cosa proposizione stessa potesse giovare a trattative in corso.

Non ho mancato premettere e di aggiungere che ad ogni modo mio compito era e rimaneva di trasmettere comunicazione che desiderasse far pervenire.

Tardi nella serata stessa persona è tornata a dire che aveva conferito a lungo con personalità principale e che di sua iniziativa era riuscito -facilmente -a persuaderla di non formulare una simile domanda. D'altro canto ha indicato che idee personalità non erano esattamente come prima riferito. E cioè che quando noi saremo in possesso territorio greco, potremo forse accedere ad alcune rettifiche di frontiera che trovano certo loro massima espressione in Scutari (vecchia e costante aspirazione serba) ma cui eventuale limite potrebbe forse essere trovato in diretta e confidenziale conversazione.

Dal colloquio non era ad ogni modo risultato necessità per nota persona di partire per Roma, e personalità avrebbe anzi convenuto che allo stato attuale delle cose soltanto proposta concreta, quale viaggio uomini di governo jugoslavo a Roma, poteva ormai costituire sbocco trattative. Proposta di tale viaggio sarebbe anzi già considerata come necessaria e imminente. Ritengo mio dovere sottolineare che due conversazioni che ho brevemente riassunte, argomentazioni, affermazioni e contraddizioni, mi hanno lasciato non poco perplesso, anche circa estensione reali contatti nota persona. In particolare non sono in grado giudicare cambiamento e quanto evidente sondaggio per Scutari debba attribuirsi a sua iniziativa personale oppure vada ricercato più in alto.

Sino vostre diverse istruzioni, eviterò se eventualmente ancora necessario partenza per Roma nota persona.

700.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1866/334-335 R. Washington, 10 marzo 1941, ore 1,50 (per. ore 16,20).

scopi». Per quanto maggioranza Senatori repubblicani abbia votato contro progetto di legge si può dire che votazione abbia seguito linee geografiche più che politiche. Progetto di legge ha visto infatti schierati all'opposizione maggioranza Senato entrambi partiti appartenenti agli Stati medio ovest tradizionalmente isolazionista.

Hanno invece votato a favore tutti (meno uno) Senatori Stati sud, ove popolazione bianca è compattamente anglo-sassone e protestante, nonché grande maggioranza Senatori degli Stati del New England dominati da tradizioni anglofile e dei centri dell'est dominati da alta finanza e da agglomerati semitici.

Votazione Senato come quella Camera dei Rappresentanti non ha pertanto manifestato quella unità nazionale di sentimenti vivamente auspicata da Governo in favore progetto di legge destinato trasformare Stati Uniti d'America in «arsenale delle democrazie».

Testo approvato dal Senato si può dire coincida con quello approvato dalla Camera un mese fa (mio telegramma n. 201) (l) in quanto unico sostanziale emendamento è quello che stabilisce che trasferimento mezzi e materiale bellico dovrà trovare limite negli stanziamenti che a tale fine congresso voterà, così da rendere possibile a Parlamento esercitare un certo controllo finanziario preventivo. Per quanto concerne mezzi e materiale bellico da prelevarsi nella misura massima di un miliardo di dollari e trecento milioni di dollari da dotazioni e da forniture delle forze armate degli Stati Uniti d'America è stato peraltro stabilito che valutazione venga lasciata alla discussione dei dicasteri competenti.

Tutti gli altri emendamenti da quelli del Senatore Spneder (che voleva limitare impiego truppe americane ad emisfero occidentale) a quello del Senatore Vostney (che intendeva proibire a navi da guerra o a aeroplani mHitari americani ingresso in zona di guerra) sono stati respinti in quanto dichiarati da esponenti Governo non pertinenti al progetto di legge in discussione.

Maggiori esponenti partito repubblicano hanno invano sostenuto che aiuto alle democrazie poteva e doveva essere assicurato e limitato mediante un generoso ed immediato credito a favore della Gran Bretagna dal Senatore Taft indicato in due miliardi di dollari) ma governo ha insistito in sua macchinosa costruzione legislativa senza per altro volerne indicare chiaramente ragioni.

Queste possono ravvisarsi non solo nel desiderio del presidente Roosevelt di assicurarsi massima latitudine di poteri e libertà d'azione nella presente situazione mondiale per fronteggiare qualsiasi sviluppo, ma anche nell'intento di esercitare una vera e propria dittatura sull'industria bellica americana diventandone il solo cliente nonché di porre paesi beneficiari della politica degli aiuti in stato di vera e propria dipendenza e soggezione da Washington, dosando l'aiuto e subordinandolo a condizioni, garanzie e ipoteche.

Malgrado nel corso della discussione parlamentare non siano mancati coloro che polemizzando con isolazionisti hanno invocato apertamente la guerra e alcuni membri del Governo siano anzi giunti affermare che S.U.A. sono «virtualmente già in guerra», violenza polemica isolazionisti e atteggiamenti opinione pubblica di fronte a tal reazione sembra peraltro indicare che grande maggioranza paese non è ancora matura per vera e propria belligeranza.

Passaggio legge costituisce comunque una nuova tappa nel processo psicologico della preparazione del paese alla guerra e segna l'inizio di una partecipazione sempre più larga e diretta degli S.U.A. nel conflitto che sembra trovare attualmente un unico limite e cioè quello di lasciare ai paesi totalitari l'onere dell'iniziativa di una vera e propria belligeranza.

(l) -Vedi D. 637. (2) -Vedi D. 682.

(334) Da ultimo mio telegramma n. 320 (2). Senato ha approvato iersera con 60 voti favorevoli contro 31 noto progetto di legge per aiuti a democrazie intitolato «atto per promuovere la difesa degli Stati Uniti d'America e per altri

(l) -Vedi D. 672. (2) -T. 1764/320 R. del 5 marzo, ore 20,45, non pubblicato: riferiva, tra l'altro, che il Governo americano non era riuscito a forzare il passaggio in Senato della legge per gli aiuti alle democrazie.

(335) Ho già fatto presente latitudine e ambiguità terminologia impiegata in testo legge. Per ripetere parole isolazionista Senatore Wheeler, in base a legge Presidente Roosevelt può alimentare guerre ovunque egli creda ciò possa tornare utile a S.U.A. fornendo a belligeranti amici tutto quanto consentito dalle risorse S.U.A.

(l) Vedi D. 554.

701

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

T. S.N.D. 1857/349 R. Berlino, 10 marzo 1941, ore 12 (per. ore 12,15).

Con riferimento conversazione telefonica di ieri ti segnalo che giusta notizie raccolte da questo Addetto M~litare presso questo Stato Maggiore e da esso già comunicate a Generale Guzzoni, operazioni militari verso la Grecia non sarebbero comunque previste prima del principio di aprile e ne verremmo preavvertiti con un anticipo di sei giorni.

Per tua norma ti confermo che non è mai sussistito alcun dubbio su nostre decisioni andare fino in fondo in questione greca e che qui ne sono tuttora fermamente convinti.

702

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 1861/352 R. Berlino, 10 marzo 1941, ore 14,10.

Notizie giunte da Angora sono sempre favorevoli e si giudica che potrebbero avere uno sviluppo. Si attende comunque per domani risposta Presidente turco.

Circa Jugoslavia, di cui V. E. è stata tenuta direttamente al corrente da Ministro von Ribbentrop (1), da Fuschl si aspettava stamane con grande soddisfazione esito quasi certamente favorevole conversazione. La si considera un grande successo.

Per Grecia mi è stato assicurato che, malgrado rinnovate voci giornalistiche in circolazione, non v'è politicamente nulla di nuovo.

(l) Vedi D. 696.

703

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 1869/32 R. Roma, 10 marzo 1941 (per. il 10).

Ho preso visione del telegramma inviato dal R. Ministero degli Interni al R. Prefetto di Cremona (1). Con esso si ordina di «impedire che la Pastorale del Vescovo di Cremona riceva una qualunque diffusione, sia a mezzo del Bollettino diocesano, sia in qualsiasi altra forma».

A parte la questione se il Prefetto possa praticamente o meno eseguire l'ordine senza ricorrere al sequestro, rimane implicito nell'ordine stesso, che la pastorale in parola non deve --in un modo o nell'altro e nella sua integrità -giungere ai fedeli. Ciò mi sembra grave.

Non si tratta più, secondo l'intendimento del Ministero degli Interni, di ottenere, con una procura più o meno conciliativa, la rettifica di questa o quella parte della pastorale ritenuta infelice od incongrua. Si tratta invece, praticamente, di sopprimere l'intero documento. E ciò mentre l'articolo 2 del Concordato stabilisce che « per tutto quanto si riferisce al governo pastorale i Vescovi comunicano e corrispondono liberamente col loro clero e con tutti i fedeli». La pastorale è proprio il mezzo più solenne con il quale questa corrispondenza si attua.

Né vale il dire che la pastorale in questione ha carattere « prevalentemente» politico. Questo carattere, al caso, le deriva da determinati passaggi, eliminati i quali la pastorale dovrebbe pur potere giungere in definitiva ai fedeli a cui è diretta. Non è possibile sostenere, di fronte al Vaticano, che l'intero documento abbia carattere politico. Richiamo poi in proposito le parti della pastorale riportate nel mio rapporto del 7 corrente (n. 715/328) (2).

Né la Segreteria di Stato potrà mai -anche con la migliore buona volontà -ammettere la legittimità della soppressione di una intera pastorale, vale a dire del documento annuale, ripeto, più importante e più solenne che emani da un Vescovo.

La nota della Segreteria di Stato di cui al mio rapporto n. 723/335 (2), ammetto che «se il Prefetto (di Trapani) riteneva di dover sollevare delle osservazioni circa la pastorale, poteva ben trasmetterle agli organi centrali, i quali le avrebbero fatte pervenire, per l'ordinario tramite diplomatico alla Santa Sede».

Applicando lo stesso criterio al caso di Cremona, sarebbe concepibile una amichevole disamina del documento incriminato in seguito alla quale il Vaticano consigliasse il Vescovo a modificarne alcune parti.

A quanto apparrebbe -invece -dal telegramma indicato, una simile soIuzione, sarebbe completamente da escludere, arrivandosi quindi -necessariamente ed inevitabilmente -al conflitto.

Ciò, ripeto, è grave ed implica responsabilità di ordine generale che, a mio rispettoso parere non possono non preoccupare il Ministero degli Affari Esteri. Il caso in esame implica quindi una questione di principio, sulla quale è mio dovere invocare istruzioni superiori.

(l) -Vedi D. 694. (2) -Non rinvenuto.
704

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A LIONE, CONFALONIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 1943/1718 R. Lione, 10 marzo 1941 (per. il 13).

II soggiorno di Weygand a Vichy è giunto quasi a termine. A sua conclusione è stato diramato un comunicato nel quale si afferma che Darlan, Huntziger, Flaton e Bergerot, cioè il Direttorio militare al completo e Weygand, hanno tenuto una conferenza nel pomeriggio di ieri per disporre la difesa dell'Africa Francese e per riaffermare il principio che l'integrità di tale porzione dell'Impero Coloniale sarà difesa contro ogni eventuale aggressore con «sole forze francesi».

La riunione ha avuto carattere spettacolare, a richiesta a quanto pare di Weygand, che ha inteso così di ottenere un nuovo riconoscimento dell'importanza dei suoi atteggiamenti.

Non vi è dubbio che ci si trova innanzi ad un successo di particolare rilievo del Rappresentante del Governo francese in Africa, che ha ottenuto da Vichy tale presa di posizione alla vigilia della battaglia per il Mediterraneo.

La sua mossa è stata originata non solamente da preoccupazioni d'ordine militare e politico; egli è volato sul continente per riprendersi una rivincita su Darlan, al quale non perdonerà mai di essere divenuto il successore legale del Maresciallo ,e l'ha ottenuto, lasciando quasi intendere di avere annullato con il suo tempestivo intervento quelle concessioni all'Asse in materia militare che avrebbero potuto essere state ventilate nei colloqui parigini dell'Ammiraglio.

705

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A LIONE, CONFALONIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 1942/1782 R. Lione, 10 marzo 1941 (per. il 13).

Mio telegramma per corriere n. 1718 pari data Cl).

La dichiarazione di Vichy che è stata diramata nella tarda serata di ieri ha incontrato il consenso della maggior parte di questa opinione pubblica, decisamente ogni giorno più avversa alle potenze totalitarie.

È anche circolata subito nel pubblico la notizia che il predetto comunicato era stato accolto a Londra con viva soddisfazione.

Il Governo di Vichy si è finalmente preoccupato di tale nuova arma fornita gratuitamente alla propaganda gaullista e nel pomeriggio di oggi ha fatto seguire un commento ufficioso, nel quale si afferma che la difesa dell'Impero non può limitarsi alla protezione del territorio e delle sue acque territoriali e che il Maresciallo è deciso a non rinunciare alla libertà dei traffici marittimi tra il predetto e la Madre Patria. Si aggiunge inoltre che se l'Inghilterra non rinuncierà a catturare le navi mercantili francesi addette a tali traffici, nel prossimo futuro queste saranno scortate da navi da guerra che si opporranno con la forza alle ingiunzioni britanniche.

Su istruzioni provenienti dal centro tutta la stampa della Francia libera di stasera, prendendo lo spunto dalla cattura fatta da un incrociatore britannico del postale francese Ville-de-Majunga, pubblica poi articoli di protesta contro il blocco britannico.

(l) Vedi D. 704.

706

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 1950/089 R. Budapest, 10 marzo 1941 (per. il 13).

Mio telegramma n. 133 (1).

Vice Ministro Affari Esteri informami Ministro di Ungheria Belgrado riferisce quel Governo disporrebbesi imminente scambio dichiarazione con Germania sul tipo quella turco-bulgara. Tale dichiarazione, che secondo quanto mi ha accennato il mio collega di Germania sarebbe prevedibile per il 15 corrente, sarebbe destinata definire atteggiamento Jugoslavia verso Asse, in luogo adesione Tripartito di cui non sarebbevi più questione. Nessuna analoga dichiarazione sarebbe prevista con Italia, interpretandosi qui reciproci rapporti già definiti vigente patto amicizia. Stampa comincia diffondere notizie commenti su previsto prossimo avvenimento.

707

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 2155/764 R. Mosca, 10 marzo 1941 (per. il 19).

Mio telegramma per corriere n. 587 del 21 febbraio (2).

Il Ministro Passakivi è partito in questi giorni per Helsinki accompagnato dal delegato finlandese incaricato di trattare col Governo sovietico la ques,tione delle miniere di Petsamo.

Mi risulta che questa partenza è avvenuta dopo un colloquio di Passakivi con Molotov, nel quale il Presidente del Consiglio ha ammonito il Ministro di Finlandia che i negoziati dovevano oramai concludersi senza ulteriori tergiversazioni.

Pare che nel corso della discussione Molotov abbia rammentato a Passakivi che la regione di Petsamo era stata già occupata dalle forze sovietiche durante la recente guerra, ed abbia lasciato capire la restituzione fattane poi alla Finlandia con la conclusione della pace era stato un atto di generosità che il Governo di Helsinki non doveva dimenticare.

L'ultimo punto di divergenza nel regolamento del problema relativo allo sfruttamento comune delle miniere di nichelio sarebbe quello del Direttore Generale del progettato consorzio finno-sovietico; direttore che ciascuna delle parti insiste debba essere un proprio nazionale. La questione della percentuale di interessi nel consorzio sarebbe già stata regolata invece sulla base del 50% di azioni per ciascuna parte.

Il mio collega tedesco mi ha detto che in una conversazione da lui avuta recentemente con Molotov quest'ultimo gli ha ripetuto che l'interessamento sovietico per le miniere di Petsamo «non aveva fini politici».

(l) -Vedi D. 692. (2) -Vedi D. 620.
708

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1898/168 R. Tokio, 11 marzo 1941, ore 8,24 (per. ore 16,45).

Mio telegramma n. 163 (1). Oggi sono stati firmati seguenti documenti.

l) Piano di mediazione del quale ho già comunicato varie volte punti essenziali e cui testo invio domani per corriere.

2) Scambio lettere fra questo Ministro degli Affari Esteri e delegazione francese e Thai sulla base nota giapponese di cui al mio telegramma n. 161 (2). Ambedue delegazioni hanno aderito impegno destinato formare contropartita della garanzia giapponese, impegno che però è limitato per entrambi al futuro e per parte francese, come era da prevedere, alla sola Indocina. Questi documenti verranno probabilmente resi di pubblica ragione nei prossimi giorni. Intanto saranno preparati testi di firma per la base formale dell'accordo raggiunto circa regolamento del conflitto, l'impegno sopra menzionato, la garanzia giapponese.

(l) -T. 1864/163 R. del 10 marzo, ore 20,30, non pubblicato: riferiva circa l'approvazione da parte del Governo di Vichy del piano di mediazione giapponese. (2) -Vedi D. 695.
709

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1933/342 R. Washington, 11 marzo 1941, ore 20,15 (per. ore 18 del 12).

Miei telegrammi n. 334 e 335 Cl). Presidente ha firmato oggi «legge per aiuti democrazie» e annunciato che in base ad essa prima aliquota materiale bellico verrà subito inviata a Gran Bretagna ed a Grecia.

Aiuti che questo Governo, armato dei vastissimi poteri che è riuscito ad assicurarsi nuova legge, si accinge prestare a Gran Bretagna, non si limitasse a soli rifornimenti mezzi bellici ma si estendono praticamente ad ogni campo quelli intesi ad assicurare trasporti marittimi, particolarmente per porti isole britanniche, [e] vengono per altro prospettati come estremamente necessari e urgenti. A tale riguardo due concrete possibilità per varie ragioni sarebbero in discussione (in via almeno per il momento alternativa) e cioè cessione all'Inghilterra di qualche incrociatore leggero e di alcune cacciatorpediniere ed unità di naviglio silurante di superficie (eventualmente contro cessione a Stati Uniti d'America di una o due nuove navi da battaglia della classe Re Giorgio destinate a rafforzare flotta Pacifico) ovvero scorta da parte delle navi da guerra americane ai convogli. Si afferma anzi che in vista di tali possibilità forze navali sarebbero già pronte a New York.

La prima tali soluzioni avrebbe preferenza Presidente Roosevelt mentre il Ministero della Marina sarebbe propenso per la seconda.

Allo scopo poi di poter indirizzare industria americana verso l'organizzazione di una grande produzione in serie di materiale bellico viene annunziato che standardizzazione armamento Gran Bretagna ed americano (particolarmente aeroplani, artiglierie, tanks e strumenti tecnici) verrà accellerata e resa quanto più completa possibile.

710

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 7153/120 P.R. Buenos Aires, 13 marzo 1941, ore 14,40 (per. ore 7 del 13). Telegramma di V. E. n. 71 (2).

Ho fatto stamane nota comunicazione nei termini prescrittimi, insistendo soprattutto su spirito grande cordialità che ha indotto R. Governo venire parzialmente incontro bisogni Argentina, resi impellenti dall'arbitrio britannico. e sul fatto che eventuale missione alcune nostre navi era subordinata ad impegno Argentina non porre alcun vincolo alle nostre qui rimanenti. Ho anche

aggiunto che uno dei motivi che ci permetteva parzialmente accogliere la richiesta argentina, era appunto la maniera opportuna e legale con la quale il Governo della Repubblica aveva abbordato la questione con noi.

Ho poi detto al Ministro argentino degli Affari Esteri che siccome avevo appreso che il Governo della Repubblica aveva nominato una Commissione interministeriale (mio telegramma 114) (l) incaricata di occuparsi della questione io pensavo che sarebbe stato forse più opportuno di pregare il Consigliere Commerciale di questa Ambasciata di prendere contatto con essa, per stabilire sotto la mia direzione la designazione delle navi da scegliere e tutti gli altri dettagli dei negoziati.

Il Ministro Rothe, dopo avermi ringraziato personalmente e pregato di far pervenire al R. Governo i più vivi ringraziamenti del Governo argentino per la prova di cordialità datagli in questa circostanza, mi ha detto che i negoziati che quest'ultimo Governo aveva iniziato col Governo britannico per giungere ad un accordo circa la «sicura» navigazione interamericana delle navi acquistate non (dico non) avevano finora dato alcun risultato positivo, giacché Governo inglese aveva fatto delle proposte che il Governo argentino non aveva creduto potere accettare.

Esso ne aveva pertanto fatte delle altre alle quali non era stata ancora data risposta. In ogni modo nell'attesa pensava anche egli che sarebbe stato opportuno che gli organi tecnici dell'Ambasciata e del Governo argentino entrassero in contatto come io avevo proposto.

Nel comunicare quanto precede aggiungo:

l) risultami anche da altre fonti che la questione della «sicura» navigabilità delle navi neutre o belligeranti da acquistare o da noleggiare dal Governo argentino è oggetto di viva discussione fra Buenos Ayres e Londra e che questa ultima si è fino ad oggi mostrata intransigente per venire a qualsiasi transazione al riguardo. La discussione sarebbe stata iniziata a proposito delle tre navi danesi qui rifugiate (mio telegramma n. 92) (1), che, a quanto pare, gli armatori sarebbero disposti a cedere all'Argentina sotto certe determinate condizioni. La nostra accettazione di massima da me comunicata stamane non farà che rendere più difficile la discussione fra Londra e Buenos Ayres;

2) ho proposto al Ministro di incaricare il Consigliere Commerciale della

R. Ambasciata di entrare in contatto colla Commissione interministeriale argentina per «perdere» tempo giacché dai telegrammi 71 e 72 (2) di codesto Ministero mi è sembrato comprendere che V. E. approva il mio modo di vedere che cioè precipuo interesse in tutta la questione, più che di vendere alcune navi è quello di «negoziare >> a lungo e di ottenere garanzie per la libera disponibilità delle navi restanti.

Fra qualche giorno incaricherò Mariani di mettersi in contatto con Commissione di cui sopra e ritelegraferò. Intanto Addetto Navale qui ritornato sta -d'accordo con me -studiando maniera mettere in pratica istruzioni da lui ricevute dal Ministero della Marina.

(l) -Vedi D. 700. (2) -Vedi D. 689. (l) -Non pubblicato. (2) -Vedi DD. 689 e 690.
711

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 1925/370 R. Berlino, 12 marzo 1941, ore 20.

Mio 352 (1).

Per Jugoslavia prevale sempre un fondato ottimismo. Reparti forze armate tedesche sono già giunti come noto frontiera bulgara-greca, ma grosso medesime si sta spostando lentamente. Mi è stato ancora oggi assicurato che nessun speciale contatto politico è in corso con i greci in vista situaizone che si svilupperà quando intera armata tedesca Danubio si presenterà in forze confine greco.

712

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 1992/0142 R. Belgrado, 12 marzo 1941 (per. il 15).

Mio telegramma n. 197 in data 10 corrente (2).

In conversazione odierna questo Ministro Affari Esteri mi ha accennato a passo americano, assicurando con un certo risentimento, ma non senza reticenze che si era trattato di una «montatura» della parte interessata e più precisamente di questo Ministro degli Stati Uniti, che si era valso di una conversazione generica in argomento.

Da fonte degna di attenzione mi è stato confermato che passo sarebbe consistito in messaggio Roosevelt al Principe Reggente avvertendo che adesione Jugoslavia a patto tripartito avrebbe significato adesione a un patto principalmente diretto contro Stati Uniti, e che questi non l'avrebbero pertanto dimenticato. Conclusione e scopo messaggio sarebbe stato pertanto: qualunque altro patto con Germania ma non patto tripartito.

713

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A LIONE, CONFALONIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 2046/1819 R. Lione, 12 marzo 1941 (per. il 16).

Mio telegramma per corriere n. 1782 del 10 marzo (3). In un articolo redazionale molto significativo intitolato: «Con le sole forze

francesi» il Journal analizza le dichiarazioni di Vichy del 9 marzo. Il Maresciallo, dice il giornale, vuole attenersi agli impegni armistiziali ma solamente a questi. L'armistizio ha concesso una flotta ed un esercito d'oltre mare e tali forze verranno impiegate per difendere l'Impero africano contro «ogni aggressore... Tale Impero è nostro e nessuno ce lo toglierà». L'articolo conclude asserendo che l'Africa francese nuova e forte è decisa a difendere ad ogni costo la propria integrità e molto probabilmente salverà la Francia continentale ancora anemizzata dai resti del parlamentarismo, provando al popolo francese che non ha diritto di disperare.

Tale articolo lumeggia ottimamente i motivi che hanno originato la dichiarazione di Vichy. Essa è da considerarsi come una presa di posizione preventiva, ~mposta da Weygand come condizione del suo lealismo, di fronte all'eventuale richiesta da parte dell'Asse dell'uso di basi africane per la battaglia del Mediterraneo da una parte ed eventuali mire espansioniste spagnuole dall'altra.

La possibilità di un allargamento del movimento gaullista nell'Africa equatoriale o l'eventualità di sbarchi britannici, a quanto qui mi si dice, avrebbero avuto invece un'importanza secondaria nei motivi che hanno provocato la predetta decisione.

(l) -Vedi D. 702. (2) -T. 1877/197-198 R. delle ore 19,30, non pubblicato: riferiva le voci di un'azione americana presso il Governo jugoslavo. (3) -Vedi D. 705.
714

IL CONSOLE A ZAGABRIA, GOBBI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. Zagabria, 12 marzo 1941.

Rispondo subito alla tua lettera in data 5 corrente n. 1/953 ricevuta in questo momento (1).

L'aspetto terroristico che viene rappresentato nelle notizie contenute nell'allegato è senz'altro fuori della realtà. È indubbiamente in essere, come ho accennato in varie mie comunicazioni, un trattamento preventivo rigoroso contro elemento nazionalista -specialmente gioventù studentesca -sospetto di svolgere attività nella predisposizione e distribuzione di stampa, alla macchia, contro le personalità della situazione croata ed in pa.rticolare per partecipazione data alla collocazione di pedardi scoppiati in vari punti -edifici pubblici ed abitazioni di dirigenti rurali, nonché all'ngresso della sala di lettura, attigua al Consolato inglese -. I detonanti hanno prodotto limitato ed in genere nessun danno alle cose e la piccola bomba all'entrata del Consolato britannico ha causato ferite gravi ad una signora alla quale sono state amputate le due gambe.

I fatti, di piccolo tono terroristico, -più con carattere di monito -di cui sopra, hanno dato particolarmente la stura all'adozione di provvedimenti di arresto e di internamento. La derivazione delle accennate collocazioni è dubbia; forse, in parte anche di fonte provocatrice per accentuare la responsabilità che viene riportata su ambienti nazionalisti più vivaci.

Si è fatto luogo alla nomina di un nuovo Direttore di Polizia, sembrando che il precedente mancasse di energia ed avesse qualche debolezza verso i naziona

listi. Il nuovo nominato il Wickert, chiamato da Sarajevo, ha avuto il posto essendo persona di fiducia del Bano Su basic e del Ministro Sutej; come costoro nel 1917-1918 volontario di guerra sul fronte di Salonicco. Con l'entrata del Wickert in funzione è effettivamente subentrato presso la Polizia un trattamento duro e costrittivo, con adozione di forzature e maltrattamenti polizieschi, per ricavare dagli elementi politici arestati qualche filo conduttore circa lo scoppio dei pedardi ed in genere dell'ol'ganizzazione attiva nazionalista. Malgrado gli impegni assuntisi dal Wickert di voler venire rapidamente in chiaro delle cose, i risultati sono stati irrilevanti. Si sa che contro i metodi sommari istaurati dal Wickert si è avuto un intervento dell'Arcivescovo Stepinac presso il Bano e che questi ha impartito disposizioni al Direttore di Polizia perché moderasse la lamentata procedura nei riguardi degli arrestati. Ultimamente il dott. Kozjak, avvocato di fiducia del Consolato Generale di Germania, che assisteva alcuni elementi di tendenza nazional-socialista -arrestati per sospetto di partecipazione alla collocazione della piccola bomba al Consolato britannico, pronunziò frasi veementi contro i metodi della Polizia, accusando questa di sevizie e di percosse agli arrestati da lui tutelati -. Ne è seguito un processo con condanna del dott. Kozjak, senza però che egli abbia potuto ottenere che il Tribunale disponesse constatazioni periziali di ufficio.

L'effettiva realtà è che arrestati politici sono stati jugulati in vari modi e sottoposti a maltrattamenti per ottenere una qualche confessione, ma quanto viene riferito dal bollettino di notizie è grossolanamente esagerato.

Non risulta corrispondente al vero l'asserzione che l'assunto di infliggere sevizie o torture agli arrestati sia stato affidato al noto Belosevic. Questi dovrebbe trovarsi in carcere per espiare la sua condanna. È risaputo che il Direttore di Polizia Wickert aveva proposto di far venire a Zagabria alcuni agenti conosciuti per passate azioni di durezza e repressione nei riguardi dei croati, ma che la sua richiesta non è stata accolta. Però, come ho riferito in un mio rapporto, nuovi elementi dirigenti e subordina.ti, nonché qualche persona di fiducia del Wickert, sono stati chiamati da altri territori jugoslavi, sia per rinforzare il servizio di polizia, sia per sostituire funzionari e dipendenti sospetti di simpatie paveliciane. Mutamenti di funzionari sono stati, come è noto, effettuati in questi ultimi tempi a danno della tendenza nazionalista presso organi dell'amministrazione croata. I nuovi elementi introdotti nella Polizia, sono, come il Wickert, di origine croata.

Quanto al numero degli arrestati l'indicata cifra di oltre 1.200 è una fantasia. Persone solide e bene informate mi hanno accennato che gli arresti effettuati sarebbero in Croazia poco oltre i 200.

Risulterebbe che tanto a Lepoglava, quanto al campo di concentramento di Travnik i prigionieri ed internati subiscono un trattamento piuttosto duro, con deficienze di nutrizione ed inoltre con qualche altra particolarità angariosa quale sarebbe quella di defatigare le visite dei parenti che mensilmente sono ammessi a vedere congiunti trattenuti. Congiunti che non possono attendere e rimanere sulle spese ripartono senza aver potuto accostare i prigionieri o gli internati.

Per quanto riguarda la tortura cui sarebbe sottoposto lo Juko Rukavina l'asserzione appare di dubbio fondamento. Lo Juko Rukavina, già condannato a morte per avere fomentato in passati anni la ribellione nella Lika; dopo essere stato graziato per la pena capitale ed in seguito a carcere sofferto ricoverato in ospedale, venne definitivamente graziato e messo in libertà al momento della andata al potere del dott. Macek. Qualche tempo dopo fu assunto in servizio alle dipendenze di questo Municipio. Nelle more di 'Preparazione di una visita alla Lika da parte del Bano Subasic, il Rukavina chiamato al Banato ebbe l'incarico di recarsi nelle località della Lika per predisporre l'ambiente al viaggio del Bano. Sembra che il Rukavina vi si sia deciso avendo avuto l'impresione delle buone disposizioni del Bano verso la corrente paveliciana, che nella Lika ha forti radici. All'occasione il Rukavina venne anche fornito di denaro. Il Rukavina è uomo animoso, di scarso controllo, che subisce impressioni e soggiace essenzialment" alla influenza del dott. Gagliardi. Non mi è ben preciso il motivo per cui il · .ukavina, dopo essere stato dal Gagliardi messo in contato con queste autorità, è caduto in disgrazia e rinchiuso a Lepoglava. Sembra si sia pregiudicato con qualche dichiarazione a favore di Pavelic. Mi viene assicurato però che egli continua a percepire lo stipendio di 3.000 dinari mensili da parte di questo Municipio. È perciò assai dubbio che egli subisca maltrattamenti (non parliamo nemmeno di <<orrenda tortura»).

Accennandosi nel notiziario al Rukavina, si fa menzione che il dott. Budak ed il Colonnello Kvaternik sono rimasti liberi. La cosa obiettivamente è così, ma poiché si forma il contrapposto fra la libertà di costoro e «l'orrenda tortura » di altri si può venire a scorgere una quasi insinuazione. Sarebbe l'eterno motivo Gagliardi nei confronti dei due maggiori esponenti locali della tendenza paveliciana. Budak e Kvaternik tengono al bando il Gagliardi, da loro ritenuto in modo assoluto un pericoloso elemento, un confidente dei poteri ed un agente provocatore. Il dott. Budak influenza il movimento, ma con prudenza e discrezione dopo l'incarceramento toccatogli qualche mese addietro; mentre il Kvaternik, a quanto pare, starebbe per sottrarsi a pericolo di imprigionamento, riparando in Germania.

Circa quanto viene accennato in merito alla nomina del dott. Ivkovic alla carica di Vice-Bano, la cosa è già stata da me prospettata in precedenti rapporti. Secondo passati accordi di massima fra il Partito Rurale ed il Partito Democratico Indipendente (coalizione demorurale al potere) il Bano doveva essere un croato cattolico ~d il Vice Bano un croato ortodosso, esponente questo della grossa minoranza serbo-ortodossa esistente nel banato della Croazia. I regimi centralisti avevano adottato la prassi conforme all'accennato accordo. Alla venuta al potere del dott. Macek il principio non era stato osservato esendosi reso necessario avere quale vice-bano il dottor Krbek elaboratore dell'ordinamento banovile ed esperto di materia amministrativa, di cui è titolare presso questa Università. Sistemata l'organizzazione la presenza del Krbek non era più strettamente necessaria e pertanto in seguito alle pressioni dei democratici indipendenti, appoggiati da Belgrado il Krbek è stato buttato fuori e gli si è sostituito il dott. Ivkovic, candidato già in precedenza da me indicato, uno degli esponenti locali del partito Democratico indipendente. Così è stata regolata conformemente agli impegni la designazione del Vice-Bano.

Che l'Ivkovic sia da considerarsi di tendenza filo-britannica è perfettamente vero. Si è già avuto occasione di accennare all'Ivkovic tempo addietro avendo io, quando egli si trovava ancora nella sua normale attività di avvocato, fatto eseguire qualche indagine nei di lui riguardi. Non è però emerso nulla a conferma. di una attività sua in collaborazione coll'Intelligence Service. Il ceto intellettuale del Partito Democratico Indipendente è di radicata tendenza democratica e in genere di ispirazione massonica e quindi orientato a favore britannico. Avendo egli appena di recente assunto la funzione di Vice-Bano è prematuro giudicare la sua azione.

Circa la propaganda inglese la sua attività è stata rispecchiata in vari rapporti da qui e da Spalato. La propaganda stessa fa effettivamente capo localmente al Sen. Dott. Venceslao Wilder, di origine ceka, uno dei principali esponenti del Partito Democratico Indipendente. L'attività del Wilder ben nota come ho a suo tempo riferito, ha dato luogo a successivi interventi presso il Banato. Si è disposto il sequestro di pubblicazioni, ma la fonte non veniva colpita data la posizione del Wilder, considerato sino a poco addietro l"insufflatore ascoltato in tema di orientamento estero. Ora il Wilder è in fuga: ha abbandonato Zagabria con la famiglia dirigendosi, a quanto pare, in Grecia. Un ultimo intervento è stato da me fatto nei passati giorni, essendo stata sorpresa, da una nostra connazionale, la moglie del Wilder a recapitare buste contenenti i soliti fogli di propaganda e di denigrazione tirati al duplicatore. L'autorità banovile non ha potuto più trincerarsi dietro le solite promesse vaghe. Evidentemente Wilder deve essersi sentito bene individuato e colto e perciò anche da questa situazione deve essere stato spronato ad abbandonare Zagabria. Del resto, in questi giorni, anche altri elementi di origine ceka si sono di qui allontanati. L'attività inglese subisce in Croazia una grossa scossa.

Ho cosi chiarito tutti i singoli punti accennati nel notiziario. Puoi ora farti una idea precisa che le cose, se pur abbiano uno spunto reale di partenza, vi sono rappresentate con una coloritura ed un aggravamento fuori proposito. Le cose stanno, in sintesi, come ti ho riferito nella mia ultima lettera (l); i dettagli che riporto nella presente chiariscono ancor più lo stato di fatto. Indubbiamente vi è forzatura da parte di queste Autorità -con particolare riguardo al desiderio di Belgrado -nell'adottare misure e nel cercare con costrizioni brutali di venire a capo di elementi circa l'organizzazione paveliciana, nonché in modo specifico, della fonte delle manifestazioni a mezzo di esplodenti. Il solo obiettivo raggiunto è quello di far tacere provvisoriamente una attività più spinta di qualche gruppo, di aver tolto dalla circolazione qualche elemento più fattivo e di far trattenere più prudentemente qualche elemento nazionalista più in vista. Ma lo spirito della popolazione in genere è ben poco disposto verso i presenti reggitori ed a ciò indubbiamente si deve il motivo per cui Macek pare, seguendo il polso della popolazione, determinato ad opporsi, nel limite delle sue possibilità già pregiudicate, a qualsiasi corrività della parte militare e politica belgradese, minacciando diversamente un distacco ed una presa di posizione indipendente croata.

Mi è stato riferito che in questi giorni nel corso di una discussione fra il dott. Macek ed il sopra accennato Wilder, alle rimostranze di Wilder circa affidamenti dati al Ministro di Germania von Heren, per quanto concerne l'atteg

49 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

giamento croato, Macek abbia risposto: «È meglio per te e per me che ciò sia avvenuto da nostra parte, anziché per parte di Budak ».

È chiaro che la linea adottata da Macek è una ispirazione di necessità, in relazione alla disposizione psicologica della popolazione. Il dott. Macek, manifestandosi per intanto secondo il fondameto croato, pensa di costituirsi di fronte alla Germania una posizione di emergenza e di consolidamento che gli varrebbe anche nei confronti della influenza paveliciana. Delle alternative macekiane ho dato notizia con il rapporto n. 1308/219 del 6 corrente (1).

(l) Vedi D. 681.

(l) Vecll D. 640.

715

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1941/202-203 R. Belgrado, 13 marzo 1941, ore 1,10 (per. ore 7).

R. -Consoli dipendenti, particolarmente Ragusa e Spalato. Sui negoziati tedescojugoslavi fonti attendibili concordemente insistono che sarebbero sorte serie difficoltà perché da parte tedesca si vorrebbe abbinare al patto politico come già nei nostri accordi di Belgrado anche un patto economico ma di portata tale costituire direzione e controllo di tutta la produzione jugoslava. Ciò avrebbe provocato da ieri tenace resistenza jugoslava.

Persone degne di fede che hanno visto ieri sera Principe Reggente riferiscono che mai è apparso in tale stato di palese inquietudine e incertezza né di tale depressione dal lato fisico. In lunga conversazione stamane Ministro degliAffari Esteri ha cercato mostrare consueto suo ottimismo. Appariva però anche egli assai sperduto.

-e stavolta più apertamente e con evidente calore -che prevedeva e personalmente sperava che non appena possibile sarebbero seguiti contatti diretti con Governo italiano. Mi ha ripetutamente affermato essere convinto che conversazione dirette con Germania potranno concludersi rapidamente e soddisfacentemente. A mia richiesta perchè allora in tali condizioni Governo jugoslavo stesse mobilitando, non solo -una volta tanto -non ha negato il fatto, ma mi ha assicurato che era dovuto a ragioni di situazione interna, insistendo sulle gravi difficoltà di essa a prescindere necessità di esser pronto a parare qualsiasi sorprese da questo lato. È innegabile che ciò risponda in parte a verità quantunque resti da vedere, se si giungesse ad alternativa decisiva, quale sarebbe atteggiamento esercito e Stato Maggiore, cui tendenze ultra nazionaliste, almeno nella [posizione] dei capi, sono ben note. Sta però di fatto, sentita l'opinione dell'Addetto Militare in proposito, che misure militari in atto hanno aspetto nettamente strategico, soprattutto verso l'esterno, anche se (almeno sino a prova contraria) con carattere prevalentemente difensivo-dimostrativo. È sintomatico ad esempio che nel settore nord schieramento e materiale di guerra sono stati concentrati al di qua della linea di frontiera principale del Danubio (durando in pari tempo frontiera Giulia e coste) mentre misure mobilitazione sono particolarmente dirette zona tra Danubio e frontiera Bulgaria.

(202) -Stato d'animo in questo paese ha raggiunto da ieri e soprattutto nella giornata di oggi livello massimo barometrico non solo a causa delle notizie radio americane (successivamente smentite da questo Governo) di un ultimatum tedesco alla Jugoslavia e notizia inglese Consiglio Reggenza (non smentita sino ad ora anche perché consultazioni in varie forme continuano ininterrottamente) ma soprattutto in relazione misure militare già segnalate che hanno ormai anche nella capitale aspetto mobilitazione palese. Contribuisce ampiamente sfrenata propaganda inglese (secondata da americani) che ha abbandonato ogni ritegno e precauzione e si vale apertamente di ogni mezzo. Su questo punto come pure su attività svolta anche in altri campi da agenti inglesi ho oggi stesso in termini chiarissimi e con dati altrettanto precisi ancora una volta attirato la più seria attenzione di questo Ministro degli Affari Esteri valendomi anche segnalazione

(203) Ad ogni modo punti positivi da lui toccati spontaneamente con evidente precauzione e molta riserva, sono stati identici continue conversazioni dirette con Governo tedesco e indirette con Governo italiano, che dal primo è tenuto al corrente costantemente delle trattative. Ministro degli Affari Esteri ha accennato

(l) Non rinvenuto.

716

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1960/81 R. Kabul, 13 marzo 1941, ore 11,30 (per. ore 12,15).

Trasmissione speciale 10 ottobre ha parlato a lungo contro Primo Ministro Afganistan.

A parte il fatto che se per caso provenienza trasmissione venisse scoperta potremmo avere qui serie noie nell'interesse stesso nostro lavoro è necessario evitare attacchi del genere.

Date circostanze locali per continuare a sviluppare lavori sia con le tribù sia eventualmente con indiani abbiamo bisogno che il governo afgano non veda quello che non è assolutamente obbligato vedere. Pertanto è assolutamente necessario evitare sospetto che agitazioni tribù o in India possano essere dirette contro il Governo afgano o dannoso ai suoi interessi. Nei riguardi Afganistan converrebbe parlare pochissimo di persone come Mohamed Hasin Khan e soltanto bene e con molto rispetto: toccando quanto possibile tasto che Afganistan ha catturato inglesi in tre guerre. Per resto nel tono trasmissione si potrebbe di tanto in tanto ,lanciare frase come segue: «faccia attenzione quel commerciante che prende denaro dal Khan Bahadur » Khan Bahadur è segretario orientale di questa legazione britannica che si occupa spionaggio ed è molto conosciuto in Afganistan e sulla frontiera.

Converrebbe anche evitare attacchi contro Gandhi. È bene tener presente che nessuno sulla frontiera direbbe mai male di Gandhi, Nehru, Abdul Ghaffur Khan. Del resto anche nemici Gandhi come Bose debbono sempre astenersi parlarne male in pubblico data sua immensa popolarità anche fra i mussulmani. Invierò per corriere serie spunti su Afganistan. (l)

717

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2001/80 R. Rio de Janeiro, 13 marzo 1941, ore 21,24 (per. ore 6,10 del 14).

Mio telegramma n. 77 (2).

Ministro Aranha mantenendo parola data ha comunicato Ambasciatore di Germania essere riuscito persuadere Presidente Vargas dell'assoluta inopportunità per Brasile procedere requisizione navi mercantili dell'Asse rifugiate questi porti.

Secondo Aranha decisione presidenziale va interpretata come definitiva e sarà mantenuta anche se altri paesi americani decidessero diversamente.

Ambasciatore di Germania ha tenuto ringraziare con effusione per altre comunicazioni e consigli da me datigli che evltano pericolosa presentazione nota di protesta preordinate dal Governo tedesco hanno condotto a questa soluzione così soddisfacente.

Tengo tuttavia attirare attenzione di V.E. nei seguenti punti:

1° -Sebbene non tenga a diminuire valore «attuale>> della decisione

brasiliana, suggerisco tuttavia che essa non (dico non) sia messa alla prova

troppo lungamente perché circostanze possono sempre cambiare;

2° -Urge pertanto nella presente favorevole occasione affrettare la partenza nostri piroscafi specialmente quelli carichi o da caricare con merci brasiliane il che ci gioverebbe presentando loro partenze come fatto utile all'economia del paese.

3° -In relazione punto precedente sia effettuato (tenuto conto enormi difficoltà esistenti) carbonamento ed eventuale caricamento.

4° -Occorre riprendere i negoziati urgentemente per cessione taluni pi

roscafi inadatti per varie ragioni a tentare traversata e che sarebbero chiesti

« Tebro », «Pampano », «Liana », «Augusto», << Librato » e «Teresa».

Gradirei istruzioni se è possibile mio telegramma n. 14 che non ha mai avuto

risposta.

5° -In relazione punto 3 faccio poi presente che né addetto navale né incaricato né Dottor Frencarolo sono in possesso di alcuna istruzione per eventuale acquisto e caricamento di prodotti tipici brasiliani (cotone, pelli, olii

vegetali, grassi animali, legnami, pneumatici, manganese, ecc.) che potrebbero essere utili anzi indispensabili nostra economia di guerra.

6° -Osservo infine che deliberazione brasiliana potrebbe avere notevole influenza su altri paesi americani ancora incerti e potrebbe essere quindi sfruttata bene inteso in maniera prudente e riservata.

7° -Mi farò ripetere da Aranha dichiarazioni fatte mio collega tedesco. Presente telegramma viene inviato Esteri-Roma e Ambasciata Buenos Aires per addetto navale (1).

(l) -In riferimento a questo telegramma, Anfuso comunicò il 17 marzo con t. s.n.d. 9145/41 P.R. quanto segue: «Istruzioni sono state immediatamente date nel senso richiesto per quanto riguarda afghani. Personalità indiane saranno, con dovute cautele, contrastate sempre che adottino netto atteggiamento probritannico e antitallano ». (2) -Vedi D. 698.
718

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 1977/206 R. Belgrado, 13 marzo 1941, ore 22,15 (per. ore 6,30 del 14).

Mio telegramma 202 del 12 corrente (2). Mio collega di Germania mi ha confermato che trattative sono tuttora in corso.

Ha aggiunto che vi sono state proposte tra i due lati e che questione è ancora aperta se trattative sboccheranno in patto intermedio oppure in adesione a patto tripartito. Pur mostrando un certo ottimismo circa situazione, mio collega di Germania considera che prolungarsi trattative crea stato agitazione pericoloso.

Punto critico situazione è anche a suo avviso debolezza Governo e incertezza situazione interna che lasciano dubbi circa possibilità Governo mantenere sua linea e condurre a termine negoziati. Mobilitazione sempre in pieno sviluppo in tutto il paese.

Stato d'animo popolazione divisa tra opposte tendenze è di crescente incertezza ed agitazione.

719

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

APPUNTO S.N. Roma, 13 marzo 1941.

Colloquio con Tewfick el Shakir. Il segretario del Mufti, di ritorno da Berlino e in viaggio per Bagdad, ha informato che Berlino si è dichiarato in massima favorevole alla fornitura di

armi e aiuti finanziari all'Iraq e al Mufti, nonché allo scambio di merci coll'Iraq contro armi tedesche. Ha studiato con l'Auswartiges Amt i dettagli di esecuzione e la via da far percorrere alle armi e alle merci. L'Auswartiges Amt si è riservato le decisioni di dettaglio, dovendo verosimilmente sentire anche altre Amministrazioni tedesche. Il segretario del Mufti ha dovuto partire prima che decisioni fossero prese perché gli scade il passaporto.

Circa le disposizioni dell'attuale Governo iracheno, ha confermato le cose dette precedentemente. Il Governo attuale è in sostanza d'accordo col precedente. I propositi di resistenza e di opposizione del Governo iracheno verso l'Inghilterra continuano, ma non conviene né inasprire né precipitare la situazione prima di essere preparati. Elemento essenziale è l'esercito, che è in quest'ordine di idee e che conta sull'appoggio e sugli aiuti dell'Asse.

Quanto alla visita che il Ministro degli Esteri dell'Iraq ha fatto a Eden al Cairo, ha detto che Eden aveva chiesto di recarsi a Bagdad; che però il Governo iracheno lo aveva sconsigliato e insistito perché non vi si recasse. È stato così che il Ministro degli Esteri dell'Iraq si è recato al Cairo. Eden ha chiesto la cooperazione dell'Iraq; ma gli è stato risposto che non è possibile. È stato molto categorico in proposito. La notizia che il Ministro degli Esteri dell'Iraq avrebbe fatto delle rivelazioni a Eden sulle « mene » dell'Asse in Iraq non ha fondamento.

Per la Siria Tewfick el Shakir ha manifestato la stessa opinione, che importa cioè di resistere, ma non di precipitare la situazione finché la preparazione e gli avvenimenti non lo consiglino. Pensa sia bene influire su Vichy perchè i francesi non facciano troppo il gmoco inglese. Berlino si è dichiarato d'accordo.

Rientrando a Bagdad si metterà in rapporto con la R. Legazione e la metterà al corrente. Con Berlino il Mufti avrà, d'ora in poi, modo di comunicare, oltre che col corriere italiano, colla radio che Berlino ha dato a Tewfick el Shakir. (1)

(l) -Anfuso rispose con t. s.n.d. 9103/103 P.R. del 17 marzo, ore 19,30, quanto segue: «Questo Ministero si compiace per risultati ottenuti ed attende che Aranha Vi confermi dichiarazioni già fatte a codesto Ambasciatore di Germania. Si fa riserva rispondere punti 4 e 5 Vostro telegramma citato». (2) -Vedi D. 715.
720

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. 02742. Berlino, 13 marzo 1941.

Su richiesta di Renzetti, ti invio l'accluso appunto sulla conversazione da lui avuta con il Maresciallo Goering in occasione della sua visita di congedo. Come tu sai, Renzetti conosce da lungo tempo Goering (2).

ALLEGATO

Berlino, 3 marzo 1941.

Mi sono recato oggi ad accomiatarmi dal Maresciallo Goering, che mi ha trattenuto a cordiale colloquio per un'ora e mezzo. Riassumo quanto egli mi ha detto.

a) La Turchia non sembra disposta ad apporsi alle Potenze dell'Asse. Il 92% delle sue forze militari è raggruppato alla frontiera bulgara e greca: le armate tedesche sono in grado di distruggerle in un sol colpo, con una sola battaglia.

b) Le divisioni corazzate tedesche sbarcate in Libia affronteranno quelle inglesi e certamente le cacceranno dalla Cirenaica. Il Generale che le comanda, Rommel, è uno dei migliori ufficiali tedeschi. Egli ha ricevuto l'ordine di agire in istretta collaborazione con il Comando italiano e di evitare ogni atto che possa venire interpretato quale lesivo del prestigio italiano. Egli spera che la collaborazione italo-tedesca sia laggiù stretta e leale, che tra comandanti italiani e tedeschi si formino vincoli di cordiale e sincera amicizia, indispensabili per poter compiere proficue e vittoriose azioni.

c) A parere di Goering l'isola di Rodi avrebbe potuto e potrebbe forse ancora venire impiegata quale base per gli attacchi aerei su Suez. Pantelleria dovrebbe possedere cannoni di grossissimo calibro.

d) La Russia costituisce sempre un enigma. Forse non si muoverà perché l'esercito tedesco è in grado di schiacciare le forze dell'esercito comunista.

e) Nei rapporti fatti dal Colonnello Schomundt e da altri ufficiali tedeschi risulta che i soldati italiani si sono battuti e si battono con grande valore. (A questo proposito ho spiegato a Goering che tutto il popolo italiano segue fedelmente il Duce, ammira la Germania e combatterà strenuamente per vincere).

Goering mi ha poi detto che il Ftihrer si sente legato da profonda e sincera amicizia con il Duce e che vorrebbe forse poterlo incontrare più di sovente. Anche egli desidererebbe vedere il Duce e il Sottosegretario all'Aviazione per discutere con quest'ultimo le questioni inerenti all'impiego dell'arma aerea. Egli stima molto la nostra aviazione ed ha avuto parole lusinghiere per il generale Fougier comandante del CA!. Si augura inoltre che una collaborazione più stretta si formi tra la Marina italiana e quella tedesca specie per quanto riguarda l'impiego dei sommergibili.

Il Maresciallo ha avuto poi fiere parole di rampogna verso Franco il quale otto giorni dopo il colloquio con Hitler, (l) avrebbe ritirato le promesse fatte, non ha voluto cedere alle recedenti insistenza del Duce (2) e insomma non vuole permettere alle divisioni tedesche di passare per la Spagna.

Ho chisto a Goering quanto vi era di vero nelle affermazioni, fatte da qualcuno, su una eventuale offensiva tedesca su Suez, alla quale si frapporrebbero notevoli difficoltà, quali l'eventuale opposizione della Turchia e il lungo percorso. Goering mi ha dato una risposta evasiva: «l'esercito tedesco, ha detto, vince tutte le difficoltà specie quando esse siano costituite da lunghe distanze e da un esercito nemico».

Al termine del colloquio che ha dovuto aver fine poiché il Ministro Funk, il Ministro Schwerin Crosik e altre personalità attendevano da oltre trenta minuti di essere ricevuti. Goering mi ha detto di tornare a vederlo il giorno prima della mia partenza da Berlino.

(l) -Il presente appunto venne trasmesso integralmente a Berlino con t. s.n.d. per telescr. 59/367 R. del 25 marzo, ore 24. (2) -II documento reca il visto di Mussolini.
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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

'!'. 2008/355-356 R. Washington, 14 marzo 1941, ore 12,50 (per. ore 20,10).

Allorché congresso avrà approvato stanziamento di 7 milioni di dollari richiesti da Roosevelt, spese militari degli S.U.A. secondo stanziamenti comples

sivi finora accordati o richiesti a partire dal giugno 1940 ammonteranno a oltre 35 miliardi di dollari.

Benché il disborso effettivo di tale astronomico importo dovrà venire di fatto ripartito in un periodo di alcuni anni, non essendo possibile poter spingere produzione di questa industria oltre certi limiti, Roosevelt ha ritenuto di dover chiedere senz'altro al Congresso anche approvazione predetto stanziamento destinato ad «aiuti Inghilterra e Francia democrazie» per i seguenti motivi:

l o -incoraggiare sempre più resistenza britannica mostrando chiaramente al Governo ed a popolazione inglese che il Governo S.U.A. non appena ne ha avuto facoltà ha immediatamente agito in modo da non lasciare dubbio che la produzione bellica americana disporrà di un finanziamento tale da assicurare fin da ora massimo sforzo espansivo di cui questa industria possa essere capace.

2° -Ammonire Asse che gli S.U.A. sono ormai ben decisi intervenire in pieno nel conflitto soltanto che resistenza britannica consenta a loro di raggiungere preparazione bellica ritenuta necessaria perché S.U.A. possano passare ad uno stato di attiva belligeranza.

3° -Raggruppare sempre più questa opinione pubblica in favore intervento intensificando sempre maggiormente interessi americani e britannici per poter così diffondere persuasione che gli S.U.A. essendo ormai compromessi ed impegnati a fondo in favore dell'Inghilterra, una vittoria dell'Asse rappresenterebbe per essi non solo una sconfitta morale ma anche un reale pericolo dandosi per certo che potenze totalitarie non mancherebbero di chiedere conto dell'aggressiva politica di Washington esercitata ai loro danni.

4° -poter procedere alla espansione e trasformazione dell'industria del paese a,i fini bellici collocando fin da ora ordinazioni in base a precisi impegni contrattuali che garantiscano ammortamento nuovi impianti.

È al riguardo da segnalare che esponenti corrente socialdemocratica considerano programma riarmo come un colossale <~ new deal » dal quale paese dovrebbe derivare quello che essi definiscono pro!itless prosperity e cioè una prosperità con aumento di salari ma non di profitti.

Per quanto Governo non sembra per il momento voler prendere atteggiamento antagonistico nei confronti grande industria (ai cui esponenti ha affidato posti direttivi negli enti proposti a mobilitazione industriale) non vi è dubbio che esso sembra contare promulgazione programma bellico non solo per eliminare disoccupazione (calcolata ancora intorno ai 7 milioni) ma per pe,rmettere salari adeguarsi sia pure gradualmente a crescente costo vita. Così può spiegarsi atteggiamento finora conciliativo assunto dal presidente nei con

fronti scioperi che si sono recentemente susseguiti anche in industrie interessanti difesa.

Ciò che nel pensiero di Roosevelt è evidentemente in definitiva diretto a rendere sforzo bellico S.U.A. popolare anche fra le masse operaie specie allo scopo assicurare a Governo massima possibile libertà di manovra politica.

(355) Mio telegramma n. 342 (3).

(l) -Vedi D. 18. (2) -Vedi D. 568. (3) -Vedi D. 749.

(356) Tale ridda miliardi non ha mancato peraltro impressionare pubblico che rendesi conto ineluttabile proporzionale aumento pressione fiscale ma Governo sforzasi presentare programma non solo come «necessario vincere guerra senza combattere>> ma anche come fonte prosperità.

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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 2013/158 R. Ankara, 14 marzo 1941, ore 15,18 (per. ore 2 del 15).

In merito alle conversazioni avute in Angora da Eden con Ambasciatore jugoslavo Choumenkovitch sono in grado comunicare seguenti informazioni confidenzialissime, provenienti da funzionario che ha cifrato e decifrato relativi telegrammi di questa Ambasciata jugoslava, ed a me pervenute per via indiretta.

Nella prima intervista Eden avrebbe cercato di convincere Choumenkovitch della invincibilità dell'Inghilterra e della possibilità che essa ha di aiutare Jugoslavia nella resistenza ai tedeschi.

Eden avrebbe dichiarato a Choumenkovitch essere sicuro che fra i Soviet e la Germania non esiste alcun accordo relativo ai Balcani e che Soviet non approvano l'entrata dei tedeschi nei Balcani.

Eden avrebbe anche fatto intravedere a Choumenkovitch che Inghilterra a fine guerra sarebbe disposta concedere alla Jugoslavia gran parte dell'Albania oltre a una specie di protettorato sulla Bulgaria.

Ambasciatore jugoslavo comunicò al suo Governo quanto aveva fatto oggetto sua conversazione con Eden ed avendo ottenuto una risposta da Belgrado chiede di riparlare con Eden. Intanto era giunto ad Angora da Mosca Ambasciatore d'Inghilterra Cripps.

Nella seconda intervista Eden ripetette a Choumenkovitch le dichiarazioni già fattegli nei riguardi dei sovieti e confermate da Cripps. Avrebbe anche aggiunto che sovieti sono disposti fornire Jugoslavia ogni appoggio, se essa lo richiedesse. Tale promessa sarebbe stata categoricamente confermata da Cripps il quale si sarebbe vantato essere in buone relazioni con Viciusky.

A sua volta il signor Choumenkovitch avrebbe chiesto ad Eden quali fossero possibilità reali dell'aiuto inglese; quale fosse vero atteggiamento della Turchia; sino quale punto ed in quale forma Jugoslavia potesse contare sulla collaborazione turca; inoltre quali fossero le possibilità di reale aiuto da parte dei Sovieti e quale la vera intenzione dei Sovieti nei riguardi della Germania.

Si ignorano le risposte date da Eden.

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IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. UU. S.N.D. 2052/103-104 R. Bagdad, 14 marzo 1941, ore 21,12 (per. ore 1,10 del 16).

Urge siano impartite istruzioni promesse. Gailani ha detto iersera a Lo Faro che la situazione attuale è estrema

mente critica e che egli, in pieno accordo con i capi dell'esercito e varie personalità, potrebbe da un momento all'altro trovarsi nella necessità prendere gravi decisioni (allusione quanto il Mufti ha confidato a Lo Faro: mio telegramma n. 70) (2) desidera quindi sapere da noi «per quale via ed entro quanti giorni dall'inizio della resistenza armata agli inglesi l'esercito iracheno potrebbe contare ricevere primi aiuti in armi e munizioni». Governo inglese propone al governo iracheno: rottura delle relazioni con l'Italia; chiamata truppe britanniche per presidiare alcune zone Iraq; costituzione e libertà d'azione servizio inglese polizia, informazioni e propaganda; assunzione nel gabinetto Taha di tre o quattro Ministri tipo Nuri Said. Offre come contropartita: promessa indipendenza Palestina; consuete facilitazioni rifornimenti armi e munizioni all'esercito; generose transazioni pendenze finanziarie e larga scorta dollari per acquisti all'estero.

Richiamandomi mie precedenti segnalazioni rilevo: progetto occupazione britannica Iraq sembra ora diretta a puntellare posizione Turchia, che qui appare piuttosto pericolante per inglesi, e portare a compimento manovre imbastite terrore Siria;

2°) se quindi non fossimo in grado di fare subito o soltanto promettere quanto occorre per incoraggiare iniziativa Gailani ed esercito iracheno, rischie

remmo !asciarci sfuggire possibilità creare qui per il nemico situazone seriamente trepidante che potrebb€ ripercuotersi sulla situazione siriana e palestinese e forse anche sull'attuale posizione Turchia nei confronti Gran Bretagna.

(103) Vostro telegramma n. 54 (1).

(104) Conversazioni Eden-Tewfik Senedi, al Cairo, vertono sui punti precedenti. Gailani ha già fatto conoscere a Taha sua decisione lotta senza quartiere per il caso proposte britanniche fossero accettate. Da giorni gabinetto si riunisce per esaminare telegrammi ministro degli Affari Esteri dal Cairo e formulare risposta. Soltanto dopo il ritorno di Suedi si potrà avere impressione precisa di quanto è stato o sarà ceduto. Gailani spera che Taha, malgrado tentennamenti e disposizioni compromesso, non accetterà atto di morte indipendenza Iraq e preferirà dimettersi. In tal caso quasi certissimamente reggente nominerà primo ministro Suedi o Nuri o Madfy disposti accettare proposte britanniche. Prima che uno di costoro aiuti transito delle truppe britanniche già pronte per destinazione Iraq (mio telegramma n. 89) (3) occorrerà decidersi agire.

(l) -Con t. s.n.d. 6261/54 P.R. del 22 febbraio, ore 1,15, Buti aveva confermato il contenuto del telegramma 41 (vedi D. 525) e aveva avvertito che appena possibile sarebbero seguite istruzioni. (2) -Vedi D. 596. (3) -T. s.n.d. 1760/89 R. del 5 marzo 1941, ore 21,30, non pubblicato: riferiva circa i preparativi britannici per l'occupazione del territorio iracheno.
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L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T.S.N.D. PER CORRIERE 2071/023 R. Madrid, 14 marzo 1941 (per. il 17).

Trovasi a Madrid principe Hohenlohe, grande proprietario di terre nella regione dei Sudeti e notissimo negli ambienti finanziari di Londra, New York, ed anche di Madrid, per aver sposato la ricchissima ispano-americana Signora Yturbi. Predetto principe è altresi uomo di fiducia del Ftihrer che se ne avvale sovente per sondare umori e tendenze campo avverso ed anche quale suo ufficioso agente in missioni segrete.

Mi risulta in modo sicuro che Hohenlohe si è incontrato in questi giorni con Ambasciatore Inghilterra, sir Samuel Hoare, avendone dichiarazioni che qui riassumo: «Situazione Governo inglese non sarebbe più così solida. Churchill, malgrado recente firma legge americana aiuto alla Gran Bretagna, non godrebbe più appoggio maggioranza. Hoare prevede pertanto che presto o tardi egli sarà chiamato a Londra per assumere direzione Governo con il preciso scopo di concludere una pace di compromesso. Al riguardo egli si è espresso con la maggiore energia affermando che non accetterà incarico se non a condizione di ottenere i pieni poteri. Ha aggiunto che Eden sarà allontanato dalla direzione degli Esteri per altro incarico nel gabinetto e che al suo posto verrà nominato attuale sottosegretario Butler, che egli definisce uomo di grande buon senso e perfettamente all'altezza del grave compito che lo attende».

Questo Ambasciatore di Germania, che è anche lui al corrente del surriferito colloquio, invia a Berlino identiche informazioni.

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IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A LIONE, GONFALONIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. s. 1890. Lione, 14 marzo 1941 (per. il 21).

Miei telegrammi per corriere nn. 1718-1782 e 1819 (1).

La dichiarazione di Vichy dell'8 marzo ed il commento del 9 possono definirsi le prime due notevoli manifestazioni francesi nel campo internazionale dopo il 24 giugno e meritano quindi una speciale considerazione.

Coi telegrammi per corriere summenzionati, ho avuto l'onore di far presente la genesi della dichiarazione dell'8 marzo. Da assicurazioni giuntemi da varie fonti mi è stato confermato che essa è stata provocata dal generale Weygand, giunto non invitato a Vichy con il proposito non solo di giudicare personalmente, alla vigilia della battaglia del Mediterraneo, quale consistenza avessero le voci di richiesta da parte dell'Asse dell'uso di basi africane, e di opporsi a tali concessioni, ma anche quello di prendersi una rivincita presso il Maresciallo su Darlan ricordando tutto il peso che l'Africa francese e il suo capo potevano avere sui destini della Metropoli.

Durante il soggiorno a Vichy mi si è assicurato che Weygand non ha fatto che manifestare la sua devozione di soldato al Maresciallo mentre le intese con Darlan sono state raggiunte non troppo facilmente.

Egli però è partito, a quanto pare, molto soddisfatto dei risultati raggiunti, che gli permetteranno di attendere lo svolgersi dei prossimi eventi nelle migliori condizioni e con una popolarità sempre più accresciuta.

A Vichy è finita poi con il non dispiacere l'occasione offerta da Weygand di rinnovare clamorosamente il principio del mantenimento dell'integrità dell'Impero africano a qualunque costo, contro tutti e senza l'aiuto di nessuno, unita alla constatazione degli ancora durevoli sentimenti di realismo dell'ex generalissimo.

A quanto pare, se molti a Vichy anche in seno al Gabinetto temevano un passaggio di Weygand ai <<liberi francesi», Londra non lo sperava e quindi sarebbe rimasta molto favorevolmente sorpresa dalla dichiarazione dell'8 marzo, effettuata in un momento cruciale per l'avvicinarsi della battaglia del Mediterraneo.

Questa opinione pubblica. che vede spesso con gli occhi di Londra, con una immediatezza che non saprei come qualificare. ha tributato anche essa, come ebbi a riferire con mio telegramma per corriere n. 1872 (1), la migliore accoglienza alla dichiarazione della scorsa domenica. Preoccupato poi dall'interpretazione data dall'opinione pubblica a tale atto politico, il governo francese ha fatto seguire nella tarda mattinata di lunedì il noto comunicato, ed ha impartito disposizioni che venisse subito iniziata la campagna di stampa contro il blocco marittimo.

Uscita in tempo particolarmente efficace e destinata a sortire, presumibilmente, dei risultati positivi perché il governo britannico, in seguito all'assicurazione del governo di Vichy di non ammettere l'installazione dell'Asse sulle rive africane, difficilmente potrà insistere nel mantenere un blocco totale nei riguardi della Francia libera.

Con altrettanta abilità (non mi risulta se siano stati fatti o meno del sondaggi preventivi a Parigi) il governo di Vichy ha scontato l'atteggiamento non contrario del Reich alla dichiarazione dell'8 marzo per le seguenti con

siderazioni: primo, perché la rinuncia alle basi africane era compensata dalla riaffermazione di lealismo di Weygand e dalla certezza che questi si sarebbe opposto con la forza ad eventuali tentativi gaullisti o britannici -secondo, perché il diretto approvvigionamento della Francia costituirebbe un importante sollievo per il Reich, dato che anche permetterebbe l'utilizzazione in altre zone europee dei mezzi di trasporto e consentirebbe una più rapida messa a punto della collaborazione economica considerata il primo passo dell'adattamento della Francia all'« ordine nuovo».

(l) Vedi DD. 704, 705 e 713.

(l) Non pubblicato.

726

IL DOTTOR PAVELIÉ AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. ..., 14 marzo 1941.

La situazione dei ultimi due giorni a Belgrado e caratterizzata con la sequente parola d'ordine diffusa in tutto il paese: «Non marceremo a tatto 1 cadenza l perché questo è per i mennechini e non per gli uomini. Patiremo ma conserveremo la faccia immacchiata l vuol dire: salvare l'onore 1 ».

Macek come presidente della Coalizione Democratico-Contadina ha già dato l'ordine ad un certo numero di personaggi politici di questa Coalizione di recarsi all'estero a scopo di creare l'emmigrazione, la quale collaborerà con le potenze democratiche.

Mi permetto di accludere alcune notizie (l) pervenutemi recentemente (2).

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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 2089/67 R. Shanghai, 15 marzo 1941, ore 12 (per. ore 9,10 del 16).

Nell'imminenza della visita di Matsuoka a Berlino ed a Roma tre elementi caratterizzano momento politico di Chung King: 1°) Sfiducia circa importanza e immediatezza degli aiuti americani e britannici (mio telegramma n. 65) (3);

2°) Inasprimento del dissidio con comunisti che portano ad un massimo inaccettabile loro pretese di indipendenza politica e militare (mio telegramma

n. 64) ( 4);

(-3) T. 1995/65 del 13 marzo, ore 6, non pubblicato. (-4) T. 1975/64 R. del 12 marzo, ore 13, non pubblicato.

3°) Accresciuta influenza di Mosca che manovrando masse comuniste cinesi tende ad accrescere sul Generalissimo un ascendente che le permetta di neutralizzare, al momento opportuno, azione anglo-americana.

Sono questi elementi che rafforzerebbero oggi in Matsuoka antica fiducia potere addivenire con appoggio di Roma e Berlino ad un accordo con Chung King inquadrato in un accordo con Mosca che le circostanze potrebbero trasformarne in una spartizione della Cina in zone d'influenza russa e nipponica.

Richiesta all'Asse di riconoscere Nanchino sarebbe posticipata alle vicende di tali prossimi tentativi per soluzione del conflitto cinese. Soluzione che Matsuoka vorrebbe concretare oggi sopratutto come tempestiva reazione all'aggressività americana distruggendo un anello nella catena di accerchiamento che gli S.U.A. preparano e che il Giappone per ragione assoluta di vita non potrà permettere mai che si chiuda.

Informatori dello Stato Maggiore tedesco hanno segnalato a Berlino tali opportunità in rapporto al viaggio del Ministro Affari Esteri Giappone. Essi pensano che del momento favorevole Stahmer potrebbe approfittare per porre in atto, col deciso appoggio di Mosca, il suo antico progetto di mediazione tra Tokio e Chung King, i cui risultati dovrebbero essere garantiti dall'Asse e dall'U.R.S.S.

Comunicato Roma e Tokio.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolinl.
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IL MINISTRO AD HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2095/57 R. Helsinki, 15 marzo 1941, ore 14,27 (per. ore 9,35 del 16).

Oggi Ministro degli Affari Esteri mi ha ricevuto per la prima volta (1). Egli mi ha detto che la situazione può essere considerata con maggiore ottimismo rispetto passato, perché armamenti sono migliorati ed intensificati. Ma vi era qualche possibilità arrivare accordo politico inferiore a quello iniziale russo-finlandese in seguito Trattato di pace.

Trattative per Petsamo sono ancora interrotte (2).

Signor Witting pur osservando che attuale stagione sarebbe poco propizia operazioni militari a causa disgelo ha detto non è possibile escludere con sicurezza colpo di mano sovietico.

In conclusione affermazione del Ministro degli Affari Esteri circa maggior ottimismo si è riferita, in conversazione avuta con lui, più a possibilità resistenza armata che a quello di giungere accordo per via diplomatica.

Ciò non esclude d'altra parte che fase acuta attuale possa essere superata. Ministri finlandesi a Berlino e Mosca, sono venuti Helsingfors. In seguito ha avuto luogo ieri Consiglio dei Ministri.

(l) -Cicconardi aveva comunicato con t. 7139/55 P.R. del 13 marzo, ore 13,20, dt aver assunto la direzione della legazione. (2) -Vedi D. 620.
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IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2067/978 R. Bangkok, 15 marzo 1941, ore 16,20 (per. ore 20,30).

Mio telegramma n. 43 0). Felice conclusione conferenza di Tokio è stata qui accolta con unanime giubilo e celebrata con manifestazioni di amicizia e di riconoscenza verso Giappone. Non sono mancati riferimenti al fatto che Francia restituisce soltanto parte territori estorti ma si dichiara che Siam per far causa pace ha consentito volentieri qualche sacrificio. Si proclama che risultato soddisfacente è dovuto al valore delle vittoriose truppe Thai non meno che all'amichevole efficace interessamento giapponese.

Accanto questione territoriale attenzione si va pure concentrando, sebbene in modo meno vistoso sull'impegno Siam e Indocina non addivenire con terzi a nessun accordo che implichi cooperazione economico-politico-militare dirett~

o indiretta contro il Giappone. Questo Ministro Affari Esteri Aggiunto ha dichiarato alla stampa che tale impegno non ·rappresenta nulla di speciale in quanto Siam non ha avuto mai e non ha alcuna intenzione svolgere politica anti-nipponica. Distensione coll'Inghilterra (mio telegramma n. 43) che ha accompagnato questa «Monaco dell'Estremo Oriente>> lascia sussistere profonda diffidenza ambienti anglo-americani e senso reciproco disagio nei loro rapporti con Governo Thai. Segnalano in Malesia manovre militari in grande stile. Questo Ministro Inghilter·ra che si è lamentato due giorni fa con Ministro Affari Esteri Aggiunto per ordine questo Governo esporre bandiera giapponese con quella Thai è tornato oggi a vedere Naidirek per ottenere da lui assicurazione formale che accordo Thai-Nipponico non contiene nessuna clausola segreta.

Radio e stampa mettono in rilievo d'altra parte atteggiamento amichevole · e congratulazioni potenze Asse.

Dal canto suo questo Ministro giapponese nel manifestarmi soddisfazione per successo ottenuto mi ha detto che la consegna del momento era di non troppo valorizzarlo e sfruttarlo per non rischiare di comprometterne futuri vantaggi. Ho soggiunto tuttavia che un centinaio di ufficiali giapponesi travestiti si trovano già sui confini Malesia e mi ha confermato che a Singora sta per aprirsi un nuovo «importante» Consolato nipponico.

(l) T. 1800/43 R. del 6 marzo, ore 22, non pubblicato, con il quale Crolla riferiva che nelle sfere governative thailandesi predominava «impressione che accordo potrebbe essere raggiunto ultimo momento grazie pressioni nipponiche ».

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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 2079/0153 R. Belgrado, 15 maggio 1941 {per. il 17).

Mio telegramma n. 206 in data 13 corrente (1).

Da ieri si nota nella situazione generale una certa distensione in relazione notizie insistentemente diffuse sia da parte tedesca che jugoslava che trattative hanno raggiunto accordo di massima. Nuovo viaggio governanti jugoslavi in Germania, già indicato come imminente negli ultimi due o tre giorni viene ora posto verso metà settimana ventura per ragioni << tecniche » tedesche relative all'incontro.

Fasi trattative, da notizie concordanti già riferite, appaiono essere passate da patto intermedio, a patto intermedio con accordo economico, per ritornare insistentemente ieri ad adesione pura e semplice patto tripartito. Su punti precisi trattative viene mantenuto naturalmente da parte tedesca come da parte jugoslava maggior possibile riserbo.

Sembra tuttavia confermato da ogni parte attendibile che un accordo di massima sia stato raggiunto per accostata Jugoslavia all'Asse, mentre oggi ritornano insistenti indicazioni che si tratterebbe patto quanto più vicino possibile e atto preparare terreno, ma non ancora adesione a tripartito. Tesi è di evidente preferenza jugoslava e su di essa è probabile che jugoslavi tentino sino all'ultimo di far convergere negoziati.

Frattanto misure militari continuano con ritmo ininterrotto. Secondo quanto riferisce R. Addetto Militare forza globale attualmente alle armi può essere già calcolata tra novecentomila ed un milione di uomini, con caratteristiche schieramento e concentramento già segnalati.

Stesso articolo odierno, evidentemente ispirato, dell'ufficioso Vreme, (fonobollettino stampa in data odierna) ricade nella stessa ambiguità delle dichiarazioni Presidente Consiglio di alcuni giorni fà. Mentre conferma concetti centrali integrità libertà indipendenza proclama che esercito è destinato impedire tentativi che Jugoslavia sia spinta alla guerra.

Stato d'animo popolazione che nei giorni scorsi è stato come riferito di massima agitazione, non mancando neppure spunti aggressiVI, appare oggi se non esattamente più calmo più compreso necessità attesa -per quanto ansiosa -importanti decisioni in corso.

Stesse misure militari vengono interpretate largamente sia come soddisfazione (non scevra di pericoli) data opinione pubblica, sia come dimostrazione che in nessun caso Governo intende cedere punti capitali passaggio truppe od occupazione territorio (che non sembra d'altra parte che alcuno almeno attualmente gli domandi).

Punti ditncili nell'attuale sviluppo se governo sia in grado mantenerla in relazione linea che ha scelto, prolungarsi negoziati che mantengono stato tensione e agitazione in cui trovano terreno favorevole tutti gli elementi interessati e ancora ostinati trattenere Jugoslavia deciso avvicinamento all'Asse.

(l) Vedi D. 718.

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IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 2051/210-211 R. Belgrado, 16 marzo 1941, ore 6,10 (per. ore 11,30).

Personale per il Capo di Gabinetto.

Nota persona (l) mi ha pregato di informarvi d'urgenza che ha avuto oggi colloquio con personalità intermedia da cui risulta grande perplessità e incertezza nell'attuale situazione, determinata dal fatto che si pensa che nessun patto con Germania può dare completa tranquillità Jugoslavia sinché rapporti non siano direttamente chiariti e rinsaldati con Italia.

Ha anche precisato che giovedì scorso si era sul punto di domandare invio ìn aereo a Roma Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri ma che non fu fatto per timore impressione su Germania e volendosi evitare anche presso di noi impressione che si tenti giocare carta italiana contro Germania o viceversa. Ad ogni modo anche partenza per Berlino fu ritardata a causa tale dilemma, e incertezze per raggiungere orientamento permangono tuttora, mentre partenza per Berlino è ora prevista per mercoledì prossimo.

In tale situazione è stato domandato a nota persona che cosa potesse suggerire e le è stato anche proposto partire subito per Roma. Infine mi ha detto che non sapeva tuttavia quale suggerimento dare.

In conclusione sottolineando che voleva mantenere sinceramente atndamenti dati nelle sue visite a Roma mi ha pregato di esporvi quanto precede, personalmente pregandovi, qualora riteniate opportuno di fare pervenire d'urgenza qualsiasi suggerimento o idea che giudichiate del caso.

Pur non mancando di sottolineare opportunamente a nota persona quando conversazione lo esigeva evidenti punti presente situazione, specie in base direttive da V. E. impartitemi, l'ho assicurata, come mio dovere, che vi avrei immediatamente trasmesso una comunicazione. Circa negoziati con Germania mi ha detto di ignorare tuttora se trattative siano sboccate a patto intermedio

-o a tripartito. Sembrava propendere per quest'ultimo ma non ne era sicura. Affermava anche essa che accordo è ad ogni modo già raggiunto (2).

So -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

(l) -Vedi D. 699. (2) -Rltrasmesso a Berlino con t.u.s.n.d. 58/349 R. del 17 marzo, ore 1.
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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2068/367 R. Washington, 16 marzo 1941, ore 19,30 (per. ore 7 del 17).

Presidente Roosevelt nel suo discorso di ieri sera ha fatto vivo appello ad unità Paese nella politica dei massimi aiuti alle democrazie insistendo su concetti già da lui e da esponenti del Governo ripetutamente svolti in questi ultimi tempi. Unico nuovo concetto espresso è che Stati Uniti America dovranno «continuare svolgere loro missione nel periodo della ricostruzione mondiale».

Nel complesso può dirsi che discorso non appare essere quello di un Capo di Stato o di Governo che sia ormai alla vigilia di portare proprio Paese in guerra (siccome taluni ritengono) anche se discorso indubbiamente faccia parte di quella campagna con cui si viene gradatamente preparando paese psicologicamente alla guerra.

Esso appare inoltre inteso riafiermare a Impero britannico, ad Asse e a neutrali, nonché a stesso paese che S.U.A. non intendono e non possono arrestarsi nel compito che si sono irrevocabilmente assegnato e cioè di dare assistenza con ogni mezzo ed in ogni campo difendere « democrazie contro dittature».

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IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI (l)

T. PER CORRIERE AEREO 2158/640/063 R. Lisbona, 16 marzo 1941 (per. il 19).

Donovan prima della sua partenza per l'America ha chiesto di esser ricevuto da Nicola Franco. Nel corso della conversazione ha detto d'aver avuto un lungo colloquio con Serrano Sufier, ma siccome non era sicuro che le cose che gli aveva detto sarebbero state riferite al Caudillo così aveva preferito vedere il fratello del Generalissimo nella speranza che quello che egli voleva fargli sapere pervenisse al Capo dello Stato Spagnolo per via diretta.

Franco ha risposto seccamente dicendo che era semplicemente assurdo pensare che Serrano Sufier potesse non riferire al Caudillo i risultati d'una conversazione avuta con l'inviato di Roosevelt.

Dopo di che Donovan ha abbordato il tema principale della sua conversazione e cioè la possibilità di aiuti americani alla Spagna. « Roosevelt -ha detto Donovan -è fermamente deciso ad aiutare la Spagna le cui critiche condizioni gli sono note ma vorrebbe farlo ottenendo precise garanzie».

Nicola Franco ha risposto ripetendo -a quanto egli mi dice -quello che Serrano Sufier aveva già dichiarato a Donovan e cioè che se l'America intende

fare degli affari commerciali con la Spagna quest'ultima sarà ben lieta di farli purché da questi affari esuli ogni condizione di carattere politico. La Spagna può anche impegnarsi a non riesportare quello che le giungerà dall'America ma non s'impegna né s'impegnerà ad accettare che gli aiuti che potranno esserle forniti limitino in qualsiasi modo la sua libertà politica.

Donovan ha dichiarato che avrebbe riferito a Roosevelt questo punto di vista.

Parlando della guerra Donovan ha detto che a suo avviso non potevano esservi dubbi circa l'esito del conflitto. «L'America -egli ha precisato -non abbandonerà più l'Inghilterra ed essa è decisa ad affrontare qualsiasi rischio pur di ottenere il trionfo di quei principi democratici e di libertà che costituiscono la ragione d'essere della politica americana». Donovan ha quindi affermato che l'Inghilterra attraverserà ora 4-5 mesi di crisi acuta durante i quali l'aiuto americano sarà più morale che materiale. Ma tra cinque mesi si farà già sentire in modo enorme il peso dell'aiuto americano che diventerà sempre più gigantesco. Franco ha obiettato che erano precisamente questi 5-6 mesi i decisivi della storia del mondo. Donovan ha peraltro dichiarato che dopo la sua visita ,in Inghilterra egli restava fermo nel suo punto di vista e cioè che la Gran Bretagna non sarebbe stata battuta.

Donovan si è molto interessato alla situazione del Nord Africa. Ha chiesto a Franco se aveva informazioni circa l'atteggiamento francese al Marocco e se riteneva possibile che i tedeschi potessero trasportare truppe al Marocco col consenso francese. Franco ha risposto di non avere elementi per poter flispondere a queste domande -e mi ha aggiunto che l'insistenza con cui Donovan è tornato sul problema del Marocco lascia supporre che il governo americano già esamina la possibilità d'uno sbarco a Casablanca pel caso la iUerra debba prolungarsi e portare ad un intervento diretto degli Stati Uniti.

(l) Alcuni brani di questo telegramma sono editi In R. BovA SCOPPA, Colloqui con due dittatori, cit., pp. 28-29.

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IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 2159/641/064 R. Lisbona, 16 marzo 1941 (per. il 19).

[Nicolas] Franco mi ha detto che il Caudillo gli aveva parlato del suo incontro con Pétain. Il Generalissimo era rimasto stupito di trovare un Pétain ancora più vecchio e più stanco di quanto lo fosse quando era Ambasciatore a Madrid. Dalla conversazione avuta il Caudillo ha tratto la convinzione che Pétain vuole lealmente eseguire le clausole dell'armistizio senza però andare più oltre. Egli ha tuttavia avuto la sensazione che se il conflitto dovesse impegnare l'America contro l'Europa Pétain non esiterebbe a prendere una posizione «europea» a fianco dell'Asse soprattutto se una minaccia anglo-americana dovesse profilarsi contro il Marocco francese. Se Pétain però facesse nella situazione attuale delle concessioni alla Germania sotto il pretesto della collaborazione il Caudillo ha detto al fratello che tutti gl1 attuali uomini dell'entourage di Pétain abbandonerebbero il Maresciallo.

Nicolas Franco mi ha infine detto -ma senza precisarmi che questo era il pensiero del fratello -che non appena la situazione politica lo consiglierà bisognerà che Italia Francia e Spagna trovino il modo d'intendersi perché un blocco latino abbia la possibilità di far sentire il peso della sua forza e del suo genio nel nuovo ordine europeo. «Naturalmente --ha precisato Nicolas Franco -tutto ciò andrà fatto con la dovuta cautela per non allarmare la Germania e quando potranno essere regolate le pendenze tra voi e la Francia ».

735

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2116/25 R. Stoccolma, 17 marzo 1941, ore 21 (per. ore 5,30 del 18).

Mio telegramma n. 22 (1).

Ministro degli Affari Esteri che ho veduto oggi mi ha smentito in modo categorico voci che sono corse in questi giorni circa passi che sarebbero stati fatti qui dall'Inghilterra per determinare l'atteggiamento del Governo svedese in caso di complicazioni nella situazione norvegese.

Così pure infondate sarebbero le voci relative a nuove minacce russe alla Finlandia, mentre viceversa le trattative concernenti miniere di nichel a Petsamo non hanno subito inasprimento. È vero, ha aggiunto Gunther, che non si può essere sicuri delle ultime intenzioni e dei fini perseguiti dai bolscevichi.

Quanto alle recenti misure di carattere militare prese da questo Governo (mio telegramma n. (2) il Ministro degli Affari Esteri mi ha dichiarato laconicamente che esse sono allo scopo di rafforzare la neutralità svedese. Vi è però stato un passo tedesco per il transito di nuove truppe germaniche dirette in Norvegia. Il signor Gunther mi ha detto di sperare che le richieste di Berlino non oltrepassino limiti delle intese già esistenti a tale riguardo fra i due Governi ed in questa fiducia attende ritorno Ministro di Germania recatosi testé a Berlino. Atteggiamento assunto da questo Governo e della opinione pubblica verso la Norvegia occupata e relativa reazione tedesca (come ho già riferito) conferiscono necessariamente alla questione di cui sopra un carattere di maggiore delicatezza e difficoltà che il signor Gunther se ne renda conto.

(l) -T. 2043/22 del 15 marzo, ore 20,45, non pubblicato: riferiva circa lo stato delle relazioni tedesco-svedesi. (2) -Riferimento non identificato.
736

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 2112/388 R. Berlino, 17 marzo 1941, ore 22,50 (per. ore 23,30).

Mi è stato confidenzialmente detto che Addetto Militare tedesco Belgrado è stato spontaneamente chiamato da quel Ministro della Guerra per informarlo che misure in corso da parte delle Autorità hanno scopo esclusivamente prudenziale. In complesso situazione jugoslava è qui considerata tuttora con tranquillità, come del resto è stato anche detto a questo nostro Addetto Militare e questi ha comunicato a Generale Guzzoni.

Circa trattat'ive politiche in corso con Belgrado, mi è stato ripetutamente detto che V. E. ne era tenuto al corrente, direttamente da Fuschl da parte del Ministro Ribbentrop. Non ho quindi creduto dovere insistere per aver notizie dettagliate in proposito. Mi risulterebbe però che ormai dovrebbe considerarsi piuttosto acquisita adesione a '!'ripartito e non un patto separato, come pure che durante trattativa sarebbero state discusse anche varie questioni di interesse militare come transito materiale bellico, sanitario rifornimenti da e per Grecia in relazione future operazioni.

Mentre prevale sempre ottimismo circa rapporti con Jugoslavia nel quadro nuova situazione creatasi nei Balcani e impressione di soddisfazione, si può tuttavia anche registrare in alcuni settori una certa irritazione e risentimento per tergiversazioni, esitazioni e difficoltà giuridiche eccessive opposte da Jugoslavia a definizione suoi rapporti con Asse e che si attribuiscono in parte a influenze e parentele greche e inglesi famiglia Reggente.

Per quanto abbia inteso genericamente dire che Jugoslavia pretendeva troppo come contro partita, nulla mi risulta circa quanto sarebbe stato in definitiva detto e fatto per questione Salonicco.

737

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

'I'. S.N.D. PER TELESCR. 2107/390 R. Berlino, 17 marzo 1941, ore 21,15.

Telegramma di V. E. n. 349 (l).

Ho fatto comunicazione prescritta a Segretario di Stato che l'avrebbe subito trasmessa a Ministro von Ribbentrop tornato per due giorni a Berlino e rlpartitone iersera.

Circa punti due e tre della comunicazione che Duce intenderebbe far fare a Belgrado mi è stato chiesto se dovessero essere interpretati nel senso che vi sarebbe da un lato adesione Jugoslavia a Tripartito e dall'altro un approfondimento e consolidamento del Patto italo-jugoslavo del 1937 che verrebbe se mai armonizzato col Tripartito.

Ho risposto che pur non avendo speciali istruzioni mi sembrava, anche in considerazione nostri passi, essere questo senso generale nostra comunicazione. Ho raccomandato una risposta urgente anche ai fini dell'azione e delle

trattative in corso tra Berlino e Belgrado.

(l) Vedi D. 731, nota 2.

738

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 2173/76 R. Teheran, 17 marzo 1941, ore 21,30 (per. ore 8,40 de l 19). Mio telegramma n. 68

Ho veduto ieri questo Presidente del Consiglio e gli ho manifestato tutta la mia protesta per l'articolo di giornale Ettelat contenente accuse al Governo italiano di avere mancato a precisi accordi, basandosi su circostanze assolutamente false. Egli è rimasto sorpreso e mi è sembrato sincero quando mi ha risposto che il consenso a suo tempo dato dal R. Governo all'entrata dell'Eureka nel porto Assab costituiva a suo parere un impegno. Gli ho spiegato come egli fosse nell'errore, sviluppandogli i principii elementari di diritto pubblico in base ai quali uno Stato ha il diritto di dare o negare una autorizzazione che rientra nelle sue prerogative di sovranità. Non ha saputo cosa rispondere, e si è trincerato dietro l'ignoranza dei fatti del giornalista che aveva scritto l'articolo. Al che ho risposto che il giornalista era stato a sua volta ingannato da chi gli aveva fornito i fatti e questi non poteva essere che qualcuno autorizzato a farlo da qualche ufficio governativo. Gli ho allora chiesto se era a sua conoscenza che il predetto piroscafo aveva tentato di entrare ad Assab nonostante il nostro divieto. Egli ha risposto di ignorarlo il che mi ha dato buon gioco per fargli presente che tale fatto rappresentava una manovra molto sospetta di origine inglese.

Gli ho confermato infine che nonostante la nostra buona volontà era impossibile concedere la richiesta autorizzazione almeno finché perdura situazione militare che l'ha provocata.

Ed ho terminato dicendogli che la stampa italiana avrebbe risposto all'articolo del giornale Ettelat mettendo le cose nella loro vera luce.

È mia impressione che chi stia pescando nel torbido dietro ispirazione inglese sia questo Ministro Finanze, Generale Kosrovi, che, dal momento nomina, cerca di servire il suo padrone con lo spillare danaro come può o con la minaccia, come nel caso dell'azione contro Anglo-Persian Oil Company specialmente famoso, o con il servire direttamente gli interessi inglesi.

Tutto questo rientra nel disordine, che diviene sempre più appariscente, nella condotta di questo Governo sotto la spinta degli avvenimenti internazionali che da una parte creano gravissime preoccupazioni, dall'altra fanno risorgere in tutta la loro violenza gli istinti orientali della corsa ai facili guadagni, al di sopra di qualsiasi sentimento di patria. Dati i pericoli inerenti a tale situazione interna di questo Stato, sembrami quindi che sia necessario che Germania ed Italia procedano unite prudenti ma energiche. Confermo che in tale linea di condotta sono in pieno accordo con questo mio collega Germania.

739.

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S.N. (1). Roma, 17 marzo 1941.

Ho inviato a Berlino il telegramma di Mameli relativo a Stakic (2) (già trasmesso ieri a V. E.), con le seguenti istruzioni del Duce: «Il Duce avrebbe intenzione di telegrafare a Mameli che vada dal Principe Reggente e gli faccia una comunicazione del seguente tenore:

0 ) Il Governo Fascista è disposto a dare tutte le assicurazioni che la Jugoslavia desidera per quanto si riferisce alle condizioni di tranquillità cui l'avv. Stakic cenna;

2°) Il Governo Fascista è disposto parimenti a saldare i rapporti italajugoslavi consolidando il Patto itala-jugoslavo che dura ormai da quattro anni;

3°) Un inquadramento del Patto del 1937 nel Trattato potrebbe costituire per la Jugoslavia la migliore garanzia politica nel momento che attraversiamo».

Domandate costà se una comunicazione in questo senso può essere utile ai fini dell'azione e della trattativa che sta conducendo il Governo del Reich a Belgrado (3).

(1).

(1) T. s.n.d. 2054/68 R. del 15 marzo, ore 13,15, non pubbllcato: riferiva circa l'articolo del giornale Ettelat, consigliando una risposta da parte della stampa itallana.

740

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

TELESPR. 814/373. Roma, 17 marzo 1941.

È apparsa sulla stampa italiana la notizia di un interessamento del Pontefice in favore dell'approvvigionamento dall'America della Francia non occupata.

Questo interessamento mi è stato confermato anche in Segreteria di Stato in conversazioni avute recentemente.

Ho saputo ora che un nuovo interessamento è stato spiegato qualche giorno fa dal Santo Padre presso il Governo Inglese affinché non si opponesse all'invio

nel Belgio di medicinali e di alimenti per bambini, da parte di Comitati di Soccorso Americani.

In via confidenziale mi è stato detto che la risposta britannica è stata negativa e che in sostanza essa dice di non poter consentire a questi invii di viveri poiché la Germania, occupando il Belgio e altri paesi, ha preso sopra di sé la responsabilità del loro vettovagliamento, e che l'Inghilterra non intende concorrere ad alleggerire tale responsabilità (1).

(l) -Telefonato a Bari il 17 marzo. (2) -Vedi D. 731. (3) -Trasmesso a Berlino con t.u.s.n.d. 58/349 R. del 17 marzo, ore l.
741

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 2164/68 R. Shanghai, 18 marzo 1941, ore 13 (per. ore 6,15 del 19).

In conversazione strettamente confidenziale Consigliere dell'Ambasciata del Giappone a Nanchino ha ammesso che possibilità che io prospettavo nel mio telegramma n. 67 (2) rientrassero tutte nell'immediato programma di Matsuoka. Tuttavia nei riguardi di un accordo con Chun King Hidaka riteneva che fervente ottimismo del Ministro degli Affari Esteri era forse in anticipo sul tempo. Vi era pericolo che Generalissimo in una improvvisa reazione si legasse senza più scampo con gli anglosassoni.

Sempre secondo Hidaka situazione a Chun King maturava per stanchezza e per l'incubo della guerra civile. Tra uomini di Nanchino e di Chung King erano stati ripresi rapporti segreti: risultava che a Chun King uomini influenti non si peritavano esaminare eventualità di pace con il Giappone ciò che non avrebbero osato qualche mese fa. Buona tattica gli pare per ora disinteressarsi di Chung King per incoraggiare e aiutare Nanchino. D'altra parte ufficio di Chung King mi telegrafa segnalandomi sforzo delle masse giovanili per evitare lotte intestine e per intensificare campagna contro «reazione filogiapponese » del Kuomintang.

Comunicato Roma e Tokio.

742

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 2142/392 R. Berlino, 18 marzo 1941, ore 22,12.

A mio telegramma n. 388 (3).

Ad ogni buon fine segnalo che circostanza che Ministri jugoslavi dovrebbero partire per Berlino domani 19, come da telegramma di V. E. n. 349 (4), è qui completamente ignorata.

Mi risulta che già iersera Ministro Ribbentrop è stato messo al corrente nostra comunicazione e che anche oggi medesima è stata oggetto di attento esame.

Mi è stato accennato a possibilità di una risposta questa sera tardi o domani.

Circa trattative in corso con Belgrado, vi è in ambienti degli esteri notevole persistente riservatezza generale, come assoluta riservatezza ho trovato circa nostra ultima comunicazione di ieri.

A complemento quanto riferito con telegramma n. 388, segnalo con ogni riserva che circa Salonicco si sarebbe evitato di approfondire questione e prendere impegni demandando a più tardi qualsiasi più preciso accordo.

Oltre che da parte Reggente maggiore resistenza perverrebbe da ambienti militari serbi, contrari a concessioni carattere militare oltre che politico. Ministro degli Affari Esteri e Presidente Cons'glio sarebbero invece ormai persuasi favorevolmente.

Mi è stato confermato che comunque sarebbe pacifica adesione a Tripartito.

In tale connessione sarebbe stata sollevata da parte jugoslava ipotesi di conflitto con Turchia e di obblighi che per Jugoslavia scaturirebbero da Tripartito a favore Asse e contro Turchia. Sarebbe stato da parte germanica prospettato che tale assistenza può considerarsi non obbligatoria in via assoluta se le altre parti ne dispensino. Comunque impressioni anche di militari sono sommamente intonate ottimisticamente.

(l) -Il documento reca Il visto di Mussollnl. (2) -Vedi D. 727. (3) -Vedi D. 736. (4) -Vedi D. 731, nota 2.
743

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 2189/91 R. Rio de Janeiro, 19 marzo 1941, ore 20,37 (per. ore 6,20 del 20).

Vostro 103 (1).

Aranha nella sua qualità Ministro degli Affari Esteri nonché a nome personale Presidente della Repubblica mi ha dato oggi le più esplicite e formali assicurazioni che Governo brasiliano non prenderà (dico non) nessuna misura di requisizione o sequestro navi italiane rifug)ate nei porti brasiliani.

Ho ringraziato a nome del R. Governo.

744

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 7760/397 P.R. Berlino, 19 marzo 1941, ore 21,45.

Ho veduto oggi Ministro Ribbentrop il quale mi ha illustrato il contenuto del telegramma inviato all'Ambasciatore Mackensen manifestando sua con

vinzione che Jugoslavia aderirà al Patto e che quindi la firma dovrebbe aver luogo domenica prossima a Vienna. Ha aggiunto che un rinvio dell'adesione alla fine del mese ne toglierebbe il valore e il sign'ficato. Si è riservato di darmi conferma telefonica non appena egli riceverà notizie da Belgrado. Ribbentrop conta sulla presenza del Ministro Ciano col quale si ripromette di conferire su altre questioni ( 1).

(l) Vedi D. 717, nota l, p. 695.

745

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A BEIRUT, CASTELLANI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2188°54 R. Beirut, 19 marzo 1941, ore 23,25 (per. ore 2,40 del 20).

Mio 31 in data 19 febbraio (2). Poiché condotta Emiro Fawas Scialan non sembravami giustificare ulteriore ritardo e in considerazione anche attuale situazione Palestina ho ritenuto giunto momento opportuno per concludere accordo con lui conforme istruzioni di V. E.

Generale de Giorgis che era presente colloquio ed io abbiamo dichiarato all'Emiro che: l o R. Governo aveva assai apprezzato sue dichiarazioni e la sua offerta collaborazione;

2° questione rifornimenti armi era tuttora allo studio perché presentava qualche difficoltà ordine tecnico;

3° lasciando quindi per il momento da parte concorso dei Rualla operazioni belliche, Governo fascista, in vista sentimenti espressi dall'Emiro e sua autorità nel deserto siriano -transgiordano era disposto prendere atto sue dichiarazioni ed a considerarlo da questo momento suo amico;

4o tale accordo di amicizia, strettamente segreto, non implicava per il momento reciproco impegno di carattere militare, ma poteva essere in seguito completato da accordo militare;

5o per ora Governo italiano, rendendosi conto sua delicata pos1z10ne per residenza stagionale in Transgiordania, non gli chiedeva altro che fornisse a nostra Delegazione controllo Siria tutte le possibili informazioni su movimento truppe e su situazione politica Transgiordania e che svolgesse tra capi tribù deserto e Drusi prudente opportuna azione propaganda nostro favore; per tale servizio informazioni e per tale propaganda Governo fascista metteva a sua disposizione somma mensile centomila franchi.

Emiro ha risposto:

l o -era molto onorato che R. Governo avesse accettato sua offerta amicizia e che rinnovava solennemente sue dichiarazioni fedeltà e collaborazione;

2° -che era pronto in qualsiasi momento partecipare azioni belliche alle condizioni precedentemente indicate (rifornimento materiale bellico e nostra vittoriosa azione militare in settori vicini;

3° -impegnavasi svolgere propaganda e fornire informazioni come da noi richiesto;

4o -qualora inglesi invadessero Sirié, egli avrebbe senz'altro attaccato inglesi purché: a) -massima parte sue tribù si trovassero già in quel momento in territorio siriano come residenza stagionale; b) -esercito francese di Siria opponesse resistenza e combattesse contro truppe britanniche; c) -autorità francese gli fornisse minimo indispensabile armi e munizioni.

Ha quindi appoggiato formula tradizionale del deserto promessa amicizia in nome suo, del nonno Emiro Nuri Scialan e di tutte le sue tribù.

Gli ho pertanto rimesso 100.000 franchi per spese primo mese ed è stato convenuto che egli manderà Beirut emissario almeno ogni 15 giorni per comunicare Delegazione informazioni raccolte e per tenersi in contatto con noi.

Attualmente sue tribù trovansi parte Transgiordania e parte Neged, ma stanno per iniziare spostamento verso nord.

In questo ultimo colloquio non vi è stato alcun esplicito accenno a posizione riservata all'emiro nel futuro assetto della Siria; ma egli, richiamandosi a quanto detto precedentemente, si è dichiarato s:curo che il Governo italiano dopo vittoriosa conclusione guerra, lo premierà adeguatamente.

Circa assetto del Levante, egli si è dichiarato per metà paesi arabi sotto guida e controllo italiano, con governi indigeni muniti di larga autonomia interna ed amministrativa (1).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolln!. (2) -Vedi D. 600, In realtà del 17 febbraio.
746

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 19 marzo 1941.

L'Ambasciatore di Germania mi comunica ora, d'ordine del suo Governo, che le trattative in corso fra il Governo del Reich e il Governo jugoslavo circa l'adesione della Jugoslavia all'Asse hanno raggiunto il seguente risultato:

Il giorno 17 corr. il Consiglio jugoslavo della Corona ha preso la decisione di aderire al Tripartito. È stata discussa la maniera con la quale potrebbero essere accettati e formulati dalle due Parti i punti che a suo tempo sono stati portati a conoscenza del R. Governo all'ambasciatore Mackensen e sui quali Voi, Duce, avevate dato la Vostra alta approvazione il giorno 8 corrente.

Il Fiihrer e il Ministro degli Affari Esteri del Reich hanno in linea di massima deciso che la cerimonia della firma abbia luogo a Vienna il 23 marzo

p.v. Si attende al riguardo il benestare del Governo jugoslavo. Non appena si avrà la risposta jugoslava, il Governo del Reich si farà premura di farci pervenire l'invito ufficiale alla firma.

Qui di seguito si trascrivono i testi delle note che il Governo del Reich si propone di scambiare con la Jugoslavia al momento della firma del Patto, qualora il R. Governo sia d'accordo.

Nota 1a -A nome per incarico del Governo tedesco ho l'onore, Eccellenza, di comunicarVi quanto segue:

In occasione dell'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito oggi avvenuta, il Governo tedesco conferma la sua decisione di rispettare in qualsiasi tempo la sovranità e l'integrità territoriale della Jugoslavia.

Vogliate accogliere, Eccellenza, ecc... (La nota riprodotta dovrà essere resa pubblica nello stesso momento in eui sarà resa nota l'adesione della Jugoslavia al Tripartito).

Nota za -(Concernente il Transito e il trasporto di truppe attraverso la Jugoslavia).

Con riferimento ai colloqui che hanno avuto luogo in occasione dell'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito, oggi avvenuta, mi onoro, Eccellenza, di confermarVi con la presente in nome del Governo del Reich, l'accordo, fra i Governi delle Potenze dell'Asse e il R. Governo Jugoslavo, che i Governi delle Potenze dell'Asse durante la guerra non avanzeranno alla Jugoslavia la richiesta di consentire il transito o il trasporto di truppe attraverso il te·rritorio Jugoslavo.

Vogliate accogliere, Eccellenza, ecc...

(La nota riprodotta dovrà essere tenuta segreta. Tuttavia si è d'accordo che il Governo jugoslavo simultaneamente all'adesione al Patto Tripartito emetterà un comunicato del seguente tenore:

«Il Governo jugoslavo nel corso dei colloqui che hanno portato all'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito, si è potuto rendere conto che, in conseguenza della situazione militare esistente, i Governi delle Potenze dell'Asse durante la guerra non avanzeranno alla Jugoslavia la richiesta di consentire il transito o il trasporto di truppe attraverso il territorio jugoslavo»).

Nota 3a -(segreta) -Concernente la concessione di aiuti militari.

Con riferimento ai colloqui che hanno avuto luogo per l'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito oggi avvenuta, mi onoro, Eccellenza, di confermarVi con la presente, a nome del Governo del Reich, l'accordo tra i Governi delle Potenze dell'Asse e il R. Governo jugoslavo su quanto segue:

La Germania e l'Italia assicurano a Governo jugoslavo, in considerazione della situazione militare, che non avanzeranno alcuna richiesta di aiuti militari.

Qualora il Governo jugoslavo dovesse, in qualsiasi momento, considerare di suo proprio interesse prendere parte alle operazioni militari delle Potenze del Patto Tripartito, verrà lasciato al Governo jugoslavo di prendere gli accordi militari a ciò necessari con le potenze stesse.

Mentre vi prego di voler considerare strettamente segrete le precedenti comunicazioni e di renderle note solamente col consenso dei Governi dell'Asse, mi valgo dell'occasione ecc...

Nota 4a -(segreta -Concernente Salonicco). (Primo periodo come alla Nota 3a). Per il nuovo regolamento dei confini nei Ba;lcani si deve tener conto dello interesse della Jugoslavia ad un collegamento territoriale col Mare Egeo con la estensione della sua sovranità sulla città e il porto di Salon:cco. (Ultimo periodo come alla nota 3a).

Le due ultime note riprodotte (n. 3 e n. 4) devono essere considerate strettamente segrete. Il Governo Jugoslavo rilascerà nota a parte con cui dichiarerà che considera le due ultime note strettamente segrete e che le pubblicherà solamente con il consenso delle Potenze dell'Asse.

In relazione a quanto è stato fatto conoscere a Berlino (Stacic) circa le comunicazioni che il Governo fascista avrebbe intenzione di effettuare a Belgrado per un eventuale rafforzamento del Patto itala-jugoslavo del 1937, il Ministro Ribbentrop lascia al Duce di giudicare se tale consolidamento sia ancora ritenuto necessario, data l'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito.

(l) Per la risposta di Anfuso, vedi D. 891.

747

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER CORRIERE 2241/0155 R. Belgrado, 19 marzo 1941 (per. il 21).

Mio telegramma per corriere n. 0153 in data 14 corrente -Mio telegramma

n. 211 in data 15 corrente (1).

Non vi sono state negli ultimi giorni variazioni sensibili nella situazione e anzi è da notare nuovo rinvio delle decisioni attese. Secondo viaggio governanti jugoslavi in Germania, già indicato per settimana scorsa è poi passato alla metà di questa e viene ora concordemente previsto (benché tale indicazione non possa avere un valore molto generico) verso fine settimana stessa.

Concordi informazioni da parte tedesca come da parte jugoslavia confermano che vi è già accordo di massima. Indicazioni prevalgono ora per patto tripartito ma, da parte tedesca ammettendosi che vi è questione di « particolari garanzie>> e da parte jugoslava insistendosi che negoziati vertono su «garanzie», come su carattere generale di <<parità» con cui Jugoslavia entrerebbe a far parte del patto.

In conversazione ieri Ministro Commercio Andres mi ha detto che decisione era stata raggiunta in massima, sulla linea delle «garanzie» e della «parità» per ingresso nel patto tripartito e che testo era in redazione. Ha anche sottolineato che « Macek aveva fatto tutto». Tale affermazione del ministro croato

và naturalmente accolta con molte riserve. Risponde evidentemente più che altro al desiderio di assicurare se possibile ai croati -in confronto ai serbi i vantaggi ed i meriti della nuova situazione. Plù interessante è l'informazione di Andres che Macek parteciperà al nuovo viaggio in Germania e alla firma de'l patto. Anche ciò tuttavia merita conferma. Infine Andxes mi ha detto che era preveduta -e dalle sue parole in certo modo temuta -opposizione che si manifesterà in occasione approvazione testo patto da parte Consiglio Ministri. Ha indicato che ciò non può mutare le cose, maggioranza essendo assicurata. Tuttavia qualcuno tra i Ministri (e ha nominato Budisaljeviç, Ministro della politica sociale) avrebbe dichiarato che preferisce uscire dal Governo piuttosto che firmare.

Protrarsi trattative, mentre mobilitazione è sempre apertamente in pieno sviluppo aumenta sensazione tensione e ansia generale nella popolazione che !ungi dall'essere tranquillizzata è anzi allarmata anche dalla stessa stampa. Come già riferito, questa, negli scarsi, poco abBi e spesso aspri articoli, anche e specialmente quelli ispirati vorrebbero preparare nuova situazione. Ma lo fa con tali riserve e con tono cosi ambiguo e polemico da confondere più che aiutare le cose. Sia tra i sostenitori come tra gli oppositori del governo si va diffondendo sensazione -che rasenta spesso sfiducia -che questo abbia ormai troppo a lungo esitato a giuocare la sua carta e che nell'eterna ricerca di un impossibile statu quo, ancora esiti, mentre situazione precipita e valore adesione Jugoslavia scende ogni giorno. Sostanzialmente Governo è accusato -e accusa risale sino a supremi responsabili e cioè sino al Principe -di aver posto il paese in situazione di estrema difficoltà con una politica che volendo essere troppo abile si è costantemente risolta in incertezze e ha mancato successivamente momenti propizL

Legge americana per quanto attesa ha prodotto innegabile impressione ed è ampiamente sfruttata da propaganda ostile. Ripercussione discorso Roosevelt è stata nel complesso negativa. Specie quegli ambienti che con crollo previsto posizioni inglesi anche in questo paese già da ora attendono verbo dell'America sono rimasti non poco delusi da stile involuto e tono poco chiaro e poco deciso argomentazioni.

Segnalo per quello che vale -notando tuttavia che notizia viene da fonte degna attenzione, per quanto non possa controllarla -che mi è stato riferito che Governo Stati Uniti è tenuto costantemente informato da quello jugoslavo dell'andamento delle trattative con la Germania.

Segnalo infine altra voce da fonte militare tedesca secondo la quale vi sarebbe stata recentemente fortissima pressione inglese su governo jugoslavo, che sarebbe giunta sino a domandare immediato affiancamento Jugoslavia alla Inghilterra e alla Grecia. Tale pressione avrebbe qui però prodotto reazione contraria, accelerando deo;sioni riluttante governo jugos,lavo verso l'Asse. Tale voce potrebbe essere messa in relazione con notizie circa colloqui Eden -Ambasciatore jugoslavo ad Ankara (di cui al Vostro telegramma per corriere n. 7532 P.R./C in data 4 corrente) (l) sui quali null'altro di particolare è sinora qul trapelato.

(l) Vedl DD. 730 e 731.

(l) Vedi D. 650, nota 2, p. 646.

748

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. 826/288. Mosca, 19 marzo 1941 (1).

Miei telegrammi nn. 128 e 131 del 18 e 19 corr. (2).

Confermo il mio telegramma odierno sopra citato.

Premetto che, appena preparata la copia dei documenti giuntimi con l'ultimo corriere unitamente al Vostro telespresso n. 42/04928/20 del 6 corrente (3), avevo fatto chiedere un'udienza al Presidente del Consiglio informando che si trattava di rimettergli gli schemi elaborati da codesto Ministero in vista di futuri negoziati per un accordo commerciale.

L'Uffìc'io della Presidenza mi ha fatto conoscere ieri che il Signor Molotov mi pregava di fare la mia comunicazione al Vice Commissario per gli Affari Esteri, Lozovski.

Il fatto che Molotov abbia incaricato uno dei Vice Commissari di ricevere la mia comunicazione può, a mio avviso, spiegarsi in due modi: l) o che il Presidente abbia voluto ev:tare di dover riprendere, in questa occasione, le discussioni di carattere politico che apparentemente sono giunte ad un punto morto con l'ultimo colloquio del 24 febbraio (mio telegramma n. 107) (4); 2) o che, allo stato attuale delle cose, si sia rinunziato da parte sovietica a legare le trattative commerciali a quelle « premesse pol•itiche » che il Commissario pel Comme•rcio Estero, Mikoian, aveva espressamente menzionato lo scorso luglio (mio telegramma n. 363 del 27 luglio scorso anno) (5).

Il mio colloquio odierno con Lozovski non mi ha fornito alcun indizio che permetta di pronunciarsi per l'una piuttosto che per l'altra ipotesi. Sarà soltanto dalla risposta che ci verrà data a proposito del nostro progetto di accordo, nonché dal tempo che sarà impiegato per darcela, che si potrà capire se il Gove·rno sovietico sia o meno disposto ad iniziare senz'altro dei negoZ'iati commerciali senza subordinarli ad ulteriori chiarimenti nel campo politico.

Intanto stamane ho consegnato al Vice Commissario, in doppio esemplare, il testo italiano dei sette schemi da noi preparati, che gli ho illustrato secondo le direttive ricevute.

Per facilitare il loro esame, ho consegnato anche un appunto in lingua russa nel quale ho fatto un raffronto fra •i documenti firmati nel febbraio 1939 e gli schemi odierni, mostrando che la struttura sostanziale rimaneva immutata e fornendo le spiegazioni del caso per le modifiche introdottevi.

Verbalmente ho poi messo in rilievo l'interesse particolare che l'ItaHa attribuisce alla questione del transito attraverso il territorio sovietico per le merci interessanti il tramco italiano con terZ'i Paesi. Ho ugualmente illustrato la utilità

e la necessità di ["egolare, in sede di negoziati commereiali, tutte le pendenze finanziarie derivanti dal passaggio sotto la sovranità sovietica di quei territori che facevano prima parte della Polonia, Stati Baltici e Rumania, e nei quali tanto lo Stato quanto enti e privati italiani avevano degH interessi che il R. Governo intende salvaguardare.

Come ho telegrafato, il signor Lozovski non ha fatto commenti né sollevato obiezioni. Egli si è limitato a dirmi che, appena tradotti 'in lingua russa, gli schemi presentatigli sarebbero stati trasmessi per il necessario esame al competente Commissariato per il Commercio Estero.

A mia volta gli dissi che confidavo tale esame sarebbe stato fatto con sollecitudine e che rimanevo pertanto in attesa di conoscere se i progetti da noi elaborati sarebbero accettati come base per i futuri negoziati, nel qual caso il R. Governo non avrebbe tardato ad inviare a Mosca una apposita delegazione. Qualora invece U Governo soV'ietico avesse delle osservazioni da fare, o desiderasse proporre delle varianti che modificassero sostanzialmente l'economia del nostro progetto di accordo, io mi tenevo a disposizione per ricevere tali proposte e comunicarle a Roma.

Il signor Lozovski ha annuito e su c-iò si è chiuso il nostro colloquio.

A proposito delle rettifiche da apportare (mio telegramma n. 128) nella enumerazione degli articoli dello schema di accordo commerciale, quale è stata fatta nell'Appunto illustrativo inviatomi col telespresso n. 42/04928/20, codesto Ministero constaterà che a margine delle pagine 2 e 3 del predetto Appunto devono essere fatte le seguenti correzioni:

Art. l diventa Art. 2; -Art. 2 diventa Art. 3; -Art. 3, 4, 5 e 6 diventano Art. 4, 5, 6 e 7; -Art. 7 diventa Art. 8; -Art. 8 diventa Art. 9.

(l) -Manca l'indicazione della data di arrivo. (2) -T. 7609/128 P.R. del 17 marzo e t. 7805/131 P.R. del 19 marzo, non pubblicati: riferivano circa la consegna al governo sovietico del progetto italiano per l'accordo commerciale. (3) -Non pubblicato: trasmetteva gli schemi degli accordi commerciali. (4) -Vedi D. 634, nota 2. (5) -Vedi serie IX, vol. V, D. 317.
749

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL VICE DIRETTORE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, GUARNASCHELLI

L. P. Bagdad, 19 marzo 1941.

Col corriere attuale ho inviato copia della lettera privata a Gailani (1). Avrei voluto inviarla prima non appena Lo Faro g'iunto a Bagdad mi trasmise il tuo desiderio; ma speravo sempre in questi mesi di poter partire e di potertela consegnare personalmente. Non ti nascondo, caro Guamaschelli, che ho sofferto molto in questi ultimi tempi. Ma il profondo sentimento che ho del dovere non mi ha fatto esitare neppure un istante a rispondere all'appello rivoltomi.

Avrei tuttavia necessità di lavorare qui in serenità e tranquillità di animo.

ALLEGATO

GABRIELLI A GAILANI

Bagdad, 7 luglio 1940.

H. E. Count Ciano, Italian Minister for Foreign Affairs, has instructed me to inform you that, coherently with the policy so far followed, Italy aims at ensuring the complete independence and the territorial integrity of Syria and the Lebanon as vell as Iraq and the countries under British Mandate.

In consequence Italy will oppose any eventual British or Turkish pretension for territorial occupation whether in Syria, Lebanon or in Iraq.

(l) Vedi allegato.

750

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2216/27 R. Stoccolma, 20 marzo 1941, ore 0,25 (per. ore 10,45).

Per quanto ambienti governativi dopo allarme giorni scorsi vogliano ora ostentare serenità di fatto è qui aumentata preoccupazione per eventi che presto o meno presto potrebbero investire questo Paese ·in dipendenza situazione generale.

Misure militari si susseguono intanto con carattere urgente.

Richieste fatte dalla Germania sarebbero anche più larghe ed imbarazzanti di quanto Ministero Affari Esteri ha lasciato supporre (1). Questo Governo sembra però disposto, dopo aver sollevato prhne ditflcoltà, ad andare quanto più oltre possibile per evitare urto con la Germania, ma salvaguardando propria dignità e prestigio. Personalità alta finanza ritiene sapere che Berlino avrebbe anche chiesto basi aeree e navali, mettendo ciò in relazione con pretesa preparazione che la German:a starebbe facendo per attaccare. Un generale dello Stato Maggiore svedese per confermando confidenzialmente notizie di preparativi militari intenzionalmente anti-russi della Germania, richiesto se è vera domanda di Berlino per le basi navali ed aeree, ha risposto «non poter smentire né confermare» trattandosi questione delicata assa·i per il proprio paese. Proseguendo conversazione ha osservato che momento difficile per la Svezia sarà quando, nell'eventuale probabilità guerra russo-tedesca, Germania chiederà Svezia intervenire suo f1anco; e ciò per le reazioni contro questo Paese che a seconda circostanza perverrebbero o da parte del Reich o da parte dell'Inghilterra e S.U.A.

Ipotesi conflitto russo-tedesco formansi qui volentieri per naturale tendenza anti-russa e perché essendo molto propensi ritenere sempre meno probabile impresa tedesca contro isole britanniche, immaginano Berlino voglia trovare diversivo in Russia come nuove soddisfazione militare e per assicurarsi pienamente mercato rifornimenti necessari guerra ormai prevedibilmente lunga. In ogni caso esiste qui preoccupazione che dopo azione diplomatica svolta nei Balcani dell'Asse, Germania è decisa orma'i rivolgere categoricamente a Stoccolma invito definire proprio atteggiamento.

51 --/Jocumenti cliplnmatici -Serie IX -Vol. VI

(l) Vedi D. 735.

751

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2210/235 R. Sofia, 20 marzo 1941, ore 12,20 (per. ore 21).

Da contatti avuti in questi giorni con elementi germanici ho 'ricevuto impressione che il Comando Corpo tedesco non sarebbe alieno, una volta che le sue truppe siano giunte sull'Egeo, di studiare possibilità prevenire occupazione definitiva britannica delle isole settentrionali di quel mare. Ho inteso far soprattutto naturalmente nome di Taso immediatamente vicino alla costa, e anche di Lemno.

Prevedesi, inoltre, possibilità far riprendere di nuovo navigazione fra Egeo e coste italiane e a tale scopo aviazione germanica ha già ordine di non attaccare durante prossime operazioni Canale di Corinto.

Qui dopo brevissima parentesi cattivo tempo ed una tempesta di vento sul Danubio è tornato buon tempo che favorisce ultimi spostamenti truppe delle quali però alcune trovansi ancora nella Bulgaria centrale. In quella orientale, e cioè alle spalle delle divlsioni bulgare schierate alla frontiera turca, trovasi un corpo corazzato.

Apprendo inoltre che giungeranno ora Bulgaria per proseguire poi per Grecia alcune formazioni di S.S. del corpo della Guardia di Hitler. Ambienti militari tedeschi appaiono calmi e molto fiduciosi.

752

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2257/28 R. Stoccolma, 20 marzo 1941, ore 20,45 {per. ore 5 del 21).

Mio telegramma n. 27 (1).

Segretario Generale degli Affari Esteri mi ha oggi dichiarato che conversazioni con autorità germaniche relative transito miHtari tedeschi attraverso Svezia procedono soddisfacentemente nessuna nuova richiesta tedesca esorbitante quadro noti accordi dell'estate scorsa (2) è stata finora avanzata. Attuali conversazioni resesi necessarie per alcuni inconvenienti occorsi che sembrerebbero ormai chiariti. Anche circa trasporto materiale bellico è stato possibile eliminare lnconvenienN tecnici con soddisfazione Germania.

Segretario Generale non esclude però in avvenire altre richieste tedesche al di là accordi esistenti. Ha affermato che in tale caso si renderebbero necessari nuovi negoziati e ad ogni modo questo Governo non accederà mai a domande che possano intaccare ancora «neutralità ormai relativa» della Svezia.

Quanto richiami di militari mi ha detto che il provvedimento devesi considerare più che giustificato come misura prudenziale nel momento attuale e che l'urgenza dei richiami è stata voluta dallo Stato Magg,iore come esperimento tecnico; che però non vi saranno prossimamente, con detti richiami, che

150.000 uomini sotto le armi.

(l) -Vedi D. 750. (2) -Vedi serie IX. vol. V, D. 209.
753

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2258/175 R. Ankara, 21 marzo 1941, ore 0,10 (per. ore 13).

Il nuovo incontro di Eden con Saracoglu a Cipro coincide con la voce di una imminente azione tedesca in Grecia, con ,l'intensificarsi campagna di intimidazione della Jugoslavia e con l'intorbidarsi della situazione in Siria.

Dal giorno della partenza di Eden da Angora si sono verificati, in ordine di data, i seguenti avvenimenti che interessano in particolare modo la Turchia; adesione Bulgaria al Tripartito, passaggio truppe tedesche attraverso la Bulgaria, messaggio Hitler ad Ismet Inonu, Comunicato della Agenzia Tass relativo all'atteggiamento Bulgaria, convocazione della grande Assemblea Nazionale turca, riunione segreta del gruppo parlamentare del Partito repubblicano del popolo con relativo discorso del Presidente, dimissione dell'anglofilo Feti Okyar dal Gabinetto turco. Su tutti questi avvenimenti si attendevano pubbliche dichiarazioni alla Assemblea da parte del Presidente del Consiglio ma questi dopo aver fatto preannunziare dalla stampa il suo discorso non l'ha tenuto. È probabile che Eden prima di rientrare Inghilterra abbia voluto essere edotto da Saracoglu sulla portata, i riflessi e le ripercussioni di questi fatti. Ed è altresì probabile che egli abbia voluto informare Saracoglu delle conversazioni che ha avuto al Cairo con Ministri Iraq, conversazioni qui ritenute come una vera e propria presa di possesso dell'Iraq da parte Inghilterra, ed in vista di una eventuale azione sulla Siria.

Ma queste sono congetture. Di positivo c'è che il Capo dello Stato Maggiore turco, Maresciallo Ciakmak, ricevendo nel pomeriggio oggi il nuovo addetto militare ungherese, gli ha detto che la Turchia difenderà soltanto il suo territorio, che l'alleanza con l'Inghilterra è per quanto riguarda la Turchia puramente difensiva, che la Turchia non domanda di meglio che di conservare amichevoli rapporti con l'Italia, con la Germania, con l'U.R.S.S. e con Inghilterra a condizione di reciproc,ità. Il Maresciallo ha peraltro soggiunto che la Turchia non crede affatto alle promesse ed alle garanzie dell'Asse e provvede con ogni mezzo alla sua sicurezza.

A proposito efficienza bellica della Turchia stimo utile riferire che nuovo Addetto Militare ungherese in Angora, il quale ha attraversato di giorno la TraC'ia turca, ha riportato una impressione penosa delle condizioni fisiche e di armamento dei soldati turchi che ha potuto vedere nelle zone percorse.

754

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2283/391 R. Washington, 21 marzo 1941, ore 11,50 (per. ore 0,15 del 22).

Con mio telegramma n. 342 (l) segnalavo come problema della sicurezza trasporti marittimi verso Isole britanniche dei mezzi bellici e dei rifornimenti provenienti dagli S.U.A. apparisse ormai come fondamentale ed urgente a questi ambienti ufficiali.

Quali soluzioni allora in discussione indicavo quella della cessione all'Inghilterra di unità adatte a proteggere convogli da minaccia sottomarina, ovvero collaborazione alla scorta dei convogli da parte di forze navali americane.

A quanto si afferma tali due tendenze starebbero per giungere ad una soluzione di compromesso anche se di massima sempre suscettibile in un secondo tempo di ulteriori sviluppi. Tale soluzione sarebbe quella di cedere intanto all'Inghilterra una aliquota di naviglio leggero antisommergibile (un centinaio di piccole unità) e stabilire allo stesso tempo un servizio americano di pattuglia per la sicurezza della nav·igazione in una zona dell'Atlantico settentrionale che dovrebbe comprendere largo tratto del tragitto tra la costa americana e quella britannica.

Compromesso questo che mentre eviterebbe diretta partecipazione al ::anvogli da parte di navi da guerra battenti bandiera S.U.A. e limiterebbe impiego di queste forze navali alla prevenz,ione di attività bellica nella cosidetta zona di sicurezza come sopra estesa, terrebbe anche conto del punto di vista che sembra vada facendosi strada in questi circoli navali e cioè che sia errore insistere nel sistema di convogli, poiché navi procedendo a brevi intervalli e con grande lentezza offrono facile bersaglio mentre molto più conveniente sarebbe lasciare che esse procedano isolatamente con massima velocità di cui sono capaci su determinate rotte continuamente e strettamente vigilate da forze navali e aeree.

Al riguardo è da segnalare che stampa viene insistendo senza più alcuna delle consuete attenuazioni, ed anzi sensazionalmente con evidenti fini propagandisti, su gravità perdite subite da tonnellaggio britannico sostenendo necessità immediate misure che possano consentire trasporti con relativa sicurezza produzione bellica americana rappresentante contributo che S.U.A. hanno preso impegno apportare a resistenza inglese.

755

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2264/220 R. Belgrado, 21 marzo 1941, ore 19,50 (per. ore 23,35).

Consiglio dei Ministri ieri notte e comunicato diramato stamane (fono-bollettino stampa odierna) aumentano stato d'animo generale aspettativa e sensa

zione che molto faticosamente si stia raggiungendo ora decisiva. Notizie (ai cui non vi è ancora possibilità controllo) da fonte degna attenzione indicano che Consiglio dei Ministri avrebbe preso in esame seguenti punti:

l o -Adesione tripartito senza clausola militare.

zo Integrità e sicurezza Jugoslava verrebbe garantita da Potenze del-l'Asse.

3° -Stesse Potenze garantirebbero che non esigeranno passaggio truppe né occupazione militare Jugoslavia. Jugoslavia consentirebbe invece passaggio materiale bellico.

4° -Larghi accordi economici paralleli al Tripartito.

5o -Garanzia da parte dell'Asse che posizioni Jugoslavia nell'Egeo -zona franca Salonicco -saranno mantenute quale che sia sviluppo situazione.

6° -Cessazione propaganda anti Asse (1).

(l) Vedi D. 709.

756

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 2263/405 R. Berlino, 21 marzo 1941, ore 21.

Nei contatti con personalità del partito e del Governo, ho constatato, e i miei collaboratori me lo hanno confermato, atmosfera di grande e marcata cortesia nei nostri confronti. Non so ancora rendermi conto delle ragioni di questa accentuazine.

Non ho trovato mutamento nelle direttive e nella attività della politica estera tranne l'impressione di un intenso e molto riservato lavorio diplomatico che non esclude la possibilità in un secondo tempo dell'adesione della Turchia nella atmosfera dell'Asse. Le nostre operazioni in Albania di cui si riconoscono le difficoltà sono seguite con normale interesse.

Essendo superato il limite delle quattro o cinque settimane entro cui avrebbe dovuto verificarsi un altro dei normali incontri fra i due capi, credo che qui si ritenga ormai che tale incontro dovrà avere luogo quando la Grecia sarà costretta a chiedere condizioni di pace.

Ritengo poter confermare che offensiva tedesca avrà inizio primissimi di aprile. Credo opportuno al riguardo richiamare superiore attenzione sul contenuto della mia lettera autografa in data 13 corrente marzo (2).

(l) -Il documento reca il visto di Mussollni. (2) -Non rinvenuta.
757

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2667/222 R. Belgrado, 21 marzo 1941, ore 22 (per. ore 6,30 del 22).

Mio telegramma per corriere n. 0155 (1).

Secondo informazioni che concordano con quelle pervenute anche a questa Legazione di Germania, nella seduta del Consiglio dei Ministri di ieri notte si sarebbero dimessi seguenti Ministri: Budisailjevic (Ministro Educazione Nazionale); Costantinovic (Ministro della Giustizia); Cubrilovic (Ministro dell'Agricoltura).

758

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

T. S. N. D. PER TELESCR. 9521/376 P. R. Roma, 21 marzo 1941, ore 24.

Mi riferisco per ultimo al Vostro telegramma n. 282 (2) circa questione invio armi e munizioni in Iraq.

R. Legazione a Bagdad, con telegramma in data 14 corr. ha riferito quanto segue: «T. 103-104 del 14 marzo» (3).

Comunicazioni Gailani circa contenuto colloqui al Cairo tra Eden e Ministro Esteri iracheno appaiono contrastare con nota ottimista portata da Tewfik el Shakir (telegramma di questo Ministero n. 367) (4).

Mettete al corrente di quanto precede codesto Governo, in relazione anche ai colloqui che sull'argomento hanno avuto luogo costì col Segretario del Mufti; e riferite (5).

759

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO (6). [Bari, 21 marzo 1941].

l. Alla luce dei fatti risulta che la guerra dell'Italia alla Grecia è stata logica e provvidenziale per l'Asse.

(-5) Per la risposta vedi D. 780. 2. -Solo facendo la guerra all'ultimo Stato satellite della Gran Bretagna era possibile «decantare» tutta la situazione balcanica e farla volgere m favore dell'Asse. 3. -È solo in vista del bottino greco che Bulgaria e Jugos'lavia si sono schierate nel Tripartito; senza la guerra tutta la situazione balcanica sarebbe rimasta equivoca e quindi, in determinate circostanze, pericolosa per l'Asse. 4. -Ricordo che in una delle mie prime lettere al Fuhrer, ponevo quale condizione del successo per l'Asse, che tutto il bacino danubiano-balcanico fosse liberato da ogni residua influenza franco-inglese. Questo non sarebbe mai avvenuto, o sarebbe avvenuto in ritardo. senza la guerra contro la Grecia. 5. -La liquidazione della Grecia ci offre molte possibilità di carattere strategico, terrestre, aereo, navale. 6. -La recente azione militare italiana è stata di « assaggio » e non ha impegnato che sei reggimenti, sui 60 che sono oramai in Albania. 7. -È in preparazione un'offensiva per la fine del mese sul fronte centrale. Sul fronte della nona armata, non è possibi'le perché ci sono ancora due metri di neve. 8. -Spagna (1), Francia, Russia, Turchia. 9. -Mio incontro col Fuhrer e collegamenti politico-militari per quanto riguarda la Grecia.
(l) -Vedi D. 747. (2) -Con t. s.n.d. 5767/282 P.R. del 27 febbraio, ore 19.20. Cosmelli aveva riferito che la questione dell'invio delle armi era sempre allo studio e che la decisione era connessa con l'arrivo di von Hentig atteso in quei giorni. (3) -Vedi D. 723. (4) -Vedi D. 719, nota l. (6) -L'appunto è autografo. Una nota manoscritta di Ciano precisa: «Consegnatomi dal Duce all'Aeroporto di Bari il 21 marzo 1941, perché ne intrattenessi il FUhrer a Vienna. Cosa che ho fatto, dando lettura testuale dell'appunto. l o aprile 1941 ». Vedi D. 778.
760

IL SENATORE DUDAN AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Roma, 21 marzo 1941.

Belgrado ha aiutato ed aiuta in modo a noi dannosissimo l'Inghilterra e la Grecia, con tutti i mezzi che la situazione geografica e militare gli permette.

Sarebbe enorme ed ingiustiftcabile che oltre ciò ci venisse imposto -secondo si vocifera -di subire un l"'icatto jugoslavo con «garanzie dell'integrità territoriale» della Jugoslavia. Se mai, se cioè necessità facesse legge, si dovrebbe trovare una formula «diplomatica», elastica, di nostra soddisfazione.

(l) Qui Mussolini aveva scritto tra parentesi le seguenti parole poi cancellate: «agire perché intervenga ».

761

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. S.N.D. PER TELESCR. 2279/407 R. Berlino, 22 marzo 1941, ore 14,15.

Mi è stato chiesto a titolo assolutamente personale e riservato se io fossi a conoscenza delle rivendicazioni territoriali italiane in Grecia. Naturalmente mi sono tenuto sulle generali aggiungendo che non potevo dare alcuna precisa indicazione. Pregherei darmi qualche riservatissimo orientamento per mia norma di linguaggio (1).

762

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 2293/224 R. Belgrado, 22 marzo 1941, ore 17 (per. ore 22).

Mio telegramma 222 (2). Avuto occasione di vedere Presidente del Consiglio Ministri per alcune questioni in corso sulle quali riferisco separatamente.

Durante lunga e particolarmente cordiale conversazione Presidente del Consiglio mi ha di sua iniziativa parlato situazione polit!ca indicando: -che trattative sono concluse -che ha ancora «leggere diftl.coltà nel Governo » ma che intende risolverle sostituendo, se necessario, colleghi dimissionari prima di partire per la Germania -che per stabilire data partenza per la Germarua si attende da un momento all'altro indicazioni Ambasciata Berlino.

763

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. PER CORRIERE 2328/0164 R. Sofia, 22 marzo 1941 (per. il 24).

I bulgari hanno in questi giorni come ho rlpetutamente segnalato (3), seguito con la massima attenzione le trattative in corso tra Belgrado e Berlino per l'avvicinamento della Jugoslavia all'Asse e per una eventuale adesione al Tripartito.

E senza possedere notizie precise in merito, essi appaiono a vere osservato tutti i lati della questione pur con qualche timore, celato nel fondo del cuore, che la felice riuscita della conversazione potesse significare una garanzia dell'Asse per le attuali frontiere jugoslave.

Così oggi, mentre le voci di una imminente conclusione della trattativa stessa si fanno sempre più insistenti, le impressioni bulgare possono così riassumersi:

l0 ) Evidentemente il Governo di Belgrado, per potersi reggere e per non affrontare le ire del sempre potente Partito militare, deve presentare alla sua opinione pubblica, in pari tempo dell'annuncio di un avvicinamento all'Asse, una chiara assicurazione della Germania e dell'Italia che il territorio jugoslavo non sarà affatto toccato e non servirà per il transito di alcun reparto di truppe, ma soltanto per quello dei treni dei materiali e di rifornimenti.

2°) Ciò nondimeno i militari serbi pretenderebbero di voler mantenere, alcune per un certo periodo, le misure protettive da loro decise e prese. Non ci si deve quindi attendere, anche dopo l'eventuale adesione di Belgrado al Tripartito, ad una smobilitazione jugoslava e si deve invece pensare che, particolarmente nella Macedonia meridionale, ed in vista degli sviluppi di una situazione militare nei pressi della frontiera greco-bulgaro-jugoslava, continuerà l'afflusso di uomini e materiali jugoslavi.

3°) Ad ogni modo tutto ciò poco importa perché oggi, nella situazione contingente quello che interessa anche i bulgari è che la Jugoslavia non si muova e non prenda iniziative. Sotto questo punto di vista, quindi, la eventuale sua adesione al Tripartito sarà accolta con viva soddisfazione anche a Sofia dove, inoltre, negli ambienti del Governo, non si manca e non si mancherà di far notare che la decisione della Jugoslavia, altro Paese slavo dei Balcani, spiega e conferma, agli occhi dei bulgari ancora titubanti, come la linea di condotta scelta e attuata dal Sig. Filoff sia stata la giusta.

(l) -Per la risposta di Mussolini, vedi D. 766. Il presente telegramma è stato vistato da Mussolini. (2) -Vedi D. 757. (3) -Con il t. 2115/227 R. del 17 marzo e con il t. 2297/245 R. del 22 marzo.
764

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. 978. Lisbona, 22 marzo 1941 (per. il 26).

Siccome so che continua un certo fermento nelle sfere ufficiali italiane contro il Portogallo, accusato d'essere una colonia inglese e sopratutto contro la stampa portoghese, desidero chiarire quanto ho già ripetute volte scritto (l)

e cioè che l'atteggiamento del Governo portoghese, da un punto di vista dell'osservanza della più stretta neutralità, è assolutamente impeccabile. Salazar ha resistito e resiste a tutte le pressioni britanniche che intenderebbero veramente porre il Portogallo alla mercè di Londra più di quel che è consentito da una alleanza che dura da tre secoli e da una rete enorme d'interessi finanziari.

Salazar si è opposto alla volontà britannica di fissare dei contingenti pel Portogallo; non tralascia di protestare a ogni limitazione imposta al commercio del suo Paese; si è opposto ad ammettere dei controllori britannici nei portl portoghesi; si è éi'ifiutato di accettare offerte anglo-americane di affitto delle Azzorre e vi ha rinforzato le guarnigioni.

Nei nostri confronti si è bellamente infischiato delle minacce inglesi e ci ha mantenuto in vita la Linea LATI; ha accettato, malgrado il pericolo che incombe sul suo Paese di vedersi tagliati i viveri, di fornirci delle materie l)rime. Nei suoi discorsi con diplomatici non sospetti di essere filo-Asse ha dchiarato apertamente che si auspicava la vittoria dell'Asse. Ha ricevuto Willkie nel suo studio privato ostentando sul tavolo la fotografia del Duce.

Mi domando francamente che cosa si possa chiedere a Salazar più di questo e se lo chiede con la stessa obiettiva coscienza anche questo Ministro dl Germania. Poiché è chiaro, finché dura la situazione attuale nella penisola iberica, un più deciso atteggiamento di Salazar in favore dell'Asse non avrebbe altro risultato che quello di portare il Portogallo alla fame, peggio che in Spagna. perché il Portogallo -esclusa la spagnuola -non ha altre frontiere oltre il mare e di mettere in giuoco l'esistenza dell'Impero coloniale e delle isole adiacenti.

Se il Portogallo avesse come la Spagna le divisioni tedesche alla frontiera forse si potrebbe chiedere a Salazar di aver maggior coraggio, come vorrebbe Serrano Sufier. Ma finché Franco e Serrano Sufier non danno prova loro di maggiore coraggio non si può chiedere a questo bravo onesto e leale professore universitario di fare dei gesti eroici.

A me sembra nel giudicare la situazione col massimo possibile di obiettività che accusare il Portogallo di essere «venduto all'Inghilterra» non solo è un'ingiuria gratuita ma contrasta con la verità dei fatti. Se vi sono molti massoni democratici e liberali filo-inglesi in Portogallo vi sono anche moltissimi e sinceri amici nostri e posso documentarlo se lo desiderate.

Quanto alla stampa portoghese -che come ho scritto a sazietà non ha mai pubblicato da che 'io sono qui articoli antitaliani e solo una volta in occasione di uno stupido editoriale del Diario di Manhà mi ha obbligato a protestare energicamente -essa ha di antipatico solo la presentazione delle notizie, per quanto anche in questo sia migliorata in questi ultimi tempi. Ma giova non dimenticare che gli inglesi spendono moltissimo qui per la propaganda.

Il Governo dispone di una unica arma nei confronti della stampa ed è la censura -e le agenzie 'inglesi sono le sole che fanno largamente le spese di

essa. Desidero chiarirti a questo proposito che i telegrammi Exchange che vi trasmettiamo e che contengono un'infinità di cose sgradevoli per l'Italia non vengono tratti dalla stampa portoghese ma dai bollettini stessi dell'agenzia alla quale con un trucco fortunato siamo riusciti ad abbonarci. Abbiamo così la prova diretta di tutto quello che la censura portoghese per ordine di Salazar impedisce venga pubblicato. Onestamente dobbiamo riconoscere che la censura taglia la massima parte di ciò che può essere sgradito al nostro Paese.

Tu sai per esperienza, caro Anfuso, che <i diplomatici all'Estero si distinguono o per accesa filia del paese che li ospita o per dannata fobia, in dipendenza di una quantità di elementi umani che agiscono sul loro spirito. Esente per natura da tutte queste i:nftuenze ... astrali e non avendo di mira che l'interesse dell'Italia ho creduto doveroso farti un breve sintetico quadro della situazione perché se tu lo creda utile possa prospettarlo a S. E. il Ministro e al Duce.

(l) Vedi DD. 241, 370, 495 e 545.

765

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO S.N. Roma, 23 marzo 1941, ore 14,10.

Assolutamente personale per l'Eccellenza Ciano (1).

Quando ho detto stamane al Duce della probabile firma di Vienna egli mi ha risposto: «Non so se il Conte Ciano andrà a firmare. C'è in corso una inchiesta disciplinare sul conto del Tenente Colonnello Ciano della quale devo conoscere rU risultato. In base a tale risultato deciderò se egli debba o meno andare a Vienna. Del resto io desidero anche svuotare di significato questa firma così ritardata. In occasione del compleanno del Conte Ciano sono state lanciate delle castagnole per le strade di Bari disturbando la cittadinanza, si è ballato sino alle tre del mattino dando un pessimo esempio in un momento in cui tutti gli italiani sono coi nervi tesi». Alla mia osservazione trattarsi di cose lecite pei combattenti il Duce ha replicato: «La stessa gente dell'albergo ha protestato e la cosa ha prodotto cattiva impressione in città. Attendete perciò miei ordini. Andate».

Mi sono subito recato da Pricolo che del resto mi aveva cercato. Egli mi ha fatto vedere l'informazione che il Duce gli aveva dato. È dei Carabinieri. Dice quanto sopra aggiungendo che sono state tagliate delle cravatte per fare una drappella per H Comandante, che è stata suonata una fisarmonica, etc... Pricolo, il cui atteggiamento mi è parso amichevole, mi ha detto che ha chiesto un rapporto a Ilari e che Ilari già gli ha detto che il rapporto dei Carabinieri

contiene delle esagerazioni e che in ogni modo le cose verranno rettificate secondo verità. Oggi Pricolo porterà il rapporto al Duce che lo aspetta. Quanto precede è a conoscenza di me soltanto.

(l) Ciano si trovava a Bari.

766

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S.N.D. 9785/388 P.R. Roma, 23 marzo 1941, ore 15.

Strettamente personale per Alfieri. Decifri egli stesso.

Vostro telegramma n. 407 (1). Rivendicazioni italiane verso la Grecia sono di due ordini: strategiche e territo.riali. Ve le enumero come segue:

l. -Occupazione totalitaria della Grecia da parte delle Forze Armate dell'Asse con determinazione, d'acco•rdo con le Autorità germaniche, della zona di occupazione tedesca e della zona di occupazione italiana.

2. -Cessione di tutta la Ciamuria fino a Prcvesa e di tutte le Isole Joniche (Corfù, Cefalonia, Zante ecc.).

Rivendichiamo la Ciamuria perché è terra albanese e le Isole Joniche per evidenti ragioni di sicurezza.

A questo riguardo tenete presente che le Isole Joniche costituiscono per l'Italia una rivendicazione non meno necessaria delle Isole del Mediterraneo Centrale. Maita e la Corsica devono essere infine considerate come un complemento geografico et politico della Penisola italiana e lo stesso si deve dire delle Isole Joniche. La storia di Roma, Genova e Venezia costituisce una irrefutabile testimonianza di ciò.

Quanto precede per Vostro opportuno orientamento e norma di linguaggio.

767

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S.N.D. 9802/390 P.R. Roma, 23 marzo 1941, ore 15,30.

Monopolio carbone ha ricevuto in questi giorni informazioni ufficiose da parte delle Ferrovie del Reich che a Berlino si sarebbe stabilito di ridurre le forniture di carbone all'Italia a 850.000 (dico 850.000) tonnellate mensili.

Il provvedimento qualora adottato sarà gravissimo e non può essere sopportato dal nostro Paese, perché, non essendo possibili ulteriori riduzioni sui consumi essenziali (Ferrovie dello Stato e private, Officine Gas, Cokerie, Bunkeramento navi), il quantitat'ivo rimanente non basterebbe nemmeno a rifornire gli Stabilimenti Ausiliari e si dovrebbe procedere su larga scala alla chiusura di industrie indispensabili alla resistenza interno ed alla vita del Paese (Zuccherifici, Industrie alimentari, tessili ecc.).

Pregavi intervenire immediatamente presso il Governo germanico affinché il rifornimento dal carbone sia mantenuto almeno al livello di 1.050.000 tonnellate mensili come del resto è stato ultimamente e chiaramente confermato negli accordi del 26 febbraio u.s. (l) (vedi N. 43 Protocollo Segreto e verbale allegato) (2).

Prego telegrafarmi assicurazioni che riceverete (3).

(l) Vedi D. 761.

768

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2318/181 R. Ankara, 23 marzo 1941, ore 20,20 (per. ore 6,30 del 24).

Circa gli argomenti trattati ne.ll'incontro di Cipro fra Eden e Saracoglu ben poco si sa di sicuro fino a questo momento. Da più fonti mi viene riferito che ad Eden il quale accentuava l'importanza degli aiuti che l'Inghilterra si dispone a dare alla Grecia, Saracoglu avrebbe in definitiva detto che la Turchia per ora non si sente minacciata dalla Germania. È notevole l'unanimità di questa stampa dopo l'incontro di Cipro nel far rilevare che esso è avvenuto a richiesta di Eden e nel riaffe·rmare che la politica turca non è mutata.

769

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S.N. Roma, 23 marzo 1941.

L'Ambasciatore di Germania ha telefonato alle ore 9,50 che secondo una comunicazione testè ricevuta da Berlino, si ritiene che entro questa sera giungerà conferma definitiva dell'adesione della Jugoslavia al Tripartito.

La cerimonia avrebbe luogo dopodomani 25 corrente a Vienna e la partenza della Delegazione Italiana dovrebbe avvenire questa sera.

Von Mackensen si è riservato di informare subito non appena giungerà la conferma da Berlino.

(l) -Vedi D. 636. (2) -Non rinvenuto. (3) -Dall'esame d~lla corrispondenza telegrafica non risulta che Alfieri abbia risposto.
770

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. R. 2373/137-138-139-HO R. Mosca, 24 marzo 1941, ore 18,05 (per. ore 9 del 25).

Nel nostro colloquio ha detto che sue visite a Berlino e Roma avevano principale scopo di fare conoscenza con Fuehrer e Ribbentrop e riprendere contatti personali con il Duce e Ministro Ciano che aveva già avuto onore di conoscere. Naturalmente ciò gH fornirà occasione di intimi scambi vedute sulla situazione mondiale e sul problemi di comune interesse. Ormai con Germania e Italia non esiste necessità discutere ulteriori accordi dopo la firma del Patto Tripartito, che è molto comprensivo, e che rappresenta -ha aggiunto -« massimo cui Giappone poteva arrivare».

Qualche nuovo svìluppo potrebbe invece venire contemplato nel campo delle relazioni tra Giappone e U.R.S.S. Egli è sinceramente desideroso di migliorarle creando basi solide per futuri rapporti più amichevoli e fiduciosi. Sulla eventualità di accordi politici con U.R.S.S. egli si propone appunto consultarsi con Capi del Governi e Ministri Affari Esteri italiani e tedeschi.

Matsuoka ha detto che farà oggi visita di cortesia a Molotov senza entrare ancora in discussioni di fondo. Si riserva farla al suo ritorno dopo consultazioni con Fuehrer e Duce.

Ha aggiunto che suo viaggio aveva provocato serie preoccupazioni nell'Ambasciatore d'Inghilterra e nell'Ambasciatore degli S.U.A. a Tokio. Il secondo s1 era con lui mostrato particolarmente ansioso di conoscere obbiettivi della sua visita a Mosca. Egli aveva risposto a Grew che Governo degli S.U.A. doveva comprendere desiderio Giappone di instaurare relazioni amichevoli con Governo sovietico. Concludendo nostra conversazione Matsuoka ha detto che non si attendeva raggiungere con U.R.S.S. accordo politico di eccezionale portata; sperava tuttavia ottenere risultato favorevole anche se di importanza limitata.

Importa anzitutto tener presente che tra popoli russo e giapponese non esiste simpatia o affinità naturale e che rapporti tra i due Governi sono spesso resi difficili da incomprensione e diffidenza reciproche. Accordo può essere basato unicamente su concomitanza di interessi anche contingentali ma positivi e valutati con senso realistico.

Politica sovietica è principalmente influenzata da seguenti fattori che enumero in ordine importanza:

l) sicurezza contro minaccia esterna;

2) prestigio del regime staliniano;

3) aspirazioni a riconquistare tutti territori già sotto la dominazione dell'impero zarista;

4) necessità evitare troppo stridenti contraddizioni con ideologie della Internazionale comunista.

Fattore della sicurezza rimane sempre predominante.

Fino al 1939 U.R.S.S. temeva principalmente minaccia tedesca e per questo desiderava accordo politico con Giappone per prevenire pericolo di lotta su due fronti. Mosca aveva offerto allora Patto di non aggressione che Tokio aveva però rifiutato.

Con la conclusione degli accordi tedesco-sovietici dell'autunno 1939 situazione si è radicalmente mutata e parti si sono invertite. Considerandosi ormai sicura a Ovest U.R.S.S. ha cessato di soHecitare Patto di non aggressione ora desiderato invece da Giappone fortemente impegnato nella impresa cinese. Nella seconda metà del 1939 e buona parte 1940 politica sovietica si mostra intransigente.

Negli ultimi mesi si incominciano a notare indizi di una nuova evoluzione provocata a mio avviso da risorgere delle apprensioni sovietiche nei riguardi della Germania per effetto della politica dell'Asse nei Balcani e Vicino Oriente. Rinasce cioè tendenza verso riavvicinamento con Giappone che si palesa già nel regolamento delle questioni del confine mongolo-mancese e della pesca nonché nelle trattative commerciali in corso.

Credo che questa evoluzione sia influenzata anche dalla considerazione che all'U.R.S.S. convenga spingere espansionismo nipponico verso Sud, creare possibilità di complicazioni con Inghilterra e S.U.A. a vantaggio della sicurezza sovietica, il che può essere incoraggiato dando a Giappone sensazione che non ha motivo di temere minaccia a Nord da parte U.R.S.S.

Secondo mie informazioni posizione presa dal Governo sovietico è la seguente: l'U.R.S.S. sarebbe pronta firmare Patto di non aggressione alla condizione che Giappone re~tituisca parte meridionale dell'Isola Sahalin ceduta dalla Russia dopo pace di Portsmouth.

Qualora ciò non fosse possibile U.R.S.S. firmerebbe Patto di neutralità dietro rinunzia Giappone alle concessioni petrolifere e carbonifere nel Nord Sahalin.

Governo dell'U.R.S.S. sostiene che concessioni giapponesi sono residue di un'eredità zarista incompatibile con politica sovietica mentre dal punto di vista economico esse hanno pochissima importanza per il Giappone perché concessioni carbonifere non sono mai state sfruttate mentre quelle petrolifere danno rendimento molto scarso (appena 50.000 tonnellate all'anno).

U.R.S.S. sarebbe disposta impegnarsi invece a vendere al Giappone quantitativo molto superiore di petrolio (Molotov avrebbe menzionato a mio collega nipponico cifra di 200.000 tonnellate).

Ho l'impressione che, mentre per ragioni di prestigio Giappone potrebbe difficilmente restituire Isola Sahalin, seconda soluzione offra base accettabile per accordi di compromesso.

Può darsi Giappone intenda sollevare anche questione dell'aiuto sovietico a Chiang-Kai-Schek.

Questione non sembra tuttavia avere importanza veramente sostanziale perché è presumibile che aiuto sovietico alla Cina Nazionalista (che non è mai stato di grande entità) diminuirebbe automaticamente con miglioramento relazioni politiche fra Mosca e Toldo.

D'altra parte per ragioni ideologiche sarebbe impossibile per U.R.S.S. impegnarsi formalmente e pubblicamente a cessare qualsiasi aiuto alle armate comuniste che hanno finora combattuto contro il Giappone per difendere indipendenza Cina.

È presumibile che future conversazioni di Matsuoka con Molotov si svolgeranno attorno ai problemi sopra menzionati i quali a mio avviso contengono possib:lità di accordi politici anche se di portata limitata.

(137) Ministro Matsuoka mi ha ricevuto stamane con Ambasciatore di Germania. Dopo ha ricevuto collettivamente Ministri Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia.

(138) Matsuoka ci ha chiesto a questo punto nostra opinione sulle sue probabilità di raggiungere risultati positivi a Mosca. Schulenburg ed io gli abbiamo risposto che momento ci sembrava in mass:ma favorevole, essendo convinti che anche Governo sovietico desiderava accordo con Giappone. Per questo occorreva beninteso trovare soluzione soddisfacente di alcune questioni controverse che noi ritenevamo poter essere regolate senza difficoltà eccessiva se affrontate con spirito realistico.

(139) Poiché nella sua imminente visita a Roma Matsuoka si consulterà col Duce e con V. E. sul problema dei rapporti nippo-sovietici credo doveroso esporre mie opinioni ed impressioni al riguardo.

(140) Esiste adunque quella concomitanza di interessi che può favorire accordo. Nel momento presente dirigenti sovietici sentono però che Giappone è parte più interessata e intendono quindi negoziare e farsi pagare proprio consenso.

771

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. R. S. N. D. 2362/252 R. Sofia, 24 marzo 1941, ore 18,10 (per. ore 2,30 del 25).

Mi telefona ora questo Ministro per gli Affari Esteri per informarmi che il Ministro Bulgaria Berlino ha fatto sapere che partirà finalmente stasera per Vienna dove domani rappresenterà Bulgaria alla firma jugoslava per adesione 'l'ripartito.

Tale notizia ha tranquillizzato questi ambienti, e per motivi esposti nel mio telegramma per corriere 0164 del 22 (l) viene qui accolta con soddisfazione.

Resta naturalmente a Sofia qualche preoccupazione circa eventuale garanzia delle frontiere jugoslave che nell'occas:one, e con qualche intesa non pubblica, potrebbe essere data dall'Asse al Governo di Belgrado.

772

IL MINISTRO PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER CORRIERE 2333/40 R. Roma, 24 marzo 1941 (per. il 24).

Il Cardinale Maglione mi ha -questa mattina -comunicato avere il Governo inglese informato il suo Ministro presso la Santa Sede che se gli italiani

o i tedeschi bombardassero Atene, gli inglesi o i greci bombarderebbero Roma. Il Ministro di Inghilterra ha aggiunto al Segretario di Stato essere desiderio del suo Governo di far giungere questa comunicazione al Governo italiano tramite Santa Sede.

Come è noto, nel novembre scorso, il Vaticano si era già occupato della questione in seguito ad un appello rivolto al Santo Padre da autor.ità religiose in Atene (mio telegramma n. 125) (2).

Da allora nulla più. Ho l'impressione che, ora, gli inglesi temano qualche azione non tanto da parte nostra, quanto da parte tedesca. Donde il passo odierno.

773

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER CORRIERE 2436/0120 R. Budapest, 24 marzo 1941 (per. il 27).

Mio telegramma n. 170 (3).

Mio collega germanico, confermandomi estrema cordialità accoglienze tributate Ba-rdossy, mi ha detto Ribbentrop avrebbe fatto a questi seguente ampio esposto situazione generale politica e militare.

52 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

Ha affermato sua fiducia vittoria entro corrente anno in cui inglesi saranno ricacciati da continente europeo e da Mediterraneo. Nessun sostanziale nuovo elemento importerebbero aiuti americani, che se dovessero condurre poi Stati Uniti partecipasione armata conflitto, provocherebbero intervento nipponico a fianco dell'Asse, giacché Giappone sarebbe perfettamente cosciente che in caso loro vittoria potenze anglo-sassoni non mancherebbero rivolgersi contro di esso. Ha soggiunto che gravi perdite finora subite da naviglio britannico sono state prodotte mediante flotta sottomarina ancora esigua: è quindi da contare che con rapido intensivo aumento tale flotta perdite avversarie aumenteranno in proporzione. Ha accennato completamente blocco isole britanniche e intenzione estendere blocco anche Islanda. Circa situazione Mediterranea ha detto che successi britannici Africa Settentrionale non perturbano in alcun modo svolgimento piani itala-tedeschi: quanto alla Grecia, pur ammettendo che con personalità politiche diverse da quelle ora ivi al potere sarebbero stati possibili negoziati per risolvere il conflitto, tale eventualità doveva essere scartata, mentre presenza truppe britanniche territorio ellenico imponeva pronta liquidazione per le armi. Ha soggiunto che truppe germaniche dislocate nei Balcani avevano compito assicurare attuazione piano politico e militare Asse dopo di che sarebbero state interamente ritirate. Circa Turchia Ribbentrop ha manifestato convinzione che essa farà di tutto per tenersi fuori dal conflitto e non si muoverà se non sarà minacciata direttamente alle sue frontiere, ciò che, ha aggiunto, non è nelle intenzioni germaniche.

Circa la Jugoslavia Ribbentrop ha detto, rispondendo a talune preoccupazioni espresse da parte ungherese, che Germania è disposta, in occasione adesione Jugoslavia al Patto Tripartito, impegnarsi al rispetto delle frontiere dello Stato vicino, ma non garantire, come da essa sarebbe desiderato, integrità frontiere medesime.

Rìbbentrop avrebbe definito normali e nel complesso soddisfacenti rapporti con Unione Soviet:ca cui politica è guidata da «freddo calcolatore» quale Stalin, ma ha osservato peraltro che presenza delle divisioni tedesche alle frontiere sovietiche esercita su tali rapporti particolare peso.

Fuehrer nel colloquio che ha avuto con Bardossy sì sarebbe sostanzialmente espresso in termini analoghi a quelli dl Rìbbentrop per quanto concerne problemi sopra accennati. A sua volta Bardossy, manifestando sua convinta adesione all'esposto fattogli, ha dato le più ampie assicurazioni continuità e fedeltà politica ungherese, e in complesso sue d:chìarazioni e suo atteggiamento sono stati molto graditi da parte tedesca.

Tanto Hitler quanto Ministro Esteri germanico hanno poi parlato questione minoranze germaniche in Ungheria e ampiamente trattato quella dei rapporti ungaro-romeni. Su questo ultimo punto riferisco con telegramma numero 0121 (1).

(l) -Vedi D. 763. (2) -Vedi D. 41. (3) -T. 2313/170 R. del 23 marzo, ore 14.17, non pubblicato, con il quale Talamo riferiva circa le cordiali accoglienze fatte a Bardossy dal governo tedesco.

(l) Vedi D. 774.

774

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER CORRIERE 2435/0121 R. Budapest, 24 marzo 1941 (per. il 27).

Faccio seguito al mio telecorriere numero 0120 (1).

Secondo quanto mi ha riferito questo mio collega di Germania, trattando problema rapporti ungaro-romeni, Ribbentrop ha invitato Bardossy ricercare opportuna soluzione mediante negoziati diretti, tenuto anche conto che con designazione Valerio Pop quale rappresentante romeno presso Santa Sede sarebbe ormai superata anche questione personale qui a suo tempo sollevata.

Bardossy ha esposto al riguardo punti di vista altre volte espressi e riproposto gradualità trattazione varie questioni in sospeso.

Egli ritiene che situazione Governo romeno non consente in realtà a questo di fare accettare immediatamente alla propria opinione pubblica regolamento totaie questioni pendenti con Ungheria, e d'altronde anche da parte ungherese non mancherebbero di fronte tale eventualità difficoltà notevoli da superare all'interno. Affrontare inveoe gradualmente soluzione questioni cominciando da quelle minori e tecniche di più semplice trattazione, consentirebbe andare sgomberando il campo da diversi problemi e creare via via atmosfera comprensione che permetta in momenti successivi risolvere totalità problemi stessi. Tali considerazioni sono state favorevolmente accolte da parte tedesca, e Ribbentrop ha dato dispos·zione Ministro tedesco Bucarest, attualmente in Germania, si fermi al suo ritorno in Budapest per consultarsi con questo suo collega germanico, a fine concordare su basi esposte da Bardossy, ripresa negoziati ungaro-romeni.

Bardossy ha poi accennato opportunità ritiro commissione vigilanza italatedesca a Kolozsvar, e a tale proposito Erdmansdorff mi ha fatto capire che, tenuto conto anche di appelli interposti da parte romena contro talune conclusioni Commissione vigilanza di Brasso, da parte tedesca non si sarebbe forse contrari liquidazione Commissioni stesse, cui azione insufficiente prevenire ed evitare eventuali incidenti presterebbesi soprattutto mantenere viva polemica ungaro-romena.

Anche Fuehrer, parlando con Bardossy, si è riferito ai rapporti ungaroromeni, esprimendosi in termini analoghi a quelli adoperati da Ribbentrop, mancando specialmente, secondo mio collega germanico, sua comprensione punto vista ungherese. In particolare Hitler avrebbe detto che si rendeva conto che Arbitrato Vienna ha lasciato malcontente entrambe le parti ma che ungheresi a loro volta dovevano riconoscere che non avrebbe potuto allora essere adottata soluzione diverse specie in vista minaccia sovietica in Romania.

Da quanto sopra esposto si ricava l'impressione che al primo contatto con nuovo Ministro Esteri ungherese si sia da parte germanica voluto ancor maggiormente marcare atteggiamento di simpatia e protezione e ciò non solo nei

riguardi di alcuni specifici problemi come quello dei rapporti ungaro-romeni ma anche per quanto genericamente concerne posizione Ungheria nell'Europa sudorientale. Ho altresì impressione che a sua volta Bardossy abbia avuto occasione dare ferme assicurazioni in merito questioni economiche e minoritarle che particolarmente interessano Germania in questo paese.

(l) Vedi D. 773.

775

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A LIONE, CONFALONIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 2472/2105 R. Lione, 24 marzo 1941(per. il 28).

Il nuovo Gabinetto più adeguato dei precedenti all'attuale situazione della Francia sta celebrando in questi giorni il primo mese della sua esistenza e molti elementi fanno ritenere che esso potrà dumre.

L'Ammiraglio Darlan a quanto pare ha incontrato le simpatie dei circoli militari germanici che si mostrano piuttosto apertamente indifferenti alle vicende politiche interne della Francia metropolitana e sembrano essere disposte a giudicare soddisfacente ogni organismo governativo che assicuri da una parte l'ordine ·e dall'altra faciliti la collaborazione economica, la quale dovrà essere precipuamente attuata in quelle industrie necessarie alla condotta della guerra.

Sembrano invece essere stati posti in disparte i progetti di collaborazione politica incoraggiati nello scorso passato dall'Ambasciatore Abetz e nutriti da Lavai, de Brinon, Dehat, Fontenoy, Goy, ecc.

Lavai si è installato nella sua casa di campagna presso Vichy e pur mantenendo contatti con persone del mondo politico posa ad essere estraneo totalmente all'attuale fase.

De Brinon nella sua qualità di delegato generale del Governo nella Francia occupata ha fatto un giro per tutti i dipartimenti per riferirne al Maresciallo. Ma questo viaggio di ispezione, che parecchi giornali della Francia occupata avevano montato in modo piuttosto spettacolare, ha procurato una doccia fredda a de Brinon al suo giungere a Vichy, perché egli si è sentito dire che, dopo i frequenti contatti dell'Ammiraglio Darlan con le autorità germaniche, egli doveva considerarsi solamente un alto funzionario distaccato per il collegamento tra la Francia occupata e il Governo. Tale messa a punto, mi si dice da varie parti, sarebbe stata autorizzata all'abilissimo Ammiraglio Darlan dalle stesse autorità germaniche di Parigi.

Le predette sarebbero state anche indotte al nuovo atteggiamento dal fallimento, al di fuori delle mura parigine, del movimento organizzato dal Ressemblement populaire e dalla constatazione che difficilmente sarebbe stato possibile di trovare un pubblico consenso e dei sentimenti favorevoli all'Asse propagandati da persone di secondo piano, spinte dal solo desiderio di attingere alle casse della propaganda del Reich.

Quanto precede mi è stato velatamente confermato da un alto funzionario germanico, che attualmente è a capo dei servizi di propaganda e stampa dello Stato Maggiore.

776

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2391/185 R. Ankara, 25 marzo 1941, ore 1,45 (per. ore 3).

Mio telegramma n. 183 (1).

Menemencoglu ha dato oggi lettura a von Papen della dichiarazione di «neutralità e comprensione» concordata con Mosca. Von Papen se ne è compiaciuto poiché la Germania non ha avuto mai intenzioni aggressive nei riguardi della Turchia. Avrebbe tuttavia fatto osservare a Menemencoglu che con tale neutralità cade il protocollo n. 2 del Trattato alleanza con l'Inghilterra e che pertanto la Turchia sarà maggiormente tenuta ad adempiere gli obblighi derivanti del Trattato di alleanza concluso con l'Inghilterra. Menemencoglu gli ha risposto che il protocollo n. 2 è da tempo passato agli archivi e comunque la dichiarazione di « neutralità e comprensione » non contempla che la sola ipotesi di un'aggressione diretta contro il territorio dei due firmatari.

Stasera ho veduto Menemencoglu il quale mi ha detto che la dichiarazione è stata proposta da Vicinsky all'Ambasciatore di Turchia nel colloquio avvenuto il 15 corrente. L'Ambasciatore di Turchia ha comunicato a Vicinsky l'accettazione del Governo turco nel colloquio avvenuto il 21 corrente. Menemencoglu si dimostrava ulteriormente molto soddisfatto e mi ha detto che per la prima volta la parola «comprensione » entra in un accordo di carattere politico. Il -::omunicato relativo alla dichiarazione stessa sarà pubblicato domani 25 marzo.

In merito alla dichiarazione russo-turca, von Papen pensa che si tratta di una manovra combinata tra inglesi, turchi e russi, manovra che gli inglesi presenteranno e cercheranno di sfruttare come un loro successo, ragione per cui conviene e noi far buon viso.

Da parte mia ritengo essere evidente che con la promessa di neutralità e di comprensione in caso di attacco alla Turchia, la Russia ha voluto manifestare il suo malumore verso la Germania e contribuire ad accrescere la resistenza turca nell'eventualità che la Germania sì proponga di agire verso la Turchia come ha agito verso la Romania e la Bulgaria. Mi sembra anche evidente che la Turchia, senza l'incubo dell'attacco russo alle spalle, acquisti molto maggiore libertà di movimento nella sua politica che per ora rimane difensiva. Ma si può d'altra parte osservare che con la dichiarazione in questione la Turchia

avrà maggiore possibilità di resistere alle pressioni inglesi e un nuovo pretesto per non intervenire nei Balcani, dato che la Russia non le garantisce la neutralità «con comprensione l> se non nel caso in cui sia direttamente aggredita.

(l) Con t. 2364/183 R. del 24 marzo, ore 16,10, De Peppo aveva comunicato quanto segue: «Stasera o domani sarà pubblicato ad Angora ed a Mosca un comunicato concernente una dichiarazione simultanea e reciproca di «neutralità e comprensione» nel caso in cui il territorio dell'uno o dell'altro Stato firmatario sia oggetto di aggressione».

777

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. S.N.D. 2402/254 R. Sofia, 25 marzo 1941, ore 20,10 (per. ore 13 del 26).

Ho veduto ora questo Ministro degli Affari Esteri.

Sue impressioni su adesione jugoslava possono riassumersi così:

l) In linea generale Bulgaria è molto lieta di tale adesione. Essa la libera dalla grave preoccupazione di pe,ricolose compUcazioni ad occidente. Essa inoltre pensa che nuova situazione farà affrettare tempi e concorrerà ad una rapida e forse non violenta soluzione della questione Grecia dato che a questa ormai praticamente non resta che capitolare.

2) In linea particolare lo scambio di note potenze dell'Asse Roma e Berlino e Belgrado circa integrità territoriale e sovranità della Jugoslavia potranno forse sollevare in qualche ambiente Bulgaria, particolarmente macedone, qualche dubbio critico. Ma tali assicurazioni vengono interpretate più come una rinunzia ad eventuale richiesta di Berlino Roma nei riguardi della Jugoslavia che non come una definitiva <<garanzia» Asse Roma e Berlino per tutte le frontiere della Jugoslavia.

3) Resta ora l'interrogativo per i molti interessi bulgari della futura sorte di Salonicco e qui naturalmente Sofia si augura che non sia intercorso, a sua insaputa, accordo preliminare o promessa tra Asse a Belgrado.

778

COLLOQUIO TRA IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER ED IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

VERBALE Vienna, 25 marzo 1941.

Ho esposto al Fiihrer quanto è contenuto nell'appunto datomi dal Duce il giorno 21 marzo (2). Il Fiihrer ha ascoltato con la massima attenzione le argomentazioni circa le ragioni e le conseguenze sul piano diplomatico-militare

della nostra guerra contro la Grecia, quindi ha preso la parola per dire quanto s<;gue:

Grecia. Egli considera di estrema importanza nei confronti delle future operazioni militari tedesche in Grecia l'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito. Un atteggiamento ambiguo della Jugoslavia avrebbe lasciato scoperto un fianco dell'esercito tedesco per circa 350 chilometri ed un'eventuale azione ostile di Belgrado sarebbe valsa a determinare un intervento turco, che avrebbe potuto compromettere lo sviluppo delle operazioni militari tedesche nei Balcani. La marcia delle divisioni tedesche verso la frontiera greca si sta svolgendo con lr. massima regolarità e secondo i tempi previsti, nonostante che un ponte sul Danubio sia stato distrutto dalla tempesta. Le diflìcoltà maggiori di questa marcia di oltre mezzo milione di uomini sono determinate dalla poca resistenza dei ponti che debbono essere tutti rinforzati e dal fatto che le strade sono troppo strette per consentire il traflìco alle Divisioni corazzate. Comunque per la fine del mese lo schieramento tedesco sarà un fatto compiuto e allora l'attacco dipenderà unicamente dalle condizioni climatiche. In considerazione infatti della natura del terreno sul quale dovranno svolgersi le operazioni, è indispensabile poter prevedere con relativa sicurezza un periodo di buon tempo, sia pure di pochi giorni. Secondo le notizie in possesso del Fiihrer, i greci resisteranno su tutta la frontiera della Tracia, il che rappresenta un errore strategico che faciliterà la rottura del fronte da parte delle forze tedesche. Gli inglesi invece stanno concentrando i loro mezzi difensivi sul gruppo montagnoso ad ovest di Salonicco. Ma anche nei loro riguardi è già predisposta un'azione combinata di artiglieria, Stukas e carri armati, alla quale diflìcilmente potranno resistere. Condizione necessaria di tutto ciò: il bel tempo. Pertanto il Fiihrer non può dire fin da ora quale sarà il giorno dell'attacco: basta stabilire dalla fine di marzo in poi tutto è pronto e che è una questione di bel tempo.

Ho fatto cenno al Fiihrer delle operazioni italiane in Albania e della preparazione in corso, ma non mi ha dato risposta e si è limitato a dire che sapeva essere già fissato un sistema di collegamento fra i due Eserciti per il momento delle operazioni.

Inghilterra. Pochissimo ha detto il Fiihrer nei riguardi dell'Inghilterra. Ha soltanto ripetuto che in questi ultimi tempi si è intensificata l'azione dell'arma subacquea e che i colpi che quotidianamente la marina mercantile britannica riceve sono di natura tale da poter produrre molto sensibili effetti nel giro di breve tempo.

Spagna. Franco ha recentemente indirizzato una lettera ad Hitler che contiene praticamente la denuncia degli Accordi di Hendaye. Pretesto di tale denuncia è il cambiamento della situazione in Francia. Il Fiihrer si propone di rispondere e manderà a suo tempo copia del carteggio al Duce per Sua conoscenza.

Francia. Lo stato d'animo del Fiihrer nei confronti del Governo di Vichy è improntato ad un sempre maggiore scetticismo. Il Fiihrer diflìda ogni giorno di più dei veri sentimenti e propositi del Governo francese e pertanto rafforza le misure ed intenslfica la sua vigilanza. Formalmente però non crede di poter fare niente e ciò sino a quando non saranno state inviate in Libia forze sufficienti per garantirsi da qualsiasi sorpresa da parte dell'Impero coloniale francese. Se Franco avesse adottato un atteggiamento leale, avesse permesso l'azione contro Gibilterra e factlitato il passaggio di truppe tedesche in Marocco, la situazione oggi sarebbe completamente mutata ed il Fiihrer terrebbe un ben diverso contegno nei confronti del Governo di Vichy.

Turchia. L'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito ha già avuto profondissime ripercussioni negli ambienti turchi, ma ciò non deve bastare a creare illusioni che la Turchia possa facilmente modificare il suo atteggiamento attuale. I legami turchi con l'Inghilterra sono ancora saldissimi. Ciò nonostante il ,Ffihrer si propone con estrema prudenza e misura, di tentare un'azione diretta se non addirittura ad attrarre la Turchia nell'orbita dell'Asse, almeno ad allontanarla dalla Gran Bretagna. Per il momento bisogna accontentarsi del risultato già conseguito, che è grande, e cioè del fatto che la Turchia non consideri l'azione tedesca contro la Grecia come un casus belli nei confronti della Germania. È però ancora fuor di dubbio che qualsiasi azione diretta contro la Turchia provocherebbe la reazione militare del Governo di Ankara.

Russia. L'atteggiamento della Russia è divenuto in questi ultimi tempi sempre e sempre più ostile. Cause di questo inasprimento di rapporti sono state il non aver voluto la Germania dare mano libera ai Sovieti in Finlandia, il non avere permesso lo strangolamento della Bulgaria, la garanzia alla Romania, e la questione degli Stretti. In questi ultimi tempi Stalin è arrivato al punto di dare una garanzia al Governo turco nel senso che la Russia non attaccherebbe la Turchia qualora questa fosse impegnata in un conflitto. Garanzia che Hitler considera assolutamente in malafede poiché è certo che qualora la Turchia si trovasse coinvolta in un conflitto per lei sfavorevole, la Russia ne approfitterebbe immediatamente per tagliarsi grossi pezzi di territorio turco cui da lungo tempo aspira.

In tale stato di cose Hitler ritiene che «le buone relazioni fra la Russia e la Germania siano garantite molto più che dai Patti in vigore, dalle divisioni schierate sulla frontiera», ragione per cui, prima di iniziare il movimento contro la Grecia, il Fiihrer ha tenuto a rafforzare tutte le posizioni militari tedesche verso la Russia.

Incontro col Duce. Il Fiihrer ha detto che è anche suo desiderio d'incontrarsi col Duce in un prossimo futuro e si riserva, ultimate le visite di Matsuoka a Berlino ed a Roma, di proporre la data per l'incontro.

L'atmosfera generale, nei nostri confronti, come al solito buona. Il Fiihrer è stato, sia nel primo incontro che durante il lungo colloquio all'Imperiale, molto cordiale. Appariva sereno e di buon umore. Non cosi Ribbentrop, che è stato anch'egli cordialissimo con me, ma aveva l'aria stanca e a più riprese mi ha detto di non sentirsi bene e di desiderare, non appena sarà possibile, di abbandonare la politica attiva e di ritirarsi in campagna.

(l) -Ed. !n G. CIANo, L'Europa verso la catastrofe, c!t., pp. 645-649. (2) -Vedi D. 759.
779

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER CORRIERE 2434/0124 R. Budapest, 25 marzo 1941 (per. il 27).

Miei telecorrieri nn. 120 e 121 (1).

Bardossay che ho visto stamane mi ha sostanzialmente confermato quanto riferitomi da questo mio collega germanico circa incontro di Monaco. Mi ha precisato che segnatamente tre questioni erano state trattate: rapporti ungaroromeni; situazione Jugoslavia; minoranze tedesche in Ungh~ria.

Circa la prima ho già riferito a V. E. A riprova anzi di quanto a suo giudizio manifesterebbe intenzione romena eludere concreto regolamento questioni pendenti con Ungheria a seguito arbitrato Belvedere, Bardossy mi ha affermato possedere prova certa che epoca sua visita Roma, generale Antonescu, 16 novembre ultimo, ricevendo Legazione di Romania giornalisti italiani ed esteri avrebbe dichiarto che «sacrificio romeno sarebbe transitorio» e che «frontiera ungaro-romena tracciata da lodo viennese non può né deve essere considerata definitiva».

Circa situazione jugoslava ho parimenti riferito, e da affermazione Bardossy che di essa sarebbesi concretamente trattato Monaco, parrebbe lecito desumere, tenuto conto di quanto riferitomi da mio collega tedesco, che determinazione germanica limitarsi dichiarazione rispetto frontiere e non garanzia integrità territoriale della Jugoslavia sarebbe stata esaminata in rapporto desiderata ungheresi.

Circa questione minoranze germaniche Ungheria, già tempo addietro ebbi a riferire a V. E. come da parte tedesca non si fosse molto soddisfatti del trattamento ad esso fatto, nonostante noti impegni presi, dal Governo ungherese. Per quanto Bardossy non mi abbia dato finora precisioni circa intese raggiunte Monaco in proposito, parmi chiaro egli abbia rinnovato e forse esteso impegni ungheresi. Lascerebbero anche supporre odierno decreto che consente Volksbund addestramento giovanile minoritari tedeschi, e contemporaneamente costituisce per essi in seno organizzazione giovanile ungherese reparti con distintivi e saluto propri.

780

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N.D. PER CORRIERE 2440/065 R. Berlino, 25 marzo 1941 (per. il 27).

Telegrammi di V. E. n. 367 (2) e n. 376 (3). Noto segretario Mufti è partito da Berlino, a quanto risulterebbe, prima incontri Eden. Egli 'pertanto non si è espresso al riguardo con queste autorità.

Contrasto tra attuali informazioni Gailani e suoi apprezzamenti potrebbe tuttavia spiegarsi con circostanza che notizie in possesso Segretario Mufti devono essere pervenute al medesimo per vie indirette.

Circa questione armi, anche in relazione attuale urgente richiesta Gailani, ho trovato persistente incertezza. Questione non ha fatto sostanziali progressi da quando ne ho riferito l'ultima volta. È ancora allo studio possibilità invio via Pers:a. Si penserebbe spedire via Persia con destinazione Afghanistan per elu· dere sospetti, e, una volta nell'Iran, far passare invece in Iraq. Altra possibilità nuovamente esaminata è via Giappone, e si pensa in proposito intrattenerne confidenzialmente questo Ambasciatore del Giappone Generale Oshima, che potrebbe aver per questione comprensione maggiore di quanta trovatane a Tokio.

Mi è stato assicurato che Ministro Ribbentrop si interessa molto nel presente momento a tale gruppo di questioni e che patrocinerebbe, di fronte a varie difficoltà incontrate, almeno invio, per ragioni di prestigio, di qualche mezzo aereo, ma anche in tal senso non è intervenuta ancora decisione.

Come V. E. rileverà, sussiste tuttora in argomento molta incertezza e non ho tratto da contatti impressione che possa contarsi su rap:da decisione.

In tali condizioni appare dubbio possano darsi senz'altro con tranquillità a Gailani assicurazioni da lui desiderate e che d'altra parte, per ovvie ragioni, se date, dovrebbero essere formali.

(l) -Vedi DD. 773 e 774. (2) -Vedi D. 719, nota l, p. 696. (3) -Vedi D. 758.
781

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 8656/121 P. R. Kabul, 26 marzo 1941, ore 1 (per. ore 17).

Vostro 35 (1).

Base ha passato felicemente frontiera afghano-russa.

Ambasciatore di Germania aveva domandato visto transito ma aveva dimen

ticato prendere accordi con Governo sovietico circa maniera di fare uscire da

Afghanistan persona che era entrata clandestinamente sprovvista di docu

menti.

Per non prolungare situazione divenuta estremamente delicata ho dato Base

passaporto italiano intestato Orlando Mazzotta radiotelegrafista di questa Lega

zione su cui ho cambiato fotografia dopo aver ottenuto visto Afghanistan uscita.

Prego scusarmi di averlo fatto senza autorizzazione ma questo Ambasda

tore sovietico rifiutava far altro che apporre il visto su documento fornito da

noi e questo Ministro di Germania non voleva agire senza precise istruzioni

del suo Governo.

D'altra parte date circostanze locali rischio era molto più grande di quanto

possa sembrare.

Prego all'occorrenza far ritirare passaporto a Berlino assicurandomi.

Dato che Bose partiva come impiegato di questa Legazione ho pagato per lui automobile fino alla frontiera e corredato minimo indispensabile per il viaggio; prego telegrafare come debbo contabilizzare somma suddetta che ammonta 1.500 afghani. Ho raccomandato Bose recarsi direttamente Ambasciate d'Italia e Germania Mosca e attendere istruzioni che gli saranno date per proseguire viaggio e per uscire dalla Russia al più presto possibile. Egli ringrazia per nostro aiuto e Vostro messaggio.

(l) Con t. s.n.d. 8225/35 P.R. del 9 marzo, ore 21,30, Anfuso aveva inviato a Quaronl le seguenti istruzioni: «Fate sapere a Bose ch'egli sarà accolto in Italia con molta simpatia».

782

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO

T. UU. A MANO 10105 P. R. Roma, 26 marzo 1941.

Quest'Ambasciata del Giappone ha ieri comunicato quanto segue: «Il Ministro Matsuoka ha telegrafato da Berlino informando che sarebbe sua intenzione rendere una visita non ufficiale al Sommo Pontefice. E di ciò ha pregato informare il Governo Italiano con la richiesta di conoscere se la visita è di suo gradimento. In caso affermativo, il Ministro Matsuoka ha chiesto che la sua domanda di udienza sia fatta 'Pervenire al Sommo Pontefice per il tramite del R. Ambasciatore presso la Santa Sede». È stato comunicato all'Ambasciata del Giappone che nulla osta da parte nostra. Prego V. E. agire in conseguenza presso la Segreteria di Stato, avvertendo che, secondo informa .l'Ambasciata nipponica, la mattina del giorno 2 aprile è libera da impegni e sarebbe per conseguenza la più propizia per l'udienza richiesta. St sarà grati di cortesi, urgenti comunicazioni al riguardo (1).

783

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'ARCHIVIO DELL'UFFICIO DI COORDINAMENTO

APPUNTO S. N. Roma, [26 marzo 1941].

In occasione dell'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito (2) il Governo Italiano ha diretto al Governo jugoslavo quattro note indirizzate al Pre

sidente del Consiglio Cvetkovié e firmate dal Conte Ciano relative ai seguenti argomenti:

n -Nota (da pubblicarsi) circa il rispetto della Sovranità ed integrità territoriale della Jugoslavia (1).

II) -Nota (da pubblicarsi) sull'accordo di non chiedere alla Jugoslavia di consentire il transito o il trasporto di truppe sul suo territorio (2).

nn -Nota segreta sull'accordo di non richiedere alla Jugoslavia aiuti militari (3).

IV) -Nota segreta sull'interesse della Jugoslavia ad un collegamento territorio coll'Egeo con l'estensione della sua sovranità su Salonicco ( 4).

Alle prime note il Governo Jugoslavo ha risposto con due note (5) firmate dal Presidente del Consiglio Cvetkovié e dirette al Conte Ciano con cui prende atto della comunicazione italiana.

Alle ultime due note il Governo Jugoslavo non ha risposto prendendo atto del contenuto, ma ha risposto con una sola nota (6) in cui dichiara di considerare segrete tutte le comunicazioni del Governo Italiano ad eccezione di quelle di cui alle note I. e II. destinate ad essere pubblicate.

ALLEGATO l

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO JUGOSLAVO, CVETKOVIé

L. 111345. Roma, 25 marzo 1941.

A nome e per incarico del R. Governo ho l'onore di comunicarVi quanto segue: «In occasione dell'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito oggi avvenuta, il

R. Governo conferma la sua decisione di rispettare in qualsiasi tempo la sovranità e l'integrità territoriale della Jugoslavia».

ALLEGATO 2

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO JUGOSLAVO, CVETKOVIé

L. 111346. Vienna, 25 marzo 1941.

Con riferimento alle conversazioni che hanno avuto luogo in occasione dell'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito, oggi avvenuta, mi onoro, Eccellenza, di confermarVi con la presente, in nome del R. Governo, l'accordo fra i Governi delle Potenze dell'Asse e il Governo Jugoslavo, sul fatto che i Governi delle Potenze dell'Asse durante la guerra non rivolgeranno alla Jugoslavia la richiesta di consentire il transito o il trasporto di truppe attraverso il territorio jugoslavo.

(-3) Vedi allegato 3. (-4) Vedi allegato 4.

ALLEGATO 3

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO JUGOSLAVO, CVETKOVIé

L. s. 1/1347. Vienna, 25 marzo 1941.

Con riferimento alle conversazioni che hanno avuto luogo per l'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito oggi avvenuta, mi onoro, Eccellenza, di confermarVi con la presente, a nome del R. Governo, l'accordo tra i Governi delle Potenze dell'Asse e il Governo Jugoslavo su quanto segue:

«L'Italia e la Germania assicurano il Governo Jugoslavo, in considerazione della situazione militare, di non voler avanzare da parte loro alcuna richiesta di aiuti militari.

Qualora il Governo Jugoslavo dovesse, in qualsiasi momento, considerare che è nel suo proprio interesse di prendere parte alle operazioni militari delle Potenze del Patto Tripartito, verrà lasciato al Governo Jugoslavo di prendere gli accordi militari a ciò necessari con le Potenze stesse».

Mentre Vi prego di voler tenere strettamente segrete le precedenti comunicazioni di renderle note solamente col consenso di Governi dell'Asse, mi valgo dell'occasione per porgerVi, Eccellenza, gli atti della mia più alta considerazione.

ALLEGATO 4

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO JUGOSLAVO, CVETKOVIé

L. s. l/1348. Vienna, 25 marzo 1941.

Con riferimento alle conversazioni che hanno avuto luogo per l'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito oggi avvenuta, mi onoro, Eccellenza, di confermarVi con la presente, a nome del R. Governo, l'accordo tra i Governi delle Potenze dell'Asse e il Governo Jugoslavo su quanto segue:

«Per il nuovo regolamento dei confini nei Balcani si terrà conto dell'interesse della Jugoslavia ad un collegamento territoriale col Mare Egeo con estensione della sua sovranità sulla città e il porto di Salonicco ».

Mentre Vi prego di voler tenere strettamente segrete le precedenti comunicazioni e di renderle note solamente col consenso dei Governi dell'Asse, mi valgo dell'occasione per porgerVi, Eccellenza, gli atti della mia più alta considerazione.

ALLEGATO 5

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO JUGOSLAVO, CVETKOVIé, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. (l) Vienna, 25 marzo 1941.

In occasione dell'odierna adesione (accessione) della Jugoslavia al Patto delle tre Potenze, Voi vi siete compiaciuto dirigermi la nota del seguente tenore:

« A nome e per incarico del Reale Governo Italiano ho l'onore di comunicare a V. E. quanto segue: In occasione dell'adesione (accessione) della Jugoslavia al Patto delle tre Potenze, che oggi ha avuto luogo, il Regio Governo Italiano conferma la propria decisione che rispetterà sempre la sovranità ed integrità territoriale della Jugoslavia».

A nome e per incarico del R. Governo Jugoslavo ho l'onore accusare ricevuta di questa dichiarazione, che il Governo Reale ha preso a conoscenza.

ALLEGATO 6

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO JUGOSLAVO, CVETKOVIé, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. (l) Vienna, 25 marzo 1941.

In occasione dell'odierna adesione (accessione) Jugoslavia al Patto delle tre Potenze Voi vi siete compiaciuto inviarmi la nota del seguente tenore:

« Con richiamo alle conversazioni che si sono svolte in seguito all'odierna adesione (accessione) della Jugoslavia al Patto delle Tre Potenze, ho l'onore di confermare con la presente all'Eccellenza Vostra, in nome del Reale Governo Italiano, l'intesa occorsa fra i Governi delle Potenze dell'Asse e il Reale Governo Jugoslavo sul fatto che i Governi delle Potenze dell'Asse per il tempo della guerra non rivolgeranno alla Jugoslavia la richiesta di permettere il passaggio od il trasporto di truppe attraverso il territorio statale ugoslavo ».

A nome e per incarico del R. Governo Jugoslavo ho l'onore di confermare ricevimento di questa dichiarazione, che il Governo Reale ha preso a conoscenza.

ALLEGATO 7

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO JUGOSLAVO, CVETKOVIé, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. (2) Vienna, 25 marzo 1941.

Ho l'onore di comunicarVi che il Governo Reale Jugoslavo considererà come rigorosamente segrete -e le renderà pubbliche soltanto d'intesa con i Governi delle Potenze dell'Asse -tutte le dichiarazioni che gli sono state fatte per iscritto da parte dei Governi delle Tre Potenze, con eccezione della dichiarazione del rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale del Regno di Jugoslavia come pure della dichiarazione che non gli verranno rivolte richieste di transito e trasporto di truppe.

(1) -Per la risposta di Attolico, vedi D. 798. (2) -Il testo del protocollo di adesione della Jugoslavia firmato a Vienna il 25 marzo 1941, è ed. in Ministero degli Affari Esteri, Trattati e convenzioni fra il regno d'Italia e gli altri Stati, cit., p. 83. (l) -Vedi allegato l. (2) -Vedi allegato 2. (5) -Vedi allegati 5 e 6. (6) -Vedi allegato 7.

(l) Traduzione italiana dall'originale in cirillico.

784

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 2517/0176 R. Belgrado, 26 marzo 1941 (per. il 29).

Presidente Consiglio e Ministro Affari Esteri sono rientrati stamane ore nove a Belgrado in treno speciale giungendo alla stessa stazione di Topcider da cui erano partiti. Erano accompagnati da Ministro di Germania. Furono salutati all'arrivo da Ministri Italia e Romania e da Incaricati d'Affari di Ungheria, Bulgaria e Slovacchia, da Vice Presidente Consiglio Macek e da membri Governo. Anche all'arrivo Ministro Giustizia Kostantinovic era assente.

Misure sicurezza con polizia armata attorno stazione Topcider erano anche questa volta larghissime anche se meno appariscenti.

Stampa ha dedicato firma patto Tripartito articoii e corrispondenze segnalati con fonobollettino odierno.

Per quanto Agenzia Arala abbia diramato testo preciso accordi firmati si notano nella stampa due tendenze:

-sfruttare al massimo contenuto note addizionali;

-nascondere in pari tempo per quanto è possibile con frasi e circonlocuzioni varie fatto positivo che Jugoslavia ha firmato testo integrale Patto Tripartito. È caratteristico che ancora oggi alcuni rappresentanti esteri erano incerti su questo punto essenziale, tale è stato sforzo spiegato da ogni parte nel senso indicato.

Larghissime misure sono state prese dal Governo per tutelare ordine pubblico specialmente in Belgrado, ave da tre giorni truppe sono in pieno assetto di guerra. Truppe e polizia sono consegnate in tutto n paese, ave, anche in relazione concordi segnalazioni RR. Consolati dipendenti, precauzioni prese equivalgono a quelle dello stato d'assedio.

Sola dimostrazione che non è stata prevenuta e repressa in tempo è sinora quella di Skoplje di cui il mio telegramma n. 234 in data odierna (1). R. Console in Ragusa riferisce che tentativo dimostrazione ostile all'Asse in quella città è stato immediatamente stroncato da polizia con grande spiegamento di forze. Altra dimostrazione di scarsa importanza viene segnalata da R. Console in Bitolj. Analoga segnalazione proviene da R. Console in Sarajevo.

A Belgrado e in vari altri centri, tentativi sono stati sinora -come già segnalato -prevenuti e stroncati. Lezioni in Università e scuole medie sono state oggi sospese sino a lunedì.

Data attitudine ambigua stampa poco chiare dimostrazioni Governo, crisi

ministeriale antecedente firma e, sino all'ultimo, martellante propaganda ne

mica, popolazione è stata in qualche modo colta di sorpresa da firma Tripar

tito, che sino all'ultimo momento non le è stata annunciata. È innegabile che

è in atto larghissima reazione contraria (particolarmente in Serbia) anche se

severe misure prese da Governo scarsamente le impediscono manifestarsi. In con

clusione stato d'animo generale non può essere considerato né caLmo né favore

vole. Governo è tuttavia sinora in controllo situazione.

In Croazia e Slovenia R. Consolati dipendenti segnalato che stato d'animo

più diffuso è di contrarietà perplessità e preoccupazione, ma sinora maggiore

tranquillità. (Tranne un tentativo di dimostrazione studentesca subito preve

nuto anche a Lubiana).

Circa misure mobilitazione R. Addetto Militare riferisce che esse possono

considerarsi ormai quasi completate (benché richiami e movimenti continuino

ancora) e che forza alle armi può essere valutata sui 1.200.000 uomini. Possono

anche essere considerati compiuti concentramenti nelle zone previste.

Non vi è per ora alcuna indicazione circa future fasi smobilitazione e per

quanto non sia possibile attualmente alcuna previsione, impressione generale è

che forza sarà mantenuta alle armi almeno per un certo tempo principal

mente per ragioni di ordine pubblico.

(l) -Traduzione italiana dall'originale in cirillico. (2) -Traduzione italiana dall'originale in cirillico.

(l) Non pubblicato.

785

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2422/192 R. Tokio, 27 marzo 1941, ore 10,55 (per. ore 12,30).

Colla partenza di Matsuoka per l'Europa ha coinciso una notevole diminuzione delle manifestazioni pubbliche della tensione nippo-americana. Ciò è dovuto evidentemente alle reiterate dichiarazioni che Matsuoka ha fatto specialmente ad uso di Wash'.ngton circa lo scopo eminentemente pacifico del suo viaggio e d'altra parte al desiderio di Washington di mantenere Matsuoka durante assenza in tali disposizioni senza correre il rischio di vederlo cadere ad eventuali tentativi. Stando peraltro ad accenni fatti oggi da questo Vice Ministro Affari Esteri momentanea distensione atteggiamento di Washington nei riguardi Giappone sarebbe dovuta alle constatate condizioni di impreparazione della flotta americana in Pac:fico che impongono molti riflessi agli ambienti navali degli Stati Uniti d'America e più ancora alla preoccupazione dei contatti personali che Matsuoka potrebbero riuscire a stabilire con Mosca con ripercussioni dirette e fondamentali sulla situazione dell'Estremo Oriente e con pregiudizi gravi delle mire e degli interessi americani.

Sta in fatto che anche questi circoli finanziari, che sono termometri sensibilissimi della situazione, si mostrano per il momento molto più sollevati nei riguardi dell'America.

786

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. U. U. PER TELESCR. 2431/434 R. Berlino, 27 marzo 1941, ore 11,30 (per. ore )

Avendo chiesto, come d'uso, di vedere Ministro Matsuoka, egli ha voluto ricevermi stamane stesso, Gli ho recato il saluto del Duce, che ha dimostrato di gradire particolarmente, rallegrandosi vivamente per l'onore che avrà di incontrarsi prossimamente con lui a Roma. Anche molto gradito gli è giunto il saluto del Ministro Ciano, del quale conserva H più simpatico ricordo.

Matsuoka ha esaltato i vincoli di solidarietà che uniscono l'Italia e il Giappone. Si è mostrato al corrente della situazione italiana e del nostro valido contributo alla guerra dell'Asse, ben conoscendo le prove di eroismo dei nostri soldati. Circa la durata della guerra, ha espresso la fondata speranza che essa abbia termine prima dell'inverno. A tale proposito egli si sta attivamente adoperando per mantenere estranea l'America.

Circa la Grecia, ritiene che, se anche i greci opporrano una resistenza all'offensiva tedescafi tale resistenza sarà senza speranza e di brevissima durata, in considerazione dell'esiguo aiuto inglese.

Matsuoka mi ha poi detto che in occasione del suo passaggio da Mosca (l) si è incontrato con Molotov e che durante il colloquio con questi è sopraggiunto anche Stalin. Da questi primi contatti ha tratto l'impressione che la Russia sia ben disposta verso il Giappone.

787

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 8661/124 P. R. Kabul, 27 marzo 1941, ore 11,30 (per. ore 12,30).

Mio telegramma n. 47 (2). Programma Bose è seguente:

Costituzione Governo India libera sul tipo Governi liberi riuniti a Londra, conclusione trattato fra Governo indiano libero e Italia Germania e Giappone con cui queste Potenze si impegnano riconoscere piena indipendenza indiana. Aiuti da parte nostra sotto forma prestito per fomentare rivoluzione in India.

Bose dà molta importanza propaganda radio. Premessa necessaria per rivoluzione India è persuadere indiani che l'Inghilterra perderà la guerra; perciò chiederà permesso creare speciali trasmissioni India Libera. Quanto egli Vi riferirà circa situaz:one interna India è confermato nelle linee generali della lettura giornali indiani censurati. Sulla situazione generale in India non posso rischiarmi emettere giudizio; è mia impressione però che se nel g'ugno scorso fossimo stati organizzati per lavorare in India sarebbe stato forse possibile fare precipitare situazione. Poiché situazione analoga può riprensentarsi quest'anno può essere opportuno predisporre fin da ora mezzi di azione per sfruttare occasione. Durante permanenza Bose a Berlino permettomi suggerire far tenere contatti con lui da Giuriati invece che dall'Ambasciata. Giuriati e Scarpa sono funzionari per cui Bose ha più stima e amicizia ed è molto più facile per occhi amici agire su lui.

788

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. s. N. D. 2497/125 R. Kabul, 27 marzo 1941, ore 11,30 (per. ore 12,30).

Mio telegramma n. 47 (3). Ho discusso con Bose questione del collegamento col suo partito e contributo che esso può darci per rivolta sulla frontiera. Bose ha lasciato qui a questo scopo suo segretario con il quale abbiamo stabilito modo più opportuno mantenere contatti con gruppo Kabul destinato a ricevere da noi mezzi, materiale propaganda, e con incarico di fornirci tutte le infor

53 -Documenti diplomatici -Serle TX -Vol. VI

mazioni che pervengano dall'India. Da parte nostra sarà necessario servirsi esclusivamente Legazione; qualsiasi idea servirsi persone inviate appositamente dall'Europa sotto qualsiasi veste dev'essere scartata a priori come irrealizzabile. È dovere Legazione lavorare politicamente: dato che affiliati locali sono pronti assumere responsabilità di fare tutto il necessario col segretario con tutta probabilità di non essere scoperti; d'altra parte, essendo questa unica via, occorre rischiare o rinunciare a qualsiasi cosa. Segretario Bose è partito Peshwar per stablllre contatti con posti di controllo fra Forward Bloc e capi influenti frontiera; primi contatti sembrano aver dato buoni risultati.

Naturalmente non ho parlato a Bose del lavoro che stiamo già facendo ma ho preso le necessarie misure perché queste due linee di azione risultino complementari e restino sotto la nostra direzione. Ho anche suggerito studiare possibilità organizzare sabotaggio nella provincia frontiera per ora con mezzi locali. A parte altre proposte sull'argomento contro cui non ho obiezioni, Bose vi suggerirà però invio di esperti militari presso le tribù. Nella fase attuale tribù sanno meglio di chiunque altro come si deve fare guerra sulla frontiera; esperti militari, ignari lingua, usi e situazione farebbero più male che bene. Ho tenuto al corrente mio collega di Germania conversazione Bose, però egli non ne ha riferito al suo Governo.

789.

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2486/235 R. Belgrado, 27 marzo 1941, ore 15,10 (per. ore 15,25 del 28).

Durante notte forze esercito ed aeronautica hanno occupato Ministeri, Poste, Radio e punti strategici città. Ore 7,45 radio ha lanciato proclama Re Pietro II annunciante che data grave situazione «per mantenere ordine all'interno e pace alle frontiere» assumeva U potere avendo a fianco fedele esercito che aveva eseguito suoi ordini. Reggenti avevano dimissionato. Re aveva affidato potere Generale Simovic comandante Aeronautica. Grandi dimostrazioni con bandiere jugoslave e non poche inglesi percorrono città acclamando il Re e con grida abbasso il Patto. Dimostranti sono giunti dinanzi R. Legazione ore 8 mattino lanciando alcuni sassi e portandosi sotto un portone che hanno ripetutamente colpito senza che polizia intervenisse. Uffici E.N.I.T. nel centro della città sono stati assaliti dalla folla che ha distrutto vetri. In seguito energico intervento R. Legazione forza pubblica ha disperso dimostranti stabilendo servizio d'ordine. Anche R. Legazione è ora guardata da truppa. Non vi sono notizie dalla provincia. Comunicazioni telefoniche con estero sono state interrotte. Ministro Affari Esteri è confinato in casa sotto guardia un ufficiale. Non si ha notizia altri Ministri.

Presente telegramma è stato redatto ore 9 mattino 27 marzo e consegnato ad Autorità jugoslava ore 13.

(l) -Vedi D. 770. (2) -Vedi D. 627. (3) -Vedi D. 627.
790

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2485/236 R. Belgrado, 27 marzo 1941, ore 15,10 (per. ore 14,10 del 28).

Mio 235 (1).

Stamane stesso è stato costAtuito nuovo Governo jugoslavo con ,a capo Generale d'Armata Simovic. Primo Vice Presidente Macek, secondo Jovamov1c (serbo). Ministro Affari Esteri Momcilo Nincic. Con Macek restano tutti i ministri croati. Partecipano partiti sloveni e due rappresentanti di tutti i par,titi serbi e del partito nazionale jugoslavo.

791

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 2459/435 R. Berlino, 27 marzo 1941, ore 20,30.

Ho ripreso i miei contatti personali con esponenti del Governo e Regime V'isitando stamane H Grande Ammiraglio Raeder. R'iassumo brevemente:

l o -Azione diretta contro Ingbiilterra. Tutti i preparativi per lo sbarco sono pronti e le truppe allenate giornalmente anche allo scopo di tenere in allarme il nemico e fargli sprecare mezzi ed energie nei contro-preparativi, ma la Germama non può rischiare di esporsi a un insuccesso che avrebbe vaste ripercussioni. Grande Ammiraglio ha espresso opinione che per tentare opevazione è necessario disporre 'indiscusso dominio dell'aria nella zona prescelta. Guerra al traffico che sarà 'intensificata e azione aerea contro apprestamenti portuali e canmeri di costruzione e raddobbo potrà creare premessa materiale per facilitare operazioni.

2° -Azione concomitante nel campo strategico delle forze italiane e tedesche. Grande Ammiraglio ha espresso opinione che forze navali alleate pur agendo in differenti zone operazioni possano collaborare avvalendosi deHe concentrazioni di forze che nemiiCo è costretto a f<are neLle due zone Atlantico e Mediterraneo per effetto delle d.niziatlive che saranno prese di volta in volta dalle forze navali rulleate.

3° -Rifornimenti nafta 'italiani. In seguito l1icmesta avanzata nel convegno di Merano da Eccel~enza Riccardi, Grande Ammiraglrl.o ha fatto rapporto al Fiihrer su necessUà italiane. Fiihrer ha disposto Feldmaresciallo Keitel esamini queshloni con spirito di massima comprensione e tenendo conto maggiori consumi nafta cui Regia Mamna è andata incontro per provvedere trasporti truppe germaniche in Libia, trasportA che appa1ono ben protetti. Questione

è allo studio. Grande Ammiraglio ha manifestato suo fermo convincimento che per maggio, dopo risolto questione greca si potrà contare sui rifornimenti via Dardanelli.

4° -Aiuti inglesi Grecia. Grande Ammiraglio ha espresso opmwne che inglesi siano stati costretti inviare truppe in Grecia per tenere fede promesse fatte all'ultimo Stato da loro garantito. Egli ritiene che militarmente la cosa non potrà ritardare o modificare soluzione del problema greco.

5° -Collaborazione itala-tedesca in Egeo. Grande Ammiraglio ha informato di aver convocato a Berlino Ammiraglio Weichoìd Capo Stato Maggiore di collegamento con la R. Marina per discutere argomenti da sottoporre alla

R. Marina in merito stretta collaborazione operat.iva che deriverà da operazioni in Grecia e Egeo, sottolineando che peso navale ne ricadrà interamente su forze navali italiane, di cui ha riconosciuto ancora una volta il contegno eroico (1).

(l) Vedi D. 789.

792

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (2)

MESSAGGIO TELEGRAFICO (3). Berlino, 27 marzo 1941.

Gli avvenimenti mi obbligano a comunicarVi in questa più raptda via, Duce, la mia opinione sulla situazione, e le decisioni che ne conseguono.

l. Sin dalJ'Iinizio io ho considerato la Jugoslavia come il più pericoloso fattore nel conflitto con la Grecia. Non si .poteva infatti garantire H successo dell'attacco tedesco contro la Tracia, dal puro punto di vista militare, fintantoché il contegno della Jugoslavia restava dubbio e con ciò poteva minacciare sul nostro enorme fronte il fianco sinistro delìe colonne avanzanti.

2. -Per tale motivo io ho fatto tutto il possibile e mi sono veramente sforzato per far entrare la Jugoslavia nella nostra comunanza di interessi. Purtroppo questi sforzi sono rimasti vani anche perché sono cominciati troppo tardi per pote-r ottenere a tempo un successo sicuro. Le notizie di oggi non lasciano più alcun dubbio sull'imminente cambiamento della politica estera jugoslava. 3. -Ora io considero questa situazione non come catastrofica, ma tuttavia come così grave che da parte nostra dovrà essere evitato ogni errore se non vogliamo trovarcì in definitiva a veder posta in pericolo la nostra posizione generale. 4. -Perciò io ho già preso tutte le disposizioni per poter andare incontro ad uno sviluppo della crisi con i necessari mezzi militari. Il cambiamento delle nostre disposizioni di marcia anche in Bulgaria è già ordinato.

Vi prego ora caldamente, Duce, di non voler in:ziare nei prossimi giorni ulteriori operazioni in Albania. Ritengo necessario che con tutte le forze che siano comunque disponibili cerchiate di guarnire e proteggere i passi p~ù importanti dalla Jugoslavia all'Albania. Non si tratta di misure che debbono servire per lungo tempo, ma di ripieghi che debbono opporsi aimeno per i prossimi quindici giorni o tre settimane, agli svHuppi di una crisi.

Ritengo inoltre necessario, Duce, che rinforziate le Vostre forze al fronte itala-jugoslavo con tutti i mezzi e con la massima fretta.

5. -Ritengo inoltre sopratutto necessario, Duce, che su qualunque cosa noi facciamo e predisponiamo sia osservato un assoluto silenzio e che vengano a conoscenza di qualc.he cosa di ciò solamente quelle personalità che assolutamente ne debbono sapere qualche cosa. Qualsiasi diffusione della conoscenza delle nostre misure preventive condurrebbe alla loro completa svalorizzazione. 6. -Ho chiamato oggi presso di me i Ministri bulgaro ed ungherese, ed ho confidato loro a grandi linee il mio ,pensiero sulla situazione e cercato di destare il loro interesse per il caso di sviluppi militari, con una esposizione delle conseguenze negative e positive che si creerebbero anche per loro. Poiché, Duce, senza la cooperazione dell'Ungheria e della Bulgaria non si può certamente operare con quella celerità che eventualmente potrà essere necessaria a causa degli avvenimenti (1). - 7. -Il Generale von Rintelen si annunzierà domani presso li Voi, Duce, se gli sarà possibile volare, e Vi comunicherà le prossime misure militari che verranno prese da parte nostra questa notte per l'approntamento.

Se su queste nostre misure, Duce, per il caso che noi dovessimo aglre, verrà mantenuto il silenzio. non dubito che entrambi potremo vedere un successo che non sarà minore di quello norvegese. Questa è la mia granitica persuasione.

(l) Il documento reca il visto di Mussolini.

(2) Ed. in Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 93-95.

(3) Trasmesso per telescriventp da Berlino all'ambasciatore Mackensen affinché provvedesse immediatamente alla consegna.

793

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2495/238-239-240 R. Belgrado, 28 marzo 1941, ore 0,45 (per. ore 19,15).

Mio collega Germania che aveva stamane preso iniziativa di domandare udienza a nuovo Presidente del Cons'glio Generale Simovic è stato invece con

vocato da Ministro Affari Esteri Nincic. Mentre mi disponevo agire parallelamente mio collega Germanda, sono stato alla m1a volta convocato al Ministero degli Affari Esteri.

Alla precisa domanda rivoltagli da Ministro di Germania, e successivamente da me, se nuovo Governo intendeva mantenere impegni assunti, Ministro degli Affari Es1,eri ha risposto esponendo situazione che è ancora di molto confusa, mentre nuovo Governo è appena formato e mentre vi è stata grande agitazione nel Paese. Si è dichiarato dal canto suo personalmente disposto a fare tutto il possibHe atnnché nessun mutamento avvenga neHa politica esteTa jugoslava e atnnché Patto sia mantenuto. A tal fine ci ha insistentemente pregato di esporre esattamente situazione l'ispettivi Governi domandando concedergli tempo necessario atnnché nuovo Governo possa orientarsi ed egli stesso possa svolgere opera opportuna in seno al Governo stesso. Ho anche accennato speranza Governo italiano e tedesco vorranno collaborare con Governo jugoslavo per cercare, qualora fosse necessario, formule opoprtunamente leggermente ritoccate per trovare via uscita situazione.

In relazione anche scambio di vedute con mio collega di Germania prima e dopo rispettivi colloqui ritengo che situazione attuale possa essere prospettata nei seguenti punti:

l) Colpo di Stato è di tipo prettamente militare ba•lcanico ed ha avuto per scopo principalP di togliere potere al Princ.ipe Reggente, già sospetto di volerlo conservare anche dopo maggiore età Sovrano. Stato Magg~ore ha però compiuto colpo di Stato cogUendo occas1one esasperazione generale contro Tripartito. È ora evidente che assunto H potere non sa come usciTe da situazione creatasi.

2) Nincic è certo in buona fede, ma è vecchio e malato, e ascendente nel Governo non ancora sicuro.

3) Nuovo Governo rappresenta tutti i partiti e in generale suoi componenti sono conosciuti come moderati. Di più sono rimasti Màcek e Ministri croati che non hanno voluto mai guerra. Innegabile ditncoltà è che allo stato attuale cose mantenimento Patto firmato si presenta per l'Asse anche come questione presti~o. Concordo con mio collega di Germania, anche in considerazione che ci apparirebbe evidente che questo Governo assai più del precedente potrebbe essere in grado mantenere impegni con l'Asse se si giudicasse che formula può essere trovata.

Incidenti nei riguardi Germania sembrano sino ad ora più gravi benché

non vi siano state dimostrazioni dirette contro quella Leg·a2lione. Ufficio Turistico

tedesco è stato quasi completamente distrutto, bandiera bruciata e atti van

dalismo sono stati compiuti anche con consenso truppa. Addetto Militare Ag

giunto germanico è stato .gravemente percosso.

Scuse sono state presentate nella stessa forma (mio telegramma odierno

n. 237) (l) a Ministro di Germania.

Dopo tali scuse da Ml!nistro Affari Esteri è stata data a entrambi copia assicurazione che categoriche disposizioni state prese per rispetto ·l'ispettivi connazionali e loro averi. Mio collega germanico ed io abbiamo concordemente deciso di domandare udienza al Presidente del Consiglio dei Ministri non solo in relazione situazione politica; ma anche per rappresentargli fermamente che qualsiasi nuovo incidente potrebbe avere conseguenze assai gravi.

Data indubbia gravità situazione ho fratllanto preso ogni altra possibile disposizione per pro~ezione connazionali. Analogamente ha agito Legazione di Germania.

R. Addetto Militare riferisce che misure militari già in atto fino a ieri con ordini odie·rni sembrano ampliate.

(238) Mio telegramma n. 235 (2).

(l) -Vedi D. 800. (2) -Vedi D. 78D.

(239) Infine Ministro degli Affari Esteri ha Ietto a Ministro di Germania e a me progetto di una dichiarazione (che doveva però ancora sottoporre a Consiglio dei Ministri) che per quanto redatta in termini genenc1 menzionava intendimento mantenere linea poUtica estera jugoslava amichevoli rapporti con suoi vicini, specialmente con Germania e Italia.

(240) Circa carattere dimostrazioni Belgrado va notato infine, che non erano dirette soltanto contro l'Italia e Germania, ma che largamente stanno profittando comunisti (cartem «Vogliamo patti con Russia»). Sino ad ora è stato segnalato un altro incidente a danno proprietà nostri connazionali e cioè danni recati da dimostranti a negozio Fiat. Ho protestato anche per ciò.

794

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 2460/436 R. Berlino, 28 marzo 1941, ore 1,45.

Assolutamente segreto.

Informazione riservatissima pervenutami dopo conversazione Duce di questa notte darebbe per sicuro che nel pomerig-gio di oggi in una rLunione Feld Marescial:li sarebbe stato deciso proporre al Filhrer intervento armato tedesco in Jugoslavia. Tale decisione sarebbe stata raggiunta anche in considerazione di un tentativo jugoslavo alle spalle nostro schieramento in Albania. Azione contro Jugoslavia dovrebbe avvenire contemporanea prevista azione germanica in Grecia. Mettendo in relazione tali informazioni con alcune frasi dettemi questa sera da parte Ribbentrop traggo impressione che informazioni riportate possano ritenersi fondate. Qualora Duce, come mi è sembrato comprendere durante la telefonata odierna, ritenesse orientarsi per nostra azione in Jugoslavia contemporaneamente ad azione miJitare tedesca mi permetterei prospettare opportunità che mi venisse di ciò fornita preventiva noti2lia. Potrei in tal modo dare eventualmente di ciò notizia Rtbbentrop nel momento stesso in cui egli mi comunicasse intenzioni Filhrer conforme alle informazioni sopTa riferite.

(l) Con t. 2484/237 R. del 27 marzo, ore 15.10, non pubblicato Mamell aveva comunicato quanto segue: «Smiljanlc è venuto stamane stesso R. Legazione presentare scuse e espressioni profondo rincrescimento di questo Governo per dimostrazioni stamane contro R. legazione e E.N.I.T.».

795

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (l)

MESSAGGIO TET.EGRAFICO (2). Roma, 28 marzo 1941, ore 3.

L'ambasciatore Von Maclcensen mi comunica la Vostra lettera concernente la situazione determinatasi in Jugoslavia dopo il colpo di Stato (3). Desidero dirVi che io ho accolto con calma quanto è accaduto poiché non mi ha minimamente sorpreso soprattutto da quando vidi che alla vigilia della firma di Vienna veniva consegnato Stojadinovich all'Inghilterra. È mia convinzione che il colpo di Stato era già deciso in pieno 2.ccordo col Reggente prima della firma. Per quanto riguarda le misure r'.chieste dalla situazione Vi comunico: l) è già stato dato da me personalmente al Generale Cavallero l'ordine di sospendere l'offensiva il cui inizio era imminente. 2) Reparti di fanteria stanno affluendo verso la frontiera nord dell'Albania e prendono posizione sulle tre direttrici di un eventuale attacco jugoslavo. 3) Ordini sono già stati dati per fare affluire verso la nostra frontiera alpina orientale sette divisioni che si uniranno alle altre sei esistenti più quindicimila uomini di Guardia alla frontiera già in allarme. 4) Tutti questi preparativi saranno compiuti il più rap~damente possibile e saranno circondati dal segreto assoluto. 5) Nella stessa zona è pronta ad operare la seconda squadra aerea. 6) Accanto alla cooperazione bulgara e soprattutto ungherese bisogna tenere conto anche delle tendenze separatiste croate rappresentate dal dott. Pavelié che si trova a breve distanza da Roma. Desidero anche dirvi, Fiihrer, che se la guerra si rendesse inevitabile essa sarà in Italia molto popolare. Anche per questa ragione io condivido pienamente la Vostra convinzione che l'attuale crisi condurr~ ad un pieno decisivo successo dell'Asse.

796

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2499/260 R. Sofia, 28 marzo 1941, ore 13,10 (per. ore 22).

Ho veduto iersera questo Presi.dente del Consiglio che ho trovato molto calmo circa sviluppo snuazwne JUgoslan. In fondo nell'anjmo di ciascun bulgaro tradizionalme.nte antiserbo non è dispiaciuto il fatto cne s1a stato troncato sul nascere equivoco di una Jugoslavia collaborante con ordine nuovo europeo e per tale fatto capace di diventare creditrice delle Potenze dell'Asse Roma-Berlino. Non parliamo poi degli ambienti macedoni ed albanesi che non avevano celato loro preoccupazione per la esplicita «garanzia» data dall'Asse Roma-Berlino per l'integrità jugoslava.

Naturalmente nuova situazione non può non ripercuotersi sullo schieramento militare tedesco-bulgaro. E non dovrebbe quindi escludersi qualche rinvio nell'inizio progettata azione germanica sulla Grecia. In complesso però, ripeto, qui nessun segno particolare nervosismo. Stampa locale astienesi da qualsiasi commento e, abbondando circa notizie relative manifestazioni popolari giubilo jugoslavia, insiste nel porre in rilievo che mutamento ministeriale in Jugoslavia avvenuto per assunzione trono del giovane Re Pietro è avvenimento di carattere interno che non dovrebbe avere per conseguenza aperte e manifeste iniziative nel campo internazionale.

Sempre interrotte comunicazioni tra Bulgaria e Jugoslavia; però sembra che oggi sarà ripreso un certo traffico ferroviario.

(l) -Ed. In Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 95-96. (2) -Consegnato all'ambasciatore Mackensen affinché lo trasmettesse immediatamente a Berlino per telcscrivente. Manca la minuta autografa di Mussolini. (3) -Vedi D. 792.
797

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. s. N.D. 2549/194 R. Ankara, 28 marzo 1941, ore 20,15 (per. ore 11,30 del 29).

Questa Ambasciata Giappone mi comunica quanto segue:

<<A Bassora sono entrati due piroscafi inglesi carichi ciascuno di tremila militari. Essi attendono per sbarcare l'autorizzazione chiesta al Governo Iraq. Pare che Governo Iraq la voglia negare. Golfo Persico sono altri due piroscafi inglesi carichi anche essi ciascuno

di tremila militari. Essi pure attendono lo sbarco dei primi per sbarca,re a loro volta.

Pare certo durante coHoquio al Cairo con Ministro Affari Esteri Iraq, Eden abbia chiesto al Governo Iraq di rompere le relazioni con l'Italia. Governo iracheno avrebbe rifiutato. Pare inoltre che Eden abbia chiesto autorizzazione per più forte transito di truppe inglesi attraverso Iraq. Essa sarebbe stata negata dal Governo iracheno 1> (1).

798

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE UU. 8663/51 P.R. Roma, 28 marzo 1941 (per. il 28 J.

Telegramma di V. E. 10105 del 26 corrente (2).

Non ho mancato di far subito conoscere alla Segreteria di Stato il desiderio del Ministro degli Esteri del Giappone, Matsuoka, di recarsi a far visita non ufficiale al Sommo Pontefice in occasione del suo viaggio a Roma.

La richiesta è stata particolarmente gradita al Santo Padre e l'udienza, secondo i desideri espressi, è stata fissata per la mattina del giorno 2 aprile alle ore 12.

Per aderire ad analoga richiesta fattami sarei grato di farmi conoscere quali persone accompagneranno il Ministro Matsuoka in Vaticano (1).

(l) -Ritrasmesso a Bagdad con t. s.n.d. 10629/79 P.R. del 31 marzo, ore 2,30. (2) -Vedi D. 782.
799

IL SENATORE DUDAN AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. Roma, 28 marzo 1941.

Vogliate -per gran favore -sottoporre subito al Duce l'unito appunto: da ora in ora i fatti esposti possono preeipitare.

ALLEGATO

IL SENATORE DUDAN, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO Roma, 28 marzo 1941.

Macek non ha partecipato alle odierne cerimonie del giuramento di Pietro Il né dei «Te Deum » a Belgrado; ed ha fatto pubblicare ch'egli non aveva ancora aderito al nuovo governo.

Zagabria e Lubiana non hanno festeggiato, anzi finora hanno ignorato l'ascesa al trono del nuovo Re.

Anche parecchi altri indizi stanno a provare che Macek e gli Sloveni (e -meno apertamente, perché si trovano in situazione peggiore -i maomettani) credono giunto il momento di separarsi dai Serbi egemonici, ortodossi e massoni ecc. evidentemente chiederanno appoggi.

Occorre provvedere che di ciò non sia ad approfittare la sola Germania; in primis ci siamo noi; e ci sono le aspirazioni dell'Albania, della Bulgaria, dell'Ungheria e della Rumenia. In altro mio appunto di mesi or sono (2) avevo prospettato le possibili soluzioni per quest'eventualità di un accordo con l Croati e Sloveni.

una cosa è certa: potremo conquistare nuovi e maggiori imperi coloniali, ma non avremo la vera vittoria e sicurezza se non saremo liberi ed indipendenti nell'Adriatico; oggi non lo siamo pur essendo alleati alla potentissima grande Germania e «legati» con patti di amicizia alla grande Jugoslavia.

Per i Croati eventuali compensi si possono trovare in Bosnia-Erzegovina.

800

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 2502/444 R. Berlino, 29 marzo 1941, ore 0,15.

Nella giornata di oggi ho visitato Ribbentrop, Himmler, Goebbels. Goering mi ha fatto sapere all'ultimo momento che era costretto a rinviare l'udienza fissata.

H Fuhrer è stato particolarmente soddisfatto per la rapidità e la precisione della risposta del Duce (l) in tutto corrispondente al suo pensiero. E della identità di vedute molto si è compiaciuto. Egli si propone di inviare un'altra lettera al Duce quando avrà ulteriori elementi di giudizio sulla situazione che è naturalmente seguita con particolare attenzione.

L'interpretazione degli avvenimenti jugoslavi è nettamente negativa ma

non si vuole accelerare una determinazione la quale piuttosto che da atteg

giamenti provocatori dovrà essere suggerita dagU ulteriori sviluppi della situa

zione.

Intanto qui si svolge intensa attività per suscitare in Bulgaria, Romania e Ungheria una reazione contro Jugoslavia e per assicurare atteggiamento neutro della Turchia.

Anche il contegno della Russia è attentamente vigilato.

(l) -Prunas rispose il 9 marzo con t. a mano uu. 10484 P.R.: «È stato Immediatamente comunicato a questa Ambasciata del Giappone che Il Sommo Pontefice sarà lieto di ricevere Il ministro Matsuoka alle ore 9 del 2 aprile. L'Ambasciatore nipponico fa sapere che Il signor Matsuoka sarà accompagnato da persone del seguito fino al Vaticano, ma si presenterà solo all'udienza ». (2) -Non pubblicato.
801

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N.D. PER TELEFONO 2501/243-244-245-246 R. Belgrado, 29 marzo 1941, ore 1,10.

Riferimento telegramma n. 241 (2).

RR. Consolati dipendenti segnalano che non (dico non) vi sono stati nella loro giurisdizione consolare inctdenti degni di nota tranne generiche manifestazioni Asse più marcate contro Germania.

Anche in Belgrado situazione è oggi più calma; circolazione ieri completamente interrotta in quartieri centrali è ora quasi normale per quanto punti importanti siano sempre fortemente presidiati.

Torbidi sembrano sino ad ora essere quindi limitati a Belgrado con effervescenze generali in tutta 'la Serbia.

Mentre grandi dimostrazioni entusiasmo per avvento al potere Re hanno avuto luogo anche in Slovenia, in Croazia dalle notizie sino ad ora giunte non sono avvenute speciali manifestazioni collettive eccetto in Dalmazia.

Governo non si è ancora pronunciato su questione tripartito e situazione permane incerta e imbarazzante. Essa è resa più grave anche dal fatto che dopo inc-identi ieri in Belgrado che furono di estJrema violenza contro i tedeschi (e di gran lunga non comparabile a quella contro di noi) atteggiamento Germania appare irrigidirsi in atteggiamento che sembra preluda ad una azione

di forza. Questa è particolarmente propugnata da Addetto Militare tedesco cui idee non sono però sempre in accordo con quelle del suo Ministro (mio telegramma 238 in data di ieri) (1). Secondo quanto mi viene riferito dal R. Addetto Militare azione tedesca non sarebbe ad ogni modo possibile prima 15 o 20 giorni.

R. -Legazione rimangono al loro posto. Confermo che stato d'animo popolazione -da lungo tempo come è noto contrario -è oggi in aperta esplosione contro Asse e in modo particolare inasprito contro Germania. Come già segnalato precedentemente Governo aveva commesso errore non rivelare chiaramente e nettamente, neppure a fatto compiuto adesione a tripartito e nota annessa. Nuovo Governo per ragioni politica interna già riferita ha compiuto colpo di Stato facendo scendere in piazza popolazione con idea che adesione significasse immediata entrata in guerra Jugoslavia a fianco Asse e occupazione Paese. È ora estremamente difficile al nuovo Gov~rno di chiarire equivoco e in ogni modo non ha mostrato sino ad ora alcuna decisione di farlo.

È da notare contegno dell'Agenzia Avala e conseguentemente giornali che non osservano nemmeno più un minimo di neutralità. Anche su di ciò ho immediatamente e fermamente attirato attenzione nuovo Governo.

(243) Oggi sono state ristabilite comunicazioni ferroviarie telegrafiche e telefoniche all'interno e all'estero.

(244) Tuttavia fatto degno di nota rimane che Macek non ha ancora aderito nuovo governo ed è rimasto a Zagabria negoziando per interposta persona.

(l) -Vedi D. 795. (2) -T. 2483/241 del 28 marzo, ore 0,30, non pubblicato: riferiva circa la sospensione della circolazione dei treni e delle comunicazioni telegrafiche e telefoniche. (245) -Frattanto Legazione Germania ha disposto per ordine proprio Governo evacuazione cittadini tedeschi da Belgrado a partire da domenica via Danubio (donne-bambini-uomini non necessari) in risposta atti vandalici di ieri. Con riferimento conversazione telefonica odierna, resto in attesa vostre istruzioni circa eventuale evacuazione nostra collettività. Confermo che ho preso ieri sera misure di protezione connazionali. Ho autorizzato inoltre famiglie che spontaneamente vogliano rimpatriare donne e bambini a farlo senz'altro, come si sta già facendo da parte tedesca. Le famiglie dei componenti della

(246) Ta.IP st.llt.n d'animo. DPr auant.o senza violenze si è manifestato anche stamane. Dopo solenne Te Deum cui partecipava Re (accolto da grande entusiasmo) vetture missioni estere sfilarono tra ali popoiazione non contenuta da alcun adeguato servizio. Folla ostentava con bandiere jugoslave quelle inglese e arneru:ane e grecne. Applausi frenetici salutarono missioni di questi paesi, mentre contegno folla che era chiaramente ostile per missioni Asse, anche senza alcun atto violento, rimase marcatamente ostile verso Germania.

802

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. S. N. D. 10554/151 P.R. Roma, 29 marzo 1941, ore 21.

Personale per Ghigi. Decifri egli stesso.

Dite ad Antonescu che se gli eventi precipitano, egli non deve perdere l'occasione che gli viene offerta di realizzare le aspirazioni territoriali della Romania, marciando decisamente colle forze dell'Asse.

(l) Vedi D. 793.

803

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N.D. PER TELESCR. 2560/449 R. Berl'ino, 29 marzo 1941, ore 21,30.

Circa visita Matsuoka (l) sembra che nonostante apparenze essa non abbia dato nessun risultato particolarmente conclusivo non intendendo prendere posizione precisa verso America.

804

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2564/451 R. Berlino, 29 marzo 1941, ore 21,35 (per. ore 22,10).

Si ha qui oggi impressione che situazione jugoslava pur essendo in senso marcatamente anglofila non abbia scopi aggressivi. Nei circoli politici si attribuisce all'Italia una efficace attività ispirata dal Duce allo scopo rendere ancora possibile alla Jugoslavia una convivenza.

Ministro di Jugoslavia Andric che è partito oggi per Belgrado dove è stato chiamato urgentemente nel ricordarmi sua amicizia per Stojadinovic e sinceri suoi sentimenti verso Italia ha raccomandato di non precipitare situazione.

805

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 2562/183 R. Budapest, 29 marzo 1941, ore 22.

Mio telegramma 181 (2).

Ho trovato Bardossy molto preoccupato situazione Jugoslavia. Nonostante rassicuranti segnalazioni stampa da fonte tedesca e stesso odierno comunicato Agenzia telegrafica ungherese inspirato medesimi sensi, ritiene che crisi jugoslava, predisposta a suo credere d'accordo stesso Principe Reggente, tenuto conto tempo occorrente adeguare misure militari, porterebbe necessariamente Jugoslavia recedere 'l'ripartito se non coalizzarsi risolutamente campo opposto. In tale eventualità Bardossy vede possibile costituzione fronte orientale

jugoslavo-greco-turco in collaborazione britannica, e mostra preoccuparsi situazione corpo tedesco Bulgaria a sua impressione non ancora abbastanza forte per sostenere urto improvviso su più fronti.

Ho osservato che in tale caso Jugoslavia dovrebbe pur rendersi conto di ciò che rischia in tal caso mentre tre vantaggi eventuali appaiono estremamente problematici: Bardossy mi ha risposto che situazione pare vada slittando verso irragionevolezza, mentre forse solo mezzo per ritardarne deprecabile soluzione sarebbe lasciare tempo manifestarsi eventuali contrasti croati, evitando pressioni o minacce esterne che potessero provocare unanimità partiti.

Mi ha insistito su azione sovietica arbitrato, e poiché manifestavo qualche dubbio su interessi Mosca fare in definitiva giuoco inglese, mi ha risposto che Unione Sovietica pareva per ora soprattutto intesa manovrare per creare turbamento e sottrarre alla Germania ogni sicura situazione balcanica, salvo sviluppare più tardi piano politico di primato nei Balcani, non esclusivamente su basi panslavismo cui minaccia, mi ha confidenzialmente detto, stesso Ftihrer avrebbegli testè dichiarato credere.

Posizione Ungheria di fronte tali circostanze, ha dichiarato Bardossy, appare preoccupante fra guerra che sembra avvicinarsi propria frontiera e potenziale atteggiamento sovietico, ciò che tenderebbe imporre questo paese attitudine cauta più che risveglio rivendicazioni verso Jugoslavia.

(l) -Matsuoka era giunto a Berlino alle ore 18 del 26 marzo. (2) -T. 2554/181 R. del 28 marzo, non pubblicato: riferiva circa l'atteggiamento di prudente attesa dell'Ungheria nei confronti del nuovo governo jugoslavo.
806

IL MLNISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2581/188 R. Budapest, 29 marzo 1941, ore 22,05 (per ore 12,45 del 30).

Mio n. 0124 (1).

Bardossy mi ha detto stamane che nuove dichiarazioni pubblicate a carattere revislonista fatte da Antonescu 26 corrente lo costringono recedere dall'intenzione che, aderendo premure Ribbentrop, e~li aveva manifestato a Berlino di adoperarsi nel senso ripresa negoziati diretti ungaro-romeni.

807

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N.D. PER CORRIERE 2711/0181 R. Belgrado, 29 marzo 1941 (per. il 3 aprtle).

Per Gabinetto Eccellenza Ministro.

Faccio seguito a notizie successivamente riferite per corriere e per telefono. Colpo di Stato è stato effettuato da Generale di Armata Simovic, Comandante dell'Aviazione a mezzo principalmente di giovani ufficiali dell'Aviazione.

L'acceso Patriarca Gavrilo vi ha largamente contribuito. Non vi è stata reazione contraria di sorta nè nella Capitale nè in provincia. Croazia è rimasta immobile e in attesa (tranne dimostrazioni favorevoli in Dalmazia) Slovenia si è subito affiancata a Belgrado.

Colpo di Stato è esclusivamente serbo con epicentro a Belg,rado. Incidenti si sono verificati quasi esclusivamente a Belgrado. Quelli in provincia, ove ve ne furono sono insignificanti.

Va registrato che tali incidenti sono dovuti anche all'assoluta imprevisione di chi diresse il colpo di Stato. Nelle prime ore del mattino, nessun servizio di sicurezza funzionò. Dimostranti poterono ad esempio liberamente arrivare alla Legazione d'Italia, e forza pubblica non si oppose neppure a manifestazioni iniziate. Contro gli uffici italiani e tedeschi nel centro della città carattere fu di estrema gravità. Astensione o assenza polizia che non aveva ordini lasciò libera folla aizzata contro di noi. Spesso truppa contribuì atti vandalici. Ho fatto conservare a documentazione libro ufficio Enit sfregiati a colpi di baionetta. Contro di noi tranne minacce ed alcuni maltrattamenti non vi sono da registrare casi gravi contro le persone. Gli atti vandalici non cessarono ad ogni modo che per diretto e energico intervento R. Legazione.

Come riferito scuse furono immediatamente presentate nella stessa mattina, al mio collega di Germania e a me, con visita nelle rispettive Legazioni (precedente straordinario) del Ministro Aggiunto degli Affari Esteri Smiljanic.

È innegabile, e deve nettamente confermarlo che stato d'animo popolazione (ripetutamente segnalato) è oggi esploso ed in piena effervescenza contro l'Asse nella Serbia e principalmente in Belgrado (ove solo si registrano incidenti di rilievo). Tale stato d'animo è però diffuso in tutta la Serbia, in Slovenia e lungo la Dalmazia. Ne rimane esclusa pertanto (per prendere a riferimento la circoscrizione amministrativa) la Croazia che fà centro in Zagabria e quella all'est colla frontiera ungherese.

Punto cruciale situazione interna e anche esterna del nuovo governo è sempre che Macek, partito per Zagabria la sera del 26 vi è rimasto e non ha ancora aderito gabinetto Simoviç. Mentre altri Ministri croati in Belgrado sono più o meno prigionieri, Macek è libero a Zagabria, e negozia col Governo per interposta persona, il Bano Subasic. Non è un mistero per nessuno che i punti conosciuti su cui Macek ha sempre basato sua collaborazione sono e più che mai oggi dovrebbero rimanere i seguenti:

--conferma e possibilmente ampliamento posizioni raggiunte con sporazum e cioè autonomia Croazia. -evitare conflitto, e soprattutto conflitto con Asse.

È certo nelle velleità serbe di instaurare una volta o l'altra dittatura militare in Croazia. Ma Simoviç non può non rendersi conto che rischia in tal caso aperta insurrezione e che rinuncia Macek al potere può significare momento atteso da paveliciani. Nuovo governo rischia semplicemente di perdere Croazia. Debbo aggiungere che fanatismo serbo (e specialmente Stato Maggiore) è abbastanza cieco per eventualmente rischiarlo se posto al bivio. È ovvio in tal caso che Slovenia rimarrebbe tagliata fuori.

Come segnalato atti vandalici sono stati in assai maggiore misura contro sudditi tedeschi che contro di noi. Del pari è evidente che stato d'animo popolazioni è assai più violento contro Germania che contro di noi.

Parere personale mio collega Germania con cui mi tengo strettamente a contatto e con cui pienamente concordo, è che, se anche nuovo governo confermasse fedeltà al patto tripartito, minimo garanzia da esigere sarebbe smobilitazione sino a forza strettamente necessaria per mantenimento ordine pubblico.

Situazione sviluppatasi è oggi di indubbia gravità. Ho già segnalato che Germania -da quanto qui può vedersi -è giustamente offesa da quanto è avvenuto tanto più che aveva contato di avere politicamente ed economicamente paese nelle mani sino a scarsamente preoccuparsi -a differenza in qualche momento da noi -della martellante propaganda nemica. Oggi ogni dato fa prevedere intendimento immediata azione di forza da parte tedesca.

31 Marzo 1941. XIX.

Presente telegramma non ha potuto essere inviato nel giorno stesso in cui fu redatto, essendo mancata partenza corriere prevista per stesso giorno.

Per quanto molte parti siano ormai superate da rapidissimo sviluppo avvenimenti, ritengo di inviarle a documentazione colpo di Stato Simoviç e situazione immediatamente determinatasi.

Circa ulteriori sviluppi situazione in Jugoslavia mi riferisco ai miei successivi telegrammi e conversazioni telefoniche.

(l) Vedi D. 779.

808

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 29 marzo 1941.

Ho parlato al telefono col Ministro Mameli il quale mi ha detto che la situazione permane, a suo giudizio, grave. Nessun fatto nuovo è intervenuto dopo la sua comunicazione telefonica di ieri (l); non gli è stato possibile vedere il Presidente del Consiglio, né ha avuto altri colloqui col Ministro degli Esteri. L'ambiente è sempre nettamente ostile. La stampa è scatenata contro le Potenze dell'Asse.

Lo ho informato delle disposizioni prese per l'evacuazione della colonia italiana di Belgrado. Proseguendo il suo colloquio in dialetto sardo, Mameli ha precisato che continuano i movimenti di truppe verso le nostre frontiere, più ingenti verso quella albanese.

(l) Sulla telefonata con Mameli del 28 marzo il Gabinetto aveva compilato due appunti che sono stati completamente distrutti dall'umidità. I due appunti avevano per argomento: «colloquio con Nincic » e «situazione jugoslava».

809

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. 10543/152 P.R. Roma, 30 marzo 1941, ore 0,15.

Governo germanico ha informato che Re Carol ha espresso l'intenzione di recarsi al Cile con signora Lupescu e che tale eventualità è da esso sfavorevolmente considerata, date le ripercussioni e lo sfruttamento che la cosa non mancherebbe di provocare negli ambienti anglo-americani. Codesto Ministro di Germania ha pertanto ricevuto, o riceverà, istruzioni di chiedere al Governo Romeno se concorda in tale apprezzamento e se è disposto a fare passi del caso presso Governo cileno perché siano rifiutati i visti d'ingresso a Carol e alla Lupescu.

Opinione tedesca è da noi condiv:sa. Siete quindi autorizzato a concordare Vostro attegigamento con quello del Vostro collega di Germania effettuando analogo ,passo e riferendone telegraficamente risultato.

810

IL MLNISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 2563/249-250 R. Belgrado, 30 marzo 1941, ore 1,15.

Prima parte è stata analoga a quanto già dettomi da Nincic: domanda tempo per orientare Governo jugoslavo e popolazione. Si è dichiarato personalmente convinto necessità mantenere patto.

Partendo seconda parte (pur premettendo che parlava da soldato ed a titolo personale) ha detto che sarebbe nostro interesse persuadere nostri alleati a non precipitare situazione soggiungendo che nessun governo potrà trattenere popolo jugoslavo (da intendere serbi) se forze militari tedesche entreranno in zona di Salonicco. Testualmente e categoricamente ha affermato: «non vogliamo essere circondati né costretti a capitolare». Non mi ha nascosto che attacco tedesco a zona Salonicco costringerebbe esercito jugoslavo ad attaccarci in Albania.

Ho fatto naturalmente e precisamente osservare a Presidente del Consiglio estrema gravità tali proponimenti. Per ciò che concerne domanda che da parte nostra si agisca su Germania ho subito replicato osservando che così

54 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

g·ravi indicazioni avrebbero dovuto essere date anche direttamente al mio collega germanico.

Per quanto sempre cordialissimo e cortese nella forma generale Simonic non ha mai receduto da gravi e precise posizioni che ha mantenuto sino alla fine.

Informo di quanto precede mio collega Germania.

(249) Mi riferisco alla conversazione telefonica odierna con Capo Gabinetto. Riassumo brevemente ~er primo la conversazione odierna con Presidente del Consiglio riservandomi particolari e ulteriori comunicazioni.

(250) Di sua iniziativa ha escluso qualsiasi negoziato che tutelasse interessi jugoslavi nella zona di Salonicco. A mia precisa domanda se avesse preso in considerazione disastrose conseguenze per il suo paese per proponimenti tale genere ha semplicemente risposto: «popolo jugoslavo è pronto sacrificio».

811

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2585/199 R. Tokio, 30 marzo 1941, ore 1,30 (per. ore 15).

Questi ambienti miàitari vedrebbero con molto favore che venga decisa la visita di Matsuoka alla Santa Sede durante suo imminente soggiorno a Roma (1). Tale favore è motivato essenzialmente dal desiderio di controbilanciare le manovre che Chiang-Kai-shek è stato consigliato a porre in atto per conciliarsi simpatie del Vaticano. Predetti ambienti militari mi hanno comunicato che conterebbero sull'appoggio del Governo fascista perché tale visita di Matsuoka possa utilmente aver luogo.

812

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 2584/251-252 R. Belgrado, 30 marzo 1941, ore 13,30.

quelle greche. Vi è però sempre un punto critico per nuovo Governo nella situazione interna ed è atteg,giamento croato.

{l) Vedi D. 782.

Confermo che da parte Germania disposizioni per sgombero nazionali è stata estesa 50 territori jugoslavi. Rimarrà soltanto personale maschile Legazione e Consolati.

Da parte nostra sono in atto secondo vostre istruzioni predisposizioni per tale estensione in attesa conferma.

In ottemperanza vostre istruzioni di ieri rimangono esenti da tali disposizioni connazionali residenti in Croazia, ivi compresa la costa fino Ragusa compresa.

(251) Mio telegramma n. 249 (2). Mio Collega Germania che ho informato ieri sera stessa conviene nella gravità situazione tanto più che mentre a priori non si può escludere che negli straordinari propositi espressi da Presidente del Consiglio possa essere ancora una parte di manovra, appare evidente tuttavia che ci troviamo di fronte stato animo e pretese di tale irrazionevole fanatismo da rasentare insanità. Data questa situazione concordo con mio collega Germania che non è da escludere [colpo] di testa improvviso (al momento in cui nuovo Governo ritenesse conflitto inevita-bile) per tentare l'attacco sulla frontiera albanese, ma anche sconfinamento nella zona di Salonicco per congiungimento forze jugoslave con

(252) Confermo che collega Germania ed io siamo stati convocati per stamane da Ministro Affari Esteri.

(2) Vedi D. 810.

813

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 8938/253 P. R. Belgrado, 30 marzo 1941, ore 14,30.

Ministro di Germania ed io siamo stati convocati successivamente da questo Ministro Afari Esteri il quale ci ha consegnato seguente dichiarazione sc·ritta del Governo jugoslavo:

«Il Governo jugoslavo rimane fedele al principio del rispetto degli Accordi internazionali conclusi, tra i quali è compreso il Protocollo firmato a Vienna il 25 marzo corrente anno.

Si sforzerà nella maniera più energica di non essere trascinato nel conflitto attuale. Sua principale cura sarà consacrata al mantenimento dei rapporti buoni ed amichevoli con i suoi vicini -il Reich tedesco ed il Regno d'Italia.

Governo Reale si interessa in maniera particolare al modo di applicazione del testo protocollo, avendo in vista la salvaguardia di tutti .gli interessi vitali dello Stato e della Nazione jugoslava che si riferiscono a tale applicazione».

Ministro Affari Esteri ha aggiunto che tale dichiarazione non sarà pubblicata qui che •fra due o tre giorni, ma che nulla osta anzi si attende che venga pubblicata subito dal Governo italiano e tedesco.

814

IL SEGRETARIO DEL GABINETTO, DE FERRARIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 30 marzo 1941.

Il Ministro Mameli telefona alle ore 16,45 quanto segue: l) -Desidero precisare che la dichiarazione consegnatami dal Ministro degli Affari Esteri è una dichiarazione verbale appoggiata da un testo scritto che abbiamo ricevuto il Ministro di Germania ed io per essere trasmessa ai nostri Governi. Noi pensiamo che ol'ultima parte della dichiarazione significhi la esatta riproduzione dei concetti che mi sono stati espressi la notte scorsa dal Ministro degli Affari Esteri e che rappresenti una scappatoia per tenere in vita questi stessi concetti.

2) -Il Collega di Germania ritiene -per quanto non gli ,risulti direttamente -che la dich:arazione jugoslava non cambierà affatto le cose e che non è neanche sicuro che il Governo germanico è disposto alla pubblicazione del documento.

3) -Il Ministro di Germania ha ricevuto ordine dal suo Governo di evitare ogni contatto diretto e -se fosse convocato -di inviare il suo secondo. Desidero sapere con cortese urgenza se devo contenermi aHo stesso modo qualora io venga di nuovo convocato.

Ritengo opportuno precisare che l'istruzione anzidetta è pervenuta al mio collega tedesco verosimilmente prima che il Governo tedesco avesse conoscenza della dichiarazione jugoslava. È superfluo rilevare come essa è di natura tale da accelerare i tempi.

4) -Per quanto questo Governo assicuri che Macek ha accettato l'invito a far parte del nuovo Gabinetto, mi risulta viceversa che egli non ha ancora accettato.

815

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 8980/455 P. R. Berlino, 30 marzo 1941, ore 21,05.

Queste mie impressioni, trasmesse alle ore 21, sono precedenti alla comunicaz:one telefonica di V. E. con Ribbentrop e sono probabilmente superate da tale conversazione.

Prego tener presente che visita Matsuoka ha reso estremamente difficile per me di avere esaurienti conversazioni e che qui si è mantenuta una estrema riservatezza giustificata da non voler discutere orientamenti che potrebbero in seguito manifestarsi in contrasto con la decisione del Ftihrer. Questi, che dopo i provvedimenti di carattere militare di cui alla lettera del Duce si era orientato sulla possibilità di non prendere determinazioni affrettate ma di seguire lo svolgersi degli avvenimenti comportandosi conseguentemente, è stato impressionato da notizie e ra:pporti fiduciari e da episodi di persecuzione, ferimenti e morte di alcuni tedeschi.

Ritengo pertanto che le assicurazioni e [a dichiarazione del Governo jugoslavo trovino scarsi elementi di persuasione presso il Fuehrer, che ha ordinato il rimpatrio di tutta la colonia tedesca facendo sapere al Ministro a Belgrado di conservare la massima riservatezza evitando per quanto possibile di avere rapporti col Governo stesso.

Esprimo quindi la fondata impressione che il Fuehrer voglia stringere i tempi per costringere la Jugoslavia a piegarsi poEticamente oppure cedere con la forza dehle armi tedesche.

Circa il minacciato attacco jugoslavo in Albania qui si hanno notizie nel senso che le truppe jugoslave sono attualmente concentrate verso il nord piut

tosto che verso il fronte albanese. Inoltre si pensa, se anche ciò non viene detto che una molto rapida e molto violenta offensiva tedesca in Jugoslavia impedirebbe un attacco sul fronte albanese.

816

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 30 marzo 1941.

In relazione ai compiti affidati al dott. Pavelié ed a richieste da lui sottopostemi, ho autorizzato:

0 ) L'ingresso nel Regno dei suoi emissari Benzon (attualmente a Bratislava) e Artucovic (attualmente a Budapest). 2°) Gli eventuali spostamenti di Pavelié in questa o quella città d'Italia secondo le esigenze dei suoi compiti. 3°) Il versamento di 300 mila lire per metterlo in condizione di iniziare l'attività stabiuta. 4°) La stampa, da parte della Tipografia Riservata del R. Ministero, di manifestini da lanciarsi eventualmente sulla Croazia sotto <forma di volantini (1).

817

IL SENATORE DUDAN, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. Roma, 30 marzo 1941.

Ricevo dal senatore Tacconi da Spalato in data 24 c.m. l'unita relazione, che illustra molto bene la presente situazione in Jugoslavia. Credo che in questo momento l'esposto potrà interessare il Duce.

ALLEGATO

IL SENATORE TACCONI AL SENATORE DADUN

RELAZIONE Spalato, 24 marzo 1941.

La notizia della partenza del Presidente dei Ministri Ovetkovié e del Ministro degli esteri Cincar Markovié per Vienna lascia comprendere che la crisi acuta che in questi ultimi tempi si era manifestata in Jugoslavia è stata superata nel senso della realizzazione di un più stretto accordo della Jugoslavia con l'Asse.

Il superamento del periodo di crisi non toglie interesse ad un esame retrospettivo degli ultimi avvenimenti, anche perché ciò può servire a valutare le varie tendenze contrastanti in Jugoslavia, atte ad esercitare anche in avvenire, a seconda delle circostanze, influenze più o meno decisive.

Posta la Jugoslavia, per effetto del precipitare della situazione politica nei Balcani e della pressione da parte delle potenze dell'Asse, più in particolare della Germania, nella necessità di precisare il proprio atteggiamento, si affrontarono in pieno in Jugoslavia le contrarie correnti, che vanno da una parte dall'intervento in guerra a fianco dell'Inghilterra sino, dall'altra parte, all'adesione senza riserve della Jugoslavia al patto Tripartito.

In questo momento da parte delle potenze democratiche venne osato ogni mezzo per influire sull'opinione pubblica ed indurre i fattori politici a decisioni favorevoli a queste potenze. Fra l'altro meritevole di speciale menzione che da parte delle numerose collettività croate dell'America vennero provocati numerosi messaggi telegrafici a Macek in senso favorevole alle potenze democratiche e contrario a quelle dell'Asse.

Elemento caratteristico della situazione manifestatasi in Jugoslavia è stato quello che i croati con a Capo Macek e gli sloveni con a Capo Kulovec, subentrato di recente quest'ultimo al defunto Korosec, assunsero un atteggiamento decisamente favorevole all'intesa con le potenze dell'Asse e contrarie ad ogni compromissione con l'Inghilterra. L'influenza di questi due uomini, rispettivamente dei loro seguaci, come del resto era già parso in qualche altro momento dopo lo scoppio della guerra europea, è stata determinante, avendo dovuto affrontare gravi ostacoli per far prevalere il proprio punto di vista.

Queste forze avverse all'azione del croati e degli sloveni vanno identificate in genere nei fattori e nei partiti politici serbi ed anzitutto nell'elemento militare, che è costituito da circoli direttivi esclusivamente serbi, in gran parte massoni.

Questi circoli direttivi militari serbi esercitarono senza dubbio ogni loro influenza contro la realizzazione di accordi con l'Asse. In coincidenza con questa azione dei circoli militari il Governo Cvetkovic si era indotto al pensionamento di quattro generali. Si parlò della preparazione di azioni violente tendenti a sopprimere Macek, quale il principale ostacolo al raggiungimento dei loro fini, a manifestazioni che venivano organizzate dalle varie associazioni militari. Nella stessa direzone avrebbe agito anche la Chiesa ortodossa, essendo stata molto notata l'udienza del patriarca, capo della chiesa ortodossa, presso il Reggente.

La reazione più manifesta contro la politica d'intesa con l'Asse seguì con le dimissioni di tre Ministri in carica, serbi tutti e tre.

Dopo di che, si deve ammettere, che il Presidente dei Ministri Cvetkovic e la sua combinazione ministerinle con i croati e gli sloveni, in quanto ad una base nel mondo serbo, vengono a trovarsi almeno per il momento in possibilità molto limitate. Invero restano con lui soltanto i suoi seguaci, raccolti nel partito radicale di nuova formazione quale partito governativo, da distinguersi dal vecchio partito radicale, che travasi pure all'opposizione sotto il comando del vecchio uomo politico Aca Stanojevic, atteggiamento di opposizione che trova sino ad ora precipuamente le sue ragioni nella politica interna in funzione dei rapporti fra serbi e croati e che forse in appresso si orienterà pure nel campo della politica estera.

Degno pure di rilievo, che il partito democratico indipendente con a capo il Ministro dimissionario Budisavljevic sino ad ora si era pienamente identificato col movimento interno di Macek, col quale era unito in una coalizione di partiti, avente per fondamento del loro programma l'accordo fra serbi e croati sulla base della concessione della autonomia a questi ultimi.

L'altro partito, agrario serbo, al quale appartiene il ministro dimissionario Cubrilovic, ha sempre manifestato tendenze più o meno estreme nel campo sociale, rispettivamente di particolari simpatie verso Mosca, tanto che in occasione della recente ripresa dei rapporti diplomatici della Jugoslavia con la Russia, venne destinato a Mosca quale primo ministro della Jugoslavia uno degli uomini politici di tendenze più accese appartenente al partito agrario serbo, Gavilovich, che, ora corre voce, avrebbe pure presentato

le dimissioni dl rappresentante diplomatico jugoslavo a Mosca in connessione con la crisi in Jugoslavia.

Si deve ritenere che l'apparato stasi, che si è manifestata in questi ultimi giorni nella situazione politica in Jugoslavia, sia dipesa in buona parte dalla difficoltà di trovare dei successori ai ministri dimissionari.

È noto, come in via parallela con lo svolgersi ed inasprirsi della crisi recente in Jugoslavia, vennero presi nella misura più ampia e nel modo più manifesto i maggiori apprestamenti militari, che durano ancora, tanto da doversi parlare di una vera mobilitazione generale di uomini e mezzi bellici.

È stato detto che tali provvedimenti avevano delle finalità non soltanto rivolte verso l'estero, essendosi voluto in questo modo dare una certa soddisfazione, almeno formale, all'elemento militare, come pure richiamare nei ranghi militari la maggior parte dell'elemento attivo, in modo da poterlo dominare e togliergli la possibilità di agitazioni nel campo politico.

Si dice che in questo modo il Reggente Principe Paolo II, U quale avrebbe spiegato in queste contingenze opera moderatrice, abbia fatto valere la sua influenza personale fra le parti in contesa.

Sarebbe forse del resto anche da chiedersi quali siano stati i motivi che hanno indotto gli elementi croato e sloveno a sostenere con tanto impegno la soluzione adottata. Si può ritenere fra l'altro che il mondo croato sloveno, per la sua indole ed anche per ragioni, che trovano la loro giustificazione nelle rispettive vicende storiche, sia meno propenso ad affrontare avventure guerresche a differenza di quello serbo, come pure che croati e sloveni partano dalla convinzione, che un eventuale intervento nella guerra della Jugoslavia, particolarmente a fianco dell'Inghilterra, offrirebbe l'occasione ad un ritorno a quell'egemonia dell'elemento serbo, che appena in questi ultimi tempi è stato possibile, almeno in parte, di superare; risultato questo che un'entrata in guerra verrebbe nuovamente e forse stabilmente a compromettere.

(l) Sull'appunto è annotato: «Si. M[ussolini] ».

818

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 2596/254-255-256 R. Belgrado, 31 marzo 1941, ore 1.

Ore undici Ministro de~li Affari Esteri jugoslavo ha fatto a Ministro di Germania e alle dodici a me dichiarazioni verbali (accompagnate da testo scritto) del Governo jugoslavo da rimettere ai rispettivi Governi (mio fonogramma 253 odierno). A mia osservazione circa portata e riserve secondo capoverso ha immediatamente replicato che esse erano state approvate (come via uscita per opinione pubblica jugoslava) da Ministro Aggiunto Affari Esteri Pilja croato, e da parte Germania. Mio Collega di Germania mi ha susseguentemente e nettamente smentito tale affermazione.

Durante conversazione ho fatto presente a Nincic, e mio Collega di Germania lo ha fatto prima di me, gravità proponimenti espressioni ieri sera da Presidente del Consiglio.

Nincic ha deplorato tale presa di posizione, dichiarando che egli ha assunto Ministero nell'intento continuare politica amichevoli relazioni con Asse, né intende rimanere se tale politica non fosse seguita. Mi ha detto confidenzialmente che al principio della seduta del Consiglio dei Ministri di ieri sera (susseguente mia conversazione con Simovic) aveva fatto una dichiarazione analoga a Gonnuinu poco prima. Ma egli lo aveva in conversazione privata dissuaso e prima fine seduta Presidente del Consiglio aveva modificato dichiarazione.

Ciò ci riconduce a cerchio vizioso nonostante dichiarazione odierna e anzi in relazione ultima parte di essa, benché Ministro abbia insistito che esposizione Presidente del Consiglio era del tutto personale e che egli garantisce che situazione non precipiterà purché gli sia dato tempo e purché non siano avanzate da parte germanica e nostra domande incompatibili con prestigio jugoslavo (specifica allusione a domanda immediata mobilitazione).

Ministro degli Affari Esteri ha affermato che Macek aderisce sua linea politica e che ha già accettato far parte Gabinetto per quanto non sia ancora a Belgrado. Ma ciò non è confermato da notizie che pervengono a mio Collega di Germania ed a me. situazione a za,gabria è anzt smo ad ora tutt'altro che chiara.

Risultato mio colloquio con Collega germanico è il seguente: 0 ) -ignora completamente qualsiasi accordo sul secondo capoverso dichiarazione odierna;

3°) -ignora se suo Governo intenderà pubblicare dichiarazione o meno, ed è evidente che d'altra parte ciò dipende da concorde giudizio Governi Asse Roma-Berlino;

4°) -ha ricevuto istruzioni di evitare d'ora innanzi egli stesso contatti diretti con questo Governo jugoslavo. Se fosse convocato dovrà inviare Consigliere della Legazione. Tali istruzioni gli sono pervenute stamane dopo suo colloquio con Nincic e non ritiene che siano conseguenti alle dichiarazioni ma incrociatesi con quanto riferito su di essa.

Sarà grato V. E. farmi conoscere con cortese urgenza se mi autorizzi a seguire analoga linea di condotta e confermo che da parte nostra e tedesca rimpatrio connazionali è in pieno sviluppo da tutto territorio jugoslavo restando al suo posto soltanto personale maschile. Legazione e Consolati (1).

(254) Riferimento conversazione odierna (1).

(l) Vedi D. 813.

(255) Tuttavia non ha nascosto che 'PUnto essenziale occupazione Salonicco (nel senso evitare accerchiamento) è fissato nella mentalltà Stato Maggiore e che occorrerebbe trovare soluzione adeguata che dia mezzo al Governo calmare opinione pubblica jugoslava.

(256) 2°) -non crede che dichiarazione possa ormai modificare situazione:

(l) Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta l'Invio dal ministero delle Istruzioni richieste.

819

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. S. N. D. 2639/270 R. Sofia, 31 marzo 1941, ore 21,40 (per. ore 13 del 1° aprile).

Ho veduto oggi questo Ministro degli Affari Esteri. Riassumo qui appresso sue idee su attuale complessa situaz!one:

0 ) Ormai può affermarsi con sicurezza che quanto è avvenuto a Belgrado era in programma da tempo. Anche prolungamento presenza di Eden nel Mediterraneo Orientale e suo arrivo odierno ad Atene mostrano che vi fosse in aria tutto un lavorio al quale anche Russia forse non è del tutto estranea per un qualche tentativo di riformare fronte di Salonicco con l'aiuto jugoslavo.

2°) Nelle attuali condizioni e in vista di un conflitto che può ritenersi inevitabile tra Asse Roma-Berlino e Belgrado, Bulgaria avrà funzione principale di continuare mantenere situazione equHibrio con Turchia. Essa quindi appunto per non dare appigli ad un intervento armato di Ankara non attaccherà Jugoslavia e condenserà invece sue truppe a prudenziale protezione della frontiera turca. Naturalmente verranno prese anche misure verso Jugoslavia per evitare soprattutto previste scorrerie di bande di comitagi serbi;

3°) Circa azione tedesca ci si dovrebbe augurare che essa fosse portata subito in direz:one di Uskub per tagliare in due Jugoslavia e impedire con velocità che esercito jugoslavo compia qualche improvvisa azione contro esercito italiano in Albania. Dovrebbe infatti desumersi che Belgrado nella speranza di ottenere un successo iniziale atto galvan:zzare e allargare nello stesso tempo zona per un collegamento con greci e inglesi cercheranno probabilmente di premere su Albania;

4°) Forze militari tedesche riunite in Bulgaria sono oggi senza dubbio abbastanza forti allo scopo ammontando a circa 20 d:visioni. Molte di queste però sono motorizzate e ciò in un terreno tanto difficile come la Macedonia non è forse un vantaggio. Da parte della Bulgaria continuasi insistere quindi presso i tedeschi perché, perdendosi magari qualche settimana di tempo, preparazione sia portata alla possibile perfezione;

5°) Quanto alla situazione politica di Belgrado un periodo di attesa potrebbe forse servire a fare cadere taluni entusiasmi serbi e rendere più complessa situazione attuale del nuovo Governo (da queste frasi ho compreso che il Ministro Popoff patrocini sempre la tesi della convenienza di non precipitare gli avvenimenti).

6°) Fino ad ora non sono state date da Sofia disposizioni per rimpatrio dei bulgari da Jugoslavia. Qualcuno però comincia rientrare qui di propria iniziativa.

820

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 9068/258-259-260 P. R. Belgrado, 31 marzo 1941, ore 23.

Non è più neppure il ripetersi del volgare giuoco -tante volte tentato di separare potenze dell'Asse. È una ultima speranza tanto più evidente in quanto è disperata. Va notato che è platonicamente manifestata anche da ambienti responsabili. Scarsamente Governo e popolo sembrano rendersi conto che tali propositi anche se probabilmente sinceri, giungono quanto principalmente a causa dell'insana politica instaurata con il colpo di Stato e da quanto si può giudicare dagli intendimenti germanici, è ormai troppo tardi. Non vi è del resto finora alcuna ragionevole decisione contraria del Governo che possa indicare che esso voglia veramente evitare il ricorso alle armi.

Fonte degna attenzione segnala che Ministri croati tranne uno sono partiti oggi da Belgrado per Zagabria (è tuttora Macek) per partecipare Consiglio Partito croato dei contadini. Sarebbe intendimento partito -in accordo con Germania -porre come condizione per qualsiasi ulteriore coUaborazione con Belgrado immediata smobilitazione.

(258) Situazione in Serbia è ormai giunta anche pubblicamente a stato di massima tensione. Per quanto ordine pubblico sia sinora mantenuto vi è atmosfera tragica ed ansiosa che prelude grandi avvenimenti. Numerosi ufficiali addetti Legazione di Germania non nascondono ed anzi proclamano che azione armata tedesca è imminente. Sono largamente diffusi anche nel pubblico propositi ritirarsi con esercito nella Serbia del sud abbandonando zona Belgrado per combattere estrema battaglia sulle montagne. Acceso spirito primi giorni ha subito qualche duro richiamo. Oggi Governo come popolo serbo cominciano a intravedere tragica situaz:one interna ed in prima linea rischio di perdere di colpo Croazia. Ciò non dissuade ed anzi irrigidisce dirigenti e popolo Serbia ad affrontare sorte delle armi anche se disperata, per semplice punto di onore. Risentimento, odio, volontà resistenza sono principalmente e quasi unicamente diretti con irriducibile proposito contro Germania.

(259) Si guarda oggi a noi se non esattamente con simpatia certamente come ultima ancora di salvezza.

(260) R. Addetto militare mi riferisce che mobilitazione generale jugoslava è attesa per questa notte. Nella zona di Belgrado (che però dovrebbe essere evacuata) è in atto richiamo circa 50.000 uomini. Ministro della Guerra sta bruciando in modo visibile ed evidente documenti suo archivio.

821

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 31 marzo 1941.

Come Vi è noto, EcceHenza, è in corso, in collegamento tra le varie Amministrazioni interessate, l'organizzazione di quanto è necessario per una eventuale azione di Pavelic in Croazia.

Il dott. Pavelic mi ha stamane richiesto: a) di far stampare i manifestini dal testo qui allegato; b) di eseguire subito l'incisione su dischi di due proclami già pronti

nonché quella di inni nazionali che saranno cantati dal nucleo degli « Ustasa » riuniti in caserma;

c) si riterrebbe conveniente che la stampa italiana ricominci fin da adesso ad accennare al movimento croato « Ustasa » ricordando la lotta svolta agli ordini di Pavelic.

Si resta, Eccellenza, in attesa di Vostri ordini al r:guardo (1).

822

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2627/338 R. Budapest, 1° aprile 1941, ore 1,20 (per. ore 7,35).

Parlandomi della situazione generale in questo settore Conducator mi ha detto che, a suo modo di vedere, per quanto concerne Jugoslavia essa dovrà sottomettersi od essere comunque in breve tempo sottomessa con le armi, ma che maggiore pericolo risiede in Russia Sovietica, ispiratrice dell'attuale atteggiamento jugoslavo così come è organizzatrice di quasi tutti ì movimenti ostili che si verificano nei Balcani, e che rappresentano permanente gravissima minaccia per questo settore e per Potenze Asse.

823

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2743/340 R. Bucarest, 1° aprile 1941, ore 12,30 (per. ore 22) (2).

Generale Antonescu mi ha intrattenuto oggi lungamente e seriamente circa situazione della Transilvania ungherese che è venuta ulteriormente aggravandosi. Egli mi ha accennato alla circostanza che circa 130 mila romeni, un decimo del

l'intera popolazione di questo paese, sono profughi; alla lunga serie di violenze e di vessazioni di cui popolazione romena dei territori ceduti sono stati finora vittime; al fatto che chiese romene sono rimaste senza Sacerdoti e scuole romene senza insegnanti, e alle gravi opposizioni e dilazioni frapposte dall'Ungheria a ripresa di trattative dirette di carattere generale. (Questioni circa le quali ho riferito di volta in volta all'E. V.).

Antonescu ha soggiunto che, nonostante tale stato di cose e buona volontà sempre esistita e esistente da parte delle minoranze per sincero e auspicato accordo, egli ha dovuto invece, con sorpresa, prendere cognizione delle dichiarazioni fatte da Ministro degli Affari Esteri ungherese al ritorno dal suo recente viaggio a Berlino che ha avuto vasta e sfavorevole risonanza in opinione pubblica romena in quanto considerate contrastanti sia con lettera che con spirito dei protocolli di Vienna. Il che lo ha condotto alle dichiarazioni da lui fatte durante cerimonia militare del 26 corr. e circa le quali ho riferito con miei telegrammi 314 e 318, rispettivamente del 25 e del 26 corr. (1).

Generale Antonescu ha concluso dicendo che prolungarsi di tale situazione potrà avere serie ripercussioni anche di carattere interno in uno Stato che ha proclamato la sua piena adesione alla politica dell'Asse. Egli mi ha pregato quindi rinnovare al Duce il suo caldo appello perché voglia intervenire presso il Governo ungherese per indurlo al rispetto degli impegni solennemente assunti.

824.

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 9263/153-154 P. R. Buenos Aires, 1° aprile 1941, ore 20,23 (per. ore 11 del 2).

Dopo la conversazione di cui al mio telegramma n. 120 (2) ho mantenuto contatti con la Commissione creata da Governo Argentino per studiare problema mancanza naviglio.

Contatti stessi da me stabiliti soprattutto per non dare impressione Governo argentino che nostra adesione di massima era fittizia si sono mantenuti su linee carattere generale.

Ieri invece questo Ministro degli Affari Esteri interinale ha chiesto di vedermi d'urgenza e mi ha dato lettura, in via riservata, di alcuni paragrafi della nota diretta a questa Ambasciata degli Stati Uniti circa provvedimenti adottati da quel Governo nei confronti delle nostre navi mercantili colà rifugiate. Paragrafi lettimi riferiscono:

l) che Governo degli Stati Uniti, avendo avuto notizia che equipaggi di dette navi avevano predisposto a bordo atti di sabotaggio che non solo avrebbero inu

tilizzato navi stesse, ma che avrebbero provocato gravi danni porti nord-americani, autorità portuali avevano eseguito visite a bordo e, avendo constatato effettivamente predisposizione atti stessi, avevano deciso sbarcare e avevano effettivamente sbarcato equipaggi italiani e messo guardie a bordo, allo scopo garantire incolumità navi e premunirsi contro eventuali temuti danni.

2) Che tale misura era stata presa d'urgenza da autorità portuali prima di avvertirne Ministero degli Affari Esteri e che perciò di essa non era stata data preventiva notizia a Governo argentino.

Dopo la parziale lettura della nota americana, Ministro ha subito aggiunto che aveva stimato urgente darmi riservata comunicazione di quanto precede.

Governo argentino avendo sempre stimato che questione navi italiane rifugiate Argentina potesse e dovesse risolversi attraverso negoziati amichevoli fra i due Paesi non voleva correre rischio di trova,rsi di fronte ad atti di sabotaggio che avrebbero potuto danneggiare altre navi e stessi porti ancoraggio.

Ho risposto che, pur non conoscendo esattamente quel che era avvenuto negli Stati Uniti, mi era sembrato che situazione navl italiane in Argentina fosse differente Governo italiano aveva accettato mia suggestione di venire incontro bisogni naviglio del Governo argentino, facendo sacrificio di cedergli alcune delle sue navi oltre che per dargli una prova di amicizia anche e sopra tutto per maniera «legale» con cui Governo argentino aveva abbordato questione, escludendo adozione di atti unilaterali e coercitivi.

Come avevo già riservatamente detto fin dal primo momento aveva esso stesso bisogno di tali navi di cui non solo stimava di aver sempre la piena disponibilità e a cui si riservava di far, presto o tardi, prendere il mare. Noi volevamo usare navi per nostro conto non avevano quindi interesse di sabotarle fino a quando Governo argentino persisteva nel suo giusto punto di vista dell'illegalità e inopportunità politica di un atto coercitivo da parte sua.

Questa era risposta che gli potevo dare e gli davo qui sul posto, che mi era suggerito da conoscenza questione. Avrei in ogni modo riferita telegraficamente nostra conversazione a V. E. perciò gli domandavo di autorizzarmi confermare ancora una volta al R. Governo proposito Argentina di non (dico non) prendere misure coercitive e unilaterali al !'iguardo. Ministro Affari Esteri ha autorizzato esplicitamente a ripetervi tale conferma.

Il Ministro interinale degli Affari Esteri, Sig. Rothe, non solo mi ha riconfermato proposito del Governo argentino di non prendere alcuna misura coercitiva nei riguardi delle nostre navi ma, nel corso della conversazione, ha a varie riprese implicitamente riconosciuto il legale diritto a fare partire le nostre navi come e quando vogliamo.

A tale proposito egli mi ha detto quasi testualmente quanto segue: «Noi non vogliamo far nulla ~he possa favorire una parte in guerra a discapito dell'altro, perché non vogliamo dipartirei dalla più stretta neutralità né vogliamo far nulla che possa turbare i nostri rapporti amichevoli con l'Italia. Io vi avevo pregato d'intervenire presso vostro Governo per sottomettergli la nostra proposta di cessione e di noleggio di alcune o di tutte le vostre navi qui rifugiate perché ritenevo che destinando tali navi al commercio inter-americano, non

avremmo danneggiato nè l'Italia nè l'Inghilterra ma avremmo invece recato un grande beneficio alla nostra economia.

Il vostro Governo, aderendo in massima alla nostra richiesta, ci ha dato una prova di amicizia che noi apprezziamo; l'Inghilterra invece alla quale era stato da noi chiesto garanzia per l'uso di dette navi ci ha fatto delle contro proposte la cui accettazione ci avrebbe fatto uscire dalla neutralità

Oggi la questione è arrivata ad un punto morto ed è per ciò che il negoziato la vendita o il noleggio di alcune vostre navi è praticamente sospeso e se voi credete di farle partire tutte o soltanto alcune di esse noi non abbiamo nulla da obiettare».

A mia richiesta, pregandomi però di considerare la sua risposta come assolutamente riservata egli ha in seguito specificato:

l) Che alla domanda rivolta dal Governo argentino a quello britannico di lasciare liberamente navigare fra i porti delle Americhe le navi danesi, ex tedesche ed italiane attualmente rifugiate nei porti argentini, il Governo di Londra aveva risposto soltanto per quanto concerneva quelle danesi e proponendo che di esse -che sono in tutto quattro -due fossero adibite al commercio inter-americano per conto dell'Argentina e due fossero adibite al commercio coll'Inghilterra

o a essa cedute. Che tali proposte erano state giudicate assolutamente inaccettabili dal Governo argentino giacché la sua accettazione avrebbe costituito un palese atto di favoreggiamento verso l'Inghilterra stessa. Gli ho replicato che questo era una nuova prova della «prepotente vessazione inglese».

2) Avendogli io chiesto quale era stato lo scopo della comunicazione degli Stati Uniti della quale mi aveva letto alcuni brani il Ministro Rothe mi ha risposto che credeva che essa fosse una comunicazione di carattere generale fatta dal Governo di Washington a tutti i Governi per evitare allarmi e per evitare che la misura dallo stesso adottata a riguardo delle nostre navi fosse interpretata come misura di violenza.

(l) -Sul documento è annotato: «Visto dal Duce e approvato». (2) -Nota dell'Ufficia Cifra: «Distribuzione ritardata per richiesta ripetizione». (l) -T. 2399/314 R. del 25 marzo, ore 24, e t. 2452/318 R. del 26 marzo, ore 21,50, non pubblicati: riferivano circa l'allocuzione pronunziata da Antonescu !n occasione della cerimonia per la premiazione delle famiglie dei soldati caduti durante la ribellione dei legionari, nel corso della quale aveva, tra l'altro, affermato che «non vi potrà essere vera giustizia nel mondo sino a che non verrà fatta giustizia al popolo romeno ». (2) -Vedi D. 710.
825

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 2643/266-267 R. Belgrado, 1° aprile 1941, ore 22,50.

contro Jugoslavia» sia che egli ne fosse n~almente convinto e sia che volesse mostrarmi di esserlo.

R. Addetto Militare ritiene in ogni modo di singolare importanza tale indicazione in quanto atteggiamento in relazione con altre analoghe dichiarazioni conferma proponimento Governo di guadagnare tempo per disporre nuovo schieramento forze jugoslave impostegli da situazione.

Addetto Militare riferisce a mano a mano suo Ministero su tale schieramento che brevemente riassumesi nelle grandi linee come destinato abbandonare zone settentrionali (pur con infrastrutture difensive) per concentrarsi su linea difensiva segnata da Orina Sava e Danubio con graduale arretramento verso Sud. Addetto Militare ritiene -ed io concordo -che ferma restando probabilità immediato attacco Albania in caso azione tedesca, tf'ndenza generale Stato Maggiore jugoslavo (che in questo momento sembra essere arbitro e su stesso Simovic) sia principalmente di saldare forze jugoslave e anglo-greche per costituire fronte di Salonicco. Colpo di testa jugoslavo in tal senso è da attendersi ad ogni momento se occasione fosse giudicata proprizia e situazione disperata anche dal punto di vista esterno.

(266) Per Gabinetto del Ministro. In un passaggio della conversazione di ieri notte Presidente del Consiglio mi ha dichiarato con frase precisa che « Germania non è ancora pronta per attacco

(267) Mobilitazione generale è in pieno sviluppo nella zona di Belgrado. Sono richiamati gli uomini dai 17 ai 55 anni e incorporati con sistema serbo. Esodo popolazione, specialmente croata, è in continuo aumento. In città altoparlanti esortano popolazione a non lasciarsi prendere da panico visto che Governo sta trattando. Ordine pubblico è stato fino ad ora mantenuto. Disposizioni per abbandonare Belgrado e far [saltare] ponti Sava e Danubio sono evidenti.

826

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER TELESCR. 2642/269 R. Belgrado, 1° aprile 1941, ore 20,30.

Secondo concordi notizie confermate anche da R. Console Zagabria Macek è sempre in quella città.

Notizie attendibili indicano che egli non ha interrotto negoziati (che sono mantenuti specialmente da questo Governo) e che si svolgono su tre punti seguenti:

-Assunzione trono Sovrano non è costituzionale.

-Che per sanare situazione occorre Consiglio della Corona composto di un rappresentante croato, uno serbo, uno sloveno;

-Rispetto ai patti conclusi i vi compreso Tripartito;

-Smobilitazione.

È evidente che se tre condizioni sono esatte e particolarmente ultima, stesso Macek non può credere che Governo Simovic le accetti così facilmente. Vi è infatti insistente notizia che Macek vorrebbe in tutti i modi evitare collaborare con attuale Governo. Gobbi conferma ad ogni modo che rimane sempre in posizione resistenza, per quanto situazione a Zagabria sia esteriormente calma e tranquilla.

Secondo insistenti notizie nuovo Governo sarebbe già arrivato a risultato paradossale di creare in Croazia atmosfera di avvicinamento fra Paveliciani e Macekiani.

827

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2662/197 R. Budapest, 1° aprile 1941, ore 20,50 (per. ore 7 del 2).

Anche stamane Capo questo Siro ha ripetuto regio Addetto Militare che nessuna misura all'infuori misure polizia di cui al mio telegramma n. 192 (l) è stata ancora presa frontiera con la Jugoslavia. Egli ha aggiunto che in caso complicazioni è previsto arrivo Ungheria alcune divisioni tedesche per le quali vengono intanto prese nella zona di frontiera ungaro-jugoslava predisposizioni logistiche. Secondo i calcoli questi circoli militari mobilitazione jugoslava sarà completata fra due giorni e le forze armate ascenderanno l milione 200.000 uomini. È confermata a!Huenza truppe e mezzi verso i confini meridionali, Bulgaria e Albania.

Situazione è giudicata seria ma Siro ungherese astiensi formulare previsioni ritenendo che crisi jugoslava può dar luogo soluzioni impreviste. Capo Siro ha ripetuto che azione Ungheria si connetterà a quella Asse.

828

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 2726/813/080 R. Lisbona, 1° aprile 1941 (per. il 3).

Ho visto oggi il signor Salazar. Mi ha detto di essere molto rattristato del fatto che tre belle unità della nostra squadra fossero state affondate dagli inglesi. Ha ripetutamente chiesto spiegazioni sulle ragioni che avevano portato la nostra flotta a impegnarsi in condizioni di sfavore. Ho risposto d'ignorarlo.

Salazar mi ha quindi detto che la sua viva e segreta speranza era che l'Italia uscisse vittoriosa dalla guerra poiché una disfatta eventuale dell'Italia avrebbe significato non solo il crollo di ogni equilibrio europeo ma anche la fine irreparabile della latinità, ideale al quale egli restava fermamente fedele. Ho detto al Presidente che noi sopportavamo quasi tutto il peso delle forze dell'impero britannico e che il popolo italiano conservava intatta la sua fede nella vittoria sapendo perfettamente che essa doveva maturarsi in Europa e non in Africa.

Salazar ha quindi parlato della situazione politica generale dicendomi che ciò che più lo preoccupava non era tanto una vittoria dell'Inghilterra, quanto una vittoria dell'America perché ciò avrebbe avuto come conseguenza la capitolazione dello spirito, della tradizione e della economia europea, la definitiva soggezione degli Stati dell'America Latina alla politica di Washington e una rivoluzione del sistema economico mondiale d'imprevedibile portata.

Ho chiesto al Presidente quanto vi fosse di vero sulle voci che correvano circa pressioni esercitate su lui dall'America e dall'Inghilterra relativamente alle Isole. Salazar ha risposto che tutte codeste notizie erano assolutamente infondate. Con la stessa lealtà con cui riconosceva che la guerra economica condotta dagli inglesi causava seri pregiudizi al Portogallo, costituiva una perenne violazione ai suoi diritti di neutro, così doveva egualmente riconoscere che dal punto di vista politico l'atteggiamento britannico nei confronti del suo Paese era stato finora impeccabile. Nessuna minaccia, nessun ricatto, nessuna offerta di am.tto più o meno a lunga scadenza di territori portoghesi gli erano mai stati fatti dalle autorità britanniche. Recentemente aveva visto sir Samuel Hoare col quale aveva unicamente parlato della situazione della Spagna e delle possibilità che l'Inghilterra aiutasse con crediti e forniture quel paese. Mi ha smentito la voce secondo cui Hoare avrebbe espresso l'opinione dell'utilità che vi sarebbe oggi per la Gran Bretagna di negoziare una pace di compromesso. «Altrettanto inesatte -mi ha detto Salazar -sono le voci corse circa i miei colloqui con Donovan. Donovan si è limitato a pormi una serie di quesiti chiedendo la mia opinione su quello che sarebbe stato il destino dell'Europa nel caso di una vittoria britannica e nel caso di una vittoria dell'Asse; ma nessuna allusione egli ha fatto ai territori dell'Impero portoghese sia coloniali che insulari nè tanto meno alle basi navali porto

ghesi~.

Per quanto concerne la politica degli Stati Uniti Salazar mi ha detto che egli non crede all'intervento immediato dell'America nella guerra. Mi ha precisato tuttavia che Donovan si era molto interessato del problema del Marocco francese. Secondo Salazar l'eventuale presenza di truppe tedesche sulla costa africana dell'Atlantico sarebbe motivo di preoccupazione tale per l'America da giustificare il suo intervento nella guerra.

Accennandomi infine ai rapporti !taio-portoghesi Salazar mi ha detto che per darci soddisfazione aveva fatto il possibile per moderare certi atteggiamenti della stampa che potevano esserci sgradevoli e ha concluso dicendomi che gli eventuali articoli di giornali non potevano nè da una parte nè dall'altra turbare l'amicizia alla quale egli restava profondamente e sinceramente fedele.

(l) T. 2616/192 R. del 31 marzo. ore 23, non pubbllcato, con il quale Talamo riferiva circa l'intensificata vigilanza da parte della pol!zia del tratto croato del confine ungaro-jugoslavo.

829

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 2677/198 R. Budapest, 2 aprile 1941, ore 18,50.

Mio telegramma n. 197 (1).

Bardossy che ho visto stamane valuta situazione jugoslava oramai pressoché definitivamente compromessa: mi ha sogglunto che secondo affermazioni che sarebbero state fatte dal rappresentante croato presso Ministero degli Affari

55 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VI

Esteri jugoslavo, anche i negoziati tuttora in corso fra Belgrado e Zagabria non sarebbero in... (l) soddisfacente in vista conclusione accordo.

Sembra sempre temere che le pressioni esterne possano facilitare accordo stesso, ma mi ha espresso giudizio che alternativa di un eventuale... (l) di tale pressione potrebbe essere quella di consentire d'altra parte alla Jugoslavia maggior margine tempo preparativi militari.

Mi ha poi accennato notizia richiesta jugoslava al R. Governo perché interponga suoi buoni uffici con Berlino soggiungendomi considerare con assai scarsa fiducia tali espedienti.

Infine sciogliendo precedenti riserve mi ha dichiarato che in caso conflitto Asse con Jugoslavia, Ungheria agirebbe in relazione proprie aspirazioni Banato. Mi ha confermato nessuna misura militare è stata qui presa ma che vi si dovrà quanto prima provvedere anche tenuto conto misure militari in corso da parte Jugoslavia verso la frontiera ungherese.

(l) Vedi D. 827.

830

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 10996/444 P. R. Roma, 2 aprile 1941, ore 21.

Segreto per Alfieri.

Alle ore 20,15 il Ministro Mameli ha telefonato quanto segue:

«Sono stato convocato dal Presidente del Consiglio e dal Ministro degli AITari Esteri che mi hanno pregato, data la situazione gravissima, di trasmettere al Duce la domanda del Governo jugoslavo di voler ricevere due Ministri jugoslavi per pregarLo di voler interporre i Suoi buoni uffici per trovare una soluzione che eviti il conflitto.

Ho risposto che, come mio dovere, avrei immediatamente trasmesso la domanda, ma che dovevo avvertire che ritenevo inutile andare a Roma senza una base ragionevole per trovare la soluzione che invocano cosi tardi.

È seguita una lunga discussione in cui ho ascoltato e interloquito solo a titolo strettamente personale e che non mi ha lasciato molto persuaso che, specialmente nella parte militare del nuovo Governo, vi sia reale intenzione di recedere dalle posizioni conosciute».

La cosa interessa il Duce semplicemente per quanto esso possa interessare l'Asse. Fate perciò immediatamente sapere a Ribbentrop che qualora costì lo si ritenesse utile, nulla osta da parte del Duce a ricevere detti Ministri. Qualora poi si ritenesse opportuno di guadagnare tempo, si potrebbe preventivamente chiedere Belgrado quali sono gli argomenti di cui i predetti Ministri desiderano intrattenere il Duce (2).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca». (2) -Per la risposta di Alfieri, vedi D. 836.
831

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 9505/119 P. R. Bagdad, 2 aprtle 1941, ore 22 (per. ore 18,40 del 3).

Telegramma Ministeriale n. 79 (1). Mi riferisco al contenuto della comunicazione Ambasciata del Giappone a Angora.

l) Primo contingente 6000 soldati è lo stesso di cui al mio telegramma

n. 110 (2) Effettivamente corsero qui voci ditncoltà opposte dal Governatore di Bassora, voci risultate poi infondate. Del resto contingente figurava in transito per Iraq e -come riferito -per il transito Governo Taha ha concesso autorizzazione.

2) Secondo contingente di circa 6.000 uomini segnalato in navigazione sarebbe sbarcato il 29 marzo scorso a Koweit.

3) Circa contenuto conversazione Eden-Senedi richiamo miei telegrammi

n. 103 e 104 (3).

Sulle due più importanti domande inglesi, rottura dei rapporti diplomatici con l'Italia e chiamata truppe britanniche nell'Iraq, si aggirano le discussioni in seno al Governo e tra il Governo ed i capi dell'esercito. Domande inglesi non sono state ancora respinte, e loro accettazione o respingimento di:oenderà dagli sviluppi della situazione interna su cui riferisco con telegramma col numero seguente (4).

832

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 2 aprile 1941.

n Dott. Pavelic desidererebbe iniziare subito le radio-emissioni clandestine previste per fomentare e successivamente appoggiare l'azione rivoluzionaria in Croazia.

La preparazione del mezzo tecnico è compiuta e può entrare in funzione quando si voglia. Si prega V. E. di voler far conoscere se e quando possono iniziarsi queste emissioni, il cui testo verrà preventivamente controllato da questo Ministero (5).

(1} Vedl D. 797, nota l.

(2) -Non rinvenuto. (3) -Vedl D. 723. (4) -Vedi D. 849. (5) -Sul documento è annotato: «Si M[ussolini] ».
833

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 9300/56 P.R. Roma, 2 aprile 1941 (per. il 2).

In relazione al telegramma n. 10484 del 29 marzo u.s. (l) mi onoro informare che il Ministro degli Esteri del Giappone Matsuoka è stato ricevuto stamane con gli onori dovuti alla sua alta carica dal Sommo Pontefice alle ore 9. Successivamente è stato ricevuto come è d'uso dal Cardinale Segretario di Stato.

I due colloqui del Ministro Matsuoka in Vaticano sono durati ciascuno un'ora e mi riservo di far conoscere, non appena possibile qualche impressione vaticana sui colloqui stessi (2).

834

IL CONSOLE GENERALE A BERLINO, RENZETTI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. S. N. Berlino, 2 aprile 1941.

Ieri sera alle nove sono stato ricevuto da Hitler nella sua « Privat Wohnung ~. L'ho trovato molto serio, pensieroso ed alquanto affaticato; la Sua esposizione è stata priva di quella vivacità che egli suole impiegare nelle conversazioni private. Egli ha parlato quasi sempre con lo stesso tono di voce, senza accalorarsi, rifiettendo molto, così come Egli fa allorquando è assorbito in un ragionamento interiore.

Ha cominciato il colloquio dicendomi di aver trascorso molte notti insonni nei mesi scorsi. Se la Jugoslavia in inverno avesse compiuto quanto ora è in procinto di compiere e se la Russia si fosse mossa, cosa avrei potuto fare? Nulla, ha detto Hitler, poiché nell'inverno non si possono fare le guerre. Io non avevo truppe sufficienti in Rumenia ed in Bulgaria e d'altra parte inviare divisioni in quelle nazioni è impresa tutt'altro che agevole a causa delle ferrovie insufficienti e delle strade malagevoli. Per trasportare una divisione occorrono 88 treni, altri treni sono necessari per i dovuti rifornimenti! Nell'inverno avrei potuto forse esercitare una pressione dalla Germania orientale, ma a cosa avrebbe giovato? I russi certo non l'avrebbero presa sul serio. Ed io allora ho fatto il possibile, arrampicandomi un po' da tutte le parti (traduco letteralmente la frase), per giungere alla primavera: qualche settimana ancora e sarei stato completamente tranquillo.

La mossa jugoslava manda all'aria alcune relazioni di carattere economico, però chiarisce perfettamente la situazione, cosa questa molto importante per noi. Dico così, ha seguitato Hitler, non già per fare dell'ottimismo, -conosco bene le difficoltà di una guerra -ma in quanto sono profondamente convinto

di poter agire presto, bene e con mezzi molto inferiori a quelli che avrei dovuto impiegare per conquistare i Balcani nel caso di una azione invernale russojugoslava. Allora avrei dovuto impiegarvi non meno di cento divisioni delle duecento a mia disposizione.

La situazione è oggi ben chiara, ha continuato Hitler, parlando sempre con ponderazione: in Rumenia ed in Bulgaria vi sono ottime divisioni motorizzate e da montagna e le divisioni bulgare sono molto buone. Gli ungheresi si conducono con lealtà, ben diversamente dal tempo in cui rifiutavano il passaggio alle nostre truppe.

Io non so ancora, ha detto Hitler rispondendo ad una mia domanda, cosa faranno i croati: so solo che la Jugoslavia non rappresenta più un grave problema. « Die guten Geister haben diese Leute verlassen ~. ha rimarcato egli ed ha poi sorriso -per la prima volta nella serata -, quando lo gli ho fatto notare che nei Balcani qualcuno avrebbe dovuto pagare il conto che presenteranno le Nazioni amiche. Sulla Croazia e Slovenia ho detto che si tratta di popolazioni in gran parte cattoliche. Giunti al Montenegro, Hitler mi ha chiesto se esiste veramente colà una unità etnica. Ho creduto opportuno rispondergli affermativamente facendogli inoltre rilevare che l serbi avevano ucciso o esiliato i migliori patrioti montenegrlni.

Durante il colloquio Hitler non mi ha parlato direttamente di una prossima azione militare contro la Jugoslavia: mi ha fatto comprendere chiaramente però che la preparazione tedesca è in atto e verrà completata tra qualche settimana e che Egli farà iniziare le eventuali operazioni solo quando sarà sicuro delle buone condizioni metereologiche.

Passato alla Libia, Hitler ha detto che colà è accaduto alle truppe nostre quando già avvenne nel 1918 alle truppe tedesche attaccate dalle tanks inglesi, che non potendosi difendere vennero costrette a ripiegare. Il fatto, ha aggiunto, era inevitabile. A questo punto ho ritenuto splegargll gli atti di eroismo del nostri sòldati che hanno attaccato i carri armati inglesi con bidoni di benzina e dirgli che il generale Garibaldi è un condottiero di prim'ordine. Egli mi ha risposto di aver ricevuto rapporti favorevolissimi tanto sul comportamento dei nostri soldati, come sulla figura de~ Garibaldi e di ·essere lieto che colà regni il massimo accordo tra italiani e tedeschi.

Hitler ritiene che le ·forze inglesi in Libia non siano molto forti e che i carri armati ed i cannoni anticarro tedeschi siano superiori di potenza a quelli inglesi. Se noi riusciremo a sbarcare un'altra divisione corazzata, potremo giungere a Marsa Matruk, punto molto importante in quanto da colà gli apparecchi potranno partire per bombardare Alessandria, Più tardi, mi ha risposto Hitler, potremo forse giungere sino a Suez: ciò dipenderà dallo sviluppo degli avvenimenti; per ora è molto importante tenere la costa settentrionale della Libia.

Sulla Turchia il Ffthrer si è limitato a dirmi di aver fatto il possibile per attrarla dalla nostra parte: la Spagna è stata definita una disillusione proprio nel momento più critico dell'inverno. Sulla Francia, ha poi aggiunto, non si può fare alcun assegnamento ed anzi è necessario tenere delle divisioni per fronteggiare eventualmente quelle site in Africa. I francesi sono testardi e

di umore mutevole: sono simili ai rospi che si arrampicano sugli alberi quando piove e si nascondono quando fa tempo bello! Gli ho fatto osservare che ciò è naturale, date le speranze che in genere essi nutrono sulla sconfitta delle Potenze dell'Asse.

Alla fine del colloquio, Hitler mi ha detto di andarlo a trovare qualora passassi a Berlino o a Roma. Il fatto che Egli abbia citato la nostra capitale, mi ha lasciato supporre che Egli desideri presto venire in Italia.

Nell'accomiatarmi ho formulato a Hitler i voti più sinceri per l'avvenire della Germania e gli ho ripetuto che l'Italia tutta stretta attorno al suo Duce, combatterà fino all'ultimo per conquistare la vittoria.

(l) -Vedi D. 798, nota l, p. 764. Matsuoka fu a Roma Il 1° e 2 aprile. Per la mancanza di verbali sui colloqui con Mussolln! e Ciano si veda l'Avvertenza. (2) -Vedi D. 858.
835

L'ISPETTORE GENERALE DI PUBBLICA SICUREZZA, CONTI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L.s.u. Pisa, 2 aprile 1941.

Il Dott. Pavelic mi ha incaricato di riferirVi: l) Che riterrebbe opportuno che i due manifestini con le fotografie fossero al più presto lanciati da aeroplani su Zagabria. Egli da parte sua curerà nel miglior modo possibile l'introduzione e la distribuzione in Croazia di quelli mandatigli;

2) Che sia facilitato l'ingresso ad altri fuorusciti che si presentassero alle nostre frontiere. Essi, previ i dovuti accertamenti, sarebbero poi inquadrati insieme agli altri che si trovano già in Italia;

3) Insiste per avere al più presto la possibilità di comunicare per radio. A tal proposito gli ho fatto sapere che è necessario che egli mi comunichi in anticipo il testo delle comunicazioni che intende trasmettere e che io mi affretterò a far tradurre per darvene notizia ed ottenere la relativa autorizzazione.

Vi confermo infine che a Pistoia è stato tutto predisposto per accogliere i nuclei provenienti dalle varie provincie e che ho già fin da ieri ordinato i movimenti. Entro il 5 tutti i nuclei saranno concentrati ed accasermati (1).

836

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 9321/474 P. R. Berlino, 3 aprile 1941, ore 0,40.

Per Ministro Ciano.

Essendomi messo in rapporto con Ministro Ribbentrop ho incaricato Ministro Cosmelli di trasmettergli contenuto della comunicazione telefonica rela

tiva richiesta jugoslava (l) mettendo in rilievo che ciò interessava il Duce in quanto essa potesse interessare politica dell'Asse. Ministro Ribbentrop ha richiesto il superiore parere ed ha avuto risposta nel senso che pur non attribuendo alla richiesta eccessivo valore non sarebbe inopportuno di chiedere di conoscere preventivamente quali concrete idee i due Ministri si propongano di portare, rimanendo quindi accettata proposta di cui ultimo capoverso della comunicazione cui mi riferisco.

(l) Sul margine del documento de Ferraris annotò !n data 3 aprlle, quanto segue: «Comunicato a Conti: l) che si metta d'accordo con l'Aut. Mllltare; 2) che si autorizzi con opportune misure di controllo; 3) è autorizzata la radio emissione da domani 4 aprlle ».

837

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 9326/274 P. R. Belgrado, 3 aprile 1941, ore 0,45.

Per Capo di Gabinetto.

Mia comunicazione telefonica odierna (1). Durante colloquio odierno dopo osservazioni da me fatte che se -sempre domanda fosse accolta -appariva inutile recarsi Roma senza basi ragionevoli per poter arrivare soluzione desiderata, mentre Ministro Affari Esteri manteneva contegno conciliante e desiderio trovare formula, Presidente del Consiglio ha ribadito seguenti concetti.

-Nuovo Governo è pronto mantenere impegni assunti con patto tripartito;

-Non può ammettere però che zona Salonicco che è stata promessa Jugoslavia sia toccata;

-In nessun caso può ammettere che Salonicco sia passata da truppe tedesche e accerchiamento Jugoslavia compiuto, cosa che significherebbe capitolazione.

-Italia ha ogni interesse restare amica Jugoslavia che proteggerà fianco e spalle sue forze operanti in Albania; mentre in caso contrario dovrebbe attaccare forze stesse.

Agli altri argomenti ho risposto a titolo personale cercando di porre in chiaro punti contrari stessa soluzione che cercasi.

All'ultima frase ripetutami per la seconda volta e in modo anche più diretto in presenza Ministro degli Affari Esteri e Vice presidente Consiglio ho replicato nel tono dovuto ma con altrettanta fermezza che se si trattava di una minaccia essa rimaneva naturalmente senza effetto; che se si fosse invece trattato di una previsione (immediato intervento di Nincic (2) che era una semplice previsione) dovevo rispondergli che anche Italia e Germania hanno Stati Maggiori, e che Generale Simovic non poteva illudersi che il caso non fosse stato ampiamente previsto.

Vi sono stati poi vari accenni tutti molto inconcludenti specialmente da parte di Nincic di ricerca di formule che egli stesso non sa trovare perché non osa contrariare parte militare governo.

Nincic ha voluto in seguito continuare conversazione a due senz'altro risultato di rilievo. Ho tratto occasione tuttavia per fargli nettamente osservare che irrigidimento su passaggio Salonicco, accerchiamento ecc. sono non solo contrari alla lettera e spirito patto tripartito ma rischiano di essere fatali nella attuale situazione. Ho rilevato anche contraddizione nell'atteggiamento stesso governo jugoslavo che mentre fa appello al Duce perché scongiuri conflitto si ostina ancora su posizioni che lo portano direttamente e semplicemente alla guerra.

Senza esplicita affermazione Nincic mi assicurò tuttavia che prevedeva nuovo Consiglio dei Ministri per ridiscutere basi elementi da recare eventualmente al Duce.

(l) -Vedi D. 830. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca».
838

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI

T. S. N. D. PER TELEFONO 11048/169 P. H. Roma, 3 aprile 1941, ore 8,45.

Vostra comunicazione telefonica di ieri sera ore 20,15 e vostro telegramma successivo (1). Domanda avanzata da codesto Presidente Consiglio e da Ministro Affari Esteri ha formato oggetto esame Governi dell'Asse.

Potete dire a codesto Governo che è opportuno che ci siano resi noti -prima di un eventuale viaggio dei due Ministri jugoslavi -gli argomenti che essi intenderebbero svolgere a Roma. Senza conoscenza preventiva delle loro idee tal viaggio rischia infatti di essere inutile e per stesso -nelle presenti circostanze -pericoloso (2}.

839

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 9405/475 P. R. Berlino, 3 aprile 1941, ore 10,10 (per. ore 18,20).

Riferimento comunicazione telefonica con Cosmelli confermo che conformemente a quanto comunicato ieri su richiesta questo Ministero Esteri que

stione misure di ritorsione verso America è stata ulteriormente sottoposta decisioni definitive del Fuehrer che dovrebbe prenderle nel pomeriggio.

Nel frattempo alcune proprietà americane e in pratica alcuni impianti industriali Compagnia Automobil leo Petrol sono stati piantonati senza misure di sequestro. Sono stati anche fermati alcuni cittadini americani ma sono stati già rilasciati non ritenendoli i più appropriati allo scopo. Sono state predisposte istruzioni di far ricerche di americani particolarmente a Parigi, in modo allargare base arresti. Mentre iersera era stato preannunciato per oggi pubblicazione anche nella stampa di comunicato um.ciale in proposito, in realtà ciò non è avvenuto. Salvo decisione che dovrebbe intervenire oggi si ha impressione che si voglia procedere con una certa cautela e con ponderazione. Viene riservatamente fatto osservare che occorre non fornire ad America pretesto per apparire aggressivi oltre il limite della ritorsione.

(l) -Vedi DD. 830 e 837. (2) -Mamell rispose con t. s.n.d. 9372/275 P.R. delle ore 15: «Risposta è stata da me comunicata a questo Ministro degl! Affari Esteri oggi alle ore 12,45 •·
840

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

T. S. N. D. PER TELEFONO 2702/200 R. Budapest, 3 aprile 1941, ore 12,50.

Segreto per Antuso. Decifri egli stesso.

Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Teleki trovato morto suo tavolo di lavoro stamane prime ore. Da indicazioni certissime avute sotto vincolo per cui sono impegnato assoluto segreto, egli si è suicidato (dico suicidato). Presentansi varie ipotesi di cui più probabile potrebbe essere quella di un gesto disperato di uomo logorato dal lavoro, e dalle preoccupazioni familiari per gravissima malattia contessa Teleki, spinto da congiuntura politica che tende imporre Ungheria soluzioni dalle quali presumibilmente Teleki rifuggiva.

Versione umciale sarà diversa per cui torno a pregare massimo segreto.

841

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER TELEFONO 2730/276 R. Belgrado, 3 aprile 1941, ore 16,30.

Per Capo Gabinetto Eccellenza Ministro.

Trasmetto testo comunicato adesione Macek nuovo Governo:

«Presidenza del Consiglio dei Ministri um.cio centrale stampa, Belgrado 3 aprile 1941 n. 208 di Protocollo.

Zagabria 3 aprile. Informazione telefonica del corrispondente locale.

L'intero mattino di oggi è durata la conferenza presso la residenza banovinale, a cui hanno partecipato il Presidente Macek, il bano Subacic, e il

segretario generale del partito rurale croato, Krnjvic e il vice presidente ingegner Kosutic, giunto questa mattina da Belgrado a Zagabria.

Il Presidente Macek ha deciso di accettare la carica di Vice Presidente del Governo ed ha dato con l'occasione la seguente dichiarazione: «Siano benedetti coloro che lavorano per la pace perché saranno chiamati, figli di Dio».

Sento il dovere verso il popolo che già da dieci anni mi conferì la sua fiducia di operare tutto quanto è possibile per salvare la pace e ciò per il bene dell'umanità.

Le notizie che ci hanno portato il bano della Croazia dott. Subacic ed il vice Presidente del partito dott. Kosutic ed i Ministri croati unitamente alle dichiarazioni del Presidente del Governo reale Generale Simonic e del Ministro degli Affari Esteri Dott. Nincic ed alle lettere che mi sono state indirizzate dai maggiori esponenti dei serbi e degli sloveni mi hanno fatto acquisire la persuasione profonda che oggi i capi serbi ed il popolo serbo come noi « desiderano sinceramente la pace».

Sono consapevole che nonostante tutte le difficoltà che si sono accumulate negli ultimi tempi a mezzo della comune collaborazione e dei comuni sforzi, la pace può essere salvata e si possono alleggerire le difficoltà che ci hanno portato gli ultimi tempi difficili.

Sono sicuro che con questa collaborazione i diritti acquisiti dal popolo croato non solo saranno rispettati e rinforzati ma anche approfonditi. Sono convinto che questo lavoro sarà intanto più facilmente conseguito in quanto nell'adempimento di esso mi accompagnerò con gli stessi uomini con i quali in completa fiducia ho collaborato per lungo tempo e che furono i sottoscrittori della comune lista elettorale.

Il Presidente Dott. Macek parte questa sera per Belgrado: con esso viaggia Krnjvic e Subacic bano della Croazia».

842

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 2732/201 P. R. Budapest, 3 aprile, ore 18,50.

Mio telegramma n. 200 (1).

A seguito voci di ogni genere diffuse ad arte o per leggerezza intorno improvvisa morte Conte Teleki, tra cui anche quella che poteva trattarsi assassinio politico, e visto anche che la notizia di cui al mio telegramma surriferito era trapelata in ambienti parlamentari, è stato deciso ora annunziare ufficialmente suicidio.

(l) Vedi D. 840.

843

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 9406/277 P. R. Belgrado, 3 aprile 1941, ore 21,30.

Per Capo di Gabinetto Eccellenza il Ministro.

Non· appena ricevuto Vostro fonogramma odierno 169 (l) ho fatto avvertire Nincic che avevo risposta da comunicargli. Colloquio è stato da lui fissato per 12,45 e a tale ora gli ho comunicato risposta nei termini Vostro fonogramma. Ho letto in tali termini comunicazione basandomi su un appunto a tal fine preparato in lingua italiana e che, a sua domanda, gli ho lasciato.

Nincic appariva stanco, scoraggiato e fisicamente depresso e incerto.

Mi ha assicurato che avrebbe informato governo ed insistito affinché vari elementi contrastanti su idee da... (2) Roma. Ho sottolineato al Ministro degli Affari Esteri, carattere pronto, chiaro e preciso risposta dei Governi dell'Asse.

Ho posto in rilievo che essa dovrebbe finalmente indurre Governo jugoslavo a riflettere che in ogni caso risposta quasi certamente costituisce ultima possibilità che gli è offerta per una decisione ragionevole, se è in grado di prenderla. Di fronte al contegno ancora titubante del vecchio Ministro ho concluso che ritenevo di compiere mio dovere sino alla fine avvertendolo che vecchi sistemi e tergiversazioni rischiano di essere fatali nell'ora che volge, e di cui del resto egli certo realizza tutta la gravità.

Notizie che ho comunicato circa arrivo Macek a Belgrado e suoi diretti negoziati con nuovo Governo portano elemento nuovo che può avere indubbio peso nell'attuale situazione.

844

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2762/205 R. Ankara, 3 aprile 1941, ore 21,30 (per. ore 6,10 del 4).

Sebbene la situazione in Turchia, almeno dal punto di vista ufficiale, non sia mutata e si mantenga sulle note basi -alleanza con Inghilterra e non belligeranza armata e vigilante -sarebbe errato credere che gli avvenimenti in Jugoslavia non abbiano qui profonde ripercussioni.

Si ha l'impressione che Germania esita ad attaccare Grecia e che sia riluttante a reagire militarmente contro Jugoslavia. Per 1 turchi che non considerano altro che la forza ciò significa che Germania non e preparata ad

una azione nei Balcani. Contemporaneamente aumenta la pressione inglese cui si aggiunge ora quella Jugoslavia. Tali pressioni diventano pericolose se poggiano su apporto di forze; ora si sa qui che dlvis1on1 1nglesl cominciano ad amuire in Grecia e si prevede che presto saranno a1spon1bili quelle ora impegnate nell'Africa Orientale Italian!l.

I preparativi militari turchi diventano febbrili in Tracia e intensivamente attivi alla frontiera siriana. La recente dichiarazione russo-turca permette alla Turchia di alleggerire le sue posizioni difensive verso il Caucaso. D'altra parte si conferma che U.R.S.S. incoraggi in questi giorni Jugoslavia a resistere alla Germania. I deputati turchi nella serie di conferenze tuttora in corso prospettano al Paese l'oculatezza della politica governativa e cercano di galvanizzarlo perché sia pronto ad obbedire da un momento all'altro al cenno del capo nazionale. Tale forma di propaganda non penetra nelle masse, ma in queste l'innato senso di fatalismo e la tradizione di nomadismo guerriero tengono i posti del patriottismo.

La Turchia, dopo essere stata tenuta in disparte dagli ultimi scambi di note ed atti diplomatici europei, si sente ora di nuovo diventare centro di attenzione e mira, e ciò se non la lusinga le dà la sensazione sempre più salda di potere partecipare con successo al giuoco delle combinazioni.

Se la situazione balcanica si chiarirà in seguito ad una rapida e decisiva azione dell'Asse, c'è da prevedere che la Turchia non si muoverà. Qualunque debolezza invece da parte dell'Asse sia nel linguaggio che nell'attuazione potrà portare la Turchia a farsi credere direttamente minacciata dagli avvenimenti e quindi ad intervenire.

(1) -Vedi D. 838. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca».
845

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELEFONO 9411/278 P.R. Belgrado, 3 aprile 1941, ore 22.

Conversazione telefonica odierna (1).

Ho veduto a sua [volta] Ministro Commercio Andres (croato sempre in carica) il quale mi ha fatto seguenti comunicazioni che mi sono limitato a ascoltare:

Macek arriverà Belgrado domani mattina ed ha accettato far parte nuovo governo alle seguenti condizioni:

-che pace sia mantenuta. -Che sia costituito Consiglio della Corona con i tre membri, serbo, croato e sloveno. -Che patto per autonomia Croazia sia non solo mantenuto ma anche approfondito. Mi ha detto infine che Macek desidera vedermi.

Trattandosi di Vice Presidente Consiglio del Ministri, che conosco da mia arrivo in sede, visita sarebbe a mio subordinato parere tanto più naturale dopo sua conferm~ nella carica.

Qualora approviate ritengo anche che potrebbe essere interessante ascoltarlo ad referendum nell'attuale situazione. Vi sarei grato anche se vorrete farmi pervenire Vostre istruzioni se possibile per telefono, dato invito può essere confermato nella giornata di domani.

(l) Vedi D. 843.

846

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 3141/08 R. Helsinki, 3 aprile 1941 (per. tl 14).

Giorni scorsi circolavano insistenti voci frizioni Svezia Germania causate da questioni inerenti passaggio truppe verso nord Norvegia. Ha suscitato soprattutto molta impressione notizia che in una notte sola varie classi riservisti -tempo fa congedati per permettere loro attendere lavori agricoli -sono state richiamate armi. Si parla rifiuto Governo svedese accogliere domanda tedesca concedere porti e vie comunicazione oltre quelli già in uso per avviare truppe più sollecitamente e in maggior numero verso Narvik. Domanda tedesca sarebbe stata determinata da necessità far fronte ulteriori posibili colpi di mano di sorpresa da parte Inghilterra dopo quello Isole Lofoten.

In conversazioni private Ministro Svezia in Helsinki smentì quelle voci, Anche misure mobilitazione svedese venivano spiegate come normali movimenti truppe. Estrema rapidità concentramenti militari ai confini fu giustificata col desiderio esaminare possibilità tradurre in pratica, occorrendo, misure già predisposte immediata mobilitazione.

Opinione pubblica locale mostrasi particolarmente sensibile rapporti Svezia Germania. Su loro aiuto Finlandia -come è noto -pone maggiori speranze per resistenza URSS. Di qui emozione destata da notizie in parola.

In circoli vicini Legazione Svezia a togliere valore a quelle voci frizioni si afferma che esse vanno riportate anche a qualche nuova manifestazione simpatia, soprattutto nella stampa, verso Inghilterra America, per cui ambienti tedeschi avrebbero rinnovato espressione loro malumore.

847

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

TELESPR. 1190/518 Lisbona, 3 aprile 1941 (per. tl 7i.

Al suo ritorno dal viaggio intrapreso nelle regioni dell'Africa Equatoriale, il signor de Vleeschauwer, Ministro delle Colonie nell'ultimo gabinetto belga, ha concesso un'intervista a un redattore del Daily Telegraph.

Ha detto che il Congo Belga è ben deciso a continuare la lotta a fianco dell'Inghilterra in tutti i campi. In quello militare « vi sono già truppe belghe nelle Isole britanniche e il loro numero aumenterà a misura che si presenteranno le reclute convocate con l'ordine di mobilitazione generale; vi sono piloti nella R.A.F. Alcune truppe delle forze coloniali belghe sono già state portate avanti e cooperano con quelle dell'Impero britannico sotto il comando del generale Wavell ». «Questa -il Ministro ha precisato -è una delle principali ragioni del mio viaggio. Non si tratta soltanto di un contributo diretto al~o sforzo di guerra degli alleati, ma anche, indirettamente, di un mezzo per difendere il territorio del Congo Belga. Il nostro sforzo aumenterà in proporzione con le possibilità tecniche».

Il signor de Vleeschauwer ha ricordato che le decisioni del Congo Belga hanno reso possibile il passaggio delle truppe sudafricane, e che le autorità belghe «organizzano e sviluppano il trasporto delle forze alleate>>. L'intera marina mercantile belga è al servizio dell'Inghilterra e nel prossimo futuro le linee che assicurano il collegamento con il Congo dovranno subire modificazioni in relazione alle necessità britanniche. Ha riassunto i noti accordi (v. mio telegramma n. 114 del 22 gennaio) (l) commerciali e finanziarie intervenuti tra Inghilterra e Congo Belga.

Interessante è il passo relativo al Re Leopoldo. «I Belgi nel Congo -ha detto -come tutti i patriotti belgi nol mondo intero sono entusiasticamente fedeli al Re Leopoldo. Essi apprezzano al suo giusto valore la parte che, quantunque prigioniero, egli si è assunta rifiutando di accettare il dominio nazionalsocialista e respingendo ogni forma di contatto e cooperazione con l'invasore>>.

Il signor de Vleeschauwer ha avuto parole elogiose per il generale Smuts.

848

IL REGGENTE D'UNGHERIA, HORTHY, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Budapest, 3 aprile 9141.

Ho l'onore di informare V. E. delle ripercussioni del cambiamento di regime jugoslavo avvenuto il 27 marzo, sulla politica ungherese e sulla situazione della stessa Ungheria.

Il giorno 27 marzo alle nove e mezza antimeridiane il Cancelliere Hitler ha fatto pregare il mio ministro a Berlino comunicandogli che in seguito agli avvenimenti jugoslavi fosse giunto il momento in cui l'Ungheria potrebbe fare valere le sue pretese revisioniste di fronte alla Jugoslavia e ciò nella maniera che accanto ai tedeschi sbrigheremmo la questione jugoslava.

Il ministro Sztòjay recandosi in volo il giorno stesso a Budapest, mi ha riferito di queste comunicazioni del Cancelliere del Reich.

Ai messaggi indirizzatimi dal Cancelliere del Reich ho risposto con la lettera in data 28 marzo qui inclusa in copia e in traduzione (2). In tale lettera espressi la mia gratitudine per il messaggio e, accentuando che le rivendica

zioni territoriali sussistono tuttora, ho accennato all'avvicinamento alla Jugoslavia, avvenuto per ispirazione del Cancelliere del Reich, avvicinamento che giunse in espressione in forma di un patto di amicizia, ma ho altresì richiamato l'attenzione del Cancelliere di non poter perdere di vista il pericolo che ci minaccia dalla parte russa e da quella rumena.

Dopo la consegna di questa lettera giunse a Budapest un generale germanico con lo scopo di discutere col Stato maggiore ungherese su i dettagli di un intervento ungherese diretto contro la Jugoslavia. In un consiglio di ministri tenutosi il primo aprile al quale presi parte anch'io personalmente, abbiamo discusso fin nei particolari sulla situazione morale oltremodo difficile dell'Un·· gheria, che ci si presentava in seguito al patto di eterna amicizia, entrato in vigore soltanto poco fa, inoltre sulla circostanza di un eventuale intervento ungherese, presa particolarmente in considerazione le grandi difficoltà causate dalle intemperie nel servizio di vettovagliamento, nonché le sue ripercussioni 1n caso di mobilitazione di un esercito. A una decisione in questo consiglo di ministri non si è giunti, si è però manifestato il bisogno di chiarire certi dettagli con i tedeschi di un tale intervento armato ungherese.

Un giorno dopo questo consiglio di ministri il Presidente del Consiglio Conte Teleki, che tanto stimava ed altamente onorava V. E., si tolse la vita. La morte tragica del Conte Teleki, il movente della quale trovo solamente in una straordinaria crisi di coscienza, ha profondamente commosso tanto me stesso come l'intera nazione ungherese. Il Conte Teleki in una lettera a me indirizzata prima della sua scomparsa traccia le circostanze, che in seguito al patto di amicizia concluso con la Jugoslav:a gli sembravano di gravare sulla sua coscienza.

V. E. che conosce così bene lo spirito magiaro, capirà, che il suicidio del Conte Teleki sia stato un fatto espressivo di quel conflitto di coscienza, che finì a causare la sua morte non solo, ma che insieme con lui sente l'intera nazione ungherese. Partendo da questa riflessione e profondamente sentendo quella responsabilità, che in questo tempo grava su di me e su ciascun membro del mio governo, ho indirizzato al Cancelliere del Reich, Hitler, la lettera qui inclusa in copia e in traduzione (1).

Prego V. E. voglia in questo tempo oltremodo difficile manifestare verso la mia patria e il mio popolo la stessa benevolenza, che la E. V. nutriva ognora per noialtri (2).

(l) -T. 479/114 R. del 22 gennaio, ore 23,30, per. ore 12,30 del 23, non pubblicato. (2) -Non pubblicata: vedi Documents on German Foretgn Policy 1918-1945, ser!es D, vol. XI, D. 227.
849

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2797/120 R. Bagdad, 4 aprile 1941, ore 0,50 (per. ore 23,25).

Mio telegramma n. 119 (3) e precedenti dispacci.

Contrasto tra il Governo Taha incline accostare domande inglesi ed capi dell'esercito riluttanti consentire occupazione britannica sboccò nella notte scorsa nell'atteso colpo di mano.

Capi dell'esercito intimarono a Taha di dimettersi e offrirono a Gailani di formare nuovo Ministero. Pare che l'Emiro reggente sia fuggito o sia stato lasciato fuggire stamane sebbene il suo palazzo sia guardato da reparti dell'esercito .

... (seguono 14 gruppi indecifrabili di cui è stata chiesta la ripetizione) alla centrale telegrafica e telefonica. Mi ha detto che la situazione -per quanto padroneggiata dall'esercito assumerà subito conformazione nettamente anti-britannica. A Bassora sarebbero giunte pomeriggio oggi sette unità da guerra inglesi con truppe sbarco. Pure oggi è arrivato Bagdad via aerea nuovo Ambasciatore d'Inghilterra noto Cornwallis.

(l) -Non pubblicata vedi il testo ibid., D. 261. (2) -Vedi D. 941. (3) -Vedi D. 831.
850

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2818/208 R. Tokto, 4 aprile 1941, ore 8 (per. ore 20 del 5).

Mio telegramma n. 192 (1).

Distensione rapporti nippo-americani continua e si accentua. Colla recentissima nomina di Ogura a Ministro senza portafoglio, con incarico di sovraintendere all'economia del paese, principe Konos sembra abbia voluto offrire all'America una garanzia degli effettivi intendimenti del Governo. Ogura è stato fino ad ora direttore della società nipponica Sumimoto che, fra le più importanti su centro di Osaka, è quella che ha maggiori legami d'affari col mercato americano.

Nomina del nuovo ministro appare quindi una concessione fatta nello stesso tempo a Washington dagli ambienti finanziari e industriali giapponesi fautori di una espansione essenzialmente economica e pacifica e della conservazione di strette relazioni d'affari con gli S.U.A.

Risultano infatti da Washington favorevoli ripercussioni di tale nomina.

851

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. UU. 2801/124 R. Bagdad, 4 aprile 1941, ore 9,40 (per. ore 1 del 5).

Seguito telegramma n. 122 (2).

Capo di Stato Maggiore Esercito Iraq ha lanciato stasera un proclama con cui si denunzia alla Nazione che Emiro Reggente Abdul Illak ha mancato ai doveri Reggenza per motivi personali. Dopo aver dato rilievo azione Reggente contro esercito fedele dinastia e sue macchinazioni per fomentare dissidi popolo, proclama definisce condotta Emiro anti-costituzionale e contraria all'onore Nazione. Spiega a ognuno che esercito è stato costretto agire in attesa siano adottate misure atte ristabilire ordine costituzionale e prosegue: « Nazione che ha sempre lottato per indipendenza e libertà ha affidato potere ad un Governo di difesa nazionale -che salvaguarderà sovranità senza venire meno impegni internazionali -rivolgendosi a Gailani unico uomo che per fiducia Nazione è in grado assumere potere in questo momento difficile». Proclama conclude mettendo in guardia contro menzogne straniere dirette a creare dissensi e invitando stringersi attorno Re Faisal.

Stasera Gailani nella qualità di Capo del Governo difesa nazionale ha tenuto discorso radio intonato stesso concetto proclama. Dopo aver sottolineato che il Reggente aveva esposto Paese grave pericolo, Gailani ha dichiarato che suo programma è lo stesso di quando era al Governo e si basa sui seguenti punti: allontanare dall'Iraq pericolo guerra, rispetto al trattato anglo-iracheno, consolidato dalle relazioni con i Paesi arabi e Stati vicini.

Reggente si sarebbe rifugiato Bassora.

Prego comunicarmi radio come notiziario numero 28.

(l) -Vedi D. 785. (2) -T. 2768/122 R. del 3 aprile, ore 18,22, non pubblicato: riporta la lettera di dimissioni indirizzata dal primo ministro Taha al Reggents.
852

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2788/207 R. Budapest, 4 aprile 1941, ore 14,45 (per. ore 20).

Morte Conte Teleki continua destare commenti e ripercussioni di cui giovansi fra altro senza riflettere avversari tentando presentare gesto Presidente del Consiglio come estrema protesta contro pressione Asse sulle determinazioni dell'Ungheria.

Successione risoltasi con designazione Bardossy non è stata senza difficoltà. Scartata ipotesi governo militare, presumibilmente anche per noi destare allarme nel paese, è apparsa, spariti Teleki e Csaky, mancanza figure politiche adeguate al momento. Era stata ventilata e quasi decisa designazione Ministro dell'Interno Koretezss Pischerlez per suo carattere rigido o attaccamento Reggente d'Ungheria, che avrebbe potuto in pari tempo curare unità partiti governo. Rifiuto di lui e insistente designazione data dalla stessa persona Bardossy, hanno dato luogo designazione a quest'ultimo, che, mentre indicherebbe, come ho riferito, continuità politica estera ungherese, darebbe governo carattere precipuamente esecutivo.

Bardossy non ha assunto potere senza esitazione. Prime impressioni qui sono c11e Gabinetto Bardossy, non presentandosi come espressione pieno accordo, possa scendere maggiormente nelle sue più dirette responsabilità Reggenza.

56 -Documenti cliplomatici -Serie IX -Vol. VI

853

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. s. 2869/126-127 R. Bagdad, 4 aprile 1941, ore 21,15 (per. ore 23,30 del 5).

Miei telegrammi 120 e 124 (l) Origini e tendenze colpo di Stato -rese di pubblica ragione radio -vanno valutate sulla base miei telegrammi n 103 e 104 (2).

Ogni ulteriore indugio avrebbe fatto trovare Iraq davanti fatto compiuto occupazione militare britannica. Sbarchi avvenuti ultimi giorni di contingenti inglesi in transito facevano intravedere pericolo che truppe britanniche col pretesto transito si disponessero in modo rendere difficili movimenti dell'esercito iracheno. Non è escluso anzi che questo fosse piano concertato tra cricca anglofila ed ambasciata d'Inghilterra. Sta di fatto che incentivo immediato al colpo di mano militare fu dato dal trasferimento in posti eccentrici di due comandanti divisione noti per ostilità Gran Bretagna.

Non confermate pertanto mie segnalazioni tentativo inglese interessarsi Iraq alla situazione Siria (mio telegramma n. 102) (3).

Eden propone a Suedi -e il Reggente e il Governo Iraq già erano inclini ad accettare -che l'esercito Iraq intervenisse per liberare «fratelli siriani» con l'ausilio delle truppe britanniche che a questo scopo avrebbero occupato spontaneamente zone Iraq.

Conformazione ultima situazione irachena dipenderà in definitiva dalla forza che assumerà reazione inglese e dalla risposta che sarà data ora dall'Asse alle note richieste di assistenza.

Prima ricevere nostri concreti aiuti sembra naturale, e se non erro anche rispondenti nostri interessi dal momento, che Gailani mostri rispettare -come ha dichiarato nel suo primo discorso -impegno trattato d'alleanza con l'Inghilterra per non offrire motivo ad una reazione violenta britannica. Può darsi che questa non sia immediata essendo evidente interessi inglesi fare tutto il possibile evitare resistenza armata irachena che avrebbe riflessi negli altri Stati arabi e si ripercuoterebbe forse anche sulla posizione Turchia.

Reggente insieme altri anglofili si è rifugiato Bassora con aeroplano inglese, Regione di Pischet è la meno controllata dal Governo di Bagdad per due fattori principali: sciismo fanatico e combattivo contro i sunniti ed assoluta preponderanza materiale interessi economici (monopolio commercio datteri), marittimi (amministrazione del porto) e militari (basi aeree Scheiba, istallazione per accantonamento di circa 20.000 soldati, ecc.

Da Bassora non si hanno notizie precise. Oltre agli sbarchi contingenti indiani già segnalati, si sa della presenza di alcune unità navali.

Non è escluso che gli inglesi -servendosi del reggente spodestato -facciano leva sulle tribù sciite situate tra Bassora e Diuanina per costituire un Governo sedicente legittimo che li chiami come protettori.

Comunque vadano le cose, può dirsi fatto passo deciso per creare imbarazzi al nemico in un settore per lui importante e forse nel prossimo avvenire essenziale ai fini continuazione guerra in Africa e nei Balcani.

È appena il caso sottolineare importanza che avrebbero istruzioni relative proposte da me sollecitate con i telegrammi 103 e 104 (1).

(l) -Vedi DD. 849 e 851. (2) -Vedi D. 723. (3) -T. 1996/102 R. del 13 marzo, ore 16,30, non pubblicato: riferiva circa gli intrighi inglesi ritenuti responsabili delle agitazioni veriftcatesi in Siria contro le autorità fedeli al governo di Vichy.
854

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. U.S.N.D. 2792/163 R. Mosca, 4 aprile 1941, ore 21,40 (per. ore 6 del 5).

Collega tedesco mi comunica in questo momento che Molotov lo ha fatto chiamare alle ore 16 e lo ha informato che in serata U.R.S.S. avrebbe firmato patto di non aggressione e di amicizia con la Jugoslavia.

Patto sarebbe analogo a quello turco-sovietico del 1925.

Avendo Schulenburg manifestato propria sorpresa, Molotov ha osservato non esservi nulla di sorprendente nel fatto che U.R.S.S. concludeva patto di amicizia con stesso Paese che recentemente aveva dato alla Germania propria adesione Tripartito.

A ciò collega tedesco ha ribattuto facendo rilevare che Ministri firmatari di tale adesione risultavano imprigionati da attuale Governo di Belgrado e che firma del Patto jugoslavo-sovietico nel momento presente non poteva non acquistare agli occhi del Governo tedesco un significato speciale.

Molotov ha cercato contestare buon fondamento di tale interpretazione dicendo che Ministro di Jugoslavia lo aveva informato che il suo Governo intendeva confermare adesione al Tripartito.

855

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER TELESCR. 2789/490 R. Berlino, 4 aprile 1941, ore 21,45.

Suicidio Teleki trova qui giustificazione oltre che malattia moglie debolezza suo sistema nervoso sopratutto nella situazione morale in cui in relazione agli

avvenimenti jugoslavi egli si sarebbe venuto personalmente a trovare in considerazione suoi noti sentimenti anglofili.

Stamane con aereo speciale è arrivato qui Ministro della Guerra ungherese.

Egli è stato oggi ricevuto dal I<,uehrer al quale ha consegnato un messaggio di Horty. Il Ministro Ungheria mi ha detto che tale messaggio ha lo scopo di informare il Fuehrer sulle cause e sui particolari del suicidio di Teleki. Naturalmente pur essendo tale la giustificazione della visita, incontro si presterà anche ad un esame della situazione politica-militare creatasi in seguito nuovo atteggiamento Jugoslavia.

(l) In riferimento a questo telegramma Gabbriell! telegrafò il 6 aprile (t. s.n.d. 2931/133 R. delle ore 22) quanto segue: «Gailani -col quale per ovvie ragioni di momentanea opportunità non ho ancora iniziato contatti ufficiali -mi manda a dire di sollecitare risposta Roma e Berlino alle note richieste. Ho dato assicurazione».

856

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 11245/460 P.R. Roma, 4 aprile 1941, ore 24.

Vostro 475 (1).

È stata da parte nostra esaminata questione relativa all'adozione di misure di ritorsione, in risposta ai recenti provvedimenti americani contro navi ed equipaggi italiani.

Comunicate d'urgenza a codesto Governo seguenti considerazioni preliminari:

l) l'adozione di misure nei confronti dei beni americani in Italia richiede da parte nostra uno speciale provvedimento legislativo. È stato in conseguenza elaborato un decreto-legge, di cui si acclude copia, che ci consentirà di agire immediatamente e cui daremo corso se e quando possa essere deciso in questo senso;

2) estese misure di sequestro o di confisca dei beni americani in Italia si risolverebbero in definitiva -data la speciale consistenza di tali beni e la certezza che alle nostre misure risponderebbero immediatamente analoghi estesi provvedimenti americani -a nostro pregiudizio diretto e ai danni della collettività italiana negli Stati Uniti.

3) Se il Governo del Reich dovesse ciò nonostante decidere di ricorrere alle predette misure di rappresaglia, confermate senz'altro che siamo natural· mente disposti a procedere sulla stessa strada; agendo anche da parte nostn. nello stesso senso. Converrebbe tuttavia, a nostro modo di vedere, mantenere tali misure nei limiti della semplice ritorsione, cioè approssimativamente limi· tate ai danni procuratici dalla presa di possesso del naviglio operata dalle Auto rità Federali ed evitando provvedimenti di carattere e portata più estesa ed aggressiva. Ci riserviamo di precisare quali potranno essere in concreto le misure da adottarsi in questo senso.

4) Per rispondere ai provvedimenti disposti dal Governo di Washington nei confronti degli equipaggi italiani, potranno essere da parte nostra adottate immediate misure di confino od internamento di un numero determinato di cittadini americani dimoranti in Italia, che potrebbero essere scelti fra le persone su cui risultino elementi di informazione più sfavorevoli. Tali misure potranno essere estese e rafforzate a seconda delle effettive condizioni fatte ai nostri equipaggi internati in America.

Nel comunicare quanto precede, chiedete e telegrafate avviso codesto Governo al riguardo (1).

(l) Vedi D. 839.

857

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 4 aprile 1941.

Pavelic è venuto ad informare di aver ricevuto ieri la visita del dott. Fuhrer, che è un alto funzionario del Partito Nazista a Vienna, il quale, parlando a nome del suo Partito, gli ha espresso il desiderio che Pavelic si rechi in Germania, sia pure per breve tempo, per prendere contatti con elementi che si occupano delle questioni croate.

Pavelic ha risposto che, dati i rapporti che lo legano al Governo italiano e l'azione da lui sinora svolta d'accordo con il R. Governo, non avrebbe potuto aderire alla richiesta senza una autorizzazione di quest'ultimo. Personalmente Pavelic mi ha fatto comprendere di ritenere opportuna una sua breve visita in Germania anche allo scopo di definire l'organizzazione e il trasporto alla frontiera italiana di numerosi fuorusciti croati che dovranno congiungersi con quelli attualmente in Italia per partecipare alla prossima azione.

Ho detto a Pavelic che avrei sottoposto a V. E. la sua comunicazione, per la quale egli gradirebbe avere urgente risposta (2).

858

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 2802/61 R. Roma, 4 aprile 1941 (per. il 5).

Ho potuto accertare dal Cardinale Maglione che il signor Matsuoka non ha in Vaticano parlato di pace.

L'unico accenno «pacifico >> fatto si riferisce alla Cina.

Per il resto, si è parlato di interessi religiosi, il Giappone avendo interesse a mostrarsi in buoni rapporti col Vaticano dato che Chang Kai Scek ha sempre ostentato per conto proprio di godere le migliori relazioni con la Santa Sede.

V'è chi parla -ma lo riferisco a titolo di mera informazione -della possibile nomina di un delegato del Giappone presso la Santa Sede.

(l) -Per la risposta di Alfieri, vedi D. 864. (2) -Sul documento è annotato: <<Si. M[ussolinl] ».
859

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 9610/284 P.R. Belgrado, 5 aprile 1941, ore 2,45 (per. ore 3,30).

Mi riferisco alle conversazioni telefoniche odierne e al mio telegramma

n. 277 in data 3 aprile (1). Dopo un primo colloquio inconcludente con Nincic alle 17 di oggi (perché non aveva pronto nulla di preciso da comunicarmi) Ministro Affari Esteri mi ha riconvocato alle 19,30 e mi ha letto e consegnato promemoria che trasmetto in traduzione dal francese:

l) Jugoslavia non ha mai avuto e non ha alcun obbligo verso Gran Bretagna e non desidera impegnarsi in nessun modo nel conflitto attuale in favore degli interessi britannici.

2) Come è stato già ufficialmente dichiarato ai rappresentanti d'Italia e Germania impegni derivanti da protocollo firmato a Vienna il 25 marzo u. s. (2) restano in vigore.

3) Come conseguenza sua adesione al Patto Jugoslavia si impegna, in caso complicazioni nei Balcani, a mantenere neutralità benevola (Nincic mi ha detto che era pronto a cambiare tale espressione ad esempio in atteggiamento benevolo oppure altro) ed a proteggere in tal modo fianco sinistro esercito italiano e fianco destro esercito tedesco.

4) Jugoslavia col consenso Grecia, dovrebbe occupare fino termine guerra zona di Salonicco che sarebbe una specie «territorio cuscinetto » tra le parti consenzienti che non permetterebbero a loro forze armate di traversarlo.

Ho dichiarato al Ministro Affari Esteri che se me lo domandava avrei senza altro trasmesso mio governo sue dichiarazioni come espressione delle idee che due uomini governo jugoslavo intenderebbero eventualmente svolgere a Roma. Dovevo tuttavia fargli presente che mentre su primi 3 punti mi astenevo per il momento da ogni osservazione ero in grado di dirgli immediatamente che ritorno, dopo parecchi giorni di generosa condiscendenza da parte nostra conversazioni, a caparbio irrigidimento nei concetti Stato Maggiore jugoslavo già espressimi da generale Simovic, se pure in altra forma, che per essere assurda non manca di rasentare il ridicolo, era nettamente e senz'altro da escludere. Preten

dere di recarsi Roma con tali idee significava infatti nel mio pensiero non realizzare neppure ora gravissima situazione e farla sboccare inevitabilmente nel conflitto. Ho anche domandato Nincic se Macek che ha dichiarato pubblicamente entrare nuovo Governo per il mantenimento pace, fosse informato del paragrafo 4°. Mi ha risposto evasivamente che idea era stata formulata d'accordo Presidente del Consiglio. Tuttavia mi ha pregato di non considerare espressioni tali idee come definitive riservandosi ridiscuterle Consiglo dei Ministri e di farmi altre comunicazioni domattina o domani nel pomeriggio (1).

(1) -Vedi D. 843. (2) -Vedi D. 783.
860

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 5 aprile 1941, ore 11.

Ho consegnato al generale Urbani la carta con l'indicazione delle zone su cui dovranno essere lanciati i noti manifestini, avvertendolo che: l) è necessario siano inviati subito nelle località dalle quali possano essere tempestivamente utilizzati;

2) è necessario che non siano lanciati in altre zone diverse da quelle indicate sulla carta, ove avrebbero effetto controproducente.

Il generale Urbani ha assicurato che farà tutto il possibile nel senso sopraindicato. Ha obiettato però:

l) che il peso rilevante del materiale (75 quintali) molto superiore a quello che egli supponeva, rende impossibile l'invio a Padova per aereo, e dovrà quindi farlo effettuare per ferrovia.

2) La carta consegnatagli contiene indicazioni molto approssimative, e comunque di zone molto vaste.

861

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELEFONO 9677/288 P.R. Belgrado, 5 aprile 1941, ore 19,30.

A conferma conversazione telefonica odierna con il Ministro.

Incaricato d'Affari di Germania mi ha informato che Nincic gli ha fatto domanda di recarsi a Berlino. Incaricato d'Affari aveva avuto a sua volta, come in precedenza il Ministro, istruzioni di non aver diretti contatti con questo

Governo. Aveva stabilito tuttavia proseguirla. Domanda gli è stata recata dallo stesso fratello di Nincic.

Incaricato d'Affari non prevede che risposta -se ve ne sarà -gli pervenga prima di questa sera o domani. Ritiene probabile, se vi è risposta, che si domandi che cosa Nincic vuole esporre.

Confermo che per le ore 19 di oggi sono stato convocato da Nincic.

(l) Ritrasmcsso a Berlino con t. s.n.d. per telescr. 70/462 R. del 5 aprile, ore 16,40.

862

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2824/164-165 R. Mosca, 5 aprile 1941, ore 20 (per. ore 24).

Mio telegramma di ieri (1).

Mentre dalla sua conversazione con Molotov mio collega Germania aveva tratto convinzione che accordo sovietico-jugoslavo sarebbe stato annunziato pubblicamente già stamane, fino a questo momento (ore 16) nessuna comunicazione è stata fatta attraverso stampa o radio così pure nessuna notizia è trapelata in questi ambienti diplomatici e neppure è possibile alle due Ambasciate dell'Asse di accertare se firma patto abbia effettivamente avuto luogo iersera come preannunziato da Molotov ad Ambasciatore di Germania.

Questo silenzio può forse spiegarsi con due ipotesi: l) che patto sia stato firmato ma che sua pubblicazione venga ritardata onde lasciare trascorrere almeno ventiquattro ore dalla notifica fattane al Governo tedesco secondo spirito del Patto di consultazione, oppure per qualche altra ragione di natura tecnica o pratica;

2) che il Governo sovietico abbia realmente inteso subordinare firma Patto alla conferma della adesione jugoslava al Tripartito e che ritardo del Governo di Belgrado ad annunziare pubblicamente tale conferma abbia indotto Governo sovietico a soprassedere.

Assoluta mancanza di informazioni non permette pronunciarsi fra le due ipotesi ciascuna delle quali comporterebbe una valutazione molto diversa del significato e della portata dei negoziati politici fra U.R.S.S. e Jugoslavia.

È ovvio che se prima ipotesi è fondata, ciò significherebbe apertamente presa di posizione dell'U.R.S.S. a favore della Jugoslavia con tutte le conseguenze che ne deriverebbero in caso di conflitto armato tra Jugoslavia e Asse. Si aprirebbe cioè crisi acuta delle relazioni tedesco-sovietiche con possibilità di profonde ripercussioni nel campo della politica mondiale in genere e nei Balcani in particolare.

Nel caso invece che Molotov s:a stato sincero quando ha affermato a Schulenburg che U.R.S.S. era stata indotta a firmare Patto con Jugoslavia

perché sapeva che questa avrebbe mantenuto ferma propria adesione al Tripartito, accordo di Mosca con Belgrado avrebbe portata a conseguenza ben più limitate e certo meno sfavorevoli (se non anche meno utili) alla politica dell'Asse, in quanto avrebbe per lo meno servito ad affrettare chiarimento della attitudine jugoslava.

In entrambi i casi però devesi vedere nella comunicazione fatta da Molotov a Schulenburg ieri una affermazione molto chiara dell'intenzione dell'U.R.S.S. di non lasciarsi escludere dagli affari della Penisola Balcanica.

Importa richiamarsi in proposito alle offerte di collaborazione che U.R.S.S. aveva fatto all'Asse attraverso mie conversazioni con Molotov nel giugno 1940 (l) quando Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo aveva proposto accordo a tre per regolare questioni del Bacino Danubiano e Balcanico. Conviene ricordare anche successive manifestazioni di malumore e di risentimento provocato da mancata nostra adesione alle offerte sovietiche (proteste contro arbitrato di Vienna e contro garanzie itala-tedesche alla Romania, rimbrotti alla Bulgaria dopo sua desione al Tripartito, assicurazioni alla Turchia che hanno seguito aborto delle nostre conversazioni per gli Stretti).

Tutti questi precedenti spiegano trattative odierne con Jugoslavia sulla cui portata effettiva sarà possibile pronunziarsi in modo più definitivo forse entro qualche ora.

(l) Vedi D. 854.

863

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 2813/500 R. Berlino, 5 aprile 1941, ore 22.30.

Segreto per il Ministro Ciano.

Nonostante partenza Matsuoka fosse strettamente privata ho ritenuto opportuno per molte ragioni di essere presente, anche per recare al Ministro giapponese il saluto del Duce e di V. E., saluto che egli ha gradito moltissimo.

Il Ministro Ribbentrop mi ha invitato a rientrare con lui nel suo ufficio dove mi ha intrattenuto in lunga conversazione. Ha ascoltato con scarsa attenzione il riassunto che a titolo puramente informativo gli ho fatto delle comunicazioni di Mameli (2) ed ho tratto anche da ciò la convinzione -già segnalata in un mio telegramma precedente (3) che qui si sia ritornati in fase acuta e che sia molto prossima la fissazione inizio dell'attacco. A questo proposito Ribbentrop mi ha detto quando sarà giunto il momento opportuno egli chiamerà il Ministro di Grecia e gli consegnerà la nota contenente le ragioni per cui la Germania si dichiarerà in guerra con la Grecia, mentre alla Jugoslavia -in considerazione del suo contegno -non comunicherà nessuna nota, facendo comparire tutta stampa tedesca una nota molto dura e forte, che dimostrerà -egli ha detto come la Germania sia dalla parte della ragione.

Mi ha lasciato chiaramente capire che visita del Ministro ungherese della Guerra (1), oltre per dare dettagli sulla morte di Teleki, aveva lo scopo di prendere precisi accordi tecnico-militari.

Parlando dei successi italo-tedeschi in Africa Ribbentrop ha detto di prevedere ampi sviluppi, dal vittorioso svolgimento dei quali deriverà quella conclusione che piegherà entro l'anno l'Inghilterra. Avendo io intenzionalmente chiesto se ciò doveva avverarsi con oppure senza lo sbarco egli si è mantenuto sulle generali dichiarando è ancora troppo presto per poterlo dire.

Mi ha detto si riserva di mettersi direttamente in comunicazione telefonica con V. E.

(l) -Vedi serie IX, vol. V, D. 104. (2) -Vedi D. 859. (3) -Vedi D. 815.
864

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. PER TELESCR. 2814/501 R. Berlino, 5 aprile 1941, ore 21,15.

Mio telegramma n. 492 (2).

Ribbentrop mi ha detto, durante odierno colloquio (3), che il Fuehrer ha deciso di rinviare a momento più opportuno esecuzione misure di ritorsione contro nord americani.

Si provvederà per ora a fare accurate indagini, sopratutto nei territori occupati per individuare o accertare consistenza proprietà S.U.A. e avere precise notizie sui cittadini americani che ancora vi risiedono.

Ribbentrop ha aggiunto che occorre evitare di prendere misure di ritorsione di modesta portata, che servirebbero soltanto a dare pretesto America per altri provvedimenti contro le potenze dell'Asse.

A suo avviso la ritorsione dovrà invece essere, quando sarà applicata, vasta e forte e quindi effettivamente sentita.

865

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. (4). Berlino, 5 aprile 1941.

Ich lasse Ihnen diese Zeilen in der Eile zugehen, die in der Stunde geboten ist.

Ich habe schon in meinen ersten Briefen (5) das Unangenehme einer militaerlschen Situation beleuchtet, die uns zwingt, auf einen fernen Kriegsschauplatz mit ungeschuetzter, langgedehnter Flanke einen schwierigen Kampf aufzuneh

(-4) Consegnata a Mussolini dall"ambasciatore Mackensen alle ore 2 del 6 aprile.

men. Es war daher -wie ich auch in meinem letzten Brief ausfuehrte -mein Bestreben, Jugoslawien, wenn irgend moeglich, wenigstens vertraglich in ein freundschaftliches Verhaeltnis zu uns zu bringen. Ich glaubte, dass dafuer kein Opfer als zu hoch angesehen werden diirfte.

Die letzten Vorgaenge haben diesen Flan zerrissen. Aber noch viel schlimmer ist, sie zeigten mit einem Schlag die ungeheure Gefahr, mit denen unsere Operationen angesichts eines solchen unberechenbaren Nachbarn immer verbunden sein wuerden. Die allmaehliche jugoslawische Mobilmachung musste diesen Staat stets in die Moeglichkeit versetzen, zu irgend einem uns unangenehmen Zeitpunkt seiner wahren inneren Gesinnung Ausdruck zu verleihen.

Angesichts der das Deutsche Reich tief verletzenden und daher fuer uns als Grossmacht unertraeglichen Form der letzten jugoslawischen Aktionen habe ich mich daher entschlossen, schweren Herzens, eine allgemeine Bereinigung der militaerischen Lage in diesem Gebiet herbeizufuehren. Ich wurde weiter in diesem Sinne bestaerkt durch die unterdes in grossem Ausmass stattfindenden Landungen englischer Truppen in Griechenland.

Darueber hinaus wurde gestern unserem Botschafter in Moskau mitgeteilt, dass Russland im Begriffe stehe einen Freundschaftspakt mit Jugoslawien abzuschliessen oder ihn bereits abgeschlossen hat.

Unter diesen Umstaenden sehe ich keine Moeglichkeit mehr, noch laenger zu zoegern, sondern werde morgen frueh die deutschen Verbaende zum Angriff antreten lassen.

Der Einsatz dieser Verbaende witd zeitlich in kurzen Intervallen aufeinander folgen.

Ich bin mir bewusst, dass es sich hier um einen harten Kampf gegen einen unendlich zaehen und tapferen Gegner handelt, der durch die Bodengestaltung des Landes ausserordentlich beguenstigt wird. Deutschland ist aber darueberhinaus nicht nur gezwungen, im Westen eine sehr starke Armee aufrecht zu erhalten, sondern auch im Osten auf das Moechste bereit zu sein. Trotzdem werden wir alle diese Aufgaben sicherlich militaerisch loesen, unter einer Voraussetzung allerdings, Duce, dass wir zu einem klaren und stets wohlueberlegten und gemeinsam abgestimmten Einsatz unserer Kraefte kommen.

Vor allem balte ich eines, Duce fuer wichtig: -Ihre Front, Duce, darf in Albanien unter keinen Umstaenden weichen. Ich moechte Ihnen zu dem Zweck auf das Herzlichste raten, in erster Linie zusaetzlich die Kraft einzusetzen, deren Beweglichkeit es gestattet am schnellsten auf die kritischen Plaetze geworfen zu werden, die Luftwaffe.

Duce! In den naechsten 8 oder 10 Tagen ist es gaenzlich gleichgueltig, welche Aktionen Ihre Luftwaffe an der italienisch-jugoslawischen Grenze durchfuehrt! Entscheidend ist nur, dass sie -wenn notwendig -in einem ununterbrochenen massierten Dauereinsatz versneht jeden serbL<>chen Angriff gegen Ihre albanische Position wenn moeglich schon in der Entwicklung zu fassen, dass sie ihn zermuerbt und endlich niederbricht und abschlaegt.

Die engste Zusammenarbeit unserer Luftstreitkraefte wird hier eine Voraussetzung des Erfolges sein. Erschwert wird diese Zusammenarbeit durch die Tatsache, dass Jugoslawien sowohl deutsche als auch italienische Flugzeugmodelle besitzt. Dies erfordert die genauste gegenseitige Unterrichtung der Aktionen einerseits, das gemeinsame Abstimmen derselben und die Durchfuehrung jener Massnahmen, die geeignet erscheinen, die Flugzeuge untereinander zu erkennen und auseinander halten zu koennen und vor allem den Abwehrkraeften gegenueber deutlich zu kennzeichnen.

Duce! !eh haette gerne noch 6 b:s 8 T age gewartet, um die fuer diesen neuen Fall erforderlichen Vorbereitungen noch gruendlicher treffen zu koennen. Allein, ich glaubte nach der Entwicklung der Ietzten 48 Stunden dies nicht mehr verantworten zu koennen.

Um die Durchfuehrung der Operationen nun in einem einheitlichen Sinn sicherzustellen, bitte ich Sie, Duce, meine Auffassung entgegennehmen zu wollen, so wie ich sie in folgenden Punkten niederlege. Es geschieht dies im Interesse unseres gemeinsamen Sieges und mit dem Zie!, den berechtigten eigenen Wuenschen aUer Beteiligten am meisten entgegenzukommen. !eh habe diesen Vorschlag im wortwoertlìch gleichen Sinn dem Reichsverweser Horthy ebenfalls unterbreitet:

l) Der Erfolg, und zwar der schnelle Erfolg des Feldzuges gegen Jugoslawien haengt ab von einem ueberlegenen Zusammenspiel aller Kraefte. Sie muessen daher wenigstens im grosse n Sinn nach einheitlichen Gesichtspunkten operieren.

2) Durch die Umstaende ist die deutsche Wehrmacht zur Zeit im Erdund Lufteinsatz Jugoslawien gegenueber die zahlenmaessig an diesen Operationen am staerksten beteiligte und darueber hinaus auch ihrer gegebenen Gruppierung nach die am meisten zum konzentrischen Einsatz der Kraefte geeignete.

3) Trotzdem ist es erwuenscht, dass die Verbuendeten Armeen, -wenn auch nach allgemein grossen Gesichtspunkten gemeinsam ausgerichtet -dennoch als moeglichst selbstaendige Koerper operieren, um durch die Erfuellung der ihnen besonders abliegenden Aufgaben dem Zie! der Vernichtung des gemeinsamen Feindes zu dienen.

4) Ich wuerde Ihnen, Duce, zu diesem Zweck daher eine Regelung vorschlagen, die darin besteht, dass Sie es mir gestatten wollen, die fuer die Gemeinsamkeit der Operationen notwendigen allgemeinen Gesichtspunkte und die sich daraus ergebenden Weisungen in der Form von « Empfehlungen >> und « Wuenschen » an Sie persoenlich richten zu duerfen. Sie, Duce, wuerden dann als Oberster Befehlshaber der italienischen Wehrmacht die in diesem Sinne notwendigen Anordnungen treffen und die dazu erforderlichen Befehle erteilen. Es kann damit auf jeden nach aussen festgelegten Oberbefehl verzichtet werden und doch die Durchfuehrung der Operationen im einheitlichen Sinn gewaehrleistet sein. Die weiteren Ausfuehrungsbestimmungen wuerden dann zwischen den Weeresleitungen bezw. Armeen ohnehin von Fall zu Fall vereinbart.

!eh bitte Sie, Duce, diesen Vorschlag pruefen zu wollen. Er bedeutet nur eine Abmachung zwischen uns beiden und wird der Welt gegenueber nicht in Erscheinung treten. Mein Ziel ist es nur, gemeinsam zu siegen, und zwar schnell und sicher zu siegen, denn gerade angesichts der immer unsicheren Lage im Osten

fst es verstaendlich, dass ich gluecklich sein werde, die deutschen Verbaende so schnell wie moeglich wieder von der ihnen jetzt bevorstehenden Aufgabe entbinden, wieder zurueckziehen und in Bereitschaft halten zu koennen. Ich hoffe, Duce, dass es in kurzer Zeit moeglich sein wird, alle anderen Fragen mit Ihnen wieder persoenlich zu besprechen.

Im uebrigen gehe ich in diesen Kampf mit wilder Entschlossenheit hinein, denn ganz gleich, was kommen wird: Am Ende steht der Sieg auf unserer Seite.

ALLEGATO

TRADUZIONE

Vi faccio pervenire queste righe con la fretta che è richiesta dall'ora. Già nella mia precedente lettera e ho esposto come sia sgradevole una situazione militare che ci costringe ad iniziare una difficile lotta in un lontano teatro di guerra con un esteso fianco scoperto. Il mio sforzo è stato quindi -come ho spiegato anche nella mia ultima lettera -di assicurarsi la Jugoslavia, se possibile, in rapporti almeno passabilmente amichevoli. Ritenevo che per tale scopo nessun sacrificio dovesse essere considerato troppo grave.

Gli ultimi avvenimenti hanno distrutto tale piano. Ma, ciò che è assai peggio, essi hanno mostrato lo straordinario pericolo che vi sarebbe stato per le nostre operazioni nei riguardi di un vicino su cui è così poco possibile fare affidamento. La mobilitazione jugoslava effettuata poco a poco, doveva dare a questo Stato la possibilità di manifestare il suo vero, intimo animo, in un momento qualsiasi per noi sfavorevole.

Vista la forma delle ultime azioni jugoslave che feriscono profondamente il Reich tedesco, e sono quindi insopportabili per noi come grande Potenza, mi sono deciso, a malincuore, ad effettuare un riordinamento generale della situazione militare in questa regione. Sono stato rafforzato ulteriormente in questa decisione dagli sbarchi di truppe inglesi in Grecia che nel frattempo hanno avuto luogo in grande misura.

Oltre a ciò ieri è stato comunicato al nostro ambasciatore a Mosca che la Russia è in procinto di concludere un Patto di Amicizia con la Jugoslavia, oppure lo ha già concluso.

In queste circostanze non vedo più alcuna possibilità di esitare ulteriormente, e domattina farò andare all'attacco le formazioni tedesche.

L'impiego di queste formazioni si susseguirà tempestivamente a corti intervalli.

Mi rendo conto che si tratta di una dura lotta contro un avversario straordinariamente tenace e valoroso che è eccezionalmente favorito dalla formazione del suolo del paese. Inoltre la Germania non è solamente costretta a mantenere in piedi una armata molto forte all'ovest, ma anche ad essere pronta al massimo all'est. Ciò nonostante noi assolveremo sicuramente dal punto di vista militare tutti questi compiti, ad una condizione però, Duce, che noi veniamo ad un impiego delle nostre forze, riflettuto sempre bene e chiaramente, e comunemente concordato.

Anzitutto ritengo, Duce, importante una cosa:

Il Vostro fronte, Duce, in Albania, non deve assolutamente cedere. A tale scopo vorrei consigliarvi di tutto cuore di impiegare in prima linea come sostegno, quella forza che, grazie alla sua mobilità, può essere lanciata il più rapidamente nei punti critici, l'arma aerea.

Duce! Nei prossimi 8 o 10 giorni è completamente indifferente qualsiasi azione effettui la vostra arma aerea al confine itala-jugoslavo! È soltanto decisivo che essa, se necessario, tenti con un impiego di massa ininterrotto di fermare se possibile, ancora nel suo sviluppo, qualsiasi attacco serbo contro le Vostre posizioni albanesi, che lo scompigli e finalmente lo respinga e lo infranga.

La più stretta collaborazione delle nostre forze aree sarà quindi una premessa del successo. Questa collaborazione sarà resa più difficile dal fatto che la Jugoslavia possiede modelli di apparecchi tedeschi ed anche italiani. Ciò richiede da un lato la più precisa reciproca spiegazione delle azioni, la decisione comune delle medesime e la effettuazione di quelle misure che sembrano atte a far si che gli aeroplani si riconoscano reciprocamente l'un l'altro e non vengano a conflitto fra di loro, ed anzitutto siano resi chiaramente riconoscibili dalle difese contraeree.

Duce! Avrei atteso volentieri altri sei o otto giorni per poter effettuare ancora più a fondo i preparati'.'i necessari per questo nuovo caso. Ma, dopo gli sviluppi delle ultime quarantott'ore non ho più creduto di potermi assumere tale responsabilità.

Per potere assicurare ora l'effettuazione delle operazioni, in un senso unitario Vi prego, Duce, di voler accettare la mia opinione, come la espongo nei seguenti punti. Ciò è nell'interesse della nostra comune vittoria, e con lo scopo di venire incontro, per quanto possibile, ai giustificati desideri di tutti gli interessati. Ho sottoposto parimenti questa proposta al Reggente Horty in senso letteralmente uguale:

1°) Il successo, ed anzi il rapido successo della campagna contro la Jugoslavia, dipende da un meditato giuoco di assieme di tutte le forze. Esse debbono, quindi, almeno in senso generale, operare secondo punti di vista unitari.

2°) Nelle attuali circostanze, per queste operazioni, l'esercito tedesco è numericamenete il più forte nei confronti della Jugoslavia, sia nel campo terrestre che in quello aereo, e inoltre anche la sua attuale dislocazione è la più adatta per l'impiego concentrico delle forze.

3°) Ciò nonostante è desiderato che le armate alleate -anche se da un punto di vista generale sono dirette in comune -operino tuttavia, per quanto è possibile, come corpi indipendenti, per servire, con l'adempimento dei compiti che loro spettano in particolare, lo scopo dell'annientamento del comune nemico.

4°) Vi proporrei quindi, Duce, a tale scopo, di concordare che Voi mi vogliate consentire di poter dirigere a Voi personalmente, sotto forma di «raccomandazioni» e « desideri » i punti di vista generali necessari per il complesso delle operazioni e le conseguenti indicazioni. Voi allora, Duce, come Comandante Supremo dell'Esercito Italiano, impartireste in tal senso le necessarie disposizioni e dareste gli ordini necessari. Si può così fare a meno di stabilire esteriormente un comando superiore, e tuttavia ottenere che la condotta delle operazioni sia effettuata in senso unitario. L'ulteriore fissazione dei dettagli verrebbe poi stabilita di caso in caso fra i Comandi dell'Esercito e delle Armate.

Io vi prego, Duce, di voler esaminare questa proposta. Essa significa soltanto un accordo fra noi due e non comparirà dinanzi al mondo. Il mio scopo è solamente di vincere in comune, ed anzi di vincere presto e sicuramente, poiché proprio in considerazione della situazione sempre malsicura ad oriente, è comprensibile che io sarò felice di poter liberare le formazioni tedesche al più presto possibile dal compito che spetta loro attualmente, di poterle ritirare e tenerle pronte. Io spero, Duce, che tra breve tempo sarà possibile discutere di nuovo personalmente con Voi tutte le altre questioni. Per il resto, io entro in questa lotta con fiera decisione, perché non importa ciò che verrà: alla fine vi è la vittoria dalla nostra parte.

Con cordiale cameratismo ed i più sinceri saluti.

(l) -Vedi D. 855. (2) -Non rinvenuto, ma vedi D. 856. (3) -Vedi D. 863. (5) -Vedi D. 792.
866

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 5 aprile 1941.

A scopo puramente telefonico nei confronti del padrone di qui, ti ho detto -(rammaricandomi per il tuo eventuale ritorno a Bari) -che i tuoi

diretti [contatti] telefonici con Ribbentrop sono molto graditi e... Ma in via del tutto amichevole devo dirti invece che è vero il contrario: nel senso che Ribbentrop non ama affatto -e per il suo temperamento e per l'abitudine che egli ha di riferire tutto al Filhrer -di ricevere comunicazioni telefoniche (come sono le tue) che lo mettano nella incresciosa e disagevole situazione di dovere dare se non un preciso giudizio, almeno una sua immediata impressione.

Fin dalla prima volta -quando domenica scorsa per corrispondere al tuo desiderio gli preannunciai la tua telefonata -ebbi questa precisa sensazione. La seconda volta, quando mi incaricasti di rintracciarlo, ne ebbi la conferma. E d'altronde avrai constatato tu stesso che egli non ha mai preso l'iniziativa di chiamarti al telefono, sia pure per darti delle risposte che erano attese.

Ad ogni problema o domanda che gli sieno sottoposti egli non risponde che in un modo... che io rifletta su ciò. Con la lealtà che io sempre ti devo mi permetto di consigliarti che quanto hai comunicazioni dirette [da fare, tu le faccia] per lettera a mezzo [mio o] di normale corriere.

Ho già preparato un appunto per il Duce: ma aspetto a mandarlo perché -se, come credo e spero, tu resti a Roma -ritengo inutile e pericoloso intrat tenerlo -sia pure in tesi generale -su tale argomento.

867

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. UU. PER TELESCR. 9727/502 P. R. Berlino, 6 aprile 1941, ore 8,20.

A seguito e con riferimento alle mie comunicazioni di iersera stamane il Ministro Ribbentrop ha rimesso al Ministro greco una nota, in cui constatando come gli sbarchi in Grecia costituiscano un tentativo di formare un nuovo frontt contro la Germania e ricordando le parole del Fuehrer secondo cui gli ingles. saranno colpiti in Europa dovunque si trovino, viene comunicato l'ordine dat(J alle truppe tedesche di cacciare gli inglesi dal territorio greco. La nota ha un riferimento per rilevare quanto l'atteggiamento greco fin dal principio dell'attuale guerra sia stato sempre contrario ai principi della neutralità obbligando l'Italia nell'ottobre scorso ad intervenire. Dichiara inoltre che la Germania non nutre sentimenti di ostilità contro il popolo greco, ma reagirà energicamente ad ogni tentativo di resistenza. Per ciò che riguarda la Jugoslavia vi è una dichia· razione ufficiale del Governo tedesco che ricorda gli sforzi del Fuehrer e del Duce per stabilire una politica di amicizia con essa, rileva il contegno sleale di Belgrado dopo l'inizio della guerra, come risulta dai documenti trovati alla Charité di Parigi. Insiste per dimostrare come a Vienna da parte della Germania e dell'Italia fosse stato dato alla Jugoslavia quanto essa aveva richiesto e come i Ministri firmatari del Patto siano stati arrestati appena rientrati a Belgrado, dimostrando così che la clique serba ha deciso di opporsi in ogni modo all'adesione jugoslava al nuovo ordine europeo.

868

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

T. S.N. (1). Roma, 6 aprile 1941, ore 10.

Ricevo la Vostra lettera (2). Tutto quanto è accaduto dal 25 marzo in poi a Belgrado non ammetteva ormai altra soluzione all'infuori di quella che Voi avete scelta: la soluzione delle armi. La Jugoslavia è la più autentica creazione di Versaglia e merita il suo destino. Che il soldato serbo sia valoroso e tenace non vi è dubbio, ma come massa è probabilmente meno forte data la sua composizione etnica e le differenze culturali. La lotta sarà dura ma sul risultato vittorioso la mia certezza, come la Vostra, è assoluta. Passo a parlarVi della situazione strategica italiana. Ho provveduto allo sgombero della popolazione civile nelle città di Fiume, Zara, Scutari. Provvedimento doloroso ma inevitabile. Mentre per la frontiera est non ho eccessive preoccupazioni e ritengo che le quattordici divisioni ivi concentrate siano in grado di respingere qualsiasi tentativo di offensiva, la situazione in Albania è diversa. Non credo che i greci già provati da cinque mesi di guerra possano prendere iniziative in grande stile e comunque le forze dislocate le ritengo sufficienti, ma la situazione più delicata è quella della frontiera nord. Vi ho concentrato da 70 a 80 mila uomini e ho dato loro l'ordine categorico di resistere ad oltranza nell'attesa che la tenaglia tedesca proveniente da est si faccia sentire a tergo dei jugoslavi. Concordo pienamente con Voi che qui l'aviazione ha un compito fondamentale e per questo ho fatto trasferire dal Veneto nelle Puglie la 2a Squadra Aerea coll'ordine di stare in permanenza nel cielo della battaglia. I due Stati Maggiori dell'Aria devono prendere tutte le misure per rendere efficiente al massimo la collaborazione delle rispettive aviazioni. Concordo anche pienamente con Voi per quanto concerne la condotta unitaria delle operazioni secondo la formula che Voi proponete al punto 4). Quanto ai dettagli operativi essi saranno stabiliti dagli Stati Maggiori. Sono convinto che anche la prova attuale sarà superata rapidamente dalle forze dell'Asse e con tale convinzione Vi prego, Fiihrer, di ricevere i miei più cordiali camerateschi saluti.

869

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 2852/208 R. Ankara, 6 aprile 1941, ore 11,49 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 205 (3).

Notizie vittoriosa azione itala tedesca in Africa settentrionale con ripresa di Bengasi ha costituito una salutare sferzata per questi circoli politici e giornalistici. Anche il colpo di Stato in Iraq produce molta impressione.

Saracoglu ha detto a colleghi esteri che nessuna nuova intesa è in corso fra la Jugoslavia e la Turchia aggiungendo che a suo tempo la Jugoslavia

non ha creduto di dover aderire alle proposte fattele dalla Turchia. Menemencoglu ad altri colleghi esteri che gli chiedevano quale sarebbe l'atteggiamento della Turchia in caso di guerra fra Germania e Jugoslavia, ha risposto che la Turchia difenderà sue frontiere e suo territorio.

(l) -Minuta autografa di Mussolini. Il presente telegramma è stato trasmesso per telescrivente all'ambasciatore Alfieri affinché provvedesse all'immediata consegna. Vedi D. 871. (2) -Vedi D. 865. (3) -Vedi D. 844.
870

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2843/506 R. Berlino, 6 aprile 1941, ore 14.

Vice Capo Ufficio Stampa Ministero Affari Esteri Braun von Stumm, che è qui considerato specialista dell'Auswiirtiges Amt per le questioni etnografiche, si è iersera in conversazione privata, espresso nei seguenti termini circa futura ripartizione dell'attuale territorio jugoslavo:

l) Una Serbia comprendente gruppi etnografi strettamente serbi aumentata da una parte della Bosnia e da parte del Montenegro.

2) Una Croazia completamente indipendente;

3) Una ripartizione fra Germania e Italia del territorio sloveno;

4) Soddisfazione delle rivendicazioni irredentistiche ungheresi romene e bulgare;

5)Piena realizzazione delle rivendicazioni italiane su tutta la costa orientale adriatica comprendente Dalmazia, le isole e una parte del Montenegro compreso Cettigne e Bocche di Cattaro;

6) Suddivisione del territorio jugoslavo nella forma predetta dovrebbe essere seguita da vasto trasferimento di popolazione simile a quello recentemente avvenuto in Polonia e nei paesi Baltico.

7) Come conclusione predetto funzionario ha detto che è interesse vitale dell'Italia e della Germania costituzione nei Balcani di una testa di ponte non slava più grande possibile formata dall'attuale Albania ingrandita dalle sue rivendicazioni e da altri territori che dovrebbero essere liberati dagli elementi slavi.

871

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. uu. s. 9465/507 P.R. Berlino, 6 aprile 1941, ore 16,45.

Ho consegnato personalmente oggi alle ore 14 la risposta del Duce al Fiihrer (l) che se ne est dichiarato particolarmente soddisfatto manifestando di essere pienamente d'accordo sul suo contenuto.

57 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

Il Ftihrer, parlando dell'inizio dell'offensiva, mi ha dichiarato che i serbi sono soldati valorosi, ma che ciononostante ritiene che in tre o quattro settimane si dovrà risolvere la situazione. Ha aggiunto però che il terreno impervio e montagnoso potrà forse richiedere un tempo maggiore sopratutto perché non potranno trovare facile impiego i mezzi meccanizzati.

Il Ftihrer mi ha confermato che est sua ferma volontà di rendere più rapido possibile il collegamento delle forze tedesche con quelle italiane, collegamento che dovrebbe avvenire a nord est della regione dei Laghi e su un fronte quanto più possibile largo.

Ha dato ordine di assaggiare dove sia possibile il più rapido passaggio di mezzi meccanizzati per realizzare nel minor tempo possibile il predetto collegamento, essendo egli convinto che la presenza di una divisione corazzata tedesca in Albania servirebbe a fronteggiare ogni evenienza.

Si est mostrato vivamente compiaciuto dell'inizio dell'offensiva che ha avuto un promettente successo in quanto tutte le divisioni e reparti hanno raggiunto entro mezzogiorno di oggi gli obiettivi assegnati per la giornata.

A questo punto est stato chiamato al telefono dal maresciallo Goering et dopo tale colloquio mi ha detto che la imponente incursione aerea di stamane su Belgrado aveva ottenuto pieno risultato: sono stati distrutti tutte le caserme, il porto, il castello, ed -ha aggiunto -purtroppo anche la villa reale. Inoltre la parte industriale e quella fortificata della città sono in preda alle fiamme.

Ha inoltre detto che sono stati abbattuti o distrutti 69 (sessantanove) apparecchi nemici, mentre da parte tedesca sono mancanti solo tre aerei.

E per quanto riguarda il patto ieri concluso tra la Russia e la Jugoslavia il Ftihrer, come poco prima mi aveva detto Ribbentrop, non vi attribuisce una effettiva ed attuale importanza e lo considera una specie di larvata minaccia di fronte alla quale, come aveva già scritto al Duce, ha creduto necessario di anticipare i tempi. Il Ftihrer ha dichiarato che tutto procede secondo i piani prestabiliti, e rallegrandosi dell'intima e stretta collaborazione tra l'Italia e la Germania ha espresso la certezza che agendo in pieno accordo col Duce sarà conquistata la vittoria finale.

Mi ha infine incaricato di far pervenire al Duce i suoi vivi ringraziamenti per la sollecitudine con cui ha voluto rispondere alla sua lettera e di rinnovargli i suoi cordiali camerateschi saluti.

(l) Vedi D. 868.

872

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. 2856/167 R. Mosca, 6 aprile 1941, ore 17,25 (per. ore 21,45).

In via confidenziale collega tedesco mi ha fatto conoscere avere ricevuto istruzioni da Berlino di vedere Molotov immediatamente. Fino a questo momento però Ambasciatore di Germania non è riuscito ottenere colloquio causa giorno festivo. Con ogni probabilità potrà vederlo soltanto domani. Mi riservo riferire.

Questa Ambasciata di Germania valuta in senso pessimista commenti odierni della stampa sovietica circa firma patto. Concordo nell'interpretare come netta presa di posizione per ora «ideologica>> a favore Jugoslavia ed in senso ostile all'Asse. Circa manifestazioni concrete è difficile fare pronostici ma credo sia da escludere che esse possano essere immediate.

Ritornerò sull'argomento (1).

873

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2239/132 R. Bagdad, 6 aprile 1941, ore 22 (per. ore 6,30 dell'B).

Segreto più assoluto.

Mio telegramma n. 126 (2).

Si è potuto avere conoscenza a titolo strettamente confidenziale di un riassunto dell'accordo concluso Cairo tra Eden e Suedi e firmato da quest'ultimo sotto riserva approvazione Governo di Bagdad. Mi permetto far presente ad ogni buon fine che, ove Governo britannico intuisse in questo momento che noi abbiamo notizie accordo, posizione nuovo Governo Iraq potrebbe divenire estremamente critica nei riguardi Inghilterra.

Trascrivo riassunto disposizioni accordo che da solo documenta tempestività ed importanza per l'Asse del colpo di Stato che ha scongiurato accettazione accordo stesso:

l) questione Siria sarà risolta immediatamente dall'Inghilterra e da Iraq. Turchia accetterà fatto compiuto senza sollevare obiezioni. Turchia si riserverà diritti rettifica frontiera lungo percorso ferrovia siro-turca e sarà disposta cedere come contropartita alcuni villaggi Sangiaccato Alessandretta;

2) Iraq accetterà soluzione definitiva della questione palestinese quale è prevista nel Libro Bianco Inglese. Costituzione di un Governo nazionale in Palestina sarà rimessa al dopoguerra;

3) si stabilirà una unione doganale e monetaria tra Iraq, Transgiordania, Palestina e Siria;

4) Iraq si metterà d'accordo con Egitto per coordinare sforzi in vista di una cooperazione militare con l'Inghilterra. Inghilterra darà loro materiale da guerra ed aiuti finanziari occorrenti per la lotta comune;

5) sarà costituita una commissione militare mista anglo-turco-araba per coordinare comuni interessi militari nel Vicino Oriente;

6) è inteso che Iraq romperà immediatamente relazioni diplomatiche con l'Italia.

(l) -Vedi D. 877. (2) -Vedi D. 853.
874

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 6 aprile 1941.

La radio e la stampa tedesca diffondono da questa mattina notizie relative alla Croazia, alla sua lotta politica e al suo avvenire. Sono stati anche diffusi alcuni telegrammi diretti di elementi croati al Ftihrer.

Sembrerebbe opportuno che altrettanto sia fatto da parte nostra, mettendo in rilievo la comprensione e l'appoggio che la causa croata ha trovato in Italia ed iniziando eventualmente la pubblicazione di documenti e messaggi che valgano a provare l'interesse italiano per le cose di Croazia.

Si allegano i testi di due messaggi pervenuti nell'anno scorso da parte di comitati croati (1), con i quali veniva fatto appello al Governo fascista per attenerne l'appoggio nella soluzione del problema nazionale.

875

IL SEGRETARIO DEL GABINETTO, DE FERRARIS, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

APPUNTO S. N. Roma, 6 aprile 1941.

Il senatore Tacconi, che aveva stabile dimora a Spalato e che è tornato in Italia con gli italiani di Spalato testè rimpatriati ha dichiarato al Senatore Salata quanto segue:

l) Le popolazioni croate di Spalato e delle altre isole e città toccate dal battello hanno manifestato in modo aperto la loro simpatia per gli italiani non nascondendo il loro desiderio di vederli al più presto ritornare e prodigandosi in tutti i modi per facilitare la partenza.

2) Poco prima della partenza il Vicario Generale della Diocesi di Spalato, accompagnato da un altro Canonico, ha comunicato al Senatore Tacconi che il Vescovo gli inviava il suo più cordiale saluto e l'augurio di un sollecito ritorno con le truppe italiane vittoriose e lo pregava di far sapere a Roma il suo vivo desiderio -dopo le ultime amare esperienze di convivenza con i serbi -di una occupazione italiana della Dalmazia, assicurando che in questo caso l'Italia avrebbe potuto fare pieno assegnamento sul Vescovo e sul clero della diocesi per ogni eventualità e ogni influenza sulla popolazione (2).

876.

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 2873/168-169 R. Mosca, 7 aprile 1941, ore 0,20 (per. ore 4,50).

Credo doveroso sviluppare ulteriormente mio pensiero circa attitudine

U.R.S.S. specialmente nei riguardi delle relazioni tedesco-sovietiche.

Importa tener presente che obiettivo principale della politica staliniana è rafforzamento della sicurezza dell'U.R.S.S. Rafforzamento viene cercato con due metodi: uno positivo cioè incremento armamenti ed uno negativo cioè indebolimento degli avversari potenziali. Guerra europea desiderata ed incoraggiata dall'U.R.S.S. doveva servire al naufragio metodico. Oggi U.R.S.S. ha ancora interesse che guerra si allarghi e prolunghi senza risultato decisivo per nessuna parte perché il graduale esaurimento dei contendenti non può che accrescere forza relativa dell'U.R.S.S.

Dopo fulminea campagna tedesca in occidente Mosca aveva incominciato sentire preoccupazione per possibile schiacciante vittoria germanica e conseguente predominio tedesco in Europa. Cercò allora inserirsi nella politica dell'Asse offrendo sua collaborazione nei settori danubiani e balcanici. Quando suoi approcci vennero respinti si iniziò quella graduale evoluzione della politica sovietica che doveva portare alla odierna crisi delle relazioni con la Germania.

Recenti iniziative dell'U.R.S.S. nei riguardi della Turchia e Jugoslavia hanno avuto fine precipuo di incoraggiare avversari dell'Asse nell'Europa sudorientale onde ristabilire maggior equilibrio fra le forze contendenti e rinfocolare così lotta che sembrava destinata risolversi quanto prima con una totale soggezione dei Balcani al blocco italo-tedesco. Al tempo stesso U.R.S.S. ha voluto affermare proprio interessamento in quel settore. Sempre riservandosi possibilità modificare sua politica secondo gli avvenimenti.

Si può però asserire che atteggiamento dell'U.R.S.S. di fronte Germania sarà in definitiva determinato principalmente dalla risposta che questi dirigenti daranno a quesito: <<se e quando forze militari saranno sufficienti per poter affrontare senza eccessivo rischio ostilità tedesche>>. Nel momento attuale mia sensazione è che U.R.S.S. considera ancora troppo pericoloso assumere atteggiamento ostile contro Germania e che pertanto non prenderà iniziative che possano provocare morte dei patti conclusi con Reich nell'autunno 1939. Ritengo cioè che U.R.S.S. rimarrà per ora nella posizione equivoca creata da

recente trattato con Jugoslavia e pur continuando sviluppare diplomaticamente obiettivi conserverà militarmente attitudine di attesa.

Non credo però sia da escludere che U.R.S.S. possa ancora essere disposta accogliere seriamente aperture che venissero fatte da potenze dell'Asse per regolare di comune accordo problemi dell'Europa sud-orientale questioni che maggiormente la interessano.

Sarà intanto interessante vedere se e come Governo sovietico eseguirà impegni derivanti dai suoi accordi economici con Germania. In questo campo potranno forse verificarsi sintomi indicatori delle sue reali intenzioni.

877.

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. R. 2897/170 R. Mosca, 7 aprile 1941, ore 14,51 (per. ore 2 dell'B).

Mio telegramma n. 167 (1).

Schulenburg mi ha informato che ha visto Molotov ieri sera. Scopo della visita era soltanto quello di fare al Governo sovietico comunicazione ufficiale dell'entrata in guerra della Germania contro la Jugoslavia. Come unico commento Molotov ha espresso rammarico per nuovo conftitto sul che «si rendeva conto essere stato forse inevitabile».

Collega tedesco non avendo ricevuto istruzioni di farlo si è astenuto dal portare conversazione sul Trattato sovietico jugoslavo ed esso non è stato menzionato nemmeno da Molotov.

Da una conversazione avuta stamane con Schulenburg ho potuto constatare opinione del mio collega concorda sostanzialmente con quanto esposto nei miei telegrammi nn. 168 e 169 (2). Egli si mostra anzi più categorico di me nel senso esiste ancora possibilità modificare attitudine sovietica e ristabilire cordialità con Asse mediante opportuna azione diplomatica la quale tenga debito conto delle esigenze e delle aspirazioni dell'U.R.S.S.

(l) -Vedi serie IX, vol. IV, D. 848. (2) -Il documento è vistato da Mussolini.

(168) Miei telegrammi precedenti (1).

(169) Per il momento presa di posizione sovietica nei rispetti della Turchia e della Jugoslavia ha carattere più che altro dimostrativo. U.R.S.S. ha cioè manifestato propria simpatia ma non ha ancora rivelato se intende farla seguire da azione positiva a favore dei due paesi predetti. Per avanzare fondate previsioni in proposito occorrerebbe aver conoscenza completa dei fattori militari in gioco e delle forze belliche di tutti i paesi interessati.

(l) Vedi da ultimo, D. 872.

878

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AGLI AMBASCIATORI AD ANKARA, DE PEPPO, A MADRID, LEQUIO, A MOSCA, ROSSO, A TOKIO, INDELLI, E A WASHINGTON, COLONNA,

E AI "MINISTRI A BERNA, TAMARO, A BUCAREST, GHIGI, A BUDAPEST, TALAMO, A LISBONA, BOVA SCOPPA, E A SOFIA, MAGISTRATI

T. 11666/C P.R. Roma, 7 aprile 1941, ore 22.

Comunicavi qui di seguito testo dichiarazione R. Governo in data 6 corrente: «Quattro anni or sono -nel marzo 1937 -la Jugoslavia sottoscrisse con l'Italia un Patto di Amicizia che avrebbe dovuto costituire la base permanente

e sicura di una leale politica di collaborazione tra i due Stati. Fu definito

~

questo il Patto della pace adriatica e noi lo negoziammo e lo concludemmo con la ferma intenzione che esso segnasse l'inizio di una nuova èra nelle relazioni tra i due popoli, accordando al Governo jugoslavo una fiducia, alla quale noi speravamo che esso non sarebbe venuto meno.

Al Patto di Belgrado noi ci mantenemmo fedeli, anche quando, rovesciato il Gabinetto del Sig. Stojadinovich, che lo aveva concluso, cominciarono ad apparire in Jugoslavia i primi segni e le prime manifestazioni di una inascente ostilità verso l'Italia, opera di quelle forze oscure, che avevano per vent'anni avvelenato i rapporti tra i due Paesi, e che con la caduta di Stojadinovich, riprendevano chiaramente il sopravvento sulla politica di pace e di amicizia che nel 1937 era stata inaugurata.

Noi e la Germania avemmo le prove del lavorio che queste forze compivano per legare la Jugoslavia alla politica ed all'azione dei nostri nemici. Tuttavia non solo non abbandonammo quella che noi lealmente ritenevamo dovesse essere la base delle nostre relazioni con la Jugoslavia, ma compimmo tutto quanto era in nostro potere per mantenere l'intesa con la Jugoslavia, evitare che la pace dell'Adriatico fosse turbata, sottrarre la Jugoslavia ai pericoli di una guerra, verso la quale l'Inghilterra, con la connivenza di una cricca delittuosa di uomini politici jugoslavi fatalmente la trascinava.

Il nostro programma era preciso: noi intendevamo assicurare l'avvenire della Nazione jugoslava, chiamandola a partecipare, senza alcuno sforzo, senza alcun rischio, senza alcun pericolo da parte sua, all'opera di ricostruzione pacifica del continente europeo alla quale noi avevamo già assicurato la collaborazione dell'Ungheria, della Romania e della Bulgaria.

Fu in base a tale programma che la Jugoslavia veniva ammessa -con l'Accordo di Vienna del 25 marzo a far parte del Patto Tripartito. Nulla noi chiedevamo alla Jugoslavia con .questa adesione, fuori della sua leale collaborazione alla politica di ricostruzione del Continente. Mentre la Jugoslavia otteneva il riconoscimento della sua sovranità e della sua integrità, la garanzia che il suo territorio non sarebbe stato attraversato da truppe, che essa non sarebbe stata chiamata a dare aiuti militari, e finalmente che la sua aspirazione ad uno sbocco nell'Egeo sarebbe stata soddisfatta con l'acquisto della città e del porto di Salonicco, che l'Italia e la Germania congiuntamente le garantivano.

Questo Patto era appena concluso, che quelle stesse forze le quali avevano oscuramente lavorato per trascinare la Jugoslavia nella guerra, si sollevavano a Belgrado, e rovesciata la Reggenza, arrestati i Ministri che avevano firmato l'adesione della Jugoslavia al Tripartito, eccitata e sommossa la piazza, imponevano con la violenza un regime che aveva manifestamente un solo compito: .quello di stracciare il Patto firmato e di volgere la Jugoslavia contro le Potenze dell'Asse.

Un'ondata di incoscienza e di follia passava sulla Jugoslavia. Così mentre gravi violenze venivano esercitate contro i cittadini e le istituzioni italiane

e tedesche anche da parte di elementi dell'Esercito, il nuovo Presidente del Consiglio, Generale Simovic, ordinava la mobilitazione generale, minacciava la guerra all'Italia, stringeva intese con lo Stato Maggiore britannico e greco, faceva appello all'aiuto della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.

Dalla notte del 27 la Jugoslavia passava così immediatamente tra i nemici dell'Asse.

Il Governo italiano ha seguito con grande attenzione e con la massima calma il corso di questi avvenimenti, che hanno condotto la Jugoslavia a far causa comune con la Gran Bretagna e con la Grecia e a divenire, come la Grecia, base di operazioni delle forze britanniche in Europa. Di fronte a questo fatto il Governo italiano ha deciso di agire con le sue forze militari, navali ed aeree in stretta collaborazione con quelle della Germania».

(l) -Vedi D. 872. (2) -Vedi D. 876.
879

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 73/473 R. Roma, 8 aprile 1941, ore 15.

Recenti avvenimenti in Iraq (di cui Vi ho dato notizia con telegrammi a parte con preghiera d'informarne codesto Governo) possono condurre a imminente conftitto armato fra esercito iracheno e forze militari britanniche.

Se in tale eventualità esercito iracheno non ricevesse aiuti dall'Asse, non sembrerebbe probabile che possa alla lunga resistere a forze inglesi. Come noto Gailani ha chiesto da tempo invio di armi e munizioni; cosa che non ha avuto seguito per difficoltà trovare via di transito adatta. Allo stato delle cose sembrerebbe conveniente far sapere a Gailani: a) che Potenze Asse seguono con ogni simpatia sua azione;

b) che apparirebbe conveniente ritardare conftitto armato in Iraq, data difficoltà trovare una via -nel momento attuale -per far pervenire Iraq rifornimenti di armi e munizioni;

c) nel caso si renda inevitabile conflitto armato, Potenze Asse accorderanno Iraq ogni possibile appoggio, fornendo anche materiale bellico, non appena possa trovarsi via per inoltro. E ciò, secondo i concetti espressi nella lettera diretta da Weizsacker al Mufti, e nei quali abbiamo da parte nostra consentito.

Potrebbero essere inviate istruzioni al R. Ministro a Bagdad di esprimersi con Gailani nel senso suddetto a nome delle Potenze dell'Asse. Intrattenete codesto Governo e telegrafate (1).

(l) Per la risposta di Alfieri, vedi D. 889.

880

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S.N. Roma, 8 aprile 1941.

Il Ministero degli Esteri ha curato la riproduzione sotto forma di volantini e in vari milioni di esemplari del materiale propagandistico destinato ad appoggiare il movimento di indipendenza croata (appelli di Pavelic, fotografie degli ustasa, ecc.). Questi volantini che devono essere lanciati dai nostri aerei sul territorio croato, sono stati rimessi alla R. Aeronautica e possono essere utilizzati al momento voluto.

Il Dr. Pavelic ha espresso il parere che convenga m1z1are tale lancio. Vi si prega, Duce, di far conoscere le Vostre istruzioni (1).

881

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. 1078/372. Mosca, 8 aprile 1941 (per. il 17).

Mio telespresso n. 826/288 del 19 marzo u. s. (2). In occasione della visita fatta dal Reggente l'Ufficio Commerciale della

R. Ambasciata al Direttore della Sezione Trattati del Commissariato Commercio Estero per trattare la questione dello scambio di mercurio italiano con prodotti minerari sovietici, (mio telespresso odierno n. 1077/371) (3) avevo incaricato il Cav. Relli di sondare quell'organo competente circa le intenzioni sovietiche di fronte ai nostri progetti per la conclusione di un accordo commerciale.

Senonché il predetto Direttore, pur dichiarando che gli schemi da noi sottoposti erano a suo tempo pervenuti dal Commissariato per gli Affari Est~ri a quello pel Commercio Estero, non ha voluto dire altro se non che essi «erano oggetto di esame da parte degli uffici competenti>>. Eludendo ogni tentativo di farlo parlare, egli ha mostrato in modo evidente di non voler discutere in merito, neppure a titolo personale. Non ho pertanto alcun elemento per esprimere opinioni sulla probabile risposta sovietica, all'infuori di quello negativo del ritardo frapposto nel darci tale risposta: ciò che mi sembra essere un indizio poco favorevole.

In vista anche della odierna situazione politica, giudicherà codesto Ministero se e quando sia il caso che io faccia sollecitazioni ufficiali presso il Commissariato per gli Affari Esteri.

Sempre nel corso della stessa conversazione il Cav. Relli ha chiesto quale seguito si intendesse di dare alle diverse e ripetute richieste presentate da questa Ambasciata per ottenere il rilascio dei permessi di esportazione sovietici

per le partite di lino e di canapa che erano state normalmente incluse nei « clearing » italo-lettone ed italo-lituano anteriormente alla l:ncorporazione di quelle due repubbliche baltiche nell'U.R.S.S.

Il Direttore Misciustin ha risposto promettendo di riesaminare le diverse questioni. In linea di massima ha però espresso l'opinione «che le questioni fossero oramai sorpassate e che nulla sarebbe stato possibile di fare al riguardo».

882.

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. U. S. N. D. PER TELEFONO 2985/232 R. Budapest, 9 aprile 1941, ore 17,45.

Vice Ministro Affari Esteri mi ha comunicato testé avvenuta partenza di questo Ministro sovietico che si recherebbe Mosca « per conferire sulla situazione». Vice Ministro aggiungevami peraltro che l'anzidetto agente diplomatico è partito accompagnato dalla consorte e tre signore della Legazione e che, secondo informazioni in possesso di questa Polizia, rimanente personale della Legazione stessa disporrebbesi partire 12 corr. Inoltre notevoli movimenti militari sarebbero segnalati verso frontiera ungherese; secondo informazioni questo Stato Maggiore tratterebbesi circa dieci divisioni ammassantesi regioni Dolina e Skolie, fra cui importanti reparti genio e unità assedio.

Vice Ministro, che mi si manifestava alquanto preoccupato delle surriferite indicazioni, mi ha accennato a punti più importanti possibile progetto mirante ostacolare attacco tedesco Isole britanniche e trasferire segnatamente Oriente europeo guerra su due fronti contro la Germania.

Gli ho domandato se gli risultava che descritti elementi potessero corrispondere effettiva conversione politica sovietica e se aveva notizie eventuale intesa di Mosca con Ankara o anche con Londra. Mi ha risposto non avere sino ad ora nulla in proposito. Questo Stato Maggiore pare creda possibile conversione della politica sovietica, nonostante, secondo dettomi dallo stesso Vice Ministro degli Affari Esteri e confermatomi da questo Ministro di Germania di ritorno iersera da Berlino, da parte tedesca continuasi dubitare iniziative militari sovietiche.

883.

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 3000/233 R. Budapest, 9 aprile 1941, ore 20,16 (per. ore 3 del 10).

Mio telespresso n. 665 e mio telegramma n. 228 (1). Questo Ministro di Germania, di ritorno da Berlino, mi ha detto essere stato chiamato per aver un'ora di colloquio con von Ribbentrop che desiderava

essere ragguagliato circa ultimi avvenimenti Ungheria e intendimenti questo Governo in merito rapporti con Stati nemici, segnatamente Jugoslavia e Grecia, essendo desiderio Governo tedesco che presa di posizione ungherese riguardo a queste ultime avvenga al più presto.

Frattanto Bardossy ha avuto occasione esprimersi meco al riguardo nel senso che recente riavvicinamento ungaro-jugoslavo, accolto non senza difficoltà da questa opinione, richiederebbe ora rispetto quest'ultima convenienti trapassi fino ad atteggiamento apertamente ostile. Che pertanto riteneva che estinzione recente patto Belgrado e connessa rottura dei rapporti ungaro-jugoslavi avrebbe potuto più opportunamente accadere per carenza dell'altro contraente, ove si giungesse rapidamente dissoluzione unità jugoslava. Per mia parte non ho mancato osservare a questo Ministro Affari Esteri che, come ebbe a dichiarare suo tempo stesso Conte Csàky, riavvicinamento ungaro-jugoslavo inquadravasi nella politica di comprensione e pace tentata dalle Potenze dell'Asse nei riguardi di Jugoslavia e parevami pertanto destinato cadere con essa.

Dichiarazione non diversa questo Ministro Affari Esteri ha fatto stamane al mio collega germanico dietro preciso quesito postogli da questo come richiesto da Berlino. Gli ha altresì adotto timore qui destato da atteggiamento sovietico come da mio telegramma n. 232 (l) e finanche da atteggiamento Romania che non nasconderebbe proprie aspirazioni su parte Banato. A tale ultimo proposito mio collega germanico mi ha osservato non ritenere che da parte tedesca potesse essere tenuto conto di tali aspirazioni, giacché risulterebbegli che il Governo tedesco avrebbe già manifestato suo consenso aspirazioni ungheresi sull'intera regione in questione.

Bardossy ha inoltre detto ad Ermannsdorf che a suo giudizio caso dissoluzione unità jugoslava potrebbe presentarsi imminente dato che forze germaniche entrate in Croazia trovansi già di fronte Varasin e che proclamazione indipendenza croata fatta da Pavelic o altri esponenti croati potrebbe bastare a creare utile pretesto per Ungheria.

Quanto alla rottura dei rapporti con Grecia Bardossy ha dichiarato mio collega germanico che essa sarebbe naturalmente connessa con rottura dei rapporti con Jugoslavia.

(l) -A margine del documento Mussolini ha annotato: <<Si, subito». (2) -Vedi D. 748. (3) -Non pubblicato: riferiva circa il rifiuto da parte dell'URSS di esportare alcuni prodotti minerari.

(l) Non rinvenuti.

884

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 10114/524 P. R. Berlino, 9 aprile 1941, ore 20,55.

Per Gabinetto.

Il Fiihrer nel pomeriggio di oggi ha invitato mia moglie e me alla Cancelleria per prendere il the con lui. Visita assolutamente privata ed amichevole che ha avuto -da parte sua -una nota marcata di cortesia, data la

situazione attuale, e che ha assunto per me uno speciale interesse attuale ed informativo.

Mi sono affrettato ad esprimere vive congratulazioni per le recentissime notizie dei brillanti successi riportati dalle armate teresche, congratulazioni che -ho aggiunto -ritenevo di poter certamente fare interpretando l'animo del Duce al quale poche ore prima avevo fatto pervenire il più rapidamente possibile tali notizie (1).

Il Fiihrer ha molto gradito, mi ha subito dichiarato che i combattimenti sono stati molto aspri, ed ha aggiunto testualmente: «Abbiamo trovato nei greci gli avversari più coraggiosi, resistenti e duri che abbiamo finora incontrato in questa guerra; durante l'avanzata, nei punti più importanti delle linee difensive greche che noi ·siamo riusciti a forzare, non abbiamo trovato che dei morti».

Ho creduto dover commentare che tale resistenza dura noi l'avevamo già provata e che la recente dimostrazione sta a confermare il valore e l'eroismo -solamente più tardi riconosciuto -dei soldati italiani.

Il Fiihrer, che ha pienamente convenuto, mi ha detto che vi sono state perdite sensibili da parte tedesca. Commentando lo svolgimento della battaglia attuale ha rilevato come gli inglesi avessero messo davanti un largo schieramento allo scopo di avere il tempo di ritirarsi e concentrarsi se -come avvenuto -le vicende si svolgessero male, o di rafforzarsi se le cose andassero bene, attribuendosi così il merito del successo. Ora il Fiihrer si propone di dare un forte colpo ai serbi, dei quali ha detto che si sono manifestati soldati meno buoni di quanto egli avesse creduto, ed un durissimo colpo agli inglesi per evitare che i greci «sperino e sognino un miracolo».

Parlando della Russia ha fatto delle riserve circa le possibilità di un atteggiamento esageratamente premuroso verso i serbi da parte russa e, rispondendo a mia domanda, ha confermato di aver rafforzato la frontiera con altre divisioni perché -ha aggiunto --gli accordi sono buoni quando sono rafforzati dai soldati. Un tale provvedimento precauzionale non farà piacere a Stalin, ma -ha dichiarato -«non posso compromettere i nostri successi per amore verso il signor Stalin ».

Circa la Turchia, alla quale naturalmente quanto sta avvenendo darà da pensare, il Fiihrer non crede che ad essa « brucino le mani per il desiderio di muoversi».

Il Fiihrer ha confermato la certezza nella vittoria finale. « Nella mia carriera politica -egli ha detto -ho dovuto sempre combattere con avversari anche più forti di me, ma come è avvenuto al Duce, e come lui sa cosa vuoi dire lottare, ho combattuto quindici anni per giungere al potere e sono molte volte caduto sul naso ma mi sono sempre rialzato ed ho finito per vincere ogni avversario. In una guerra, quando le forze si equilibrano, uno dei due avversari perde perché abbandona la lotta un quarto d'ora prima dell'altro. Io sono del parere di combattere sempre almeno un quarto d'ora di più».

Ho commentato le parole del Fiihrer dicendo che questo è stato sempre il metodo del Duce, riassunto nella parola «durare».

Il Flihrer, che ha approvato con evidente compiacimento, ha riaffermato

la certezza della vittoria dell'Asse, così -egli ha testualmente dichiarato

«come son sicuro di esser·e seduto in questo momento su questa sedia».

E mi ha incaricato dei suoi saluti camerateschi al Duce.

(l) Vedi D. 882.

(l) T. s.n.d. per telescr. 2880/509 R. del 7 aprile, ore 13,45, non pubblicato.

885

IL CONSOLE GENERALE A VIENNA, ROCHIRA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 10231 S.N. P.R. Vienna, 9 aprile 1941, ore 21,20 (per. ore 12 del 10).

Questa stampa pone in grande rilievo notizia di. una manifestazione ieri fatta da qualche centinaio profughi croati i quali traversando in corteo centro città, si recarono alla (l) inneggiando libera Croazia Flihrer Pavelic.

Delegazione accompagnata persone da Capo Ufficio Propaganda del Reich fu ricevuta da Schirach cui consegna,rono un appello rivolto al Flihrer « nel quale croati vedono il garante della pace e il custode del loro diritto». Volklscher Beobachter pubblica seguente sottotitolo: « Flihrer unica speranza della Croazia».

Comunicato Roma e Berlino segue rapporto (2).

886

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3026/388 R. Bucarest, 9 aprile 1941, ore 23,40 (per. ore 20,05 del 10).

Ho veduto oggi Killinger testé rientrato dalla Germania, ove è stato oltre un mese.

Ministro di Germania mi ha detto che prima di rientrare in Romania è stato ricevuto dal Fuehrer, il quale gli ha riconfermato note direttive di piena adesione ed appoggio al Generale Antonescu.

Con ritorno di Killinger cadono pertanto tendenze da me segnalate di alti funzionari di questa legazione tedesca a favore di un ritorno al potere dei legionari, ed è rinforzato prestigio Capo del Governo dopo moti del gennaio scorso.

Per quanto concerne infine l'atteggiamento Romania nei riguardi Jugoslavia, Ministro di Germania mi ha detto che Germania non ha bisogno di aiuto militare e non ha interesse a che Romania prenda iniziativa atta suscitare reazione sovietica, mentre è d'altra parte importante che non avvengano in questo paese perturbazioni di carattere economico.

A tale ultimo riguardo tanto da parte dei romeni che da parte tedesca sono stato informato essere desiderio particolare nelle circostanze eccezionali che lavori semina e raccolta, che avranno luogo prossime settimane, e ai quali verrà adibita anche mano d'opera militare, possano procedere senza interruzioni.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Telespr. 2748/403 del 9 aprile, non pubblicato.
887

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. R. 3020/177 R. Mosca, 10 aprile 1941, ore 15,15 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 175 (1). Matsuoka mi ha fatto sapere che suo colloquio di ieri con Molotov durato altre tre ore non ha portato ad alcuna conclusione. Proposta da lui avanzata che

U.R.S.S. rendesse parte settentrionale di Sakhalin al Giappone e che fra i due paesi venisse concluso Patto di non aggressione non è stato presa in considerazione da Molotov il quale ha offerto invece Patto neutralità accompagnato da rinunzia illimitata alle concessioni di nord Sakhalin. Matsuoka ha rifiutato proponendo semplice patto neutralità. Colloquio si è chiuso senza decisione definitiva e verrà ripreso domani al ritorno di Matsuoka da Leningrado.

888

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3061/520 R. Washington, 10 aprile 1941, ore 19,30 (per. ore 21 dell'11).

Annunciata Missione a Londra di questo sottosegretario Marina Foresta! per conferire con Ammiragliato inglese « su problemi inerenti applicazione legge aiuti alle democrazie ed in particolare su standardizzazione materiale», ha precipuo scopo cercare di assicurare trasporti marittimi all'Inghilterra, problema che in questi circoli ufficiali è ormai apertamente considerato come più grave e più urgente che Stati Uniti d'America devono decidersi ad affrontare.

Vice Presidente Wallace in suo messianico discorso di ieri l'altro (mio telegramma 516) (2) è giunto a parlare di «diritto » che gli U.S.A. avrebbero di far giungere aiuti alle democrazie, e ad affermare che violazione da parte dell'Asse di tale diritto rappresenterebbe «lezione interesse vitale» di portata tale da indurre S.U.A. a partecipare guerra.

Noto «Comitato per difesa America mediante aiuti agli alleati», (che fu il primo ad iniziare campagna per nota cessione di cacciatorpediniere americano e per passaggio della legge per aiuti alle democrazie), e maggiori portavoci correnti anglofili e belliciste, hanno da parte loro in questi giorni intensificato propaganda per convincere opinione pubblica della necessità che gli S.U.A. trovino

modo di assicurare regolare afflusso nelle isole britanniche degli aiuti che gli Stati Uniti hanno deciso di elargire.

Sono queste tutte manifestazioni della campagna sempre più attiva che si è venuta qui delineando in questi ultimi tempi per preparare pubblico ad un'azione degli S.U.A. in tal senso e, qualunque possa essere la portata della sconfitta che Gran Bretagna e suoi vassalli subiscano nel settore balcanico, non da ritenere che tale campagna sia destinata ad attenuarsi. Con lo stesso spirito infatti con cui S.U.A. hanno incitato resistenza della Grecia e della Jugoslavia, essi vanno incitando e continueranno ad incitare resistenza britannica facendo balenare imminenza intervento americano.

In realtà è da escludere che per uscire dalla forza di guerra a responsabilità limitata (finora adottata e combattuta con armi economiche e diplomatiche) Roosevelt possa scegliere l'indomani di una sconfitta britannica. Nelle ultime 24 ore stampa e commenti radio hanno assunto addirittura carattere orazione funebre dei due Paesi « immolatisi per difesa democrazia » e tale presentazione, nonché oscuro quadro pessimistico della situazione, deprimono anziché incitarlo, spirito paese. Cosicché esso rimane ancora lungi dall'accettare, tanto meno dall'invocare, intervento militare degli S.U.A. nel conflitto.

(l) -T. r. 2999/175 R. del 9 aprile, non pubblicato, con il quale Rosso comunicava, tra l'altro, avergli Matsuoka detto che la «conversazione da lui avuta con Molotov non gli aveva ancora permesso di rendersi conto chiaramente se e quale possibilità esiste per un accordo con U.R.S.S. ». (2) -Non pubblicato.
889

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. u.s.N.D. 3021/531 R. Berlino. 10 aprile 1941, ore 21,45 (per. ore 22).

Ribbentrop si è personalmente interessato al contenuto del telegramma di

V. E. n. 473 (l) e proporrebbe che, per dare alla nostra risposta significato più concreto, fosse inviato a Presidente del Consiglio Iracheno a mezzo nostro Ministro Bagdad seguente comunicazione:

l) Che sua azione viene seguita con la medesima simpatia da Italia e Germania.

2) Che Italia e Germania consigliano iniziare resistenza armata contro Inghilterra non appena essa per il rapporto delle forze prometta successo.

3) Che Italia e Germania stanno preparando fin da ora attivamente aiuti di armi e munizioni e sperano superare note difficoltà relative via di trasporto.

4) Che seguiranno ulteriori comunicazioni al riguardo e che Governo italiano e tedesco sono pronti dare nell'interesse iracheno anche aiuto finanziario e pregano comunicare quali desideri si abbiano attualmente a tale proposito.

5) Se da parte nostra si approva tale proposta, si può procedere senz'altro a fare comunicazione (2), dandomene soltanto conferma per informazione.

Ribbentrop ritiene che attuale Governo Gailani rappresenti quanto di più favorevole per Asse si possa sperare di avere nell'Iraq. E' disposto perciò a venirgli incontro e a concedergli anche largo aiuto finanziario.

Mi è stato ripetuto da questo Ministero degli Affari Esteri che qui si ha la sensazione che nostre comunicazioni Bagdad non siano dal punto di vista cifra del tutto ermetiche. Si suggerisce di considerare se non sia il caso di trasmettere tali comunicazioni per corriere, cosa che però nelle circostanze attuali rappresenterebbe perdita di tempo prezioso.

La lettera di Weizsaecker al Gran Mufti è stata inviata ieri ad Ankara per inoltro al destinatario.

(l) -Vedi D. 879. (2) -Vedi D. 897.
890

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 74/485 R. Roma, 10 aprile 1941, ore ... (1).

Vostro 501 (2).

Sta bene per il rinvio. Potrete comunicare che concordiamo. Si gradirà conoscere se avete comunicato a codesto Governo quanto vi è stato telegrafato con mio 460 del 4 aprile (3). Dovreste, in caso negativo, procedere a tale comunicazione. È opportuno che codesto Governo sia al corrente del nostro punto di vista sull'argomento, anche per averne ulteriore elemento di valutazione dell'intero problema.

891

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A BEIRUT, CASTELLANI

T. S.N.D. 11984/15 P.R. Roma, 11 aprile 1941, ore 1.

Vostro telegramma 54 (4) e Vostro telespresso n. 126 (5).

Prendesi nota delle intese verbali concluse con Emiro Fawas Scialan.

Pagamenti mensili potranno essergli continuati fino a disponibilità esistenti presso di voi, sempreché Emiro rispetti obblighi da lui assunti.

Al riguardo -come in genere sulla condotta dell'Emiro -pregasi tenere informato questo Ministero.

(-4) Vedi D. 745.
(l) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (2) -Vedi D. 864. (3) -Vedi D. 856. (5) -Non pubblicato.
892

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 3095/91 R. Shanghai, 11 aprile 1941, ore 11 (per. ore 7 del 12).

Segnalo ad ogni buon fine avere un informatore dello Stato Maggiore tedesco confidato essere in possesso di indizi circa conversazione segreta che Matsuoka avrebbe avuto con Hitler e Grande Ammiraglio Raeder.

Al termine di essa Matsuoka avrebbe promesso sostenere a Tokio necessità di un attacco su Singapore appena situazione britannica nel Mediterraneo entrasse nella fase decisiva.

893

IL DOTTOR PAVELIÉ AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. S.N. ..., 11 aprile 1941 [mattino].

In quest'ora decisiva -che il popolo croato soggiogato con l'imposizione di Versaglia dalla tirannia serba e dai suoi promotori pluto-democratici attendeva da 22 anni -mi rivolgo a Voi e Vi porgo il saluto di tutti i nazionalisti croati, di tutte le organizzazioni combattenti e dell'intero popolo croato.

Tutta la Croazia attende con giubilo i vostri gloriosi soldati e tutte le nostre forze nazionaliste combattenti organizzate ed inquadrate combatteranno insieme con loro per la libertà del nostro popolo e per l'indipendente Stato di Croazia per il quale abbiamo lungamente e sanguinosamente lottato.

Salutiamo in Voi il grande Amico dei piccoli popoli, ed il promotore di un nuovo Governo di giustizia e Vi testimoniamo la nostra eterna gratitudine.

Vi assicuro che come ora cosi anche nell'avvenire saremo sempre con Voi.

Viva l'indipendente Stato di Croazia! Viva il Duce! Viva l'Italia!

894

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 3079/240 R. Budapest, 11 aprile 1941, ore 20 (per. ore 7 del 12).

Mio telegramma n. 232 (1).

Partenza questo Ministro sovietico e notizia movimenti militari sovietici regione prossima frontiera ungherese, qui conosciuti hanno dffuso qualche preoccupazone e sono anche corse voci possibili pretese sovietiche compensi Rutenia sub-carpatica, qualora Ungheria ottenesse retrocessione territori Banato.

58 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

A tale voce si è meco riferito questo Ministro Bulgaria per dirmisi disposto credere propositi sovietici ottenere compensazione contro situazione preponderanza che operazioni in corso manifestatamente preparerebbero alle Potenze Asse regione danubiano-balcanica. Peraltro non tratterebbesi probabilmente a sua impressione di compensi territoriali né su Bocche Danubio, né in Slovacchia, né tanto meno Rutenia sub-carpatica, ma come pare ritenersi più verosimile, regolemento questione Stretti. Sembragli invero credibile che accanto nuovi sistemi che accingesi assumere Europa danubiana-balcanica nel quadro Asse, Mosca ricerchi parimenti sistemazione di quanto essa considererebbe suo prevalente interesse nel sud Oriente. Ciò sarebbe quanto dire che Mosca pur assumendo atteggiamento che possa prestarsi preoccupanti interpretazioni, come dichiarazioni fatte nei confronti Bulgaria, accordo turco-sovietico, più recente accordo sovietico-jugoslavo, e ora accennati movimenti militari, perseguirebbe tuttavia intenti collaborazione con Asse, sottolineando a tale scopo mediante atteggiamento predetto importanza e peso sua collaborazione.

Segnalo tali considerazioni Ministro Bulgaria per quegli elementi interessanti che possono esservi contenuti e dati buoni rapporti di lui con questa Legazione.

Bardossy riferiscemi non di meno stamane che altri dodici componenti questa Legazione sovietica avevano qui chiesto visto uscita per quanto ancora non risultino partiti.

(l) Vedi D. 882.

895

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

TELESPR. 1135/301 Bratislava, 11 aprile 1941 (per. il 20).

Mio rapporto n. 286 del 4 corr. (l) e telegrammi nn. 25 e 27 del 7 e 9 corr. (2).

Ho a suo tempo comunicato l'avvenuta rottura delle relazioni diplomatiche fra Slovacchia e Jugoslavia. Il Capo della Sezione Politica di questo Ministero degli Affari Esteri mi ha detto di aver convocato l'Agente jugoslavo Simic, al quale ha consegnato una nota verbale contenente la relativa comunicazione. Il Signor Mracna ha chiesto al Signor Simic, che era in preda ad una visibile agitazione, se poteva indicare una rappresentanza diplomatica cui affidare la protezione degli interessi jugoslavi in Slovacchia. (Si tratta principalmente di interessi della Società di navigazione danubiana). Il Signor Simié si riservò di dare una risposta che però non è venuta. Egli è partito con tutto il personale della Legazione diretto in Russia, accompagnato fino alla frontiera da un funzionario del Ministero degli Affari Esteri slovacco. La sede della Legazione jugoslava è stata consegnata al Governo slovacco che la ha posta sotto la protezione della polizia dopo avervi fatto apporre i suggelli. Questo Governo a sua volta ha

fatto chiedere al Governo spagnolo di assumere la protezione degli interessi

slovacchi in Jugoslavia.

L'Incaricato d'Affari slovacco a Belgrado, di cui questo Ministero ancora il 7 corr. non aveva notizia, è giunto a Bratislava 1'8 corr. col Segretario della Legazione. La sua venuta però era ad referendum, ed egli avrebbe dovuto, come mi disse il Signor Mracna, rientrare a Belgrado. Il Signor Cieker infatti ripartiva il 9 corr., tanto che la comunicazione della rottura delle relazioni lo raggiungeva in territorio ungherese. Il Signor Mracna ha aggiunto che al personale di questa Legazione jugoslava era stato offerto, date le difilcoltà di viaggio, di rimanere qui in via privata, ma il Signor Simic ha preferito la partenza, semplificando così la situazione. Non essendovi stato di guerra fra i due paesi, i sudditi jugoslavi potranno continuare a risiedere in Slovacchia, tanto più, mi ha detto il Signor Mracna, che essi non sono numerosi, e che fra essi si trovano alcuni croati, nei cui riguardi sono ben noti i sentimenti slovacchi.

Dai successivi telegrammi Stefani Speciale appare chiaramente l'atteggiamento della stampa slovacca, che è poi quello dell'opinione pubblica o meglio di quel cerchio ristretto di persone che tale si può considerare qui.

Indubbiamente la crisi jugoslava aveva alquanto depresso lo spirito della popolazione, le cui problematiche e discutibili tradizioni guerriere non vedevano senza preoccupazione la guerra avvicinarsi a poco più di 200 chilometri. Era questo un argomento che si rilevava sulla bocca di tutti. Anche certe sfilate della locale Gioventù Hitleriana con relativi canti di guerra erano seguite con atteggiamenti di seccata rassegnazione. Il progressivo rapido crollo della forza militare jugoslava ha però avuto un favorevole influsso anche sul morale di questa gente.

Non sono mancati elementi che hanno posto in circolazione voci circa i pericoli costituiti dal nuovo fronte. La stampa non ha mancato di rilevarle, attribuendole ai soliti elementi giudaico-massonici. Si è osservato in proposito che la contemporaneità dell'azione balcanica con quella itala-tedesca in Africa lascia ben poco margine ai malinconici ed inconsolabili per la rovina di quello che ancora :appresenta il passato. Sono quegli stessi elementi che ad un dato momento hanno voluto spingere il paese -sul terreno del panslavismo -verso oriente, cercando di fare della Slovacchia un ponte fra Belgrado e Mosca. A questi si è riferito il Ministro dell'Interno Mach, nel discorso tenuto a Presov (Slovacchia Orientale) il 6 corr. (telegramma Stefani Speciale n. 36), quando ha parlato di coloro che «con altisonanti parole slave ed idee panslavistiche » cercano di fuorviare il popolo.

In primo piano è venuta naturalmente a trovarsi la questione croata. E non poteva essere altrimenti, date le relazioni di carattere politico e personale che, come altra volta ho riferito, esistevano da tempo fra i due popoli e fra alcuni dirigenti delle due parti. Numerosi e chiari sono gli accenni di questa stampa al riguardo. Lo stesso Ministro Mach vi ha fatto preciso cenno nel suo discorso di Presov, nel quale ha detto, fra altro, che, quando sarà travolto il bastione anglo-ebraico dei Balcani, la nazione croata diverrà libera, come saranno liberati dal gioco serbo gli sloveni e centinaia di migliaia di bulgari. La differenza fra prima ed ora sarà, ha aggiunto Mach, che i croati liberi non terranno assog

gettati in schiavitù i serbi, i quali potranno continuare la loro vita, padroni però soltanto di loro stessi.

A sua volta il Capo della Propaganda Murgas, ha parlato stasera, in una radiodiffusione straordinaria, della questione croata e della fondazione dello Stato indipendente croato. Dopo avere citato le notizie da Zagabrla, egli ha espresso i voti della nazione slovacca alla nazione croata che lotta per la sua libertà.

Il Capo della Sezione Politica di questo Ministero degli Affari Esteri mi ha detto stamane che il Governo slovacco intende procedere al riconoscimento del nuovo Stato, non appena ciò appaia possibile. Egli non era fino allora in possesso di altre notizie al riguardo che quelle delle agenzie e della radio e per questo il Ministero degli Affari Esteri si temeva in contatto colla Legazione di Slovacchia a Berlino.

(l) -Non puhbllcato. (2) -T. 9897/25 R. del 7 aprile e t. 2990/27 R. del 9 aprile, non pubblicati: riferivano circa la rottura delle relazioni diplomatiche tra Slovacchla e Jugoslavia.
896

IL SENATORE SALATA, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. Roma, 11 aprile 1941.

Ho creduto doveroso da parte mia esporre nell'unito appunto alcune considerazioni sulla proclamazione dello Stato indipendente di Croazia con riguardo ai nostri interessi e diritti adriatici e dalmati.

Ti sarei grato se volessi sottoporre l'appunto al Duce (1).

ALLEGATO

APPUNTO

La proclamazione dello Stato indipendente di Croazia, avvenuta ieri, pone in rilievo l'urgenza di evitare che sia recato pregiudizio, negli atti costitutivi dello Stato stesso, alla posizione speciale del Regno di Dalmazia e agli interessi d'Italia nell'Adriatico.

Occorre impedire che la sistemazione della Croazia a cui si accinge, seppure provvisoriamente, Ante Pavelic, si identifichi territorialmente con la Croazia che fu oggetto dell'accordo croato-serbo di Macek dell'agosto 1939.

Tale Accordo riuniva arbitrariamente in un unico Banato, con capoluogo Zagabria, alla Croazia vera e propria anche la intera Dalmazia (escluso il solo distretto di Cattaro che rimase a far parte del Banato serbo della Zeta con capoluogo Cettigne).

La Dalmazia non ha avuto mai nella storia rapporti di unità e tanto meno di dipendenza dalla Croazia. Nelle varie circoscrizioni politico-amministrative susseguitesi dal 1919 al 1939, singole parti della Dalmazia sono state bensì aggregate a Banati comprendenti territori croati o serbi, ma senza alcun fondamento storico e con evidente disagio delle popolazioni dalmate, le quali senza distinzione di razza e partiti ebbero a dimostrare ripetutamente la loro fedeltà alla integrità territoriale, separata ed indipendente, dell'antico Regno di Dalmazia.

Lo stesso Governo croato di Macek ebbe a riconoscere implicitamente l'infondatezza e gli inconvenienti della unione della Dalmazia con la Croazia; tanto che dovette costituire in Spalato una speciale «espositura » (cioè Sezione del Banato retta da un Vice Bano), con attribuzioni amministrative la cui insufficienza non valse però a sminuire il significato politico.

La stessa stragrande maggioranza dei croati di Dalmazia non ha fatto mai mistero sino a questi ultimi tempi, della propria insofferenza, per cui, dopo aver avuto compromessi i propri interessi dalle tendenze accentratrici di Belgrado, vedeva ripetersi gli stessi danni e le stesse incomprensioni da parte del Governo autonomo di Zagabria.

La Dalmazia, da Obrovazzo a Cattaro, non è Croazia; gravita sull'Adriatico; non solo rientra sotto ogni aspetto -come del resto la stessa Croazia -nello «spazio vitale» dell'Italia, ma dev'essere riunita all'Italia, con modalità da stabilirsi avuto riguardo agli interessi, appunto vitali, dell'Italia e della Dalmazia, senza alcun reale pregiudizio della Croazia.

(l) Il presente documento e l'appunto allegato recano il visto di Mussollni.

897

IL CAPO DI GABINETTO ANFUSO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S.N.D. 79/94 R. Roma, 12 aprile 1941, ore 0,30.

Vostro telegramma 133 e precedenti (1). Potrete fare verbalmente a Gailani -a nome delle Potenze dell'Asse una comunicazione sulle seguenti linee:

l) Azione Gailani viene seguita con la massima simpatia da Italia e Germania.

2) Italia e Germania consigliano m1z1are resistenza armata contro Inghilterra non appena essa per il rapporto delle forze promette successo.

3) Italia e Germania stanno preparando fin d'ora attivamente aiuti di armi e munizioni e sperano superare note diflìcoltà relative via di trasporto; faranno seguire al riguardo ulteriori comunicazioni.

4) Governi italiano e tedesco sono pronti a dare nell'interesse iracheno anche aiuto finanziario, e pregano comunicare quali desideri si abbiano attualmente a tale proposito.

Telegrafate a comunicazione avvenuta (2).

898

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. R. 3091/182 R. Mosca, 12 aprile 1941, ore 22,20 (per. ore 3 del 13).

Ministro d'Ungheria è venuto informarmi della comunicazione da lui fatta oggi al Governo Sovietico per spiegare ragioni della entrata delle truppe unghe

(2} Per la risposta di Gabbrielli, vedi D. 902.

resi in territorio jugoslavo. Al Vice Commissario Viscinski collega ungherese ha esposto e sviluppato argomenti contenuti nel proclama del reggente Horty fra cui quello della necessità di tutelare sicurezza delle importanti minoranze magiare nel Banato.

In risposta Vice Commissario ha espresso netta disapprovazione del Governo sovieti allegando due motivi: l) Ungheria aveva violato il Patto di amicizia perpetuo recentemente concluso con Jugoslavia;

2) Anche Ungheria potrebbe trovarsi un giorno in condizioni precarie visto che essa pure ha nella propria compagine delle minoranze etniche.

Con questa frase di appena velata minaccia Vice Commissario ha evidentemente voluto fare sentire rivendicazioni su Russia sub carpatica.

Nonostante suo carattere poco rassicurante questo Ministro di Ungheria considera risposta sovietica meno forte di quanto egli si attendesse poiché dato odierno atteggiamento dell'URSS non sembrava escluso che per compiere altro gesto anti Asse Governo sovietico potesse giungere fino a rottura delle relazioni diploma tic h e.

(l) Vedi D. 8.13 e nota l, p. 805, allo stesso.

899

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3118/217 R. Tokio, 13 aprile 1941, ore 10,55 (per. ore 0,30 del 14).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi informa della conclusione del [patto] di neutralità nippo-russo che si firma oggi a Mosca in coincidenza con la partenza di Matsuoka.

Non sono ancora noti particolari circa fase decisiva delle trattative e circa impegno che fosse stato assunto da Matsuoka non destinato a figurare nel testo del patto agli effetti esterni, è certo che esso rappresenta supremo tentativo per consolidare interna situazione di Konoe e dello stesso Matsuoka che avrebbe potuto divenire pericolosa qualora viaggio Ministro degli Affari Esteri si fosse concluso senza alcun risultato positivo specialmente nei riguardi Russia.

Recentissime dichiarazioni fatte da Konoe alla stampa giapponese, delle quali ha avuto notizie Stefanl, sono state molto blande e tali da ignorare qui impressione che malgrado viaggio Matsuoka politica estera del Gabinetto non sia riuscita a far fare un solo passo avanti alle posizioni essenziali nipponiche sia nei riguardi americani sia in quelli dell'appoggio di Mosca a Chung King.

Soltanto al ritorno di Matsuoka sarà possibile avere una idea dell'impostazione che egli intende dare al nuovo patto nel quadro dell'azione estera giapponese. In qualcuno di questi ambienti politici a tendenza nazionale si sollecita intercedere circa le manovre americane a Mosca.

900

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER TELESCR. RR. 3125/185 R. Mosca, 13 aprile 1941 (1).

Mio telegramma n. 183 (2).

Matsuoka è venuto alle ore 13 alla R. Ambasciata e mi ha informato che nel colloquio di stamane al Kremlino è stato raggiunto accordo per patto neutralità che sarà firmato in giornata. Come già riferito in precedenti telegrammi (3) Governo sovietico aveva sempre insistito per subordinare conclusione di tale patto alla rinunzia Giappone delle concessioni nel Nord Sakhalin. Ieri Matsuoka aveva dichiarato in modo categorico a Molotov di non essere autorizzato accettare tali condizioni e che pertanto era dolente non poter concludere. Stamane StaUn è intervenuto nelle trattative e Governo sovietico ha finito per contentarsi di una lettera personale con la quale Matsuoka promette che al suo ritorno in Giappone egli si interesserà attivamente anche tanto questione delle concessioni come quella della pesca possano essere regolate entro due mesi al più tardi.

Verrà firmato patto di neutralità secondo modello consueto con lettera di Matsuoka a Molotov nel senso sopra indicato. Verrà inoltre firmata dichiarazione comune con la quale Governo sovietico e giapponese si impegnano reciprocamente rispettare integrità territoriale della Mongolia esterna e del Mancinkuo secondo confini recentemente fissati dalla Commissione Mista. Vi sarà anche dichiarazione concernente regolamento di eventuali incidenti confine.

Matsuoka mi ha detto che considera accordo raggiunto non solo come soddisfacente per future relazioni fra U.R.S.S. e Giappone ma favorevole Potenze dell'Asse (sic).

Ho chiesto al Ministro se nel corso della conversazione fosse stato menzionato argomento delle odierne relazioni tra U.R.S.S. e Potenze dell'Asse, Matsuoka mi ha confidato aver Stalin dichiarato che relazioni con Berlino si sviluppavano normali e che egli (Stalin) aveva simpatia per Potenze dell'Asse mentre non ne aveva per Potenze capitaliste anglo-sassoni.

Riferisco questa interessante confidenza di Matsuoka secondo sue parole testuali pur facendo debite riserve sulla portata sostanziale della dichiarazione di Stalin.

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (2) -Con t. 3105/183 R. delle ore 12, Rosso aveva comunicato avergli detto Matsuoka di essere stato improvvisamente richiamato al Cremlino e che dunque i negoziati riprendevano per iniziativa sovietica. (3) -Vedi D. 887.
901

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3125/186 R. Mosca, 14 aprile 1941, ore 1,30 (per. ore 7,30).

Partenza da Mosca di Matsuoka è stata caratterizzata da un fatto veramente insolito cioè presenza alla stazione di Stalin accompagnato da Molotov. È questa prima volta che Stalin si reca a salutare rappresentante straniero che parte.

Tale manifestazione appare politicamente significativa in quanto rileva desiderio del Governo sovietico di valorizzare davanti opinione pubblica mondiale patto concluso con Giappone. Sono stati notati alla stazione due episodi molto commentati:

l) stringendo mano all'addetto militare tedesco, Stalin disse ad alta voce « noi rimarremo amici »;

2) all'addetto militare giapponese disse frase che mi è stata riferita nel senso che insieme con Potenze del Tripartito U.R.S.S. ricostruirebbe Europa e magari anche America.

Debbo aggiungere che dopo firma mi risulta vi siano state al Kremlino abbondanti libagioni.

902

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 3197/145 R. Bagdad, 14 aprile 1941, ore 20 (per. ore 10,30 del 16).

Telegramma Ministeriale 94 (1).

Ho fatto stamane al Primo Ministro comunicazione sulle linee indicate. Nell'incaricarmi interpretare presso Governo di Roma e Berlino sua profonda gratitudine, egli mi ha confermato decisione sua e dell'esercito di opporsi con la forza ad una eventuale azione militare britannica in Iraq.

Da parte inglese non vi è stata ancora nessuna comunicazione ufficiale nuovo Governo. A Bassora si sono ancorati un incrociatore -sul quale è imbarcato ex Reggente -e due cacciatorpediniere. Altre unità sarebbero attese. Da parte irachena continuano predisposizioni difensive zona Bassora. Tutte le cinque divisioni con effettivi 50.000 uomini stanno raggiungendo loro posti. Mobilitazione è parziale particolarmente per mancanza armi e munizioni.

Gailani giudicata situazione con Gran Bretagna molto tesa. Governo inglese si limita per il momento minacciare, per serie difficoltà create dalla nostra offensiva in Libia. Se questa dovesse fermarsi Inghilterra potrebbe profittare sosta per agire in Iraq, se dovesse assumere ritmo tanto accelerato da minacciare

Canale di Suez, potrebbe indursi agire immediatamente contro l'Iraq per garantirsi sicurezza vie comunicazione da Bassora alla Palestina.

Gailani resta in ansiosa attesa nostre ulteriori comunicazioni circa trasporto armi e munizioni. Si riserva di far conoscere al più presto immediate occorrenze finanziarie del Governo Iraq.

(l) Vedi D. 897.

903

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. 3137/187-188 R. Mosca, 14 aprile 1941, ore 21,10 (per. ore 3,30 del 15).

Miei telegrammi n. 186 e precedenti (1). Primo commento della stampa sovietica sull'accordo con Giappone (telegramma Stefani 31) mi sembra interessante sotto diversi aspetti. È anzitutto degno di nota tono di genuina soddisfazione col quale accordo viene salutato come importantissima svolta nelle relazioni fra i due Paesi. Particolare rilievo viene dato al significato politico dell'accordo in rapporto con odierna situazione europea.

Mentre si insiste come di consueto sugli obiettivi specifici della politica sovietica appare significativa frase che afferma interessi reciproci di non ostacolare realizzazioni dei rispettivi compiti storici.

Nessuna menzione della lettera di Matsuoka a Molotov con la quale mi risulta che Ministro giapponese si è impegnato adoperarsi per convincere proprio Governo ed opinione pubblica della opportunità di rinunziare alle concessioni nel Nord Sakalin.

Allusione indiretta al riguardo si può vedere però nella citazione del trattato Portsmouth dal quale concessioni stesse derivano e che viene presentata come sconfitta del defunto regime zarista ma non del popolo russo.

Commenti odierni della Pravda confermano impressioni già prodotte ieri dalla sorprendente presenza di Stalin alla partenza di Matsuoka e cioè tendenza sovietica a valorizzare al massimo accordo concluso.

Quello, che tuttora non riesce chiaro è portata che all'accordo si intende attribuire per quanto riguarda direttive generali della politica estera dell'U.R.S.S. e quale influenza nelle intenzioni sovietiche esso sia destinato a esercitare sulle relazioni fra U.R.S.S. e Potenze del Tripartito e più particolarmente fra Mosca e Berlino.

Frasi pronunciate ieri alla stazione da Stalin (mio telegramma 186) ed intera cerimonia della partenza di Matsuoka ha avuto apparenza di manifestazione favorevole al Tripartito. Non oserei tuttavia pronunciarmi con certezza sul loro reale significato.

Continuo ad essere persuaso che desiderio intimo di Stalin rimane quello di mettersi d'accordo con Germania e che comunque dirigenti sovietici non

prenderanno iniziativa di rompere con Berlino. Però credo anche che esistano qui dubbi e sospetti sulle intenzioni tedesche.

Da qualche tempo circolano a Mosca con insistenza voci secondo le quali sarebbe Germania che prenderebbe quanto prima iniziativa di attaccare U.R.S.S. Nessuno conosce origine e fondamento di simili voci che beninteso, Stalin smentisce recisamente. Esse hanno creato tuttavia atmosfera di malessere e senso di incertezza da cui non vanno esentati nemmeno taluni di questi ambienti tedeschi. Mio collega di Germania è partito per Berlino iersera e da una conversazione avuta con lui credo aver capito che anche Schulenburg è ansioso di chiarire intenzioni del suo Governo circa problema dei futuri rapporti tedesco-sovietici.

904.

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

r. 3143/250 R. Budapest, 14 aprile 1941, ore 22,15 (per. ore 7,40 del 15).

Vice Ministro Affari Esteri mi comunica che questo Governo ha dato istruzioni proprio Consolato Generale in Zagabria dichiarare riconoscimento ungherese nuovo Governo Croato.

Consolato Generale predetto viene trasformato in Legazione rimanendovi per ora titolare quale Incaricato di Affari.

905.

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 3162/252 R. Budapest, 14 aprile 1941, ore 23,45 (per. ore 7,30 del 15).

Mio 233 (1). Stamane Vice Ministro Affari Esteri mi ha definito rivendicazioni territoriali ungheresi verso Jugoslavia: l) Triangolo compreso fra Drava e Danubio; 2) Regione fra Danubio e Tibisco;

3) Banato dal Tibisco fino attuale frontiera Romania.

Due prime regioni sono in corso effettiva occupazione da parte forze ungheresi, terza essendo invece in corso occupazione forze tedesche moventi da Temesvar su Belgrado, forze ungheresi asterrannosi prossimi giorni da movimenti che potrebbero ostacolare operazioni germaniche in quel loro terreno strategico.

Vice Ministro Affari Esteri mi ha soggiunto che forze magiare parteciperanno operazioni generali, per cui azione militare ungherese è prevista anche oltre Danubio.

In occasione talune pubblicazioni questa stampa, di cui riferisco per corriere, circa opportunità intesa con Croazia per conseguire sbocco Ungheria al mare, mi ha precisato doversi intendere considerazione opportunità accordi transito per sbocco commerciale in Adriatico, augurabile in porto o punti franchi Italia.

(l) Vedi DD. 887, 900 e 901.

(l) Vedi D. 883.

906

IL CAPO DELLO STATO CROATO, PAVELIÉ, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. S. N. Zagabria, 14 aprile 1941.

Come Capo dello Stato croato dal popolo croato aspirato ed eletto mi permetto di comunicare molto devotamente a V. E., Duce dell'Impero italiano, che oggi ho proclamato al popolo croato la Croazia come Stato indipendente.

In corrispondenza al desiderio del popolo croato, prego di riconoscere da parte del Governo di Sua Maestà il Re e Imperatore d'Italia lo Stato croato testé fondato.

I confini dello Stato croato saranno stabiliti d'accordo fra il Governo croato e i Governi delle Potenze dell'Asse ( 1).

907

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, AL MINISTERO DELLA GUERRA

T. S.N. 4 M. Berlino, 15 aprile 1941, ore 11 (per. ore 11,55).

Per l'Eccellenza Guzzoni.

Fiihrer proporrà ridurre minimo nostre annessioni Slovenia et Dalmazia et costituire ampia Croazia sotto influenza aut protettorato italiano et con punti appoggio militari italiani.

Germania limiterebbe annessione zona Marburg.

Serbia verrà ridotta minime proporzioni.

Bulgaria occuperà non lontana scadenza Macedonia.

Nulla risultami circa Salonicco. Germania conta mantenere Grecia, operazioni finite, con due divisioni e tenere invece forte occupazione vecchia Serbia.

908

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DELLO STATO CROATO, PAVELIÉ

T. s. N. Roma, 15 aprile 1941 [mattina].

Ho ricevuto il telegramma (2) con il quale, giusta la volontà del Popolo Croato, mi rendete nota la proclamazione dello Stato indipendente di Croazia

e mi chiedete il riconoscimento della Croazia indipendente da parte dell'Italia Fascista.

Saluto con grande soddisfazione la nuova Croazia che riacquista la libertà lungamente agognata, oggi che le Potenze dell'Asse hanno distrutto l'artificiosa costruzione jugoslava.

Mi è gradito esprimerVi il riconoscimento dello Stato indipendente della Croazia da parte del Governo Fascista, che sarà lieto di intendersi liberamente col Governo Nazionale Croato per la determinazione dei confini del nuovo Stato, a cui il Popolo italiano augura ogni fortuna.

(l) -Quest'ultima frase mancava nella prima versione del telegramma e tu aggiunta su richiesta di Mussolinl, vedi D. 912. (2) -Vedi D. 906.
909

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, AL MINISTERO DELLA GUERRA

T. 156/s. Berlino, 15 aprile 1941, ore 14,10.

Secondo voci non controllate pervenutemi da Quartiere Generale tedesco Serbia avrebbe richiesto armistizio. Secondo questo O.K.W. Germania sarebbe comunque contraria concederlo non volendo rinunciare at pestare forze serbe ormai in via essere racchiuse in una grande sacca. Comando supremo tedesco avrebbe chiesto at nostro utilizzazione porti et lazzaretti di Trieste per ricovero et sgombro feriti. Analoga richiesta sarebbe presentata per avere un porto in Albania et più tardi Cattaro.

910

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 3179/253 R. Budapest, 15 aprile 1941, ore 21,40 (per. ore 2,25 del 16).

Mio telegramma n. 252 (1).

Mio collega germanico confermami che suo Governo ha dichiarato non poter accogliere desiderio Stato Maggiore ungherese invio forze armate magiare nel Banato, per le già riferite ragioni militari. Poiché da parte ungherese si sarebbe insistito presidiare almeno parte settentrionale ove non osterebbero stesse ragioni militari, da Berlino è fatta comprendere anche l'opportunità evitare eventuali attriti con l'elemento romeno regione. Nel fare tale comunicazione Ministro Germania ha precisato, a richiesta Ministro Affari Esteri, ciò non è diretto inficiare in alcun modo rivendicazioni ungheresi. Tale linguaggio è stato approvato da Berlino.

Inoltre Governo ha consentito allineamento frontiera regione Mura sia esteso dalle forze ungheresi fino fiume Drava secondo tracciato antico confine magiaro.

(l) Vedi D. 905.

911

IL CAPO DELLO STATO CROATO, PAVELIÉ, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. s. N. Zagabria, 15 aprile 1941 [pomeriggio].

Profondamente commosso confermo la ricevuta del telegramma (1), con il quale mi avete espresso il riconoscimento dell'indipendenza dello Stato di Croazia da parte d'Italia fascista.

Nel nome dell'intero popolo croato e nel nome mio Vi ringrazio, Duce, per la grande fiducia, la quale avete posto nel popolo croato ed in me, e Vi prego di credere, che noi ci dimostreremo sempre degni di questa fiducia.

Esprimiamo la nostra profonda gratitudine ed ammirazione per le gloriose ed invincibili truppe delle potenze dell'Asse.

L'amore ed i sentimenti di grande ammirazione del popolo croato per Voi, Duce del fascismo, sono estremamente vivi e profondi al di là di ogni limite nell'animo del popolo croato.

912

IL SEGRETARIO DEL GABINETTO, DE FERRARIS AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 11-15 aprile 1941.

CRONOLOGIA DEL RICONOSCIMENTO

DELLO STATO INDIPENDENTE DI CROAZIA

11 aprile -Le truppe tedesche entrano a Zagabria e il Generale Kvaternik vi proclama lo Stato indipendente croato sotto la guida di Ante Pavelic.

12 aprile -Pavelic è ricevuto dal Duce, accompagnato da Anfuso. Anfuso sottopone al Duce un breve appunto preparato dal Gabinetto (2) nel quale si mette in rilievo che -benché la questione dei confini di un eventuale Stato croato non era mai stata trattata a fondo nelle precedenti conversazioni con Pavelic -sta peraltro di fatto che le carte geografiche rimesse in varie occasioni dal Pavelic e le dichiarazioni programmatiche da lui fatte anche recentemente affermano chiaramente il diritto della Croazia sull'intero littorale dalmata, da Sussak alle Bocche di Cattaro.

Pavelic si congeda dal Duce e parte per z;agabria via Fiume (3).

13 aprile -L'ambasciatore di Germania informa Anfuso alle ore 14 di essere in attesa di una importante comunicazione da fare al Duce da parte del Ftihrer relativamente al riconoscimento dello Stato indipendente di Croazia sotto la

JUida di Ante Pavelic. Viene preparato al Gabinetto e all'Ufficio Politico un appunto (l) prospettante la necessità di stabilire chiaramente, nella formula di riconoscimento dello Stato croato che i confini del nuovo Stato verranno stabiliti ulteriormente d'accordo con le Potenze dell'Asse nonché l'urgenza di procedere senza ritardo all'occupazione delle Isole e delle coste della Dalmazia, oltre che del Montenegro.

Anfuso sottopone al Duce l'appunto anzidetto che è corredato dai seguenti tre documenti:

a) Appunto del Conte Ciano per il Duce in data 20 marzo 1939 avente per oggetto categoriche dichiarazioni dell'Ambasciatore di Germania sul disinteresse al « 100% » della Germania nella questione croata, «la cui soluzione verrà lasciata all'Italia » (2).

b) Lettera del Ministro von Ribbentrop al Conte Ciano in data 20 marzo 1939, avente per oggetto l'assoluto disinteresse della Germania nella questione croata, il riconoscimento dei preminenti interessi italiani e l'impegno di agire -comunque -in questa direzione solo in strettissima unione con i desideri italiani (3).

c) Lettera del Conte Ciano al Ministro Ribbentrop, con la quale il Conte Ciano prende atto delle dichiarazioni del Governo del Reich relativo alla Croazia (4).

Il Duce prende visione dei documenti e dell'appunto e si esprime in chiari termini circa la sua volontà che le nostre rivendicazioni dalmate siano soddisfatte.

In serata viene comunicato dall'Ufficio Cifra un telegramma da Berlino relativo alla notizia, pubblicata dal Volkischer Beobachter che il Governo nazionale croato ha nominato Commissari di Governo a Spalato e a Ragusa (5).

14 aprile -Ore 9 -Il Duce riceve, con Anfuso, l'Ambasciatore di Germania, che gli sottopone un progetto di telegramma che il Fuhrer intende inviare a Pavelic per riconoscere lo Stato croato e chiede al Governo italiano di fare altrettanto.

Il Duce fa osservare a Mackensen che per l'Italia la questione dell'estensione territoriale dello Stato croato obbliga il Governo fascista a formulare alcune riserve e a concedere il riconoscimento solo se verrà dichiarato che i confini della Croazia saranno stabiliti d'accordo con le Potenze dell'Asse.

Ore 10 -Anfuso telefona a Gobbi a Zagabria per proporre a Pavelic che il suo telegramma al Duce formuli esso stesso tale principio, ma decide poi di recarsi personalmente a Zagabria per indurre Pavelic a ciò -e parte in aereo, accompagnato da Farace, alle ore 12, dandomi appuntamento telefonico al Consolato di Zagabria alle ore 17,30.

Ore 17 -L'Ambasciatore di Germ~cnia chiede di essere ricevuto dal Duce per sottoporgli il testo di un telegramma che Pavelic gli fa pervenire pel tramite del Governo tedesco e far presente che il Ftihrer vorrebbe procedere entro stasera alla pubblicazione dei telegrammi con i quali la Germania e l'Italia riconoscono il nuovo Stato croato.

Faccio presente a Mackensen che lo stato di cose non è mutato rispetto a stamane, che l'Italia ha formulato già delle riserve e che occorre attendere la comunicazione telefonica da Zagabria per conoscere la risposta di Pavelich alla proposta di Anfuso.

Ore 17,45 -L'Ambasciatore di Germania torna alla carica mentre non mi è stato ancora possibile avere Anfuso al telefono. Insiste per essere ricevuto subito dal Duce. Telefono al Duce la richiesta di Mackensen facendogli presente che il telegramma che questi si accinge a sottoporgli non contiene ancora alcun accenno di carattere territoriale e che d'altra parte non si è potuto ancora conoscere la risposta di Pavelic. Il Duce mi ordina di accompagnare da lui Mackensen.

Ore 19 -Il Duce riceve l'Ambasciatore di Germania che io accompagno. Gli espone pacatamente e lucidamente la necessità del Governo fascista di ottenere nel telegramma di Pavelic la nota frase relativa ai confini, sia pure nella redazione generica e non specificata preparata dal Gabinetto. Fa presente a Mackensen che la posizione dell'Italia nei riguardi della Croazia è diversa da quella della Germania benché anche la Germania abbia un concreto interesse a garantirsi nei riguardi dei futuri confini della Croazia. Afferma che non sarebbe alieno nemmeno dall'inviare una risposta diversa da quella del Ftihrer ma che preferisce non farlo per non dare esca alle prevedibili speculazioni dei nostri avversari. Comunica Mackensen che, del resto, è in corso l'occupazione militare italiana di tutta la Dalmazia, d'accordo con le autorità militari tedesche che desiderano evitare possibili rifornimenti nelle residue truppe serbe dal mare.

Il Duce conclude consigliando all'Ambasciatore di Germania di prendere tempo per ricevere la risposta di Anfuso e concordare poi con il Governo del Reich le comunicazioni definitive.

Ore 19,20 -Rientro dal Duce per il rapporto. Egli mi dice: «La Dalmazia è italiana e deve restare italiana. Vedremo a suo tempo se sotto forma di protettorato, di reggenza, di annessione o altro. Ma non ce la faremo portare via e intanto la occupiamo».

Ore 20,15 -Dopo numerosi tentativi riesco a comunicare con il Consolato di Zagabria, Anfuso è a Carlovaz -ove si trova Pavelic -e mi fa trasmettere quanto segue:

Pavelic è completamente d'accordo col Duce e ne accetta la richiesta. Avendo però già spedito i telegrammi al Duce e al Ftihrer autorizza l'aggiunzione della frase << i confini dello Stato croato verranno stabiliti dal Governo croato d'accordo con i Governi delle Potenze dell'Asse» (1). Anfuso si riserva eventuali ulteriori comunicazioni e prega di chiamarlo ogni due ore.

Ore 20,30 -Comunico telefonicamente al Duce la risposta di Pavelic. Il Duce la definisce «molto simpatica» e mi dà incarico di prendere accordi con t'Ambasciatore di Germania per concordare con Berlino la redazione definitiva dei telegrammi e la contemporanea pubblicazione nei due Paesi.

Ore 20,45 -Mi reco dall'Ambasciatore Mackensen che si mette in comunicazione con il treno del Fiihrer e sottopone le aggiunte da apportarsi ai telegrammi.

Ore 24 -Anfuso mi conferma da Zagabria che l'approvazione da parte di Pavelic è definitiva e che si può procedere per quanto riguarda il Governo croato alla pubblicazione dei messaggi.

Ore 24,05 -L'Ambasc,iatore di Germania mi telefona che il Governo tedesco è d'accordo circa l'aggiunta della frase da noi richiesta. Mi ha peraltro fatto presente che il telegramma col quale è stato chiesto al Governo tedesco il riconoscimento dello Stato croato non è quello di Pavelic, ma quello di Kvaternik, e questo telegramma contiene il passaggio seguente: «il popolo croato non potrà d'ora innanzi avere altra via che a fianco del Reich tedesco». Mackensen rileva che forse non è opportuno pubblicare in Italia questo telegramma è converrebbe limitarsi -come è desiderio di Berlino -a pubblicare le risposte del Duce e del Fiihrer facendole precedere da una semplice introduzione esplicativa.

Prendo atto e mi riservo di sottoporre la cosa al Duce, al rapporto dl domattina.

Ore 24,30 -Mackensen mi conferma di nuovo l'accordo di massima del Governo tedesco pregando che la pubblicazione del comunicato avvenga possibilmente prima delle 12 di domattina, ora prevista nelle nostre conversazioni odierne. Gli faccio presente la materiale impossibilità di far pervenire prima di quell'ora alla radio e alla stampa le istruzioni del Duce che riceverò, verosimilmente, fra le 10 e le 11.

15 Aprile -Ore 9,15 -Telefono all'Ambasciatore di Germania il testo del comunicato da me preparato. Egli mi dice che esso corrisponde in tutto a quello che nel frattempo è stato preparato a Berlino e si dichiara d'accordo.

Ore 10 -Rapporto al Duce. Gli sottopongo il progetto di comunicato che Egli approva. Gli spiego il motivo per cui non è opportuno pubblicare il telegramma di Kvaternik. Egli -dopo averlo letto -ne conviene. Trattiene il comunicato che darà poi a Polverelli per la pubblicazione.

Ore 12,10 -Anfuso rientrato in volo da Zagabria riferisce al Duce sulla sua missione e dopo un paio di ore di incertezza e di consultazioni Pavelic ha ordinato a Kvaternik, autore del famoso telegramma al Fiihrer di aggiungere la nota frase e autorizza Anfuso a telefonare a Roma che la medesima frase va aggiunta nel telegramma al Duce. Pavelic si è dimostrato particolarmente devoto all'Italia e al Duce -e preoccupato della pressione germanica. Lo stato d'animo della Croazia appare particolarmente favorevole all'Italia.

Ore 12 -Pubblicazione radio e stampa del comunicato relativo al riconoscimento dello Stato croato indipendente da parte della Germania e dell'Ital[a.

I telegrammi recano la frase: «I Governi delle Potenze dell'Asse saranno lieti di accordarsi liberamente con il Governo Croato per la determinazione dei confini dello Stato Croato».

(l) -Vedi D. 908. (2) -Il contenuto dell'appunto corrisponde alle frasi qui riportate. (3) -Con t. s.n.d. 3092/013784 R. del 13 aprile, ore l il prefetto di Trieste Borri comunicò quanto segue: «Ore 23 oggi partito auto diretto Fiume per proseguire Zagabria capo movimento croato Ante Pavellc accompagnato 240 volontari croati». Con precedente t. 10508/013784 P.R. del 12 aprile, ore l, Borri aveva riferito circa l'arrivo d! Pavellc a Trieste». (l) -Non pubblicato in quanto fortemente deteriorato: il contenuto corrisponde al riassunto qui fatto da de Ferraris. (2) -Vedi G. CrANo, L'Europa verso la catastrofe, clt., pp. 419-420. (3) -Vedi, ibid., pp. 420-422. (4) -Vedi, ibid., pag. 422. (5) -T. 3110; 553 R. delle ore 20.

(l) Anfuso riferì in proposito con t. s.n.d. per telefono 10698/s.n. del 15 aprile, ore 8,15.

913

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. 2494/970. Berna, 15 aprile 1941 (per. il 20).

Dal bollettino cotidiano il R. Ministero ha potuto vedere quale sia stato l'atteggiamento della stampa svizzera dall'inizio della crisi jugoslava. Dimenticando la sua precedente riservatezza e i doveri della sua neutralità che incominciavano a farsi sentire, e la più elementare prudenza, detta stampa si è messa tutta apertamente al fianco della Jugoslavia e della Grecia: ha parlato di aggressione italiana e tedesca, ha dato vistosi posti a tutte le informazioni che facevano sperare un insuccesso della diplomazia dell'Asse, si è fatta gonfiare di notizie della propaganda inglese, ha messo in poca evidenza le notizie della Cirenaica, commentando col massimo ottimismo anglofilo e con l'accoglimento di tutte le panzane anglo-greche le notizie militari del giorno. La presa ... di Scutari di Zara e di Fiume ha avuto gli onori della prima pagina, la riconquista di Derna e di Bardia dalla maggior parte dei giornali è stata relegata con caratteri comuni nelle pagine interne. Si ebbe un vero trabocco o rigurgito di simpatia per i pretesi martiri della libertà.

Credo di poter dire che tutto ciò ha risposto a una parola d'ordine, perché mi consta di un giornalista che volendo dire la verità s'è visto vietare formalmente di scrivere in senso diverso a quello dominante nella stampa.

La ragione non può essere se non questa: il Consiglio federale e il Comando generale -i due governi della Confederazione -temono che l'Asse ponga domani la Svizzera nella stessa posizione in cui è stata messa la Jugoslavia, chiedendole di aderire al Patto t11ipartito. E poiché qui hanno l'intenzione di rifiutare tale adesione, e anche recentemente il presidente Wetter ha riaffermato la «perpetua» neutralità della Confederazione, hanno voluto che i popoli svizzeri ammirassero l'esempio non pazzesco, secondo essi, ma eroico della Serbia, che avrebbe sacrificato la sua vita più tosto di alienare la sua libertà nelle mani dell'Asse: esempio che la Svizzera domani potrebbe essere costretta a imitare.

I successi dell'Asse, raccontati a denti stretti dalla maggior parte dei giornali, hanno prodotto una disperata impressione. La nervosa paura dello scorso giugno riaffìora nella popolazione e con la paura fantasmi di guerra e di invasione. I quali fantasmi sono dietro tutte le attività di questo paese. Il governo militare continua a buttar centinaia di milioni in fortificazioni inutili, il governo civile continua a non comprendere che l'esercito può bene morire ma non salvare la Svizzera, e che l'Asse -Goebbels glielo ha già detto -non ha bisogno delle armi per imporsi a questo paese e che solo la saggezza politica avrebbe potuto evitare ciò che probabilmente non è stato evitato. Il Consiglio

59 ·-Documenti diplomaliei -Serie IX -Vol. VI

federale continua a parlare d'indipendenza e di sovranità che devono farsi rispettare fino all'estremo, e i colonnelli di una possibile vittoriosa resistenza militare contro un'eventuale aggressione dell'Asse. S'imbottiscono cosi questi poveri crani di fantasie paurose e di fieri propositi, nascondendo sempre la realtà della situazione generale e delle loro condizioni particolari.

914

IL SENATORE SALATA AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. u. Roma, 15 aprile 1941.

I tre appunti (l) che ti accludo, si riferiscono a tre aspetti urgenti e gravi della questione dalmata, quali mi vengono prospettati dai camerati Senatori Dudan e Tacconi. Mi associo a loro nella viva preghiera di sottoporre i tre appunti al Duce e di prenderne gli ordini per i provvedimenti da adottarsi.

ALLEGATO l

DELL'ESTENSIONE DELLE OCCUPAZIONI IN DALMAZIA

La Dalmazia, nella sua entità territoriale coincidente con la provincia del Regno di Dalmazia già facente parte del nesso del cessato Impero austriaco, rappresenta una unità storica, che le varie suddivisioni amministrative, alle quali venne assoggettata durante i 23 anni di dominio jugoslavo, non sono riuscite a obliterare.

Una occupazione della Dalmazia dovrebbe pertanto comprendere il territorio dell::. intera Dalmazia ed estendersi in ogni modo sino al crinale delle dinariche.

Una limitazione dell'occupazione ad una parte soltanto della Dalmazia, oltre a provocare gravi inconvenienti di indole economica ed amministrativa, offenderebbe il sentimento dei dalmati slai, dal quale anzi va tratto il massimo profitto possibile.

La combinazione del Patto di Londra indubbiamente incontra una maggiore resistenza dei dalmati croati, perché prevedeva una innaturale spartizione della regione.

In genere, anche nella attuazione delle occupazioni di Dalmazia, si deve prescindere da ogni facile ritorno col pensiero al Patto di Londra, tanto più che il territorio ivi contemplato rappresentava la parte minore e meno importante della Dalmazia.

Vanno tra l'altro tenuti presenti, per le necessarie occupazioni, gli importanti centri dell'interno della Dalmazia di Sign a 35 chilometri da Spalato e congiunta con ferrovia con quest'ultima, di Imoschi a circa 120 chilometri da Spalato, entrambi del resto importanti centri agricoli, di Vergoraz a circa 40 chilometri da Macarsca.

Particolare urgenza dovrebbe presentare l'occupazione Metchovich ricco centro agricolo sulla foce del fiume Narenta, ma, quel che più conta, sbocco sul mare della Bosnia e Erzegovina, alle quali è congiunto con ferrovia.

Un'altra linea ferroviaria va da Metcovich a Ragusa. Ragusa poi assume assieme alla penisola di Sabbioncello rappresentano i naturali avamposti sul mare della Bosnia Erzegovina, sui quali potrebbero, oltre che su Metcovich, sboccare eventuali azioni militari provenienti dalle predette regioni.

Ad ogni buon fine va pure ricordato, che nella più recente sistemazione amministrativa perpetrata dalla Jugoslavia a danno del carattere storico della Dalmazia, Cattaro

col suo distretto venne compreso nel Banato della Zeta, che ha a capoluogo Cettigne e che nella cosi detta Espositura Banale di Spalato, già facente parte del Banato di Zagabria e comprendente l'intera Dalmazia, erano state comprese pure parti dell'Erzegovina con la città di Mostar e parti della Bosnia.

ALLEGATO 2

SUL CAMBIO DEI DINARI E RICONOSCIMENTO DELLE LETTERE DI CREDITO

Una delle questioni che a scanso di gravi irreparabili inconvenienti va tosto affrontata e risolta è quella del cambio della valuta jugoslava nella valuta italiana. La questione si presenta sotto un duplice aspetto, cambio di dinari recati seco nel Regno dai profughi della Dalmazia e cambio nei territori, che vengono occupati dall'Italia.

l. In quanto ai profughi, il problema si presenta limitato con riguardo al numero degli interessati, rispettivamente all'entità della somma. I profughi della Jugoslavia in genere dovrebbero non superare i 4.000, di cui circa 2.800 della Dalmazia. Gli importi introdotti non dovrebbero oltrepassare i 5 milioni di dinari. Tuttavia la questione assume uno speciale carattere per il fatto, che i profughi della Dalmazia non hanno nessuna concessione patrimoniale coi paesi della penisola, essendo originari dalla Dalmazia, ove hanno avuto sempre la loro sede ed esercitato ogni loro attività economica.

Si deve pertanto ritenere privo di ogni giustificazione ed in contrasto con le necessità dei fatti l'aver preso in considerazione soluzioni che accorderebbero ai profughi della Jugoslavia, compresi quelli della Dalmazia, un trattamento di cambio poco favorevole ed addirittura più svantaggioso di quello che verrebbe adottato nel cambio dei dinari dei paesi occupati.

La relativa soluzione dovrebbe venire ripresa in esame, allo scopo di accordare un trattamento di cambio non più svantaggioso di quello da riconoscere nei paesi di occupazione, ed anzi più favorevole, analogamente del resto a quanto fu praticato per i profughi provenienti dalla Grecia nel cambio della drahma.

2. In quanto al cambio fra dinari e lira da effettuare nei paesi occupati e pm m particolare in Dalmazia, occorre appena rilevare che ragioni di ordine politico consigliano di applicare criteri quanto più possibile favorevoli e di tenere debito conto dei cambi praticati fra dinaro e lira alla vigilia dello scoppio del confitto.

Comunque non si dovrebbe in nessun caso prescindere dai due seguenti principi fondamentali:

a> alla Dalmazia dovrebbe venire riconosciuta anche nel cambio una posizione di favore corrispondente all'impostazione speciale che anche nel campo politico verrà ad assumere il problema dalmata;

b) in genere, poi il cambio tra lira e dinaro non ha in nessun caso da essere più svantaggioso del cambio tra marco e dinaro, riconosciuto dalla Germania nei paesi della Jugoslavia da essa occupati. Occorre appena accentuare quanto un diverso modo di procedere, sarebbe pregiudizievole per il prestigio e gli interessi dell'Italia.

3. Ritornando ai profughi, sussiste nei loro riguardi pure l'altro problema del pagamento nel Regno delle lettere di credito in lire portati seco dalla Jugoslavia, riconosciute loro soltanto per il 20 %, nell'attesa di accertamenti sull'ammontare complessivo delle lettere di credito importate dai profughi.

Ma poiché dai rilievi praticati in via breve fra gli interessati risulta che il relativo importo non supera L. 500.000 in modo da trovare piena copertura nell'importo di un milione di lire esistente di questa ragione presso le Banche italiane, tanto da render possibile il pagamento in pieno delle lettere di credito in parola, si insiste vivamente perché tale pratica sia condotta a pronta soluzione.

(l) Ne sono stati rinvenuti solo due.

915

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. UU. S.N.D. PER TELESCR. 3196/561 R. Berlino, 16 aprile 1941, ore 15,35.

Da Belgrado ricevo ora tramite filo militare germanico seguente fonogramma:

«N. 2. Governo jugoslavo chiesto stamani (l) armistizio al Comando tedesco presenti Addetti militari itaìiano e ungherese. Comando tedesco ha dichiarato non voler trattare con Governo ma con Delegazione Esercito jugoslavo che è attesa per domani a Belgrado. Ostilità dovranno cessare contemporaneamente due parti italiana e tedesca. Comando germanico mi ha invitato chiedere ed ottenere per nostro R. Addetto Militare pieni poteri per firmare armistizio assieme a rappresentante germanico ed ungherese sulla base della resa a discrezione. Prego darmi d'urgenza istruzioni per autorizza,re R. Addetto Militare partecipare tali trattative. Firmato Mameli ».

Successivamente ho ricevuto con lo stesso mezzo fonogramma nel quale il Comando della Seconda Armata germanica sollecita una decisione sull'oggetto di cui al precedente telegramma.

Essendomi messo immediatamente in relazione telefonica col Duce, ho avuto istruzione di dare comunicazione, come ho subito fatto. al Ministro Mameli che il nostro Addetto Militare a Belgrado è autorizzato a partecipare con pieni poteri assieme all'Addetto Militare tedesco e ungherese alle trattative con la Delegazione dell'Esercito jugoslavo per l'armistizio sulla base della resa a discrezione.

Analoga comunicazione ho fatta al Comando della Seconda Armata germanica in Belgrado e a questo Ministro degli Affari Esteri.

916

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 12625/516 P. R. Roma, 16 aprile 1941, ore 19,10.

Vostra comunicazione telefonica odierna e telegramma n. 561 (2). D'ordine del Duce, confermavi istruzioni già da lui impartitevi telefonicamente quest'oggi. Potete comunicare ufficialmente a codesto R. Addetto Militare e alle competenti Autorità del Reich che l'Addetto Militare a Belgrado (3) è autorizzato

-conformemente alla richiesta del Comando MHitare germanico -a partecipare alle trattative per la conclusione di un armistizio con la Delegazione dell'Esercito jugoslavo sulla base della resa a discrezione nonché a firmare, d'accordo con Autorità Militare germanica, convenzione d'armistizio che seguirà eventualmente a predette trattative.

Trasmettovi pieni poteri relativi per corriere.

(l) -Si intende il 15 aprile. (2) -Vedi D. 915. (3) -Nel testo originale era stato scritto «Berlino >>. La rettifica in «Belgrado • fu trasmessa con successivo telegramma 12626/517 P.R.
917

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3234/555 R. Washington, 16 aprile 1941, ore 19,51 (per. ore 7 del 17).

Accordo russo-giapponese che ha. concluso viaggio Europa Matsuoka è giunto qui completamente inatteso nonostante dichiarazioni in contrario del Segretario di Stato Hull il quale ha cercato minimizzarne portata (affermando con parole presso che identiche a quelle da lui pronunziate all'indomani del Patto Tripartito) che accordo non fa che consacrare situazione di fatto preesistente fra i due paesi e quindi non costituisce sorpresa per Stati Uniti d'America la cui politica rimane immutata.

Viaggio Matsuoka non aveva mancato di allarmare questi ambienti ufficiali per quanto stampa avesse cercato di ridurne significato e portata ignorandolo o quasi in un primo tempo, e facendolo oggetto di ironici commenti quando di lui presenza a Berlino e a 'Roma coincise con colpo di Stato jugoslavo e con scontro navale in Mar Jonio.

Tale presentazione del viaggio di Matsuoka aumenta oggi imbarazzo stampa e portavoci ufficiali i quali tentano di spiegare colpo inferto a quella politica di collaborazione americano-sovietico in Estremo Oriente della quale diplomazia Stati Uniti d'America si è venuta invano sforzandosi di cercare le basi.

Nonostante non manchino, sulla falsa riga della propaganda britannica, affermazioni che accordo conferisce più larga libertà d'azione non solo a Giappone in Estremo Oriente ma anche in U.R.S.S. nei Balcani, può dirsi che esso ha aumentato negli Stati Uniti d'America senso isolamento e ravvivata preoccupazione per minaccia giapponese nel Pacifico. Impressioni e preoccupazioni che qui appaiono maggiormente diffuse possono essere riassunte come segue:

l) Patto che dà ormai a Tokio senso di piena sicurezza nei riguardi dell'URSS, come pure sviluppi campagna Asse nei Balcani e delle operazioni militari in Egitto, possono decidere Giappone ad agire in Sud Pacifico.

2) Patto potrebbe segnare fine rifornimenti in avvenire U.R.S.S. Cina cui possibilità resistenza diverrebbero in tal caso quanto mai precarie anzi Patto rende più «esplosiva» situazione Estremo Oriente cosicché Stati Uniti saranno comunque costretti ad immobilizzare definitivamente flotta in Pacifico nonché ad accelerare ·preparazione proprie forze armate ciò che non mancherà di interferire con la politica degli aiuti all'Inghilterra.

3) Patto indica ormai impossibilità di guadagnare U.R.S.S. alla politica anglo-americana, delusione questa tanto più viva in quanto dichiarazioni Governo russo relative ad Ungheria ed a Bulgaria, come recente accordo concluso momento presente con Belgrado, aveva fatto sorgere illusione che tale collaborazione potesse essere possibile;

4) Patto crea sensazione «accerchiamento» degli Stati Uniti di cui interventisti accaniti come Walter Li,ppmann e Ministro della Marina Knox, hanno subito parlato per insistere sulla necessità accelerare e intensificare riarmo anche se ambienti isolazionisti non manchino già di [far uso] da parte loro del medesimo argomento per gettare sempre più seri dubbi nel paese su saggezza politica aggressiva Roosevelt contro potenze totalitarie.

918

AL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI (l)

T. R. PER CORRIERE 3327/953/090 R. Lisbona, 16 aprile 1941 (per. il 19).

Questo Governo continua a preoccuparsi della difesa delle Azzorre. In questi ultimi tempi sono partiti per quella destinazione ancora altri due battaglioni di fanteria muniti di mortai da trincea. In totale le truppe oggi concentrate alle Azzorre ammontano a 7 mila uomini.

Salazar ha tenuto a dare H massimo risalto alle partenze di questi scaglioni. -Ogni volta che un battaglione è partito egli Io ha passato in rivista, nella sua qualità di Ministro della Guerra, ed ha fatto dare grande rilievo alla cosa da tutta la stampa. Naturalmente nessuno si illude qui -e il Governo meno di chiunque altro -che questi rinforzi inviati aile Azzorre o alle Isole del Capo Verde possano rappresentare un elemento decisivo di sicurezza per quei possedimenti. Tuttavia il Governo portoghese tiene a che Washington e Londra sappiano che esso non è disposto a cedere le sue basi atlantiche senza difenderle. La difesa, di fronte a forze soverchianti d'occupazione, sarà solo simbolica e onorevole, ma in ogni caso la difesa si avrà. L'aiutante di Campo del Presidente Carmona, comandante Monteiro, mi ha detto molto confidenzialmente che Carmona e Salazar hanno in questi ultimi tempi lungamente discusso sulla sorte dei possedimenti atlantici portoghesi e suHe eventualità che possano presentarsi. Egli mi ha detto che il Presidente Carmona nelle confidenze che spesso gli fa, gli ha dichiarato che se l'Inghilterra sbarcasse alle Azzorre o al Capo Verde, al Portogallo non resterebbe che invocare la protezione dell'Asse. Sarebbe sempre preferibile avere in

Portogallo le truppe tedesche in veste di alleate che in veste di nemiche. E' evldente d'altra parte che se un tale appello non venisse rivolto a Berlino ed a Roma, le truppe dell'Asse non esiterebbero ad occupare il Portogallo non appena gli anglo-sassoni procedessero all'occupazione delle Isole.

Ho chiesto al comandante Monteiro se questo era anche il pensiero di Salazar. Egli mi ha detto di ignorarlo « perché -ha aggiunto -le mie funzioni mi portano a parlare quotidianamente col Presidente Carmona ma non con Salazar ». Tuttavia egli ritiene che se Carmona è di questo avviso Salazar non dovrebbe essere di un'opinione molto dissimile.

Gli avvenimenti nei Balcani sono seguiti con molto interesse da questo Governo. Si considera che una volta liquidato il fronte balcanico risorgerà in tutta la sua immediatezza il problema di Gibilterra. La segreta speranza di questi uomini di stato è che le truppe tedesche e spagnole possano impegnarsi contro Gibilterra senza naturalmente coinvolgere il Portogallo nella mischia. Tuttavia nessuno si illude che una volta iniziatesi le operazioni contro Gibilterra gli inglesi non tentino di occupare almeno le basi insulari portoghesi. Un tentativo britannico contro Lisbona Oporto e Setubal sembra meno probabile dato che le esperienze continentali inglesi non sono taU da indurre lo Stato Maggiore britannico ad affrontare nuovamente le truppe dell'Asse doppiate da quelle spagnole sul territorio iberico. Ma il tentativo di occupazione deUe Isole sembra inevitabile: primo -perché occupando 1le Azzorre e Capo Verde la flotta inglese compenserebbe la eventuale perdita di Gibilterra; secondo -perché il possesso delle basi insulari portoghesi è il presu1)posto della grande lotta atlantica anti-sommergibile; terzo -perché la presenza degli inglesi aHe Azzorre a CapoveTde e probabilmente alle Canarie è destinata a facilitare il concorso degli Stati Uniti nella guerra atlantica; quarto -perché gli anzidetti capisaldi dovrebbero costituire l'antemurale dell'offensiva americana dell'anno X sempre nel quadro di quel progetto sul quale ho replicatamente attirato la Vostra attenzione e che contempla sbarchi a Dakar e a Casablanca come premessa ad una grande offensiva che col concorso dell'ala degaullista dell'esercito francese dell'Africa del Nord dovrebbe essere il punto di rivalsa per un'invasione del Mediterraneo, invasione della Libia e successivi sviluppi più o meno apocalittici della guerra.

Questo Governo preso dalla preoccupazione dei prossimi eventi in Europa vigila attentamente e continua a mantenere un atteggiamento di assoluta e corretta neutralità. Ritengo che se le forze dell'Asse si decideranno a un momento determinato deU'evoluzione politico-militare ad entrare in Spagna per marciare su Gibilterra converrebbe evitare nella prima fase delle operazioni di coinvolgere il Portogallo e questo per impedire che il Governo portoghese considerandosi attaccato dall'Asse, abbandoni il Paese, si rifugi nelle Azzorre e metta le sue basi insulari a disposizione degli anglo-sassoni.

Siccome mi sembra inevitabile che come conseguenza ad una nostra eventuale azione in Spagna l'Inghilterra tenti l'occupazione delle isole mentre mt sembra dubbio che sbarchi in Portogallo, vi potrebbe essere in tal caso il vantaggio morale enorme di obbligare il Governo portoghese a fare esso appello direttamente alle forze dell'Asse per averne la necessaria assistenza.

(l) Alcuni brani di questo telegramma sono editi in R. BoVA ScoPPA, Colloqui con due dittatori, cit., p. 35.

919

LO STATO MAGGIORE DELLA II ARMATA AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER TELEFONO 3209/S.N. R. Sussak, 17 aprile 1941, ore 2,20.

Dal Ministro Mameli al Tenente Colonnello Magliari ufficiale di collega

mento con la Seconda Armata germanica. Trasmesso in data 16 aprile ore 17,50.

N. 3 -Per Ministero Esteri Roma -Urgentissimo -Per Gabinetto Ecc. Ministro.

Mi riferisco mio telegramma n. 2 in data di ieri (1). Stamane presentatosi Delegato comando supremo jugoslavo Generale Bodl per richiedere condizioni armistizio. Non aveva pieni poteri ma doveva soltanto riferire. Generale Armata Weighs presenti addetti militari italiano e ungherese (che sono tuttora in attesa d'istruzioni dai rispettivi Governi) a nome comando supremo germanico ha frattanto già comunicato condizioni armistizio che riassumo.

Forze armate si arrendano e siano prigionieri di guerra. Consegna armi e ,' ogni materiale di interesse bellico. Ufficiali restano presso unità. Ufficiali conservano sciabola. Polizia e gendarmeria rientrino rispettive sedi.

Generale Bodi chiese che venissero accettate seguenti proposte: congedo forze armate e invio case; sospensione bombardamento città. Proposte respinte. Informo che causa bombardamenti aerei comunicazioni in genere ed anche con nuovo Governo sono interrotte, Generale Bodi rientrato. Parlamentare presentatosi ieri non era inviato da Comando Supremo ma da Quinta Armata.

Prego comunicare anche Ministero Guerra.

920

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. 3294/152 R. Bagdad, 17 aprile 1941, ore 14,55 (per. ore 15,30 del 18).

Precedenza assoluta.

Mio telegramma 145 (2).

Questa notte Ambasciatore d'Inghilterra ha comunicato a Gailani che data situazione militare in Egitto --Comando britannico ha deciso far arrivare sul teatro delle operazioni forti contingenti truppe attraverso Iraq, sperando che il Governo iracheno non solleverà difficoltà. Gailani gli ha risposto che il Governo iracheno è disposto concedere passaggio nei limiti già ammessi

dal suo precedente Ministero, e cioè alla condizione che nel periodo di tempo necessario al trasporto da Bassora alla frontiera Transgiordania non vi fossero su territori iracheni più dì tremila uomini contemporaneamente, e che armamento complementare rimanesse a disposizione di tali contingenti durante il transito Iraq. Ambasciatore d'Inghilterra ha replicato che con tali limitazioni si frustrava completamente scopo delle misure britanniche: ne avrebbe riferito al suo Governo ma doveva avvertire subito che corpo di spedizione è in viaggio dalle Indie e che situazione Egitto è tanto grave da non consentire indugi di sorta.

Parecchie navi da guerra tra cui una portaerei incrociano nel Golfo Persico ed all'imbocco di Shatt-el-Arab.

Consiglio della Difesa Nazionale iracheno si è riunito stamane e siede tuttora per l'esame situazione a seguito passi britannici. Nel ribadire che il Governo Iraq rimarrà fermo sulla sua decisione opporre resistenza armata, Primo Ministro prega i Governi dell'Asse volergli far conoscere con estrema urgenza:

l) se esercito può contare sul concorso della aviazione dell'Asse. Naturalmente aeroporti iracheni sarebbero loro disposizione;

2) se esercito può contare -in caso di necessità ~-di ricevere via aerea rifornimenti armi e munizioni a somiglianza di quanto è stato fatto durante la campagna di Etiopia e campagna di Norvegia.

Comunque Gailani prega voler accelerare tutte le misure progettate in favore Iraq, comprese quelle per un aiuto finanziario di cui egli preciserà presto entità immediatamente occorrente.

(l) -Vedi D. 915. (2) -Vedi D. 902.
921

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 3259/574 R. Berlino, 17 aprile 1941, ore 21,15.

La questione degli aiuti militari all'Iraq viene seguita con particolare interesse dal Ministro Ribbentrop il quale vorrebbe fare in questo momento qualche cosa di concreto in favore del Governo di Gailani. A tale fine si desidererebbe sapere se si ritenga tecnicamente possibile trasportare in Siria, dall'Italia o da qualunque altro porto Mediterraneo, da noi controllato di un notevole quantitativo di materiale bellico, ad esempio di quello necessario per l'armamento di una divisione.

Si pensa che il trasporto potrebbe [risultare] assai più difficile a mezzo singole navi non scortate che di un convoglio protetto.

Non si sono ancora esaminate possibilità esistenti per ,l'ulteriore inoltro di detto materiale bellico dalla Siria in Iraq e si attende nostra risposta per studiarla. Tutte le altre possibilità per fare giungere all'Iraq materiale di guerra sono considerate di difficile realizzazione e di lunga durata (1).

(l) Per la risposta di Anfuso vedi D. 944.

922

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 12817/533 P.R. Roma, 17 aprile 1941, ore 22,30.

Mio 42/07520 del 5 corrente C1).

Si prega di voler comunicare Dott. Clodius quanto segue:

<<Come già espostoVi nella mia n. 42/07400/48 del 5 corrente (l) situazione nostri approvvigionamenti carbone diventa ogni giorno più grave tanto che dobbiamo procedere aUa chiusura su larga scala at stab1llmenti addetti alla produzione bellica e dobbiamo sospendere lavoraziOne negli stabilimenti che lavorano per esportazione. Urge che rifornimenti eorne scrlttoVi siano subito portati ad almeno un milione di tonnellate al mese concentrando forniture su carboni industriali.

Data situazione mi sarebbe molto utlle poter rlcevere una Vostra assicurazione telegrafica al riguardo » (2).

923

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S.N. Roma, 17 aprile 1941.

PROGETTO NUOVE DELIMITAZIONI CONFINARIE

DELL'ITALIA AD EST

l o -Slovenia. Incorporazione nel Regno d'Italia con un particolare regime autonomo.

2° -Fiume. Rettifica dei confini terrestri e insulari.

3° -Dalmazia. Annessione di tutto il territorio da Segna a Cattaro e dal litorale alle Dinariche e ciò anche nell'eventualità di una « unione personale » fra l'Italia e Croazia. La Dalmazia che fu sempre storicamente una entità a sé stante avrà uno speciale regime politico amministrativo che permetterà la pacifica convivenza delle due principali razze che la abitano (3).

4° -Montenegro. Aggregato all'Albania con regime autonomo.

5° -Kossovo. Le regioni della Jugoslavia popolate da albanesi (da 700.000 a 1.000.000) saranno annesse al Regno di Albania.

6° -Sbocchi al mare. Per la Croazia. Fiume-Susak. Per la Serbia Ragusa.

(-2) Per la risposta vedi D. 958.
(l) -Non rinvenuto. (3) -Un'annotazione a margine del punto 3° dice: <<Governatorato italiano della Dalmazia».
924

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, MACKENSEN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

COMUNICAZIONE VERBALE. Roma, 17 aprile 1941.

Sembra desiderabile al Fuhrer di iniziare con ogni possibile sollecitudine uno scambio di idee col Duce circa l'ulteriore trattamento del problema della spartizione del territorio della ex-Jugoslavia.

La cosa più opportuna sarebbe per noi che il Duce potesse delegare verso la fine della settimana il Conte Ciano per un incontro non ufficiale a Vienna col Ministro Von Ribbentrop per discutere con lui di queste questioni ed informarci dettagliatamente, in base a carte geografiche, dei desideri e delle intenzioni del Duce, in modo che ci si possa mettere d'accordo sull'ulteriore procedimento in questo settore.

Il signor von Ri:bbentrop rivolge, con questo, cordiale invito al Conte Ciano -premesso sempre il consenso del Duce -di venire a Vienna.

In pari tempo il Flihrer mi ha incaricato di informare il Duce che egli ha deciso -in seguito all'avvenuto sfacelo dello Stato jugoslavo -di portare innanzi il confine del Reich a Sud dei monti Karawanki e nel territorio più ad Est fino ad una linea che passa al Sud dell'alta Sava ma a Nord di Lubiana e che, più ad Est, comprende i territori che già fecero parte della Stiria. Comunicheremo in seguito al Duce la linea precisa, ma però, sin d'ora preghiamo di voler considerare il territorio a Nord di questa linea come facente parte del Reich.

Il Fuhrer desidera infine far sapere al Duce, in questa occasione, che, per quanto riguarda il regolamento futuro della parte sud dell'ex Croazia ed i territori dell'Adria, che interessano l'Italia, egli desidera di lasciare completamente mano libera al Duce; che tuttavia sarebbe per noi desiderabile di essere informati sulle intenzioni dell'Italia al riguardo, onde poter insieme disporre la trasformazione dell'intero territorio finora jugoslavo in un senso che risponda ai nostri comuni interessi.

925

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 3329/031 R. Madrid, 17 aprile 1941 (per. il 19).

Serrano mi ha oggi accennato, in via di conversazione, alle voci qui corse in questi giorni di imminente adesione della Spagna al Tripartito. Egli mi ha detto che nulla ancora è stato deciso al riguardo da Franco ma che, secondo lui, adesione predetta dovrebbe precedere di pochi giorni entrata Spagna in guerra in quanto nel momento attuale adesione sarebbe di danno per Spagna e di scarso vantaggio per Asse. Inghilterra renderebbe infatti più severa concessione navicerts impedendo a Spagna acquisto rifornimenti che le sono indispensabili per entrare in guerra. Conviene, mi ha detto Serrano, che Spagna continui per ora tenere Governo britannico nel dubbio circa suo definitivo orientamento a fianco dell'Asse.

926

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S.N.D PER CORRIERE 3328/032 R. Madrid, 17 aprile 1941 (per. il 19).

Stamane Ministro Ser·rano mi ha espresso entusiasmo suo e di tutta la Falange per vittorie truppe itala-tedesche nei Balcani e nell'Africa Settentrionale nonché speranza che presto Inghilterra sarà messa in condizione di non più nuocere nel Mediterraneo.

Venendo poi spontaneamente a parlare dell'entrata in guerra della Spagna egli mi ha fatto seguenti dichiarazioni: l) Spagna tutta senza distinzione di tendenze des:dera ardentemente realizzare sue aspirazioni su Gibilterra e Marocco.

2) Spagna non entrerà in guerra sotto pressione germanica ma quando crederà giunto il momento per essa maggiormente opportuno, ossia, secondo la formula del Duce a Bordighera (1), quando tale momento sarà più favorevole per Asse e meno oneroso per essa. Spagna consentirà dunque passaggio truppe Asse solo quando avrà fatto dell'attuale guerra la «sua» guerra.

3) Se Spagna fosse già entrata conflitto avrebbe costituito e costituirebbe peso morto per Asse che avrebbe dovuto fornirla viveri e armamenti senza paterne per altro trarre quei vantaggi che Italia e Germania si ripromettono e che sono in diritto di attendersi. «Ma il momento si avvicina -egli ha detto testualmente -presto le truppe itala-tedesche giungeranno al Canale ed allora anche noi potremo dire la nostra parola ».

927

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3287/415 R. Bucarest, 18 aprile 1941, ore 3,30 (per. ore 13).

Ho riferito a V. E. (2) come atteggiamento Romania nei riguardi Banato jugoslavo si sia venuta accentuando vieppiù in questi giorni. Questa mattina poi Ministro alla Presidenza del Consiglio Mihail mi ha lungamente intrattenuto circa situazione rumena in quella regione e su ap

pelli e richieste intervento che giungono da quelle popolazioni al Generale Antonescu.

Ministro alla Presidenza del Consiglio mi ha quindi pregato di rappresentare all'E.V. che, in vista note rivendicazioni rumene su Banato (che fu invano reclamato a Versailles da Rumania alla quale era stato precedentemente promesso) nonché in considerazione urgenti interessi da tutelare, Governo romeno sarebbe molto desideroso conoscere punto di vista del Governo Fascista circa possibilità per Romania tutelare tali rivendicazioni.

Ministro Antonescu mi ha informato infine avere fatto analoga richiesta a questo mio collega Germania.

Successivamente Ministro alla Presidenza mi ha comunicato avergli questo Capo dello Stato Maggiore Generale fatto conoscere che, in base ultimo rapporto Autorità militare frontiera. che ormai situazione romena Banato sarebbe talmente peggiorata da rendere necessario senza indugio adeguare protezione.

Ho conferito in merito tale argomento con Ministro di Germania, il quale mi ha confermato che Governo ha evitato che Romania prendesse parte attiva contro Jugoslavia, sia per ragioni riferite con mio telegramma n. 388 (l) sia per evitare attrito diretto con Ungheria; e mi ha espresso sua persuasione che Governo romeno non prenderà alcuna decisione di intervento senza conforme avviso del Governo tedesco.

Killinger ha peraltro aggiunto di avere trasmesso a Berlino aspirazioni rumene su Banato esprimendo suo parere che un gesto a favore della Romania sarebbe, oltre che equo, quanto mai opportuno in quanto un guadagno territoriale costituirebbe forse un attivo per Generale Antonescu e ne rinforzerebbe molto notevolmente posizione, che avrebbe per altro numerosi oppositori della sua politica i quali rimproverano soprattutto all'Asse, oltre di avere contribuito alle grandi perdite territoriali della Romania, il quale avrebbe avanzato le più gravose richieste di ordine economico e militare senza alcun corrispettivo a favore di questo Paese.

Sarò grato a V. E. voler [comunicarmi] eventualmente se e quale risposta io debba dare a questo Governo.

(l) -Vedi D. 568. (2) -Il documento in riferimento non è stato rintracciato.
928

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3369/99 R. Shanghai, 18 aprile 1941, ore 10 (per. ore 7 del 19).

Mio telegramma n. 96 (2). Primo importante riflesso nella Cina nazionalista del patto di neutralità russo-nipponico è annullamento opera di Washington che sembrava fosse riu

scita cicatrizzare conflitto tra Kuomingtang e comunisti. Patto torna a dividere nettamente i due partiti e mentre Kuomingtang protesta e reagisce comunisti non trovano nulla da obiettare. A ridare coraggio alle masse Chian-kaiShek fa dichiarare che atteggiamento di Stalin verso di lui è immutato e che Mosca manterrà aiuti a Chung King, ma i comunisti diffondono voci che se rifornimenti continueranno essi saranno destinati a loro soltanto.

Ne risultano per Generalissimo sempre maggiori difficoltà. Tuttavia a quanto mi ha detto Chuminyi, Ambasciatore di Nanchino a Tokio, esse non sarebbero ancora tali da spingere Chiang-kai-Shek a trattare o ad accettare una mediazione; gli risultava peraltro che movimento per la pace faceva a Chung King sempre nuovi proseliti.

Ormai non si poteva contare più sulla decantata linea di rifornimenti americani Vladivostock-Urga e non era da escludere che un Giappone liberato dall'incubo sovietico al nord e incoraggiato dalle vittorie dell'Asse pure evitando ancoraggio Singapore si decidesse a tagliare attraverso la Birmania l'ultima linea di vita della Cina Nazionale.

Comunicato Roma e Tokio.

(l) -Vedi D. 886. (2) -Non rinvenuto.
929

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. s. 3315/231-232 R. Ankara, 18 aprile 1941, ore 15,25 (per. ore 23,30).

Parlando degli avvenimenti in Jugoslavia il Ministro Alì Fuad ha detto che considera una follia quanto colà è avvenuto dopo il colpo di stato del 27 marzo (1). Il Governo turco non è stato tanto più sorpreso in quanto, appena creatosi il nuovo Governo, il Ministro degli Affari Esteri jugoslavo ha comunicato all'Ambasciatore turco in Belgrado che la politica estera jugoslava rimaneva intatta. Ma, ha soggiunto Alì Fuad, il Governo turco aveva visto passare dalla Turchia i plenipotenziari jugoslavi che si erano recati a Mosca a firmare il patto di non aggressione con i sovieti e da questo e da altri elementi ha arguito che la spinta al movimento di rivolta della Jugoslavia contro l'Asse veniva dai sovieti. Mosca ha fatto a Belgrado il colpo che non le è riuscito a Sofia, e ciò, secondo Alì Fuad. allo scopo impedire una vera pacificazione dei Balcani ed alimentare la guerra. A questo stesso scopo tendono altre manifestazioni della politica sovietica, quali la dichiarazione di neutralità russo-turca

ed il recente patto con il Giappone. A proposito tale patto, Alì Fuad ha espres· so l'opinione che i Sovieti vedendo la possibilità che la guerra si spenga in Europa cerchino di accenderla altrove e precisamente in Estremo Oriente.

Ali Fuad ha detto anche che nessun membro del Gabinetto Simovic è venuto in Turchia. Simovic si trova in Grecia. Nulla si sa del Re Pietro II.

Alì Fuad ha lasciato anche comprendere che sia l'Ambasciatore di Jugoslavia in Angora sia il Ministro di Jugoslavia a Mosca hanno forse contribuito a creare la deplorevole attuale situazione del loro Paese attribuendo a realtà il loro desiderio di vedere la Turchia e la Russia schierarsi eventualmente con la Jugoslavia contro l'Asse.

Ho fatto notare ad Alì Fuad che nelle sue mantfestazioni esteriori la Turchia conserva tuttora una linea di condotta nettamente ostile all'Asse, e che la stampa in specie continua a usare un linguaggio insolente e provocatorio nei riguardi nostri. Ali Fuad mi ha risposto che tutto ciò cambierà. A questo punto il sig. Jenke, intervenuto nella conversazione, ha detto al nostro interlocutore: « Bisogna che la Turchia sia insieme a noi e che il cambiamento lo faccia ora mentre ne ha ancora il tempo e non domani quando potrebbe essere troppo tardi». Ali Fuad ha immediatamente ribattuto: «Diteci che cosa volete e che cosa dovremmo fare». A mia volta ho soggiunto che se la Turchia desidera veramente l'avvento della pace, dovrebbe sospendere suo atteggiamento favorevole all'Inghilterra ed europeizzarlo e perciò prestarsi a quella forma di collaborazione con l'Asse che gli avvenimenti rendessero necessaria. Alì ha risposto che la Turchia non desidera di meglio che di rimanere potenza europea e mettersi di accordo con gli organizzatori della futura Europa; a parte questo non ha altre aspirazioni né rivendicazioni da far valere. Ha ancora insistito perché noi gli indicassimo quello che l'Asse vuole dal suo Paese.

Non essendo io autorizzato ad entrare in discussione su di un piano di collaborazione con la Turchia, ho evaso la precisa domanda più volte ripetuta e sono tornato sulla questione della stampa con vagabondaggio che risparmio all'E.V.

Sul punto di congedarmi, a tarda notte, Ali Fuad mi ha preso in disparte e mi ha detto che il Governo turco apprezza molto l'attività diplomatica da me svolta in quanto che ha constatato come io mi sia reso conto della difficile situazione in cui si è venuta a trovare la Turchia e non abbia contribuito ad esacerbare il divario, più apparenti che reale, creato per la verità [dallo] sviluppo degli avvenimenti. Egli, da parte sua, avrebbe messo in opera tutta la sua influenza per cambiare situazione anche nei riguardi delle manifestazioni propagandistiche e di stampa.

Le folgoranti vittorie dell'Asse sono la vera causa di questo sostanziale mutamento di spirito e di rotta che le parole di Alì Fuad permettono di intravedere.

(231) Iersera in casa della signora Jenke, sorella di Ribbentrop, ho avuto una lunga interessante conversazione con questo Ministro dei lavori Pubblici, l'autorevole Generale Alì Fuad, esponente ormai riconosciuto della tendenza favorevole all'Asse nel Gabinetto turco. Alla conversazione erano presenti la signora Jenke e suo marito ed il Ministro d'Ungheria.

(l) Vedi D. 789.

(232) -Siamo poi venuti a parlare dell'atteggiamento della Turchia. In proposito Ali Fuad ha detto che la Turchia non ha dato assolutamente nulla all'U.R.S.S. e che, contrariamente a quanto si poteva dedurre dal testo del trattato alleanza, si è mantenuta in una posizione di stretta neutralità non soltanto quando il conflitto è stato portato nel Mediterraneo orientale, ma anche quando è venuto a lambire il territorio stesso della Turchia. Alì Fuad si è espresso con disprezzo ed astio nei riguardi dei greci ed ha stigmatizzato l'Inghilterra che pur di [spingere] altri paesi a battersi per suo conto promette collaborazione aiuti che non è in grado di dare.

930

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. UU. 3292/586 R. Berlino, 18 aprile 1941, ore 19,55 (per. ore 20,35).

Comunico ad ogni buon fine seguente telegramma pervenuto solo in questo momento -ore 19,45 -da R. Ministro Belgrado per il tramite autorità militari tedesche:

<< 18 aprile 1941, ore 2,10. Prego comunicare Roma che questa sera (l) ore 21,

R. Addetto Militare ha firmato con delegati tedesco jugoslavo armistizio sulla base della resa a discrezione esercito jugoslavo. Armistizio entra in vigore domani 18 aprile a quindici ore di distanza dalla firma. R. Addetto Militare mi informa di aver chiesto ed ottenuto protocollo aggiunto stipulante che stesse clausole stabilite per esercito tedesco si applichino anche a esercito italiano. Colonnello Bonfanti ha telegrafato a suo Ministero ampio riassunto condizioni armistizio Mameli ».

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IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 18 aprile 1941.

L'Ambasciatore di Germania è venuto a ringraziare da parte di von Ribbentrop per la pronta accettazione dell'invito da parte del Conte Ciano ed ha ripetuto quanto già aveva detto a Celesia che cioè i colloqui avranno inizio a Vienna verso le ore 11 aggiungendo che il Fiihrer vedrà il Conte Ciano nel pomeriggio di domenica in una località dei dintorni di Vienna.

Mackensen ha comunicato a von Ribbentrop le sue impressioni circa l'ultimo colloquio che l'Ambasciatore di Germania aveva avuto col Duce. A questo proposito il Signor Ribbentrop telegrafa che il Governo del Reich vede con favore un'annessione all'Italia della parte della Slovenia fino a ora non occupata dalla Germania. Per la questione della Dalmazia Ribbentrop ha esplicitamente detto che il Governo del Reich intende che venga risolta in senso italiano. Per la questione macedone il Governo del Reich pensa che debba essere risolta in senso bulgaro e per il Montenegro ne sarà studiata l'annessione all'Albania.

Naturalmente il Signor von Ribbentrop tiene a sottolineare che i colloqui di Vienna hanno carattere preliminare e generale e perciò pensa che i preparativi da parte italiana per le conversazioni saranno fatti in questo senso.

(l) La sera è quella del 17 apt·i!e.

932

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DELLO STATO CROATO, PAVELIÉ

L. P. Roma, 18 aprile 1941.

Desidero anzitutto rivolgerVi il mio cordiale saluto e rinnovarVi gli amichevoli voti che formulo per il successo della Vostra missione. Il popolo italiano segue con la più viva simpatia l'opera da Voi intrapresa per il bene e la libertà del popolo croato.

Prima di lasc:are Roma Voi esprimeste il desiderio di avere in Zagabria un nostro rappresentante che fosse persona a Voi già nota e nella quale Voi poteste riporre la più assoluta fiducia. Desiderando come Voi di mantenere col Governo Croato i più amichevoli e fiduciosi rapporti abbiamo destinato costà il Comm. Paolo Cortese, attualmente Cons:gliere della R. Ambasciata in Tokio.

Il Comm. Cortese non potrà tuttavia giungere in sede prima della seconda metà di maggio e nel frattempo è nostro desiderio stabilire subito tra noi regolari rapporti che abbiano un tramite diverso dall'unico attualmente esistente che è quello del R. Consolato. È stato perciò deciso l'invio presso di Voi del Comm. Raffaele Casertano, Primo Segretario di Legazione di la Classe, che è un ottimo funzionario, già provato in importanti precedenti missioni e nel quale, fino all'arrivo del Comm. Cortese, troverete persona atta in tutto e per tutto a sostituirlo. Vi prego di accordargli la Vostra migliore accoglienza e di facilitarlo nell'espletamento del suo compito.

Spero avere presto l'occasione di rivederVi e di ripeterVi la mia viva simpatia. AbbiateVi intanto, caro Pavelic. le espressioni della mia cordiale e bene augurante amicizia.

933

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 3476/01 R. Belgrado, 18 aprile 1941 (per. il 23).

Primo contatto diretto R. Legazione fuori zona operaz:oni è stato stabilito da R. Console De Michelis qui giunto ieri sera e che riparte stamane per Timisoara. Ne profitto per riferirVi schematicamente su avvenimenti dal 26 marzo -a complemento rapporti telegrafici e telefon:ci -e su avvenimenti e situazione dopo inizio ostilità.

Mattino 26 marzo Presidente Consiglio Cvetkoviç e Ministro Affari Esteri Cincar Marcoviç rientravano da Vienna ove giorno precedente avevano firmato Patto tripartito. Vice Presidente Consiglio Macek non aveva partecipato viaggio ma aveva salutato all'arrivo e alla partenza i due Ministri.

Tranne sporadiche ma sintomatiche d:mostrazioni giornata 26 marzo passò senza segni decisivi in tutto il paese. Era tuttavia ben visibile generale contrarietà e fermento diffusissimo in tutta la Serbia, di cui largamente profittavano elementi ostili. Gravissimo torto del Principe Reggente e del Governo fu certo di non aver mai spiegato chiaramente alla popolazione impegni del Patto. Volutamente senza dubbio nella stampa belgradese e serba dello stesso giorno 26 regnò ancora confusione e incertezza. Di ciò doveva largamente profittare subito dopo cricca militare. Sino alla notte del 26 marzo governo appariva ad ogni modo in controllo s:tuazione. Tali elementi hanno formato oggetto di un telegramma per corriere in pari data (l) partito con l'ultimo corriere che ha fatto servizio con questa R. Legazione.

Nelle prime ore del 27 marzo avvenne in Belgrado il colpo di stato Simoviç. Situazione mutò improvvisamente e divenne assai tesa, con dimostrazioni contro il Patto e vandalismi che dal nuovo governo furono lasciati compiere contro italiani e germanici in Belgrado, particolarmente contro questi ultimi. Insani propositi e minaccie quasi aperte nuovo governo, e meglio della cricca militare serba che si era impadronita del potere, in assoluto contrasto con Patto cui Jugoslavia si era impegnata fecero precipitare di giorno in giorno e si può dire di ora in ora situazione, mentre rap:damente e tempestivamente governi italiano e germanico disponevano con mezzi propri sgombro connazionali e Consolati che avvennero in perfetto stile e disciplina. Ho già riferito ma desidero confermare che partenza treno italiano da Belgrado la notte fra il 31 marzo ed il 1° aprile, in stazione invasa da folla terrorizzata che cercava di lasciare città con ogni mezzo nel r:gurgito della cosidetta mobilitazione jugoslava, mentre altoparlanti esortavano popolazione a non lasciarsi cogliere dal panico, ha costituito per calma serenità organizzazione un altissimo e indimenticabile esempio di disciplina nazionale di fede e di stile fascista.

Vi furono a partire dal 31 marzo i noti tentativi del Governo Simoviç di contatti con noi e in ultimo la domanda di mediazione del Duce. Tali tentativi voluti in buona fede soltanto da pochi elementi non militari del sedicente governo (particolarmente sincero quanto debole apparve il vecchio e ammalato Ministro degli Affari Esteri Ninciç) furono lasciati compiere dalla cricca militare serba probabilmente per non trovarsi subito isolata al governo e forse per guadagnare tempo, nel pazzesco ma non meno chiaro proposito di offensiva su Salonicco e sull'Albania. Le categoriche risposte dei governi dell'Asse inchiodarono tali velleità. Frattanto il propori~o tedesco di attaccare senzaltro appariva sempre p:ù chiaro.

Ultimo elemento che fece precipitare situazione fu situazione croata. Macek nonostante i ripetuti annunci del nuovo governo non solo non aveva accettato di farne parte ma rimaneva a Zagabria e trattava con Belgrado attraverso interposta persona. Commise tuttavia errore di fidarsi in tali trattative del Bano Subasiç, uomo notoriamente troppo ligio a Belgrado. Comunque erano note condizioni che Macek poneva: consigllo Corona, pace con Potenze dell'Asse (e pertanto rispetto del Patto e smobilitazione), e infine ampliamento del Patto per l'autonom:a croata. Il mattino del 4 aprile Macek rientrava in Belgrado e prestava giuramento come Vice Presidente del Consiglio. Ma non vi furono in conseguenza determinazioni o passi decisivi da parte jugoslava neppure nei con

tatti cne specialmente Ninciç insisteva nel mantenere con noi. Il 5 aprile Ninciç compiva un ultimo tentativo (non so se autorizzato o meno) domandando di recarsi a Berlino. Era troppo tardi e data intransigenza tedesca proposta appariva anche alquanto puerile.

Ritengo non dubbio che da parte tedesca si fosse molto contato su Macek sia come elemento di pressione sul nuovo governo, sia come punto partenza per disgregazione Jugoslavia mediante insurrezione croata. È sintomatica ad ogni modo frase dettami nel pomeriggio del 5 aprile dall'Incaricato d'Affari di Germania: « Macek non è un traditore». È stato giuocato. Era forte sinché rimaneva a Zagabria, è finito dal momento in cui ha consentito a tornare a Belgrado. Concordo in pieno con l'opin:one espressa nell'ultima frase. In ogni caso ritorno Macek e permanere immutata prevalenza militare ha cronologicamente segnato ultimo tempo destino Jugoslavia.

Ultima comuniccazione che ho potuto avere con R. Ministero prima inizio ostilità fu conversazione telefonica con Segretario Gabinetto Barone de Ferraris alle ore 22 del 5 aprile.

Mattino 6 corrente alle ore 6,45 Incaricato Affari di Germania m'informava telefonicamente di aver avuto notizia per radio che il Fiihrer aveva dato ordine truppe tedesche di agire contro Jugoslavia. Immediatamente disposi per ch:amata in Legazione pochi italiani che ancora non vi si erano ricoverati. Tentati anche di telefonare al R. Ministero in Roma, ma linea era già interrotta.

Alle 7,10 del mattino prime ondate apparecchi tedeschi iniziarono bombardamento di Belgrado. Da finestre lato occidentale R. Legazione erano chiaramente visibili stormi interi di stukas che bombardavano colline Tipcider. Contemporaneamente venivano bombardati tutti i quartieri della città colpendo particolarmente Ministeri, stazione ferroviaria, posti e installaz:oni militari, dintorni Kalimegdam e intensissimamente la parte centrale di Terasje. Immediatamente furono tolte in tutta la città acqua e luce. Nel primo attacco difesa ant:aerea fu praticamente inesistente.

All'inizio del bombardamento detti ordine di distruggere col fuoco i cifrari (distruzione altri documenti riservati era stata completata). Ordine fu eseguito dai miei fedeli collaboratori con calma e precisione mentre ondate successive di bombardieri si susseguivano nel cielo di Belgrado e R. Legazione era continuamente inquadrata dagli scoppi e fortemente danneggiata.

Durante tutta la giornata continuò intensissimo e quasi continuo il bombardamento. Esplosioni più formidabili si ebbero verso ore 10,30. Bombardieri in quota lanciarono bombe (munite di uno speciale dispositivo che ricorda un paracadute) che R. Addetto Aeronautico ed io giudichiamo su i mille kilogrammi. Ognuna di tali bombe ha prodotto devastazioni colossali. In alcuni quartieri una sola ha fatto saltare serie intere di case. Una di tali bombe esplosa a poca distanza ha prodotto i maggiori danni agli edifici della R. Legaz:one.

Nella notte continuò bombardamento a gruppi isolati ma continui particolarmente contro obbiettivi del centro e della periferia.

Difesa antiaerea agì con una certa intensità a partire dal secondo attacco. Artiglieria -possono essere calcolate circa d'eci batterie --fece fuoco per tutto il 6 e cessò quasi completamente il 7 aprile. Caccia jugoslava era limitata a pochi apparecchi ed agì isolatamente nel primo giorno se pure, ln alcuni casi coraggiosamente. Fu detto che furono abbattuti il 6 aprlle due apparecchi tedeschi. In ogni caso i resti di uno di essi caddero a pochi metri dalla R. Legazione.

Il mattino del 7 non vi furono attacchi. Bombardamento fu ripreso invece nel oomeriggio con grande intensità, con masse dl bombardieri In quota e a tuffo. Dalle ore 13,30 alle 17 città fu continuamente e formidabilmente martellata dovunque.

Nelle due giornate agirono masse aeree (che il R. Addetto Aeronautico calcola di almeno 150 apparecchi per volta) da bombardamento pesante medio e leggero lanciando bombe di ogni peso dirompenti ed incendiar:e.

Nelle giornate successive vi furono allarmi continui, passaggio intenso di apparecchi e attacchi alla periferia e nei d:ntorni, ma scarsi bombardamenti in alcune parti della città. Le ultime bombe sulla città propriamente detta furono lanciate in scarso numero e da apparecchi isolati alle ore 13 dell'undici aprile.

Concordo con R. Addetto Aeronautico che bombardamento, nell'unità di tempo in cui fu eseguito e date dimensioni obiettivo, è uno dei più completi per efficacia e risultati distruttivi di cui si abbia esempio, e che può essere paragonato per quello che se ne conosce al bombardamento di Coventry. D'altra parte Comandante Aviazione prima Armata corazzata tedesca (Armata Generale von Kleist) che ha occupato e posto sede di comando in Belgrado ha dichiarato a me e ai miei collaboratori che aveva fatto campagne in Francia e Polonia e che bombardamento Belgrado era il più completo che avesse mai visto, non comparabile neppure a quello di Varsavia nonostante che a bombardamento quest'ultima città avessero concorso anche famose 30 batterie di mortai.

Distruzione città fu anche fomentata dal fatto che in nessun momento fu neppur tentato né d'autorità né da iniziative private alcuna difesa passiva.

Funzionò solo qualche ambulanza. Ma nessun tentativo fu posto in atto per spegnere o isolare gli incendi. Vi fu semplicemente una fuga generale dalla città bersagliata e terrorizzata.

La sera del primo giorno Belgrado era in fiamme. Incendi colossali ardevano in ogni parte della città e nessuno si curava di combatterli mentre implacabile bombardamento continuava. Um:::au delle stesse truppe tedesche entrati in Belgrado hanno manifestato loro stupore per devastazione trovata.

Perdite sinora accertate ammontano a duemila morti. Circa morti rimastl sotto le macerie e feriti tutte le cifre poste in giro finora non sono che semplici congetture.

Dal punto di vista bellico è indubbio che bombardamento ha ottenuto immediato scopo sorprendere e schiacciare dal primo momento Capitale e centru resistenza governo nonché principali servizi. Si può dire che da quel momentv sedicente governo jugoslavo fu in fuga. Il Re abbandonò la città dopo h secondo bombardamento del mattino.

R. Legazione situata in uno dei quartieri più colpiti fu continuamente inquadrata dal bombardamento e fortemente danneggiata dalle esplosioni. Le più vicine furono misurate sui punti di caduta in quindici, diciotto e settanta metri (Accademia Militare completamente distrutta). Scheggie e sassi colpirono continuamente gli edifici. Organizzammo un rifugio nelle cantine dell'edificio principale, ottimo contro scheggle e colpi indiretti ma certamente inemcace contro ogni colpo diretto. Ma non avevamo possibilità di fare altro.

Legazione Germania fu colpita e completamente distrutta dal fuoco tranne edificio cancelleria. Colpita in pieno fu anche Legazione Stati Uniti, parzialmente lo furono quelle di Spagna e di Svizzera. Quasi tutte le altre Legazioni furono danneggiate più o meno gravemente.

Nel giorni 6 e 7 aprile R. Legazione fu anche gravemente minacciata dagli incendi che la circondavano a breve distanza particolarmente quello dell'Accademia Militare. Prendemmo tutte le disposizioni possibili, ma dovetti anche considerare eventualità sgombero. Come belligeranti non avremmo potuto cercare rifugio che presso Legazione Brasile incaricata nostri interessi ma situata a considerevole distanza, già affollata di gente priva di mezzi e con scarsa possibilità per noi di trasportarvi acqua e viveri. Decisi di rimanere al nostro posto sinché o direttamente colpiti o costretti dall'incendio non dovessimo abbandonare la R. Legazione. La Divina Provvidenza ci risparmiò l'una e l'altra eventualità.

Dopo i bombardamenti cominciarono giornate di Belgrado abbandonata. Non vi era alcuna autorità in controllo. Da tempo eventualità rifugio italiani rimasti nella R. Legazione era stata prevista. Non ci mancarono quindi i mezzi: acqua, viveri ed armi. Privi di energia elettrica potemmo tuttavia far funzionare radio ricevente [con batterie] delle automobili. Cosi ci fu possibile ricevere messaggio lanciato dalla Radio Roma per scambio Missioni Diplomatiche italiana e jugoslava, e lo comunicammo a Ministro Brasile. Attraverso enormi dimcoltà (e con aiuto Ministro Stati Uniti cui coraggiosa e amichevole attività mai sollecitata ma spontaneamente posta in atto va riconosciuta) Ministro Brasile riuscì a raggiungere evanescente governo jugoslavo e ad ottenere risposta favorevole. Contegno Ministro Brasile in ogni circostanza fu perfetto anche per coraggio personale. Quanto alla proposta data la situazione essa non poté avere neppure principio di pratica attuazione. Sfacelo Jugoslavia era g'à iniziato, Belgrado era già completamente tagliata fuori e in essa tutto era stato abbandonato ivi compreso il Corpo Diplomatico che tuttavia non mancava -assenti naturalmente i Capi Missione belligerenti di tenere agrodolci riunioni in cui n diritto delle genti e le prerogative diplomatiche erano ampiamente quanto platonicamente invocati.

Nacque da tali riunioni una proposta di confermare Belgrado città aperta e indifesa e governo jugoslavo dichiarò di accettarla. Non giunse mai tuttavia risposta tedesca e d'altra parte esercito jugoslavo mancò all'impegno facendo saltare tutti i ponti sulla Sava e sul Danubio.

Dopo il giorno 7 le altre giornate furono per noi abbastanza calme nonostante continui allarmi aerei, e potemmo così completare nostra organizzazione. Per insistenza Ministro Brasile R. Legazione fu a due riprese protetta da polizia (da due a ,quattro uomini secondo i casi). Loro contegno fu sempre cortese. Ci accompagnavano dovunque volessimo andare. L'll aprile scomparvero definitivamente. In Belgrado abbandonata ognuno poteva da allora fare quello che voleva.

Diversa fu invece situazione nostri camerati tedeschi. Abbandonata loro Legazione, d'strutta si asseragliarono in altro loro edificio munito di sicuri rifugi, ma vi furono continuamente minacciati da resti popolazione inferocita ed ebbero gravi incidenti con gli stessi gendarmi di guardia. Distanza era tale che specie nei primi giorni nessuna rapida comunicazione era praticamente possibile tra di noi. Finché vi fu la polizia inoltre nessuno poteva penetrare alla Legazione di Germania. Infine camerati tedeschi avevano però il vantaggio di essere meglio armati di noi dato che possedevano anche qualche mitragliatrice.

Da parte germanica era stata in tutti i modi avvalorata convinzione che fulmineamente all'inizio ostilità Belgrado sarebbe stata presa da colonne tedesche avanzanti dall'Ungheria. Al terzo giorno tale illusione non era più possibile. Debbo rendere omaggio ai 60 italiani asseragliati nella Legaz~one d'Italia. Ascoltarono silenziosi la radio. Ripresero i loro turni. Non uno di essi fallì né alla sua fede né alla sua disciplina.

Da quel momento perfezionammo i nostri apprestamenti di difesa, e ci costituimmo in formazione strettamente militare di cui assunsi il Comando costantemente coadiuvato dagli Addetti Militari. Edifici R. Legazione fragili, tutti porte e finestre non erano certo posizione più facile a difendere. Un piano ammirevole per la tecnica fu tuttavia studiato da R. Addetto Militare e da me approvato, ripartendo Legazione in settori di difesa con fuochi fiancheggianti e incrociati. Disponemmo che ogni settore dovesse resistere finché possibile per ripiegare se soprafatto sul settore centrale di estrema difesa. Non fummo mai assaliti benché in città vi fossero continui colpi di arma da fuoco e alcuni dinanzi alla stessa Legazione. Si sapeva del resto che eravamo organizzati a difesa. Ma l'inquadramento militare contribuì a tenere alto lo spirito di noi tutti e a mantenere necessaria vigilanza ed organizzazione nelle ore che seguirono.

Il Giovedì Santo Mons·gnor Del Mestri Segretario della Nunziatura Apostolica celebrò Messa al Campo nella R. Legazione. Cappella era inutilizzabile perché molto danneggiata e barricata per necessità di difesa. Messa fu celebrata quindi nel salone più grande. Dopo la preghiera di rito ordinai il saluto al Re e il saluto al Duce.

Giornate più gravi di Belgrado furono certamente 1'11 e il 12. Città era ormai completamente abbandonata e in preda al saccheggio. Ogni comunicazione con l'esterno era tagliata.

Alle 2 del giorno dodici udimmo un rombo formidabile: ci avvertì che i ponti sulla Sava erano stati fatti saltare. Alle 5 saltavano i ponti sul Danubio. Si seppe poi che era stato un atto di inutile malvagità. Ma allora per noi ogni ipotesi possibile. Truppe serbe si trovavano ancora nei dintorni e non era da escludere, nella incoscienza dello Stato Maggiore serbo che si tentasse di difendere Belgrado. Si poteva anche temere che truppe fuggiasche vi affluissero. Non potevamo per altro che attendere, rafforzare le nostre difese e razionare maggiormente i viveri e l'acqua nell'ipotesi di un lungo assedio. Di viveri ed acqua non avemmo del resto mai alcuna scarsità reale anche se non poche cose mancavano. Mi sia concesso di aggiungere che mai mancò neppure tra noi la serenità e neppure un italianissimo e sano buon umore.

Nel pomeriggio del 12 ricevemmo notizia che truppe germaniche erano entrate in Belgrado. R. Addetto Militare prese immediatamente contatto e mi comunicò da parte Incaricato d'Affari germanico la verità con preghiera di mantenere il segreto sino al giorno successivo. Erano in realtà cinque uomini al Comando del Capitano Klingenberg. L'episodio è noto. All'alba del 13 aprile le forze tedesche iniziarono l'occupazione di Belgrado. La stessa mattina, schierati nella nostra formazione militare dinanzi alla R. Legazione eseguimmo con gli onori prescritti l'alza Bandiera.

Contatti con Comandi e truppe alleate furono sin dal primo momento improntati al più schietto cameratismo. Frattanto ci pervenivano notizie folgoranti vittorie truppe italiane e germaniche costituzione Croazia indipendente sotto Paveliç, sfacelo Jugoslavia.

Come ho avuto l'onore di telegrafare in data di ieri, R. Addetto Militare munito pieni poteri dal Duce ha firmato con delegato tedesco, ieri sera 17 aprile alle ore 21 protocollo resa a discrezione esercito jugoslavo (1). Primo delegato jugoslavo era Cincar Marcoviç.

Mi riservo l'onore di presentarVi io stesso, Eccellenza la lista completa degli italiani che rimasero nella R. Legazione.

Sin d'ora mi sia concesso di ricordarVi i miei immediati collaboratori che costituirono il Comando dell'organizzazione e della difesa, e alla cui attività e allo spirito altissimo dei quali va il mio incondizionato elogio di capo e la mia riconoscenza di camerata. I loro nomi sono: Primo Segretario di Legazione Comm. Gastone Guidotti, R. Addetto Navale Capitano di Vascello Sebastiano Morin, R. Addetto Militare Colonnello Luigi Bonfatti, R. Addetto Aeronautico Colonnello Mario Piroddi, Secondo Segretario Conte Fabrizio Franco, Terzo Segretario Francesco Ruffo di Calabria, Addetto Militare Aggiunto Capitano Renato Angelini, R. Consoli Venturini Roberto e Castellani Augusto.

Mi sia concesso di aggiungere che il contegno tenuto dagli italiani, uomini e donne, in queste giornate viene citato con ammirazione e ad esempio dalle stesse altre rappresentanze estere.

Mi sia consentito infine di dire a conculsione che sinché vivo conserverò la fierezza di aver avuto l'onore di essere al comando di questi italiani nella settimana di passione di Belgrado.

(l) Vedi D. 784.

934

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

'f. S. N. D. PER CORRIERE 3514/095 R. Bucarest, 18 aprile 1941 (per. il 24).

Come ho avuto l'onore di riferire all'E. V., pr'ma ancora che avvenimenti precipitassero definitivamente nel settore jugoslavo questo Governo, secondo dichiarazioni fattemi dallo stesso Conducator, si era mostrato deciso a marciare a fianco dell'Asse fino alla fine e pronto quindi ad assumersi tutti quei compiti che gli fossero stati consigliati da Roma e da Berlino in relazione allo svol

gersi degli avvenimenti. Sebbene nessuna condizione venisse posta come controparLta a tale impegno si manifestava tuttavia speranza che Italia e Germania avrebbero, a suo tempo, data giusta soddisfazione alle vitali aspirazioni della Romania. Apparve peraltro subito come convinzione di questi ambienti dirigenti, forse anche per suggerimento della Germania, fosse che importante compito dell'esercito romeno dovesse risiedere nel vigilare la frontiera dell'U.R.S.S. di fronte all'incerta politica di quello Stato apparsa pericolosa specialmente dopo la nota dichiarazione di amiciz:a indirizzata alla Jugoslavia. Nonostante che fosse opinione del Generale Antonescu, condivisa del resto negli ambienti dirigenti, che Jugoslavia sarebbe stata in brevissimo tempo sottomessa con le armi, scarso era l'entusiasmo che si notava per quanto poteva concernere le rivendicazioni territoriali nel Banato jugoslavo, mentre affioravano le note correnti di opposizione da me segnalate.

Tale poteva apparire lo stato d'animo, che doveva poscia subire trasformazioni, fino al momento immediatamente precedente alle operaz:oni militari tedesche in Jugoslavia. Il giorno 6 aprile giungeva peraltro notizia di bombardamenti effettuati in territorio romeno. Ciò dava luogo ad una pr:ma reazione dell'opinione pubblica, che trovava eco anche nella stampa, e della quale approfittava il Governo per procedere alla pubblicazione di un comunicato ufficiale (mio telegramma n. 371) (l) che, nel mentre esponeva alla nazione la verità dei fatti, jmpostava per la prima volta in forma ufficiale, se pure velatamente, il problema delle rivendicazioni romene nel Banato jugoslavo.

Iniziatesi le operazioni militari con il ritmo conosciuto che non lasciava dubbi sul successo, la collaborazione ungherese è stata.vista con vera preoccupazione, non scevra di un sentimento di gelosia, sia in vista di ulteriori ingrandimenti territoriali che sarebbero stati certamente conseguiti dalla nazione vicina e che sembravano d'altra parte ormai assicurati anche per la Bulgaria.

La Romania sentiva dunque il bisogno di affermare più chiaramente la propria posizione.

Tale stato di cose dava pertanto origine ad un intensificarsi di una campagna di stampa in favore delle rivendicazioni romene. Si toccavano i tasti sentimentali della sofferenza dei fratelli rimasti alla mercede dei comitagi serbi e si facevano anche richiami ai precedenti storici della questione ricordando come alla conferenza della pace il delegato romeno non avesse mancato di documentare la romenità dell'intero Banato. I giornali mettevano poscia in grande rilievo arrivo a Timisoara di una delegazione composta di ottanta rappresentanti di vari comuni romeni sollecitanti la protezione dello stato romeno e l'arrivo a Bucarest di altra delegazione di romeni del Banato ricevuta dal Professore Crainic, Ministro della Propaganda.

Tale crescendo di interessamento alla questione della opinione pubblica svolta principalmente attraverso la stampa, ma che trovava anche ·riscontro nel modo di esprimersi di molte persone autorizzate, si è poi concretata alla fine, come è noto, in una richiesta ai Governi dell'Asse nella forma da me riferita all'E. V. col mio telegramma n. 415 per filo (2).

(l) Vedi D. 930.

(l) -T. 2883/371 R. del 7 aprile 1941, ore 0,30, non pubblicato. (2) -Vedi D. 927.
935

IL CAPO DELLO STATO CROATO, PAVELIC, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Zagabria, 18 aprile 1941.

Mi onoro comunicarVi che, come previsto, l'assunzione del potere nelle nostre mani si è svolta in perfetto ordine. I primi giorni sono stati fitti di particolarità minute, condizionate, naturalmente, da una situazione rivoluzionaria.

Ieri l'altro ho nominato di già il primo Governo croato, che è composto in forma e in sostanza completamente secondo lo spirito ustasa-fascista. Il Governo è stato accolto molto favorevolmente da tutto il popolo.

Vi comunico inoltre che ho dato, personalmente e direttamente, istruzioni ai miei esponenti in Dalmazia e Litorale di accogliere le truppe italiane come amiche e liberatrici con la massima cordialità e fiducia, ed ho sottolineato particolarmente che siamo sicuri che la delimitazione dei nostri confini sarà effettuata secondo la già tanto conosciuta magnan'mità Vostra verso di noi.

Vi assicuro, Duce, che tutti hanno manifestato la loro comprensione e completa adesione ai concetti sopra espressi e, compresi di gratitudine verso Voi personalmente e verso la Nazione Fasc:sta, accetteranno con la massima disciplina ed amichevole fraterna disposizione la decisione circa i confini.

Io, da parte mia, farò tutto il necessario e possibile, che anche da parte nostra sia volontariamente dato contributo, affinché le nobili e patriottiche vedute del popolo italiano e della politica mussoliniana siano coronate dalla g'usta soddisfazione.

Attendo, desideroso, l'avviamento di normali relazioni diplomatiche, ed ancora più politiche, economiche e culturali, per poter dare quanto prima inizio e sviluppo al lavoro (1).

936.

L'ISPETTORE GENERALE DI PUBBLICA SICUREZZA, CONTI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. S. Pisa, 18 aprile 1941.

Aderendo alla richiesta fattami ho il pregio di inviarVi una relazione riepilogativa riguardante la permanenza dei fuorusciti croati in Italia ed all'attività del dott. Pavelic.

In essa ho riferito soltanto le varie fasi ed i dati a mia conoscenza in base ai rapporti da me avuti con l'Organizzazione degli Ustasi e col Poglavnik, col quale sono stato in contatto continuo fin dal 1932.

Non vi è naturalmente alcun accenno alla parte politica, né ai rapporti che il Dott. Pavelic ha avuto con codesto On. Ministero.

ALLEGATO

RELAZIONE SUL MOVIMENTO SEPARATISTA CROATO IN ITALIA

L'interessamento diretto dell'Italia per il Movimento Separatista Croato, iniziatosi 1n Jugoslavia dopo la grande guerra, risale al 1927 quando il dott. Pavelic Ante, che capeggiava la corrente croata più accesa e più avversa ai serbi, dopo essere stato a Parigi si recò in Italia per prendere i primi contatti, che sembra siano stati col defunto Senatore Forges Davanzati.

Dopo quell'epoca il dott. Pavelic, tornò in patria, dove fu eletto deputato, ma poi per la sua forte attività antiserba svolta, avendo incorso in gravi responsabilità, per sottrarsi all'arresto si portò definitivamente in Italia (1929) dove venne raggiunto dalla famiglia.

In Italia il dott. Pavelic, venne, sia per i suoi bisogni che per le necessità dell'organizzazione, sussidiato in misura sempre adeguata, misura che andò poi man mano aumentando fino a raggiungere in media le duecentocinquanta o trecentomila lire mensili quando gli fu concesso di costituire nel nostro Paese il centro organizzativo e direttivo di tutto il movimento separatista croato.

Dalla sua definitiva venuta in Italia, che si verificò nel maggio del 1929, il Pavelic risiedette con nomi fittizi sempre diversi, per sottrarsi alle ricerche serbe, in varie città e cioè Bologna, Livorno, Arezzo, Verona, Brescia, Modena, Torino, Cava dei Tirreni, Firenze, Siena, e da ultimo nuovamente a Firenze. Tutti i successivi trasferimenti, avvenuti in genere dopo breve tempo, furono sempre suggeriti da ragioni di opportunità per evitare cioè che la sua presenza fosse individuata e che fosse fatto segno ad azione violente più volte minacciate.

Durante la permanenza nelle città di Bologna, Livorno, Arezzo, Verona, il Pavelic coadiuvato da un numero limitatissimo di collaboratori fidati, attese più che altro al lavoro organizzativo; mentre la sua azione più forte e decisa ed anche più appariscente ebbe inizio a Brescia, nella cui provincia e precisamente in località prossima al Comune di Bovegno, incominciò a riunire vari elementi fuoriusciti croati suoi seguaci, che col permesso delle autorità, potevano entrare nel Regno.

È da far presente che all'inizio della sua venuta in Italia il dott. Pavelic mantenne contatti col comm. Cortese, funzionario del Ministero degli Esteri, appositamente incaricato.

Come si è detto a Brescia e cioè nel 1932, il Pavelic ebbe l'autorizzazione per costituire il nucleo militarizzato, con elementi fuoriusciti croati denominati « Ustasa ». La presenza di tal nucleo fu però ben presto notata, anche per qualche atto deplorevole commesso da taluno degli elementi, ragione per cui mentre il dott. Pavelic si trasferiva a Modena, il nucleo fu trasferito a Borgotaro in provincia di Parma.

Tale trasferimento, avvenuto nel 1932, fu eseguito con le necessarie precauzioni, sotto le direttive dell'Ispettore Generale di P.S. Grand. Uff. Dott. Conti Ercole che da quell'epoca in poi ebbe l'incarico diretto di mantenersi in continua relazione col dott. Pavelic per facilitarlo nella sistemazione e nei successivi trasferimenti dei nuclei.

Il nucleo giunto a Borgotaro, incominciò ad aumentare considerevolmente di numero,

fino a raggiungere i 400 e sembra che fosse allora intenzione di portarlo a 1.000 uomini.

In detto Comune, alla cui periferia venne accasermato, il nucleo prese forma del tutto

militare, in quanto ebbe divise e fu regolarmente armato.

Da Borgotaro il nucleo, sempre per ragioni di opportunità, fu trasferito a Bardi

in località Vischetto, dove fu completata l'organizzazione militare, anche con escursioni

armate ed esercizi con le armi.

Mentre il nucleo trovavasi a Vischetto, avvenne a Zagabria un attentato con il

Re Alessandro ad opera di separatisti croati, che fallì completamente. In tale circostanza

venne arrestato l'ustasa Oreb -elemento che era partito dall'Italia, e che sottoposto

a tortura, non ebbe la forza necessaria per mantenere il segreto sull'organizzazione.

Rivelò infatti tutto quanto era a sua conoscenza, forse sperando di aver salva

la vita, dichiarando durante il processo che l'Italia organizzava gli ustasa e che

spendeva per gli ustasa più di quanto spendesse pel suo esercito (ciò è confermato negli atti processuali).

Con le rivelazioni dell'Oreb, il governo jugoslavo acquistò la certezza di quanto organizzava in Italia il dott. Pavelic con la connivenza delle Autorità Italiane ed iniziò così, con la scorta di precise indicazioni avute, attivissime ricerche per mezzo di emissari del Consolato Jugoslavo, sia per accertare la residenza del Nucleo degli Ustasa, sia per sorvegliarne l'attività.

Allo scopo di far perdere le tracce del nucleo suddetto venne subito tolto da Bardi e trasferito ad Oliveto vicino ad Arezzo e quindi infine negli Abbruzzi, dapprima nel Comune di S. Demetrio e poi a Fontecchio. Però per quanto si cercasse di tenere occuulti i trasferimenti successivi e di farli eseguire per vie diverse da quelle normali, si può dire che da Bardi in poi, sempre qualche notizia sia venuta possesso delle autorità jugoslave, circa le nuove residenze e l'attività degli Ustasi in Italia.

Nel tempo in cui il reparto degli Ustasa trovavasi a Fontecchio e cioè nell'ottobre 1934 si verificò a Marsiglia l'uccisione del Re Alessandro ad opera di un elemento appartenente al Nucleo in Italia, tal Vladimiro Kelemen con la complicità di altri due Ustasa residenti in Ungheria nel campo Janka Pusta ed inviati in Francia per ordine del dott. Pavelic dal comandante di quel campo Ustasa, Servatzi Luigi.

Alla riuscita di quel complotto, che è risultato minutamente organizzato dal dott. Pavelic, contribui efficacemente l'azione svolta dal giovane Kvaternich Eugenio che risiedeva insieme al Pavelic a Torino e dalla famosa Bella Slava, la moglie di un altro fuoriuscito Godina Antonio che risiedeva a Trieste e che per la bisogna si erano trasferiti in Svizzera per stabilire i minuti particolari e preparare la fuga degli attentatori. È noto che il Kelemen rimase ucciso mentre gli altri tre arrestati, Pospicil, Kralj, Raic, condannati a 30 anni di reclusione trovansi tuttora nel carcere di Parigi, e sembra che ora le autorità tedesche, si siano già decise a rilasciarli in libertà.

Sono noti gli incidenti di natura internazionale allora sorti che determinarono per ragioni di opportunità il fermo del dott. Pavelic e del Kvaternich, i quali furono rinchiusi in carcere a Torino dove venne peraltro loro usato ogni riguardo possibile, permettendo che facessero vita insieme e facendo trasformare le camere da loro occupate in decente alloggio.

Nel processo che si svolse a Marsiglia il dott. Pavelic ed il Kvaterinich furono condonnati a morte, e per essi fu richiesta dal governo francese l'estradizione, che venne senz'altro negata dalle Autorità italiane.

Appena avvenuta l'uccisione del Re Alessandro, fu anche, per misura di prudenza, disarmato il nucleo degli Ustasa, che furono tutti, in abito civile, inviati nell'Isola di Lipari.

È da far rilevare, e ciò mi sembra sia della massima importanza, che in quell'epoca e precisamente negli ultimi mesi nel 1934, mentre tutte le nazioni di Europa mossero, quasi per allontanare da loro ogni possibile sospetto di connivenza, una vera crociata contro i fuorusciti croati, scacciandoli dai loro territori, le Autorità Italiane non esitarono ad accordar loro rifugio. Ed infatti oltre 150 di tali nuovi elementi furono accolti ed inviati a Lipari coi loro compagni e poi regolarmente mantenuti e sussidiati.

Tra i fuorusciti croati che furono accolti in Italia dopo l'eccidio di Marsiglia, va ricordato:

l) Servatzi Luigi, comandante del campo di Janka Pusta in Ungheria il quale aveva mandato in Francia i tre attentatori. Egli insieme alla moglie e ad altri otto gravemente sospettati fu condotto in Italia in aeroplano messo a disposizione dalle Autorità Ungheresi che temevano complicazioni internazionali per la loro presenza sul suolo ungherese. L'atterraggio del velivolo ebbe luogo nel Campo di Casarsa nel novembre 1934 ed il Servatzi con i compagni, la cui presenza è stata sempre tenuta particolarmente occulta, fu condotto dall'Ispettore Generale Grand. Uff. Conti a Longobucco in provincia di Cosenza.

In detto comune si verificò un grave fatto di sangue con la morte di tre degli elementi tra cui il noto Percez che fu fatto uccidere dal Servatzi in esecuzione di una

sentenza di morte pronunciata dal Tribunale degli Ustasa. Per il pubblico che era rimasto vivamente impressionato, il fatto fu presentato come l'indole passionale per gelosia di una donna, e gli altri sette croati vennero subito avviati in altro comune per disperdene le tracce;

2) Jelic Branko, altro capo del movimento separatista croato già residente in America, il quale si era affrettato a venire in Italia per sostituire il dott. Pavelic. Ciò gli fu recisamente impedito per volere dello stesso dott. Pavelic ed il dott. Jelic, elemento turbolento ed insofferente, dopo una permanenza in Italia di circa du anni nella Casa di Salute di Villa Rosa a Bologna (a spese delle autorità italiane) chiese ed ottenne di uscire dal Regno e recarsi in Germania, da dove poi ripartì per l'America, sembra con l'assenso delle Autorità tedesche, a fini di propaganda. Attualmente il dott. Jelic, arrestato dagli Inglesi a bordo del piroscafo Conte di Savoia mentre tentava far ritorno in Italia, trovarsi detenuto in Inghilterra.

Il dott. Pavelic, che si è sempre direttamente di tutto occupato, aveva impiantato un ufficio centro di informazioni e smistamento a Milano diretto da una persona di sua fiducia, tal Hranilovic Stanko, il quale era in contatto diretto con altri emissari posti in città di confine, dove affluivano gli elementi provienti dall'estero, e che già erano stati preannunziati ed accettati nella Organizzazione. Detti elementi provenivano in massima parte dalle organizzazioni esistenti all'estero, e pochissimi direttamente dalla Jugoslavia.

Il Hranilovic ha tenuto per lungo tempo l'ufficio a Milano in via Bambala n. 2 e poi, essendosi avuto sentore che detto recapito era stato individuato, l'ufficio fu trasferito a Bologna in via Castelfidardo n. 12.

Il suddetto che, come sopra ho accennato era in relazione con i fiduciari del confine, riceveva i nuovi elementi e dopo accurati accertamenti li inviava accompagnati da persona di fiducia al Nucleo militare per essere istruiti.

Il dott. Pavelic teneva inoltre presso di sé un ufficio centrale, al quale erano adibiti pochissimi fidati tra cui il Kvaterinich, specialmente incaricati della corrispondenza con l'estero.

Detto ufficio, dopo l'eccidio di Marsiglia, venne a cessare e mentre il Pavelic e il Kvaterinich furono fermati, gli altri seguirono la sorte di tutti i componenti del nucleo ed inviati a Lipari, dove pure venne inviato successivamente anche il dott. Budak Mile, altro capo del movimento separatista croato ed intimo amico del Pavelic. Si può dire che dopo l'eccidio di Marsiglia venne, per ovvie ragioni di opportunità, fatta cessare l'azione del movimento croato pur continuando a provvedere in modo adeguato ai bisogni di tutti i fuorusciti croati ristretti a Lipari in numero di circa 500.

Per incarico datogli dal dott. Pavelic, assunse la direzione del nucleo a Lipari il dott. Budak, che però non avendo il dovuto ascendente sulla massa, non corrispose molto bene nell'incarico affidatogli; si produssero perciò varie scissioni tra gli organizzati, poi in parte ricomposte od eliminate dal dott. Pavelic quando fu dimesso dal carcere.

Nel maggio 1936 il dott. Pavelic fu dimesso per superiore disposizione dal carcere di Torino e dopo una breve sosta in una casa di salute a Moncalieri fu trasferito con la famiglia a Cava dei Tirreni, dove incominciò la sua attività politica ed a riallacciare le relazioni con i suoi emissari in Patria. Gli venne anche concesso di incontrarsi con eminenti personalità jugoslave simpatizzanti pel suo movimento, e tra queste va segnalato l'ex Ministro Ante Trumbic che giunto a Palermo in modo del tutto riservato in seguito ad accurato e predisposto servizio da parte dell Autorità Italiane.

Successivamente per le modificate situazioni, per l'avvenuto riavvicinamento dell'Italia

con la Jugoslavia e per gli accordi intervenuti nell'aprile 1937, fu dichiarata disciolta

l'Organizzazione degli Ustasa in Italia e fu notificato al dott. Pavelic dal conte Luigi

Vidau l'ordine di cessare qualsiasi attività politica atta a provocare incidenti con il

governo di Belgrado.

In detta epoca il dott. Pavelic con la famiglia fu inviato a Siena, e tutti i capi

del gruppo degli Ustasi residenti a Lipari furono divisi dai gregari ed a piccoli gruppi ripartiti in vari comuni dell'Italia merdionale con divieto assoluto di svolgere qualsiasi attività.

In seguito, anche molti dei gregari che avevano incominciato a dare segni di intolleranza, furono allontanati da Lipari divisi a lor volta a gruppi ed inviati in diversi comuni nelle provincie della Sardegna.

Si può dire che effettivamente dopo il trattato del 1937 con la Jugoslavia, per la leale esecuzione data dalle Autorità Italiane delle clausole relative al movimento del fuoruscitismo croato, l'attività del dott. Pavelic, almeno in apparenza, sia rimasta sospesa, quantunque in effetto egli non abbia mai cessato di mantenersi, per la tolleranza verso di lui usata dalle Autorità Italiane, in rapporto con i suoi emissari mediante corrispondenza clandestina indirizzata a nominativi fittizi.

Ad ogni modo è cosa assolutamente certa ed inoppugnabile che anche durante il periodo di sosta nell'attività politica, il dott. Pavelic è stato sempre trattato con modi di assoluto riguardo ed ha sempre mantenuto i suoi cordiali rapporti con l'Ispettore generale di P.S. grand. uff. Conti che era con lui in continuo contatto.

In seguito agli accordi presi con le autorità jugoslave all'epoca in cui era presidente del Governo Stojadinovic, ed all'azione di persuasione svolta, un buon numero di fuorusciti croati, e cioè circa la metà di essi, che non aveva assunto specifiche responsabilità, poté liberamente rimpatriare con l'assenso delle autorità jugoslave.

Caduto però il Gabinetto Stojadinovic, avendo il nuovo Gabinetto presieduto da Cvetkovié, cambiato il comportamento verso i fuoriusciti croati residenti in Italia anche per secondare i desideri del dott. Macek che non voleva il ritorno in patria degli elementi notoriamente favorevoli al dott. Pavelic, i rimpatri cessarono del tutto e nel Regno rimasero così circa 250 dei fuorusciti, i quali recentemente, come è noto, inquadrati ed armati hanno fatto ritorno in Patria insieme al dott. Pavelic.

L'attività del dott. Pavelic, che come si è detto dall'epoca dello scioglimento dell'organizzazione degli Ustata in Italia era rimasta attiva soltanto clandestinamente, ha incominciato a riprendere più intensa con i contatti col noto Conte Bombelles di cui il dott. Pavelic ha sempre diffidato, ritenendo di dubbia fede.

Eliminato Bombelles, che per ragioni non ben precisate, ma certamente disoneste, aveva voluto intromettersi nella direzione del movimento separatista croato e la sua connivenza con le autorità jugoslave, il dott. Pavelic avendone ricevuta l'autorizzazione ed incoraggiamento anche finanziario, riprese nelle sue mani la completa direzione del movimento, dandovi grande impulso con istruzioni precise ai suoi fidi emissari per l'azione da svolgere in patria.

In tal modo avvalendosi delle agevolazioni fattegli dalle Autorità Italiane pel sicuro recapito della corrispondenza e pei contatti necessari con i suoi luogotenenti, il dott. Pavelic ha potuto tutto bene organizzare per la riuscita del movimento insurrezionale in contrasto con l'azione che svolgeva in patria il dott. Macek sorretto dal governo di Belgrado.

Anche in questi ultimi tempi, come è noto per contingenti motivi di opportunità, l'azione del dott. Pavelic si è dovuta talvolta contenere per poi esser ripresa in modo anche più efficace, ma si può affermare che dall'epoca della scomparsa del Conte Bombelles seguita dai noti colloquio, il dott. Pavelic ha sempre fermamente e con grande intensità diretto il movimento seperatista croato fino alla fase finale coronata dal completo successo.

Subito dopo il colpo di stato in Jugoslavia, tutti i fuorusciti croati sono stati concentrati in una Caserma a Pistoia, dove hanno indossato gli abiti militari da Ustasa già preparati in precedenza a cura delle Autorità Militari all'uopo interessate dal Ministero degli Esteri, e dopo essere stati completamen,te equipaggiati ed armati sono stati avviati inquadrati a Trieste da dove condotti dal dott. Pavelié hanno proseguito per la Croazia via Fiume Sussak.

Per quanto riguarda il lato finanziario, si ritiene utile rammentare che sia pel dott. Pavelic che per tutti gli altri fuorusciti accolti in Italia, si è sempre provveduto in modo adeguato ai bisogni. E mentre al primo si è corrisposta sempre in tempi normali una somma mensile elevata per provvedere alle necessità della famiglia mantenuta in condizioni signorili, agli altri è stata pure corrisposta una sovvenzione mensile adeguata, variabile da 250, 350, 800 ed anche mille lire e più a seconda dei gradi e dei bisogni e delle località di residenza, per fronte alle necessità della vita. Per tutti poi è stato provveduto alle cure mediche ed ai rifornimenti di vestiti, calzature, biancheria ed altro.

La presente relazione non contempla in alcun modo la parte politica ed i rapporti che il dott. Pavelic ha avuto col Ministero degli Esteri.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

937

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 3306/496 R. Berlino, 19 aprile 1941, ore 16.

Mi risulta, da quanto mi è stato detto a questo Ministero Affari Esteri, che il recente accordo nippo-sovietico non è giunto del tutto gradito Governo tedesco, non tanto per suo sostanziale contenuto quanto per il momento scelto per la sua conclusione.

La stipulazione da parte del Capo del Governo sovietico, nelle note circostanze, di un Patto con la Jugoslavia, aveva infatti creato nei rapporti fra [Berlino] e Mosca una tensione che anche ostentata manifestazione cordialità che fu fatta da Stalin all'Ambasc:atore e Addetto Militare tedesco in occasione partenza Matsuoka non ha servito a dissipare. Si è inoltre rimasti qui un poco contrariati per il fatto che, pur essendo tenuto al corrente dei colloqui Matsuoka-Stalin-Molotov, Berlino non sia stato in tempo preavvertito delle decisioni finali firma accordo in questione. Governo tedesco ha seguito con simpatia trattative per un miglioramento rapporti russo-nipponici nella speranza che trattative commerciali avvenissero possibilmente nel quadro e nell'atmosfera del Tripartito.

Momento scelto non sembra invece il più adatto a raggiungere tale scopo e non si può escludere che un netto migLoramento relazioni col Giappone abbia a dare a Mosca una maggiore liberalità d'azione nei confronti della Germania.

Nella stampa e nelle dichiarazioni ufficiali si evita naturalmente in modo assoluto di manifestare tale senso contrar:età anzi si tiene un contegno del tutto favorevole e si constata con vivo compiacimento che anche la stampa internazionale interpreta l'accordo nippo-sovietico in senso favorevole alla Germania.

938

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELEFONO 3338/258 R. Budapest, 19 aprile 1941, ore 16.

M:o telegramma n. 253 (1).

Notizia testè giunta e diffusasi quu:ti circoli governativi, riunione Vienna con partecipazione, a quanto affermasi, Duce, desta viva ansiosa attesa per risoluzioni che aspettansi circa determinazione nuova frontiera territorio jugoslavo.

Massima aspettativa manifestatasi soprattutto riguardo assegnazione Banato, tanto più che secondo voci messe in circolazione per quanto qui credesi da Legazione di Romania Berlino, erano ivi anche corsi accenni eventuali presidiamenti militari da parte forze romene in quel territorio.

Come confermami mio collega germanico, quel Ministro d'Ungheria si è pertanto rivolto Auswiirtiges Amt per ottenere conferma disposizioni tedesche verso rivendicazioni ungheresi territori stessi.

Non aver potuto parlare con Ribbentrop in partenza per riunione Vienna (l) avrebbe qui riferito aver trovato presso Weizsacker favorevoli disposizioni, che mi si confermano d'altra parte anche da mio collega di Germania.

(l) Vedl D. 910.

939

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 3384/155 R. Bagdad, 19 aprile 1941, ore 16,31 (per. ore 16,20 del 20).

Telegramma ministeriale 100 (2).

Attualmente --e cioè dopo le ultime partenze per Palestina avvenute subito dopo il colpo di stato --entità numeriche truppe inglesi su territorio iracheno viene valutato entità in circa duemila uomini nella base aerea di Sheiba e circa tremila uomini nella base aerea di Habbania. In Iraq non vi sono altre truppe britanniche, né in questo momento vi sono nel porto Bassora truppe in attesa di sbarco. Secondo notizie odierne anche il contingente di circa seimila uomini sbarcato a Koweit ventinove marzo scorso avrebbe proseguito per la Palestina nei giorni quindici, sedici e 17 corrente passando per il deserto iracheno -arabo -saudiano ed appoggiandosi piuttosto su territori saudiani (come è noto, frontiere in quella zona desertica sono molto incerti). Richiamo infine mio telegramma n. 152 (3) su prossime eventualità in materia.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Con t. s.n.d. 12777/100 P.R. del 18 aprile, ore l, Vidau aveva chiesto a Oabbrielli di controllare «entità numerica truppe inglesi che si trovano attualmente in territorio iracheno e di quelle che eventualmente fossero in attesa di sbarcare da piroscafi giunti ultimamente nel porto di Bassora >>. (3) -Vedi D. 920.
940

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 3391/157 R. Bagdad, 19 aprile 1941, ore 22,50 (per. ore 18,10 del 20).

Precedenza assoluta.

Mio telegramma n. 152 (1).

Ambasciatore d'Inghilterra ha comunicato iersera a Gailani che il Governo di Londra accettava limitazioni poste dal Governo di Bagdad per il transito di truppe attraverso Iraq. Nella notte, tre unità da guerra mcroc:anti Golfo Persico -tra cui incrociatore Emerald -si sono ancorati nel porto di Bassora. Subito dopo sono pure arrivati dieci piroscafi, sembra carichi truppe indiane. Sbarchi si sono iniziati stamani. Ancora Gailani manda a dire che non tollererà nessuna infrazione alle limitazioni fissate.

È urgente che da parte nostra si prenda decisamente posizione, dando a questo Governo assicurazioni attese, e agendo senza indugio con l'aviazione.

941

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL REGGENTE D'UNGHERIA, HORTHY

L. P. Roma, 19 aprile 1941.

Ho molto apprezzato il messaggio da Vo: indirizza tomi il 3 aprile u.s. (l); e Ve ne ringrazio.

È stato per me motivo di profondo cordoglio la tragica fine del Conte Teleki, a cui mi legavano sentimenti di personale amicizia; e Vi rinnovo le mie sentite condoglianze.

Col Vostro messaggio mi avete personalmente informato sulla situazione determinatasi in Ungheria in conseguenza degli ultimi avvenimenti e sulla politica ungherese, e mi avete comunicato le lettere da Voi dirette al Fuhrer.

Nelle circostanze da Voi ampiamente illustrate l'Ungheria ha dovuto scegliere la sua strada per la più efficace tutela dei propri interessi nazionali.

Fedele alla politica costantemente seguita, essa ha riconfermato una volta di più la sua stretta cooperazione con le Potenze dell'Asse, partecipando con le sue forze armate alla lotta intrapresa dall'Italia e dalla Germania contro il Governo di Simov~c.

Sono certo che la decisione presa con piena coscienza delle sue esigenze nazionali, sarà ragione di sicura soddisfazione per il popolo magiaro: Ve ne

esprimo H mio sincero compiacimento e la piena simpatia, e formulo con antica amicizia i voti più vivi per l'avvenire e la prosperità del Vostro nobile Paese.

(l) -Vedi D. 920. (2) -Vedi D. 848.
942

L'ISPETTORE DEL PARTITO NAZIONALE FASCISTA, SUPPIEI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

R. S. N. Lubiana, 19 aprile 1941.

Ho visitato tutte le zone occupate della Slovenia e della Dalmazia seguendo l'azione dei Commissari Civili e rimanendo a contatto coi Comandanti militari. Nella Slovenia la situazione è nel complesso buona.

l) La zona è presidiata dalla Divisione Re che tiene un contegno irreprensibile e che ha stabilito presidi nei capoluoghi dei distretti. È necessario però aumentare la forza di occupazione, stabilendo anche delle stazioni di RR.CC. fisse.

2) Graziali si è ormai impadronito della situazione insediandosi nel palazzo della Banovina e prendendo il controllo di tutta l'organizzazione civile.

È necessario inviare subito dei funzionari italiani delle varie amministrazioni scegliendoli tra i migliori senza i quali il Commissario civile non può funzionare.

3) Si sta organizzando in Lubiana un Centro del Partito. Ho dato disposizioni perché si istituiscano dei Fasci nei capoluoghi dei distretti utilizzando Gerarchi tratti dalla Provincia di Trieste, Gorizia e Udine.

4) La popolazione slovena manifesta chiaramente di voler unire le sue sorti a quelle dell'Italia e di voler essere governata dal Duce. È preoccupata soltanto dal dubbio che le trattative per la delimitazione dei confini tra l'Italia e la Germania abbiano a concludersi con la separazione di una parte della Siavenia dal territorio che rimarrà con l'Italia.

Ha molta influenza sull'atteggiamento della popolazione il fatto di unità di religione con l'Italia. Il Partito dominante è il cattolico.

5) Bisogna impedire intrusioni inopportune dei tedeschi nella nostra azione.

6) Bisogna regolare subito la funzione della stampa che ha in Slovenia grande importanza. È necessario far pubblicare al più presto dei giornali bilingui.

7) Particolare importanza economica, sia dal punto di vista italiano sia da quello regionale della Slovenia ha la zona di Jesenice, dove esistono importanti miniere di ferro, e quella di Trifai dove esistono miniere di ottima lignite. Gli Sloveni sono preoccupati che tale zona possa venire annessa alla Germania.

61 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

Nella Dalmazia la situazione è ancora assai confusa e difficile: l) I territori sono stati occupati soltanto formalmente perché i reparti della Seconda Armata hanno in gran parte proseguito verso il Sud a Buccari, Sebenico, Spalato, Traù, Ragusa sventola ancora la bandiera croata e non sono ancora istituiti i Presidi italiani. Nelle stesse località circolano a migliaia armati ex soldati jugoslavi che si dichiarano appartenenti a Comitati croati o al partito croato degli Ustagi. Questi armati fanno capo a comandi croati e in qualchE' località sono alloggiati in caserme.

2) La popolazione esclusivamente croata o morlacca (perché i pochi italiani si sono rifugiati nella penisola all'in:zio delle ostilità e non sono ancora rientrati) è fermamente convinta che la nostra occupazione sia provvisoria e ci considerano come degli alleati più o meno graditi.

A Sebenico all'ingresso in città del Battaglione S. Marco si sono verificati dei conflitti con gli Ustagi e si sono avuti dei morti.

3) L'azione del Commissario civile deve in queste condizioni limitarsi per ora a delle prese di contatto.

4) Sia l'occupazione militare effettiva che l'azione del commissario civile è ostacolata dalle difficoltà gravissime delle comunicazioni. È necessario:

a) dare la immediata sensazione della stabilità della nostra occupazione con la costituzione di forti presidi, col disarmo immediato degli Ustagi, con l'innalzare ovunque la bandiera italiana e con l'abolizione di quella croata.

b) far rientrae al più presto i profughi italiani. c) stabilire subito le comunicazioni marittime, le sole possibili per ora in Dalmazia. d) costituire subito i Fasci Italiani di Combattimento con funzioni politiche, assistenziali ed economiche; e) approvvigionare per via mare le popolazioni che la situazione ha in gran parte ridotte alla fame. f) mettere a disposizione del Commissario civile funzionari delle varie amministrazioni scegliendoli fra i migliori onde non ripetere l'errore commesso nell'Alto Adige. Ho preso su questi argomenti accordi con il Comitato d'Armata, ma parte dei provvedimenti come il rientro dei profughi che si sono rifugiati nella penisola via mare, le comunicazioni marittime, l'approvvigionamento, l'invio dei funzionari, devono essere disposti dal centro. La situazione deve essere risolta con assoluta urgenza onde togliere ai croati dalmati ogni illusione di autonomia. Qualora tale illusione perdurasse si determinerebbero delle conseguenze forse fatali per l'italianità della Dalmazia specie ove venisse ad aggiungersi il grave pericolo di una Croazia indipendnte sotto la protezione della Germania centro di una futura politica irredentista croata. L'azione delle Federazioni dei Fasci di Combattimento di Trieste, Fiume e Zara è stata ed è sotto ogni punto di vista magnifica.

943

IL PREFETTO DI FIUME, TESTA, AL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, BUFFARINI-GUIDI

L. P. Fiume, 19 aprile 1941.

Pregati avvertire Duce che da notizie confidenziali ho avuto chiara la sensazione che i Croati che circondano Ante Pavelic lavorino per chiedere il protettorato da parte della Germania inquadrato nella stessa forma di quello della Slovacchia. Si fa in tal senso opera propaganda fra tutti i croati per cercare di accaparrare alla minoranza di Ante Pavelic la maggioranza di Macek. Si dice che la perfetta organizzazione tedesca potenzierebbe l'economia del nuovo Stato non solo nel campo agricolo ma anche in quello industriale per le zone ove come la Bosnia vi sono possi:bilità di maggiore sfruttamento del sottosuolo. Tra i contadini poi si va dicendo che il Reich paga molto bene i prodotti e che questo porterebbe un benessere generale ben diverso da quello che ne deriverebbe da un protettorato nostro. Questa propaganda è poi accompagnata anche dalla certezza che così facendo si ridurrebbero al minimo le aspirazioni territoriali italiane lasciando quasi tutta la costa al nuovo protettorato. Di tutto questo ne ho parlato anche al Comandante Seconda Armata che aveva avuto notizie che collimano con le mie. In realtà quello che manca è il senso della organizzazione e del coordinamento di tutti i settori che deve marciare parallelamente alla occupazione militare ciò che lascia chiara la impressione che non si abbia un programma preciso e ben definito. Non esito a dichiararti che una unione economica e doganale con il nuovo Stato anche a sacrifizio parziale delle nostre aspirazioni territoriali risolverebbe radicalmente e tempestivamente tutte le questioni.

944

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S.N.D. PER TELESCR. 13007/545 P.R. Roma, 20 aprile 1941, ore 1,30.

Vostro telegramma n. 574 (1).

Vengono immediatamente interpellati nostri organi tecnici.

Un eventuale sbarco in Siria di materiale bellico diretto in Iraq non appare però possibile senza un consenso sia pure tacito di quelle Autorità francesi al transito.

Pregovi far conoscere se tale aspetto della questione e le conseguenti pratiche da svolgersi al momento opportuno con Autorità Armistizio siano stati considerati da codesto Governo (1).

(l) Vedi D. 921.

945

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3403/429 R. Bucarest, 20 aprile 1941, ore 1,45 (per. ore 14,30).

Parlandomi, per incarico del Presidente del Consiglio lievemente indisposto, della situazione determinatasi con occupazione Jugoslavia da parte truppe dell'Asse, Ministro Mihail Antonescu oltre riferirsi alle note aspirazioni romene su Banato, ed ai romeni del Timok (della vecchia Serbia), mi ha intrattenuto della questione dei macedo-romeni circa la quale egli mi ha pregato ricordare al Duce e a V. E. quanto Antonescu ebbe a dichiarare al riguardo nei suoi colloqui di Roma del novembre scorso.

Come è noto a V. E., Romania ha preso sempre notevole interesse a tali popolazioni sparse in Grecia, in Albania, in Macedonia, ottenendo anche scuole e istituzioni culturali a favore di questi numerosi gruppi etnici, qui identificati coi romeni e considerati generalmente in questi ambienti politici e culturali come i «rappresentanti della superstite romanità nei Balcani fuori della Romania».

Certo si è che macedo-romeni residenti in Romania, che sono, come è noto, piuttosto numerosi e attivi, si mostrano unanimi avversi sia a Bulgaria che alla Grecia e si dichiarano generalmente favorevoli, come ebbi occasione riferire più volte, ad una unione con l'Italia dei territori abitati dai loro connazionali.

Tale orientamento è attualmente condiviso da questi circoli governaLvi e in modo particolare da Generale Antonescu e da suo principale collaboratore Mihail Antonescu, sia per considerazioni d'ordine sentimentale ed etnico, sia e forse principalmente per motivi d'ordine politico.

A prescindere infatti dall'ulteriore ingrandimento dell'Ungheria, che ha raggiunto ormai e forse superato popolazione dello Stato Romeno, questo Governo si preoccupa delle rivendicazioni e aspirazioni della Bulgaria che secondo informazioni in suo possesso concernerebbero Tracia e Macedonia con Salonicco e che, ove realizzate, farebbero di questa ultima uno Stato potente e, in ottima posizione geografica, lasciando Romania indebolita tra due Paesi più forti.

Per tali diversi motivi questo Governo auspicherebbe una soluzione che comporti annessione diretta o indiretta all'Italia della maggior parte territori

a est dell'Albania, offrendo così appoggio e respiro verso Adriatico a questo Paese e al tempo stesso protezione a macedo-romeni disseminati da secoli in tormentato suolo Balcani.

(l) Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che Alfieri abbia risposto.

946

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. S.N.D. 13042/105 P.R. Roma, 20 aprile 1941, ore 3.

Data necessità per nostri traffici di avere forniture nafta da URSS, pregavi far passi presso codesto Governo perché sia accelerata decisione accettazione come base di discussione dei nostri progetti di accordi commerciali (1).

Qualora voi per ragioni di opportunità non riteniate conveniente insistere per tale risposta, cercate di esaminare possibilità di uno scambio di nafta contro prodotti italiani che possano interessare URSS.

Potete chiedere anche l dico l milione di tonnellate nafta tipo R.M. 2 (dico R.M. 2) resa franco porto Mar Nero (2).

947

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (3)

T. S.N.D. 13123/27 P.R. Roma, 20 aprile 1941, ore 12,45.

Segreto per Eccellenza Ciano. Decifri Egli stesso.

Desidero informarVi a titolo assolutamente personale e confidenziale che il Duce nel Suo rapporto di ieri si è soffermato sulla recente occupazione da parte delle truppe germaniche del triangolo sloveno che ha all'apice la stazione ferroviaria di Zidani Most.

Il Duce molto giustamente osservava che, a parte l'indiscutibile valore strategico che ha tale acquisizione da parte della Germania, circostanza che egli non considera tenendo presenti i legami che ci uniscono alla nazione alleata, quello che richiama la Sua attenzione è il veder passare nelle mani della Germania il vicino centro carbonifero di Trbovlje, la cui acquisizione, mentre per la Germania che possiede tale minerale in illimitate quantità può essere irrilevante costituirebbe per noi una risorsa di capitale importanza.

Vi comunico quanto precede a scopo puramente informativo, non nascondendoVi che un regolamento di tale questione a favore dell'Italia sarebbe sommamente gradito al Duce.

Ripeto che comunico quanto precede a solo titolo informativo.

(l) -Vedi D. 748. (2) -Per la risposta di Rosso, vedi D. 952. (3) -Ciano si trovava a Vienna.
948

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 242 (1). Tirana, 20 aprile 1941 (per. il 20).

Stamane svoltasi Tirana grande dimostrazione popolare di giubilo per vittoria dell'Asse e liberazione terre albanesi dal giogo serbo.

Davanti Luogotenenza sono stati pronunciati discorsi invocanti prossima realizzazione sogno Grande Albania col definitivo ritorno delle terre irredenti alla Madrepatria. Folla che comprendeva numerosi profughi kossovesi e ciamurioti ha clamorosamente acclamato discorsi che interpretavano sentimento profondo popolazione nella quale, debbo aggiungere, si è diffusa preoccupazione, di cui si è fatto eco ieri Consiglio Ministri, che decisioni che verranno prese per soluzione problema macedone e ricostituzione Montenegro possano pregiudicare attuazione programma rivendicaz:oni albanesi in punti che vengono considerati di vitale importanza per avvenire Albania.

Preoccupazione è particolarmente acuta nei riguardi Montenegro.

Permettomi richiamare al riguardo m:o pro.memoria del 18 corr. prospettante soluzione adeguati compensi al Montenegro per restituzione territori strappati all'Albania in forza trattato di Berlino e dopo guerre balcaniche.

Preciso rivendicazioni minime nei riguardi Montenegro sulle quali qui consenso è unanime e che sono notevolmente inferiori al programma massimo rivendicazioni:

lo -Antivari e Dulcigno e territorio fino al lago di Scutari;

2° -fascia territorio a nord Lago Scutari lungo attuale confine albanese, abitata da tribù albanesi;

3° -Conca di Plava et Gusinje a nord Alpi albanesi;

4° -Jpek e Jakova nell'alto bacino del Drin.

949

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 243 (1). Tirana, 20 aprile 1941 (per. il 20).

Con riferimento punto tre mio telegramma 242 (2) è opportuno rammentare a documentazione fondamento rivendicazione Plava e Gusinye, che tali territori furono assegnati al Montenegro dal Trattato di Berlino, ma che po

polazione albanese insorse ed 'impedì al Montenegro di prenderne possesso. Dopo due anni di lotta Potenze intervennero e revocarono cess~one di Gusinye al Montenegro compensandolo con Dulcigno cui popolazione fece anche resistenza e dovette c'edere di fronte dimostrazione navale Potenze.

Plava e Gusinye furono annesse al Montenegro soltanto dopo guerre balcaniche.

(l) -Telegramma inviato al Consolato a Vienna per essere rimesso al Ministro Ciano. (2) -Vedi D. 948
950

COLLOQUIO TRA IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

VERBALE. Milnchenkirchen, 20 aprile 1941.

Riassumo per sommi capi quanto mi è stato detto dal Ftihrer nel colloquio che ha avuto luogo a Mtinchenki:rchen nel pomeriggio del 20 aprile.

Andamento della guerra. -Il Ftihrer ha subito espresso la sua più viva soddisfazione per l'andamento della guerra nei Balcani, che ormai giudicava presso che compiuta dato che riteneva improbabile ogni altra ulteriore resistenza greco-inglese. Hitler si è compiaciuto molto dei risultati positivi ottenuti attraverso tale guerra che ha consentito all'Asse di controllare posizioni che rendono più dura la vita agli inglesi nel Mediterraneo e che «ci avvicinano molto sensibilmente al Canale di Suez ».

Avendo io fatto osservare che il Duce considera l'eventuale azione sulla zona del Canale altrettanto importante di un'operazione militare contro le Isole britanniche, il Ftihrer ha dichiarato di condividere completamente tale punto di vista. Rimane però da stabilire come sia possibile attaccare l'Egitto.

Spagna. -Se la Spagna avesse agito con una maggiore lealtà verso l'Asse e qui il Ftihrer si è espresso in termini molto duri contro il Generalissimo Franco -adesso non esisterebbe più la posizione britannica di Gibilterra e l'attacco alle posizioni inglesi del Nord Africa sarebbe facilissimo. Ciò non è avvenuto ed è da ritenere che non avverrà, almeno in tempo utile.

Turchia. -L'altra via che si presenterebbe per attaccare l'Egitto sarebbe quella della Turchia. È da escludere di poter tentare l'operazione con la forza. Indipendentemente dalla resistenza turca che sarebbe notevole, le distanze renderebbero aleatoria e pericolosa qualsiasi operazione militare. Anche diplomaticamente appare difficile attrarre la Turchia nell'orbita dell'Asse per lo meno in un breve spazio di tempo. Difficile, perché vi sono cricche attive, ostilissime all'Asse, che nei giorni della guerra con la Jugoslavia avevano meditato un colpo di stato per attaccare la Germania; difficile perché non si vede quale potrebbe essere la contropartita politica da offrire alia Turchia. Il Ftihrer sa che i turchi non gradirebbero nemmeno avere la promessa della Siria e poi ciò solleverebbe una infinita serie di complicazioni nel mondo arabo.

Libia. -Questa è la strada che rimane ed è quella di cui il Ftihrer si propone servirsi per portare l'attacco all'Egitto. Però non si nasconde che esistono molte difficoltà rappresentate dal trasporto attraverso il mare delle Divisioni che sono necessarie e dei materiali che bisogna accumulare prima di iniziare l'impresa. Il successo del Generale Rommel è stato il risultato di una brillante azione condotta da questo Generale. Ma la situazione in Libia è da considerarsi ancora abbastanza fluida e comunque il Flihrer, anche allo stato degli atti, non si sentirebbe di poter continuare le operazioni contro l'Egitto se non avendo, oltre le forze attuali. almeno ancora cinque Divisioni a disposizione. Quindi, ed anche in considerazione della stagione calda che ormai si approssima e che rende ai tedeschi difficile l'operare in territori africani, Hitler non ritiene possibile d'iniziare le operazioni prima dell'ottobre prossmo. Naturalmente bisognerà tenere in preciso conto quelli che in tale epoca avranno potuto essere i rinforzi britannici.

Guerra sottomarina. -Hitler ha fatto un breve cenno ai risultati conseguiti dalla guerra sottomarina, ma si è soffermato su questo argomento molto meno di quanto non fece nei precedenti colloqui e non mi è parso che egli desiderasse pronunciare un giudizio sull'andamento della guerra sottomarina e sui risultati conseguiti, risultati sui quali alcuni mesi fa faceva un affidamento decisivo.

America. -La recente vittoria dell'Asse nella penisola balcanica nonché il Patto russo-giapponese, sono valsi a rafforzare in America le correnti antibelliciste. Fino al 1942 l'apporto americano all'Inghilterra non sarà di proporzioni rilevanti. Qualora invece la guerra dovesse continuare nel 1942 ed oltre l'apporto americano avrebbe un incremento tale da meritare la più attenta considerazione. Hitler considera ancora la carta giapponese quale molto importante per minacciare in un primo tempo e controbilanciare eventualmente a fondo ogni azione americana. Da ciò il desiderio tedesco che il Patto Tripartito venga messo continuamente in evidenza come un elemento attivo ed operante nella politica internazionale.

Viaggio del Duce. -Hitler ha espresso il desiderio di incontrarsi nuovamente a breve scadenza di tempo col Duce ed ha proposto di venire in Italia in zona possibilmente prossima alla frontiera.

(l) Ed. in G. CIANo, L'Europa verso la catastrofe, clt., pp. 649-652.

951

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S.N. Roma, 20 aprile 1941.

Il Conte Ciano ha telefonato alle ore 19,40 per informare che ha avuto oggi un lungo colloquio col Ftihrer sul quale egli si riserva di riferire verbalmente Cl).

Il Ftihrer non è entrato in dettagli ed ha delegato von Ribbentrop di trattare domani le varie questioni. Il Conte Ciano ha tenuto a sottolineare che il Ftihrer è stato estremamente cortese e benevolo e che la Stimmung è a noi favorevole. Circa il progettato incontro col Duce, il Ftihrer è d'accordo e anzi ha espresso il desiderio che esso abbia luogo al più presto.

(l) Vedi D. 950.

952

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 11351/197 P.R. Mosca, 21 aprile 1941, ore 14,55 (per. ore 18).

Vostro 105 (1).

Mi propongo sollecitare decisione del Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri circa nostro progetto per accordo commerciale. In pari tempo farò passi direttamente presso il Commissariato commercio estero per accertare se e quali possibilità esistano di effettuare scambio di nafta contro prodotti italiani. Mi riservo telegrafare risultati (2).

953

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3424/237 R. Ankara, 21 aprile 1941, ore 16,05 (per. ore 21).

Per far parlare Menemencoglu in merito agli avvenimenti dell'Iraq gli ho detto stamane che Radio inglese trasmetteva notizie da Angora secondo cui Governo turco sarebbe stato profondamente impressionato dallo sbarco delle truppe inglesi a Bassora. Menemencoglu è scoppiato a ridere e mi ha detto testualmente: «Che cosa volete che ci importi dello sbarco di un modesto contingente di truppe inglesi nell'Iraq »? Ha poi soggiunto che secondo informazioni in suo possesso si tratta effettivamente di un contingente minimo di truppe, al comando un solo ufficiale, contingente che è presumibilmente destinato rimanere in Iraq.

Ha infine [affermato] che la Turchia ha agito da mediatrice fra Inghilterra e Iraq soprattutto per calmare le apprensioni degli inglesi i quali temevano che dopo il colpo di Stato di Gailani si sarebbero verificati sostanziali mutamenti anche nella politica estera dell'Iraq.

Per quanto riguarda la Turchia, Menemencoglu mi ha detto con forza che «l'unico interesse turco è quello di mantenere aperta la via di Bassora, per la quale passa il traffico con Stati Uniti».

Mi risulta anche che presso questa Legazione Iraq, retta, come è noto, da Ministro Gailani fratello dell'attuale Presidente del Consiglio Iraq, si tende a minimizzare l'importanza dello sbarco inglese tanto strombazzato da Londra.

(l) -Vedi D. 946. (2) -Vedi D. 974.
954

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

COMUNICAZIONE TELEFONICA (1). Roma, 21 aprile 1941, ore 17,30.

Duce dichiara essere disposto accettare domanda armistizio presentata al Maresciallo List dal Comandante dell'Armata greca dell'Epiro purché essa sia rivolta anche all'Esercito italiano. Ciò deve figurare per iscritto. È questo un diritto che ha l'Esercito italiano il quale si batte da sei mesi contro l'Esercito greco (2).

955

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. S.N.D. 91/276 R. Roma, 21 aprile 1941, ore 18,15.

Segreto personale per Ambasciatore.

Si è preso atto con interesse di quanto da Voi riferito con Vostro rapporto n. 838 (3).

Governo italiano segue naturalmente con simpatia sforzi che Serrano Sufier compie per riorganizzazione Paese ed è pienamente solidale con lui nell'opera che svolge per raggiungimento tale obiettivo. Tuttavia soluzione crisi politica che travaglia codesto Paese non può trovarsi che nella conciliazione tra elementi militari e Falange.

Mantenete politica lineare finora seguita -che trova qui piena approvazione -ma cercate occasione per svolgere opportuna azione presso codesto Governo allo scopo incoraggiare tale conciliazione.

956

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (4)

T. S.N.D. 11349/S.N. P.R. Vienna, 21 aprile 1941, ore 18,15.

Ho avuto oggi primo colloquio con Ribbentrop che così riassumo:

l) Slovenia. Ribbentrop concorda su annessione all'Italia della Slovenia non incorporata nel Reich. Ma devo fare presente che frontiere tedesche non

sono quali si credeva a Roma, bensì notevolmente più a sud e partendo da Vrlinka passano a tre chilometri nord di Lubiana, per discendere poi fino a nord di Mirna e di Costanievica e risalire fino alla Drava e Petranec. Ribbentrop ha specificatamente ripetuto che tale frontiera è da considerarsi definitiva poiché così è stata fissata in modo irrevocabile da Hitler.

2) Croazia. Ribbentrop ha tracciato uno Stato Croato sulla base delle richieste non ufficiali di Zagabria. Questo Stato comprenderebbe anche la Bosnia e l'Erzegovina nelle loro vecchie frontiere con l'inclusione di larghissimi tratti di costa dalmatica. Ho subito reclamato per l'Italia l'intera Dalmazia. Al che Ribbentrop ha risposto che la Germania considera diritto italiano il trattare direttamente con la Croazia la delimitazione dei confini, ma ha senza difficoltà riconosciuto l'opportunità che si crei la continuità territoriale fra l'Italia e la zona montenegrina albanese. Circa le relazioni fra Croazia ed Italia, Ribbentrop non ha dato precisazioni, ma non ha nascosto la sua personale sia pure larvata opposizione ad un progetto di unione personale fra i due Stati. Comunque intende parlare della questione al Ftihrer e mi darà ulteriori notizie in un successivo incontro. Di fronte a queste specifiche riserve circa l'unione personale fra Italia e Croazia, che nella mente di Ribbentrop è considerato uno Stato molto vicino se non già addirittura facente parte del sistema politico-economico del Reich, ho riaffermato la nostra precisa decisione di rivendicare all'Italia l'intera Dalmazia, non accennando nemmeno alla questione dello sbocco al mare da parte della Croazia, questione che peraltro non è stata sollevata, in linea territoriale, neppure dai tedeschi. Ribbentrop ha chiesto se avevamo pensato alla possibilità di dare uno sbocco al mare anche all'Ungheria. Ho risposto che la questione avrebbe pouto venire considerata sotto l'aspetto economico mediante la concessione di una zona franca in un nostro porto. Ribbentrop ha approvato.

3) Montenegro. Ribbentrop è d'accordo per la ricostituzione di uno Stato montenegrino indipendente, unito all'Italia da vincoli costituzionali-politici, da precisare in prosieguo di tempo.

4) Kossovo. Durante una recente visita del Re di Bulgaria, il Governo del Reich si è impegnato a cedere ai Bulgari l'intera Macedonia. Ho detto che noi siamo d'accordo in massima, ma ho fatto la riserva per la specifica delimitazione dei confini, onde rivendicare all'Albania le zone popolate interamente da Albanesi, come Dibra, Gostivar, Tetovo, etc., che erano stati inclusi nella regione promessa ai Bulgari, ed ai fini di ottenere una frontiera forte e logica sotto l'aspetto militare.

5) Serbia. È intendimento del Governo tedesco ridurre la Serbia ai minimi termini onde impedire che torni ad essere un centro attivo e temibile di congiure e di intrighi. A tal fine vengono più o meno accettate, a detrimento della Serbia, le richieste territoriali bulgare, rumene, ungheresi, e croate. Per quanto concerne l'Albania le frontiere previste da Ribbentrop non coincidono -a nostro detrimento -con le richieste albanesi, ma non ritengo difficile ottenere in tale settore soddisfacenti modifiche.

6) Grecia. Ribbentrop ha chiesto infine quali siano le nostre pretese nei confronti della Grecia. Premettendo di non avere ancora specifiche istruzioni in merito, ho detto che in linea di massima noi reclamiamo l'annessione all'Albania dei noti territori compresi nella linea Florina-Pindo-Arta-Prevesa e l'annessione all'Italia delle Isole Joniche. Per il resto della Grecia sarebbe nostra intenzione -una volta completata l'occupazione -attendere lo sviluppo e la fine della guerra con l'Inghilterra prima di prendere ulteriori decisioni.

Ribbentrop ha significato il suo accordo di massima.

ALLEGATO

LINEA DI FRONTIERA ALBANESE-BULGARA (l)

A prescindere dalla questione etnica (per la quale si riscontra una assoluta maggio·ranza albanese nelle regioni di Tetovo-Gostivar-Kicevo) si ritiene necessario tracciare il confine albanese-bulgaro sulla catena di montagne che si svolge ad Oriente di tali località e dei sottostanti laghi di Okrida e Presba (dai quali nasce il maggior fiume albanese: il Drin) per le seguenti ragioni:

-avere una linea di frontiera naturalmente robusta, breve, unitaria;

-disporre di una comunicazione diretta e facile tra la zona di Pristina e quella dei laghi che le serve di arroccamento a tutta la frontiera;

-conferire una conveniente profondità al territorio albanese.

Con ciò si facilita anche lo sbocco economico verso l'interno della nuova Macedonia bulgara e verso i territori della antica Serbia.

In considerazione delle pressanti preghiere del Re di Bulgaria che hanno incontrato la favorevole simpatia del Fhhrer, si può ammettere che la linea di frontiera sopradetta sia intaccata per un breve tratto da una piccola «enclave» bulgara intorno alla zona di Okrida.

La retrocessione invece di tutto il confine su una linea più arretrata lederebbe troppo fortemente gli interessi albanesi, sia dal punto di vista etnico sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista militare.

(l) -Ciano si trovava a Vienna. (2) -Per la risposta di Ciano, vedi D. 957. (3) -Non rinvenuto. (4) -Ed. in G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 652-654.
957

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 21 aprile 1941.

Il Conte Ciano ha telefonato alle 19,15 quanto segue:

L'Ambasciatore von Makensen ha conferito con il Ftihrer che ha telegrafato al Maresciallo List di non prendere alcun accordo con i greci se noi non abbiamo fatto altrettanto; però il Fiihrer non è sicuro che il suo ordine giunga in tempo perché ha avuto notizia della capitolazione soltanto adesso.

Comunque egli ha dato quest'ordine a List e ha detto che i greci debbono rivolgersi direttamente agli italiani. Il Ministro von Ribbentrop è dal Fiihrer per trattare le questioni di cui al telegramma in corso di spedizione (2).

(l) -Appunto rimesso da Ribbentrop a Ciano nel corso del colloquio del 21 aprile. (2) -Vedi D. 956.
958

L'INCAIRICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 11373/607 P. R. Berlino, 21 aprile 1941, ore 21,30.

Per Eccellenza Giannini.

Vostro 533 (1).

Difficoltà approvvigionamenti carbone sono state nei giorni scorsi oggetto di ripetuti passi tanto di Notarangeli presso Clodius quanto del col. Ingravalle per incarico del gen. Favagrossa presso Ufficio Generale Thomas. Clodius ha confermato a Notarangeli il suo massimo interessamento non nascondendo come problema trasporti continui a presentare gravi difficoltà. Notarangeli ha insistito in modo particolare perché in aggiunta ai quantitativi ridotti che ci vengono forniti vengano spedite entro aprile almeno 100 mila tonnellate di carbone a fiamma lunga tipo Splint della Slesia. Clodius che trovasi a Vienna si è riservato di rispondere al più presto. Riservomi quindi ulteriori notizie nonché far conoscere risposta Clodius alla comunicazione contenuta nel Vostro 533.

959

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 3448/159 R. Bagdad, 21 aprile 1941, ore 23,10 (per. ore 20 del 22).

Mio telegramma n. 157 (2).

Malgrado condizione postagli dal Governo iracheno ed accettata da quello inglese, contingente di truppe indiane arrivato a Bassora -ma non ancora tutto sbarcato --viene valutato circa 40.000 uomini. Comunicati diramati da radio Londra hanno disorientato opinione pubblica, la quale ha realizzato che -sotto U pretesto del transito -inglesi preparano occupazione Paese. Analoga persuasione si fa strada nel Governo e nel Comando dell'esercito iracheno, da cui pervengono già a questa Legazione appelli disperati per una netta presa di posizione da parte dell'Asse.

Sembra che Governo pubblicherà una nota ufficiale per smentire termini comunicazioni radio Londra. Vedrò Gailani domani sera (3).

(l) -Vedi D. 922. (2) -Vedi D. 940. (3) -Per il colloquio con Gailanl, vedi D. 969.
960

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. -S. N. D. PER CORRIERE 3459/034 R. Madrid, 21 aprile 1941 (per. il 23).

Mio telegramma per corriere n. 031 del 17 aprile (1).

In questi ambienti politici, giornalistici e soprattutto ministeriali si seguita a parlare di una imminente adesione della Spagna al Tripartito. Sabato, giorno di Consiglio dei Ministri, si riteneva anzi che i giornali della sera dessero la notizia come fatto compiuto e lo si temeva per gli stessi motivi adottimi da Serrano ed esposti nel sopracitato telegramma per corriere, cioè per le immediate ripercussioni con l'Inghilterra e per le difflcoltà che questa avrebbe frapposto ai « navicerts » seppure, si diceva, l'Inghilterra non si sarebbe considerata sciolta da ogni impegno preso con la recente apertura di crediti alla Spagna (mio telegramma 277) (2). Se la Spagna firmasse il Tripartito questa presunta generosità dell'Inghilterra non avrebbe più ragione di essere e il blocco diverrebbe più duro ed esigente.

Naturalmente l'Inghilterra segue da vicino l'attività del Ministero dell'Industria e Commercio spagnolo che controlla sia a mezzo dell'Ufficio dell'Addetto Commerciale di questa sua Ambasciata, sia, e soprattutto, con i suoi agenti segreti. Tra questi ultimi, il principale, sarebbe un certo « Eckel », uomo intelligente ed abilissimo, munito di pieni poteri, continuamente in aereo tra Madrid, Lisbona, Londra, il quale, anche senza consultare il Foreign omce, sarebbe autorizzato a trattare e concedere i «navicerts ».

I teleschi, da parte loro, seguono anch'essi con uguale attenzione l'attività economica della Spagna ma, a quanto si dice, con minore abilità degli stessi. Essi sarebbero infatti troppo esigenti, troppo pesanti, e spesso urterebbero la suscettibilità a fior di pelle degli spagnoli.

Questo collega tedesco ed io abbiamo nuovamente intrattenuto Serrano sull'argomento Egli ha ripetuto quanto già mi aveva esposto (mio telegramma surriferito) ossia che Spagna, moralmente, è già unita all'Asse e che ogni sua dichiarazione e atteggiamento sono consoni a quella direttiva che Franco e lui da tempo hanno impresso alla politica spagnola. Tuttavia, ha aggiunto, la firma del Tripartito, in questo momento, non rappresenterebbe per l'Asse altro che un vantaggio morale di cui esso, dopo le vittorie nei Balcani e in Africa, non ha affatto bisogno. L'immediato danno della Spagna (blocco dei « navicerts ») farebbe invece il gioco dell'I.S. che da tempo come è noto cerca di speculare sulla mancanza di viveri di cui soffre il paese per suscitarvi torbidi. Serrano ha aggiunto quindi che: a meno di imprevisti, l'adesione al Tripartito non potrà aver luogo altro che pochi giorni prima dell'inizio delle ostilità.

961

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. PER CORRIERE 3458/036 R. Madrid, 21 aprile 1941 (per. il 23).

Ambasciatore Weddell ha compiuto passo presso questo Ministro Esteri per esprimergli a nome Presidente Roosevelt disappunto che hanno provocato a

Washington notizie circolate in questi giorni relative imminente adesione Spagna al Tripartito e circa le quali ho riferito coi miei telegrammi n. 031 e 034 (1),

Ambasciatore Weddell ha inoltre consegnato a Serrano Sufier missiva del Presidente Roosevelt in cui è detto che Stati Uniti sono decisi sostenere Inghilterra qualunque sia esito campagna nei Balcani e nel Mediterraneo Orientale e anche se stesse Isole britanniche venissero invase.

Serrano, nel darmi notizie surriferite, mi ha detto che considera tale passo come un tentativo intimidazione e che ha risposto a questo Ambasciatore nord americano che Spagna segue e seguirà politica dettata da suoi vitali interessi senza subire pressioni di sorta.

962.

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

R. RR. 1531. Sofia, 21 aprile 1941.

Ieri, come ho telegraficamente informato (2), il Governo di Sofia, rompendo il riserbo in queste ultime settimane impostasi, ha, dapprima a mezzo di un brevissimo comunicato dell'Agenzia Telegrafica bulgara, ed in seguito con qualche maggiore precisazione della stampa, fatto conoscere al Paese la decisione presa di provvedere senz'altro all'occupazione, per mantenervi la sicurezza e l'ordine, di «talune » delle terre bulgare liberate dalle valorose truppe del Reich.

Il movimento, che era già stato, in attesa del definitivo benestare di Berlino, finalmente giunto (mio telegramma n. 352 del 18 u.s.), (3) preordinato e studiato nei minimi particolari, ha avuto subito inizio con l'ingresso di unità celeri di cavalleria e motorizzate nelle zone previste e cioè:

l) al Nord le cosidette « tasche» già tolte dalla Jugoslavia alla Bulgaria ed il territorio che lungo la ferrovia Sofia-Nisc si estende da Zaribrod verso la Morava meridionale, comprese Leskovaz e Pirot;

2) ad Occidente la Macedonia compresa tra l'antica frontiera bulgarojugoslava ed il fiume Vardar fino a Skoplje compreso;

3) al Sud la Tracia egèa compresa tra la vallata dello Struma e della Maritza (per motivi precauzionali e per non suscitare reazioni turche si eviterà per ora di fare giungere i reparti bulgari fino all'antica frontiera turco-greca).

Nel complesso, particolarmente pe,r il punto n. l, si è preso per base l'accordo intervenuto nel 1915 tra Sofia e Berlino allorché la Bulgaria, al momento di entrare in guerra al fianco degli Imperi Centrali, si vide assicurate talune terre di dominio serbo.

Il movimento, come mi aveva preannunciato il Ministro degli Esteri Popoff, ha assunto il carattere, almeno per ora, di misura unicamente militare, e non è stato quindi accompagnato da nessun atto politico, né proclama del Sovrano, né deliberazioni del Governo, né decisioni del Parlamento.

II popolo bulgaro, che da tempo oramai, a seguito dei continui richiami di riservisti alle armi e dei preparativi dell'Esercito aveva sentore di quanto si andava preparando e che del resto, come ho più volte riferito, ha in certo modo già «scontato» l'annessione alla Madre Patria delle terre «liberate», ha accolto la notizia con evidente soddisfazione ma, molto tranquillamente. A Sofia non si è avuta alcuna manifestazione pubblica.

Gli ambienti macedoni non hanno mancato. naturalmente, di esaltare questo primo «fatto compiuto ». Ma al tempo stesso hanno già dato qualche segno di nervosismo nell'apprendere che il limite dell'occupazione bulgara è stato fissato, almeno per ora, al Vardar, in modo che, velatamente e a mezza voce, sono riapparse le preoccupazioni circa pretese riserve italiane all'annessione della Macedonia alla Bulgaria.

Queste preoccupazioni e questi sospetti restano però, devo subito dire, confinati alle conversazioni private. Perché ufficialmente, invece, si continua, anche da parte macedone, a esaltare il concorso dato dall'Italia alla demolizione dell'impalcatura greco-jugoslava e a ricordare la «comprensione» che l'Italia fascista ha sempre avuto per la questione delle aspirazioni bulgare: sentimenti che hanno poi avuto la loro più alta espressione nel telegramma inviato ieri dal Presidente Filoff al Duce 0).

Cosi il Generale Nikoloff, Presidente delle fratellanze macedoni, ha tenuto, dinanzi al microfono della Radio di Sofia, un discorso equilibrato e di tono elevato, il cui testo stimo opportuno trasmettere qui unito, ed in cui egli fa risalire appunto ai Capi dell'Asse il merito della realizzazione del «sogno» macedone. Ed in pari tempo, come ho telegrafato, l'Ufficio di Presidenza dell'importante Banca Cooperativa macedone, che ha alla sua testa il Presidente dell'Istituto Scientifico macedone, Nicola Stoyanoff, si è recato nella giornata di sabato a vedermi per ripetere i sentimenti di gratitudine per l'Italia di tutti i Macedoni e per consegnarmi una somma da destinarsi all'acquisto di doni per i soldati italiani feriti durante la battaglia che ha condotto al crollo del fronte greco-jugoslavo.

Sulla stampa tutto ciò ha naturalmente non piccola eco. Ed essa non manca ad ogni momento di ripetere, a sua volta, la gratitudine bulgara per quanto l'Asse ha fatto per la liberazione delle terre bulgare. Ma al tempo stesso continua a trattare la questione macedone come già risoluta e comincia perfino, in qualche interessante accenno, a far comprendere come quanto è avvenuto sia stato «meritato» dalla Bulgaria e si debba anche in parte all'atteggiamento assunto dalle popolazioni macedoni.

Caratteristico tra tutti mi è sembrato un breve articolo del quotidiano Zora del 18 aprile. anche per un preciso accenno alla città di Ochrida che a noi, per la sua vicinanza all'attuale frontiera albanese, interessa particolarmente. Ne trascrivo qui appresso il testo integrale, per opportuna conoscenza:

I BULGARI DELLA MACEDONIA E LA GUERRA

Contro le truppe tedesche come contro quelle italiane, i bulgari della Macedonia al servizio nell'esercito jugoslavo erano stati messi in prima linea. Dietro di essi, assieme alle mitragliatrici, si allineavano i serbi. Questi ultimi seguivano se i bulgari della Macedonia tiravano contro i loro nemici. Nel caso che i bulgari non tiravano, i serbi sparavano alle loro spalle. Era quasi una regola.

Naturalmente noi non vogliamo portare alcuna ombra alle brillanti vittorie degli esercito tedesco ed italiano rilevando questo fatto. La popolazione bulgara della Macedonia serba conosceva già le disposizioni amichevoli dei Tedeschi e degli Italiani nei suoi riguardi e per questa ragione combatteva senza ardore, come d'altra parte anche tutti i soldati dell'esercito jugoslavo che non erano dei serbi. Grazie a questo, in soli tre o quattro giorni l'intero prestigio dell'esercito serbo, tanto abilmente sostenuto dalla propaganda serba, è crollato e così la leggenda che l'esercito jugoslavo è invincibile.

L'esercito italiano si è anzi rivolto direttamente ai bulgari della Macedonia, lanciando degli appelli scritti in bulgaro, invitandoli a deporre le armi e promettendo loro la libertà. E questo è stato fatto. Nel passo di Kiaftasana fra Struga ed Elbassan, in seguito a questo appello, i soldati della Macedonia hanno abbandonato in massa il fronte. Alcuni capi di reggimento, vedendo questo si sono suicidati. Questo fatto ha facilitato l'entrata delle truppe italiane a Ochrida.

In questo appello ai Macedoni, l'armata italiana, come abbiamo già detto, prometteva loro la libertà. Infatti i sindaci dei comuni bulgari, come Ochrida, sono dei bulgari. Così Ilia Kazareff, attualmente sindaco della città di San Clemente è un noto bulgaro di Ochrida. E questo è un buon principio.

Quanto ad Ochrida, devo aggiungere che effettivamente non pochi bulgari sono appuntati su di essa, per conoscerne la sorte futura. Circostanza, infatti, per non dire disgrazia, vuole che Ochrida sia stata la culla di quel poco di cultura bulgara medioevale che è rimasto ancora nella tradizione e nel ricordo. La storia di San Clemente e dello Zar Samuele tuttora viva nella memoria dei Bulgari i quali vedono effettivamente in Ochrida un simbolo di storia e di civiltà bulgara nei Balcani. Ed in un Paese, che in fondo ben poco può ritrovare di luce nei secoli che ci sono alle spalle, questo ha un certo valore: non per nulla, infatti, la sola Università della Bulgaria, quella di Sofia, si intitola appunto a San Clemente di Ochrida.

Ora queste battute e questi dubbi, ancora,come ho detto, sommessi, vanno sorvegliati e seguiti. E possono creare, particolarmente data la mentalità caratteristica dei Paesi della penisola balcanica, frizioni che a noi possono fare non comodo. Così è evidente che, dopo tutto quello che abbiamo fatto (checché se ne dica, l'attuale insperata fel'ice soluzione della questione delle aspirazioni bulgare è dovuta in origine ed in primo luogo alla campagna armata iniziata dall'Italia contro la Grecia, ed in secondo tempo alla follia del governo jugoslavo del Generale Simovic, al quale i Bulgari, per riconoscenza, dovrebbero per lo meno intitolare una piazza di Sofia!), sarebbe semplicemente assurdo che per una qualche incontentabilità bulgara si dovessero creare malintesi a quella frontiera bulgaro-albanese, qualunque essa possa essere in avvenire, che, sepolto oramai nel nascere l'idea e l'eventuale programma della creazione di una Macedonia indipendente, farà in definitiva della Bulgaria, per la prima volta nella Storia, una nostra confinante.

Per conto mio, quindi, mi riservo di intrattenere sull'argomento nei prossimi giorni, in via amichevole, questo Ministro degli Esteri anche per sondare esattamente quali siano le idee attuali degli ambienti responsabili di Bulgaria sulle aspirazioni albanesi. E a tale scopo trovo ottimo spunto nel Telegramma di Vostra Eccellenza n. 133 giuntomi nella serata di ieri (1).

Per quanto riguarda le rifrazioni dell'attuale situazione sulla massa bulgara, rifrazioni indubbiamente a noi favorevoli, riferisco un piccolo ma significativo episodio. Ieri, rientrando a Sofia, in aperta campagna mi sono trovato dinanzi ad una postazione di batterie antiaeree bulgare e sono stato fermato da una sentinella. Declinate le mie generalità sono stato circondato dagli uomini della batteria che hanno improvvisato una dimostrazione al grido, in italiano, di «Viva Duce, Viva Italia>>.

(l) -Vedi D. 925. (2) -Non rinvenuto. (l) -Vedi DD. 925 e 960. (2) -Con t. 3405/196 R. delle ore 21,16. (3) -T. 3318/352 R. delle ore 16,30, non pubblicato.

(l) Filoff aveva telegrafato (t. 3376/s.n. R. del 19 aprile, ore 14,10) a Mussolini quanto segue: «Nel giorno in cui l'esercito bulgaro entra nei territori bulgari finora soggiogati sarò lieto di porgervi, Eccellenza, nel nome del Governo bulgaro l'espressione della più profonda gratitudine per la partecipazione del prode esercito italiano alla liberazione di queste terre nonché per i Vostri nobili sforzi, per l'instaurazione di un ordine nuovo e più giusto nel settore sudorientale dell'Europa. Ispirandosi ai sentimenti di sincera amicizia verso l'Italia ed il suo Duce Il popolo bulgaro confida di avere sempre, Eccellenza, il Vostro prezioso concorso per la realizzazione della sua unità nazionale ».

6 2 -~ Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

963

IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

TELESPR. R. 1835/301. Zagabria, 21 aprile 1941 (per. il 28).

Il dott. Pavelic mi ha oggi intrattenuto a riguardo di notizie che gli pervengono da varie parti della Dalmazia relativamente ad atteggiamenti di nostro personale militare. Sul tavolo del dott. Pavelic si trovavano raccolti numerosi telegrammi e petizioni diretti a questo Governo da parte di fiduciari e di elementi della popolazione. Accennando in via generale alle cose riportategli, il dott. Pavelic, che era evidentemente alquanto turbato, mi disse che da parte sua e dei suoi immediati collaboratori dell'amministrazione centrale s'intendeva evitare ogni impressione esagerata, ma che tuttavia riteneva di dover segnalare le lamentele. Dai fogli che il dott. Pavelic mi presentava ho riassunto, secondo l'unito allegato, alcune segnalazioni.

n dott. Pavelic ha, fra l'altro, soggiunto: <<Voi sapete da quali parti siano le nostre simpatie. Agendo così i vostri militari minano la mia posizione e con me la vostra. Non si tratta di una recriminazione ma di un sincero consiglio e suggerimento di evitare tali cose, consiglio e suggerimento che vi vengonu dati da un vostro grande amico. Raccomando caldamente specialmente per quel che riguarda la Bosnia di rispettare le usanze di quella popolazione mussulmana. Evitate che succeda ciò che è accaduto a Binac che vostri militari penetrino nelle case mussulmane ».

Anche per quel che riguarda la Dalmazia il dott. Pavelic ha riconfermato le sue raccomandazioni.

l. -Gli italiani hanno chiesto in primo luogo che siano chiusi i tribunali;

2. --Ai nostri fiduciari è stato fatto presente che se si ingeriranno in questioni politiche verranno arrestati; così ai sacerdoti; 3. --Sono state fatte togliere tutte le bandiere croate. In certi punti sono state stracciate. A Veglia, con bandiere croate, si trasportava letame;

4. -Come fiduciari comunali sono stati nominati i serbi e croatofobi. A Knin

è stato nominato come fiduciario Niko Longo, fratello del capo dei cetnici. Cetnici jugoslavi protetti dalle autorità militari italiane bersagliano i croati, amici dell'Italia;

5. --Le autorità militari italiane hanno ordinato il disarmo degli ustase. Gli italiani si comportano con alterigia nei riguardi delle nostre persone; 6. --Vengono sottratti i generi alimentari alla popolazione. Per le strade si prendono bovini, ovini, suini e pollame; 7. --Quando i nostri hanno fatto presente agli italiani di poter far calcolo sugli ustase, utllciali italiani hanno risposto di non aver mai sentito parlare di ustase; 8. --Gli italiani hanno disarmato tutti i nostri gendarmi e finanzieri; esigono che i nostri impiegati prestino giuramento al Re d'Italia; 9. --La popolazione è esasperata, i paveliciani cominciano a dichiararsi seguaci di Macek. Comincia essere quasi rimpianta la Jugoslavia; 10. --Il comportamento di carabinieri è arbitrario; si arresta e si perquisisce il migliore elemento e caso strano proprio quelli che in precedenza diffondevano le idee di amicizia con ntalia; 11. --Dalle navi vengono cacciati i marinai croati e sostituiti da italiani. Le navi stesse vengono dichiarate proprietà italiana; 12. --Specialmente esasperata è la popolazione per il fatto che gli italiani chiamano sotto le armi i croati; 13. --Nei distretti della Dalmazia ove i serbi hanno la maggioranza gli italiani atlldano il comando all'elemento serbo; 14. --A Portorè il bacino galleggiante del valore di 3 milioni di dinari è stato trasportato a Fiume.

Nelle relazioni dei fiduciari vi sono lamentele contro il cambio del dinaro applicato dalle autorità italiane e specialmente si mette in rilievo il peggioramento della situazione politica dell'idea paveliciana.

(l) Non pubblicato.

964

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

1'. S. N. D. 3442/363 R. Sofia, 22 aprile 1941, ore 12,50 (per. ore 22,40).

È venuto a vedermi ora generale tedesco Bodenschatz che come è noto mantiene collegamento tra Hitler e Goering. Egli giunto in volo stamane da Vienna ripartiva subito per Larissa e Janina per trattare questione di capitolazione esercito greco-occidentale. A quanto mi ha detto greci hanno fatto qualche tentativo per trattare pr,incipalmente, se non interamente con i tedeschi ma Fuhrer ha immediatamente rifiutato ricordando come siano stati italiani ad avere la parte essenziale nella lotta contro quell'esercito greco. Capitolazione quindi verrà trattata a Janina da Cavallero e da generale tedesco Jodl. Aggiungo che Bodenschatz alludendo a conversazioni che si svolgono attualmente a Vienna alla presenza di V. E. mi ha parlato molto bene della Bulgaria e della fedeltà sicurezza dei bulgari. Immagino che le sue parole riflettano quelle delle alte sfere dirigenti tedesche. Circa Turchia molta fiducia che essa nulla farà in danno dell'Asse Roma-Berlino. In caso contrario immediata <<punizione>> come è avvenuto per ordine immediato di Hitler per la Jugoslavia.

965

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 11534/22 P. R. (l) Vienna, 22 aprile 1941, ore 19,05 (per. ore 5,45 del 23).

Dopo la partenza del Conte Ciano il Ministro degli Affari Esteri Ribbentrop intrattenendomi mi ha manifestato il suo compiacimento per il r,ìsultato delle conversazioni (2) relative agli 'importanti problemi che in successivi colloqui verranno definitivamente e soddisfacentemente risolti. Ritengo di dover aggiungere che è indispensabile mantenere i contatti con Ribbentrop, e perché egli tiene molto a ciò, e perché è lui che in ultima analisi prende le decisioni di carattere pratico.

Tali contatti diretti varranno a rendere quanto più è possibile negativa l'opera molto attiva ed intensa che presso Ribbentrop svolgono i croati e i bulgari allo scopo favorire i loro interessi a danno dei nostri.

966

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. S. N. D. 13352/280 P. R. Roma, 22 aprile 1941, ore 22,05.

Vostri telegrammi per corriere 031 e 032 (3).

Prego telegrafare se dichiarazioni fattevi da Serrano Sufier implichino -a vostro avviso -una parziale evoluzione nella posizione assunta dalla Spagna a Bordighera circa condizioni per sua entrata in guerra.

In tal caso parrebbe utile dare conoscenza a Governo tedesco delle predette dichiarazioni.

(l) -Trasmesso tramite il consolato generale eli Vienna. (2) -Vedi DD. 956 e 967. (3) -Vedi DD. 925 e 926.
967

COLLOQUIO TRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

VERBALE. Vienna, 22 aprile 1941.

Ho avuto con Ribbentrop un secondo colloquio dopo che egli aveva riferito al Fuhrer quanto aveva fatto oggetto della nostra precedente conversazione (2). Riassumo qui di seguito gli elementi fondamentali di questo secondo incontro.

l) Slovenia. Ribbentrop ha confermato a nome del Fuhrer che le frontiere fissate per decreto sono ormai da considerarsi definitive. L'Italia ha la facoltà di procedere subito nel modo che crederà migliore alla incorporazione della Slovenia non compresa nel territorio del Reich.

2) Croazia. Il :F'uhrer conferma il disinteresse politico della Germania nei confronti della Croazia pertanto da parte sua non ha la minima obiezione a che venga stabilita una unione personale tra il Regno d'Italia e la Croazia. Tale questione però dovrà venire risolta direttamente tra Roma e Zagabria. Anche per quanto concerne l'annessione all'Italia dell'intera Dalmazia il Fuhrer non solleva alcuna obiezione, poiché riconosce trattarsi di interessi esclusivamente italiani. Ribbentrop per parte sua -e premettendo che parlava in via accademica -ha fatto rilevare che la Dalmazia è popolata nella stragrande maggioranza da Croati al che ho molto recisamente obiettato che noi non rivendicavamo la Dalmazia sulla base di ragioni etniche bensì in v'irtù del principio dello spazio vitale e perché al di sopra di ogni considerazione contingente sulla composizione della popolazione dalmatica attuale, esistono ragioni storiche, culturali e politiche che rendono la Dalmazia cara al cuore di ogni italiano come qualsiasi altro lembo di territorio nazionale. Ribbentrop ha accettato quanto io gli ho detto.

Circa la procedura da usare con i Croati, Ribbentrop, a nome del FU.hrer, suggerisce di far venire immediatamente Pavelic a Roma onde fissare con lui le frontiere fra l'Italia e la Croazia e definire gli eventuali rapporti politicocostituzionali fra i due Stati. Ribbentrop suggerisce anche che ciò abbia luogo al più presto per evitare il concretarsi di manovre che già si vanno delineando, ed anche perché Pavelic ha chiesto di recarsi in Germania e sarebbe desiderio del Fuhrer di riceverlo soltanto dopo che Pavelic stesso avrà definito la sua posizione territoriale e politica nei confronti di Roma.

3) Montenegro. Ribbentrop concorda interamente col piano da noi avanzato. Ripete che la questione montenegrina è questione di pertinenza unicamente italiana.

4) Frontiere albanesi. Nonostante gli impegni già assunti nei confronti del Re dei bulgari, il Fuhrer ha desiderato venire incontro alle nostre richieste per quanto concerne il Kossovo. Egli intenderebbe però mantenere il saliente di Ljuboten in favore della Bulgaria e quello di Mitroviza in favore della Serbia poiché in tali territori sono comprese miniere di proprietà germanica. Ribbentrop ha aggiunto che il Fuhrer fa un personale appello al Duce affinché si renda conto del suo particolare interesse a tale questione.

5) Grecia. Ribbentrop ha significato il pieno accordo con le nostre rivendicazioni territoriali secondo quanto ieri gli dichiarai. E cioè: annessione all'Albania dei territori compresi tra la frontiera e la linea Florina-Pindo-Arta-Prevesa; annessione all'Italia delle Isole Joniche. Per il rimanente della Grecia il Fuhrer concorda sull'opportunità che nessuna decisione venga presa prima della fine del conflitto generale. Sente però il dovere di informare il Duce che il Re dei bulgari, nel recente colloquio con lui avuto ha rivendicato Salonicco come lo sbocco naturale della Macedonia. Il Flihrer ha riservato la sua risposta, ma Ribbentrop aggiunge che una tale richiesta è stata vista con simpatia da Hitler (1).

(l) Ed. in G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit .. pp. 654-656.

(2) Vedi D. 956.

968

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 3607/03 R. Belgrado, 22 aprile 1941 (per. il 26).

Mio telegramma n. 7 in data 18 aprile (2) e mio telegramma in chiaro (trasmesso a mezzo Comando militare germanico) sera precedente (3).

Circa capitolazione esercito jugoslavo e firma protocollo relativo riferisco seguenti particolari: Generale Simovic abbandonava Jugoslavia, per quanto è possibile ricostruire, sul 14 aprile, lasciando poteri con delegazione scritta a Generale Kalafatovic. Non è ancora chiaro come nuovo Governo, cui era stata assegnata residenza Valjevo, sia costituito. Giorno 15 si presentarono a Belgrado due ufficiali serbi per chiedere armistizio. Fu imposta resa a discrezione e invio di un ufficiale con poteri trattare per tutto l'esercito jugoslavo dato che, adducendo difficoltà comunicazioni, nemico pretendeva che ogni armata trattasse per conto suo.

Giorno 16 corrente giungeva vecchio Generale Bodi che presentava alcune domande sia per far cessare bombardamenti aerei e per evitare resa a discre

In prima linea la Germania è interessata allo sviluppo della produzione delle cave dalmatiche di bauxite. A causa di ciò la produzione di queste cave sarà aumentata secondo le possibilità e. nei riguardi dell'esportazione, Il fabbisogno tedesco dovrà essere preferenzialmente soddisfatto ».

zione, prigionia dell'esercito, ecc., che per ottenere concessioni anche di portata politica, come ottenere che fosse lasciata una parte di territorio non occupata al pari che in Francia. Nel drammatico colloquio registrato nel verbale trasmesso con telespresso n. 3/3 in data 17 corrente (1). Generale d'Armata tedesco von Veichs respingeva categoricamente ogni domanda.

Il 17 corrente arrivavano a Belgrado i plenipotenziari jugoslavi per firma capitolazione. Era primo Delegato l'ex Ministro degli Affari Esteri Cincar Markovic. Costretto da sedicente Governo Simovic a lasciare Belgrado e a camminare a piedi con le truppe per molte ore, era stato liberato dalle truppe tedesche. Secondo Delegato era Generai Jankovic.

Alle ore 21 del 17 corrente veniva firmato in Belgrado presso sede attuale Legazione germanica protocollo resa a discrezione. Per parte italiana, munito pieni poteri del Duce, firmava R. Addetto Militare Colonnello Bonfatti che domandava e otteneva protocollo addizionale stabilente che tutte le clausole stipulate tra esercito tedesco e jugoslavo si applichino tra esercito italiano e jugoslavo.

Al momento di firmare Cincar Marcovic disse questa sola frase con estrema amarezza: <<quindici giorni fa avevo firmato un altro Patto con Potenze dell'Asse».

Di fronte ai vittoriosi eserciti dell'Asse fato Jugoslavia si è così compiuto dopo solo dodici giorni lasciando un esempio senza precedenti della megalomania, della incompetenza e della incoscienza degli uomini che compiuto il colpo di Stato trascinarono questo Paese, senza un attimo di riflessione, al suo destino.

È noto che Stati Uniti e Inghilterra avevano creduto e contato su una resistenza di almeno quattro mesi. Particolarmente responsabilità americana in quanto è avvenuto è gravissima. Fino all'ultimo e quando già situazione era insostenibile, americani hanno tentato spargere voci vittoriosa resistenza jugoslava, bombardamento Zagabria, presenza truppe inglesi a Monastir ecc. Ho visto io stesso sul Ministro Stati Uniti effetto annuncio capitolazione, e notizia che Cincar Markovic era stato primo Delegato.

Da parte tedesca si afferma che perdite jugoslave sono state qui quarantamila uomini, mentre quelle germaniche si aggirano sui mille.

(l) Nel corso del colloquio Rlbbentrop rimise a Ciano il seguente appunto: «Avuto riguardo ai particolari interessi economici della Germania nell'ex Stato SHS si è d'intesa che gli interessi economici tedeschi nei territori da assegnarsi all'Italia dovranno essere particolarmente considerati.

(2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 930.
969

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

'f. 3526/161-162 R. Bagdad, 23 aprile 1941, ore 9 (per. ore 1,15 del 24).

Riassumo situazione politico-militare quale mi appare dopo lungo colloquio con Gailani presente anche il Mufti:

l) Piano inglese non è di inviare truppe in Egitto quanto di organizzare difesa ad oltranza posizioni vicino Oriente in previsione sconfitta militare in Egitto. Quindi occupare Iraq per alimentazione resistenza al di qua del Canale di Suez, difesa Palestina ed immediata assistenza Turchia.

2) Entità truppe sbarcate finora a Bassora da sei piroscafi è di circa 7000 uomini, con armamenti leggeri di fanteria e 15 cannoni. Sugli altri quattro piroscafi sarebbero unità motorizzate non ancora sbarcate. Intero contingente in viaggio dalle Indie si aggirerebbe sui 50-60 mila uomini.

3) Governo iracheno ha subito protestato ufficialmente presso l'Ambasciata d'Inghilterra per prima violazione delle condizioni concordate per il transito. Ha chiesto inoltre che sia sospeso sbarco altri contingenti e che l'attuale si metta in marcia verso la Transgiordania. Ambasciata d'Inghilterra tergiversa.

4) Esercito iracheno ha preso ogni possibile predisposizione nella zona di Bassora per opporsi ogni ulteriore violazione condizioni trattato.

5) Governo Gailani (uscito dal colpo di stato che ha appunto evitato occupazione britannica) sembra concordemente deciso a non rinnegare se stesso. Per aprirsi strada occupaz~one Governo inglese si adopera in questo momento provocare un'altra crisi politica interna.

Gailani mi darà dopo domani precisazioni sul fabbisogno finanziario occorrente a partire dal momento rottura con l'Inghilte:-ra.

Si raccomanda che radio-trasmissioni in arabo da Bari e Berlino siano intensificate e ribattano quelle di Londra sottolineando: volontà Governo esercito e popolo difendere indipendenza contro minaccia occupazione, decisione Governi Asse appoggiare con ogni mezzo resistenza Iraq, mancata fede Governo britannico sulla pretesa transito mirante occupazione paese, vanità tentativi inglesi insidiare unità popolo iracheno, atteggiamento paesi arabi in favore Stato iracheno che difende causa loro indipendenza.

(161) Mio telegramma n. 159 (2).

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 959.

(162) Governo Gailani è molto contrariato per il fatto che -in situazione tanto delicata che potrebbe diventare critica fra tre o quattro giorni -non gli abbiamo ancora dato una risposta ai suoi quesiti circa il concorso dell'aviazione dell'Asse (mio telegramma 152) (1), che dovrebbe entrare in azione subito dopo il primo urto tra esercito iracheno e quello brL:·nnico. Tanto più contrariato in quanto Tewfik Shakir gli ha portato da Dçr·ino impressioni ottimistiche sulla possibilità di un tale concorso. Sopratte'to in vista di ciò e di una più vasta cooperazione militare con l'Asse, gradirebbe venisse subito inviato qui in missione segreta un ufficiale superiore di s~~.to Maggiore che -data l'urgenza e in attesa di altri elementi -potreb',>c esser distaccato dalla Delegazione italiana presso la Commissione di armistiz:o di Beirut.

(l) Vedi D. 920.

970

IL MLNISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. S. N. D. 3475/441 R. Bucarest, 23 aprile 1941, ore 9,13 (per. ore 12,30).

Generale Antonescu che mi ha chiesto di andare ieri a vederlo a Predeal ave prende breve periodo di riposo dopo indisposizione, si è mostrato meco estremamente preoccupato per avanzata bulgara in Tracia e in Macedonia.

Tanto Generale Antonescu quanto Ministro Mikail Antonescu, che assisteva a lungo colloquio, mi hanno diffusamente esposto punto di vista romeno con preghiera di rendermi interprete presso V. E.

Riassumo di seguito punti principali esposizione fattami dai due Ministri romeni:

1° -Generale Antonescu ha aderito sinceramente all'Asse e ha tenuto fede a impegni assunti. Egli non ha svolto azione militare rendendosi conto sua inutilità e in vista di quanto gli è stato indicato da autorità germaniche, tra cui Maresciallo Brautschich che al suo passaggio per Bucarest confermava compito esercito romeno essere vigilanza obiettivi. Però dopo azione ungherese e bulgara, Romania riteneva non poter differire presentazione sue rivendicazioni.

2° -Opposizione composta da legionari da un lato e da mondo politico anglofilo dall'altro, lavorata da agenti inglesi e bolscevichi, rimprovera a Antonescu che sua politica di adesione all'Asse, dopo la perdita di un terzo territorio nazionale, ha comportato i più gravi sacrifici fino a determinare crisi econom:ca e non ha arrecato corrispettivo mentre Ungheria e Bulgaria malgrado esitazione dimostrata, hanno avuto grande aumento territoriale. Ove Romania rimanesse in situazione attuale tra due vicini tanto ingranditi, situazione di Antonescu diverrebbe insostenibile.

3° -Ove Bulgaria ottenesse annessione Macedonia, non soltanto sarebbe rotto equilibrio balcanico, ma supremazia slava sarebbero grandemente aumentati in quanto Bulgaria costituirebbe avanguardia russa verso Egeo ed Adriatico.

4° -Soluzione territoriale su accennata costituirebbe ingiustizia verso macedo-romeni che abitano quel territorio e che guardano soltanto a Bucarest e a Roma.

5° -Generale Antonescu, dopo aver insistito su vantaggio politico che Romania forte presenterebbe per Italia, mi ha infine lungamente intrattenuto circa portata aspirazioni romene da me già sostanzialmente indicate con i miei telegrammi 415 e 429 (l) e si è riservato precisarle in un memorandum in corso preparazione.

Questa mattina poi Mikail Antonescu è tornato a vedermi e preannunziarmi per domani memorandum in questione e per domandarmi di trasmettere

preghiera Generale Antonescu che non sia presa decisione definitiva questione assetto territoriale Balcani senza che egli abbia modo esporre -eventualmente recandosi personalmente Roma ed a Berlino -aspirazioni della Romania.

Mikail Antonescu ha fatto uguale visita a mio collega Germania, col quale si è espresso in termini analoghi a quelli da me riassunti.

Ho veduto successivamente von Killinger, il quale, nel confermarmi suo avviso personale circa opportunità politica che vengano fatti possibili conces. sioni alla Romania, ha espresso però dubbi per quanto concerne Banato

(l) Vedi DD Wl7 e 945.

971

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3532/585 R. Washington, 23 aprile 1941, ore 13,52 (per. ore 22,30).

Mio telegramma n. 520 (1).

Dopo qualche giorno d'incertezza e portavoce ufficiali, la stampa governativa e gli organi di propaganda filo-britannica, nell'intento di prevenire raffiorare istinto isolazionista masse americane, tentano di neutralizzare effetti psicologici che si sono già fatti sentire su questa opinione pubblica in seguito alla disfatta britannica nei Balcani.

Mentre da un lato viene tacciata di «disfattismo» ogni considerazione reaUstica della situazione, dall'altro si cerca di spostare attenzione opinione pubblica da Balcani in Africa, affermando che difesa Egitto e non difesa Grecia rappresenta chiave di volta delle posizioni britanniche in Mediterraneo e ad ogni buon conto si torna ad insistere, quasi per darvi valore assiomatico, su noto motivo propagandistico: essere sorti impero britannico dipendenti essenzialmente da difesa isole britanniche e da esito «battaglia atlantica».

Contemporaneamente si cerca reagire contro quello che la stampa angloebraica definisce pericoloso mito invincibilità tedesca. su affermazione che mentre da un lato ogni successiva espansione Asse rappresenta assottigliamento sue riserve uomini e materiali, dall'altro sorti guerra saranno decise solo da potenza navale anglo-americana di fronte a cui anche una Europa unificata da Asse dovrà finire col cedere.

Ma primo passo sulla strada della cooperazione navale anglo-americana e cioè per ora del.la tutela delle comunicazioni del nord Atlantico da parte delle due flotte, sembra avere posto stesso Presidente Roosevelt di fronte ad un serio dilemma.

Infatti benché esponenti corrente più decisamente interventista invochino apertamente immediato diretto contributo aereo-navale Stati Uniti d'America, Presidente Roosevelt di fronte ad accresciuta ansia di questa opinione pub

blica (la quale in seguito ai recenti avvenimenti sembra comincia a chiedersi quanto sagge possano essere misure che schierino Stati Uniti d'America irrimediabilmente a fianco di una Gran Bretagna che dà segni di cedimento) ha ripetutamente smentito voci corse qui da qualche giorno che egli intendesse far convogliare da unità della flotta americana trasporti britannici.

Tale smentita poggia però su un equivoco e cioè sull'uso del termine «convoglio >> poiché mi risulta da fonte confidenziale, degna di massima fede, che il Governo aveva predisposto per questa settimana inizio di <<pattugliamento» della zona di sicurezza americana delle acque del nord Atlantico (la quale sarebbe stata portata a 600 miglia) e che soltanto recenti sviluppi del conflitto ed accordo nipponico sovietico hanno deciso Governo a rinviare tale prima misura di collaborazione navale anglo-americana.

Ma problema trasporti appare qui sempre più urgente e vitale e le pressioni britanniche si fanno sempre più insistenti cosicché non sembra dubbio che progetto verrà non appena possibile riesumato.

Dato che [governo inglese] è fermamente deciso protrarre al massimo resistenza britannica, egli non potrà infatti non continuare a dare, direi quasi quotidianamente, sensazione che aiuti americani non verranno a mancare e lasciando al tempo stesso sempre intravedere possibilità che Stati Uniti d'America intervengano direttamente e risolutivamente nel conflitto con tutto il peso propria produzione e preparazione qualora Gran Bretagna continui resistere.

(l) Vedi D. 888.

972

CONVENZIONE DI ARMISTIZIO TRA LA GERMANIA, L'ITALIA E LA GRECIA (l)

Salonicco, 23 aprile 1941 [ore 14,45].

Il Comando superiore dell'Armata greca di Epiro e Macedonia rappresentato dal Comandante Superiore Generale Tsolokoglu si è rivolto al Comandante Superiore italiano delle Forze Armate d'Albania ed al Comando Superiore delle truppe germaniche in Grecia per chiedere che venga accolta la capitolazione senza condizioni dell'Armata greca di Epiro e Macedonia.

Art. 1°

Il Comando Superiore italiano delle Forze Armate d'Albania ed il Comando Superiore delle truppe germaniche in Grecia accettano questa resa senza condizioni.

Art. zo

Gli appartenenti all'Armata greca di Epiro e Macedonia sono prigionieri di guerra.

In considerazione del valore dimostrato dalle truppe greche sul campo di battaglia e del fatto che esse hanno in tal modo salvaguardato il loro onore militare, gli ufficiali greci conserveranno le armi bianche e le buffetterie.

I prigionieri eli guerra italiani che si trovano nel territor;o dell'Armata greca d'Epiro e Macedonia devono essere immediatamente consegnati alle truppe italiane.

I prigionieri di guerra greci saranno frattanto riuniti in campi di concentramento.

Dopo la conclusione delle operazioni militari nella Grecia continentale e nelle isole joniche, sarà presa in considerazione la liberazione di tutti gli ufficiali, sottufficiali ed uomini di truppa.

Art. 3° Il Comando Superiore greco provvederà a che i reparti greci rimangano sotto il comando dei loro ufficiali e prenderà tutte le misure per la regolare esecuzione della capitolazione. Il vettovagliamento ed il servizio sanitario per i prigionieri greci sarà inizialmente assicurato a cura del Comando Superiore greco.

Art. 4°

Le armi, tutto il materiale bellico e le provviste dell'Armata di Epiro e Macedonia, compreso il materiale dell'Aeronaut;ca ed i suoi impianti a terra, costituiscono preda bellica.

Art. 5°

Il Comando Superiore delle truppe greche provvederà con tutti i mezzi a far cessare immediatamente le ostilità ed ogni danneggiamento nonché ogni distruzione di materiale di guerra e di rifornimenti ed anche le strade nel territorio dell'Armata vengano senza indugio riattate.

Art. 6°

L'uscita di naviglio di ogni specie dai porti ed ogni traffico aereo nel territorio dell'Armata di E piro e Macedonia dovrà essere sospeso.

Art. 7° Il Comando Superiore greco é garante che il naviglio dislocato nei porti, e gli impianti portuali, rimangano sotto la sorveglianza delle truppe greche, finché non sia presa al riguardo una decisione definitiva.

Art. 8°

Il Comando Superiore delle truppe greche nominerà commissioni munite di pieni poteri le quali regoleranno i particolari per l'esecuzione della capitolazione con gli organi italiani e tedeschi che verranno nominati in prosieguo.

Le suddette commissioni consegneranno presto una situazione della forza, dell'armamento e della formazione di guerra della cessata armata di Epiro e Macedonia.

Art. 9°

Rimane ferma la cessazione delle ostilità per le truppe germaniche e le truppe greche di Epiro e Macedonia come stabilito nelle trattative di capitolazione del 21 aprile.

La cessazione delle ostilità fra le truppe italiane e l'Armata greca di Epiro e Macedonia entrerà in vigore oggi 23 aprile alle ore diciotto, salvo per reparti greci alla fronte italiana che abbiano già in precedenza deposto le armi.

Art. 10° Con la conclusione della presente convenzione cessa di aver vigore la convenzione di capitolazione conclusa il 21 aprile fra il Comando Superiore delle Truppe germaniche in Grecia ed il Comandante dell'Armata greca in Epiro e Macedonia.

Per il Comando Superiore delle Forze Armate germaniche

firmato: JODL

Per il Comando Superiore italiano firmat o: Generale FERRERO

Il Comandante dell'Armata greca di Epiro e Macedonia firmato: TSOLAKOGLU

(l) Ed. in MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI, Trattati e convenzioni jra l'Italia e gli altri stati, cit., vol. 57°, pp. 114-116.

973

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. RR. 3493/272 R. Budapest, 23 aprile 1941, ore 16,12 (per. ore 22,30).

Mio telegramma n. 258 (1).

Ministro d'Ungheria in Berlino è stato qui a conferire. Vice Ministro Affari Esteri mi ha detto Stoiay recatosi Vienna per vedere Ribbentrop, era stato poi ricevuto anche dal Fuhrer. Manifestavasi soddisfattissimo del colloquio in cui accoglimento già segnalato aspirazioni ungheresi compresa retrocessione ad Ungheria Banato serbo sarebbe stato confermato.

Vice Ministro Affari Esteri mi ha soggiunto tali ultime assicurazioni devono restare riservatissime per evitare agitazioni da parte Romania, che, come mi conferma, già avrebbe compiuto passi per prospettare Germania proprie aspirazioni Banato; essa, per quanto ritiene, potrebbe per altro ottenere in compenso valle del Timok ove esisterebbero importanti minoranze romene. Mi ha espresso speranza possa rapidamente addivenirsi regolamento nuove frontiere danubiano balcaniche, a quanto crede, terminato conflitto con Grecia cui collasso è già in corso; comunque, come pare presumere, entro termine massimo un paio di mesi.

(l) Vedi D. 938.

974

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 11659/200 P.R. Mosca, 23 aprile 1941, ore 20,32 (per. ore 1 del 24).

Seguito mio telegramma n. 197 (1).

Vice Commissario Affari Esteri da me interpellato mi ha comunicato finora che competente Commissariato Commercio Estero non si era ancora pronunciato circa nostro progetto per accordo commerciale. Egli avrebbe però sollecitato decisione riservandosi darmi risposta appena possibile.

Circa possibilità scambio di nafta contro prodotti italiani ufficio competente ha detto non poter rispondere prima di qualche giorno perché questione doveva essere esaminata da vari organi interessati. A titolo informazione ha posto intanto alcuni quesiti.

l) Se la nafta era destinata alla R. Marina e se convenzione sarebbe stata firmata dalla Marina stessa.

2) Se la domanda per la nafta era collegata colla precedente proposta di scambio con mercurio (Vostro 97) (2).

Circa tale proposta mi ha fatto sapere che «non esistevano obiezioni» alla eventuale venuta a Mosca di industriali italiani ma che beninteso rimanevano forme restrizioni già indicate e cioè che U.R.S.S. avrebbe potuto soltanto dare merce di normale esportazione (mi richiamo al mio dispaccio n. 371 dell'B corrente) (3).

Per il caso che Commissariato Commercio estero si dichiarasse in linea di massima favorevole all'idea dello scambio di petrolio prego mettermi in grado di dare qualche risposta al quesito sopra formulato.

975

IL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO A LIONE, CONFALONIERI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 3612/11/23. Lione, 23 aprile 1941, ore... (4).

Per debito d'ufficio informo che secondo notizie attendibili, ambienti collaborazionisti parigini opererebbero pressioni su Vichy per incoraggiare Governo a radicale e rapido mutamento rapporti Germania, asserendo che Berlino potrebbe attualmente ottenere sostanziali revisioni programma rivendicazioni italiane in seguito notevoli vantaggi territoriali che riunione Vienna ci assicurerebbe nei Balcani.

(l} Vedi D. 952.

976.

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE AEREO 3649/1071/0105 R. Lisbona, 23 aprile 1941 (per. il 27).

In questi ultimi tempi han circolato a Lisbona voci di complotti, movimenti insurrezionali, tentativi di manifestazioni antisalazariane ecc. La verità è che la propaganda inglese e gli agenti del servizio segreto britannico non sono stati inoperosi. Hanno naturalmente puntato su tutti quegli elementi liberali massonici che non hanno mai dato una piena adesione al nuovo regime e sugli scontenti che non mancano mai in nessun paese. Hanno fatto accreditare la voce che se il Governo di Salazar avesse assunto un atteggiamento più deciso in favore dell'Inghilterra la situazione economica del paese, che peggiora sempre più, si sarebbe risollevata di colpo e il Portogallo non avrebbe corso rischio pel suo impero coloniale. La verità è che all'Inghilterra ha dato molto fastidio il rumore che si è fatto intorno agli invii di rinforzi nelle isole e la circostanza che, come ho segnalato in precedenti mie comunicazioni, Salazar ha tenuto a dare personalmente il massimo rilievo a tali invii che hanno un esplicito ed aperto carattere antibritannico.

Secondo le informazioni pervenute a questa Legazione di Germania vi sarebbe stata una riunione privata di generali anglofili i quali avrebbero adottato una risoluzione in favore di un immediato intervento dell'esercito per forzare il Governo a modificare la sua politica. Ad ogni modo il Governo appena avuto sentore che si preparava qualche manifestazione ostile ha agito con estrema rapidità ed ha fatto arrestare un tenente colonnello della riserva, certo Campos, che in altri tempi aveva già dato prove di attività antinazionale ed altri tre ufficiali. La risoluzione adottata dai generali è rimasta senza seguito.

Tuttavia il Governo non teme nulla dall'esercito il quale pur senza essere salazariano al 100% è però fedele sopratutto al Presidente Carmona.

Qualche preoccupazione nelle sfere ufficiali suscita invece la Marina più tra l'elemento indisciplinato ignorante e tradizionalmente ribelle dei sottufficiali che tra quello degli ufficiali. Ma anche per quanto concerne la Marina sono state adottate misure rigorose di sorveglianza.

Come reazione a queste manifestazioni sporadiche e che ripeto non hanno nessun particolare rilievo, l'Unione Nazionale organizza per lunedì prossimo grandi cerimonie cui hanno aderito tutte le organizzazioni civili e militari del paese e tutta la stampa in onore del Presidente Salazar e della sua politica.

Quanto alla situazione in Mozambico, dove a quanto ha telegrafato il Console in Lourenço Marques sarebbero stati scoperti dei complotti con conseguenti arresti, è da rilevare che anche in quella colonia gli avvenimenti segnalati si devono all'attività di agenti sud-africani. L'Inghilterra vuol far sentire al Portogallo il pericolo che corre il suo impero coloniale qualora esso persista in una politica che è poco gradita a Londra.

(2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 881. nota 3. (4) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza.
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APPENDICI

6ì -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al r gennaio 1941)

AFGHANISTAN

Kabul -QUARONI Pietro, ministro plenipotenziario; ANZILOTTI Enrico, 1° segretario.

ARABO-SAUDIANO (Regno) Gedda -SrLLITTr Luigi, ministro plenipotenziario: MocHr Marcello, l o segretario.

ARGENTINA

Buenos Aires -BOSCARELLI Raffaele, ambasciatore; SERENA DI LAPIGLIO Ottavio, consigliere; BARBARICH Alberto, l o segretario.

BELGIO Bruxelles -DELLA PoRTA Francesco, consigliere, gerente per gli affari consolari.

BOEMIA e MORAVIA (Protettorato di) Praga -CARuso Casto, console generale.

BOLIVIA La Paz -MARIANI Luigi, ministro plenipotenziario.

BRASILE

Rio de Janeiro -SOLA Ugo, ambasciatore; GRAzzr Umberto, consigliere; ARRIGHI Ernesto, 1° segretario; ANTINORI Orazio, 2° segretario.

BULGARIA

Sofia -MAGISTRATI Massimo, ministro plenipotenziario; DANEO Silvio, l o segretario; TAssoNI ESTENSE Alessandro, 2° segretario; THIENE Gian Giacomo, 3° segretario.

CILE

Santiago -DE Rossi DEL LroN NERO P1er F'ilippo, ambasciatore; MIGONE Bartolomeo, consigliere; NAVARRINI Guido. 1° segretario; GUASTONE BELCREDI Enrico, 2° segretario.

CINA

Pechino -TALIANI DE MARCHIO Francesco Maria, ambasciatore (l); STRANEO Carlo Alberto, consigliere; SPINELLI Pier Pasquale, l o segretario; PRUNAS Pasquale, 2° segretario.

COLOMBIA Bogotà -BERTELÈ Tommaso, ministro plenipotenziario.

COSTARICA

S. José -MENZINGER DI PREUSSENTHAL Enrico, ministro plenipotenziario.

CROAZIA Zagabria -CASERTANO Raffaele, incaricato d'affari.

CUBA

L'Avana -PERSICO Giovanni, ministro plenipotenziario; Rossi LoNGHI Gastone, l o segretario.

DANIMARCA

Copenaghen -SAPUPPO Giuseppe, ministro plenipotenziario; FERRETTI Raffaele, lo segretario.

DOMINICANA (Repubblica) Ciudad Trujillo -PoRTA Mario, ministro plenipotenziario (2).

EL SALVADOR (Repubblica di) San Salvador -BOMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario (3).

(l) -Con residenza a Shanghai. (2) -Residente a Porto Principe. (3) -Residente a Guatemala.

EQUATORE

Quito -ScADUTo MENDOLA Gioacchino, ministro plenipotenziario.

FINLANDIA

Helsinki -BONARELLI DI CASTELBOMPIANO Vittorio Emanuele, ministro plenipotenziario; SEGANTI Vittorio, lo segretario.

GERMANIA

Berlino -ALFIERI Dino, ambasciatore; ZAMBONI Guelfo, consigliere (fino al 26 novembre 1940); CosMELLI Giuseppe, l o consigliere; JANNELLI Pasquale, 2° consigliere; CASARDI Alberico, P segretario; LANZA Michele, 2° segretario; EMo CAPODILISTA Gabriele, 3" segretario; LUCIOLLI Mario, 3° segretario; DEL ToRso Germanico, 4" segretario; FARINACCI Franco, 4o segretario; BoLLA Luigi, 5° segretario; BENAZ zo Agostino, 5o segretario; MARRAS Efisio, generale di divisione, addetto militare; PECORI GIRALDI Corso, capitano di vascello, addetto navale; TEuccr Giuseppe, colonnello, addetto aeronautico.

GIAPPONE

Tokio -INDELLI Mario, ambasciatore; CORTESE Paolo, consigliere; MACCHI DI CELLERE Pio, l 0 segretario; BAISTROCCHI Ettore, 2° segretario; BERTONI Guido, colonnello, addetto militare; PRELLI Giuseppe, capitano di vascello, addetto navale; BRUNETTI Nerio, tenente colonnello, addetto aeronautico.

GUATEMALA

Guatemala -BOMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario; Muzr FALCONI Filippo, 1o segretario.

HAITI

Porto Principe -PoRTA Mario, ministro plenipotenziario.

HONDURAS

Tegucigalpa -BOMBIERI Enr,ico, ministro plenipotenziario (1).

IRAN

Teheran -PETRuccr Luigi, ministro plenipotenziario; GIARDINI Renato, l o segretario.

(l) Residente a Guatemala.

IRAQ

Bag.dad -GABBRIELLI Luigi, ministro plenipotenziario.

IRLANDA

Dublino -BERARDIS Vincenzo, ministro plenipotenziario; MALASPINA Falchetto, 1o segretario.

JUGOSLAVIA

Belgrado -MAMELI Francesco Giorgio, ministro plenipotenziario; GuiDOTTI Gastone, 1° segretario; FRANCO Fabrizio, 2° segretario; BONFANTI Luigi, colonnello, addetto militare; MORIN Sebastiano, capitano di vascello, addetto navale; Pmonni Mario, addetto aeronautico.

LUSSEMBURGO Lussemburgo -TAMBURINI Antonio, console generale.

MANCIUKUO Hsin King -NEYRONE Luigi, ministro plenipotenziario.

MESSICO

Città del Messico -MARCHETTr or MuRrAGLIO Alberto, ministro plenipotenziario; ROBERTI Guerino, 1° segretario.

NICARAGUA Managua -MENZINGER DI PREUSSENTHAL Enrico, ministro plenipotenziario (1).

NORVEGIA Oslo -MoscATO Nicolò, 1° segretario, gerente per gli affari consolari.

PAESI BASSI L'Afa -AMBROSETTI Gino, 1° segretario, gerente per gU affari consolari.

(l) Residente a S. José di Costarica.

PANAMA

Panamà -SILENZI Renato, ministro plenipotenziario.

PARAGUAY

Asunci6n, TONI Piero, ministro plenipotenziario.

PERU'

Lima -CAPANNI Italo, ministro plenipotenziario; GARBACCIO Livio, l o segretario.

PORTOGALLO

Lisbona -BovA ScoPPA Renato, ministro plenipotenziario; GERBORE Pietro, 1° segretario; GENTILE Benedetto, 2° segretario; DucA G., addetto militare; MoNICo Umberto, contrammiraglio, addetto navale.

ROMANIA

Bucarest -GHIGI Pellegrino, ministro plenipotenziario; FORMENTINI Omero, l0 segretario; ALOISI DE LARDEREL Folco, 2° segretario; PIERANTONI Aldo, 3° segretario; VALFRÉ DI BONZO Corrado, colonnello, addetto mUltare.

SANTA SEDE

Roma -ATTOLICO Bernardo, ambasciatore; BABUSCIO Rizzo Francesco, consigliere; CATTANI Attilio, l o segretario; SoRo Giovanni Vincenzo, 2° segretario.

SLOVACCHIA

Bratislava -RONCALLI Guido, ministro plenipotenziario; NICHETTI Carlo, lo segretario.

SPAGNA

Madrid -LEQUIO Francesco, ambasciatore; ZoPPI Vittorio, consigliere; VENTURINI Antonio, 1o segretario; CAVALLETTI Francesco, 2° segretario; MARCHIORI Carlo, 3° segretario; RICCARDI Pietro, colonnello, addetto militare; BONA Aristotele, capitano di vascello, addetto navale; APPIGNANI Rocco, colonnello, addetto aeronautico.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -COLONNA Ascanio, ambasciatore; Rossr LoNGHI Alberto, primo consigliere; NoNrs Alberto, secondo consigliere; CoNTI Mario, 1° segretario;

MAZIO Aldo Maria, 2° segretario; INFANTE Adolfo, generale di brigata, addetto militare; LArs Alberto, ammiraglio di divisione, addetto navale; GAETA Giuseppe, colonnello, addetto aeronautico.

SVEZIA

Stoccolma -FRANSONI Francesco, ministro plenipotenziario; SPALAZZI Giorgio. lo segretario.

SVIZZERA

Berna -TAMARO Attilio, ministro plenipotenziario; ScoLA CAMERINI Giovanni, l 0 segretario; MURAR! DALLA CORTE BRÀ Alessandro, 2° segretario; BOCCHINI Marcello, 3° segretario; BIONDI MoRRA Goffredo, 4° segretario.

THAILANDIA

Bangkok -CROLLA Guido, ministro plenipotenziario; BRUGNOLI Alberto, lo segretario.

TURCHIA

Ankara -DE PEPPO Ottavio, ambasciatore; BERlO Alberto, consigliere; MELLINI PONCE DE LEON Alberto, 1° segretario; D'AQUINO DI CARAMANICO Alfonso, 2° segretario; ZAVATTARI Edmondo, tenente colonnello, addetto militare ed aeronautico; PoNTREMOLI Riccardo, capitano di vascello, addetto navale.

UNGHERIA

Budapest -TALAMO ATENOLFI BRANCACCIO Giuseppe, ministro plenipotenziario; DEL BALZO DI PRESENZANO Giulio, l 0 segretario; FARACE Ruggero, 2° segretario; FERRONE CAPANO Carlo, 3° segretario; 0RLANDI CONTUCCI Corrado, 4° segretario; VOLI Emilio, colonnello di cavalleria, addetto militare.

UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOVIETICHE SOCIALISTE

Mosca -Rosso Augusto, ambasciatore; MASCIA Luciano, consigliere; AssETTATI Augusto, l 0 segretario; FERRERO Andrea, 2° segretario; BOMBASSE! FRASCANI DE VETTOR Giorgio, 3° segretario.

URUGUAY

Montevideo -BELLARDI RICCI Alberto, ministro plenipotenziario; SILVESTRELLI Luigi, l o segretario.

VENEZUELA

Caracas -Dr GIURA Giovanni, ministro plenipotenziario.

APPENDICE II

(Situazione al 1° gennaio 1941)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO

CIANO DI CORTELLAzzo conte Galeazzo, ambasciatore.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

BENINI Zenone, consigliere nazionale.

GABINETTO DEL MINISTRO

Coordinamento generale -Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti con la Real Casa, con la Presidenza del Consiglio e col P.N.F. -Relazioni del Ministro col Senato, la Camera dei Fasci e delle Corporazioni e col Corpo Diplomatico Udienze -Tribuna diplomatica.

Capo di Gabinetto: ANFuso Filippo, ministro plenipotenziario di P classe. Segretari: SETTI Giuseppe, console di 2a classe; DE FERRARIIS SALZANO Carlo, console di 2• classe; MAJOLI Mario, console di 3a classe; DE NOVELLIS Gennaro, vice console di P classe; FARACE Alessandro, vice console di l a classe; POMPEI Gianfranco, vice console di 2a classe.

UFFICIO ARMISTIZIO-P ACE

Capo Ufficio: PIETROMARCHI Luca, ministro plenipotenziario di P classe. Segretari: GrusTINIANI Raimondo, l o segretario di legazione di 2• classe; THEODOLI Livio, console di 3a classe; CIRAOLO Giorgio, vice console di P classe; GHENSI Giovanni, vice console di la classe; PROFILI Mario, addetto consolare.

SEGRETERIA P ARTICOLARE DEL MINISTRO

Capo della Segreteria: NATALI Umberto, console generale di P classe. Segretari: MARIENI Alessandro, vice console di ta classe; MoRozzo DELLA RoccA Antonino, vice console di 2a classe; MaNDELLO Mario, vice console di 2• classe.

SEGRETERIA PARTICOLARE DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

Capo della Segreteria: SOARDI Carlo Andrea, l o segretario di legazione di 2a classe.

Segretari: MACCAFERRI Franco, vice console di 2a classe; ToNci OTTIERI Francesco, volontario diplomatico-consolare.

CERIMONIALE

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai RR. agenti all'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Capi di Stato, Principi e autorità estere -Decorazioni nazionali ed estere.

Capo del Cerimoniale: GEISSER CELESIA DI VEGLIASCO Andrea, ministro plenipotenziario di la classe. Capo Ulficio: PANSA Mario, 1° segretario di legazione di l" classe.

SEGRETARI: SALLIER DE LA TOUR CORIO Paolo, P segretario di legazione di 2a classe; REVEDIN Giovanni, console di 2a classe; DALLA RosA PRATI Rolando, console di 2a classe; MANSI Stefano, vice console di P classe; VARALDA Maurilio Guglielmo, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO PUBBLICAZIONI, ARCHIVI, BIBLIOTECA

Pubblicazioni -Archivio Storico (Archivio Generale) -Biblioteca

Capo Ufficio: ToscANI Angelo, ministro plenipotenizario di P classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO

Direttore generale: BuTI Gino, ambasciatore. Vice Direttore generale: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO I

Belgio -Danimarca -Francia -Germania -Gran Bretagna -Lussemburgo -Paesi Bassi -Polonia -Portogallo -Spagna -Stati Baltici Stati Scandinavi -Svizzera -Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste.

Capo Ufficio: CARISSIMO Agostino, consigliere di legazione. Segretari: SERAFINI Giorgio, console di 2a classe; GAsPARINI Carlo, vice console di 2a classe.

UFFICIO II

Bulgaria -Grecia -Jugoslavia -Romania -Slovacchia -Turchia

Ungheria -Affari concernenti le Isole italiane dell'Egeo.

Capo Ufficio: ScAGLIONE Roberto, 1° segretario di legazione di 2• classe. Segretari: PRATO Eugenio, console di 3• classe; CANCELLATO D'ALENA Franco, vice console di 2• classe.

UFFICIO III

Mediterraneo -Paesi del Mediterraneo e del Mar Rosso -Africa Orientale Italiana.

Capo Ufficio: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, predetto.

UFFICIO IV

Affari con la Santa Sede.

Capo Ufficio: GuGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere di legazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI Direttore generale: PRUNAS Renato, ministro plenipotenziario di 2• classe. Vice Direttore generale: ALESSANDRINI Adolfo, lo segretario di legazione di la classe.

UFFICIO I

Africa (eccetto i Paesi di competenza di altri Uffici).

Capo Ufficio. N. N. Segretario: TORTORICI Pietro Quirino, addetto consolare.

UFFICIO II

Asia (eccetto i Paesi di competenza di altri Uffici) -Oceania.

Capo Ufficio: ALESSANDRINI Adolfo, predetto. Segretario: BouNous Franco, vice console di l • classe.

UFFICIO III

America del Nord.

Capo Ufficio: DE VERA D'ARAGONA D'ALVITO Carlo Alberto, 1° segretario di legazione di l a classe.

Segretario: N. N.

UFFICIO IV

Capo Ufficio: N. N. Segretario: N. N.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI

Direttore generale: VITETTI Leonardo, ministro plenipotenziario di l a classe. Vice Direttore generale: VmAu Luigi, ministro plenipotenziario di 2• classe.

UFFICIO I

Istituzioni internazionali -Conferenze e congressi internazionali Coordinamento culturale.

Capo Ufficio: DE AsTis Giovanni, consigliere di legazione.

UFFICIO II

Coordinamento militare, navale ed aeronautica -Missioni militari Commissione suprema di difesa -Materiali da guerra.

Capo Ufficio: GALLINA Vitale, console di 2• classe. Segretario: VoLPE Arrigo, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO III

Trattati ed Atti.

Capo Ufficio: LANZARA Giuseppe, console generale di 2• classe. Segretario: TELESIO DI ToRITTO Giuseppe. l" segretario di legazione di 2" classe.

UFFICIO IV

Affari Riservati.

Capo Uff.icio: VIDAu Luigi, predetto.

UFFICIO V

Ricerche e studi su materie storiche e questioni internazionali -Schedari -Rubriche -Pubblicazioni di carattere storico-diplomatico Sezione geografica.

Capo Ufficio: MONACO Adriano, consigliere di legazione. Segretari: BIANCONI Alberto, console generale di 2• classe; WIEL Ferdinando, console di l • classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI

Direttore generale: GIANNINI Amedeo, ambasciatore, presidente di sezione del Consiglio di Stato, senatore del Regno. Vice Direttore generale: CANTONI MARCA Antonio, ministro plenipotenziario di 2• classe.

UFFICIO I

Affari Generali -Comunicazioni aeree, terrestri e marittime -Fiere, Congressi, Esposizioni.

Capo Ufficio: MOSCA Bernardo, consigliere di legazione. Segretario: VALAGUSSA Claudio, addetto consolare.

UFFICIO II

Commercio coi Paesi di Europa e del Mediterraneo.

Capo Ufficio: LA TERZA Pierluigi, 1° segretario di legazione di l• classe. Segretario: Goz zr Giorgio, console di 2• classe.

UFFICIO III

Commercio Transoceanico.

Capo Ufficio: CANTONI MARCA Antonio, predetto. Segretario: ToNcKER Lamberto, console di 2" classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO

Direttore generale: DE Cicco Attilio, ministro plenipotenziario di 2• classe, consigliere nazionale, segretario generale dei Fasci all'Estero. Vice Direttore generale: RULLI Guglielmo, consigliere di legazione.

UFFICIO I

Case d'Italia -Dopolavoro all'Estero -Propaganda e Assistenza.

Capo Ufficio: MORGANTI Loffredo, console di 2• classe.

UFFICIO II

Scuole all'Estero -Attività culturali -Istituti di cultura.

Capo Ufficio: CAROSI Mario, console generale di 2• classe.

UFFICIO III

Lavoro Italiano all'Estero.

Capo Ufficio: GERBASI Francesco, ispettore generale capo dei servizi tecnici.

SERVIZIO AFFARI PRIVATI

Assistenza legale -Assistenza amministrativa e sociale -Danni di guerra e affari economici e valutari connessi -Consulenza giuridica Legalizzazioni.

Capo Servizio. MAccoTTA Luigi, ministro plenipotenziario di 1• classe. Segretario: VATTANI Mario, console di 2• classe.

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE E DELL'AMMINISTRAZIONE INTERNA

Direttore generale: DEL DRAGO Marcello, consigliere di legazione. Vice Direttore generale: GRossARDI Antonio, console generale di l a classe.

UFFICIO I

Personale di gruppo A delle carriere dipendenti dal Ministero Affari Esteri -Personale consolare di seconda categoria -Uffici diplomatici e consolari all'estero -Questioni che si riferiscono all'ordinamento del Ministero e delle carriere diplomatiche consolari e degli interpreti Concorsi, nomine ed ammissioni commissioni di avanzamento, consigli, commissioni e comitati presso l'Amministrazione centrale -Addetti militari aeronautici, commerciali, per la stampa e loro uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -Bollettini del personale -Passaporti diplomatici, di servizio e ordinari, libretti e richieste ferroviarie per il personale -Rapporti con il P.N.F., la M.V.S.N. e le amministrazioni dello Stato per quanto riguarda il personale dipendente dal Ministero degli Affari Esteri.

Capo Ufficio: CAECE GALEOTA Giuseppe, lo segretario di legazione di P classe. Segretari: PAVERI FONTANA Alberto, console di 2• classe; LEPRI Stanislao, console di 3• classe.

UFFICIO II

Personale dei gruppi B e C e personale subalterno delle carriere dipendenti dal Ministero degli Affari Esteri, escluso il personale delle scuole italiane all'estero. Concorsi nomine ed ammissioni -Commissioni di avanzamento e Consigli del Ministero, ed in genere tutte le questioni relative alla carriera e all'ordinamento del personale stesso Personale di ogni gruppo appartenente ad altre Amministrazioni e comandato presso il Ministero degli Affari Esteri -Personale avventizio in servizio presso l'amministrazione centrale e gli uffici dell'emigrazione nel Regno -Personale locale in servizio presso le RR. Rappresentanze diplomatiche e consolari.

Capo Ufficio: GRILLO Remigio, console di 2• classe.

UFFICIO III

Gestione di tutti gli stabili e locali adibiti ad uso dell'Amministrazione centrale e dei RR. Uffici all'estero -Acquisto, vendite, affitto, permuta, manutenzione ordinaria e straordinaria, miglioramento e arredamento -Assicurazione, inventari e contratti -Locazione di immobili e locali per uso dei RR. Uffici -Ufficio del consegnatario -Deposito e distribuzioni marche consolari e passaporti.

Capo Ufficio: AssERETO Tommaso, ministro plenipotenziario di 2• classe. Segretario: PATRIZI DI RIPACANDIDA Ernesto, console di 2a classe.

UFFICIO IV

Servizi Amministrativi.

Capo UUicio: MONTESI Giuseppe, console generale di 2a classe.

UFFICIO V

Corrispondenza -Servizio Corrieri Diplomatici -Tipografia Riservata.

Capo Ufficio: GROSSARDI Antonio, predetto. Segretario: SIRCANA Leone, console di 2• classe.

UFFICIO VI

Citra.

Capo Ufficio: PERVAN Edoardo, console generale di l" classe. Segretario: ZECCHIN Guido, console di 2a classe.

SOTTOSEGRETARIATO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

UFFICIO I

Affari generali, politici e militari.

Capo Ufficio: ScAMACCA Michele, consigliere di legazione. Segretario: ToMMASI Giuseppe, lo segretario di legazione di la classe.

UFFICIO II

Affari economici e finanziari.

Capo Ufficio: GIORGI Guido, delegato corporativo di P classe del Ministero delle Corporazioni. Segretario: N. N.

UFFICIO III

Cultura e Turismo.

Capo Ufficio: N. N. Segretario: STAMPA Guidobaldo, addetto consolare.

UFFICIO IV

Ispettorato Servizi Tecnici delle Opere Pubbliche.

Capo Ufficio: ZAMBELLI Giuseppe, ispettore superiore del Genio Civile.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al 1° gennaio 1941)

Afghanistan: Abdul SAMAD KHAN, ministro plenipotenziario; Abdul KADER KHAN, 1o segretario.

Arabo Saudiano (Regno): N. N

Argentina: Manuel E. MALBRAN, ambasciatore; Oscar ONETO ASTENGO, consigliere; Juan M. GARCIA MoNTERO, lo segretario; Raul Rodriguez ARAYA, lo segretario.

Bolivia: Bailon MERCADO, ministro plenipotenziario; Guglielmo CÉSPEDES RIVIERA lo segretario.

Brasile: Pedro Leao VELLoso, ambasciatore; Luiz SPARANO, ministro consigliere; Adriano DE SOUZA QUARTIN, consigliere; Edgard RANGEL DO MONTE, 1° segretario.

13ulgaria: Detchko KARADJOV, ministro plenipotenziario, Anton KARANDJULOV, consigliere.

Cile: Ramòn BRIONES Luco, ambasciatore; Jorge BARRIGA ERRAzuRIZ, consigliere;

R. INFA:. :'E BIGGS, l0 segretario.

Cina: LIOu VoN-TAo, ambasciatore (non in sede); Hsu DAu-LIN, consigliere, incaricato d'affari ad interim; TcHou-YIN, 1° segretario; YAo TING-CHEN, 1° segretario; FANGPAO-TCHUNG, 2° segretario; TCHANG KIEN, 2° segretario; YOH-LUN, 3° segretario; LIOU TSIEN, 3° segretario.

Colombia: Saturnino RESTREPO, incaricati d'affari ad interim.

Cuba: Enrique ZAYAs Y Ruiz, ministro plenipotenziario (non in sede); Carlos TABERNILLA Y DoLz, consigliere, incaricato d'affari ad interim; A. CRuz, 2° segretario; M. FIGUEROA Y MIRANDA, 3° segretario.

Danimarca: Otto WADSTED, ministro plenipotenziario; Tage BULL, consigliere.

Dominicana (Repubblica): Telésforo R. CALDERON, ministro plenipotenziario.

64 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

El Salvador (Repubblica di): N. N.

Equatore: Luis Antonio PENA-HERRERA, ministro plenipotenziario.

Finlandia: Onni TALAS, ministro plenipotenziario; Olavi SAIKKU, segretario.

Germania: Hans Georg VON MACKENSEN, ambasciatore; Otto VON BISMARCK, ministro plenipotenziario; Johann VoN PLESSEN, ministro consigliere; Felix STRAUTZ, consigliere; Hilmar VoN Btiww, generale dell'Arma Aeronautica, addetto aeronautico; Enno VoN RrNTELEN, generale di brigata, addetto militare; Werner Lowrsca, capitano di vascello, addetto navale.

Giappone: Zembei HoarKrRr, ambasciatore; Yoshiro ANno, consigliere; Syunitiro KAWAHARA, 1° segretario; Moriakira SHIMIZU, colonnello di artiglieria, addetto militare ed aeronautico per l'esercito; Toyo MITUNOBU, capitano di fregata, addetto navale ed aeronautico per la marina.

Guatemala: Victor DURAN MoLLINEDO, generale, ministro plenipotenziario; J. Ramiro DURAN Y FIGUEROS, segretario.

Haiti: Enrico Alfonso LARAQUE, ministro plenipotenziario; Arpad PLESCH, consigliere.

Iran: Mostafa ADLE, ministro plenipotenziario: Gholam-Alì SAMSAMI, 1° segretario; Hossein-Alì HADJAZI, 2° segretario, incaricato per gli affari consolari.

Iraq: Salim ALAUSSY, 1° addetto, incaricato d'affari ad interim.

Irlanda: Michael MAc WHITE, ministro plenipotenziario.

Jugoslavia: Bocko CHRISTré, ministro plenipotenziario; Pau! BELJANSKI, consigliere; Branimir PoPovré, l o segretario.

Manciukuò: Akio MrsHrRo, consigliere, incaricato d'affari ad interim; Atsushi !TOGA, segretario.

Messico: Manuel MAPLEs ARcE, consigliere, incaricato d'affari ad interim; Franciso GONZALES GUERRERO, 2° segretario; Mario GARZA RAMOS, 3° segretario.

Monaco (Principato di) Fernando CouGET, ministro plenipotenziario.

Nigaragua: Tomas Francisco MEDINA, ministro plenipotenziario.

Panama: Ernesto BRrN, ministro plenipotenziario; Rodrigo AROSEMENA, segretario.

Paraguay: Nuncio Dr PAOLA, segretario, incaricato d'affari ad interim.

Perù; Diomedes ARIAS SCHREIBER, ministro plenipotenziario; Luis F. LANATA COUDY, 1o segretario.

Portogallo: José LoBo D'AVILA LIMA, ministro plenipotenziario.

Romania: Victor VoJEN, ministro plenipotenziario; Dimitrie BuznuGAN, consigliere; George PETREscu, colonnello di Stato Maggiore, addetto militare; Mihail STEFANEscu, tenente colonnello, addetto navale e aeronautico.

Santa Sede: Francesco BORGONGINI DucA, arcivescovo di Eraclea, nunzio apostolico; Giuseppe MrsuRACA, consigliere; Ambragio MARCHIONI, segretario.

Slovacchia: Bohdan GALVÀNEC, ministro plenipotenziario.

Spagna: N. N., ambasciatore; Eduardo GROIZARD, ministro consigliere; Rafael FORNS, 1° segretario; Ramon PADILLA, 1° segretario; Emilio HARDISSON, 2° segretario; Eduardo GASSET, 2° segretario; Augustin DE FoxÀ, 2° segretario; Manuel VILLEGAS, tenente colonnello di Stato Maggiore, addetto militare; Alvaro EsPINOSA DE Los MoNTERos, capitano di vascello, addetto navale; Luis NAVARRO, tenente colonnello di aviazione, addetto aeronautico.

Stati Uniti d'America: William PHILLIPS, ambasciatore; A. C. KIRK, consigliere; David McK KEY, 2° segretario; Elgridge DURBROW, 2° segretario; Walter

C. DowLING, 3° segretario; Merrit N. CooTES, 3° segretario; Norman E. FISKE, colonnello di artiglieria, addetto militare aeronautico; L. N. McNAIR, capitano di vascello, addetto navale e aeronautico per la marina.

Svezia: Hans BECK-FRIIs, ministro plenipotenziario; Torsten Ludwig HAMMARSTROM, consigliere.

Svizzera: Paul RuEGGER, ministro plenipotenziario; Louis H. MICHELI, consigliere; Bernard MALLET, l o segretario; Max TROENDLE, 2° segretario; Arturo MARCIONELLI, 2° segretario; Charles DE WATTEVILLE, colonnello, addetto militare e aeronautico.

Thailandia: Luang SIRI RAJMATRI, ministro plenipotenziario; Xem DIBAKOMUDA, segretario.

Turchia: Huseyin RAGIP BAYDUR, ambasciatore; Nureddin PINAR, consigliere; Haydar GORK, 1o segretario; Adnan KuRAL, 2° segretario; Sadun TEREM, 2° segretario.

Ungheria: Federico VILLANI, ministro plenipotenziario; Ladislao NAGY DE GALANTH, consigliere: Felice PoGRANYI-NAGY, consigliere di 2° classe; Gabriele BETHLEN, 2° segretario; Vitèz Ladislao SzABÒ, colonnello di Stato Maggiore, addetto militare e aeronautico.

Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste: Nicola GoRELKIN, ambasciatore; Ivan PoTAVOP, rappresentante commerciale; Anatol KULAJENKOV, 1° segretario; Nicola GORSKHOV, 2° segretario; Gleb KOGOV, 3° segretario; Vietar MASUNOV, colonnello, addetto militare e aeronautico; Semen SLAVIN, capitano di fregata, addetto navale.

Uruguay: Federico GRUNWALDT CUESTAS, ministro plenipotenziario; Gilberto Caetano FABREGAT, segretario; Vicente MoRELLI, segretario.

Venezuela: Santiago KEY AYALA, ministro plenipotenziario (non in sede);

J. M. CAsAs BRICENO, consigliere, incaricato d'affari ad interim.

TAVOLA :METODICAC1>

I. -QUESTIONI

Adesione al Patto Triparttto:

a) della Bulgaria: 46, 87, 112, 121, 132, 142, 153, 154, 155, 159, 168, 181, 234, 244, 254, 377, 385, 409, 414, 443, 468, 470, 570, 616, 644, 648, 649, 664, 667, 668, 670;

b) della Jugoslavia: 112, 121, 137, 146, 256, 258, 259, 296, 341, 538, 608, 616, 630, 652, 688, 692, 696, 702, 706, 712, 718, 730, 731, 736, 737, 742, 744, 746, 747, 755, 763, 769, 771, 773, 777, 778, 783, 784, 878;

c) della Romania: 34, 47, 83, 154;

d) della Slovacchia, 34, 47, 150, 154, 174;

e) dell'Ungheria: 47, 126, 144, 145, 154, 187, 212.

Armistizio con la Grecia: 957, 964, 967, 972.

Armistizio con la Jugoslavia: 909, 915, 916, 919, 930, 968.

Base: 627, 647, 669, 781, 787, 788.

Bosforo e Dardanelli: 110, 168, 275, 375, 378, 382, 385, 389, 411, 414, 416, 440, 469, 482, 485, 488, 502, 506, 509, 522, 542, 580, 634, 663, 894.

Controversia Thailandta-Indocina: 138, 316, 497, 541, 547, 603, 617, 628, 641, 642, 685, 691, 695, 708, 729.

Miniere di Petsamo: 22, 191, 214, 261, 303, 419, 585, 620, 697, 707, 728.

Montenegro: 923, 931, 948, 949, 956, 967.

Movimento ustascia: 95, 236, 260, 311, 392, 640, 688, 726, 795, 816, 821, 826, 832, 835, 857, 860, 874, 880, 883, 885, 893, 896, 936, 963.

Muftt di Gerusalemme: 19, 88, 89, 134, 215, 250, 300, 360, 452, 465, 494, 496, 561, 574, 631, 677, 719, 723, 780, 879, 889, 969.

Navi italiane e tedesche rifugiate nei porti sud americani: 637, 651, 662, 689, 690, 698, 710, 717, 743, 824.

Negoziato itala-jugoslavo: 524, 535, 538, 553, 569, 630, 635, 655, 666, 671, 672, 681, 682, 699, 731, 737, 739, 783.

Negoziato commerciale itala-sovietico: 337, 365, 430, 466, 683, 748, 881, 946, 952, 974.

Negoziato politico itala-sovietico: 242, 294, 301, 340, 355, 365, 367, 375, 378, 382, 389, 406, 411, 416, 424, 440, 446, 449, 470, 481, 482, 485, 488, 502, 506, 509, 522, 528, 542, 580, 598, 634.

Neutralità: a) della Jugoslavia: 9, 26, 107, 122, 140, 244, 385;

b) del Portogallo: 128, 241, 358, 370, 495, 545, 568, 764, 828, 918, 976;

c) della Svezia: 697, 750, 752;

d) della Svizzera: 913;

e) della Turchia: l, 12, 24, 30, 35, 93, 110, 139, 157, 158, 219, 409, 425, 522, 535, 540, 560, 753, 773, 778, 844, 869, 929, 950.

Paesi arabi: 13, 19, 74, 86, 88, 89, 97, 103, 115, 119, 165, 184, 200, 215, 221, 237, 250, 299, 300, 339, 356, 465, 494, 496, 521, 600, 631, 677, 745, 873, 969.

Palestina: 19, 89, 103, 115, 134, 215, 300, 452, 465, 475, 494, 496, 561, 600, 631, 723, 745, 758, 873, 891.

Riconoscimento del Governo di Nanchino: 101, 111, 163, 202, 217, 220, 222, 225, 233, 264, 270, 291, 387, 407, 445, 461, 487, 557, 567, 633, 727.

Siria: 19, 88, 89, 125, 135, 158, 198, 215, 276, 299, 360, 402, 421, 465, 494, 584, 600, 723, 745, 749, 873, 891, 969.

Situazione sul fronte albanese: 6, 7, 27, 29, 32, 38, 56, 60, 62, 71, 75, 81, 90, 102, 104, 107, 117, 122, 124, 129, 131, 140, 141, 146, 152, 162, 166, 170, 173, 179, 183, 189, 196, 216, 244, 258, 259, 263, 269, 281, 318, 362, 368, 374, 379, 380, 383, 384, 385, 390, 393, 415, 441, 442, 448, 457, 467, 469, 472, 473, 540, 556, 568, 623, 661, 759, 778, 792, 795, 815, 865, 868.

Situazione sul fronte libico: 107, 122, 140, 278, 282, 289, 295, 296, 332, 383, 385, 414, 415, 427, 442, 448, 469, 472, 473, 540, 556, 568, 623, 661, 720, 834, 863, 950.

Tangeri: 45, 68, 77, 120, 122.

Transilvania: 44, 53, 76, 85, 105, 118, 126, 151, 172, 178. 185, 188, 195, 205, 382, 823.

II. -RAPPORTI DELL'ITALIA CON GLI ALTRI STATI

Afghanistan: 627, 716, 781.

Argentina: 420, 651, 662, 689, 690, 710, 824.

Belgio: 176.

Brasile: 64, 637, 665, 698, 717, 743.

Bulgaria: 154, 155, 239, 245, 252, 296, 305, 382, 412, 436, 468, 470, 511, 530, 579, 583, 604, 616, 648, 668, 670, 777, 796, 819, 956, 962, 965, 967.

Cina: 111, 233, 291, 387, 407, 445, 461, 487, 557, 567, 633.

Croazia: 906, 907, 908, 911, 912, 923, 932, 935, 943, 956, 963, 965, 967.

Finlandia: 22, 58, 197, 226.

Francia: 42, 107, 125, 135, 145, 190, 223, 295, 299, 315, 351, 462, 472, 56~. 607, 628, 705, 734, 944, 975.

Germania: 2, 3, 36, 42, 44, 47, 76, 86, 92, 96, 105, 107, 118, 122, 140, 145, 146, 158, 159, 165, 195, 200, 201, 210, 219, 221, 223, 240, 244, 256, 257, 258, 259, 262, 263, 266, 269, 273, 279, 281, 286, 289, 296, 297, 301, 304, 306, 308, 315, 322, 323, 327, 330, 331, 336, 338, 340, 342, 343, 347, 352, 354, 359, 361, 363, 367, 368, 369, 373, 374, 375, 376, 383, 385, 389, 391, 402, 405, 406, 408, 411, 414, 415, 417, 432, 442, 444, 446, 448, 450, 456, 457, 459, 462, 469, 470, 471, 472, 473, 481, 482, 485, 488, 490, 503, 505, 522, 523, 525, 527, 528, 538, 540, 542, 543, 549, 550, 556, 563, 567, 568, 569, 575, 577, 580, 581, 586, 587, 593, 598, 605, 623, 625, 626, 629, 630, 635, 636, 639, 643, 647, 655, 661, 663, 671, 677, 687, 696, 701, 720, 736, 737, 744, 746, 751, 756, 759, 761, 766, 767, 769, 778, 791, 792, 794, 795, 800, 809, 810, 834, 836, 863, 86~ 866, 87~ 871, 884, 889, 890, 922, 924, 931, 942, 947, 950, 951, 956, 957, 958, 964, 965, 966, 967, 975.

Giappone: 2, 3, 8, 10, 36, 194, 321, 356, 387, 388, 400, 401, 403, 407, 461, 475, 517, 541, 557, 558, 567, 593, 603, 612, 618, 626, 628, 641, 658, 684, 770, 782, 786, 798, 811, 863.

Gran Bretagna: 28, 107, 237, 280, 292, 312, 345, 397, 492, 537, 560, 772, 902.

Grecia: 761, 766, 956, 957, 964, 967, 972.

Iran: 738.

Iraq: 13, 74, 86, 88, 97, 119, 164, 184, 198, 228, 232, 253, 274, 276, 277, 293, 298, 326, 329, 360, 388, 403, 458, 465, 475, 494, 496, 507, 510, 515, 520, 521, 525, 533, 546, 548, 561, 574, 596, 619, 631, 677, 686, 719, 723, 749, 758, 780, 831, 853, 873, 879, 889, 897, 902, 920, 921, 940, 944, 959, 969.

Jugoslavia: 2, 26, 49, 67, 71, 78, 107, 109, 122, 136, 137, 230, 236, 260, 267, 290, 296, 311, 479, 524, 535, 538, 553, 569, 575, 587, 608, 616, 623, 630, 635, 640, 643, 655, 666, 671, 672, 681, 682, 688, 696, 699, 715, 731, 737, 739, 746, 755, 760, 762, 763, 777, 783, 793, 794, 795, 799, 804, 807, 808, 810, 812, 813, 814, 815, 816, 818, 821, 825, 830, 832, 835, 836, 837, 838, 843, 845, 857, 859, 860, 863, 867, 868, 870, 871, 874, 875, 878, 880, 896, 908, 909, 912, 914, 915, 916, 919, 923, 924, 930, 931, 933, 942, 956, 968.

Panama: 572.

Portogallo: 108, 128, 241, 358, 370, 417, 480, 495, 545, 764, 828, 918.

Romania: 43, 44, 53, 73, 76, 85, 105, 133, 185, 188, 195, 240, 268, 279, 369, 375, 382, 389, 404, 416, 460, 482, 485, 488, 502, 503, 506, 519, 579, 601, 693, 802, 809, 822, 823, 927, 934, 945, 970.

Santa Sede: 41. 149, 161. 348, 413. 645, 646. 694, 703, 772, 782, 798.

Slovacchia: 174, 199, 206.

Spagna: 4, 5, 14, 16, 18, 21. 45, 54, 59, 66, 68, 77, 79, 82, 84, 122, 146, 244, 296, 335, 357, 385, 417, 433, 470, 471, 477, 478, 490, 495, 498, 501, 504, 508, 512, 513, 540, 553, 556, 565, 568, 577, 581, 605, 639, 661, 720, 734, 925, 926, 955, 960, 966.

Stati Uniti: 314, 372, 401, 455. 839, 856, 864, 890.

Svezia: 752.

Svizzera: 536, 564, 913.

Thailandia: 116, 316.

Turchia: 12, 93, 113, 139, 157, 158, 180, 204, 245, 380, 440, 502, 506, 509, 542, 580, 616, 634, 753, 929, 964.

Ungheria: 44, 63, 76, 85, 105, 126, 144, 178, 187, 195, 205, 230, 271, 290, 334, 344, 364, 399, 434, 516, 609, 61~ 621, 67~ 779, 805, 80~ 829, 848, 883, 941.

U.R.S.S.: 31, 37, 39, 40, 42, 242, 261, 294, 301, 337, 340, 355, 365, 367, 369, 375. 378, 382, 389, 406, 411, 414, 416, 424, 440, 446, 449, 466, 470, 481, 482, 485, 488, 502, 506, 509, 522. 528, 542, 580, 598, 634, 647. 683, 748, 881, 946, 95~ 974.

III. -ALTRI STATI: SITUAZIONE INTERNA E RAPPORTI INTERNAZIONALI

Afghanistan:

situazione interna, 716.

Argentina:

rapporti con: Gran Bretagna, 420, 662, 710; Spagna, 420, 426, 433; Stati Uniti, 420, 651, 662, 824.

Belgio:

rapporti con: Germania, 847; Gran Bretagna, 847.

Brasile:

l) situazione interna, 665, 673;

2) rapporti con: Cile, 698; Germania, 637, 698, 717; Stati Uniti, 64.

Bulgaria:

rapporti con: Germania, 42, 87, 122, 132, 137, 142, 154, 155, 181, 229, 234, 238, 245, 256, 289, 377, 385, 386, 404, 405, 409, 412, 414, 429, 436, 443, 447, 454, 457, 468, 470, 511, 514, 530, 570, 576, 579, 583, 589, 604, 614, 644, 648, 649, 661, 668, 670, 711, 771, 792, 800, 819, 956, 962, 965, 967; Giappone, 46; Gran Bretagna, 211, 296, 429, 535, 538, 648, 649, 650, 680; Grecia, l, 9, 239, 245, 252, 305, 366, 382, 454, 613, 622; Jugoslavia, 137, 167, 181, 229, 287, 305, 350, 429, 470, 535, 555, 579, 589, 604, 613, 616, 622, 653, 667, 763, 771, 777, 796, 800, 819, 962; Romania, 229, 287, 382, 488, 945, 970; Turchia, l, 35, 142, 154, 155, 181, 208, 234, 245, 289, 296, 305, 320, 412, 447, 454, 474, 476, 482, 518, 571, 583, 588, 604, 613, 616, 649, 664, 819; Ungheria, 287, 290; U.R.S.S., 132, 153, 154, 168, 181, 207, 208, 218, 229, 234, 238, 244, 254, 289, 305, 319, 369, 382, 385, 412, 447, 894.

Cina: l) situazione interna, 163, 192, 227, 251, 727, 741, 928;

2) rapporti con: Francia, 547; Germania, 233, 270, 291, 387, 407, 445, 461, 487, 557, 567, 633; Giappone, 94, 101, 111, 163, 192, 193, 202, 217, 220, 222, 225, 233, 251. 264, 270, 291, 321, 387, 407, 445, 461, 487, 517, 547. 612, 633, 727, 741, 928; Manciukuo, 163, 193, 227; Stati Uniti, 227, 559, 727, 928; U.R.S.S., 114, 251, 727, 899, 928.

Croazia:

rapporti con: Germania, 907, 912, 943, 956, 965, 967; Ungheria, 904.

Danimarca:

l) situazione interna, 177, 249, 422, 486;

2) rapporti con: Germania, 177, 422, 486; Stati Uniti, 249.

Finlandia:

l) situazione interna, 333, 394, 728; 2) rapporti con: Germania, 214, 303, 697, 846; Stati Uniti, 697; Svezia, 697; U.R.S.S., 22, 58, 65, 118, 191, 214, 303, 333, 419, 469, 585, 620, 697, 707, 728, 846.

Francia:

l) situazione interna, 57, 190, 235, 288, 295, 302, 309, 310, 315, 317, 322, 351, 359, 381, 385, 398, 428, 457, 491, 526, 529, 534, 539, 544, 563, 573, 624, 704, 713, 775;

2) rapporti con: Germania, 42, 52, 57, 98, 99, 106, 107, 190, 219, 223, 235, 244, 289, 296, 306, 310, 315, 317, 322, 351, 359, 381, 385, 402. 415, 428, 457, 469, 471, 472, 473, 491, 526, 529, 534, 539, 544, 563, 568, 573, 603, 624, 628, 642, 705, 725, 775, 778, 834, 975; Giappone, 497, 541, 547, 603, 617, 628, 641, 642, 685, 691, 695, 708, 729; Gran Bretagna, 45, 107, 143, 190, 235, 283. 302, 317, 351, 359, 427, 705, 725; Santa Sede, 740; Spagna, 16, 45, 68, 244, 433, 501, 568, 607, 734; Stati Uniti, 143, 302, 314, 381, 398, 568; Thailandia, 138, 316, 497, 603, 628, 641, 642, 685, 691, 695, 708, 729.

Germania.

l) situazione interna, 51, 107, 201, 275, 289, 463, 469, 532; 2) rapporti con: Giappone, 2, 3, 33, 34, 36, 87, 94, 118, 121, 194, 270, 321, 387, 445, 461, 469, 487, 517, 557, 558, 567, 593, 595, 603, 612, 618, 626, 628, 633, 641, 642, 684, 770, 803, 892, 937; Gran Bretagna, 69, 80, 248, 275, 345, 469, 473, 532; Grecia, 654, 675, 702, 711, 863, 867, 907, 956, 957, 964, 967, 972; Iraq, 13, 97, 119, 164, 184, 198, 228, 232, 253, 274, 276, 277, 293, 329, 360, 458, 510, 515, 521, 525, 533, 546, 561, 574, 596, 677, 719, 780, 853, 879, 889, 897, 920, 921, 969; Jugoslavia, 71, 122, 137, 140, 159, 244, 256, 266, 267, 285, 287, 290, 341, 385, 479, 538, 553, 569, 586, 589, 591, 608, 615, 623, 625, 630, 635, 643, 655, 667, 678, 679, 687, 688, 692, 696, 702, 706, 711, 712, 715, 718, 730, 731, 736, 737, 742, 744, 746, 747, 755, 762, 763, 771, 773, 777, 783, 784, 792, 793, 794, 800, 801, 807, 812, 813, 814, 815, 818, 825, 834, 836, 857, 859, 861, 863, 865, 867, 868, 870, 871, 874, 878, 885, 907, 909, 912, 915, 916, 919, 924, 930, 931, 933, 956, 968; Portogallo, 241, 358, 370, 545, 764, 918, 976; Romania, 44, 106, 122, 151, 160, 171, 172, 182, 185, 188, 195, 240, 244, 256, 279, 287, 324, 369, 375, 378, 382, 385, 389, 404, 405, 409, 411, 416, 435, 439, 451, 460, 473, 482, 483, 485, 488, 499, 502, 506, 511, 519, 523, 551, 552, 576, 614, 674, 693, 774, 800, 809, 886, 927, 934, 970; Santa Sede, 413, 590, 645, 646; Slovacchia, 150, 170; Spagna, 18 122, 140, 146, 244, 266, 289, 296, 307, 335, 385, 395, 415, 417, 420, 433, 457, 469, 470, 471, 490, 501, 505, 540, 556, 568, 577, 605, 639, 661, 720, 734, 778, 834, 925, 926, 950, 960; Stati Uniti, 15, 70, 372, 401, 455, 469, 839, 856, 864,890; Svezia, 735, 750, 752, 846; Svizzera, 420, 536, 913; Thailandia, 116, 138, 272; Turchia, 11, 12, 42, 93, 110, 140, 157, 169, 219, 234, 245, 404, 409, 414, 42b, 443, 473, 482, 522, 661, 663, 664, 675, 676, 702, 753, 768, 776, 778, 834, 844, 884, 929, 950, 964; Ungheria, 44, 126, 140, 144, 178, 187, 188, 195, 205, 271, 285, 290, 385, 516, 773, 774, 779, 792, 800, 848, 855, 863, 865, 883, 905, 910, 938, 941, 973; U.R.S.S., 40, 42, 72, 92, 96, 106, 107, 108, 118, 210, 261, 303, 340, 369, 371, 375, 378, 382, 385, 396, 411, 414, 421, 431, 437, 439, 446, 451, 469, 470, 473, 481, 482, 485, 506, 522, 528, 568, 634, 647, 675, 722, 773, 776, 778, 854, 862, 872, 876, 877, 882, 884, 900, 901, 903, 937.

Giappone:

l) situazione interna, 202, 400, 517, 617, 785;

2) rapporti con: Gran Bretagna, 602, 617, 618, 641, 656, 657, 658, 770; Iraq, 298, 329, 353, 356, 388, 403, 475;

Manciukuo, 163, 193; Santa Sede, 782, 798, 811, 833, 858; Stati Uniti, 321, 401, 559, 592, 597, 611, 612, 632, 770, 785, 803, 850, 917; Thailandia, 316, 497, 517, 541, 547, 603, 617, 628, 641, 642, 685, 691, 695, 708, 729; U.R.S.S., 8, 25, 61, 94, 114, 118, 127, 130, 213, 243, 251, 264, 265, 321, 517, 558, 632, 770, 785, 786, 887, 899, 900, 901, 903, 917, 928, 937.

Gran Bretagna:

l) situazione interna, 107, 108, 248, 280, 328, 462, 582, 724;

2) rapporti con: Grecia, 234, 791; Iran, 650; Iraq, 103, 164, 184, 203, 228, 232, 274, 276, 277, 329, 339, 458, 475, 510, 515, 520, 533, 546, 561, 596, 631, 686, 719, 723, 758, 797, 831, 849, 851, 853, 873, 879, 902, 920, 939, 940, 959, 969; Jugoslavia 479, 538, 586, 630, 650, 652, 692, 715, 722, 747, 760, 801, 804, 878; Portogallo, 128, 241, 358, 370, 495, 545, 764, 828, 918, 976; Romania, 552, 562; Santa Sede, 41, 740, 772; Spagna, 108, 357, 395, 433, 470, 495, 577, 638, 660, 925, 960; Stati Uniti, 28, 55, 91, 175, 186, 247, 283, 313, 325, 372, 418, 438, 453, 489, 493, 554, 592, 599, 700, 709, 721, 754, 888, 971; Svizzera, 346; Svezia, 735; Thailandia, 729; Turchia, 24, 30, 35, 110, 139, 157, 198, 219, 440, 502, 506, 616, 650, 753, 768, 776, 778, 844, 929, 953; U.R.S.S., 39, 275, 382, 568, 650, 882, 900, 917.

Grecia:

l) situazione interna, 380;

2) rapporti con: Jugoslavia, 9, 290, 296, 349, 535, 760, 801; Santa Sede, 41, 149; Stati Uniti, 709; Svizzera, 913; Turchda, l, 30, 380, 454, 502, 613; Ungheria, 334, 344, 364, 399, 434, 609, 621, 883; U.R.S.S., 31, 37, 40.

Iran:

l) situazione interna, 566;

2) rapporti con: Germania, 566;

Gran Bretagna, 566; Iraq, 276; Turchia, 566; U.R.S.S., 275, 566.

Iraq:

l) situazione interna, 274, 329, 500, 510, 515, 520, 521, 531, 548, 561, 596, 686, 797, 831, 849, 851, 853, 920, 940, 959, 969;

2) rapporti con: Stati Uniti, 277; Turchia, 277, 458, 953.

Jugoslavia:

l) situazione interna, 9, 50, 136, 349, 640, 667, 688, 714, 715, 718, 726, 730, 755, 757, 762, 789, 790, 793, 799, 800, 801, 804, 807, 808, 810, 812, 817, 820, 826, 841, 845, 878, 933, 942;

2) rapporti con: Romania, 800, 822, 927, 934, 945; Slovacchia, 895; Stati Uniti, 712, 747, 801, 878; Svizzera, 913; Turchia, 844, 869, 929; Ungheria, 187, 209, 230, 231, 246, 255, 267, 271, 285, 290, 659, 678, 692, 800, 805, 827, 829, 848, 883, 898, 904, 905, 938, 941; U.R.S.S., 688, 844, 854, 862, 865, 871, 872, 876, 894, 929.

Panama:

rapporti con: Stati Uniti, 17, 423, 572.

Portogallo:

l) situazione interna, 241, 370, 764, 976;

2) rapporti con: Romania, 410; Spagna, 241, 358, 370, 417, 495, 606; Stati Uniti, 241, 828, 918.

Romania:

l) situazione interna, 182, 256, 410, 483, 484, 499, 503, 519, 523;

2) rapporti con: Spagna, 410;

Ungheria, 44, 53, 76, 151, 178, 185, 188, 195, 205, 287, 382, 488, 774, 779, 806, 823, 883, 927, 938, 970, 973; U.R.S.S., 369, 375, 378, 389, 404, 411, 416, 451, 488, 502, 506, 509, 822.

Santa Sede:

rapporti con: Stati Uniti, 594.

Spagna:

l) situazione interna, 108, 275, 433, 501;

2) rapporti con: Stati Uniti, 108, 284, 357, 420, 433, 577, 733, 961.

Stati Uniti:

l) situazione interna, 23, 55, 91, 175, 325, 418, 438, 453, 455, 489, 493, 554, 700, 721, 732, 888, 971;

2) rapporti con: Turchia, 953; Ungheria, 212, 610, 621; U.R.S.S., 917.

Svezia:

situazione interna, 750.

Svizzera:

rapporti con: U.R.S.S., 430.

Turchia:

rapporti con: Ungheria, 290; U.R.S.S., 24, 110, 118, 181, 421, 440, 447, 502, 506, 634, 753, 776, 778, 870, 882, 894, 929.

Ungheria:

l) situazione interna, 516, 840, 842, 852, 855;

2) rapporti con: U.R.S.S., 882, 894, 898.

INDICE DEI NOMI

65 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

ABD AL-IL.AH, emiro, reggente il trono dell'Iraq, 174, 206, 227, 313, 527, 536, 598, 802, 803, 804.

AsD EL-KRIM, nazionalista marocchino, 214.

ABDULL-AZIZ III IBN SAUD, re dell'Arabia Saudiana, 75, 230.

ABDULLAH IBN HUSSEIN, emiro di Transgiordania, 88.

AsE, NosuYUKI, generale giapponese, ambasciatore speciale in Cina, 118, 173, 276.

ABETZ, OTTO, ambasciatore, rappresentante del ministero degli Esteri tedesco presso il comando militare in Francia, 40, 83, 154, 289, 294, 295, 298, 301, 309, 310, 339, 340, 369, 393, 419, 420, 498, 533, 535, 538, 541, 580, 619, 742.

ACHENBACH, ERNST, consigliere dell'ambasciata di Germania a Parigi,

294.

AQUARONE, PIETRO, duca, ministro della Real Casa, 448.

AGOSTINUCCI, CRISTINO, generale, 172, 187, 367, 435.

AKTAY, ALI HAYDAR, ambasciatore di Turchia a Mosca, 27, 433, 743.

ALESSANDRINI, ADOLFO, ViCe direttore generale degli affari transoceanici del ministero degli Esteri, 48, 78.

ALESSANDRO I, ex re di Jugoslavia, 876,

877.

ALFIERI, DINo, ambasciatore a Berlino, 243, 245, 246, 247, 248, 250, 252, 253, 256, 257, 264, 267, 270, 286, 288, 289, 290, 298, 310, 313, 316, 317, 318, 320, 321, 322, 323, 324, 325, 326, 327, 331, 335, 341, 351, 353, 354, 355, 358, 360, 361, 364, 384, 386, 387, 388, 390, 391, 397, 399, 400, 403, 405, 410, 417, 427, 436, 439, 440, 443, 448, 451, 453, 454, 472, 494, 519, 715, 727, 730, 734, 735, 754, 757, 761, 764, 767, 774, 788, 792, 794, 805, 806, 807, 811, 812, 816, 817, 819, 826, 829, 833, 834, 854, 859, 860, 866, 880, 885, 886, 902.

ALÌ, FuAD, generale, ministro dei Lavori Pubblici turco, 864, 865, 866.

ALIBERT, RAPHAEL, ministro della Giustizia francese fino al 25 febbraio 1941, 300, 420, 498, 535.

ALLEN, M. G., giornalista americano, 287, 299.

ALTENBURG, GUNTHER, direttore del dipartimento informazioni del ministero degli Esteri tedesco, rappresentante nella commissione italatedesca per gli affari di Transilvania, 34, 91, 194, 201.

AMAU, EIJI, ambasciatore del Giappone a Roma, fino al dicembre 1940, 6, 78.

AMÉ, CESARE, colonnello, capo del Servizio Informa~ioni Militari, 500.

AMANDA MAIDOL, re di Thailandia, 121.

ANDO, YosHIRO, consigliere all'ambasciata del Giappone a Roma, 337, 385, 452.

ANDREs, IvAN, ministro del Commercio e dell'Industria jugoslavo, 140, 607, 719, 720, 798.

ANDRié, Ivo, inviato straordinario e ministro plenipotenzlario di Jugoslavia a Berlino, 767.

ANFUSO, FILIPPO, capo di gabinetto del ministro degli Esteri, 6, 10, 21, 24, 26, 71, 79, 115, 129, 139, 187, 192, 215, 230, 246, 248, 249, 253, 260, 293, 296, 309, 339, 389, 393, 405, 423, 424, 434, 448, 499, 500, 510, 521, 532, 533, 552, 559, 560, 565, 581, 583, 585, 589, 591, 596, 597, 601, 608, 609, 615, 616, 617, 624, 632, 636, 638, 643, 646, 652, 655, 657, 660, 661, 666, 669, 670, 671, 675, 677, 680, 688, 694, 695, 696, 703, 707, 713, 717, 731, 733, 735, 748, 749, 764, 771, 775, 781, 789, 792, 793, 795, 807, 809, 822, 824, 826, 827, 834, 838, 839, 847, 848, 849, 850, 852, 854, 859, 866, 875, 885, 887, 890, 894, 902.

ANGELINI, RENATO, addetto militare aggiunto a Belgrado, 873.

ANSALDO, GIOVANNI, giornalista, diretrettore del Telegrafo, 263.

ANTié, MILAN, ministro della Real Casa di Jugoslavia, 142, 143, 532, 665.

ANTONEscu, JoN, generale, presidente del Consiglio romeno e dal 27 gennaio al 3 luglio 1941 anche ministro degli Esteri, 33, 42, 43, 52, 66, 95, 138. 139, 161, 162, 169, 170, 179, 180, 191, 192, 196, 231, 232, 236, 253, 261, 382, 396, 397, 400, 426, 443, 451, 452, 480, 491, 492, 504, 505, 510, 526, 527, 532, 553, 562, 563, 583, 601, 662, 672, 673, 747, 766, 768, 781, 782, 831, 863, 873, 874, 886, 907, 908.

ANTONESCU, MIHAIL, ministro della Giustizia romeno, 33, 180, 443, 505, 526, 527, 672, 673, 862, 863, 886, 907,

908.

ANTWERP MAC MURRAY, JOHN VAN, ambasciatore degli Stati Uniti d'America ad Ankara, 645.

ARANGE, R. N., sottosegretario agli Esteri panamense, 10.

ARANHA, 0SVALDO, ministro degli Esteri brasiliano, 558, 677, 694, 695, 715.

ARDUINI, LuiGI, console generale a Spalato, 692.

ARIAS, ARNULFO, ex presidente della Repubblica panamense, 10, 416, 579.

ARISIO, MARIO, generale, comandante il III Corpo d'Armata, 177, 178.

ARMELLINI, QUIRINO, generale di diVisione, addetto al Comando Supremo, 120.

ASQUINI, ALBERTO, professore di diritto commerciale, membro della Camera dei fasci e delle corporazioni,

204.

ATTOLICO, BERNARDO, ambasciatore presso la Santa Sede, 15, 29, 159, 160, 170, 328, 403, 593, 596, 642, 673, 681, 713, 739, 749, 763, 790, 807.

AUSTIN, WARREN R., senatore statunitense, 445.

BABUSCIO RIZZO, FRANCESCO, consigliere dell'ambasciata presso la Santa Sede, 160, 403.

BADOGLIO, MARIO, console generale a Tangeri, 70, 71, 125.

BADOGLIO, PIETRO, maresciallo d'Italia, capo di Stato Maggiore Generale fino al 4 dicembre 1940, 48, 57, 59, 62, 64, 65, 68, 75, 84, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99, 100, 101, 103, 104, 105, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112, 113, 114, 120, 121, 128, 129, 178, 182, 317,

BAHADUR KHAN, segretario orientale della legazione di Gran Bretagna a Kabul, 693.

BAKACH-BESSENYEY, GYORGY, inviato straordinario e ministro plenipotenzlario di Ungheria a Belgrado, 209, 226, 252, 253, 273, 274, 487, 683.

BALLO GUERCIO, SALVATORE, VeSCOVO di Mazara del Vallo, 673.

BANCALE, EMILIO, generale di divisione,

130.

BARCIANU, ACHILLE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Romania a Rio de Janeiro, 634.

BARDOSSY, LASZLO, de, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Ungheria a Bucarest, dal gennaio 1941 ministro degli Esteri ungherese, 352, 524, 539, 609, 651, 652, 664,

739. 740, 741, 742, 747, 767, 768, 782, 787, 803, 829, 836, 846.

BARTHA, KARL, ministro della Guerra ungherese, 806, 812.

BARTOK, L., console generale d'Ungheria a Zagabria, poi incaricato d'affari, 844.

BAUDOUIN, PAUL, uomo politiCO francese, 300, 330, 340, 369, 420.

BECHI LUSERNA, GIOVANNI ALBERTO, Ufficiale di cavalleria, 261.

BEIG BEDERY Y ATTIENZA, JUAN, ex ministro degli Esteri spagnolo, 9, 508.

BENES, EDUARD, ex presidente della Repubblica cecoslovacca, 586.

BENIN!, ZENONE, sottosegretario di Stato per gli affari albanesi al ministero degli Esteri, 37, 45, 64, 306, 347, 389, 390, 434, 435.

BENZONI, GIORGIO, dei marchesi di Balsamo, console generale a Serajevo,

753.

BERARD, LEON, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, 488.

BERGERET, JEAN, sottosegretario al ministero dell'Aeronautica francese,

682.

BERKER, ALI SEVKI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Turchia a Sofia, 1, 209, 308, 578,

644.

BERNARDINI, FILIPPO, monsignore, nunzio apostolico a Berna, 327.

BERNAREGGI, ADRIANO, VeSCOVO di Bergamo, 673.

BETHLEN, !STVAN, ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri ungherese, 195.

BISMARCK, ÙTTO CHRISTIAN, principe von, consigliere dell'ambasciata di Germania a Roma, 589, 591, 652.

BLISS LANE, ARTHUR, inviato straordinario e ministro plenipotenziario degli Stati Uniti d'America a Belgrado, 687, 871.

BODENSCHATZ, KARL HEINRICH, generale, capo di Gabinetto del ministero dell'Aeronautica tedesca, 83, 91, 92, 901, 902.

BoHEMAN, ERIK C., segretario generale del ministero degli Esteri svedese,

724.

BOLT-J0RGENSEN, LAURITS BOLT, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Danimarca a Mosca,

278.

BOMBELLES, JOSIP, nobile croato, 879.

BoMER, capo dell'ufficio stampa estera al ministero dell'Informazione Pubblica e Propaganda tedesco, 39.

BONARELLI DI CASTELBOMPIANO, VITTORIO EMANUELE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Helsinki, 16, 51, 319, 390.

BONEFACié, QUIRINO CLEMENTE, vescoVO di Spalato, 822.

BONFATTI, LUIGI, colonnello, addetto militare a Belgrado, 38, 140, 141, 142, 329, 486, 659, 693, 706, 753, 761, 766, 780, 784, 785, 854, 858, 866, 872, 873,

905.

BONNET, GEORGES, ex ministro degli Esteri francese, 40.

BORIS III, re di Bulgaria, l, 142, 150, 151, 153, 154, 167, 175, 217, 218, 225, 227, 472, 611, 660, 893, 894, 904.

BORRI. DINO, prefetto di Trieste, 847.

BOSCARELLI RAFFAELE, ambasciatore a Buenos Aires, 646, 655, 670, 671, 685,

782.

BOSE, CHANDRA, uomo politico indiano, 622, 643, 659, 694, 748, 749, 755, 756.

BOTTAI, GIUSEPPE, ministro dell'Educazione Nazionale, 299.

BovA ScoPPA, RENATO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Lisbona, 114, 133, 185, 231, 296, 314, 320, 330, 337, 338, 356, 391, 392, 419, 487, 500, 548, 565, 708, 709, 731, 786, 799, 824, 856, 913.

BRAUCHITSCH, WALTER, von, feldmaresciallo, comandante supremo dell'esercito tedesco, 907.

BRINON, FERNAND, de, ambasciatore, incaricato del Governo francese per il collegamento con le autorità tedesche d'occupazione, 83, 198, 294, 295, 310, 339, 340, 369, 535, 742.

BRORSEN, S6REN, ministro della Difesa danese, 416.

BUDAK, MILE, nazionalista croato, 690, 692, 878.

BUDISAVLJEVIé, SAsA, ministro dell'Educazione Nazionale jugoslavo,

720. 728, 776.

BUFFARINI-GUIDI, GUIDO, sottosegretario di Stato agli Interni, 885.

BULLITT, WILLIAM CHRISTIAN, ex ambasciatore degli Stati Uniti a Parigi,

499.

BuTI, GINO, ambasciatore, direttore generale degli Affari d'Europa e del Mediterraneo al ministero degli Esteri, 8, 12, 34, 66, 69, 73, 75, 216, 260, 285, 341, 561, 568, 600, 663, 664, 695, 700, 728.

BUTLER, RICHARD AUSTEN, sottosegretario agli Esteri britannico, 189, 211, 614, 634, 639, 640, 701.

çAKMAK, FEvsr, feldmaresciallo, capo di Stato Maggiore generale turco,

725.

CALVANEK, BOHDAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Slovacchia a Roma, 183.

CAMARACHESCO, MICHEL, incaricato d'affari di Romania a Lisbona, 392.

CAMPBELL, RONALD HUGH, ambasciatore di Gran Bretagna a Lisbona, 233.

CAMPBELL, RONALD JAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Gran Bretagna a Belgrado, 5, 638, 665.

CAMPOS, tenente colonnello portoghese, 313.

CANARIS, WILHELM, ammiraglio, capo del servizio informazioni del Comando Supremo della Wehrmacht, 290,

572.

CARINI, PIETRO, prefetto di Cremona,

681.

CARMONA FRAGOSO, ANTONIO 0SCAR, presidente della Repubblica portoghese, 856, 857, 913.

CARNEIRO PACHECO, ANTONIO FARlA, ambasciatore di Portogallo presso la Santa Sede, 487, 488.

CAROL II, ex re di Romania, 400, 401,

771.

CASERTANO, RAFFAELE, incaricato d'affari a Zagabria, 867.

CASTELLANI, AUGUSTO, console a Bitolj, 38, 753, 873.

CASTELLANI, GERMANO, console a Lobito, 391.

CASTELLANI PASTORIS, VITTORIO, COnSOle a Damasco e delegato nella commissione italiana d'armistizio a Beirut, 132, 139, 284, 444, 488, 600, 616, 834.

CASTILLO, RAMÒN S., vice presidente della Repubblica argentina, 656.

CASTRUCCIO, GIUSEPPE, console a Istambul, 265, 277, 368.

CATROUX, GEORGES, generale francese, 331.

CAVAGNARI, DOMENICO, ammiraglio, capo di Stato Maggiore della Marina, 57, 64.

CAVALLERO, UGO, generale, capo dello Stato Maggiore Generale dal dicembre 1940, 241, 248, 251, 321, 334, 346, 379, 380, 387, 437, 443, 618, 762, 902.

CAZZANI, GIOVANNI, vesCOVO di Cremona, 673.

CERNAK, MATUS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Slovacchia a Berlino, 710.

CHAMBERLAIN, NEVILLE, ex primo ministro britannico, 54.

CHAN KUNG-Po, presidente dello Yuan Sat di Nanchino e sindaco di Shanghai, 242, 243.

CHARLES, sir NOEL-HUGHES, consigliere dell'ambasciata di Gran Breta.gna a Lisbona, 392.

CHARONOV, NIKOLAI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario dell'Unione Sovietica a Budapest, 828, 835.

CHEN CHIEH, ambasciatore di Cina a Berlino, 79, 81.

CHIANG KAI-SHEK, generalissimo cinese, capo del Kuomintang, 78, 118, 120, 200, 205, 217, 219, 222, 223, 227, 242, 243, 254, 255, 276, 277, 440, 704, 714, 738, 772, 808, 864.

CHRISTié, BocKo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Jugoslavia a Roma, 21.

CHU MIN-YI, ambasciatore del Governo di Nanchino a Tokio, 276,

864.

CHURCHILL, sir WINSTON SPENCER, primo ministro di Gran Bretagna, 55, 62, 94, 100, 326, 331, 428, 586, 600, 613, 610, 639, 650, 651, 652, 701.

CIANO DI CORTELLAZZO, GALEAZZO, ministro degli esteri, passim.

CICCONARDI, VINCENZO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Helsinki, 704, 799.

CIEKER, incaricato d'affari di Slovacchia a Belgrado, 837.

CINCAR-MARKOVIé, ALEKSANDR, mlmstro degli Esteri jugoslavo fino al 27 marzo 1941, 5, 6, 53, 141, 142, 143, 209, 226, 236, 253, 272, 273, 275, 554, 558, 577, 581, 589, 590, 592, 595, 605, 606, 607, 608, 619, 620, 641, 648, 651, 652, 664, 665, 669, 671, 675, 687, 692, 707, 714, 715, 719, 752, 756, 775, 867,

873. 905.

CLoorus, CARL, vice direttore del dipartimento di politica economica del ministero degli Esteri tedesco, 42, 317, 325, 327, 336, 351, 360, 633, 860,

895.

CoLONNA, AscANIO, ambasciatore a Washington, 8, 18, 43, 77, 184, 194, 239, 297, 298, 312, 359, 411, 428, 444, 446, 496, 499, 556, 560, 595, 599, 609, 610, 627, 678, 685, 697, 708, 726, 824, 832, 855, 908.

CONDE Y MENENDEZ, PIETRO GARCIA, ambasciatore di Spagna a Roma, 10,

411.

CONFALONIERI, GIUSEPPE, delegato a Lione della commissione italiana di armistizio con la Francia, 197, 299, 419, 498, 534, 541, 579, 682, 687, 701, 742, 912.

CONTI, ERCOLE, ispettore generale di Pubblica Sicurezza, 230, 249, 296, 670, 792, 875, 876, 877, 879.

CORNWALLIS, sir KINAHAM, ambasciatore di Gran Bretagna a Bagdad, 598, 802, 858, 859, 882.

CORTESE, PAOLO, consigliere dell'ambasciata a Tokio, 867, 876.

CosME, HENRI, ambasciatore di Francia a Shanghai, 551.

COSMELLI, GIUSEPPE, l 0 consigliere dell'ambasciata a Berlino, 204, 219, 220, 221, 222, 233, 240, 246, 405, 452, 453, 465, 489, 492, 494, 497, 511, 521, 522, 528, 529, 531, 533, 534, 536, 537, 540, 541, 546, 547, 551, 552, 559, 577, 581, 582, 583, 585, 596, 613, 615, 617, 619, 624, 625, 627, 632, 633, 641, 647, 648, 656, 662, 680, 687, 696, 711, 714, 728, 747, 792, 794, 795.

COSTANTINOVIé, M., ministro della Giustizia jugoslavio, 728, 752.

CRAIGIE, sir ROBERT L., ambasciatore di Gran Bretagna a Tokio, 601, 639, 649, 651, 736.

CRAINié, N., ministro della Stampa e della Propaganda romeno, 874.

CRIPPS, RICHARD STAFFORD, ambasciatore di Gran Bretagna a Mosca, 28, 213, 645, 699.

CROLLA, Gurno, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Bangkok, 299, 503, 705.

CROSBY, sir JosrAH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Gran Bretagna a Bangkok, 705.

CRUTZESCU, RADU, inviato straordinario e ministro pleniponteziario di Romania a Berlino, 72.

CSAKY VON KOROSSZEGH und ADORJAN, IsTVAN, ministro degli Esteri ungherese, 13~ 133, 155, 195, 207, 20~ 211, 225, 226, 238, 252, 253, 255, 267, 268, 272, 273, 274, 275, 320, 325, 524, 608, 652, 803, 829.

CUBRILOVIé, B., ministro dell'Agricoltura jugoslavo, 728, 776.

CUMENKOVIC, !LIYA, ambasciatore di Jugoslavia ad Ankara, 699, 720, 865.

CVETKOVIé, DRAGHISA, presidente del Consiglio jugoslavo fino al 27 marzo 1941, 6, 53, 272, 556, 577, 581, 589, 592, 595, 606, 607, 619, 620, 621, 641, 665, 669, 671, 706, 707, 714, 715, 719, 730, 750, 751, 752, 775, 776, 867,

879.

DARLAN, JEAN FRANçOIS, ammiraglio, vice presidente del Consigùio, ministro della Marina e, dal 25 febbraio 1941, ministro degli Esteri francese, 198, 300, 339, 449, 498, 541, 542, 547, 563, 574, 57!), 580, 61!), 682, 702, 742.

DASKALOFF, T., ministro della Guerra bulgaro. 603.

DEAT, MARCEL, direttore dell'Oeuvre, 294, 310, 369, 420, 742.

DE BONO, EMILIO, maresciallo d'Italia,

221.

DEcoux, JEAN, ammiraglio, governatore generale dell'Indocina, 551.

DE FERRARIS SALZANO, CARLO, segretario del gabinetto del ministro degli Esteri, 230, 675, 773, 792, 822, 847, 848, 869.

DE GAULLE, CHARLES, generale, capo del movimento della Francia Libera, 98, 99, 102, 104, 105, 109, 112, 143, 154, 198, 237, 262, 269, 280, 281, 302, 331, 354, 370, 473, 477, 480, 563,

569.

DE GIORGIS, FEDELE, generale, 132, 284, 285, 600, 716.

DEKANOZOV, VLADIMIR GEORGEVIé, vice commissario agli Esteri; dal dicembre 1940 ambasciatore dell'U.R.S.S. a Berlino. 66, 353, 354, 417, 488, 489.

DEL BALZO DI PRESENZANO, GIULIO, l o segretario della legazione a Budapest, incaricato d'affari, 225, 245, 539, 540.

DELLA PORTA RODEANI CARRARA, GuGLIELMO, colonnello, addetto militare a Bucarest, 231, 232.

DEL MESTRI, GUIDO, monsignore, segretario della Nunziatura Apostolica a Belgrado, 872.

DELONCLE, EUGÈNE, Uomo politico francese, 295.

DE MICHELIS, PAOLO, vice console a Timisoara, 867.

DENTZ, HENRI, generale, alto commissario francese in Libano e Siria,

285.

DE PEPPO, 0TTAVIO, ambasciatore ad Ankara, 6, 7, 19, 23, 26, 119, 144, 167, 168, 187, 202, 206, 217, 227, 257, 265, 368, 402, 413, 417, 445, 481, 526, 561, 587, 545, 647, 657, 662, 699, 735, 743, 763, 797, 818, 824, 864, 891.

DE VECCHI DI VALCISMON, CESARE MARIA, governatore delle isole italiane dell'Egeo, 84, 159, 178, 221.

DIAMANTOPULOS, CHRISTOS, inviato straordinario e ministro plenipotenz:ario di Grecia a Mosca, 27, 29.

DrETL, generale tedesco, comandante delle truppe alpine in Finlandia,

545.

DIETRICH, OTTO, direttore dell'Utlìcio Stampa del governo tedesco, 39.

DrLL, sir JoHN, generale, capo dello Stato Maggiore imperiale inglese,

663.

DOERTENBACH, ULRICH, consigliere dell'ambasciata di Germa,nia a Roma,

663.

Dor, addetto militare del Giappone a Mosca, 842.

DONOVAN, WILLIAM JOSEPH, colonnello, inviato personale del segretario della marina degli Stati Uniti nell'Europa sud-orientale dal dicembre 1940 al marzo 1941, 708, 709, 787.

DoUFFAIRS, MAHMOUD, ministro della Giustizia iracheno, 73.

DOUHET, GIULIO, generale, 101.

DRAEGER, HANS, presidente dell'Associazione Nordica di Berlino, 494.

DRAGANOFF, PARVAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Bulgaria a Berlino, 151, 153, 165, 167, 427, 465, 522, 578, 538, 759.

DUDAN, ALESSANDRO, senatore del Regno, 729, 764, 775, 852.

Du MOULIN DE LA BARTHÈTE, H., uomo politico francese, 295.

DuTRA, E. G., generale, ministro della Guerra brasiliano, 658, 661.

EARLE, GEORGE HOWARD, inviato straordinario e ministro plenipotenziario degli Stati Uniti a Sofia, 189.

EDEN, ANTHONY, ministro della Guerra britannico fino al 23 dicembre 1940, poi ministro degli Esteri, 601, 614, 615, 621, 624, 634, 639, 640, 644, 645, 646, 647, 649, 651, 654, 655, 657, 663, 698, 699, 700, 701, 720, 725, 728, 735, 747, 763, 779, 789, 804, 821.

EMANUELE, SANTE, colonnello, addetto al Servizio Informazioni Militari, 187, 192, 215.

ERMANNSDORFF, OTTO, von, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Germania a Budapest, 73,

132, 186, 201, 207, 526, 683, 739, 741, 828, 829, 846, 881.

ESCOBAR, ADRIAN-C., ambasciatore di Argentina a Madrid, 418.

ESPINOSA DE LOS MONTEROS, EUGENIO, ambasciatore di Spagna a Berlino,

391.

EsTÉVA, JEAN, residente generale francese in Tunisia, 269, 292.

ETTEL, ERWIN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Germania a Teheran, 713.

FABRICIUS, WILHELM, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Germania a Bucarest, 42, 72, 73, 179, 180, 194, 201, 397, 443, 451, 491,

532.

FAISAL Il, re dell'Iraq, 803.

FARACE, ALESSANDRO, segretario del gabinetto del ministro degli Esteri, 647, 848.

FAVAGROSSA, CARLO, generale, sottosegretario per le fabbricazioni di guerra, 249, 282, 317, 325, 335, 336, 341, 360, 364, 408, 428, 438, 895.

FAWAS SCIALAN, emiro arabo, 600, 716,

834.

FEINE, G., consigliere della legazione di Germania a Belgrado, 809, 810, 869, 873.

FERNET, JEAN, vice ammiraglio francese, segretario generale alla presidenza del Consiglio, 295.

FILIPPUCCI, GIOVANNI BATTISTA, arciVeSCOVO di rito latino ad Atene, 31.

FILOFF, BOGDAN, presidente del Consiglio bulgaro, 153, 165, 166, 176, 189, 224, 288, 329, 364, 365, 384, 397, 400, 404, 427, 438, 449, 593, 603, 611, 641, 644, 659, 660, 731. 762, 779, 898.

FLANDIN, PIERRE-ETIENNE, ministro degli Esteri francese dal 13 dicembre 1940 al 25 febbraio 1941, 294, 301, 302, 310, 339, 340, 341, 420, 532, 563.

FONTENOY, JEAN, giornalista francese, 563, 742.

FORGES DAVANZATI, ROBERTO, senatore del Regno, 876.

FORMENTINI, 0MERO, l 0 segretario della legazione a Bucarest, 451, 452.

FORRESTAL, JAMES, Sottosegretario alla Marina degli Stati Uniti, 832.

FOUGIER, RINO CORSO, generale, sottosegretario al ministero dell'Aeronautica, 697.

FRANCO, FABRIZIO, 2" segretario della legazione a Belgrado, 873.

FRANCO Y BAHAMONDE, FRANCISCO, generale, capo dello Stato spagnolo, 10, 15, 16, 34, 47, 97, 105, 115, 125, 128, 129, 158, 232, 237, 252, 267, 270, 290, 337, 338, 407, 472, 473, 485, 486, 504, 506, 507, 510, 511, 518, 521, 522. 546, 552. 558, 565, 568, 569, 570, 571, 572, 573, 574, 575, 582, 583, 604, 605, 634, 635, 652, 653, 654, 697, 708, 709, 732, 745, 746, 861, 889.

FRANCO Y BAHAMONDE, NICOLAS, ambasciatore di Spagna a Lisbona, 338, 381, 708, 709, 710.

FRANçOIS-PONCET, ANDRÉ, ex ambasciatore di Francia a Roma, 40.

FRANSONI, FRANCESCO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Stoccolma, 710, 723, 724.

FuKUTI, H., comandante, addetto militare del Giappone a Teheran, 284,

316.

FuNK, WALTER, ministro dell'Economia tedesco, 121, 476, 697.

FuTAMI, JINGOH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario del Giappone a Bangkok, 705.

GABBRIELLI, LUIGI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Bagdad, 8, 66, 67, 73, 74, 75, 81, 88, 124, 139, 174, 193, 202, 206, 213, 223, 226, 241, 242, 244, 258, 260, 277, 278, 284, 285, 313, 316, 335, 340, 385, 396, 450, 456, 457, 482, 500, 502, 505, 519, 522, 527, 528, 529, 530, 533, 536, 550, 561, 597, 615, 626, 663, 664, 668, 722, 723, 789, 801, 802, 804, 805, 821, 826, 833, 842, 881, 882, 895, 905.

GAFENCU, GRIGORE, ministro di Romania a Mosca, 278, 736.

GALLI, CARLO, ex ambasciatore ad Ankara, 432.

GAYLANI, KAMIL, inviato straordinario e ministro plenipotenziario dell'Iraq ad Ankara, 260, 483, 892.

GAYLANI, RASHID ALi, primo ministro dell'Iraq dal 31 marzo 1940 al 31 gennaio 1941 e dal 4 aprile al 29 maggio 1941, 8, 82, 88, 139, 174, 193, 202, 223, 224, 226, 227, 244, 257, 258, 260, 278, 284, 313, 315, 316, 323, 337, 340, 341, 396, 450, 482, 483, 505, 519, 523, 527, 528, 529, 530, 536, 537, 550, 551, 561, 562, 581, 598, 626, 663, 664, 669, 700, 722, 723, 728, 748, 802, 803, 804, 805, 826, 833, 834, 839, 842, 843, 858, 859, 882, 891, 892, 895, 906.

GANDHI, MOHANDAS KARAMCHAND, UOmo politico indiano, presidente del partito del Congresso, 693.

GANDIN, ANTONIO, generale, 378, 379,

408.

GARIBOLDI, ITALO, generale, 791.

GARIGIOLI, ARNALDO, tenente COlonnello, addetto militare a Budapest, 783.

GAUS, FRIEDRICH, sottosegretario di Stato, direttore del dipartimento legale del ministero degli Esteri tedesco, 35, 36.

GAVRILOVIé, MILAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Jugoslavia a Mosca, 27, 278, 776, 777, 805, 865.

GEISSER CELESIA DI VEGLIASCO, ANDREA, capo del cerimoniale del ministero degli Esteri, 866.

GELoso, CARLO, generale, comandante dell'lP armata in Ep,iro dall'll novembre 1940, 89, 90, 130, 131, 150, 175, 178, 192, 193, 216, 379, 388.

GERBORE, PIETRO, l 0 segretario alla delegazione a Lisbona, incaricato d'affari, 585.

GEREDE, HUSREV R., ambasciatore di Turchia a Berlino, 81.

GERLIER, PIETRO, cardinale, arcivescovo di Lione, 564.

GHIGI, PELLEGRINO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Bucarest, 33, 42, 66, 72, 91, 138, 179, 191, 194, 201, 231, 261, 312, 358, 396, 400, 426, 443, 451, 490, 492, 504, 526, 531, 552, 553, 562, 583, 601, 662, 672, 766, 771, 781, 824, 831, 862, 873, 886,

907.

GIACONE, PIETRO, prefetto di Trapani, 673, 681.

GIANNINI, AMEDEO, direttore degli Affari Commerciali del ministero degli Esteri, 220, 261, 314, 317, 321, 325, 327, 336, 358, 422, 457, 582, 633, 734, 860, 887, 895.

GIOBBE, MIRKO, direttore della Nuova Italia, 293, 309, 339.

GIORGIO VI, re di Gran Bretagna, 685.

GIROTTO, MARIO, generale, comandante della divisione Julia, 130, 345.

GIURATI, CAMILLO, diplomatico, 755.

GJONI, MARKA, senatore albanese, 367.

GoBBELS, PAuL JosEPH, ministro della Propaganda tedesco, 322, 333, 448, 764, 851.

GoBBI, GIOVANNI, console generale a Zagabria, 636, 666, 688, 785, 848, 900.

GODFREY, WILLIAM, monsignore, delegato apostolico a Londra, 30.

GOES MONTEIRO, PEDRO AURELIO, de, generale, capo di Stato Maggiore dell'Esercito brasiliano, 50.

GORELKIN, NICOLA, ambasciatore dell'U.R.S.S. a Roma, 321, 336, 352, 363, 371, 372, 377, 386, 410, 667.

GORING, HERMANN WILHELM, ministro dell'Aeronautica tedesco, comandante in capo della Luftwaffe, 41, 83, 91, 92, 108, 121, 124, 142, 148, 236, 281, 318, 327, 369, 436, 437, 453, 537, 552, 662, 673, 696, 697, 764, 820,

901.

GRANDI, DINo, ministro di Grazia e Giustizia, membro del Gran Consiglio, 204.

GRANO, CARLO, monsignore, membro della segreteria di Stato pontificia,

597.

GRAZIANI, CARLO, monsignore, membro della segreteria di Stato pontificia,

597.

GRAZIANI, RODOLFO, maresciallo d'Italia, capo di Stato Magg,iore dell'Esercito, 103, 262, 288, 334, 408, 456, 476, 545, 558.

GRAZIOLI, EMILIO, commissario civile di Lubiana, 883, 884.

GRAZZI, UMBERTO, consigliere dell'ambasciata a Buenos Aires, 686.

GREGORié, giornalista jugoslavo, 620.

~~--JJ

GREW, JOSEPH CLARK, ambasciatore degli Stati Uniti a Tokio, 640, 736.

GRIGORCEA, GEORGIJ, segretario generale del ministero degli Esteri romeno, 553, 562.

GUARNASCHELLI, GIOVANNI BATTISTA, vice direttore generale degli affari d'Europa e del Mediterraneo al ministero degli Esteri, 337, 341, 663,

722.

GUIDOTTI, GASTONE, primo segretario della legazione a Belgrado, 873.

GUNTHER, CHRISTIAN, ministro degli Esteri svedese, 710.

Guz zoNI, ALFREDO, generale, sottocapo di Stato Maggiore Generale, 253, 279, 378, 448, 474, 475, 476, 478, 680, 711, 845.

HAFID, ABDULLLAH, COnsole generale dell'Iraq a Beirut, 88.

HAILÉ SELASSIÉ, ex-re d'Etiopia, 277, 392, 488, 618.

HALIFAX, lord EDWARD WOOD, ministro degli Esteri britannico fino al 23 dicembre 1940, 226.

HASCIM, TAHA, ministro della Guerra iracheno, 523.

HASIN KHAN, MOHAMED, primo ministro dell'Afganistan, 693.

HATZ, O., capitano, addetto militare ungherese ad Ankara, 725.

HEEREN, VrKTOR, von, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Germania a Belgrado, 142, 226, 273, 487, 595, 605, 607, 608, 620, 621, 665, 691, 695, 752, 759, 760, 761, 766, 769, 770, 772, 773, 774, 777, 778, 809,

847.

HENDERSON, sir NEVILLE MEYRICK, ex ambasciatore di Gran Bretagna a Berlino, 54.

HENTING, WERNER OTTO, VOn, inviato straordinario e ministro plenipotenziario tedesco, in servizio con incarichi speciali presso il ministero degli Esteri, 395, 413, 414, 588, 728.

HIDAKA, SHINRAKURA, consigliere dell'ambasciata del Giappone a Nanchino, 118, 714.

HILGER, GUSTAV, consigliere dell'ambasciata di Germania a Mosca, 66.

HIMMLER, HEINRICH, comandante delle SS e capo della polizia tedesca, 334, 448, 764.

HrROHITO, imperatore del Giappone, 85, 394, 560.

HITLER, AnoLPH, cancelliere e capo dello Stato tedesco, 10, 11, 31, 32, 39, 40, 41, 54, 55, 72, 80, 81, 83, 91, 92, 98, 99, 100, 101, 102, 104, 105, 109, 110, 111, 114, 122, 124, 126, 127, 128, 138, 142, 145, 150, 151, 153, 155, 156, 157, 161, 165, 170, 179, 180, 189, 218, 225, 236, 240, 245, 246, 247, 251, 252, 253, 257, 264, 268, 271, 275, 282, 286, 288, 289, 290, 291, 294, 295, 298, 310, 311, 312, 314, 316, 321, 322, 324, 325, 332, 333, 360, 378, 379, 380, 388, 397, 398, 399, 400, 403, 404, 406, 407, 408, 415, 420, 423, 425, 426, 437, 438, 440, 441, 443, 447, 448, 449, 451, 452, 455, 466, 471, 473, 475, 476, 478, 479, 480, 481, 486, 498, 506, 520, 534, 535, 541, 542, 554, 558, 569, 571, 572, 574, 575, 576, 577, 585, 589, 590, 595, 603, 605, 606, 608, 611, 612, 617, 618, 619, 620, 621, 625, 631, 642, 652, 662, 663, 664, 669, 671, 672, 675, 697, 701, 718, 724, 725, 728, 729, 736, 740, 741, 744, 745, 746, 757, 758, 761, 762, 765, 768, 774, 790, 791, 792, 795, 80~ 801, 80~ 812, 813, 817, 818, 819, 820, 822, 829, 830, 831, 835, 845, 847, 848, 849, 850, 861, 866, 869, 882, 889, 890, 891, 893, 894, 898, 901, 902, 903, 904, 911.

HOARE, SAMUEL, ambasciatore di Gran Bretagna a Madrid, 134, 154, 337, 413, 652, 701, 787.

HOFFMANN DE NAGYSOTETAG, A., COnSigliere dell'ambasciata di Ungheria a Belgrado, 752.

HONDA, KUMATARO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario del Giappone a Nanchino, 276, 385.

HOOVER, HERBERT CLARK, ex presidente degli Stati Uniti, 445.

HoPKINS, HARRY, assistente speciale del presidente Roosevelt, 599, 600.

HORIKIRI, ZEMBEI, ambasciatore del Giappone a Roma dal dicembre 1940, 284, 452, 453, 559, 567, 568, 597, 764.

HORTHY VON NAGYBANIA, MIKLOS, ammiraglio, reggente d'Ungheria, 325, 352, 800, 806, 814, 816, 840, 882.

KONOYE, FUMINARO, principe, primo ministro giapponese, 206, 394, 560, 803, 840.

KOPERLER, TEVFIK KAMIL, ambasciatore di Turchia a Belgrado, 864.

KoaosEé, ANTON, monsignore, ex capo del partito sloveno dei contadini,

776.

KOSTRING, ERNST, addetto militare di Germania a Mosca, 886.

KosuTié, AuGUST, vice presidente del partito dei contadini croato, 637,

796.

KRISTENSEN, KNUD, ministro dell'Interno danese, 416.

KRISTOFFY DE CSEJTE, JOSEPH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Ungheria a Mosca, 278, 736, 839, 840.

KRNJEVIC, JuRAJ, segretario generale del partito dei contadini croato, 796.

KROLL, HANS ANTON, incaricato d'affari di Germania ad Ankara, 23.

KRUJA, MusTAFA, senatore albanese,

367.

KvATERNIK, EuGENIO, nazionalista croato, 367.

KVATERNIK, SLAVKO, generale croato, 847, 850.

KuLovEc, capo del partito sloveno dei contadini, 776.

KURUSU, SABURO, ambasciatore del Giappone a Berlino fino al 28 febbraio 1941, 25, 35, 79, 81, 119, 201, 452, 628.

KuzNETczov, direttore generale della sezione « Europa occidentale l> al ministero degli Esteri dell'U.R.S.S.,

278.

LABONNE, Eaxc, ambasciatore di Francia a Mosca, 340.

LAMMERS, HANS HEINRICH, capo della cancelleria del Reich, 267.

LANDON, ALFRED MOSSMAN, senatore degli Stati Uniti, 445.

LARDY, ETIENNE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Svizzera ad Ankara, 23, 24.

LA TERZA, PIER LUIGI, capo dell'ufficio II della direzione generale degli Affari Commerciali al ministero degli Esteri, 632.

LATHAN, sir JOHN GREIG, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Australia a Tokio, 614.

LAURICHEV, ALEXANDR, inviato straordinario e ministro plenipotenziario dell'U.R.S.S. a Sofia, 208, 244, 308.

LAVAL, PIERRE, vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri francese fino al 13 dicembre 1940, 31, 32, 46, 83, 98, 154, 197, 198, 289, 292, 293, 294, 295, 298, 299, 300, 301, 309, 310, 330, 339, 340, 368, 370, 381, 393, 419, 420, 421, 498, 533, 535, 538, 541, 542, 547, 548, 563, 574, 580, 619, 742.

LAWRENCE, THOMAS EDWARD, militare e scrittore britannico, 484.

LEAHY, WILLIAM D., ammiraglio, ambasciatore degli Stati Uniti a Vichy, 298, 339, 392, 393, 564.

LEBRUN, ALBERT, ex presidente della Repubblica francese, 300.

LEEPER, REx W. A., inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Gran Bretagna a Bucarest, 451, 553.

LEOPOLDO III, re dei Belgi, 800.

LEQUIO, FRANCESCO, ambasciatore a Madrid, 3, 8, 9, 34, 43, 47, 52, 53, 69, 70, 72, 125, 126, 232, 266, 290, 320, 321, 338, 413, 418, 424, 485, 504, 506, 510, 518, 568, 604, 605, 634, 636, 652, 701, 824, 861, 862, 892, 896, 902.

LEY, ROBERT, capo del fronte del Lavoro tedesco, 267.

LIANG Hsu, ministro degli Esteri del Governo di Nanchino, 276.

LINAREs, E., ministro del Lavoro, Commercio e Industria di Panama, 579.

LINDBERGH, CHARLES A., ex colonnello dell'aeronautica degli Stati Uniti, 496, 497.

LIST, WILHELM, maresciallo tedesco, comandante la XII armata, 406, 892, 894.

LJOTié, DIMITRIJE, uomo politico jugoslavo, 329.

LO FARO, FRANCESCO, primo segretario della legazione a Bagdad, 450, 482, 483, 537, 700, 722.

Lo Jucco, GIACOMO, console a Casablanca, 228, 279, 286, 292.

LoNGO, NIKO, uomo politico dalmata,

900.

LOTHIAN, lord PHILIP KERR, ambasciatore di Gran Bretagna a Washington, 134, 184, 194.

LOZOVSKIJ, SALOMON ABRAMOVIé, vice commissario agli Esteri dell'U.R.S.S., 235, 278, 286, 721, 722.

MAéEK, VLADIMIR, vice presidente del Consiglio jugoslavo, 38, 140, 209, 226, 607, 637, 672, 690, 691, 692, 703, 719, 720, 752, 757, 760, 764, 765, 769, 774, 776, 778, 780, 785, 795, 797, 798, 799, 809, 838, 867, 868, 869, 879, 885, 901.

MACH, ALEXANDER, ministro dell'Interno slovacco, 160, 183, 208, 837.

MACKENSEN, HANS GEORG, von, ambasciatore di Germania a Roma, 27, 128, 129, 354, 380, 388, 423, 449, 664, 669, 675, 715, 717, 736, 762, 848, 849, 550, 861, 866, 894.

MAGISTRATI, MASSIMO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Sofia, l, 138, 150, 164, 165, 166, 175, 177, 188, 208, 209, 211, 231, 238, 243, 244, 268, 288, 308, 353, 358, 364, 384, 400, 421, 427, 438, 440, 464, 484, 486, 520, 522, 535, 578, 581, 582, 584, 591, 592, 603, 611, 612, 613, 617, 641, 644, 660, 665, 724, 730, 738, 744, 762, 779, 824, 897, 901.

MAGLI, GIOVANNI, generale, 130.

MAGLIARI GALANTE, LUIGI, tenente COlonnello, ufficiale di collegamento con la seconda armata germanica,

858.

MAGLIONE, LuiGI, cardinale, segretario di Stato della Santa Sede, 29, 403, 597, 739, 790, 807.

MAHMUD, MOHAMED ALI, ministro delle Finanze iracheno dal 30 gennaio 1941, 523.

MAMELI, FRANCESCO GIORGIO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Belgrado, 5, 21, 38, 52, 69, 115, 140, 141, 209, 226, 236, 238, 252, 272, 329, 358, 486, 594, 605, 620, 658, 661, 665, 666, 677, 692, 695, 706, 707, 713, 719, 726, 728, 730, 752, 756, 757, 759, 765, 768, 770, 771, 772, 773, 777, 780, 784, 785, 788, 793, 794, 795, 797, 798, 808, 809, 811, 854, 858, 866, 867,

904.

MANNERHEIM, KARL GUSTAV EMIL, maresciaHo, comandante in capo dell'esercito f,inlandese, 319.

MANSUR, ALI, presidente del Consiglio iraniano, 712.

MARIANI, ERMINIO, consigliere dell'ambasciata a Buenos Aires, 686.

MARIASSY, ZOLTAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Ungheria ad Ankara, 23, 864.

MARRAS, EFISIO, addetto militare a Berlino, 247, 267, 270, 378, 379, 405, 448, 465, 477, 534, 680, 711, 845, 846, 854.

MARTIN, HENRI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Svizzera a Lisbona, 565.

MAserA, LuciANo, consigliere dell'ambasciata a Mosca, 433.

MATSUOKA, YASUKE, ministro degli Esteri giapponese, l, 2, 3, 25, 26, 35, e ministro plenipotenziario di Sviz73, 118, 126, 205, 206, 219, 242, 243, 251, 309, 385, 394, 395, 439, 452, 453, 494, 495, 524, 546, 559, 56~ 596, 59~ 599, 601, 602, 614, 621, 622, 623, 628, 639, 640, 649, 650, 651, 667, 668, 671, 674, 684, 703, 704, 714, 736, 737, 738, 746, 749, 754, 763, 764, 767, 772, 774, 790, 807, 811, 832, 835, 840, 841, 842, 855, 880.

MAURRAS, CHARLES, scrittore francese,

40.

MEISSNER, OTTO, capo della cancelleria presidenziale tedesca, 248.

MELCHIORRI, ALESSANDRO, luogotenente generale della Milizia, 456.

MENEMENCOGLU, NUMAN RIFAAT, segretario generale del ministero degli Esteri turco, 445, 481, 484, 526, 578, 587, 591, 743, 819, 891.

MERKULOV, VSEVOLOD NIKOLAEVIC, Vice commissario del popolo per gli Interni dell'U.R.S.S., 66.

METAXAs, JoANNIS, generale, presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Guerra, Marina e Aeronautica greco fino al 29 gennaio 1941, 112, 167, 281, 344.

MEYER, XAVIER, de, incaricato d'affari di Svizzera a Budapest, 540.

MIHAILOV, KONSTANTIN, ambasciatore dell'U.R.S.S. a Kabul, 748.

MIKOJAAN, ANASTAS, commissario del popolo per il Commercio estero dell'U.R.S.S., 209, 235, 278, 286, 721.

MILANOVIC, VLADIMIR, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Jugoslavia a Sofia, 225, 558, 611,

612.

MILCH, ERHARD, feldmaresciallo tedesco, ispettore generale della Luftwaffe, 92, 236, 281.

MILEC, lvAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Slovacchia a Belgrado, 273, 752.

MisusTIN, D. D., direttore della sezione dei Trattati Commerciali del commissariato per il commercio estero russo, 827.

MOGHADDAM, MOHAMMAD ALI, ambasciatore dell'Iran a Londra, 645.

MOHAMED AMIN EL HUSSEINI, gran Mufti di Gerusalemme, 74, 75, 76, 139, 213, 214, 215, 241, 242, 285, 286, 340, 456, 457, 500, 502, 562, 598, 626, 696, 700, 906.

MoHR, OTTO CARL, segretario generale del ministero degli Esteri danese, 199, 240, 241.

MOLLER, CHRISTMAS, ex ministro del Commercio danese, 415, 493.

MOLOTOV, VJACESLAV MIHAJLOVIC, presidente del Consiglio dei commissari del popolo dell'U.R.S.S., 4, 20, 21, 23, 29, 31, 48, 65, 66, 77, 79, 80, 81, 85, 91, 94, 114, 120, 122, 123, 124, 127, 133, 136, 138, 144, 145, 164, 165, 166, 189, 190, 209, 210, 213, 235, 236, 278,

67 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VI

286, 319, 336, 361, 362, 363, 364, 365, 366, 370, 371, 372, 373, 374, 375, 376, 377, 386, 398, 399, 401, 404, 409, 410, 414, 429, 431, 432, 433, 434, 442, 472, 473, 489, 496, 508, 509, 510, 512, 513, 514, 515, 516, 517, 518, 519, 534, 546, 547, 560, 584, 585, 599, 628, 629, 630, 631, 684, 721, 736, 738, 805, 810, 811, 820, 824, 841, 842, 843, 880.

MoNDANEL, commissario di polizia francese, 294.

MoNTEIRO, aiutante di campo del presidente della Repubblica portoghese, 856, 857.

MONTEIRO, ARMINDO RODRIGUES DE

STTAU, ambasciatore del Portogallo a Londra, 114, 134.

MoRGAN, JAMES, consigliere dell'ambasciata di Gran Bretagna ad Ankara, 647.

MRACNA, J., capo della sezione politica del ministero degli Esteri slovacco, 836, 837, 838.

MORIN, SEBASTIANO, capitano di vascello, addetto navale a Belgrado, 872,

873.

MOTT GUNTHER, FRANKLIN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario degli Stati Uniti a Bucarest,

451.

MURGAS, KARL, capo della propaganda slovacco, 838.

MURPHY, ROBERT DANIEL, consigliere dell'ambasciata degli Stati Uniti a Vichy in missione speciale nel Nord Africa francese, 339.

MussA-el ALAMI, avvocato palestinese, 457.

MUSSOLINI, BENITO, capo del Governo ·e ministro dell'Interno, della Guerra, della Marina e dell'Aeronautica, 4, 10, 11, 12, 15, 16, 22, 28, 31, 32, 37, 42, 45, 47, 48, 49, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 65, 66, 68, 76, 84, 89, 9~ 92, 96, 98, 101, 102, 105, 106, 107, 109, 110, 113, 114, 122, 126, 128, 129, 137, 141, 145, 146, 147, 148, 149, 150, 155, 156, 157, 158, 159, 175, 178, 182, 197, 204, 221, 236, 237, 247, 248, 249, 250, 253, 258, 264, 268, 279, 281, 282, 288, 289, 290, 295, 298, 301, 307, 310, 311, 312, 314, 317, 318, 321, 322, 323, 324, 325, 332, 334, 335, 341, 342, 346, 347, 348, 349, 352, 361, 364, 371, 372, 380, 381, 382, 383, 384, 386, 387, 388, 398, 399, 400, 402, 403, 404, 410, 423, 436, 437, 438, 440, 441, 442, 443, 448, 451, 456, 458, 460, 461, 471, 472, 473, 478, 480, 485, 486, 500, 504, 510, 511, 517, 518, 519, 521, 522, 524, 532, 534, 538, 540, 541, 542, 543, 544, 545, 546, 547, 549, 552, 553, 554, 558, 565, 568, 569, 570, 571, 573, 574, 575, 576, 577, 582, 583, 584, 585, 589, 590, 591, 597, 599, 601, 604, 613, 617, 621, 622, 624, 625, 628, 629, 632, 636, 638, 639, 642, 643, 652, 653, 654, 655, 660, 661, 666, 667, 669, 675, 696, 697, 703, 712, 713, 714, 716, 717, 719, 727, 728, 729, 730, 732, 733, 734, 735, 736, 737, 744, 745, 746, 754, 758, 759, 761, 762, 764, 765, 766, 767, 774, 775, 781, 782, 788, 789, 790, 793, 794, 800, 807, 811, 812, 813, 814, 815, 816, 817, 818, 819, 820, 822, 827, 830, 831, 835, 838,845, 847, 848, 849, 850, 852, 854, 860, 861, 862, 866, 868, 872, 873, 875, 881, 882, 883, 885, 886, 887, 889, 890, 891, 892, 894, 898, 900, 904, 905.

NAI DIREK CHAYANAMA, ministro aggiunto degli Esteri thallandese, 504,

705.

NAJI bey AS -SUWAIDI, ministro delle Finanze e ministro ad interim degli Esteri iracheno, 505, 523, 700, 789, 804, 821.

NANSEI, HEOTOFT, capo del partito SOcialista danese, 415.

NASCI, GABRIELE, generale, 58, 91, 130, 131, 177.

NASI, GIOVANNI MARIA, console a Laurenço Marques, 913.

NAZMI, 0., ministro della Giustizia iracheno, 203.

NEDié, MILUTIN, ex ministro della Guerra jugoslavo, 5, 38, 140, 275, 329, 486, 711.

NEGRIN, JUAN, ex presidente del Consiglio spagnolo, capo del Governo repubblicano in esilio, 507.

NEHRU, JAWAHARLAL, leader nazionalista indiano, 693.

NEUBACHER, HERMANN, diplomatiCO tedesco con incarichi speciali per gli affari balcanici, 520, 535, 581.

NIKOLOFF, COSTA, generale, presidente dell'Unione Culturale macedone e delle fratellanze di beneficenza, 898.

NINcré, MOMCILO, ministro degli Esteri jugoslavo dal 27 marzo al 18 aprile 1941, 760, 761, 770, 771, 772, 777, 778, 788, 793, 794, 796, 797, 808, 809, 810, 864, 868, 869.

NoGuÉs, AuGuSTE, generale francese, 98, 104, 229, 266.

NOMURA, KICHISABURO, ammiraglio, ambasciatore del Giappone a Washington, 610, 611, 627.

NOTARANGELI, TOMMASO, ingegnere, consigliere commerciale a Berlino, 351, 895.

NURI AS -SAID, ministro degli Esteri iracheno, 73, 125, 206, 505, 520, 700.

NYE, GERALD PRENTICE, senatore degli Stati Uniti, 194.

0HASHI, CHUICHI, ViCe ministro degli Esteri giapponese, 200, 222, 546, 614,

754.

0KYAR, FETHI, ministro della Giustizia turco fino al 2 marzo 1941, 725.

0RLANDINI, GUSTAVO, Vice console, reggente il consolato generale a Parigi, 368, 563.

0RTIZ, ROBERTO, M., presidente della Repubblica argentina, 656.

0SBORNE D'ARCY-GODOLPHIN, FRANCIS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Gran Bretagna presso la S.anta Sede, 30, 488, 739.

0SHIMA, HIROSHI, generale, ambasciatore del Giappone a Berlino dal 28 febbraio 1941, 201, 394, 399, 424, 525, 559, 568, 627, 628, 748.

OTT, EuGEN, ambasciatore di Germania a Tokio, l, 3, 25, 26, 73, 309, 546, 603, 614, 615, 622, 623, 640, 667,

668.

PAASIKIVI, JUKO K., inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Finlandia a Mosca, 199, 319, 589, 616, 684, 705.

PAKASLAHTI, A., direttore generale degli Affari Politici e segretario generale ad interim del ministero degli Esteri finlandese, 51.

PALGUNOV, capo dell'ufficio Stampa del commissariato del popolo per gli Esteri dell'U.R.S.S., 278.

PANAFIEU, F., de, primo segre·tario dell'ambasciata di Francia a Lisbona, 330, 331.

PANGAL, JEAN, ex inviato straordinario e ministro plenipotenziario dl Romania a Lisbona, 419.

PAPEN, FRANZ, von, ambasciatore di Germania ad Ankara, 6, 7, 32, 73, 78, 116, 117, 165, 166, 167, 168, 169, 177, 188, 189, 203, 217, 218, 219, 228, 258, 417, 418, 520, 561, 587, 657, 662, 663, 743.

PARINI, PIERO, ispettore del partito nazionale fascista in Albania, 4, 302.

PAVELié, ANTE, capo del movimento ustasa, 79, 230, 249, 296, 389, 637, 638, 669, 670, 690, 703, 762, 775, 781, 789, 792, 807, 827, 829, 831, 835, 838, 845, 847, 848, 849, 850, 867, 873. 875, 876, 877, 878, 879, 880, 885, 900, 903.

PAVOLINI, ALESSANDRO, ministro della Cultura Popolare, 299, 322.

PESié, PETAR, ministro della Guerra jugoslavo fino al 27 marzo 1941, 329, 486, 780.

PÉTAIN, HENRI PHILIPPE, maresciallo di Francia, presidente del Consiglio dal 16 giugno 1940; capo dello Stato dall'Il luglio 1940, 11, 40, 41, 83, 93, 98, 99, 154, 197, 218, 229, 269, 287, 289, 292, 293, 294, 295, 298, 299, 300, 301, 310, 330, 331, 339, 340, 368, 369, 392, 393, 419, 420, 449, 473, 498, 534, 535, 541, 542, 547, 548, 563, 564, 575, 580, 620, 682, 683, 688, 702, 709, 742.

PETRucci, LuiGI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Teheran, 8, 565, 712.

PEYROUTON, MARCEL, ministro degli Interni francese fino al 25 febbraio 1941, 294, 295, 300, 301, 310, 330, 369, 420, 535.

PHILIPS, Sir FREDERICK, SOttosegretario alla Tesoreria britannico, 239.

PHILLIPS, WILLIAM, ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, 298.

PIÉTRI, FRANçOis, ambasciatore di Francia a Madrid, 53, 154, 340.

PIETRO II, re di Jugoslavia, 143, 620, 756, 763, 764, 765, 766, 785, 865, 870.

PIGNATTI MORANO DI CUSTOZA, BONIFACIO, conte, diplomatico, 34.

PILET -GoLAZ, MARCEL, ex prestdente della Confederazione elvetica, 539.

PILGER, HANS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Germania a Kabul, 748, 756.

PILSUDSKI, JOSEF, generale e uomo politico polacco, 382.

PINTOR, PIETRO, generale, 99, 104, 109.

PIO XII, Sommo Pontefice, 15, 29, 30, 17~ 171, 328, 329, 506, 593, 594, 642, 674, 713, 73~ 749, 763, 76~ 79~

PIPINELIS, PANAYOTIS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Grecia a Sofia, 353.

PIRELLI, ALBERTO, industriale, 283, 292.

PIRODDI, MARIO, colonnello, addetto aeronautico a Belgrado, 869, 870, 872, 873.

PLESSEN, JOHANN, von, consigliere dell'ambasciata di Germania a Roma,

423.

PLOTNIKOV, VICTOR, inviato straordinal'U.R.S.S. a Belgrado, 273.

POLITIS, ATHANASE G., inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Grecia a Tokio, 6.

POLVERELLI, GAETANO, capo dell'Ufficio Stampa del Capo del Governo, 850.

PoP, VALERIO, diplomatico rumeno, 72, 207, 741.

PoPOFF, lVAN, ministro degli Esteri bulgaro, l, 138, 151, 152, 165, 166, 189, 208, 209, 224, 231, 244, 268, 289, 308, 329, 330, 353, 365, 384, 427, 464, 522, 558, 578, 592, 593, 612, 641, 738, 744, 779, 897, 900.

PoTOPEANU, generale, ministro dell'Economia romeno, 180.

PRAJUN, colonnello, inviato speciale del reggente di Thailandia a Berlino e Roma, 121, 122, 143, 256, 299.

PRAT Y SOUTZO, PEDRO, marchese de, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Spagna ad Ankara, 647.

PRICOLO, FRANCESCO, generale, sottosegretario e capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, 57, 107, 149, 458, 697, 733, 734.

PRIETO, lNDALECIO, uomo politiCO spagnolo, 507.

PROKOFIEV, SERGEJ SERGEEVIC, compositore sovietico, 278.

PRUFER, KURT MAX, ambasciatore di Germania a Rio de Janeiro, 51, 633, 677, 695.

PRUNAS, RENATO, direttore generale degli Affari Transoceanici al Ministero degli Esteri, 337. 452, 494, 749,

770.

PUAUX, GABRIEL, alto commissario francese in Siria e Libano, 132, 140.

QuARONI, PIETRO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Kabul, 622, 643, 659, 693, 748, 755.

RAEDER, ERICH, ammiraglio, comandante in capo della Marina tedesca, 757, 758, 835.

RAHN, RunoLF, vice capo dell'ufflcio Stampa del ministero degli Esteri tedesco, 220.

RANZA, FERRUCCIO, generale, 57, 458.

REINEBECK, OTTO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Germania a Panama. 10.

RELLI, Gumo, interprete dell'ambasciata a Mosca, 370, 512, 827.

RENDEL, GEORGE W., inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Gran Bretagna a Sofia, 421, 427, 644, 660.

RENTHE-FINK, CECIL, von, plenipotenziario del Reich in Danimarca, 414, 415, 493, 494.

RENZETTI, GIUSEPPE, console generale a Berlino, 696, 790.

RÉzA, scia dell'Iran, 566, 567.

RIBBENTROP, JOACHIM, VOn, ministro degU esteri di Germania, 7, 31, 32, 33, 40, 65, 69, 73, 78, 79, 80, 81, 85, 91, 98, 121, 123, 124, 127, 129, 143, 151, 152, 157, 161, 166, 169, 170, 174, 175, 180, 183, 189, 195, 196, 204, 210, 245, 246, 248, 250, 252, 253, 255, 263, 264, 267, 268, 286, 288, 289, 298, 309, 310, 321, 322, 324, 325, 326, 332, 333, 341, 354, 355, 364, 365, 384, 386, 391, 397, 399, 400, 401, 403, 404, 408, 414, 418, 438, 439, 440, 441, 443, 449, 471, 472, 473, 478, 485, 488, 489, 491, 496, 497, 511, 521, 531, 534, 538, 541, 546, 547, 552, 559, 568, 572, 577, 578, 581, 582, 583, 584, 585, 589, 591, 595, 596, 599, 605, 614, 615, 619, 625, 628, 631, 632, 648, 675, 680, 711, 715, 716, 718, 719, 736, 739, 740, 741, 746, 748, 761, 764, 768, 774, 788, 792, 793, 811, 812, 817, 820, 828, 833, 834, 848, 854, 859, 861, 864, 866, 881, 891, 892, 893, 894, 902, 903, 904, 911.

RICCARDI, RAFFAELLO, ministro degli Scambi e Valute, 121, 282, 300, 317,

757.

RICCI, RENATO, ministro delle Corporazioni, 283.

RICHTHOFEN, HERBERT, barone VOn, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Germania a Sofia, 151, 165, 167' 176, 208, 209, 365, 438, 440, 604, 611, 612.

RINTELEN, ENNO, von, generale, addetto militare di Germania a Roma, 112, 253, 254, 449, 545, 547, 558, 759.

RIPERT, GEORGES, ministro dell'Istruzione francese, 294, 369.

RIZO-RANGABÉ, ALEXANDROS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Grecia a Berlino, 811, 817.

ROATTA, MARIO, generale, sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito, capo di Stato Maggiore dal marzo 1941, 57, 59, 60, 62, 63, 64, 65, 85, 112, 134, 471.

RoCHIRA, UBALDO, console generale a Vienna, 831.

ROGERI DI VILLANOVA DELFINO, ministro plenipotenziario, rappresentante italiano nella commissione itala-tedesca per gli affari di Transilvania, 34, 68, 69, 91, 194, 201.

RoMMEL, ERWIN, feldmaresciallo tedesco, 545, 618, 653, 654, 697, 890.

RONCALLI DI MONTORIO, GUIDO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Bratislava, 160, 183, 203, 207, 836.

ROOSEVELT, FRANKLIN DELANO, presidente degli Stati Uniti, 15, 18, 19, 43, 44, 50, 55, 56, 77, 136, 154, 184, 260, 297, 312, 359, 392, 393, 411, 412, 416, 428, 429, 444, 445, 447, 499, 557, 576, 597, 599, 600, 609, 661, 679, 685, 687, 697, 698, 699, 708, 709, 720, 833, 856, 898, 897, 908.

ROSSI, FRANCESCO, generale, 58, 130, 380.

Rosso, AuausTo, ambasciatore a Mosca, 4, 20, 24, 27, 28, 29, 65, 120, 122, 133, 164, 209, 212, 213, 234, 235,

278. 286, 287, 321, 336, 352, 361, 365, 370, 371, 372, 373, 374, 375, 376, 377, 386, 387, 398, 401, 403, 404, 409, 412, 422, 429, 442, 473, 490, 495, 496, 508, 512, 518, 519, 546, 584, 588, 599, 616, 628, 643, 667, 683, 721, 736, 805, 810, 820, 823, 824, 827, 832, 839, 841, 842, 843, 887, 892, 912.

ROSWADOWSKY, CASIMIR, Ufficiale di Stato Maggiore polacco, 277.

ROTHE, GUILLERMO, ministro degli Esteri ad interim argentino, 646, 655, 656, 670, 686, 782, 783, 784.

RuEGGER, PAUL, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Svizzera a Roma, 565.

RUFFO DI CALABRIA, FRANCESCO, terzo segretario della legazione a Belgrado, 873.

RYTI, Risro, presidente della Repubblica di Finlandia dal 19 dicembre 1940, 319, 390.

SAKAMOTO, TAMAO, direttore generale degli Affari Politici Europa e Asia del ministero degli Esteri giapponese, 560.

SALAHUDDIN, generale iracheno, 258,

530.

SALATA, FRANCESCO, senatore del Regno, 822, 838, 852.

SALAZAR DE 0LIVEIRA, ANTONIO, capo del Governo e ministro degli Esteri, della Guerra e delle Finanze portoghese, 114, 115, 133, 134, 232, 233, 234, 330, 338, 357, 358, 488, 500, 501, 502, 548, 549, 550, 604, 732, 733, 786, 787, 856, 857, 913.

SAMPAJO, LUIS-TEIXEIRA, de, segretario generale del ministero degli Esteri portoghese, 549.

SAPUPPO, GIUSEPPE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Copenhagen, 185, 196, 240, 414, 493.

SARACOGLU, StiKRU, ministro degli Esteri turco, 7, 119, 120, 144, 167, 168, 206, 207, 217, 218, 219, 402, 417, 418, 433, 434, 446, 481, 482, 647, 657, 725, 735, 818.

BARDAR, AHMED ALI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario dell'Afghanistan a Londra, 645.

SAVOIA, AMEDEO, principe, duca d'Aosta, viceré dell'Africa Orientale Italiana, 477, 618.

BAYDAM, REFIK, presidente del Consiglio turco, 7.

SBRANA, BIVIO, delegato nella commissione italiana d'armistizio a Beirut, 132, 140, 284, 285, 395, 588.

SCARPA, GINO, diplomatico, 755.

SCATTINI, ARTURO, colonnello, addetto al Servizio Informazioni Militari,

458.

SCAVENIUS, ERIK, VOn, ministro degli Esteri danese, 185, 186, 196, 414, 415,

494.

SCHIRACH, BALDUR, von, Gauleiter di Vienna, capo della gioventù hitleriana, 831.

SCHLEIER, RUDOLF, sostituto del rappresentante del ministero degli Esteri tedesco presso il comando militare tedesco in Francia, 154.

SCHMIDT, GUIDO, ex ministro degli Esteri austriaco, 673.

ScHMIDT, J., ministro dell'Interno e dell'Economia del WUrtemberg, 45.

SCHMIDT, PAUL KARL, direttore dell'ufficio stampa del ministero degli Esteri tedesco, 39, 263, 492, 537.

SCHMIDT, PAUL OTTO GUSTAV, interprete del ministero degli Esteri tedesco, 621.

SCHMUNDT, RUDOLF, colonnello tedeSCO, aiutante di campo di Hitler, 653, 655, 697.

SCHNURRE, KARL, capo della divisione IV del dipartimento di Politica Economica al ministero degli Esteri tedesco, 66, 124, 210.

SCHULENBURG, FRIEDRICH WERNER, conte von, ambasciatore di Germania a Mosca, 29, 65, 66, 122, 123, 124, 138, 209, 210, 212, 278, 364, 399, 401, 402, 423, 429, 489, 588, 643, 684, 736, 805, 810, 811, 813, 815, 820, 824, 844,

880.

SCHWERIN-CROSIK, LUTZ, conte, ministro delle Finanze tedesco, 697.

SCIABANDAR, MUSSA, ministro degli Esteri iracheno, 523.

SCIALAN, NURI, emiro arabo, 717.

SCIAWKAT, NAGI, ministro della Giustizia iracheno, 519.

SCOLA CAMERINI, GIOVANNI, l 0 segretario della legazione a Berna, 326.

ScoTT, TED, giornalista americano, 579.

SEGANTI, VITTORIO, consigliere della legazione a Helsink1i, 51, 199, 202, 222,

675.

SELBY, sir WALFORD HARMWOOD MONTAGUE, ambasciatore di Gran Bretagna a Lisbona, 134.

SEMSEY, ANDREA, conte, incaricato d'affari di Ungheria in Egitto, 265, 277, 539, 540.

SERENA, ADELCHI, Segretario del Partito Nazionale Fascista, 84, 299, 302.

SERRANO SUNER, RAMON, ministro degli Esteri spagnolo, 3, 8, 9, 10, 11, 12, 15, 31, 34, 43, 47, 52, 53, 69, 70, 72, 123, 125, 128, 129, 158, 231, 234, 266, 267, 320, 321, 390, 391, 424, 473, 485,

486. 504, 506, 507, 508, 510, 511, 518, 521, 553, 565, 568, 571, 573, 574, 576, 582, 583, 604, 605, 634, 635, 652, 708, 732, 861, 862, 892, 896, 897, 902.

SERVATZI, LUIGI, comandante del campo ustasa di Janka Pusta in Ungheria, 877.

SEYMEN, NUMAN TAHIR, segretario generale aggiunto al ministero degli Esteri turco, 7.

SHIGEMITSU, MAMORU, ambasciatore del Giappone a Londra, 601, 615,

639.

SHIRATORI, TOSHIO, ex ambasciatore del Giappone a Roma, 525.

SICARDI, GIACOMO, tenente colonnello, addetto militare a Sofia, 238.

SILENZI, RENATO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Panama, 9, 355, 416, 579.

SILIMBANI, GIACOMO, console generale a Tunisi, 268, 318.

SILLITTI, Lumi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Gedda, 230.

SIMA, HORIA, capo della guardia di ferro romena, 191, 443, 491.

SIMié, segretario della legazione di Slovacchia a Belgrado, 836, 837.

SIMOVIé, DusAN, generale d'armata, comandante dell'Aeronautica jugoslavo, presidente del Consiglio dal 27 marzo 1941, 329, 756, 757, 759, 761, 768, 769, 770, 771, 772, 773, 777, 778, 784, 785, 788, 793, 794, 796, 808, 809, 826, 865, 86~ 882, 899, 904, 905.

SIRRI, HUSAIN, pascià, presidente del consiglio e ministro degli Esteri egiziano, 482.

SMETANIN, KONSTANTIN, ambasciatore dell'U.R.S.S. a Tokio, 251, 525.

SMILIANié, MILOJE, ministro aggiunto degli Esteri jugoslavo, 21, 53, 69, 70, 141, 238, 275, 276, 329, 330, 487, 607, 617, 672, 761, 769.

SMUTS, JAN CHRISTIAN, generale, primo ministro, ministro della Difesa e comandante in capo delle Forze Armate sudafricane, 800.

SOBOLEV, ARKADY ALEXANDROVIé, segretario generale agli Esteri dell'U.R.S.S., 176, 190, 227.

Sonnu, UBALDO, generale, sottosegretario alla Guerra dal 13 giugno 1940 al 29 novembre 1940, comandante superiore delle Forze Armate in Albania dal 9 novembre 1940 al 13 gennaio 1941, 37, 45, 47, 48, 49, 58, 62, 67, 68, 71, 76, 85, 89, 90, 91, 122, 129, 130, 134, 137, 163, 164, 172, 175, 178, 182, 183, 187, 192, 193, 197, 201, 216, 910.

SOLA, UGo, ambasciatore a Rio de Janeiro, 50, 633, 657, 661, 677, 715.

SORICE, ANTONIO, generale, capo di gabinetto del ministro della Guerra, 57, 129, 130, 175, 183, 253, 260, 448.

SOUBBOTITOH, lVAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Jugoslavia a Londra, 645, 647.

SOUZA, CARLOS ALVES, de, inviato straordinario e ministro plenipotenziario del Brasile a Belgrado, 871.

STAHMER, HEINRICH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Germania a Tokio, 254, 255, 525,

597.

STAKié, VLADISLAV, avvocato jugoslavo, 532, 538, 541, 624, 625, 658, 666, 677, 678, 707, 713.

STALIN, JOSEF VISSARIONOVIC, segretario generale del comitato centrale del partito comunista dell'U.R.S.S., 382, 479, 515, 740, 746, 830, 841, 842, 843, 844, 864, 880.

STAMENOFF, I., inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Bulgaria a Mosca, 138, 164, 165, 166, 190, 278, 736.

STANOJEVIé, AcA, uomo politico jugoslavo, 776.

STARACE, ACHILLE, capo di Stato Maggiore della MiHzia, 88, 122, 130, 137, 164, 175, 177, 180, 182, 197.

STAUNING, THORVALD, presidente del Consiglio danese, 185, 415, 416, 493,

494.

STEIN, FRITZ, giornalista tedesco, 41.

STEINHARDT, LAURENCE A., ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca, 240,

STEPINAC, LUIGI, arciVeSCOVO di Zagabria, 689.

STIMSON, HENRY LEWIS, ministro della Guerra degli Stati Uniti, 239.

STOHRER, EBERHARD, VOn, ambasciatore di Germania a Madrid, 266, 320, 321, 338, 411, 413, 472, 511, 512, 575, 576, 635, 701, 896.

STOILOFF, STOIL C., inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Bulgaria a Belgrado, 330.

STOJADINOVIé, MILAN, ex ministro degli Esteri jugoslavo, 762, 767, 825,

879.

STOIANOFF, NICOLA, presidente dell'Istituto Scientifico macedone, 898.

STRATIEV, Y., incaricato d'affari di Bulgaria a Belgrado, 617, 752.

STUMM, BRAUN, von, vice capo umcio stampa del ministro degli Esteri tedesco, 819.

STURDZA, MIHAIL, ministro degli Esteri romeno dal 14 settembre al 21 dicembre 1940, 66, 72, 180, 196.

SUBASié, IVAN, bano di Croazia, 637, 689, 690, 769, 795, 796, 868.

SuN-YAT-SEN, uomo politico cinese,

243.

SVINHUFVUD, PER EVIND, Uomo politico finlandese, 319.

SzTOJAY, DoME, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Ungheria a Berlino, 161, 170, 207, 759, 800, 806, 881, 911.

TACCONI, ANTONIO, senatore del Regno, 775, 822, 852.

'l'ARA AL -HASCHIMI, presidente del Consiglio e ministro degli Esteri iracheno dal l o febbraio al l o aprile 1941, 536, 550, 551, 598, 664, 696, 700, 728, 763, 789. 802.

'l'AFT, WILLIAM HOWARD, senatore degli Stati Uniti, 679.

TALAMO, GIUSEPPE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Budapest, 49, 91, 132, 154, 186, 195, 201, 207, 211, 225, 255, 274, 320, 326, 351, 358, 393, 424, 498, 499, 608, 609,

616. 651. 664, 683, 739, 741, 747, 767, 768, 786, 787, 795, 796, 803, 824, 828, 835, 844, 846, 880, 911.

TALAS, ONNI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Finlandia a Roma, 46.

TALIANI DE MARCHIO, FRANCESCO MARIA, ambasciatore a Pechino con residenza a Shangai, 118, 172, 199, 216, 221, 222, 223, 242, 254, 376, 551, 703, 714, 835, 863.

TAMARO, ATTILIO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Berna, 22, 539, 824, 851.

TANG LIANG-LI, ambasciatore di Cina a Shangai, 172, 173.

TANNER, VAINO, uomo politico finlandese, 319.

TARDINI, DOMENICO, monsignore, segretario per gli affari straordinari della segreteria di stato della Santa Sede, 29, 30, 160.

TATEKAWA, YOSHITSUGU, generale, ambasciatore del Giappone a Mosca, 4, 20, 21, 48, 120, 133, 136, 212, 235.

TAUFIQ bei as -SUWAIDI, Uomo politico iracheno, 536, 700.

TELEKI VON SZEK, MIHAIL, ministro dell'Agricoltura ungherese, 49, 50, 132, 155, 326, 426, 524.

TELEKI VON SZEK, PAUL, presidente del Consiglio ungherese, 795, 796, 801, 803, 805, 806, 812, 882.

TERENTIEV, ALEXEJ, ambasciatore dell'U.R.S.S. ad Ankara, 434.

TESTA, TEMISTOCLE, prefetto di Fiume,

885.

TEUCCI, GIUSEPPE, colonnello, addetto aeronautico a Berlino, 537, 552.

TEVOSYAN, lVAN TEDAROSOVIC, commissario del popolo per la metallurgia ferrosa dell'U.R.S.S., 66.

TEWFIK al -SHAKIR, pseudonimo di HADDAD, 0SMAN KEMAL, segretario particolare del gran Mufti di Gerusalemme, 8, 12, 14, 74, 75, 214, 215, 340, 341, 457, 503, 561, 562, 581, 663, 664, 695, 696, 700, 728, 747, 748, 906.

THOMAS, GEORG, generale tedesco del comando supremo della Wehrmacht, 96, 477, 895.

THOMSEN, HANS, consigliere dell'ambasciata di Germania a Washington, incaricato d'affari, 9.

TIBERI, GIORGIO, console a Ragusa, 692.

Trso, FRANZ, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Slovacchia a Mosca, 736.

TOCCI, TERENZIO, presidente del Consiglio superiore fascista corporativo albanese, 341.

TOCHEFF, DIMITRI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Bulgaria a Budapest, 836.

ToJo, HIDEKI, generale, ministro della Guerra giapponese fino al 21 dicembre 1940, l, 206.

TOKAY, TAHIR LUFTI, bey, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Turchia a Bagdad, 450,

482.

TOUSSAINT, R., addetto militare di Germania a Belgrado, 659, 711, 766,

854.

TRUMBié, ANTE, uomo politico croato,

878.

TSOLAKOGLU, GEORGIOS, generale, COmandante dell'esercito greco in Epiro e Macedonia, 909, 911.

TUKA, VOITECH, presidente del Consiglio e ministro degli Esteri slovacco, 160, 161, 183, 203.

TUPIKOV, generale, addetto militare sovietico a Sofia, 449.

URDAREANU, ERNEST, ministro di corte romeno, 400.

UTASSY, R., de, tenente colonnello, addetto militare ungherese a Londra, 585, 586, 587.

VALFRÉ DI BONZO, CORRADO, colonnello, addetto militare a Bucarest, 443.

VALLET, RENÉ, giornalista francese, capo dei servizi della censura. 294.

VARGAS, GETULIO DORNELLES, presidente della Repubblica brasiliana, 50, 51, 658, 661, 677, 694, 715.

VASVARY, I., tenente colonnello, addetto militare di Ungheria a Belgrado, 854, 858.

VELICS DE LASZLOFALVA, LADISLAS, inViato straordinario e ministro plenipotenziario di Ungheria ad Atene,

540.

VENTURINI, ROBERTO. console a Skoplje, 53, 329, 873.

VERCELLINO, MARIO, generale, 88, 90, 130, 177.

VERLAçi, SHEVKET, presidente del Consiglio albanese fino al 3 dicembre 1941, 45, 61, 167, 367.

VIDAU, LuiGI, vice direttore generale degli Affari Generali al ministero degli Esteri, 612, 878, 881.

VINOGRADOV, SERGEI ALEKSANDROVIC, ambasciatore dell'U.R.S.S. ad Ankara, 23, 645.

VILLANI, FERENC, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Ungheria a Roma, 207, 524.

VISCONTI FRASCA, SEBASTIANO, generale, comandante supremo delle truppe in Albania frino al 9 novembre 1940, 22, 24, 37, 44, 45, 57, 58, 61, 63, 67, 89, 90, 178, 182, 304.

VYSINSKIJ, ANDREJ JANUARIEVIC, vice presidente del Consiglio dei commissari del popolo e vice commissario agli Esteri dell'U.R.S.S., 27, 29, 235, 278, 286, 412, 589, 699, 743,

840.

VITTORIO EMANUELE III, re d'Italia, 28, 121, 189, 299, 347, 348, 349, 382, 448, 492, 558, 845, 872, 901.

VLEESCHAUWER, ALBERT, de, ministro delle Colonie belga. 799, 800.

VorONMAA, T., segretario generale del ministero degli Esteri finlandese, 16, 17, 18.

VoLI, EMILIO, colonnello di cavalleria, addetto militare a Budapest. 426,

786.

VORNJ,E, J ANOS, Vice ministro degll Esteri ungherese, 225, 683, 828, 844,

911.

W ALLACE, HENRI ADGARD, vice presidente degli Stati Uniti, 832.

WANG, CHING-WEI, primo ministro del Governo cinese di Nanchino, 118, 172, 173, 199, 200, 217, 219, 222, 223, 276, 277, 385, 399, 452, 453, 568.

W AVEL, ARCHIBALD, generale inglese, capo di Stato Maggiore dell'esercito, 23, 598, 800.

WEDDELL, ALEXANDER W., ambasciatore degli Stati Uniti a Madrid, 267, 337, 896, 897.

WEIZSACKER, ERNEST, barone von, sottosegretal1iO di Stato per gli Affari Esteri tedesco, 121, 170, 221, 256, 289, 390, 391, 410, 439, 488, 489, 492, 512, 531, 534, 538, 577, 581, 583, 615, 631, 632, 648. 656, 662. 711, 826, 834,

881.

WELLES, SuMNER, sottosegretari.o di Stato degli Stati Uniti, 211, 239, 609,

622.

WESTMANN, KARL !VAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Svezia a Helsinki, 799.

WETTER, ERNST, presidente della Confederazione elvetica. 851.

WEYGAND, MAXIME, generale francese, delegato generale nell'Africa francese, 98, 104, 105, 228, 229, 237, 266, 268, 269, 270, 279, 280, 287, 295, 310, 340, 370, 381, 393, 419, 437, 473, 480, 542, 563, 564, 574, 575, 576, 580, 618, 682, 688, 702, 703.

WHEELER, BURTON K., senatore degli Stati Uniti, 445, 679.

WIEL, GIOVANNI, COlonnello d'artiglieria, addetto militare a Mosca, 234.

WILLKIE, WENDEL, senatore degli Stati Uniti, candLdato repubblicano alle elezioni presidenziali del novembre 1940, 18, 19, 43, 445, 600, 732.

WITTING, ROLF JOHAN, ministro degli Esteri finlandese, 223, 704.

WOERMANN, ERNST, sottosegretario di Stato, direttore del dipartimento politico del ministero degli Esteri tedesco, 204, 227, 254, 663.

YANO, MAKOTO, inviat o straordinario e ministro plenipotenziario del Giappone a Madrid, 636.

YASSIN, YUSSUF, fiduciario del re Ibn Saud, 75, 230.

YOSHIDA, ZENGO, ministro della Marina gia;pponese, l.

YOSHIZWA, KENKICHI, ex ministro degli Esteri giapponese, 610.

WEsT, F. M. F., comandante, addetto aeronautico di Gran Bretagna a Berna, 22.

YUSTE, ROBERT, governatore di Tangeri e delegato dell'alto commissariato del Marocco spagnolo, 125.

ZAMBONI, GUELFO, consigliere dell'ambasciata a Berlino, 33, 35, 39, 40, 45, 54, 55, 68, 69, 71, 73, 77, 78, 80, 82, 83, 91, 116, 118, 121, 136, 143, 154, 155, 157, 161, 169, 174, 203, 210.

ZAMPARI, CARLO, addetto navale a Rio de Janeiro e Buenos Aires, 656, 671, 686, 695.

ZAVATTARI, EDMONDO, tenente COlonnello, addetto militare ed aeronautico ad Ankara, 368.

ZOGU, AHMED, ex re d'Albania, 61, 342, 349, 367.

Zorov, IVAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario dell'U.R.S.S. a Helsinki, 18.

INDICE

AvvERTENZA Pag. VII INDICE-SOMMARIO XIII

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DocUMENTI )) l APPENDICI )) 915 TAVOLA METODICA 935

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